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Banca Ifis

Management Reports Mar 28, 2019

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Management Reports

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Banca IFIS S.p.A.

Sede legale e amministrativa in Via Terraglio 63, 30174 Venezia – Mestre

Numero di iscrizione al Registro delle Imprese di Venezia e codice fiscale 02505630109 – Partita IVA 02992620274

Numero REA: VE – 0247118 - Capitale Sociale Euro 53.811.095 i.v.

Iscritta all'Albo delle banche al n. 5508

Capogruppo del Gruppo bancario Banca IFIS S.p.A., iscritto all'Albo dei Gruppi bancari

Aderente al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi

Indirizzo Internet: www.bancaifis.it

INDICE

0. INTRODUZIONE 5
1. OBIETTIVI E POLITICHE DI GESTIONE DEL RISCHIO (ART. 435 CRR) 9
2. AMBITO DI APPLICAZIONE (ART. 436 CRR) 59
3. FONDI PROPRI (ARTT. 437 E 492 CRR) 61
4. REQUISITI DI CAPITALE (ART. 438 CRR) 71
5. ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI CONTROPARTE (ART. 439 CRR) 76
6. RISERVE DI CAPITALE (ART. 440 CRR) 78
7. RETTIFICHE PER IL RISCHIO DI CREDITO (ART. 442 CRR) 81
8. ATTIVITÀ NON VINCOLATE (ART. 443 CRR) 89
9. USO DELL'ECAI (ART. 444 CRR) 91
10. ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI MERCATO (ART. 445 CRR) 93
11. RISCHIO OPERATIVO (ART. 446 CRR) 94
12. ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI
NEGOZIAZIONE (ART. 447 CRR) 97
13. ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE SU POSIZIONI NON INCLUSE NEL
PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE (ART. 448 CRR) 99
14. ESPOSIZIONE IN POSIZIONI VERSO LA CARTOLARIZZAZIONE (ART. 449 CRR) 101
15. POLITICA DI REMUNERAZIONE (ART. 450 CRR) 105
16. LEVA FINANZIARIA (ART. 451 CRR) 119
17. USO DI TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO (ART. 453 CRR) 123
18. INTRODUZIONE DELL'IFRS 9 (ART. 473 BIS CRR) 125
19. ADEGUATEZZA DELLE MISURE DI GESTIONE DEI RISCHI E RACCORDO TRA IL PROFILO
DI RISCHIO COMPLESSIVO E LA STRATEGIA AZIENDALE (ART. 435 E) ED F)) 127
20. DICHIARAZIONE DELL'AMMINISTRATORE DELEGATO AI SENSI DELL'ART. 435, LETTERE
E) ED F) DEL REGOLAMENTO UE 575/2013 129
21. DICHIARAZIONE DEL DIRIGENTE PREPOSTO ALLA REDAZIONE DEI DOCUMENTI
CONTABILI SOCIETARI 130

0. INTRODUZIONE

A far data dal 1° gennaio 2014, sono state trasposte nell'ordinamento dell'Unione Europea le riforme degli accordi del Comitato di Basilea ("Basilea 3") volte a rafforzare la capacità delle banche di assorbire shock derivanti da tensioni finanziarie ed economiche, indipendentemente dalla loro origine, a migliorare la gestione del rischio e la governance, a rafforzare la trasparenza e l'informativa delle banche stesse. In tale azione, il Comitato di Basilea ha mantenuto l'approccio basato su tre Pilastri che era alla base del precedente accordo sul capitale noto come "Basilea 2", integrandolo e rafforzandolo per accrescere in termini qualitativi e quantitativi la dotazione di capitale degli intermediari, introducendo strumenti di vigilanza anticiclici, norme sulla gestione del rischio di liquidità e sul contenimento della leva finanziaria.

In particolare, il Terzo Pilastro (in seguito anche "Pillar 3") si basa sul presupposto che la Disciplina del Mercato (Market Discipline) possa contribuire a rafforzare la regolamentazione del capitale e quindi promuovere la stabilità e la solidità delle banche e del settore finanziario.

Lo scopo del Terzo Pilastro è pertanto quello di integrare i requisiti patrimoniali minimi (Primo Pilastro) e il processo di controllo prudenziale (Secondo Pilastro), attraverso l'individuazione di un insieme di requisiti di trasparenza informativa che consentano agli operatori del Mercato di disporre di informazioni rilevanti, complete e affidabili circa l'adeguatezza patrimoniale, l'esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei sistemi preposti all'identificazione, misurazione e gestione di tali rischi.

In ambito comunitario, i contenuti di "Basilea 3" sono stati recepiti in due atti normativi:

  • la Direttiva 2013/36/UE del 26 giugno 2013 (di seguito "CRD IV") recepita da Banca d'Italia a seguito dell'emanazione della Circolare n. 285 del 17 dicembre 2013 "Disposizioni di vigilanza per le banche". Tale normativa comunitaria disciplina, fra l'altro, le condizioni per l'accesso all'attività bancaria, la libertà di stabilimento e la libera prestazione di servizi, il processo di controllo prudenziale, le riserve di patrimonio addizionali;
  • il Regolamento (UE) n. 575/2013 del 26 giugno 2013 (di seguito "CRR"), che disciplina gli istituti di vigilanza prudenziale del Primo Pilastro e le regole sull'Informativa al Pubblico (Terzo Pilastro).

Alla normativa dell'Unione Europea si aggiungono le disposizioni emesse dalla Banca d'Italia, in particolare con la Circolare n. 285 del 17 dicembre 2013 (in seguito "Circolare n. 285/2013"), che raccoglie le disposizioni di vigilanza prudenziale applicabili alle banche e ai gruppi bancari italiani, riviste e aggiornate per adeguare la normativa interna alle novità intervenute nel quadro regolamentare internazionale, con particolare riguardo al nuovo assetto normativo e istituzionale della vigilanza bancaria dell'Unione Europea, nonché per tener conto delle esigenze emerse nell'esercizio della vigilanza sulle banche e sugli altri intermediari.

La suddetta Circolare non detta specifiche regole per la predisposizione e la pubblicazione del Pillar 3, ma si limita a riportare l'elenco delle disposizioni allo scopo previste dal CRR. La materia, quindi, è direttamente regolata da:

il CRR stesso, Parte 8 "Informativa da parte degli enti" (art. 431 – 455) e Parte 10, Titolo I, Capo 3 "Disposizioni transitorie in materia di informativa sui fondi propri" (art. 492);

i Regolamenti della Commissione Europea, la cui preparazione è demandata all'EBA (European Banking Autority), recanti le norme tecniche di regolamentazione o di attuazione (Regulatory Technical Standard – RTS e Implementing Technical Standard – ITS) per disciplinare i modelli uniformi per la pubblicazione delle diverse tipologie di informazioni.

Indicazioni ulteriori sono state poi fornite dall'EBA con uno specifico documento riguardante gli orientamenti sulla rilevanza, esclusività e riservatezza e sulla frequenza delle informazioni da fornire nel Terzo Pilastro (EBA/GL/2014/14 - Guidelines on materiality, proprietary and confidentiality and on disclosures frequency under Articles 432(1), 432(2) and 433 of Regulation No (EU) 575/2013) che regola ulteriori aspetti di rilievo nella redazione dell'informativa: (i) l'applicazione da parte degli enti del criterio della rilevanza dell'informativa; (ii) l'applicazione da parte degli enti dell'esclusività e della riservatezza dell'informativa; (iii) la necessità di pubblicare le informazioni con maggiore frequenza di quella annuale. Sulla base dell'art. 433 CRR, le informazioni al pubblico previste dalla normativa comunitaria devono essere pubblicate dalle banche con una frequenza almeno annuale, congiuntamente ai documenti di bilancio. Il CRR non richiede espressamente la pubblicazione di una informativa infrannuale, lasciando facoltà alle banche di pubblicare alcune o tutte le informazioni più frequentemente. Banca IFIS ha ritenuto di mantenere una frequenza di pubblicazione dell'informativa annuale, non utilizzando sistemi interni per il calcolo dei requisiti patrimoniali sui rischi di credito od operativi.

Il tema dell'Informativa al Pubblico Pillar 3 è stato anche oggetto di analisi da parte del Comitato di Basilea con il suo documento del gennaio 2015 "Revised Pillar 3 disclosure requirements". Tale documento dà indicazioni agli organismi di vigilanza, che dovrebbero farle recepire nella normativa nazionale (nel nostro caso UE) affinché entrino in vigore. In tale ambito l'EBA ha pubblicato a dicembre 2016 la versione finale delle "EBA/GL/2016/11 - Guidelines on disclosure requirements under part Eight of Regulation No (EU) 575/2013" fornendo orientamenti finalizzati ad accrescere e migliorare la coerenza e la comparabilità delle informazioni da fornire nel Terzo Pilastro. Tali indicazioni sono state recepite nella bozza proposta di modifica al CRR pubblicato a novembre 2016. A fine marzo 2017, il Comitato di Basilea ha pubblicato il documento "Pillar 3 disclosure requirements consolidated and enhanced framework" che costituisce la seconda fase della revisione del quadro normativo di riferimento dell'Informativa al Pubblico, avviata con il citato documento del gennaio 2015. Tale revisione mira a promuovere ulteriormente la disciplina di mercato attraverso il consolidamento di tutti i requisiti già introdotti e la previsione di una selezione degli indicatori più rappresentativi delle principali dimensioni di natura prudenziale per supportare il mercato nell'analisi dei dati, rendendoli tra loro più comparabili. Tali orientamenti sono applicabili, dal 31 dicembre 2017, alle sole "Globally and Other Systemically Important Institutions" (G-SII and O-SII), mentre le autorità competenti possono imporre agli altri enti l'applicazione di alcune o tutte le indicazioni in essi contenute. La Banca d'Italia, tenuto conto del principio di proporzionalità, nel mese di aprile 2018, ha ritenuto per le banche meno significative (LSI) italiane di richiedere unicamente la pubblicazione delle informazioni specifiche sulla Governance congiuntamente alla pubblicazione del Bilancio relativo all'esercizio chiuso al 31 dicembre 2018.

Nel mese di maggio 2018 si è conclusa la fase di consultazione del documento "Pillar 3 disclosure requirements - updated framework", pubblicato in bozza nel mese di febbraio 2018 dal Comitato di Basilea. Tale documento, rappresenta la terza fase di revisione dei requisiti di disclosure emanati nel 2004 e, in continuità con le precedenti fasi di revisione, si pone l'obiettivo di costituire un framework di riferimento unico in tema di disclosure, nell'ottica di armonizzare così la disciplina di mercato. Nel mese di dicembre 2018 è stata pubblicata la versione definitiva del documento; il termine ultimo per l'attuazione dei nuovi

obblighi informativi è fissato al 1° gennaio 2022. Nello stesso mese, infine, il Comitato di Basilea ha posto in consultazione un documento relativo alle proposte di modifica dell'indice di leva finanziaria e dei requisiti di informativa al pubblico. La fase di consultazione avrà termine il 13 marzo 2019 con l'obiettivo di fissare, di nuovo, entro il 1° gennaio 2022 l'attuazione dei nuovi obblighi informativi.

L'EBA ha, inoltre, integrato quanto previsto dai suddetti orientamenti, emanando nel giugno 2017 le "Guidelines on LCR disclosure to complement the disclosure of liquidity risk management under Article 435 of Regulation (EU) No 575/2013" (EBA/GL/2017/01) con ulteriori requisiti informativi sul rischio di liquidità misurato attraverso il liquidity coverage ratio. Gli orientamenti richiedono alle sole "Globally and Other Systemically Important Institutions" (G-SII and O-SII), di pubblicare le informazioni quantitative di dettaglio sul Liquidity Coverage Ratio (LCR); alle restanti Banche viene richiesto di limitarsi a pubblicare i valori medi di un ridotto numero di aggregati. Al riguardo Banca IFIS ha inserito tale informativa di natura quantitativa, in modalità semplificata, nel § 1.3.3 del presente documento.

A seguire, nel gennaio 2018 l'EBA ha emesso le "Guidelines on uniform disclosures under Article 473a of Regulation (EU) No 575/2013 as regards the transitional period for mitigating the impact of the introduction of IFRS 9 on own funds" (EBA/GL/2018/01) che definiscono gli schemi idonei a pubblicare le informazioni relative agli impatti sui fondi propri derivanti dall'introduzione del regolamento (UE) 2017/2395 contenente "Disposizioni transitorie volte ad attenuare l'impatto dell'introduzione dell'IFRS 9 sui fondi propri". Considerato che il Gruppo Banca IFIS ha optato per il trattamento transitorio con il c.d. approccio "statico" per attenuare tale impatto, è tenuto a fornire al mercato anche le informazioni relative agli importi dei fondi propri, del capitale primario di classe 1, del capitale di classe 1, del CET1 ratio, del Tier 1 ratio, del Total ratio e del Leverage ratio a regime («fully loaded»), come se non avesse applicato tale trattamento transitorio. Al riguardo Banca IFIS ha inserito tale informativa nel § 18 del presente documento. Da ultimo l'EBA in data 27 aprile 2018 ha sottoposto a consultazione pubblica fino al 27 luglio 2018 il documento "Draft Guidelines on disclosure of non-performing and forborne exposures" (EBA/CP/2018/06), che contiene indicazioni in merito all'informativa da fornire relativamente ai crediti deteriorati e alle esposizioni oggetto di rinegoziazione. In data 17 dicembre 2018 EBA ha pubblicato le linee guida definitive; i templates contenuti nel documento saranno da pubblicare a partire dal 31 dicembre 2019.

Banca IFIS, con riferimento al documento di Informativa al Pubblico, prevede che:

  • attesa la sua rilevanza pubblica, venga approvato dal Consiglio di Amministrazione prima della sua diffusione;
  • venga pubblicato almeno una volta all'anno, congiuntamente ai documenti di bilancio (art. 433 della CRR);
  • venga sottoposto all'attestazione del Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili e societari ai sensi dell'art. 154-bis del D.Lgs. 58/1998 (Testo Unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria).

Il presente documento è redatto a livello consolidato a cura della Banca con riferimento all'area di consolidamento prudenziale che vede l'inclusione della Holding di partecipazione La Scogliera S.p.A., in applicazione della normativa di riferimento, con conseguente computabilità nei fondi propri consolidati degli interessi di minoranza.

Ulteriori informazioni sul profilo di rischio del Gruppo Bancario, sulla base dell'art. 434 del CRR, sono pubblicate anche nel bilancio consolidato al 31 dicembre 2018. Alla luce del

suddetto articolo, se una informazione analoga è già divulgata attraverso due o più mezzi, in ciascuno di essi è inserito il riferimento e pertanto il Gruppo Bancario si avvale di tale possibilità per completare le informazioni indicando opportunamente il rimando. Per completezza, si specifica che le informazioni relative ai Fondi Propri ed agli assorbimenti patrimoniali riferiti al Gruppo Bancario, con decorrenza 31 dicembre 2018 sono contenute unicamente nel presente documento in quanto i nuovi criteri previsti dalla Circolare n. 262 del 22 dicembre 2005 della Banca d'Italia, "Il bilancio bancario: schemi e regole di compilazione", non richiedono più la pubblicazione di tale informativa nella parte F della Nota Integrativa del bilancio consolidato del Gruppo Bancario. Ulteriori informazioni relative alle varie categorie di rischio cui è esposto il Gruppo Bancario sono riportate nella parte E della Nota Integrativa del bilancio consolidato.

Con particolare riferimento alle informazioni riguardanti la leva finanziaria, si segnala che nel febbraio 2016 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale UE il Regolamento di esecuzione 2016/200 della Commissione, che stabilisce le norme tecniche di attuazione per quanto riguarda l'informativa sul coefficiente di Leva Finanziaria, ai sensi del Regolamento UE 575/2013.

A decorrere dal 31 dicembre 2016 hanno trovato applicazione anche gli obblighi di informativa in materia di riserve di capitale anticicliche; l'informativa include quindi – oltre all'importo della riserva di capitale anticiclica – il dettaglio della distribuzione geografica delle esposizioni creditizie rilevanti ai fini del calcolo della riserva di capitale anticiclica secondo il dettaglio prescritto. Al riguardo Banca IFIS, per effetto di non avere esposizioni significative di rischio verso paesi ai quali viene attribuito un coefficiente anticiclico specifico non nullo, con riferimento alla data del 31 dicembre 2018, non è chiamata ad effettuare accantonamenti a tale tipologia di riserva di capitale.

Maggiori informazioni sul sistema dei controlli interni, sulla revisione legale dei conti e sull'attestazione di corrispondenza dei documenti contabili alle risultanze dei libri e delle scritture contabili da parte del Dirigente Preposto sono presenti nella Relazione sul governo societario e sugli assetti proprietari.

Sono invece contenute all'interno del presente documento informazioni analitiche sulle politiche di remunerazione in essere.

Laddove non diversamente specificato, i dati contenuti nelle sezioni dedicate all'informativa quantitativa sono espressi in migliaia di Euro. I prospetti privi di informazioni, in quanto non applicabili per il Gruppo Bancario, non sono pubblicati; non sono presenti, altresì, informazioni riguardanti le metodologie di modelli interni, al momento non utilizzate dal Gruppo Bancario.

Il Gruppo Banca IFIS pubblica questa informativa al pubblico e gli eventuali successivi aggiornamenti sul proprio sito Internet all'indirizzo www.bancaifis.it, nella sezione Investor Relations Istituzionali – Risk management.

Il processo di Risk Management dedicato alla predisposizione del presente documento è in continua evoluzione per assicurare la rispondenza ai requisiti normativi e alle best pratices sviluppate dagli intermediari bancari, nel rispetto del principio di proporzionalità che informa ampie parti della disciplina di vigilanza prudenziale, in considerazione del livello e delle complessità delle attività svolte da ciascun intermediario, nonché dai modelli di business e dei sistemi di gestione dei rischi specificatamente utilizzati.

1. OBIETTIVI E POLITICHE DI GESTIONE DEL RISCHIO (ART. 435 CRR)

Premessa

La disciplina di vigilanza si è dotata di un sistema di regole ed incentivi che consentono di perseguire con maggiore efficacia gli obiettivi di una misurazione più accurata dei potenziali rischi connessi all'attività bancaria e finanziaria, nonché del mantenimento di una dotazione patrimoniale più strettamente commisurata all'effettivo grado di esposizione al rischio di ciascun intermediario.

Il Gruppo Bancario Banca IFIS

Alla data del 31 dicembre 2018 il Gruppo Bancario Banca IFIS, controllato dalla società La Scogliera S.p.A., a seguito dell'operazione di fusione per incorporazione in Banca IFIS S.p.A. della società IFIS Leasing S.p.A., avvenuta in data 15 maggio 2018 e all'acquisizione di Cap.Ital.Fin. S.p.A. e Credifarma S.p.A., avvenute rispettivamente in data 2 febbraio e 2 luglio 2018, risulta composto dalla Capogruppo Banca IFIS S.p.A. e dalle società controllate IFIS Finance Sp. Zo.o., IFIS NPL S.p.A., Cap.Ital.Fin. S.p.A. e Credifarma S.p.A..

Per una valutazione completa dei rischi del Gruppo si è tenuto conto anche della controllata IFIS Rental Services S.r.l. esclusa dal perimetro di gruppo bancario e dal perimetro di consolidamento prudenziale, in quanto società non finanziaria operante nel mercato del noleggio a lungo termine di beni strumentali; dal perimetro di analisi rimane esclusa la società Two Solar Park 2008 S.r.l., operante nel settore della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, di cui la Banca ha assunto il controllo all'interno di un processo di ristrutturazione del debito di una posizione creditoria.

Il Gruppo Banca IFIS, alla data di riferimento del 31/12/2018 risulta così composto:

Nel mese di gennaio 2019 si è conclusa l'acquisizione della società FBS S.p.A., intermediario finanziario iscritto all'Albo unico ex art. 106 operante nel settore della valutazione, gestione (anche in qualità di servicer ai sensi della Legge 130 del 1999) ed acquisto di crediti deteriorati erogati da istituti di credito nazionali.

La mission e la responsabilità sociale

La struttura organizzativa si articola nei seguenti settori:

  • Settore Imprese;
  • Settore NPL;
  • Settore Governance & Servizi.

Settore Imprese

Raggruppa le seguenti aree di business:

  • Area Credito Commerciale, dedicata all'erogazione di servizi di finanziamento alle imprese domestiche;
  • Area Pharma, dedicata all'acquisto di credito verso le aziende sanitarie locali e le aziende ospedaliere;
  • Area Farmacie, dedicata all'erogazione di servizi di finanziamento alle farmacie domestiche;
  • Area International, dedicata all'erogazione di servizi di finanziamento alle imprese domestiche che effettuano attività di export e alle imprese straniere;
  • Area Crediti Erariali, dedicata all'acquisto di crediti fiscali, maturati e maturandi, già chiesti a rimborso oppure futuri, prevalentemente da società in procedura concorsuale o in stato di liquidazione;
  • Area Corporate Banking, dedicata all'offerta di operazioni di finanza strutturata o di investimento in imprese non finanziarie in bonis o in quote di organismi interposti, e a valutare la concessione di nuova finanza ad aziende italiane che sono uscite o stanno uscendo da una situazione di squilibrio finanziario e/o patrimoniale;
  • Area Leasing, dedicata all'erogazione e alla gestione di prodotti di leasing nonché al noleggio a lungo termine di beni strumentali nei confronti di piccoli operatori economici e PMI.

Settore NPL

Tale settore è rappresentato dall'Area NPL, specializzata nell'acquisizione, gestione ed incasso dei crediti finanziari chirografari non performing loans vantati prevalentemente nei confronti di persone fisiche; tale attività viene svolta dalla controllata IFIS NPL che opera principalmente attraverso l'acquisizione pro-soluto direttamente dai soggetti eroganti e la gestione di crediti di difficile esigibilità.

Settore Governance e servizi

Tale settore raccoglie le rimanenti attività svolte dal Gruppo riguardanti la gestione accentrata dei servizi connessi al governo della Capogruppo e delle controllate (raccolta diretta, tesoreria, operatività in titoli di debito emessi da terzi). In merito a quest'ultima attività Banca IFIS propone alla clientela retail due prodotti di raccolta: il conto corrente contomax ed il conto deposito rendimax. L'unità raccoglie anche tutta l'attività di raccolta all'ingrosso e l'attività svolta dalla controllata Cap.Ital.Fin. nel settore della cessione del quinto dello stipendio/pensione.

Con l'obiettivo di salvaguardare la propria attività, il Gruppo Banca IFIS si ispira all'osservanza dei fondamentali principi di correttezza e coerenza per il raggiungimento del

miglior risultato economico nel rispetto dei principi etici aziendali ed in ottemperanza alla normativa prevista in materia di responsabilità amministrativa ex - D.Lgs. 231/2001.

Gli Organi di governo strategico, di gestione e di controllo

Il complessivo processo di gestione e controllo dei rischi coinvolge, con diversi ruoli, gli organi amministrativi e di controllo delle società del Gruppo e delle Controllate nonché la Direzione Generale della Capogruppo e le strutture operative di tutto il Gruppo.

Nel modello adottato dalla Capogruppo Banca IFIS S.p.A.:

  • la funzione di supervisione strategica è svolta dal Consiglio di Amministrazione;
  • la funzione di gestione è svolta dall'Amministratore Delegato coadiuvato dal Direttore Generale;
  • la funzione di controllo è svolta dal Collegio Sindacale.

Il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo riveste un ruolo centrale nell'organizzazione societaria in quanto è l'Organo deputato alla determinazione degli indirizzi e degli obiettivi aziendali strategici e alla verifica della loro attuazione, all'applicazione dei piani industriali e di operazioni strategiche, dettando inoltre i principi dell'attività di direzione e coordinamento delle società del Gruppo Banca IFIS, nell'interesse dei Soci. Esso svolge una funzione di vigilanza in ordine al raggiungimento degli obiettivi strategici della Banca e del Gruppo nel suo complesso. In particolare, relativamente al sistema di governo e controllo dei rischi, ha la responsabilità di:

  • a) definire gli indirizzi strategici e le politiche di assunzione e gestione e controllo dei rischi provvedendo ad un loro riesame periodico grazie anche ad un sistema di flussi informativi accurato, completo e tempestivo;
  • b) approvare e revisionare periodicamente le procedure organizzative, informative e del sistema di controllo dei rischi;
  • c) definire ed aggiornare i ruoli e le responsabilità delle funzioni organizzative deputate allo svolgimento dei processi aziendali connessi al processo di risk management;
  • d) garantire la funzionalità, l'efficienza e l'efficacia del sistema di gestione e controllo dei rischi con verifiche periodiche deliberando gli interventi al fine di eliminare le carenze e le disfunzioni eventualmente emerse nel processo di risk management.

All'interno del Consiglio di Amministrazione è costituito:

  • il Comitato Controllo e Rischi, avente funzioni consultive e di supporto alle delibere del Consiglio di Amministrazione relative, in particolare, al sistema dei controlli interni e di gestione dei rischi, nonché all'approvazione delle relazioni finanziarie periodiche;
  • il Comitato Nomine, avente funzioni di supporto nella nomina e cooptazione dei consiglieri, autovalutazione degli Organi Aziendali (Consiglio di Amministrazione e Amministratore Delegato), verifica della sussistenza dei requisiti di professionalità, onorabilità e indipendenza degli esponenti aziendali, definizione dei piani di successione delle posizioni di vertice dell'esecutivo;
  • il Comitato Remunerazioni, con funzioni propositive, consultive e di monitoraggio in materia di politiche di remunerazione ed incentivazione, in applicazione delle disposizioni di vigilanza sul tema.

La funzione di gestione è svolta dall'Amministratore Delegato; alla funzione partecipa il Direttore Generale. È responsabile dell'attuazione degli orientamenti strategici e delle linee

guida definiti dal Consiglio di Amministrazione cui riporta direttamente in proposito, nonché dell'adozione di tutti gli interventi necessari ad assicurare l'aderenza dell'organizzazione e del sistema dei controlli interni ai principi e requisiti stabiliti dalle disposizioni di vigilanza, monitorandone nel continuo il rispetto. A tale scopo definisce i processi di gestione, controllo e mitigazione dei rischi.

Il Collegio Sindacale vigila sull'osservanza delle norme di legge, regolamentari e statutarie, sulla corretta amministrazione, sulla adeguatezza degli assetti contabili ed organizzativi della Banca, sulle funzionalità del complessivo sistema dei controlli interni. Considerata la pluralità di funzioni e strutture aziendali aventi compiti e responsabilità di controllo, tale Organo è tenuto ad accertare l'efficacia di tutte le strutture e funzioni coinvolte nel sistema dei controlli interni e l'adeguato coordinamento delle medesime, promuovendo gli interventi correttivi delle carenze e delle irregolarità rilevate. Per l'importanza che detti compiti rivestono ai fini della vigilanza, il Collegio Sindacale deve informare senza indugio la Banca d'Italia di tutti i fatti e gli atti di cui venga a conoscenza che possano costituire una irregolarità nella gestione della Banca o una violazione delle norme disciplinanti l'attività bancaria.

Il sistema dei controlli interni

Il Sistema dei Controlli Interni (di seguito anche "SCI") del Gruppo Banca IFIS riveste un ruolo centrale nell'organizzazione aziendale e ha l'obiettivo di assicurare, agli organi aziendali, una corretta informativa ed un'adeguata copertura di controllo su tutte le attività e, in particolare, nelle aree di maggiore rischio aziendale.

Esso è costituito dall'insieme delle regole, delle funzioni, delle strutture, delle risorse, dei processi e delle procedure che mirano ad assicurare, nel rispetto della sana e prudente gestione, il conseguimento delle seguenti finalità:

  • l'attuazione delle strategie e delle politiche aziendali;
  • l'individuazione di compiti e responsabilità tali da garantire la separatezza fra le funzioni operative e quelle di controllo;
  • il contenimento del rischio entro i limiti indicati nel quadro di riferimento per la determinazione della propensione al rischio della Banca (Risk Appetite Framework - "RAF");
  • la salvaguardia del valore delle attività e la protezione dalle perdite; l'efficacia e l'efficienza dei processi aziendali; l'affidabilità e la sicurezza delle informazioni aziendali e delle procedure informatiche;
  • la prevenzione del rischio che il Gruppo sia coinvolto, anche involontariamente, in attività illecite (con particolare riferimento a quelle connesse con il riciclaggio, l'usura ed il finanziamento al terrorismo);
  • la conformità delle operazioni con la legge e la normativa di vigilanza, nonché con le politiche, i regolamenti e le procedure interne.

La Capogruppo Banca IFIS formalizza e rende noti alle controllate i criteri che presiedono le diverse fasi che costituiscono il processo di gestione dei rischi. Essa, inoltre, convalida i processi di gestione dei rischi all'interno del gruppo. Per quanto riguarda in particolare il rischio di credito, la Capogruppo fissa i criteri di valutazione delle posizioni e crea una base informativa comune che consenta alle controllate di conoscere l'esposizione dei clienti nei confronti del gruppo nonché le valutazioni inerenti alle posizioni dei soggetti affidati. La Capogruppo decide in merito all'adozione dei sistemi interni di misurazione dei rischi e ne determina le caratteristiche essenziali, assumendosi la responsabilità della realizzazione del progetto nonché della supervisione sul corretto funzionamento di tali sistemi e sul loro costante adeguamento sotto il profilo metodologico, organizzativo e procedurale.

La Capogruppo impartisce inoltre alle controllate direttive per la progettazione del sistema dei controlli interni aziendali. Le controllate si dotano di un sistema dei controlli interni che sia coerente con la strategia e la politica del Gruppo in materia di controlli, fermo restando il rispetto della disciplina eventualmente applicabile su base individuale. È comunque necessario che la Capogruppo, nel rispetto dei vincoli locali, adotti tutte le iniziative atte a garantire standard di controllo e presidi comparabili a quelli previsti dalle disposizioni di vigilanza italiane, anche nei casi in cui la normativa estera non preveda analoghi livelli di attenzione.

Per verificare la rispondenza dei comportamenti delle Società appartenenti al Gruppo agli indirizzi della Capogruppo, nonché l'efficacia del sistema dei controlli interni, la Capogruppo si attiva affinché, nei limiti dell'ordinamento, la funzione di revisione interna a livello consolidato effettui periodicamente verifiche in loco sulle componenti del Gruppo, tenuto conto della rilevanza delle diverse tipologie di rischio assunte dalle diverse entità.

Il sistema dei controlli interni è progettato tenendo conto della normativa applicabile e delle peculiarità del business esercitato sia da Banca IFIS sia dalle sue Controllate. Alla data del presente documento, le funzioni di controllo di IFIS NPL e FBS sono accentrate presso la Capogruppo, mentre con riferimento a IFIS Rental Services, FBS Real Estate e IFIS Finance, viste le caratteristiche operative nonché il limitato livello di rischio delle stesse apportato al Gruppo, non sono state istituite le funzioni di controllo. Presso IFIS Finance, però, nel rispetto della normativa locale vigente, si è comunque provveduto alla designazione di un membro del relativo Board quale responsabile degli adempimenti in materia di antiriciclaggio.

Con riferimento alle società Cap.Ital.Fin. e Credifarma, la funzione di Internal Audit è stata accentrata nella capogruppo, mentre è stata costituita una struttura organizzativa che incardina la funzione di controllo dei rischi, la funzione di gestione del rischio di non conformità alle norme e la funzione antiriciclaggio, la cui responsabilità è stata assunta da un dirigente attualmente impegnato presso la Capogruppo, in ottica di rafforzamento del presidio di sana e prudente gestione dell'intermediario.

I controlli coinvolgono, con diversi ruoli, gli Organi aziendali delle società del Gruppo e delle Controllate, la Direzione Generale della Capogruppo e tutto il personale del Gruppo.

Di seguito sono evidenziate alcune tipologie:

  • i controlli di linea, diretti ad assicurare il corretto svolgimento delle operazioni. Essi sono effettuati dalle stesse strutture operative o incorporati nelle procedure ovvero eseguiti nell'ambito dell'attività di back office. Le strutture operative sono le prime responsabili del processo di gestione dei rischi: nel corso dell'operatività giornaliera tali strutture devono identificare, misurare o valutare, monitorare, attenuare e riportare i rischi derivanti dall'ordinaria attività aziendale in conformità con il processo di gestione dei rischi; esse devono rispettare i limiti operativi loro assegnati coerentemente con gli obiettivi di rischio e con le procedure in cui si articola il processo di gestione dei rischi;
  • i controlli sui rischi e sulla conformità (c.d. "controlli di secondo livello"), con l'obiettivo di assicurare la corretta attuazione del processo di gestione dei rischi, il rispetto dei limiti operativi assegnati alle varie funzioni, la conformità dell'operatività aziendale alle norme, incluse quelle di autoregolamentazione;
  • l'attività di revisione interna (c.d. "controlli di terzo livello"), volta a individuare violazioni delle procedure e della regolamentazione nonché a valutare periodicamente la completezza, l'adeguatezza, la funzionalità (in termini di efficienza ed efficacia) e

l'affidabilità del sistema dei controlli interni e del sistema informativo, con cadenza prefissata in relazione alla natura e all'intensità dei rischi.

Gli Organi societari promuovono una cultura aziendale che valorizzi la funzione di controllo: tutti i livelli di personale all'interno dell'organizzazione devono essere consapevoli del ruolo ad essi attribuito nel sistema dei controlli interni ed esserne pienamente coinvolti.

I ruoli dei diversi attori del sistema dei controlli interni (Consiglio di Amministrazione, Comitato Controllo e Rischi, Amministratore esecutivo incaricato del sistema di controllo interno, Organismo di Vigilanza ai sensi del D.Lgs. 231/2001, Funzione Internal Audit, Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili societari, Funzione di Risk Management, Funzione di Compliance, Funzione Antiriciclaggio e Funzione di Coordinamento Attività di Controllo Società Controllate) sono dettagliatamente descritti nella Relazione sul governo societario e gli assetti proprietari predisposta in conformità al terzo comma dell'art. 123 bis del D.Lgs. 24 febbraio 1998 n. 58 (TUF) e successivi aggiornamenti, la cui ultima versione è approvata dal Consiglio di Amministrazione in data 7 marzo 2019 e pubblicata sul sito internet della Banca nella sezione Corporate Governance.

Brevemente, in aggiunta a quanto già riportato nel precedente paragrafo in termini di ruoli e compiti svolti dagli organi amministrativi, si riassumono nel seguito i ruoli e i compiti assegnati ai restanti attori del sistema dei controlli interni, in particolare:

  • Amministratore esecutivo incaricato del sistema di controllo interno: il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo ha individuato nell'Amministratore Delegato l'amministratore esecutivo incaricato di sovrintendere alla funzionalità del sistema di controllo interno e di gestione dei rischi. L'Amministratore Delegato, avvalendosi in particolare del Direttore Generale e del Responsabile dell'unità organizzativa di controllo Internal Audit, assicura un'efficace gestione dell'operatività e dei rischi connessi; verifica nel continuo la funzionalità, l'efficacia e l'efficienza complessiva dello SCI, adeguandolo ove opportuno; individua e valuta i fattori di rischio; definisce i compiti delle unità di controllo e i relativi flussi informativi;
  • Organismo di Vigilanza ai sensi del D.Lgs. 231/2001: Banca IFIS, sensibile all'esigenza di assicurare condizioni di trasparenza e correttezza nella conduzione dell'attività aziendale, a tutela del proprio ruolo istituzionale e della propria immagine, delle aspettative degli azionisti e di coloro che lavorano per e con la Banca, ha ritenuto, conforme alle proprie politiche aziendali, di procedere all'attuazione del Modello organizzativo e di gestione previsto dal D.Lgs. 231/2001. In tale ambito, la Banca ha quindi istituito l'Organismo di Vigilanza, formato da componenti del Consiglio di Amministrazione e dal Responsabile dell'Internal Audit;
  • Il Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili: il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo ha individuato nella persona del Chief Financial Officer la figura volta ad assicurare, coerentemente con quanto previsto dall'art. 154 bis TUF, l'attendibilità della situazione patrimoniale, economica e finanziaria della Banca e del Gruppo contribuendo alla complessiva valutazione di adeguatezza del sistema di controllo interno sull'informativa finanziaria;
  • Funzione Internal Audit: la funzione Internal Audit esercita la propria azione di controllo, sia sulla Capogruppo sia sulle Controllate, affinché i principali rischi afferenti alle stesse risultino correttamente identificati, nonché adeguatamente misurati, gestiti e monitorati, ai fini di una sana e corretta gestione del Gruppo. L'attività dell'Internal Audit è volta, da un lato, a controllare in un'ottica di controlli di terzo livello, anche con verifiche in loco, il regolare andamento dell'operatività e l'evoluzione dei rischi, e, dall'altro, a valutare la completezza, l'adeguatezza, la funzionalità e l'affidabilità della struttura organizzativa e

delle altre componenti del sistema dei controlli interni, portando all'attenzione degli Organi aziendali della Capogruppo e delle Controllate i possibili miglioramenti;

  • Funzione Risk Management: la funzione di controllo Risk Management della Capogruppo ha la missione di: (i) identificare i rischi rilevanti cui la Capogruppo e le società del Gruppo sono esposte; (ii) valutare, misurare, monitorare e mitigare i rischi rilevanti; (iii) garantire una visione olistica e integrata dei rischi cui il gruppo nel suo complesso e le società che lo compongono sono esposti, assicurando un'adeguata informativa agli organi di governo;
  • Funzione Compliance: la funzione di controllo Compliance della Capogruppo ha la missione di presiedere, secondo un approccio risk based, alla gestione del rischio di non conformità con riguardo a tutta l'attività aziendale. Ciò attraverso la valutazione dell'adeguatezza delle procedure interne a prevenire la violazione di norme esterne (leggi e regolamenti) e di autoregolamentazione (ad esempio codici di condotta e codici etici) applicabili sia alla Banca sia alle sue controllate;
  • Funzione Antiriciclaggio: la funzione di controllo Antiriciclaggio della Capogruppo è chiamata a verificare nel continuo che le procedure aziendali siano coerenti con l'obiettivo di prevenire e contrastare la violazione di norme esterne (leggi e regolamenti) e di autoregolamentazione in materia di riciclaggio e finanziamento del terrorismo.

Organizzazione della unità organizzativa di controllo Risk Management (Art. 435 co.1, b)

Missione del Risk Management di Capogruppo

Il Risk Management di Capogruppo ha la missione di:

  • garantire una visione olistica ed integrata dei rischi cui il Gruppo e le Società che lo compongono sono esposte e ne assicura un'adeguata informativa agli Organi aziendali;
  • identificare, misurare, valutare, monitorare i rischi rilevanti per il Gruppo;
  • assicurare un'adeguata informativa sui rischi assunti agli Organi e Comitati aziendali, alle Funzioni di controllo e ai Responsabili delle strutture coinvolte nel processo di gestione dei rischi;
  • presidiare i processi di governo e gestione dei rischi in coerenza con le strategie e le politiche definite dagli Organi aziendali;
  • garantire lo sviluppo ed il miglioramento continuativo di metodologie, modelli, metriche e strumenti di misurazione ed integrazione dei rischi;
  • favorire il recepimento delle normative e delle direttive di Vigilanza;
  • agevolare gli Organi aziendali nello svolgimento dei rispettivi compiti in materia di sistema dei controlli interni, favorendo: (i) la tempestiva e coordinata intercettazione delle informazioni rilevanti ai fini della quantificazione e della gestione dei rischi; (ii) una rappresentazione di sintesi dei rischi aziendali e delle principali problematiche evidenziate dal sistema di gestione dei rischi; (iii) l'adozione di eventuali interventi correttivi tempestivi e coerenti con le problematiche e le priorità riscontrate.

Il Risk Management di Capogruppo esercita le proprie funzioni per Banca IFIS e, nell'ambito delle attività di direzione e coordinamento, estende il suo perimetro di competenza a tutte le Società del Gruppo.

Posizionamento organizzativo del Risk Management di Capogruppo

Nell'ambito del sistema dei controlli interni, la funzione di controllo dei rischi è incardinata nel Risk Management, che dipende gerarchicamente dell'Amministratore Delegato. Il Responsabile del Risk Management (di seguito anche "Chief Risk Officer" oppure "CRO") ha accesso diretto al Consiglio di Amministrazione ed al Collegio Sindacale e comunica con essi senza restrizioni o intermediazioni.

Il Risk Management:

  • dispone dell'autorità, delle risorse e delle competenze necessarie per lo svolgimento dei propri compiti;
  • ha accesso ai dati aziendali e a quelli esterni necessari per svolgere in modo appropriato i propri compiti;
  • ha accesso a tutte le attività della Capogruppo e delle altre Società del Gruppo svolte sia presso gli uffici centrali sia presso le strutture periferiche, nonché a qualsiasi informazione rilevante per lo svolgimento dei propri compiti, anche attraverso il colloquio diretto con il personale;
  • dispone di risorse qualitativamente e quantitativamente adeguate per numero, competenze tecnico-professionali, aggiornamento, anche attraverso l'inserimento in programmi di formazione nel continuo.

Il Risk Management è separato sotto il profilo organizzativo dall'Internal Audit, dalla Compliance e dall'Antiriciclaggio. Inoltre, non è coinvolto nei processi di assunzione del

rischio. Si considerano coinvolte nell'assunzione del rischio le strutture che hanno, anche non cumulativamente, le seguenti caratteristiche:

  • autorizzano l'assunzione del rischio;
  • sono remunerate in proporzione ai risultati aziendali;
  • hanno obiettivi che comportano l'assunzione di rischi.

Principali attività

Il Risk Management di Capogruppo, nel rispetto della propria missione, svolge un ruolo centrale nel governo e gestione dei rischi.

Il responsabile della Funzione, ovvero il Chief Risk Officer, per il tramite dell'Amministratore Delegato, supporta il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo nella definizione del RAF di Gruppo, delle linee generali dei processi ICAAP e ILAAP, del Contingency Funding Plan, delle politiche di Gruppo per il governo e la gestione dei rischi e delle varie fasi che costituiscono il processo di gestione dei rischi.

La Funzione identifica i rischi ai quali la Capogruppo e le società del Gruppo sono esposte e provvede alla misurazione e al monitoraggio periodico degli stessi attraverso specifici indicatori di rischio, pianificando le eventuali azioni di mitigazione per i rischi rilevanti. In tale ambito assicura un'adeguata informativa agli Organi di governo.

Le attività del Risk Management sono oggetto di periodica rendicontazione agli Organi aziendali e ai Comitati tramite il Tableau de Bord, e, ove previsto, anche alla Banca d'Italia, alla Consob ed al Mercato. In particolare, la Funzione garantisce la produzione, per le parti di competenza, delle informative di gruppo sui diversi profili di rischio di natura regolamentare (Mappa dei rischi, RAF, Resoconto ICAAP e ILAAP, Contingency Funding Plan e Recovery Plan di Gruppo) e di mercato (la presente informativa Pillar 3, sezioni E delle note integrative del bilancio consolidato e individuale).

Il CRO, all'inizio di ogni ciclo gestionale, definisce il Programma di attività delle unità organizzative che sovraintende, considerando sia le eventuali carenze emerse nei controlli, sia gli eventuali nuovi rischi. Il programma prevede le attività da svolgere sia per la Banca su base individuale sia per il Gruppo complessivamente inteso. Tale documento è condiviso con l'Amministratore Delegato, sottoposto al Comitato Controllo e Rischi ed al Collegio Sindacale, approvato dal Consiglio di Amministrazione.

Al termine di ogni ciclo gestionale e con cadenza almeno annuale, il CRO predispone una Relazione che illustra le verifiche effettuate, i risultati emersi, i punti di debolezza rilevati e le proposte di intervento da adottare per la relativa rimozione. Tale relazione viene condivisa con l'Amministratore Delegato e trasmessa successivamente al Comitato Controllo e Rischi ed al Collegio Sindacale, nonché al Consiglio di Amministrazione.

Il CRO riferisce all'Amministratore Delegato, per gli aspetti di propria competenza, in ordine alla completezza, adeguatezza, funzionalità e affidabilità del sistema dei controlli interni di Gruppo e lo informa tempestivamente su ogni violazione o carenza rilevante riscontrata. Inoltre, supporta l'Amministratore Delegato nell'attuazione del RAF di Gruppo.

Il CRO garantisce lo sviluppo e la manutenzione delle metodologie, modelli, metriche e strumenti per la misurazione e la gestione integrata dei rischi. Inoltre, presidia il processo di convalida dei modelli interni gestionali utilizzati per la misurazione dei rischi di Gruppo.

Il CRO supporta il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo nella definizione dei criteri e dei processi per l'identificazione delle OMR e per il tramite delle unità organizzative a suo riporto, formula i pareri preventivi sulla coerenza con il RAF delle Operazioni di Maggior Rilievo (OMR) che sono sottoposte alla sua valutazione, acquisendo, in funzione della natura dell'operazione, il parere di altre funzioni coinvolte nel processo di gestione dei rischi.

Inoltre, per il tramite delle unità organizzative a suo riporto, il CRO:

  • garantisce il presidio sui rischi dei nuovi prodotti e servizi e di quelli derivanti dall'ingresso in nuovi segmenti operativi e di mercato;
  • garantisce il presidio dei rischi derivanti da operazioni con soggetti collegati e parti correlate;
  • partecipa alla definizione delle politiche di remunerazione e incentivazione;
  • partecipa al processo di pianificazione strategica con riferimento agli aspetti relativi ad esigenze di capitale, necessità prospettica di funding e valutazione prospettica dei rischi di Gruppo;
  • supporta il Finance, per le attività di propria competenza, nella predisposizione dell'informativa finanziaria periodica di Gruppo;
  • garantisce lo svolgimento dei controlli di secondo livello sull'attività creditizia e, in generale, per quanto di competenza, sui rischi del Gruppo;
  • garantisce il processo di sensibilizzazione al rischio anche tramite formazione specifica erogata alle diverse strutture del Gruppo;
  • predispone analisi e informative a fronte di richieste specifiche dell'Autorità di Vigilanza per l'ambito di propria competenza.

Il Risk Management comprende al suo interno tre unità di secondo livello, specializzate in relazione ai singoli profili di rischio ("Rischi Creditizi", "Rischi Operativi e di Reputazione", "Rischi Finanziari").

Nel giugno 2018, ai fini di un maggiore efficientamento della funzione, anche in relazione al mutato assetto organizzativo del Gruppo Bancario, in aggiunta alle unità organizzative suindicate, sono state istituite ulteriori tre unità organizzative di secondo livello: i) "Risk Data Governance", con l'obiettivo di sviluppare e garantire l'adeguatezza degli standard di data quality su tutti gli ambiti di rischio; ii) "Sviluppo Modelli", con l'obiettivo di sviluppare e migliorare nel continuo le metodologie, i modelli e le metriche di misurazione dei rischi; iii) "Collateral Monitoring", con l'obiettivo di presidiare il processo di valutazione e sorveglianza del valore delle garanzie acquisite. Nel ridisegno della struttura, al fine di valorizzare le differenti competenze e le specifiche verticalità delle strutture, sono state istituite ulteriori unità organizzative specialistiche di terzo livello in ambito rischi creditizi e operativo.

La struttura di Risk Management si completa con la presenza di ulteriori due unità organizzative poste in staff al Chief Risk Officer: i) "Risk Governance", con il compito di supportare il CRO nei processi decisionali e di garantire una visione di insieme dei diversi rischi e della loro reciproca interazione; ii) "Convalida", preposta alla validazione dei sistemi di misurazione interna dei rischi a fini gestionali.

Le suesposte unità organizzative, nell'ambito delle attività di propria competenza, hanno l'obiettivo principale di:

fornire il proprio supporto al CRO nella definizione dei processi e degli strumenti di identificazione, valutazione, monitoraggio, mitigazione e reporting di Gruppo, raccordandosi con le strutture di Risk Management delle altre Società;

  • presidiare, monitorare e valutare i profili di rischi, eseguendo i controlli e le analisi definite nelle pertinenti politiche di gruppo di gestione dei rischi creditizi, finanziari, operativi e reputazionali;
  • garantire lo sviluppo e il miglioramento delle metodologie, dei modelli e delle metriche di misurazione dei rischi valutandone nel continuo l'affidabilità e la coerenza dei risultati;
  • collaborare nella predisposizione e nell'aggiornamento della reportistica e delle informative direzionali e regolamentari di competenza della Funzione di Risk Management.

Il Regolamento del Risk Management di Capogruppo, nel rispetto delle Disposizioni di Vigilanza per banche di cui alla Circolare n. 285/2013 della Banca d'Italia, descrive nel dettaglio il perimetro e la mission dello stesso, anche con riferimento all'attività di direzione e coordinamento esercitata dalla Capogruppo sulle Società controllate, il relativo assetto organizzativo, i compiti delle unità organizzative di staff e di secondo e terzo livello che lo compongono, i rapporti che la Funzione intrattiene con gli Organi aziendali e le altre unità organizzative di Banca IFIS nonché con le società del Gruppo coinvolte nel processo di gestione dei rischi ed infine i principali flussi informativi predisposti.

Le società appartenenti al Gruppo, laddove dotate della funzione di controllo dei rischi, svolgono autonomamente, per il tramite di unità organizzative dedicate, le attività di presidio e gestione di alcuni rischi, coerentemente alla direttive definite dalla Capogruppo nell'ambito delle attività di direzione e coordinamento delle controllate. Nello specifico, le attività di gestione del rischio di credito, operativo, di reputazione, di mercato e di controparte, ove presenti, sono svolte autonomamente dalle singole società del gruppo attraverso le proprie strutture di Risk Management. Tale soluzione organizzativa è stata adottata per le controllate Credifarma S.p.A. e Cap.Ital.Fin. S.p.A. mentre le attività di gestione e controllo dei rischi della controllata IFIS NPL S.p.A. sono state accentrate presso la funzione di Risk Management di Capogruppo, a seguito degli esiti delle valutazioni effettuate dalla Capogruppo della convenienza ad accentrare presso la stessa l'attività di controllo dei rischi.

Profilo di rischio e sistemi di gestione e misurazione dei rischi (Art. 435 co.1, e, f)

Il Risk Appetite Framework è da intendersi come il quadro di riferimento che disciplina, in coerenza con il modello di business e il piano strategico, la propensione al rischio, le soglie di tolleranza, i limiti di rischio, nonché raccoglie in un unico "punto" la sintesi delle politiche di governo dei rischi e i processi di riferimento necessari per definirli e attuarli.

Per il Gruppo Banca IFIS sono state definite due categorie di indicatori:

  • indicatori strategici: definiti dall'Organismo con Funzione di Supervisione Strategica (di seguito anche OFSS) e necessari al monitoraggio degli obiettivi strategico-finanziari del Gruppo, declinati nel presente documento;
  • indicatori di rischio: approvati dall'OFSS i quali declinano operativamente un set di limiti per singola tipologia di rischio, che mirano a rafforzare il presidio dei rischi in maniera più granulare.

Le categorie di indicatori sopra esposti sono oggetto di monitoraggio periodico da parte del Risk Management, anche avvalendosi delle analoghe strutture delle controllate e sono, in base alla tipologia, trasmessi sia agli Organi aziendali che alle altre strutture aziendali.

Con riferimento agli indicatori strategici, questi sono suddivisi in indicatori strategici che presentano dei vincoli regolamentari, misurati secondo una logica consolidata, e indicatori strategici per i quali non è definito alcun vincolo regolamentare, misurati ove opportuno a livello di singola business unit o società del gruppo.

Per ciascun indicatore strategico sono stati definiti i concetti rilevanti ai fini RAF:

  • Risk Profile (rischio effettivo): rappresenta il rischio effettivamente assunto, misurato in un determinato istante temporale;
  • Risk Appetite (obiettivo di rischio o propensione al rischio): rappresenta il livello di rischio, complessivo e per tipologia, che il Gruppo intende assumere per il perseguimento dei suoi obiettivi strategici;
  • Risk Tolerance (soglia di tolleranza): rappresenta la devianza massima dal risk appetite consentita; la soglia di tolleranza è fissata in modo da assicurare in ogni caso al Gruppo margini sufficienti per operare, anche in condizioni di stress, entro il massimo rischio assumibile;
  • Allarme: soglia definita per i soli indicatori strategici privi di vincoli regolamentari, essa rappresenta il livello massimo di rischio assumibile nel raggiungimento degli obiettivi strategici del Gruppo;
  • Risk Capacity (massimo rischio assumibile): soglia definita per i soli indicatori strategici che prevedono dei vincoli regolamentari, essa rappresenta il livello massimo di rischio che il Gruppo è tecnicamente in grado di assumere senza violare i requisiti regolamentari o gli altri vincoli imposti dall'Autorità di Vigilanza.
Indicatori strategici Profile Appetite Tolerance Allarme Capacity
Con vincoli regolamentari
Senza vincoli regolamentari

Gli indicatori strategici sono principalmente ascrivibili a dimensioni di:

  • capitale e adeguatezza patrimoniale
  • liquidità
  • redditività
  • qualità dell'attivo
  • mercato

In caso di violazione delle soglie sopra indicate, è attivato un articolato processo di escalation che richiede la tempestiva definizione delle procedure e degli interventi gestionali da attivare per il raggiungimento della soglia di tolleranza, previa analisi delle ragioni che hanno determinato il superamento delle soglie.

Strategie e processi per la gestione dei rischi

1.3.1 Tassonomia e mappatura dei rischi

Banca IFIS ha definito una "Tassonomia dei Rischi" all'interno della quale sono descritte le logiche seguite nell'identificazione dei rischi attuali e/o potenziali a cui il Gruppo potrebbe essere esposto nel conseguire i propri obiettivi strategici e, per ciascuna tipologia, gli strumenti di prevenzione e mitigazione previsti.

La Capogruppo effettua una prima identificazione dei rischi partendo dalla lista di rischi minimi identificati dalla normativa di vigilanza vigente e ampliandola con ulteriori rischi significativi emersi dall'analisi del modello di business e dei mercati di riferimento in cui operano le diverse società del Gruppo, delle prospettive strategiche, delle modalità operative e delle caratteristiche degli impieghi e delle fonti di finanziamento. Al fine di garantire maggiore aderenza con gli specifici modelli di business del Gruppo, i rischi sono stati raggruppati in macro-ambiti.

L'individuazione dei rischi e l'aggiornamento periodico della tassonomia dei rischi sono frutto di un lavoro congiunto delle Funzioni di controllo di secondo livello (Risk Management, Compliance, Antiriciclaggio, Dirigente Preposto) e di terzo livello (Internal Audit), che annualmente si riuniscono ed esaminano, sulla base dei risultati della gestione dei rischi dell'anno precedente, l'eventuale introduzione di nuovi eventi di rischio e/o una variazione nella valutazione dei rischi potenziali.

Il processo di valutazione della rilevanza potenziale dei rischi (cd. "rischio inerente") non considera i possibili controlli o altri fattori di mitigazione che il Gruppo ha posto in essere.

La rilevanza potenziale dei singoli rischi viene sintetizzata su una scala a tre valori (Alta, Media, Bassa) sulla base di una valutazione soggettiva congiunta delle funzioni di controllo della Capogruppo (cd. approccio judgemental).

La Capogruppo, ai fini dei processi di gruppo per la valutazione dell'adeguatezza del capitale (ICAAP) e del sistema di governo e gestione della liquidità (ILAAP), considera rischi rilevanti le tipologie di rischio alle quali ha assegnato, alla conclusione del sopra esposto processo di valutazione dei rischi, i livelli di rilevanza "Alta" e "Media".

Rientrano tra i rischi rilevanti le seguenti tipologie di rischio:

Ambito Rischi Creditizi, all'interno del quale assumono rilevanza i seguenti rischi:

  • Rischio di credito;
  • Rischio di concentrazione.

Ambito Rischi Finanziari, all'interno del quale assumono rilevanza i seguenti rischi:

  • Rischio di tasso di interesse;
  • Rischio di liquidità;

Rischio connesso alla quota di attività vincolate.

Ambito Rischi Operativi e di Reputazione, all'interno del quale assumono rilevanza i seguenti rischi:

  • Rischio operativo;
  • Rischio di reputazione;
  • Rischio di modello.

Ambito altre tipologie, assume rilevanza:

Rischio strategico.

Nei paragrafi successivi viene fornita una disamina delle singole categorie di rischio sopra riportate in termini di obiettivi e politiche di gestione del rischio.

I restanti rischi, considerati a rilevanza "bassa", sono attenzionati dalla funzione di Risk Management della Capogruppo. Si rimanda alla normativa interna aziendale per la descrizione, per alcuni di essi, dei processi di gestione e controllo rischi.

Rientrano in questa categoria le seguenti tipologie di rischio:

Ambito Rischi Creditizi:

  • Rischio di controparte;
  • Rischio paese e di trasferimento;
  • Rischio sovrano Italia;
  • Rischio residuo;
  • Rischio di regolamento e consegna;
  • Rischio derivante da operazioni di cartolarizzazione;
  • Rischio da partecipazioni.

Ambito Rischi Finanziari:

  • Rischio di mercato;
  • Rischio di aggiustamento della valutazione del credito.

Ambiti altre tipologie:

Rischio di leva finanziaria eccessiva.

1.3.2 Ambito Rischi Creditizi

Rischio di credito

Rappresenta il rischio di perdita derivante dall'insolvenza o dal peggioramento del merito creditizio delle controparti affidate dal Gruppo; si compone:

  • della dimensione di rischio controparte. Riguarda il rischio di insolvenza o di peggioramento del merito creditizio delle controparti verso cui il Gruppo è esposto;
  • della dimensione di rischio operazione. Riguarda sia le perdite che il Gruppo sostiene per il mancato recupero dei crediti vantati verso controparti in default, sia l'incremento dei valori di esposizione verso soggetti che, in seguito ad un peggioramento della propria situazione economico – finanziaria, tendono (in tutti quei casi di forme tecniche di affidamento a c.d. "valore incerto") ad utilizzare maggiormente il fido loro concesso riducendo così il residuale margine disponibile.

Obiettivi e politiche di gestione del rischio di credito

Obiettivi

Il Gruppo, nell'ambito delle linee guida approvate dall'Organo Amministrativo della Capogruppo e in coerenza con l'evoluzione del quadro normativo di vigilanza, persegue l'obiettivo di rafforzare la propria posizione competitiva nel mercato che viene offerto alle piccole e medie imprese. In questo ambito il Gruppo si prefigge di ampliare la propria quota di mercato nei segmenti del credito commerciale, anche nei confronti di soggetti con fabbisogni specialistici come le farmacie, del leasing, del credito fiscale e di quello di dubbia esigibilità, tramite l'offerta di servizi finanziari di alta qualità, elevato livello di personalizzazione, controllo del rischio di credito e redditività coerente con la qualità offerta.

In considerazione delle particolari attività svolte dalle società del Gruppo, il rischio di credito configura l'aspetto più rilevante della rischiosità complessiva assunta. Il mantenimento di un'efficace gestione del rischio di credito costituisce un obiettivo strategico per il Gruppo Banca IFIS ed è perseguito adottando strumenti e processi integrati al fine di assicurare una corretta gestione del credito in tutte le sue fasi (istruttoria, concessione, monitoraggio e gestione, intervento su crediti problematici).

Aspetti organizzativi

Nell'ambito del Gruppo Banca IFIS, un ruolo fondamentale nella gestione e nel controllo del rischio di credito è svolto dagli Organi Societari della Banca e delle società finanziarie controllate che, secondo le rispettive competenze, assicurano l'adeguato presidio del rischio di credito individuando gli orientamenti strategici, le politiche di gestione e controllo del rischio, verificandone nel continuo l'efficienza e l'efficacia e definendo i compiti e le responsabilità delle funzioni aziendali coinvolte nei relativi processi.

Nell'attuale assetto organizzativo intervengono nel presidio e governo del rischio di credito specifiche aree di responsabilità centrali che garantiscono, con l'adeguato livello di segregazione, lo svolgimento delle attività di gestione e dei controlli di primo e secondo livello del rischio, mediante l'adozione di adeguati processi e applicativi informatici.

In linea generale, il processo creditizio nel suo insieme, pur conservando le specificità derivanti dai differenti prodotti/ portafogli, risponde ad un criterio organizzativo comune articolato principalmente su fasi operative, ruoli, responsabilità e controlli di vario livello.

La struttura organizzativa si articola, dunque, nelle seguenti business units declinate per tipologia di attività:

  • Credito Commerciale, unità organizzativa dedicata all'erogazione di servizi di finanziamento alle imprese domestiche;
  • Pharma, unità organizzativa dedicata all'acquisto di crediti nei confronti delle aziende sanitarie locali e alle aziende ospedaliere;
  • Farmacie, unità organizzativa dedicata all'erogazione di servizi di finanziamento alle farmacie domestiche, sia sviluppate internamente che segnalate dalla rete commerciale della società controllata Credifarma;
  • International, unità organizzativa dedicata all'erogazione di servizi di finanziamento alle imprese domestiche che effettuano attività di export nonché ad imprese straniere;
  • Crediti Erariali, unità organizzativa dedicata all'acquisto di crediti erariali, prevalentemente da società in procedura concorsuale o in stato di liquidazione;
  • Corporate Finance, unità organizzativa dedicata all'offerta di operazioni di finanza strutturata o di investimento in imprese non finanziarie in bonis o in quote di organismi interposti;
  • Special Situations, unità organizzativa deputata ad identificare e valutare le opportunità di concessione di nuova finanza ad aziende italiane che, seppur caratterizzate da una positiva redditività operativa di gestione caratteristica, sono uscite o stanno uscendo da una situazione di squilibrio finanziario e/o patrimoniale;
  • Leasing, unità organizzativa dedicata all'erogazione e alla gestione di prodotti di leasing.

Nel processo del credito, intervengono inoltre, alla data di riferimento della presente informativa, le attività creditizie svolte dalle controllate:

  • IFIS NPL S.p.A., società dedicata all'acquisizione, gestione e alla cessione di crediti non performing, prevalentemente originati da istituzioni finanziarie e banche, risultante dal conferimento del ramo d'azienda di Banca IFIS dedicato al business NPL perfezionato in data 1° luglio 2018;
  • Cap.Ital.Fin. S.p.A., società operante nel settore della cessione del quinto dello stipendio/pensione, delegazione di pagamento e nell'attività distributiva di prodotti finanziari quali mutuo e prestito personale;
  • Credifarma S.p.A., società di riferimento per le farmacie per la concessione di anticipazioni, finanziamenti a medio e lungo termine, leasing strumentale e servizi finanziari;
  • IFIS Finance Sp. Zo.o., società di factoring operante in Polonia;
  • IFIS Rental Service S.r.l., società non regolata specializzata nel segmento del noleggio operativo.

In via iniziale, ciascuna unità organizzativa, relativamente al proprio settore di attività, sviluppa e gestisce le relazioni commerciali e le opportunità di business in collaborazione con le Filiali presenti sul territorio nazionale, nel rispetto degli indirizzi e degli obiettivi strategici definiti dal Consiglio di Amministrazione.

Relativamente al processo di concessione del credito, ciascuna business unit individua la possibilità di nuove operazioni nel rispetto delle politiche di credito vigenti e sulla base del

risk appetite definito; in tale contesto effettua l'esame istruttorio delle domande di nuovi affidamenti e procede alla formalizzazione di una proposta da sottoporre ai competenti soggetti deliberanti, assicurando l'applicazione delle politiche di credito, dei controlli stabiliti ed effettuando un'analisi di merito creditizio come previsto dalla normativa interna vigente.

Le proposte di affidamento e/o di acquisizione di crediti vengono presentate ai competenti soggetti deliberanti che, sulla base dei rispettivi poteri delegati, esprimono la propria decisione in materia di concessione del fido richiesto; la decisione creditizia si riferisce sempre alla globalità dell'esposizione concessa alla controparte (o eventuali gruppi collegati).

Le Filiali di Banca IFIS S.p.a. non hanno autonomia deliberativa nell'assunzione del rischio di credito; ad esse viene attribuita, nei limiti e con le modalità stabilite in delibera da parte dei soggetti competenti di Direzione, la gestione dell'ordinaria operatività dei rapporti con la clientela sotto il costante monitoraggio delle strutture centrali.

Le operatività delle società controllate prevedono delle autonomie deliberative locali definite nell'ambito del perimetro operativo ed organizzativo definito dalla Capogruppo Banca IFIS.

Segue la fase di perfezionamento del credito che si riflette nella stipula del contratto, nelle attività relative all'acquisizione delle eventuali garanzie, nell'erogazione del finanziamento concesso. In tali fasi le business units sono affiancate da specifiche unità organizzative di supporto cui competono la predisposizione del contratto coerentemente ai disposti di delibera, nonché i controlli sul corretto adempimento di tutte le attività che portano all'erogazione del finanziamento.

Il processo di acquisizione del portafoglio crediti non performing adottato dalla controllata IFIS NPL prevede analoghe fasi organizzative riassumibili in:

  • origination, con l'individuazione delle controparti con cui effettuare le operazioni di acquisto e la valutazione dell'interesse commerciale nell'eseguire dette operazioni;
  • due diligence, con le attività di valutazione del portafoglio oggetto di acquisizione svolte da personale altamente qualificato, tese a valutare la qualità del portafoglio oggetto di cessione, nonché gli impatti organizzativi. Successivamente alla fase di due diligence vengono fissate le condizioni economiche di offerta/acquisto del portafoglio crediti e definite le modalità di gestione interna (analitica o massiva) con i relativi impatti sulle strutture operative;
  • delibera, con le attività di predisposizione del fascicolo istruttorio, assunzione, recepimento ed attuazione della delibera da parte del competente soggetto deliberante;
  • perfezionamento, con le attività di predisposizione e successiva stipula del contratto di acquisto e pagamento del prezzo.

La gestione operativa del credito, svolta per la clientela performing, comprende principalmente l'attività di gestione ordinaria e di monitoraggio effettuate da strutture istituite presso ciascuna società del Gruppo al fine di garantire la verifica continua e proattiva della clientela affidata. Tale attività è affiancata da un'attività di monitoraggio effettuata a livello di Gruppo da una specifica unità organizzativa istituita presso la Capogruppo, allo scopo di identificare le controparti che presentano anomalie andamentali, al fine di anticipare il manifestarsi di casi problematici e a fornire un adeguato reporting alle competenti funzioni aziendali.

Nel caso in cui la posizione di credito presenti oggettive situazioni di problematicità nel rimborso, la stessa viene trasferita a specifiche funzioni specializzate per prodotto nella gestione e recupero di operazioni deteriorate.

La gestione operativa del recupero dei crediti rivenienti da operazioni di acquisto di crediti di difficile esigibilità è curata sia da risorse interne alla controllata IFIS NPL S.p.A., sia da una diffusa e collaudata rete di società di esazione e di agenti in attività finanziaria operanti sull'intero territorio nazionale. La società sovrintende il processo di recupero in via giudiziale, relazionandosi nel continuo con gli studi legali incaricati ed esercitando un costante monitoraggio sull'attività di quest'ultimi allo scopo di verificarne la performance e la correttezza di comportamento. Infine, valuta la convenienza ad effettuare operazioni di cessione di portafogli di crediti non performing, da sottoporre – per l'approvazione – ai competenti soggetti deliberanti, coerentemente agli obiettivi di redditività assegnati e previa analisi degli impatti contabili, segnaletici, legali ed operativi che da esse discendono. A tal fine, si avvale degli approfondimenti operati per gli ambiti di rispettiva competenza dalle pertinenti funzioni aziendali della Capogruppo.

Sistemi di gestione, misurazione, controllo e reporting

Il rischio di credito è presidiato nel continuo con l'ausilio di procedure e strumenti che consentono una tempestiva individuazione delle posizioni che presentano particolari anomalie.

Il Gruppo Banca IFIS nel tempo si è dotato di strumenti e procedure che consentono di valutare e monitorare il rischio in modo specifico per ciascuna tipologia di clientela e di prodotto.

Superata con esito positivo la fase di valutazione e avviata l'operatività con il cliente, si procede con il monitoraggio nel continuo del rischio di credito verificando la puntualità dei rimborsi, la correttezza del rapporto, le informazioni segnalate dal Sistema alla Centrale dei Rischi o a banche dati selezionate e il profilo reputazionale e ad esaminare, per ciascuna di queste, le cause sottostanti.

Con riferimento alle attività di controllo del portafoglio, come riportato in precedenza, i crediti verso la clientela sono monitorati da specifiche unità all'interno delle citate business units/ legal entities alle quali è demandata la verifica continua e proattiva della clientela affidata (controlli di primo livello); si affiancano ulteriori attività di controllo svolte a livello centralizzato da specifica unità organizzativa basate anche sull'utilizzo di modelli di analisi andamentale sviluppati dalla funzione di Risk Management della Capogruppo, volti ad identificare situazioni di anomalia negli indicatori di early warning specificatamente indiv7iduati.

Alle esposizioni di rischio creditizio verso imprese domestiche viene attribuito un rating interno sulla base di un modello sviluppato internamente per il portafoglio commerciale. E' in corso un progetto che prevede l'evoluzione dell'attuale modello gestionale di rating di controparte verso imprese domestiche in considerazione dell'ampliamento del perimetro di gruppo e dei prodotti offerti.

A partire da gennaio 2018 sono state applicate per tutto il Gruppo le nuove regole di classificazione e valutazione degli strumenti finanziari in applicazione del nuovo principio contabile IFRS9.

Nell'espletamento delle attività di misurazione e controllo assume un'importanza fondamentale l'attività svolta dal Risk Management nell'ambito dei controlli di secondo livello.

Con riferimento ai rischi creditizi, la funzione di Risk Management:

  • presidia, monitora e valuta i rischi creditizi, eseguendo i controlli e le analisi secondo le linee guida definite; in particolare: (i) valuta la qualità del credito, garantendo il rispetto degli indirizzi e delle strategie creditizie attraverso il monitoraggio nel continuo degli indicatori di rischio di credito; (ii) monitora costantemente l'esposizione al rischio di credito e il rispetto dei limiti operativi assegnati alle strutture operative in relazione all'assunzione del rischio di credito; (iii) verifica, mediante controlli di secondo livello, il corretto svolgimento del monitoraggio andamentale sulle singole esposizioni, in particolare di quelle deteriorate, e valuta la coerenza delle classificazioni e la congruità degli accantonamenti; (iv) monitora l'esposizione al rischio di concentrazione e l'andamento delle esposizioni classificate come Grandi Esposizioni;
  • svolge attività di analisi quantitativa a supporto delle business units per l'utilizzo gestionale delle misure di rischio;
  • presidia il processo di sorveglianza del valore delle garanzie reali, personali e finanziarie acquisite.

In relazione al rischio di credito connesso agli investimenti in titoli obbligazionari e di equity investment la Banca è costantemente impegnata nel monitoraggio della qualità creditizia; adeguata informativa periodica viene fornita al Consiglio di Amministrazione ed all'Alta Direzione di Banca IFIS.

Nell'ambito dei principi Basilea 3, per la determinazione del requisito patrimoniale a fronte dei rischi di credito di primo pilastro, Banca IFIS ha scelto di avvalersi del metodo standardizzato.

La Capogruppo Banca IFIS, al fine di valutare le proprie vulnerabilità a livello di gestione del capitale e della liquidità, ha sviluppato delle tecniche quantitative e qualitative con le quali valuta la propria esposizione ad eventi eccezionali ma plausibili. Tali analisi, definite analisi di stress, misurano gli effetti per la Banca e le sue controllate, in termini di rischiosità, derivanti da movimenti congiunti delle variabili economico-finanziarie in ipotesi di scenari avversi. Tali analisi interessano in maniera rilevante il rischio di credito.

Le analisi di stress consentono di verificare la resilienza del Gruppo, simulando e stimando gli impatti di situazioni avverse, e forniscono importanti indicazioni in merito alla propria esposizione ai rischi e agli strumenti, all'adeguatezza dei relativi sistemi di mitigazione e controllo ed alla capacità di far fronte a perdite inattese anche in ottica prospettica e di pianificazione.

La Capogruppo Banca IFIS, a fini regolamentari, effettua esercizi di stress nell'ambito della definizione del Risk Appetite Framework, della predisposizione del Recovery Plan e del resoconto ICAAP e ILAAP, almeno su base annuale, come richiesto dalla normativa di vigilanza prudenziale vigente. In tale contesto valuta, fra gli altri, la sostenibilità delle strategie creditizie in condizioni avverse.

Tecniche di mitigazione del rischio di credito

Rientrano nell'ambito delle tecniche di mitigazione del rischio di credito quegli strumenti che contribuiscono a ridurre la perdita che il Gruppo andrebbe a sopportare in caso di default

della controparte; nello specifico, ci si riferisce alle garanzie ricevute dalla clientela, sia di tipo reale sia personale, e ad eventuali contratti che possono determinare una riduzione del rischio di credito.

In linea generale, nell'ambito del processo di concessione e gestione del credito, per talune tipologie di affidamenti, viene incentivato il rilascio da parte della clientela di idonee garanzie atte a ridurne la rischiosità. Esse possono essere rappresentate da garanzie reali che gravano su beni, quali ad esempio i pegni su attività finanziarie, le ipoteche su immobili (residenziali/ non residenziali) e/o da garanzie personali (tipicamente le fidejussioni) che gravano su un soggetto terzo ove la persona (fisica o giuridica) si costituisce garante della posizione debitoria del cliente in caso di insolvenza.

In particolare:

  • nell'ambito dell'attività di factoring, qualora la tipologia e/o la qualità del credito ceduto non risultino pienamente soddisfacenti o, più in generale, il cliente cedente non risulti di merito creditizio sufficiente, è prassi consolidata, a maggior tutela del rischio di credito assunto dal Gruppo nei confronti del cliente cedente, acquisire garanzie fidejussorie aggiuntive da parte di soci o amministratori dei clienti cedenti. Per quanto riguarda i debitori ceduti nei rapporti di factoring, ove si ritiene che gli elementi di valutazione disponibili sul debitore ceduto non siano adeguati per una corretta valutazione/ assunzione del rischio di credito connesso alla controparte debitrice, o piuttosto che l'ammontare di rischio proposto superi i limiti individuati nella valutazione della controparte, si acquisisce idonea copertura dal rischio di default del debitore ceduto. La copertura prevalentemente utilizzata su debitori ceduti esteri con operatività pro soluto è realizzata attraverso garanzie rilasciate da factors corrispondenti e/o polizze assicurative sottoscritte con operatori specializzati;
  • in ambito Lending in funzione della specificità dei propri prodotti, si acquisiscono idonee garanzie, in relazione allo standing della controparte, alla durata ed alla tipologia del finanziamento. Tra queste garanzie rientrano oltre alle garanzie ipotecarie, i privilegi su impianti e macchinari, i pegni, le fidejussioni, le assicurazioni del credito ed i depositi collaterali;
  • in relazione all'operatività Leasing finanziario, occorre sottolineare che il rischio di credito è attenuato dalla presenza del bene oggetto del leasing. Il locatore ne mantiene la proprietà sino all'esercizio dell'eventuale opzione di acquisto finale, garantendosi un maggior tasso di recupero in caso di insolvenza del cliente;
  • in relazione all'operatività in crediti di difficile esigibilità ed acquisto di crediti fiscali da procedure concorsuali, ed al relativo modello di business, non vengono di norma poste in essere azioni volte ad acquisire copertura a fronte dei rischi creditizi;
  • la cessione del quinto è senza dubbio una forma tecnica poco rischiosa, in considerazione delle particolarità di questo prodotto che prevede obbligatoriamente una copertura assicurativa per il rischio di decesso e/o di impiego del cliente ed il vincolo, a maggior garanzia del finanziamento, del trattamento di fine rapporto maturato dal cliente;
  • l'operatività di finanziamento alle farmacie prevede un'anticipazione accompagnata da una cessione o da un mandato all'incasso dei crediti con la possibilità di utilizzare le anticipazioni successive a decurtazione dei finanziamenti in essere.

Nell'ambito delle attività di acquisizione di portafogli NPL da parte della controllata IFIS NPL, possono essere presenti posizioni garantite da ipoteche di primo grado che presentano una rischiosità inferiore rispetto al portafoglio complessivo acquisito.

La determinazione dell'ammontare complessivo degli affidamenti concedibili allo stesso cliente e/o gruppo giuridico ed economico tiene conto di appositi criteri per la ponderazione

delle diverse categorie di rischio e delle garanzie. In particolare, al valore di stima delle garanzie reali vengono applicati "scarti" prudenziali, differenziati per tipologia di garanzia.

Ulteriori informazioni sono riportate nel § 17 del presente documento.

Attività finanziarie deteriorate

Le modalità di classificazione dei crediti deteriorati si attengono ai criteri definiti da Banca d'Italia.

Le posizioni deteriorate o che presentano criticità marcate sono gestite direttamente da specifiche unità organizzative istituite in ciascuna società del Gruppo Bancario che:

  • verificano la volontà e la capacità della controparte di far fronte al pagamento del debito al fine di stabilire la più idonea strategia di recupero da adottare;
  • gestiscono il contenzioso, giudiziale e stragiudiziale relativo al recupero del credito;
  • definiscono e propongono al competente soggetto deliberante l'eventuale modifica dello stato amministrativo e la quantificazione dei "dubbi esiti analitici" sulle posizioni assegnate;
  • assicurano il monitoraggio della consistenza delle esposizioni classificate a sofferenza e delle relative attività di recupero in corso.

Rientrano tra le attività deteriorate i crediti acquisiti dalla controllata IFIS NPL acquistati a valori sensibilmente inferiori rispetto al valore nominale; gli incassi, di norma superiori rispetto al prezzo pagato, minimizzano il rischio di perdita.

Il Gruppo, nella gestione dei non performing loans, definisce obiettivi quantitativi (quali limiti massimi) in termini di esposizioni deteriorate nonché di interventi predefiniti da attuarsi secondo idonei criteri di applicazione e priorità, al fine di assicurare nel tempo il rispetto dei limiti prefissati. Nella gestione di tali aspetti il Gruppo deve, peraltro, necessariamente tenere conto dei diversi segmenti di attività e correlate tipologie di credito, declinando soluzioni ed azioni coerenti con le specificità dei singoli comparti, al fine di assicurare il miglior risultato in termini di tutela del valore e velocità di soluzione.

Ciò premesso, la Banca in sede di predisposizione del piano operativo di gestione degli NPL di breve e di medio e lungo, approvato dal Consiglio di Amministrazione lo scorso 20 settembre 2018 e trasmesso successivamente alla Banca d'Italia, ha individuato i seguenti indicatori di performance da perseguire con una gestione attenta e proattiva:

  • "npe ratio lordo", costituto dal rapporto tra le "esposizioni deteriorate lorde" e il "totale dei crediti erogati alla clientela";
  • "npe ratio netto", costituito dal rapporto tra le "esposizioni deteriorate al netto delle relative rettifiche" e il "totale dei crediti erogati alla clientela".

Con riferimento alle esposizioni creditizie per cassa del settore imprese in essere alla data del 31 dicembre 2018 (escluse le posizioni rivenienti dall'acquisto e gestione di crediti deteriorati di terzi originators gestite dalla controlla IFIS NPL S.p.A.), il livello dell' "npe ratio lordo" del Gruppo è risultato pari al 9,5%, mentre l' "npe ratio netto" è risultato pari al 5,2%, in linea con gli obiettivi di riduzione prefissati per il periodo in esame.

Il perseguimento dell'obiettivo di riduzione dello stock di crediti deteriorati di medio/lungo termine, come predeterminato a piano, è atteso che avvenga attraverso una strategia

differenziata in relazione alla specificità dei singoli portafogli interessati (tenendo in considerazione la tipologia di controparte e la specificità dei singoli prodotti). In linea generale, le azioni che verranno adottate sono essenzialmente riconducibili alle seguenti direttrici, peraltro da tempo perseguite:

  • contenimento del default rate al fine di ridurre l'afflusso di posizioni a non performing attraverso l'estensione e il rafforzamento dell'attività di monitoraggio delle relazioni creditizie volta ad anticipare, ed eventualmente a prevenire, il deterioramento delle posizioni;
  • miglioramento dei tassi di rientro "in bonis" attraverso un impiego più rilevante di misure di concessione nei confronti delle controparti che presentano segnali di difficoltà finanziaria;
  • sfruttamento delle expertise attualmente presenti in Banca IFIS e dei virtuosi processi di recupero esistenti per massimizzare i saggi di recupero;
  • riduzione dello stock di crediti deteriorati attraverso la valutazione di cessioni selettive di singole posizioni rilevanti, nonché attraverso l'applicazione delle vigenti politiche di writeoff.

Maggiori dettagli informativi di tale operatività sono riportati nella sezione E della nota integrativa del Bilancio consolidato del Gruppo Bancario Banca IFIS.

Ulteriori informazioni sono riportate nel § 7 del presente documento.

Rischio di concentrazione del credito

Rischio derivante da esposizioni verso controparti, incluse le controparti centrali, gruppi di controparti connesse e controparti operanti nel medesimo settore economico, nella medesima regione geografica o che esercitano la stessa attività o trattano la stessa merce, nonché dall'applicazione di tecniche di attenuazione del rischio di credito, compresi, in particolare, i rischi derivanti da esposizioni indirette, come, ad esempio, nei confronti di singoli fornitori di garanzie.

Obiettivi e politiche di gestione del rischio di concentrazione

Il Gruppo Banca IFIS pone particolare attenzione alla concentrazione del rischio di credito con riferimento a tutte le società del Gruppo sia a livello individuale che consolidato. Il Consiglio di Amministrazione di Banca IFIS ha impegnato l'Alta Direzione ad agire in funzione di un contenimento dei grandi rischi. In linea con le indicazioni del Consiglio sono sottoposti a monitoraggio in via sistematica anche le posizioni a rischio che impegnano il Gruppo in misura rilevante.

In linea con le prescrizioni di vigilanza nel processo del credito, ai fini della gestione e del controllo del rischio di concentrazione, si possono distinguere due differenti fasi: la prima rappresentata dall'affidamento, in particolare in sede di assunzione delle "grandi esposizioni" e la seconda, è identificabile nel monitoraggio continuativo della qualità delle esposizioni in essere, soprattutto di maggiore ammontare.

Il Gruppo Banca IFIS, con modalità correlate alla natura dei prodotti/clientela intermediati, si è dotato di procedure interne coerenti con l'assunzione e il monitoraggio delle "grandi esposizioni", da applicare in via cautelativa anche ai finanziamenti che pur non risultando "grandi esposizioni" abbiano dimensioni tali da poter avere effetti di rilievo sulla solidità patrimoniale della società finanziatrice in caso di crisi del soggetto/gruppo affidato. In

particolare, le società del Gruppo Bancario, avvalendosi anzitutto delle evidenze fornite dall'anagrafe della Banca che identifica per tutta la clientela del Gruppo Bancario i rapporti in essere e gli eventuali legami giuridici ed economici, acquisiscono nel corso dell'istruttoria per la concessione di un nuovo finanziamento o del monitoraggio della posizione, tutti i dati e le informazioni ritenute necessarie per valutare la singola operazione nel coacervo complessivo dell'esposizione con il gruppo di appartenenza della controparte, la cui composizione viene mantenuta nel tempo aggiornata.

La funzione Risk Management monitora periodicamente la composizione della clientela ed il relativo grado di concentrazione, con particolare focus verso i prenditori di grande rilievo, al fine di mantenere, per quanto possibile un soddisfacente frazionamento del rischio creditizio e di limitare le potenziali perdite in caso di insolvenza di controparti con esposizioni debitorie rilevanti. Con riguardo ai portafogli con caratteristiche retail l'attività di monitoraggio in materia di concentrazione si declina con logiche di portafoglio e attraverso fattispecie differenziate in relazione alla tipologia di prodotto e di gestione.

La Banca assicura il costante rispetto dei limiti regolamentari alla concentrazione dei rischi sia su base individuale che consolidata, nonché il rispetto dei limiti regolamentari più stringenti riferiti a soggetti collegati. I risultati delle verifiche sono riportati all'Alta Direzione all'interno del Tableau de Bord a cadenza trimestrale.

Una rappresentazione quantitativa delle "Grandi esposizioni" in essere alla data del 31 dicembre 2018 è riportata nella sezione E della nota integrativa del Bilancio consolidato del Gruppo Bancario Banca IFIS. L'ammontare complessivo delle grandi esposizioni al valore ponderato al 31 dicembre 2018 è costituito per 228 milioni di euro da attività fiscali, per 238 milioni di euro da esposizioni nei confronti di partecipazioni non rientranti nel perimetro di consolidamento prudenziale e per 136 milioni di euro da esposizioni nei confronti di clientela corporate.

Al fine di compiere una completa misurazione dei rischi a cui il Gruppo è esposto, nell'ambito del secondo pilastro Banca IFIS calcola l'add-on di capitale a fronte del rischio di concentrazione single-name e geo-settoriale.

Come noto, il rischio di concentrazione single-name mira a "correggere" ed integrare la quantificazione del rischio di credito, misurato con metodologia standardizzata, definendo un add-on di capitale che miri a coprire il rischio derivante dalla eccessiva concentrazione verso gruppi di imprese connesse. Il Gruppo misura il rischio di concentrazione relativo al "portafoglio bancario", attraverso la metodologia semplificata prescritta dalla Circolare 285/2013 – Parte Prima - Titolo III "Processo di controllo prudenziale" – Capitolo 1 – allegato B, ai fini del computo del relativo requisito patrimoniale regolamentare.

Specifico processo è utilizzato per calcolare il capitale interno a fronte del rischio di concentrazione di natura geo-settoriale secondo la proposta metodologica ABI di recente revisionata, che si propone di fornire una modalità semplificata per la determinazione dell'eventuale add-on di capitale interno riferito alla differenza tra la concentrazione del portafoglio aziendale e quella del portafoglio benchmark geo-settoriale di riferimento. Nell'applicazione della metodologia, non avendo il Gruppo un'area geografica di prevalenza, utilizza come riferimento il portafoglio su base nazionale.

Una non trascurabile esposizione al rischio di concentrazione può essere generata dai crediti erogati dalla Banca nei confronti di controparti classificabili come medie e grandi aziende principalmente per le attività di corporate lending e Finanza Strutturata. I crediti vantati dal Gruppo nei confronti di controparti appartenenti alle classi retail e alle imprese di

medie dimensioni, generalmente riferibili alle attività di factoring, leasing, farmacie, prestiti alle famiglie, nonché alle posizioni di rischio provenienti dall'acquisizione di crediti non performing, considerate la granularità e la tipologia delle esposizioni a rischio, influiscono in una misura nettamente inferiore sul rischio di concentrazione.

Rischio di controparte

Rappresenta il rischio che la controparte di una transazione, avente ad oggetto strumenti finanziari, risulti inadempiente prima del regolamento definitivo dei flussi finanziari della transazione stessa.

Il Gruppo Banca IFIS nel 2017 aveva richiesto ed ottenuto l'autorizzazione ad effettuare l'attività di prestazione di servizi di investimento presso la clientela, finalizzata principalmente alla copertura dei rischi di tasso e cambio assunti dalla clientela attraverso l'offerta di operazioni derivate plain-vanilla.

Nel corso del 2018, il Gruppo non ha effettuato attività in prodotti finanziari derivati per conto terzi e ha limitato l'attività in conto proprio a strumenti di copertura dal rischio di mercato. Banca IFIS utilizza, talvolta, derivati finanziari finalizzati alla copertura delle esposizioni sui tassi di cambio.

Al 31 dicembre 2018 la sola Banca gestisce un portafoglio residuale di prodotti derivati, principalmente su tassi di interesse, risultante da operazioni concluse dalla ex - controllata Interbanca con primarie istituzioni finanziarie e clientela corporate incluse nel portafoglio di negoziazione. Alla medesima data, sono altresì presenti nel medesimo portafoglio alcuni contratti derivati su tassi di cambio legati alla gestione della posizione in cambi della Banca. Per le operazioni in essere, si evidenzia la totale estraneità del Gruppo a logiche di carattere speculativo.

A livello organizzativo, nel corso del terzo trimestre 2018, è stata costituita la business unit Finanza Proprietaria ed è stato avviato un progetto interfunzionale avente come scopo l'implementazione dei processi, presidi e sistemi necessari allo svolgimento dell'attività.Al riguardo, ci si attende un impatto sul rischio di controparte derivante dall'attività prevista a regime nel corso del 2019 dalla nuova business unit, che non si ritiene comunque significativo in relazione alla tipologia di operatività, alla natura delle controparti ed ai sistemi di marginazione previsti.

Per quanto riguarda il rischio di controparte connaturato all'attività di raccolta in pronti contro termine, il suo monitoraggio si sostanzia in una puntuale e costante verifica della struttura e qualità del portafoglio titoli di proprietà, in quanto il rischio sottostante è direttamente connesso al merito creditizio delle controparti con le quali vengono poste in essere le operazioni di finanziamento collateralizzato (generalmente controparti centrali quali Cassa Compensazione e Garanzia e Banca Centrale Europea) e proporzionale alla volatilità di prezzo dei titoli in portafoglio dati in garanzia. Alla chiusura dell'esercizio risulta in essere un'unica operazione di pronti contro termine con controparte centrale. In considerazione delle previsioni regolamentari in materia di operazioni SFT poste in essere con controparti centrali e assistite da garanzia reale su base giornaliera, l'impatto in termini di requisito patrimoniale è comunque pari a zero.

In relazione sia al basso livello di esposizione del portafoglio di prodotti derivati, sia alla scarsa incidenza dei capitali interni assorbiti connessi al rischio di controparte (CCR) sul totale complessivo del capitale interno assorbito sui rischi, si ritiene che la rilevanza potenziale del suddetto rischio a livello di Gruppo sia "bassa".

La Banca, per la misurazione del rischio di controparte e la misurazione del relativo capitale interno, si basa sulle metodologie prescritte dal Regolamento (UE) n. 575/2013 del 26 giugno 2013 – Parte Tre, Titolo II, Capo 6 (CCR) e per la relativa applicazione in Italia dalla Circolare 285/2013, ai fini del computo dei pertinenti requisiti patrimoniali regolamentari. In particolare per le transazioni riguardanti i derivati, ai fini della misurazione del rischio di controparte applica il "metodo del valore di mercato" (articolo 274 CRR).

Ulteriori informazioni sono riportate nel § 5 del presente documento.

Rischio paese

Rappresenta il rischio di perdite causate da eventi che si verificano in un paese diverso dall'Italia. Il concetto di rischio paese è più ampio di quello di rischio sovrano in quanto è riferito a tutte le esposizioni indipendentemente dalla natura delle controparti, siano esse persone fisiche, imprese, banche o amministrazioni pubbliche.

Il rischio paese rappresenta una componente aggiuntiva del rischio di insolvenza dei singoli prenditori, misurato nell'ambito dei sistemi di controllo dei rischi creditizi del Gruppo.

In generale il rischio paese deriva dalla possibilità di perdita dovuta ad eventi non dipendenti dalla solvenza del debitore, ma riconducibili al paese, inteso in senso lato, in cui esso è residente. Qualunque prestito internazionale presenta un rischio paese, in ragione del fatto che le capacità e/o le possibilità di rimborso del debitore possono essere condizionate da fattori economici, politici e sociali che trascendono la dimensione microeconomica del rapporto creditizio. Nel caso in cui il debitore sia un operatore privato, tale rischio si concretizza in una serie di impedimenti politici, economici e/o tecnici di cui è responsabile, in ultima istanza, l'autorità pubblica; nel caso in cui, invece, il debitore si identifichi con il governo di un paese o con qualsiasi altro ente pubblico o pubblicamente garantito (debitore c.d. "sovrano"), tale rischio si manifesta con la diretta incapacità (tecnica, economica, finanziaria) o rifiuto di tali soggetti ad ottemperare agli impegni assunti.

La gran parte delle esposizioni a rischio del Gruppo Bancario è concentrata in Italia; le esposizioni restanti verso clientela non domestica sono riferite principalmente a controparti residenti nell'Unione Europea. Nello specifico le unità operative di business aventi esposizioni creditizie di rilievo con clientela estera sono la BU International e la controllata polacca IFIS Finance Sp. Zo.o.. Il target di clientela a cui si rivolge la BU International riguarda servizi di finanziamento alle imprese domestiche che effettuano attività di export nonché ad imprese estere, operando direttamente o avvalendosi della collaborazione di corrispondenti esteri. Lo sviluppo delle relazioni con corrispondenti esteri (banche estere o intermediari factoring non bancari) avviene nel mercato import e nel mercato export prevalentemente nell'ambito della rete mondiale di società factoring "Factors Chain International" (FCI). La controllata IFIS Finance Sp. Zo.o. è la società del Gruppo specializzata in servizi di factoring (import/export) nel mercato polacco.

La valutazione dell'incidenza del rischio paese all'interno delle diverse unità operative è di natura qualitativa e i driver considerati sono:

  • la numerosità delle controparti aventi sede in uno stato diverso dall'Italia con cui operano le diverse unità operative;
  • il livello delle esposizioni complessive per ciascun paese estero;
  • il rischio che un evento potenziale possa incidere sull'intero Paese portando al default un ampio gruppo di debitori.

Nella valutazione del rischio paese si tiene conto, in particolare, per i paesi extra-UE delle informazioni e delle statistiche rese disponibili da istituti terzi, quali ad esempio la SACE S.p.A..

In riferimento alle esposizioni verso debitori esteri "sovrani", il Gruppo non presenta alla data esposizioni di rischio.

Una rappresentazione quantitativa della distribuzione territoriale delle esposizioni creditizie per cassa e fuori bilancio verso la clientela è riportata nella sezione E della nota integrativa del Bilancio consolidato del Gruppo Bancario Banca IFIS. La maggioranza delle esposizioni creditizie nette è riferita a clientela domestica. Alla luce di quanto esposto, si ritiene che la rilevanza potenziale del suddetto rischio a livello di Gruppo sia "bassa".

Rischio sovrano Italia

Rappresenta il rischio che il governo italiano non rispetti le proprie obbligazioni finanziarie per fattori economici, finanziari e politici.

Il Gruppo risulta esposto per una parte residuale del proprio attivo verso lo Stato italiano per investimenti in titoli governativi. Di conseguenza possibili scenari macroeconomici e/o politici avversi, che potrebbero causare il mancato rispetto da parte del Governo italiano delle proprie obbligazioni finanziarie, avrebbero un contenuto impatto sul Gruppo. Per effetto del recente downgrade del paese Italia, il Gruppo ha registrato a fine esercizio 2018 un decremento del valore dei titoli in portafoglio con impatti negativi modesti sul patrimonio; con riferimento alla liquidità, gli effetti derivanti dalla diminuzione delle garanzie disponibili utilizzabili per il rifinanziamento sul mercato collateralizzato risultano non rilevanti.

Specifica informativa in merito al Debito Sovrano è riportata nella sezione E della nota integrativa del Bilancio consolidato del Gruppo Bancario Banca IFIS. Alla data del 31 dicembre 2018 il valore di bilancio dei titoli di debito emessi dalla Repubblica Italiana ammontava a 410,4 milioni di euro al netto della riserva da valutazione negativa pari a 8,5 milioni di euro.

La valutazione dell'incidenza del rischio sovrano Italia è di natura qualitativa; si ritiene che la rilevanza potenziale del rischio sovrano Italia a livello di Gruppo sia "bassa".

Rischio trasferimento

Rischio che il Gruppo, affidatario di un soggetto che percepisce le sue principali fonti di reddito in una valuta diversa da quella dell'affidamento, realizzi delle perdite dovute alle difficoltà del debitore di convertire la propria valuta nella valuta in cui è denominata l'esposizione.

Il rischio trasferimento può impattare sull'operatività generata dal Gruppo, in particolare nell'ambito dell'operatività su import/ export factoring, ovvero factoring estero su estero.

La valutazione dell'incidenza del rischio trasferimento è qualitativa, il driver considerato è la numerosità delle controparti che si finanziano con una valuta diversa rispetto a quella in cui percepiscono le principali fonti di reddito. Nell'ambito del processo di erogazione del credito, al fine di individuare potenziali perdite future dovute alla difficoltà della controparte di convertire la propria valuta, è posta particolare attenzione nella fase di underwriting a fattori

di rischio quali la residenza dell'affidato, la valuta di denominazione della transazione e la valuta delle principali fonti di reddito del cliente.

La rilevanza potenziale del rischio di trasferimento a livello di Gruppo è valutata "bassa".

Rischio residuo

Rappresenta il rischio che le tecniche riconosciute per l'attenuazione del rischio di credito utilizzate dal Gruppo (cd. Credit Risk Mitigation) risultino meno efficaci del previsto.

Il rischio residuo è collegato alla possibilità che le tecniche riconosciute per l'attenuazione del rischio di credito utilizzate ai fini dell'abbattimento del requisito patrimoniale risultino meno efficaci del previsto, generando nelle esposizioni garantite delle perdite superiori a quelle coperte dai corrispondenti requisiti patrimoniali calcolati dal Gruppo secondo la metodologia standardizzata di misurazione del rischio di credito del portafoglio bancario.

Le strategie perseguite dal Gruppo prevedono che le linee di credito vengano preferibilmente assistite da idonee garanzie e strumenti di mitigazione del rischio. In particolare la Banca, in relazione all'operatività Corporate Finance, concedendo prevalentemente affidamenti a medio termine, privilegia operazioni caratterizzate dall'acquisizione di garanzie in relazione allo standing della controparte e alla durata del finanziamento, ad esempio garanzie ipotecarie, privilegi su impianti e macchinari, i pegni, le fidejussioni, le assicurazioni del credito e i depositi collaterali. In relazione alla finanza agevolata si procede a finanziare le PMI con il sostegno del Fondo di Garanzia concesso dal Ministero dello Sviluppo Economico, con l'obiettivo duplice di dare la possibilità all'impresa di ottenere finanziamenti senza garanzie aggiuntive (e quindi senza costi di fidejussioni o polizze assicurative) per la parte garantita dal Fondo e alla Banca di attenuare il rischio di credito per l'esposizione garantita.

Criteri analoghi sono seguiti dalle controllate del Gruppo, in funzione dei prodotti da esse intermediati.

Rileva inoltre evidenziare che, seppur con un non diretto impatto sulle tecniche di CRM, il Gruppo nel comparto NPL abbia iniziato ad operare acquisendo ipoteche di vario grado su immobili1 , il cui valore di mercato ha un diretto impatto sul presumibile valore di recupero del credito. Le perizie sono in genere effettuate da periti esterni al Gruppo.

La rilevanza potenziale del rischio residuo a livello di Gruppo è valutata "bassa".

Ulteriori informazioni sono riportate nel § 17 del presente documento.

1 Sia in IFIS NPL che nella nuova acquisita FBS.

Rischio di regolamento e consegna

Rappresenta il rischio che una controparte non adempia al proprio obbligo di consegna o pagamento nell'ambito di una transazione di strumenti finanziari.

Il rischio di regolamento e consegna insiste nell'ambito di transazioni in strumenti finanziari, di conseguenza tale rischio incide potenzialmente sui processi di gestione della Tesoreria.

Per la valutazione dell'incidenza del rischio di regolamento e consegna la banca ha considerati come driver:

  • lo standing creditizio delle controparti;
  • la complessità degli strumenti finanziari sottostanti le operazioni;
  • la percentuale di operazioni rilevanti con controparti centrali;
  • la percentuale delle transazioni gestite attraverso le infrastrutture del mercato finanziario.

La rilevanza potenziale del rischio di regolamento e consegna a livello di Gruppo è valutata "bassa".

Rischio derivante da operazioni di cartolarizzazione

Rappresenta il rischio che la sostanza economica dell'operazione di cartolarizzazione non sia pienamente rispecchiata nelle decisioni di valutazione e di gestione del rischio.

Alla data del 31 dicembre non sono presenti operazioni di cartolarizzazione originate con l'obiettivo di conseguire vantaggi economici riguardanti l'ottimizzazione del portafoglio crediti (cd. "effettivo trasferimento del rischio"). Sono tuttavia riscontrabili un'operazione di autocartolarizzazione di leasing e un' operazione di cartolarizzazione di crediti commerciali originata senza trasferimento di rischi e benefici, le quali si inquadrano nella più generale politica di rafforzamento della posizione di liquidità del Gruppo.

Il Gruppo, inoltre, presenta esposizioni verso operazioni di cartolarizzazione di terzi di importo contenuto e a basso profilo di rischio, acquisite con finalità di investimento allo scopo di generare margine di profitto e di realizzare un apprezzabile ritorno a medio-lungo termine sul capitale. Tali operazioni possono essere originate dalle diverse business unit del Gruppo, in relazione alle caratteristiche del portafoglio sottostante, sia in bonis che deteriorato, ovvero nell'ambito dell'attività di investimento della liquidità.

Le attività di acquisizione vengono svolte in conformità con le politiche e procedure relative al rischio di credito, ed in particolare con la "Politica per la gestione delle operazioni di cartolarizzazione", e nel rispetto della propensione al rischio stabilite nell'ambito del Risk Appetite Framework. Il Gruppo investe in cartolarizzazioni di cui è in grado di valutare, in forza dell'esperienza maturata, i relativi asset sottostanti. In particolare, l'unità proponente, identificata l'opportunità di investimento, svolge le attività di due diligence al fine di valutare i flussi di cassa futuri e la congruità del prezzo, coordinando, a tal fine, le unità organizzative di volta in volta competenti e formalizzando i relativi esiti da sottoporre all'organo deliberante competente. Successivamente all'acquisizione, l'investimento è oggetto di monitoraggio, su base continuativa, con riferimento agli indicatori di performance delle esposizioni sottostanti e all'aderenza dei flussi di cassa rispetto alle valutazioni effettuate in sede di acquisizione.

La rilevanza potenziale del rischio derivante da operazioni di cartolarizzazione a livello di Gruppo è valutata "bassa".

Maggiori dettagli informativi di tale operatività sono riportati nella sezione E della nota integrativa del Bilancio consolidato del Gruppo Bancario Banca IFIS.

Ulteriori informazioni sono riportate nel § 14 del presente documento.

Rischio da partecipazioni

Rischio di una perdita di valore della partecipazione (in imprese finanziarie e non) detenuta dal Gruppo derivante dalla possibilità di incorrere in perdite in conto capitale, di conseguire un rendimento inferiore a quanto previsto e/o di dover sostenere immobilizzi per periodi superiori alle attese iniziali. Tale rischio include eventuali conflitti di interesse e di inadeguata separatezza organizzativa o societaria fra l'attività di investimento in partecipazioni e la rimanente attività bancaria.

Il rischio da partecipazioni è generato da operazioni di differente natura fra le quali rilevano:

  • attività di equity investment di società industriali, commerciali o servizi in fase di sviluppo o maturità;
  • ulteriori posizioni di equity investment derivanti da operazioni di ristrutturazione di clienti in temporanea difficoltà nell'ambito delle quali è stata richiesta la conversione del debito in capitale o strumenti partecipativi assimilabili;
  • nuove opportunità di investimento attese in conformità agli indirizzi strategici definiti dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo;
  • la controllata IFIS Rental Services S.r.l. esclusa dal perimetro di gruppo bancario e dal perimetro di consolidamento prudenziale, in quanto società non finanziaria esercitante attività connessa.

L'attività di presidio del rischio da partecipazioni è esercitata dalla business unit "Corporate Finance", unità dedicata, fra gli altri, all'offerta di operazioni di investimento in imprese finanziarie in bonis o in quote di organismi interposti. In tale ambito analizza le prospettive di rendimento insite nell'investimento e verifica l'adeguatezza rispetto al complessivo profilo di rischio, valuta la convenienza per la Banca ad effettuare l'investimento e infine gestisce nel continuo le operazioni presenti nel portafoglio investimenti della Banca.

La funzione di Risk Management sovrintende l'attività di monitoraggio ovvero di controllo del rispetto dei limiti regolamentari in termini di detenzione sugli investimenti in partecipazioni.

La rilevanza potenziale del rischio da partecipazioni a livello di Gruppo è valutata "bassa".

Ulteriori informazioni sono riportate nel § 12 del presente documento.

1.3.3 Ambito Rischi Finanziari

Rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario

Rischio derivante da variazioni potenziali dei tassi di interesse, con riferimento alle attività diverse dalla negoziazione. Esso rappresenta il rischio che variazioni inattese dei tassi di interesse possano determinare effetti negativi sia in termini reddituali, riducendo il margine di interesse, sia in termini patrimoniali, riducendo il valore economico della Banca.

Obiettivi e politiche di gestione del rischio di tasso di interesse

L'assunzione del rischio di tasso di interesse costituisce una componente ordinaria dell'attività bancaria e può essere un'importante fonte di reddito e di valore patrimoniale. Tuttavia, movimenti avversi nei tassi di mercato possono avere effetti negativi sia sul livello degli utili che sul valore del capitale della Banca e delle sue controllate: cambiamenti nei tassi incidono infatti sul livello reddituale corrente attraverso variazioni nel margine di interesse e influenzano al tempo stesso anche il valore delle attività, delle passività e delle poste fuori bilancio. Pertanto, un efficace sistema di gestione del rischio che mantenga l'esposizione al rischio di tasso di interesse entro livelli ritenuti accettabili è essenziale per la sicurezza e la solidità finanziaria del Gruppo.

Il rischio di tasso d'interesse sul portafoglio bancario è un rischio trasversale che incide su tutte le società del Gruppo e la cui gestione è accentrata presso la Capogruppo. L'assunzione di rischi di tasso d'interesse significativi è in linea di principio estranea alla gestione della Banca e del Gruppo.

L'esposizione a tale rischio viene analizzata attraverso la sensitività del margine di interesse e del valore economico a variazioni dei tassi di interesse. Le analisi riguardanti la sensitività del margine di interesse vengono utilizzate a livello gestionale per verificare il posizionamento del Gruppo a breve termine, mentre l'approccio del valore economico ha per sua natura una rilevanza di medio-lungo termine.

Il monitoraggio del rischio di tasso si avvale di una serie di indicatori di rischio che sono verificati e rendicontati trimestralmente nel reporting periodico di gruppo indirizzato ai vertici aziendali. Sono valutate ed attivate laddove ritenuto opportuno azioni di mitigazione di copertura del rischio tasso al superamento delle soglie prefissate.

Considerando la costante evoluzione del model business del Gruppo, i processi di gestione e monitoraggio del rischio di tasso di interesse necessariamente richiedono adeguate fasi di aggiornamento e/o di revisione; al riguardo, nel corso del 2018, sono state integrate le posizioni di rischio delle società acquisite Cap.Ital.Fin. S.p.A. e Credifarma S.p.A. all'interno del sistema di monitoraggio adottato dalla Capogruppo, consentendo quindi di effettuare da parte della funzione di Risk Management della Capogruppo i controlli e le analisi conseguenti.

L'assunzione del rischio di tasso connesso all'attività di raccolta effettuata operativamente dalla Tesoreria della Capogruppo ed in linea con la strategia definita da ALM & Capital Management avviene nel rispetto delle politiche e dei limiti fissati dal Consiglio di Amministrazione, ed è disciplinata da precise deleghe in materia che fissano limiti di autonomia per i soggetti autorizzati ad operare nell'ambito della Tesoreria della Banca.

Le funzioni aziendali preposte a garantire la corretta gestione del rischio di tasso sono: i) ALM & Capital Management, che in linea con l'appetito al rischio stabilito, definisce le azioni necessarie al perseguimento dello stesso, ii) la Tesoreria, che si occupa della gestione diretta della raccolta e del portafoglio titoli obbligazionari, iii) la funzione di Risk Management, cui spetta il compito di proporre l'appetito al rischio, individuare gli indicatori di rischio più opportuni e monitorarne l'andamento delle masse attive e passive in relazione ai limiti prefissati, e iv) l'Alta Direzione cui spetta il compito, nello specifico, di proporre annualmente al Consiglio della Banca le politiche di impiego e raccolta e di gestione del rischio di tasso, nonché suggerire in corso d'anno gli eventuali opportuni interventi per assicurare lo svolgimento dell'attività in coerenza con le politiche di rischio approvate dalla Banca.

Ai fini della valutazione aziendale dell'adeguatezza patrimoniale, è richiesto ai Gruppi bancari di Classe 2, e quindi al nostro gruppo Banca IFIS, di predisporre sistemi di misurazione, controllo e attenuazione adeguati per valutare il rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario, in termini di variazioni del valore economico. Inoltre, la Banca d'Italia ha richiesto a tali gruppi, a partire dallo scorso esercizio, l'attivazione al loro interno nuovi processi per effettuare una valutazione del rischio di tasso anche in termini di variazione del margine d'interesse o degli utili attesi2 .

Il Gruppo Bancario, per la misurazione del rischio di tasso di interesse relativo al "portafoglio bancario" ai fini del computo del pertinente requisito patrimoniale regolamentare, si è basato sulla metodologia semplificata prescritta dalla Circolare 285/2013 – Parte Prima - Titolo III "Processo di controllo prudenziale" – Capitolo 1 – allegato C.

Il Gruppo si approvvigiona principalmente attraverso la raccolta retail, a tasso fisso per la parte vincolata e a tasso variabile non indicizzato, rivedibile unilateralmente da parte della Capogruppo, per i depositi liberi a vista e a chiamata. L'offerta del Gruppo prevede la possibilità di vincolare le somme con durata massima fino a cinque anni. Altre componenti di raccolta rilevanti risultano essere le operazioni di cartolarizzazione prevalentemente a tasso variabile, la raccolta da Eurosistema (TLTRO) e l'emissione di prestiti obbligazionari (subordinati e non) a tasso fisso e riservati a investitori qualificati.

L'attivo del Gruppo riguardante i crediti verso clientela risulta essere prevalentemente costituito da operazioni a tasso variabile, relative al credito commerciale, al corporate lending ed al leasing. La componente principale di asset a tasso fisso riguarda il comparto Non Performing Loans ed il portafoglio titoli di proprietà.

Nel corso del 2018 l'esposizione al rischio di tasso del Gruppo Banca IFIS è rimasta su livelli contenuti ed in linea con i valori di risk appetite definiti.

Ulteriori informazioni sono riportate nel § 13 del presente documento.

2 Circolare n. 285 del 17 dicembre 2013 «Disposizioni di Vigilanza per le banche» - 20° aggiornamento del 21 novembre 2017.

Rischio di liquidità

Rappresenta la situazione di difficoltà o incapacità dell'azienda di far fronte puntualmente ai propri impegni di pagamento per l'incapacità sia di reperire fondi sul mercato (funding liquidity risk), sia di smobilizzare i propri attivi (market liquidity risk).

Obiettivi e politiche di gestione del rischio di liquidità

Il rischio di liquidità è rappresentato dalla possibilità che il Gruppo non riesca a mantenere i propri impegni di pagamento a causa dell'incapacità di reperire fondi o dell'incapacità di cedere attività sul mercato per far fronte allo sbilancio finanziario. Rappresenta, altresì, rischio di liquidità l'incapacità di reperire nuove risorse finanziarie adeguate, in termini di ammontare e di costo, rispetto alle necessità/opportunità operative, che costringa il Gruppo a rallentare o fermare lo sviluppo dell'attività, o sostenere costi di raccolta eccessivi per fronteggiare i propri impegni, con impatti negativi significativi sulla marginalità della propria attività.

Nel corso del 2018 il Gruppo ha continuato nella strategia di diversificazione delle fonti di raccolta, principalmente al fine di ridurre la dipendenza dalla raccolta retail.

Al 31 dicembre 2018 le fonti finanziarie sono rappresentate principalmente dal patrimonio, dalla raccolta on-line presso la clientela retail e composta da depositi a vista e vincolati, dai prestiti obbligazionari a medio-lungo termine emessi nell'ambito del programma EMTN, dalla raccolta effettuata presso l'Eurosistema (TLTRO), nonché dall'operazione revolving di cartolarizzazione del portafoglio factoring.

Con riferimento alle attività del Gruppo esse sono composte dall'operatività inerente il factoring, composta principalmente da crediti commerciali e presso la Pubblica Amministrazione con scadenze entro l'anno, da crediti con durata a medio-lungo termine, rivenienti principalmente dall'operatività di leasing, corporate banking, finanza strutturata e work-out and recovery.

Relativamente all'attività svolta dal Gruppo nei segmenti Area NPL ed acquisto crediti fiscali da procedure concorsuali, le caratteristiche del modello di business determinano un elevato grado di variabilità con riferimento sia all'importo che alla data di effettivo incasso. In tale ottica, assume particolare rilevanza una puntuale ed attenta gestione dei flussi di cassa. Al fine di assicurare una corretta valutazione dei flussi attesi, anche in ottica di un pricing corretto delle operazioni poste in essere, l'evoluzione degli incassi rispetto ai flussi previsionali viene posta sotto attento monitoraggio.

La strategia di diversificazione attuata, con successo, principalmente presso investitori istituzionali a partire dal 2017, nonché l'attribuzione del rating da parte di Fitch al Gruppo, hanno costituito un passaggio significativo nella riduzione del funding risk.

Durante l'ultimo periodo del 2018 si è verificato un significativo incremento degli impieghi commerciali del Gruppo, alimentato sia dalla fisiologica domanda che caratterizza il fine esercizio da parte della clientela più dimensionata e strutturata, sia da una crescita strutturale, da parte dello small business, della domanda dei prodotti di credito commerciale offerti dal Gruppo. Tale fattore ha generato a fine 2018 una riduzione delle riserve di liquidità disponibili rispetto agli usuali valori del Gruppo rilevati nel corso del 2018.

L'ammontare di tali riserve di liquidità di elevata qualità (principalmente detenute dal Gruppo presso il conto corrente con Banca d'Italia) consente di soddisfare i requisiti normativi e interni relativi alla prudente gestione del rischio di liquidità.

Il Gruppo è costantemente impegnato nell'armonico sviluppo delle proprie risorse finanziarie, sia dal punto di vista dimensionale che dei costi, al fine di disporre di riserve di liquidità disponibili adeguate ai volumi di attività attuali e prospettici.

Le funzioni aziendali della Capogruppo preposte a garantire la corretta applicazione della politica di liquidità sono: i) la Tesoreria, che si occupa della gestione diretta della liquidità, ii) la funzione di Risk Management, cui spetta il compito di proporre l'appetito al rischio, individuare gli indicatori di rischio più opportuni e monitorarne l'andamento in relazione ai limiti prefissati e supportare iii) l'attività dell'Alta Direzione cui spetta il compito, con il supporto di ALM & Capital Management, di proporre annualmente al Consiglio di Amministrazione le politiche di funding e di gestione del rischio liquidità e suggerire in corso d'anno gli eventuali opportuni interventi per assicurare lo svolgimento dell'attività in piena coerenza con le politiche di rischio approvate.

Nell'ambito del continuo processo di adeguamento delle procedure e politiche inerenti il rischio di liquidità e tenuto conto dell'evoluzione delle disposizioni di vigilanza prudenziale di riferimento, la Capogruppo utilizza un framework interno di governo, monitoraggio e gestione del rischio di liquidità a livello di Gruppo.

In conformità alle disposizioni di vigilanza la Banca è altresì dotata di un piano di emergenza (Contingency Funding Plan) al fine di salvaguardare il Gruppo bancario da danni o pericoli derivanti da una eventuale crisi di liquidità e garantire la continuità operativa aziendale anche in condizioni di grave emergenza derivante dagli assetti interni e/o dalla situazione dei mercati.

La posizione di rischio di liquidità è oggetto di periodico reporting al Consiglio di Amministrazione della Banca predisposto dalla funzione Risk Management per i vertici aziendali.

Con riferimento alla partecipata polacca, l'attività di tesoreria è coordinata dalla Capogruppo.

Maggiori dettagli informativi di natura quantitativa sono riportati nella sezione E della nota integrativa del Bilancio consolidato del Gruppo Bancario Banca IFIS.

Di seguito viene riportato il valore dell'indicatore LCR calcolato conformemente alle linee guida EBA/GL/2017/01 "Sull'informativa relativa al coefficiente di copertura della liquidità, a integrazione dell'informativa sulla gestione del rischio di liquidità ai sensi dell'articolo 435 del regolamento (UE) n. 575/2013". I dati esposti si riferiscono alla media semplice delle ultime 12 osservazioni mensili a partire dal LCR rilevato a fine esercizio 2018.

Mod. EU LIQ1

Liquidity Coverage Ratio (LCR) 31/12/2018
(milioni di euro)
21 - Riserva di liquidità 1.339,7
22 - Totale dei deflussi di cassa netti 74,7
23 - Coefficiente di copertura della liquidità 1.792,9%

Rischio connesso alla quota di attività vincolate

Il rischio connesso alla quota di attività vincolate deriva dall'indisponibilità di attivi prontamente liquidabili tramite vendita, vendita con patto di riacquisto, cessione in garanzia o cartolarizzazione.

Obiettivi e politiche di gestione del rischio connesso alla quota di attività vincolate

Il rischio connesso alla quota di attività vincolate (asset encumbrance) determina:

  • la riduzione della quota di attivi a disposizione dei creditori e dei depositanti non garantiti;
  • l'incremento del rischio di funding e di liquidità, in quanto la quota di attivi impegnati riduce la possibilità di ottenere nuova raccolta secured.

Le operazioni per le quali il Gruppo di norma vincola una parte delle proprie attività finanziarie sono riferibili alle seguenti fattispecie:

  • deposito presso Banca d'Italia in qualità di riserva obbligatoria;
  • operazioni in contratti derivati;
  • depositi vincolati dati in garanzia a banche ad operazioni sindacate (iblor deposit);
  • titoli di debito dati in garanzia alla Banca d'Italia correlati ad operazioni di anticipazione infragiornaliera;
  • titoli di debito dati in garanzia alla Banca Centrale Europea per operazioni di TLTRO;
  • crediti eligible per la collateralizzazione presso la Banca d'Italia attraverso il programma ABACO;
  • attivi utilizzati nell'ambito di operazione di auto cartolarizzazione.

Per monitorare il livello di esposizione a tale rischio il Gruppo utilizza il c.d. "asset encumbrance ratio".

La gestione operativa del rischio connesso alla quota di attività vincolate è in capo alla funzione Tesoreria della Capogruppo con il supporto della funzione Financial Officing – unità organizzativa ALM & Capital Management.

A copertura di tale tipologia di rischio non viene allocato capitale interno, tuttavia sono definiti presidi di controllo dedicati svolti dalla funzione Risk Management della Banca. Tali controlli si sostanziano nello svolgimento di stress test settimanali sul valore delle attività poste in garanzia ad operazioni di finanziamento fornite dalla Banca Centrale Europea ed atti a verificare il potenziale impatto di un detrimento delle stesse nell'ambito del rischio di liquidità.

Inoltre, all'interno del processo di pianificazione strategica e definizione del Funding Plan, il Risk Management provvede a misurare la quota prospettica di encumbered asset ed a valutarne il livello complessivo e la sua sostenibilità rispetto al benchmark di mercato, provvedendo anche in tale sede a sottoporle a stress test sulla base degli scenari definiti.

Sulla base delle evidenze consuntive si rileva che la quota di attività vincolate, rimane in linea con i valori medi attuali del mercato.

Ulteriori informazioni sono riportate nel § 8 del presente documento.

Rischio di mercato

Rappresenta il rischio di perdita derivante dai movimenti avversi dei prezzi di mercato (corsi azionari, tassi di interesse, tassi di cambio, prezzi di merci, volatilità dei risk factor, e così via) con riferimento al portafoglio di negoziazione ai fini di Vigilanza (rischi di posizione, regolamento e concentrazione) e all'intero bilancio della Banca (rischio di cambio e di posizione su merci).

In linea generale, il profilo di rischio finanziario del Gruppo Banca IFIS è originato essenzialmente dal portafoglio bancario, non svolgendo il Gruppo abitualmente attività di trading su strumenti finanziari. L'attività di acquisto di titoli obbligazionari, tenuto conto della classificazione degli stessi tra le attività con valutazione attraverso il metodo FVOCI, rientra nel perimetro del banking book e non configura, quindi, rischi di mercato. Nel corso del 2018 sono state effettuate operazioni di diversificazioni del portafoglio di proprietà, attraverso l'acquisto di quote di fondi OICR il cui sottostante riguarda prevalentemente titoli obbligazionari con duration a breve termine. Tale tipologia di investimento viene valutata con il metodo del FVTPL.

L'unica attività che può generare rischi di mercato è ascrivibile alle posizioni in valuta assoggettate al rischio cambio e ai contratti derivati.

In relazione al rischio di cambio, le operazioni in divisa si sostanziano principalmente:

  • in operazioni poste in essere con la clientela di norma correlate alla tipica attività di factoring e lending, per le quali il rischio di cambio viene mitigato sin dall'origine ricorrendo a provvista avente la medesima valuta originaria;
  • in operazioni rientranti nell'attività tipica della Tesoreria per la gestione del mismatching tra gli utilizzi da parte della clientela ed i relativi approvvigionamenti di valuta effettuati sul mercato.

In tale ambito la funzione Tesoreria ha posto in essere alcuni contratti derivati su tassi di cambio legati alla gestione della posizione in cambi della Banca. La classificazione di tali derivati tra le attività o le passività finanziarie di negoziazione non è espressione della finalità dell'operazione, il cui obiettivo resta quello di mitigare l'effetto di possibili oscillazioni dei tassi di cambio di riferimento.

In relazione all'operatività in contratti derivati, in linea con le policy interne che non consentono qualsiasi tipologia di operazione con fini speculativi, a fine 2018 il portafoglio di negoziazione è risultato composto da operazioni residue rivenienti dall'attività di Corporate Desk effettuata dalla ex - Interbanca S.p.A. e cessata nel corso del 2009, in cui venivano offerti contratti derivati alla clientela a copertura dei rischi finanziari da questa assunti; tutte

le operazioni ancora in essere sono coperte, ai fini dell'annullamento del rischio di mercato, con operazioni "back to back", nelle quali si è assunta, con controparti di mercato esterne, una posizione opposta a quella venduta alla clientela corporate. Il rischio di questo portafoglio è dunque da considerarsi immateriale, anche in ottica prospettica.

La Banca, per la misurazione dei rischi di mercato del portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza e per la misurazione del rischio di cambio si basa sulle metodologie prescritte dal Regolamento (UE) n. 575/2013 del 26 giugno 2013 – Parte Tre, Titolo IV, e per la relativa applicazione in Italia dalla Circolare 285/2013 per il computo del pertinente requisito patrimoniale regolamentare.

In particolare la metodologia standardizzata permette di calcolare il requisito patrimoniale complessivo, sulla base del cosiddetto "approccio a blocchi" (building-block approach), secondo il quale il requisito complessivo viene ottenuto come somma dei requisiti di capitale a fronte dei seguenti rischi:

  • rischio di posizione che esprime il rischio che deriva dall'oscillazione del prezzo dei valori mobiliari per fattori attinenti all'andamento dei mercati e alla situazione della società emittente; in tale ambito rileva, laddove presente, il rischio di base che esprime il rischio di perdite causate da variazioni non allineate dei valori di posizioni di segno opposto, simili ma non identiche;
  • rischio di regolamento che esprime il rischio di perdita derivante dal mancato regolamento delle transazioni in titoli di debito, titoli di capitale, contratti derivati, valute e merci;
  • rischio di concentrazione che rappresenta l'eventuale copertura patrimoniale aggiuntiva richiesta in caso di superamento temporaneo del limite individuale di fido regolamentare per effetto di posizioni di rischio relative al portafoglio di negoziazione;
  • rischio di cambio che rappresenta il rischio di subire perdite per effetto di avverse variazioni dei corsi delle divise estere sulle posizioni detenute, indipendentemente dal portafoglio di allocazione (portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza e portafoglio bancario).

La Banca, in riferimento alle contenute posizioni appartenenti al portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza, ha misurato essenzialmente il rischio di posizione.

Il posizionamento sul fronte dei rischi di mercato è oggetto di periodico reporting al Consiglio di Amministrazione, nell'ambito del Tableau de Bord trimestrale predisposto dal Risk Management.

Alla luce di quanto esposto, si ritiene che la rilevanza potenziale dei rischi di mercato a livello di Gruppo sia "bassa".

Ulteriori informazioni sono riportate nel § 10 del presente documento.

Rischio aggiustamento della valutazione del credito

Si intende un aggiustamento alla valutazione intermedia di mercato del portafoglio di operazioni di una controparte riconducibile agli strumenti derivati OTC. Tale aggiustamento riflette il valore di mercato corrente del rischio di controparte dell'ente ma non riflette il valore di mercato corrente del rischio di credito dell'ente nei confronti della controparte.

Il rischio di aggiustamento della valutazione del credito (Credit Value Adjustment – CVA) insiste sul medesimo portafoglio assoggettato al rischio di controparte precedente analizzato (cfr. § 1.3.2); esso riflette il valore di mercato corrente del rischio stesso.

La Banca, per la misurazione dei rischi di aggiustamento della valutazione del credito e la misurazione del relativo capitale interno, si basa sulla metodologia prescritta dal Regolamento (UE) n. 575/2013 del 26 giugno 2013 – Parte Tre, Titolo VI e per la relativa applicazione in Italia dalla Circolare 285/2013, ai fini del computo del pertinente requisito patrimoniale regolamentare. In particolare per le transazioni riguardanti i derivati, ai fini della misurazione del rischio di aggiustamento della valutazione del credito, adotta il "metodo standardizzato" (articolo 384 CRR).

In relazione sia al basso livello di esposizione del portafoglio di prodotti derivati, sia alla scarsa incidenza del capitale interno assorbito connesso al rischio di aggiustamento della valutazione del credito (CVA) sul totale complessivo del capitale interno assorbito sui rischi, si ritiene che la rilevanza potenziale del suddetto rischio a livello di Gruppo sia "bassa".

1.3.4 Ambito Rischi Operativi e di Reputazione

Rischio operativo

Rappresenta il rischio di subire perdite derivanti dall'inadeguatezza o dalla disfunzione di processi, risorse umane, sistemi interni o da eventi esogeni. Rientrano in tale tipologia, tra l'altro, le perdite derivanti da frodi, errori umani, interruzioni dell'operatività, indisponibilità dei sistemi, inadempienze contrattuali, catastrofi naturali. Rientrano nel rischio operativo diverse fattispecie di rischi, che per la rilevanza assunta dalle stesse all'interno del Gruppo, vengono poi valutate separatamente.

Obiettivi e politiche di gestione del rischio operativo

Il Gruppo Banca IFIS ha da tempo definito – coerentemente alle apposite prescrizioni normative ed alle best practices di settore – il quadro complessivo per la gestione del rischio operativo, rappresentato da un insieme di regole, procedure, risorse (umane, tecnologiche e organizzative) ed attività di controllo volte a identificare, valutare, monitorare, prevenire o attenuare nonché comunicare ai livelli gerarchici appropriati tutti i rischi operativi assunti o assumibili nelle diverse unità organizzative. I processi chiave per una corretta gestione del rischio operativo sono peraltro rappresentati dalla raccolta dei dati di perdita operativa (Loss Data Collection - LDC) e dall'autovalutazione prospettica dell'esposizione al rischio operativo (Risk Self Assessment - RSA). In aggiunta, un ulteriore elemento fondamentale del processo di governo e gestione del rischio operativo è, peraltro, rappresentato da un'adeguata formazione delle risorse. Il Gruppo Banca IFIS è costantemente impegnato nella formazione e crescita professionale delle proprie risorse.

Il monitoraggio del rischio operativo è volto ad assicurare un continuo controllo dell'esposizione alla suddetta tipologia di rischio e si esplica attraverso:

  • l'analisi delle evidenze emerse dalle attività di Risk Self Assessment e di Loss Data Collection; nel caso in cui le risultanze dovessero far emergere delle criticità rilevanti, si procede alla identificazione, condivisione e successiva pianificazione delle opportune azioni di remediation con le diverse unità operative impattate e responsabili;
  • la definizione e il calcolo di specifici indicatori di rischio e la verifica periodica del rispetto delle relative soglie di monitoraggio (tali indicatori sono rendicontati trimestralmente nel reporting periodico agli Organi aziendali o in report specifici indirizzati alle strutture interessate).

In particolare, gli indicatori di rischio si contraddistinguono per:

  • la presenza di soglie di allerta/allarme;
  • essere confrontabili con serie storiche.

Considerando l'evolversi del business e del contesto operativo interno ed esterno in cui opera il Gruppo, gli indicatori sono oggetto di periodico aggiornamento/revisione, al fine di censire il mutato perimetro di rischio.

Al riguardo, nel corso dell'esercizio 2018, in relazione alle operazioni di acquisizione, fusione, scorporo delle diverse società controllate, è stato ulteriormente consolidato il processo di raccolta strutturata e censimento delle perdite derivanti da eventi di rischio operativo, attraverso una costante e continua attività, da parte della funzione di Risk Management, di diffusione tra le strutture aziendali di una cultura orientata alla gestione

proattiva dei rischi operativi e quindi di sensibilizzazione al correlato processo di Loss Data Collection. Per rilevanza, sono state uniformate a livello di Gruppo le modalità di gestione e monitoraggio dei rischi operativi, estendendo anche al nuovo perimetro societario gli strumenti sviluppati ed in uso presso la Capogruppo. In tale contesto: (i) è stato aggiornato il tool dedicato alla raccolta degli eventi di perdita – RiskOp – al fine di renderlo utilizzabile da tutte le società del Gruppo; (ii) sono stati identificati, all'interno delle varie unità operative delle controllate, i nominativi delle persone che ricoprono il ruolo di Risk Champion, quali responsabili della puntuale e completa segnalazione degli eventi di rischio operativo (e di reputazione) che si manifestano durante lo svolgimento dei diversi processi aziendali e per tali figure; (iii) è stata erogata idonea formazione; (iv) è stata avviata un'attività di monitoraggio mensile di un set comune di Key Risk Indicators, da rilevare sia a livello di singola società che a livello di Gruppo, al fine di poter rilevare nel continuo eventuali criticità che si dovessero manifestare. Infine, nel quarto trimestre 2018, sono state avviate le campagne di Risk Self Assessment per il rischio operativo (e di reputazione), adottando le metodologie definite a livello di Gruppo che consentono una valutazione omogenea dei rischi prospettici.

La fase di mitigazione del rischio operativo si concretizza nell'individuazione e nell'esecuzione di interventi orientati alla prevenzione e all'attenuazione dell'esposizione al rischio operativo (attraverso iniziative correttive o di adeguamento di processi, sistemi, ecc.) oppure di interventi di trasferimento del rischio (attraverso la stipula di polizze assicurative). In particolare, gli interventi di mitigazione sono valutati ed eventualmente attivati in sede di identificazione di specifiche aree di vulnerabilità sulla base dell'analisi delle evidenze risultanti dalle attività di LDC e RSA oppure di violazione delle soglie prefissate per gli indicatori di rischio; le fasi possono essere così sintetizzate:

  • esaminare e condividere le proposte di azioni correttive relative ai processi aziendali con un livello di rischio operativo ritenuto rilevante;
  • definire il piano di attuazione degli interventi proposti, individuando priorità, tempi e risorse coinvolte;
  • razionalizzare ed ottimizzare le azioni di mitigazione in un'ottica costi/ benefici;
  • verificare nel continuo lo stato di avanzamento e l'efficacia degli interventi attivati.

In relazione alle società del Gruppo Banca IFIS, si specifica che la gestione del rischio operativo risulta, allo stato attuale, assicurata dallo stretto coinvolgimento della Capogruppo che assume decisioni in ordine alle strategie per quanto riguarda la gestione dei rischi e il framework complessivo di gestione del rischio operativo è stato integrato, come precedentemente riportato, nelle società acquisite. Le funzioni principalmente preposte all'allestimento di adeguati presidi dei rischi operativi sono l'unità Organizzazione, cui compete la definizione e l'adeguamento nel tempo degli assetti organizzativi e dei processi aziendali, e l'unità ICT, cui compete gli interventi correttivi o evolutivi sugli applicativi utilizzati. Spetta alle singole strutture operative il presidio diretto dei rischi operativi (controlli di linea); ulteriori presidi di controllo sono affidati alle funzioni di controllo di secondo livello ed in particolare con riferimento al Risk Management, nel cui ambito sono presenti delle professionalità dedicate al monitoraggio dei rischi operativi.

Nel perimetro dei rischi operativi rientrano diverse fattispecie di rischi. Al riguardo rilevano:

il rischio di frode, inteso come il rischio di incorrere in perdite economiche e di reputazione dovute ad atti fraudolenti; in tale perimetro rientrano sia le frodi interne che

esterne3 . Al fine di prevenire il rischio frode, all'interno della funzione di Risk Management viene svolta, nel continuo, un'attività di valutazione dei processi, di individuazione delle debolezze e di implementazione di specifici controlli di linea volti ad identificare le cosiddette "red flags antifrode" (indicatori di rischio frode) e di crearne di nuove all'occorrenza; tale attività è supportata dall'utilizzo di banche dati (Cerved, Crif, Assilea) e strumenti informatici dedicati (Scipafi, sistemi di detection fraud relativi agli strumenti di pagamento). L'attività di mitigazione del rischio si completa attraverso l'erogazione di specifici training Antifrode verso le differenti strutture operative. In tale ambito è inoltre effettuata un'attività di rilevazione, studio e analisi dei casi di frode subiti.

  • il rischio informatico, ovvero il rischio di incorrere in perdite economiche, di reputazione e di quote di mercato in relazione all'utilizzo della tecnologia dell'informazione e della comunicazione. Il rischio informatico viene valutato tramite una metodologia proprietaria, la quale prevede di analizzare i Servizi IT erogati dal Gruppo e dagli eventuali outsourcer in funzione: (i) della stima del valore, sui processi di business, di un possibile disservizio del Servizio IT in oggetto e (ii) della stima della suscettibilità al danno, intesa come l'esposizione potenziale alle minacce. La metodologia, in particolare, prevede la classificazione del rischio del singolo servizio IT su una scala di valori ordinale a dieci classi; a seconda del livello di rischio emerso è quindi possibile indentificare e definire la priorità di eventuali azioni di remediation da porre in essere. Per quanto riguarda il rischio di continuità operativa, il Gruppo attualmente è dotato di più Piani per la Continuità Operativa, sviluppati per le diverse società controllate, comprensivi dei rispettivi piani di Disaster Recovery. Annualmente vengono effettuati i test di verifica della continuità operativa e della disaster recovery simulando interruzioni di servizio e attivando su altri siti le stesse applicazioni interrotte.
  • il rischio di non conformità, ovvero il rischio il rischio di incorrere in sanzioni giudiziarie o amministrative, perdite finanziarie rilevanti o danni di reputazione in conseguenza di violazioni di norme imperative (di legge o di regolamenti) ovvero di autoregolamentazione. Al riguardo, il Gruppo si è dotato di una metodologia qualitativa per la valutazione dello stesso, la quale prevede in particolare: i) lo svolgimento di verifiche di conformità, secondo un approccio risk based, che permette di valutare la completezza e l'adeguatezza dei processi nonché la funzionalità e l'affidabilità dei presidi posti in essere al fine di garantire una corretta gestione del rischio di non conformità; ii) lo svolgimento di controlli continuativi per mezzo dei quali viene testata l'effettività dei presidi in essere; iii) la mappa dei controlli continuativi viene aggiornata al fine di includere ulteriori controlli atti ad esaminare i presidi individuati e /o richiesti nell'ambito delle proprie verifiche. La funzione Compliance presiede, secondo un approccio risk based, alla gestione del rischio di non conformità con riguardo a tutta l'attività del Gruppo.
  • il rischio di riciclaggio e finanziamento al terrorismo, ovvero il rischio di coinvolgimento, anche inconsapevole, del Gruppo in attività di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo. Al riguardo il Gruppo effettua un esercizio di autovalutazione (risk self assessment) in linea con le previsioni di cui all'art. 15 del D.Lgs. 231/2007 ispirato ai principi esposti nel documento trasmesso dalla Banca d'Italia il 16 ottobre 2015 ed alle linee guida emanate dal GAFI nell'ottobre 2014 "Risk-based Approach Guidance for the

3 Per frodi interne si intendono tutti gli eventi di frode compiuti dolosamente e deliberatamente da un soggetto interno al Gruppo Banca IFIS, anche con la collaborazione di soggetti esterni, al fine di ottenere vantaggi personali (non solo di natura economica) o a favore di terzi e che comportino un danno per il Gruppo, per i clienti o per i terzi per i quali il Gruppo è responsabile. Per frodi esterne invece si intendono gli eventi di frode, furto o appropriazione indebita, eseguiti da parte di soggetti esterni allo scopo di ottenere vantaggi personali e che comportino un danno verso il Gruppo, i clienti o i terzi per i quali il Gruppo risulta responsabile.

Banking Sector". Tale esercizio di autovalutazione è basato su una metodologia qualiquantitativa atta a identificare il livello potenziale di esposizione al rischio nonché a misurare la vulnerabilità dei sistemi di presidio in essere. La funzione preposta alla gestione per il Gruppo del rischio di riciclaggio e finanziamento al terrorismo è la funzione Antiriciclaggio.

il rischio di errata informativa finanziaria, inteso come azione volontaria o involontaria potenzialmente generatrice di errori nel bilancio del Gruppo. Il processo di valutazione, sviluppato internamente, si ispira ai principi e alle linee guida definiti dall'Internal Control – Integrated Framework emanate dal Committee of Sponsoring Organizations of the Treadway Commission (noto come CoSO) e dal Control Objectives for Information and related Technology (noto come CobiT), considerati modelli di riferimento accettati a livello internazionale. Le analisi effettuate è volta ad identificare e mitigare i principali rischi cui la società è esposta nell'esecuzione delle transazioni rilevanti che generano le informazioni contenute nel bilancio e in generale in ogni altra informativa di natura finanziaria. La funzione preposta all'allestimento e al monitoraggio di adeguati presidi è la funzione Monitoraggio e Controllo dell'Informativa Finanziaria.

I rischi informatico, di non conformità, di riciclaggio e finanziamento al terrorismo, di errata informativa finanziaria, vengono valutati e rappresentati separatamente attraverso degli assessment qualitativi dedicati, definiti dalle rispettive unità competenti. Per quanto riguarda il rischio frode, questo viene valutato nell'ambito del più ampio processo di gestione dei rischi operativi; tuttavia, vista la peculiarità di tale rischio, come sopra riportato all'interno della funzione di Risk Management della Banca sono presenti attività di prevention e detection dedicate.

Il Gruppo Bancario, per la misurazione del rischio operativo e per la misurazione del capitale interno, in considerazione delle dimensioni e della limitata complessità operativa, si è basato sul "metodo base" disciplinato dal Regolamento (UE) n. 575/2013 del 26 giugno 2013 – Parte Tre, Titolo III e per la relativa applicazione in Italia dalla Circolare 285/2013 ai fini del computo del requisito patrimoniale regolamentare. In particolare calcola il requisito patrimoniale minimo obbligatorio a fronte dei rischi operativi ricorrendo al metodo dell'indicatore di base (BIA – Basic Indicator Approach). Il metodo quantifica l'assorbimento di capitale nella misura del 15% della media degli ultimi tre esercizi dei valori dell' "indicatore rilevante" di cui all'art. 316 Regolamento (UE) n. 575/2013 del 26 giugno 2013 rappresentativo dei volumi di operatività aziendale.

Ulteriori informazioni sono riportate nel § 11 del presente documento.

Rischio di modello

Rappresenta la possibilità che si registrino impatti economici e/o patrimoniali derivanti dallo sviluppo e implementazione di qualsiasi modello, proprietario e non, da parte del Gruppo e dall'uso improprio o errato dei risultati prodotti dai modelli utilizzati.

Obiettivi e politiche di gestione del rischio di modello

Un modello può essere definito come "un sistema, una metodologia quantitativa o un approccio che applica tecniche statistiche, economiche, finanziarie o teorie matematiche e

assunzioni al fine di processare i dati di input ed ottenere stime quantitative"4 . Un modello è costituito da tre componenti:

  • informazioni di partenza, che si concretizzano in dati di input, ipotesi e assunzioni;
  • il processo, attraverso il quale gli input vengono trasformati in stime;
  • il reporting, che converte le stime in informazioni utili per il business di riferimento.

Nell'accezione del Gruppo Banca IFIS, il rischio di modello coinvolge l'utilizzo di modelli interni anche se utilizzati esclusivamente per fini gestionali. In particolare, per ordine di rilevanza, ci si riferisce ai modelli utilizzabili dalla Banca e/o dal Gruppo per la valutazione delle poste patrimoniali, il calcolo dei requisiti di capitale e dei parametri connessi alla quantificazione della posizione di liquidità dei piani strategici e dei business plan.

Il presidio del rischio di modello avviene attraverso un insieme diversificato di analisi e verifiche effettuate in diverse fasi, volte a certificare le varie metodologie di valutazione utilizzate dal Gruppo Banca IFIS, al fine di monitorare l'affidabilità dei modelli, le loro limitazioni e debolezze, le possibili distorsioni derivanti dal loro utilizzo nel corso del tempo, l'eventuale deterioramento delle loro performance ed indirizzare, quindi, gli interventi correttivi da porre in essere.

Nel corso del 2018 è stata avviata l'analisi e la stesura della politica di gestione del rischio modello nonché il relativo processo gestionale che ha previsto, in via iniziale, il censimento dei modelli in essere e in via successiva la valutazione e la mitigazione del rischio correlato agli stessi. Si prevede, nel corso del 2019, di estendere tale politica anche alle società controllate.

A copertura di tale tipologia di rischio non viene allocato capitale interno, tuttavia sono definiti presidi di controllo dedicati svolti dalla funzione Convalida, posta in staff al Chief Risk Officer.

Rischio di reputazione

Rappresenta il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da una percezione negativa dell'immagine della Banca da parte di clienti, controparti, azionisti della Banca, investitori o Autorità di Vigilanza.

Obiettivi e politiche di gestione del rischio di reputazione

Il rischio di reputazione è un rischio trasversale che impatta tutte le entità del Gruppo che, per la loro operatività, hanno rapporti con l'esterno. Il rischio di reputazione è considerato un rischio di secondo livello, in quanto è generato dalla manifestazione di altre tipologie di rischio, quali il rischio di non conformità, il rischio strategico e in particolar modo i rischi operativi.

4 Cfr. "Supervisory guidance on model risk management" pubblicato nel 2011 di concerto dal Board of Governors of the Federal Reserve System e dall'Office of the Controller of the Currencies.

Il Gruppo ha concentrato la sua attenzione sugli ambiti di operatività che possono essere recepiti dagli stakeholder come elementi di valutazione negativi.

In particolare ha individuato i seguenti driver di gestione del rischio:

  • relazioni con la clientela: attività di valorizzazione dei rapporti con i clienti in termini di reputazione, solidità economica, di efficienza e cortesia nel fornire servizi di qualità in linea con le loro aspettative;
  • relazioni con controparti di transazioni finanziarie: attività di gestione dei rapporti con controparti che devono essere contrassegnate da correttezza trasparenza e adempimento degli obblighi contrattuali;
  • responsabilità sociale ed etica: attività orientate al perseguimento di obiettivi di crescita a carattere sociale ed etico;
  • rispetto della normativa: azioni volte ad assicurare il rispetto di leggi e regolamenti e il relativo aggiornamento tempestivo;
  • risorse umane: attività orientate a prevenire i comportamenti fraudolenti, gli errori da parte del personale e il mancato rispetto delle norme relative al rapporto di lavoro.

Le strutture organizzative che si interfacciano con gli stakeholder raccolgono le informazioni e segnalano i fattori che possono avere impatti reputazionali negativi.

Caratteristiche e dinamiche di sviluppo della raccolta online configurano un rischio di reputazione elevato sul fronte della raccolta da clientela retail.

L'elevata numerosità delle controparti debitrici riconducibili all'operatività nel settore dei crediti di difficile esigibilità ed il coinvolgimento di soggetti esterni al Gruppo nell'attività di recupero introduce un fattore potenzialmente rilevante dal punto di vista reputazionale.

Il segmento Leasing inoltre si avvale di una rete di agenti esterni per lo sviluppo del business, anche questo aspetto può comportare dei danni reputazionali per il Gruppo.

Questo rischio, infine, assume particolare rilevanza anche nei confronti delle controparti bancarie come fonti di finanziamento, anche se efficacemente mitigato dallo sviluppo di relazioni operative dirette e dalla natura professionale delle controparti stesse, nonché da una crescente diversificazione delle fonti di finanziamento posta in essere dal Gruppo.

Il Gruppo ha definito e adottato un framework complessivo per il governo e la gestione del rischio di reputazione suddiviso nelle seguenti fasi:

  • identificazione delle minacce reputazionali che insistono sull'operatività del Gruppo;
  • valutazione e monitoraggio dell'esposizione al rischio di reputazione attraverso: (i) la conduzione di un periodico esercizio di Risk Self Assessment; (ii) la definizione e il calcolo di specifici indicatori di rischio nonché la verifica del rispetto delle relative soglie di monitoraggio; (iii) il censimento, nell'ambito dell'attività di Loss Data Collection propria del processo di gestione del rischio operativo, di eventuali effetti reputazionali derivanti dagli eventi di rischio operativo;
  • mitigazione del rischio di reputazione attraverso l'identificazione e l'esecuzione di interventi correttivi o di adeguamento volti a prevenire e attenuare l'esposizione al rischio di reputazione;
  • predisposizione di flussi informativi periodici volti a raccogliere e rendicontare le evidenze risultati dalle attività previste nel processo di gestione del rischio di reputazione.

In particolare, la metodologia di Risk Self Assessment in ambito rischio di reputazione si basa sull'identificazione della lista di minacce alla reputazione, partendo dai rischi operativi presenti nell'RSA; tali minacce sono poi oggetto di valutazione a livello di singola unità organizzativa al fine di tracciare:

  • l'impatto reputazionale, ovvero le conseguenze reputazionali che si possono potenzialmente manifestare;
  • la frequenza, intesa in termini di numero di probabilità di accadimento della potenziale minaccia reputazionale;
  • i presidi in essere, ovvero il livello di mitigazione presente.

Il processo valutativo conduce ad un giudizio di sintesi relativo al rischio di reputazione, espresso su scala ordinale. A copertura di tale tipologia di rischio non viene allocato capitale interno.

In ambito rischio di reputazione, si segnala una costante e continua attività, da parte del Risk Management, di diffusione tra le strutture aziendali di una cultura orientata alla gestione pro-attiva del rischio e quindi di sensibilizzazione per rilevare prontamente eventuali criticità che si dovessero manifestare nei diversi ambiti di operatività del Gruppo. Nel corso dell'esercizio 2018, in relazione alle evoluzioni societarie del Gruppo, analoga attività è stata svolta presso le controllate.Infine, nel quarto trimestre 2018 è stata avviata la campagna di Risk Self Assessment per il rischio di reputazione, adottando le nuove metodologie definite a livello di Gruppo che consentono una valutazione omogenea dei rischi prospettici.

1.3.5 Altri ambiti di rischio

Rischio strategico

Rappresenta il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da cambiamenti del contesto operativo o da decisioni aziendali errate, attuazione inadeguata di decisioni, scarsa reattività a variazioni del contesto competitivo.

Obiettivi e politiche di gestione del rischio strategico

Il rischio strategico riveste una particolare importanza nell'ambito del processo di valutazione della sostenibilità del modello di business del Gruppo; esso è considerato un rischio rilevante.

Come specificato nel documento "Politica di Gruppo per la Pianificazione Strategica", la definizione del modello di business complessivo del Gruppo e l'identificazione delle strategie di business sono in capo al Consiglio di Amministrazione e all'Amministratore Delegato della Capogruppo.

A valle di un processo di condivisione con il Direttore Generale ed i Responsabili delle diverse unità operative, la Pianificazione Strategica predispone il Piano Strategico contenente gli obiettivi strategici definiti dal Consiglio di Amministrazione e valuta i rischi e la sostenibilità in termini di dotazione di capitale. Inoltre, il Consiglio di Amministrazione valuta il rischio di attuazione, ovvero il grado di vulnerabilità della strategia aziendale e della posizione patrimoniale del Gruppo.

La gestione del rischio strategico è quindi in capo agli Organi di Supervisione Strategica e di Gestione della Capogruppo. L'Organo di Supervisione Strategica di ogni singola società del gruppo, nell'ambito del processo di pianificazione strategica di Gruppo, effettuate le opportune valutazioni per la miglior tutela degli interessi della società e nell'ambito delle prescrizioni ricevute, recepisce il Piano Strategico di Gruppo ed il business model di gruppo, con particolare riferimento alla componente di propria competenza.

Il Risk Management della Capogruppo supporta gli Organi aziendali nella valutazione della sostenibilità delle strategie di business e l'incidenza del rischio strategico attraverso degli opportuni presidi di controllo, quali:

  • il monitoraggio degli obiettivi previsti dal piano strategico, che attualizza, tempo per tempo, le direttrici di sviluppo in relazione all'avanzamento della gestione;
  • la verifica nel continuo della sostenibilità patrimoniale del piano strategico, attraverso il monitoraggio degli indicatori strategici e delle relative soglie di risk appetite, risk tolerance, soglie di allarme e risk capacity;
  • la verifica della redditività a rischio del capitale investito.

La verifica e la rendicontazione trimestrale del posizionamento aziendale con riferimento agli indicatori individuati è integrata nel sistema di reporting periodico per i vertici aziendali (Tableau de Bord).

A copertura di tale tipologia di rischio non viene allocato capitale interno.

Rischio di leva finanziaria eccessiva

Rischio che un livello di indebitamento particolarmente elevato rispetto alla dotazione di mezzi propri renda il Gruppo vulnerabile, rendendo necessaria l'adozione di misure correttive al proprio piano industriale, compresa la vendita di attività con contabilizzazione di perdite che potrebbero comportare rettifiche di valore anche sulle restanti attività.

Il rischio di leva finanziaria eccessiva impatta in modo trasversale il Gruppo e la valutazione dell'incidenza di tale rischio è puramente qualitativa.

Il rischio di leva è soggetto a limiti quantitativi: non è previsto un requisito patrimoniale di primo pilastro, né il rischio concorre alla definizione del capitale interno complessivo. Il rischio viene monitorato trimestralmente attraverso il calcolo dell'indicatore di leverage ratio in linea con quello regolamentare e calcolato come rapporto fra Capitale di classe 1 (Tier 1) e una misura dell'esposizione complessiva che comprende poste in bilancio ed elementi fuori bilancio non dedotti.

Il rischio di leva finanziaria è incluso nel RAF e pertanto è assoggettato alla procedure e ai meccanismi di controllo in esso previste. Il Leverage Ratio è uno dei Key Risk Indicator monitorati in ambito RAF per l'anno 2018; nel corso del 2018 è risultato circa tre volte superiore rispetto al valore minimo EBA del 3% coincidente con la Risk Capacity definita nel RAF.

La rilevanza potenziale del rischio di leva finanziaria a livello di Gruppo è valutata "bassa".

Ulteriori informazioni sono riportate nel § 16 del presente documento.

1.3.6 Monitoraggio e Reporting

Il monitoraggio degli obiettivi di rischio è funzionale all'individuazione di eventuali criticità dei momenti di pianificazione e gestione aziendale dei rischi ed è propedeutica all'implementazione di azioni correttive e di riallineamento, nel rispetto dei principi generali di sana e prudente gestione aziendale.

Tale attività fa capo al Risk Management che ha il compito di assicurare il presidio e la gestione integrata dei rischi garantendo lo sviluppo e il miglioramento delle metodologie e dei modelli relativi alla loro misurazione.

Il Risk Management, coadiuvato dalle unità organizzative specialistiche e dalle altre unità organizzative di controllo, produce una reportistica periodica verso gli Organi e le unità aziendali al fine di permettere la verifica della coerenza tra l'attuazione del RAF, gli obiettivi strategici e le soglie approvate (cfr. sezione flussi di reporting).

Annualmente vengono redatti, fra gli altri per rilevanza, i documenti di aggiornamento: (i) per la determinazione della propensione al rischio del Gruppo (Risk Appetite Framework - RAF); (ii) di valutazione dell'adeguatezza patrimoniale (Internal Capital Adequacy Assessment Process – ICAAP) e della liquidità (Internal Liquidity Adequacy Assessment Process – ILAAP); (iii) del piano di emergenza per fronteggiare situazioni avverse nel reperimento di fondi e per il pronto ripianamento di eventuali carenze di liquidità (Contingency Funding and Recovery Plan - CFRP).

Nel corso del 2018 è stato altresì redatto il Piano di Risanamento di Gruppo (Recovery Plan), un documento contenente le misure preparatorie volte a prevenire ed a risolvere tempestivamente eventuali situazioni di crisi; in esso sono descritte le modalità con cui il Gruppo intende ripristinare una condizione di equilibrio patrimoniale e finanziario in condizioni di severo deterioramento tecnico (near to default). Nel mese di settembre 2018 la funzione Risk Management ha collaborato alla predisposizione del piano operativo di gestione degli NPL di breve e di medio e lungo termine, successivamente approvato dal Consiglio di Amministrazione e trasmesso alla Banca d'Italia, all'interno del quale sono stati definiti gli obiettivi di riduzione delle esposizioni deteriorate prefissati per il triennio2019- 2021 e le azioni da intraprendere per il raggiungimento degli stessi, nonché un'illustrazione delle valutazioni alla base delle strategie e degli obiettivi individuati.

In aggiunta, con cadenza trimestrale, la funzione di Risk Management predispone idonea reportistica per il Consiglio di Amministrazione (Tableau de Bord) che consente il monitoraggio non solo degli indicatori strategici ma anche degli indicatori di rischio gestionali. Si affianca, infine, un'articolata reportistica periodica di supporto alle strutture di business del Gruppo.

Sistema di Governance (Art. 435 co.2)

Ai sensi dello Statuto, il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo è composto da un minimo di cinque a un massimo di quindici membri, eletti dall'Assemblea, i quali durano in carica per un periodo non superiore a tre esercizi, stabilito all'atto della nomina, e scadono alla data dell'Assemblea convocata per l'approvazione del bilancio relativo all'ultimo esercizio della loro carica.

La nomina dei componenti del Consiglio di Amministrazione di Banca IFIS avviene sulla base di liste presentate dagli azionisti, secondo quanto previsto dallo Statuto all'articolo 11. Il richiamato articolo prevede inoltre che all'interno delle liste il numero di candidati appartenenti al genere meno rappresentato sia pari almeno ad un terzo (fatta eccezione per le liste che presentano un numero di candidati inferiori a tre) e che non possano essere inseriti soggetti privi dei requisiti di onorabilità, professionalità e indipendenza previsti dall'art. 26 del D.Lgs. n. 385/1993.

In via preventiva rispetto alla fase di nomina, il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, con il supporto del Comitato Nomine, identifica la composizione qualiquantitativa ritenuta ottimale in relazione al conseguimento dell'obiettivo del corretto assolvimento delle funzioni spettanti allo stesso Organo; la composizione ideale nel suo dettaglio viene portata a conoscenza dei soci della Banca, affinché la scelta dei candidati da presentare tenga conto delle professionalità e delle competenze richieste, e il relativo documento "Composizione quali-quantitativa ottimale del Consiglio di Amministrazione di Banca IFIS" è pubblicato sul sito internet della Banca.

Dopo la nomina il Consiglio, in ottemperanza delle Istruzioni di Vigilanza per le banche (Titolo II, Capitolo 2, sezioni I e II) ed entro trenta giorni dalla nomina, verifica per ognuno dei suoi componenti il possesso dei requisiti di professionalità e onorabilità di cui agli artt. 1, 3, 4 e 5 del D. M. 161/98, l'inesistenza delle cause di sospensione di cui all'art. 6 del medesimo D.M. 161/98 nonché l'assenza di cariche in imprese o gruppi di imprese concorrenti.

Il Consiglio inoltre, dopo la nomina, in conformità a quanto previsto dal Codice di Autodisciplina di Borsa Italiana, svolge i necessari accertamenti in ordine al possesso dei requisiti di indipendenza in capo a un numero minimo di amministratori pari ad almeno un quarto del numero totale dei consiglieri di amministrazione.

Il Consiglio verifica poi con cadenza annuale l'idoneità dei propri componenti a svolgere le funzioni attribuite all'organo sotto il profilo della professionalità, dell'onorabilità e dell'indipendenza, nell'ambito del processo di autovalutazione previsto dalla Circolare di Banca d'Italia n. 285/2013 (Titolo IV, Capitolo 1) e finalizzato ad assicurare una verifica del corretto ed efficace funzionamento dell'organo e della sua adeguata composizione, ad individuare i principali punti di debolezza, a promuoverne la discussione all'interno dell'Organo e definire le azioni correttive da adottare, nonché a rafforzare i rapporti di collaborazione e di fiducia tra i singoli componenti.

La composizione quali-quantitativa ottimale, individuata in 9 consiglieri, di cui 4 indipendenti e almeno 3 donne, è stata sottoposta ai soci in vista dell'Assemblea di Banca IFIS che in data 22 marzo 2016 ha nominato il Consiglio di Amministrazione per il triennio 2016-2018.

Il Consiglio in carica si è sottoposto al processo di autovalutazione per l'esercizio 2018 e nella seduta del 18 gennaio 2019 ha approvato la relativa Relazione, dalla quale è emersa una composizione quali-quantitativa dell'Organo adeguata in termini di diversificazione di

genere (la componente femminile è passata da 2 a 3 elementi rispetto al precedente mandato) e di ruolo attribuito ai consiglieri (il numero di amministratori indipendenti è passato da 3 a 4), nonché adeguata alla complessità e ai lavori dell'Organo e in linea con gli attuali orientamenti che prediligono una composizione dello stesso non pletorica e dotata di un grado di eterogeneità adeguato a consentire agli amministratori un fattivo contributo alle attività del Consiglio.

Un adeguato grado di diversificazione in termini di genere, oltre che di età e provenienza geografica, favorisce infatti la pluralità di approcci e prospettive nell'analisi dei problemi e nell'assunzione delle decisioni, evitando il rischio di comportamenti di mero allineamento a posizioni prevalenti, interne o esterne alla Banca.

Sotto questo profilo, il processo di selezione dei membri consiliari adottato dalla Banca tutela e promuove la diversità degli stessi a partire dalla fase di nomina, dal momento che il meccanismo del voto di lista disciplinato dallo Statuto garantisce la presenza di almeno un amministratore espresso dai soci di minoranza e il rispetto delle disposizioni normative sul numero dei candidati appartenenti al genere meno rappresentato.

Il processo di selezione dei membri garantisce infine l'eterogeneità del Consiglio, individuando all'interno dell'Organo un adeguato grado di diversificazione anche in termini di competenze, che devono essere diffuse e diversificate tanto sotto il profilo manageriale quanto sotto il profilo tecnico (ambito giuridico, contabile, fiscale, tributario, finanziario, di gestione e controllo dei rischi, corporate governance, processi IT, organizzazione aziendale e risorse umane).

Al fine di assicurare un proficuo confronto interno e di contribuire all'assunzione di decisioni conformi all'interesse della Banca, nell'ambito del Consiglio di Amministrazione sono diffuse ulteriori specifiche competenze ed esperienze, riconducibili alle molteplici tipologie di operatività della Banca (ad esempio alle attività nell'ambito dei non performing loans, del factoring e del credito fiscale).

Il corretto assolvimento delle funzioni affidate all'Organo di supervisione strategica richiede infatti la presenza di soggetti:

  • pienamente consapevoli dei poteri e degli obblighi inerenti alle funzioni che ciascuno di essi è chiamato a svolgere (funzioni esecutive e non, componenti indipendenti, ecc.);
  • dotati di professionalità adeguate al ruolo da ricoprire, anche in eventuali Comitati interni al Consiglio, e calibrate in relazione alle caratteristiche operative e dimensionali della banca;
  • con competenze diffuse tra tutti i componenti e opportunamente diversificate, in modo da consentire che ciascuno, sia all'interno dei Comitati di cui sia parte che nelle decisioni collegiali, possa effettivamente contribuire, tra l'altro, a individuare e perseguire idonee strategie e ad assicurare un governo efficace dei rischi in tutte le aree della banca;
  • che dedichino tempo e risorse adeguate alla complessità del loro incarico, fermo il rispetto dei limiti al cumulo degli incarichi;
  • che indirizzino la loro azione al perseguimento dell'interesse complessivo della Banca, indipendentemente dalla compagine societaria che li ha votati o dalla lista da cui sono tratti;
  • che garantiscano il rispetto dell'autonomia operativa e di giudizio.

Ulteriori informazioni sulle conoscenze, competenze ed esperienze dei membri del Consiglio sono inserite nella "Relazione sul governo societario e gli assetti proprietari per l'esercizio 2018", redatta ai sensi dell'art. 123-bis TUF e pubblicata sul sito aziendale, nel paragrafo

4.2 "Composizione", nel quale sono sintetizzate le caratteristiche personali e professionali di ciascun amministratore in carica alla data di chiusura dell'esercizio.

Avendo presente che dal processo di autovalutazione è emerso un giudizio positivo sull'impegno profuso da ciascun consigliere e che il numero degli ulteriori incarichi da questi assunti non pregiudica il tempo dedicato allo svolgimento delle attività in qualità di consiglieri di Banca IFIS né l'impegno richiesto coerentemente con il ruolo svolto all'interno del board, si rimanda alla tabella inserita nella richiamata "Relazione sul governo societario e gli assetti proprietari per l'esercizio 2018" per il numero degli incarichi di amministratore affidati ai membri consiliari.

Il Consiglio di Amministrazione, in ottemperanza alle disposizioni dettate dalla Circolare 285/2013 e dal Codice di Autodisciplina, ha costituito nel proprio ambito un Comitato Controllo e Rischi composto da quattro dei nove componenti del Consiglio di Amministrazione scelti tra gli amministratori non esecutivi, tutti indipendenti.

Nel corso del 2018 il Comitato si è riunito per 26 volte, otto delle quali in forma congiunta con il Collegio Sindacale e una congiunta con l'organo di controllo e l'Organismo di Vigilanza. Dall'inizio dell'anno 2019 sino alla data di approvazione del presente documento il Comitato si è riunito 6 volte, delle quali due in via congiunta con il Collegio Sindacale. Il Comitato Controllo e Rischi svolge funzioni di supporto al Consiglio di Amministrazione in materia di gestione dei rischi e sistema di controlli interni, prestando particolare attenzione a tutte quelle attività strumentali necessarie affinché il Consiglio possa addivenire ad una corretta ed efficace determinazione del Risk Appetite Framework e delle politiche di governo dei rischi.

Il flusso informativo sui rischi che è destinato, previo parere favorevole del Comitato Controllo e Rischi, al Consiglio di Amministrazione, è individuato con specifica regolamentazione interna e si compone principalmente di documenti predisposti dalle funzioni di controllo e concernenti la pianificazione delle attività e la relativa rendicontazione (relazioni annuali e tableau de bord trimestrali che sono successivamente trasmessi alla Banca d'Italia) nonché altre verifiche previste dalla normativa vigente (reportistica sui rischi rilevanti assunti dal gruppo, informativa sulle verifiche concernenti il governo e la gestione del rischio di liquidità, relazione sulle funzioni operative importanti esternalizzate, RAF, resoconto ICAAP e ILAAP, Recovery Plan etc.)

In qualità di Capogruppo, Banca IFIS ha la responsabilità di assicurare, attraverso l'attività di direzione e coordinamento, la coerenza complessiva dell'assetto del Gruppo e di verificare l'adempimento da parte delle società controllate delle disposizioni necessarie per dare attuazione alle istruzioni di carattere generale e particolare impartite dalla Banca d'Italia nell'interesse della stabilità del Gruppo con riguardo, per ciò che in questa sede rileva, alla vigilanza informativa e regolamentare riferita al governo societario. In ottemperanza di tale principio, il Consiglio di Banca IFIS si esprime in tema di designazioni dei componenti degli Organi Societari delle società controllate e di compensi. Sulla base del principio di semplificazione societaria che la Banca persegue, e in considerazione del fatto che questi Organi sono tenuti ad operare all'interno della direzione e coordinamento della Capogruppo, i Consigli di Amministrazione individuati per le società controllate hanno un perimetro limitato sia per estensione temporale che per mandato e la maggior parte dei soggetti inseriti sono diretta espressione della gestione e del business di Banca IFIS; in tal modo, è assicurata l'immediata integrazione nei segmenti di business in cui il Gruppo è coinvolto e contemporaneamente una rispondenza alle indicazioni di direzione al coordinamento della Capogruppo.

2. AMBITO DI APPLICAZIONE (ART. 436 CRR)

Gli obblighi di informativa di cui al presente documento si applicano a Banca IFIS S.p.A.
Capogruppo del Gruppo Bancario Banca IFIS iscritto all'Albo dei Gruppi Bancari.
L'area di consolidamento ai fini del bilancio è definita sulla base dei principi contabili
internazionali (IAS/IFRS) e più in particolare dallo IFRS 10, mentre l'articolo 19 del CRR
prevede l'inclusione ai fini del consolidamento prudenziale della Holding del gruppo bancario
non consolidata nel patrimonio netto contabile.
Ai fini prudenziali si sono applicati i metodi di consolidamento previsti dalla Circolare della
Banca d'Italia n° 285 del 17 dicembre 2013 (e successivi aggiornamenti) – "Disposizioni di
vigilanza per le banche". In particolare si è applicato il metodo di consolidamento integrale
alle società bancarie, finanziarie e strumentali appartenenti al Gruppo Bancario.
Si rappresenta di seguito l'area di consolidamento ai fini prudenziali e di bilancio al 31
dicembre 2018:
Tab.1 - Principali informazioni relative alle società del Gruppo
Ragione sociale Settore Sede Tipo di rapporto
(*)
Rapporto di partecipazione
Impresa
partecipante
Quota % Disponibilità
voti
La Scogliera S.p.A. Holding operativa
finanziaria
Mestre (Italia) X X X X
Banca IFIS S.p.A. Attività bancaria Mestre (Italia) - - - -
IFIS FINANCE Sp. Z.o.o. Società finanziaria Varsavia (Polonia) 1 BANCA IFIS S.p.A. 100% 100%
IFIS Rental Services S.r.l. Società non
finanziaria
Milano
(Italia)
1 BANCA IFIS S.p.A. 100% 100%
IFIS NPL S.p.A. Società finanziaria Mestre (Italia) 1 BANCA IFIS S.p.A. 100% 100%
Cap.Ital.Fin. S.p.A. Società finanziaria Napoli 1 BANCA IFIS S.p.A. 100% 100%
Credifarma S.p.A. Società finanziaria Roma 1 BANCA IFIS S.p.A. 70% 70%
Two Solar Park 2008 S.r.l. Società non
finanziaria
Milano
(Italia)
1 BANCA IFIS S.p.A. 100% 100%
IFIS ABCP Programme S.r.l. Veicolo di
cartolarizzazione
Conegliano
(Italia)
4 Altra 0% 0%
Indigo Lease S.r.l. Veicolo di
cartolarizzazione
Conegliano
(Italia)
4 Altra 0% 0%
(*) Tipo di rapporto:
1 = maggioranza dei diritti di voto nell'assemblea ordinaria
2 = influenza dominante nell'assemblea ordinaria
  • 3 = accordi con altri soci
  • 4 = altre forme di controllo

5 = direzione unitaria ex art. 26, comma 1, del "decreto legislativo 87/92"

6 = direzione unitaria ex art. 26, comma 2, del "decreto legislativo 87/92"

7 = controllo congiunto

Appare opportuno sottolineare che l'area di consolidamento ai fini prudenziali e di bilancio al 31 dicembre 2018 ha subito alcune modifiche rispetto all'esercizio precedente, per effetto dei seguenti avvenimenti:

acquisizione del controllo di Cap.Ital.Fin. S.p.A., avvenuta in data 2 febbraio 2018;

  • fusione per incorporazione di IFIS Leasing S.p.A. in Banca IFIS, avvenuta nel mese di maggio 2018;
  • scorporo dell'Area NPL di Banca IFIS presso la controllata IFIS NPL S.p.A., avvenuto nel mese di giugno 2018;
  • acquisizione del controllo di Credifarma S.p.A., avvenuta in data 2 luglio 2018.

Si precisa che all'interno del Gruppo non vi sono impedimenti che ostacolino il rapido trasferimento di risorse patrimoniali o di fondi.

Le controllate al 31 dicembre 2018 sono incluse nel perimetro di consolidamento prudenziale alla medesima data, ad eccezione di IFIS Rental Services S.r.l. e di Two Solar Park 2008 S.r.l..

3. FONDI PROPRI (ARTT. 437 E 492 CRR)

Informazioni di natura qualitativa

Il 1° gennaio 2014 è entrata in vigore la nuova normativa armonizzata per le banche e per le imprese di investimento contenuta nel Regolamento (UE) n. 575/2013 (Capital Requirements Regulation, cd CRR) e nella Direttiva 2013/36/UE (Capital Requirements Directive, cd CRD IV). Tale quadro normativo, che costituisce la disciplina unica volta ad armonizzare le normative prudenziali degli Stati membri della Comunità Europea, è stato recepito nell'ordinamento nazionale con le Circolari n. 285 "Disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche" e n. 286 "Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni prudenziali per le banche e le società di intermediazione mobiliare".

Il nuovo framework regolamentare ha introdotto importanti novità soprattutto nelle modalità di calcolo del capitale valido ai fini di vigilanza (c.d. "Fondi Propri"). Al fine di accrescere la qualità patrimoniale delle banche, sono state privilegiate le azioni ordinarie emesse dall'ente e le riserve di utili (c.d. common equity), mentre sono stati previsti criteri più stringenti per l'eleggibilità degli altri strumenti di capitale ed è stata limitata la computabilità degli interessi di minoranza.

A partire dal 1° gennaio 2018 ha preso avvio il periodo transitorio (2018-2022) volto a mitigare gli impatti patrimoniali legati all'introduzione del nuovo principio contabile IFRS9; per le specifiche informazioni di natura qualitativa e quantitativa si rimanda a quanto rappresentato nel § 18 del presente documento.

Con pari decorrenza sono terminate le disposizioni transitorie introdotte dal Regolamento n. 575/2013 (CRR) volte ad attenuare progressivamente la deduzione dal CET1 delle "Attività fiscali differite che si basano sulla redditività futura e non derivano da differenze temporanee" (art. 478 CRR) e la parziale computabilità delle partecipazioni di minoranza (art.480 CRR).

Il perimetro di consolidamento prudenziale differisce dal perimetro del Gruppo Bancario in quanto viene inclusa la Holding di partecipazione La Scogliera S.p.A., in applicazione dell'art.19 del CRR, con conseguente computabilità nei Fondi Propri consolidati degli interessi di minoranza; dal perimetro di consolidamento prudenziale risultano escluse le controllate IFIS Rental Services S.r.l. e Two Solar Park 2008 S.r.l., consolidate con il metodo del patrimonio netto in conformità all'art.18 del CRR. In particolare, la regolamentazione in merito alla computabilità delle partecipazioni di minoranza richiede che il capitale necessario a soddisfare il requisito minimo regolamentare sia il minore tra il capitale della filiazione (requisito minimo % per RWA della filiazione) e il capitale consolidato (requisito minimo % per RWA del consolidato). L'eccedenza tra il totale dei Fondi Propri e il requisito minimo può essere computata per la quota di pertinenza del Gruppo, attribuendo il residuo alle partecipazioni di minoranza.

Informazioni di natura quantitativa

L'informativa sui requisiti dei fondi propri del Gruppo è stata redatta sulla base degli schemi richiesti dal Regolamento di Esecuzione (UE) 1423/2013, in coerenza con le disposizioni della Parte otto Titolo II del Regolamento (UE) 575/2013.

3.1 Principali caratteristiche degli elementi costitutivi i Fondi Propri

I Fondi Propri sono costituiti dal Capitale di classe 1 (Tier 1 – T1), a sua volta costituito dal Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1) e dal Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1), e dal Capitale di classe 2 (Tier 2 – T2).

Il Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1) include principalmente:

  • strumenti interamente versati e riserva di sovraprezzo;
  • altre riserve compresi utili non distribuiti;
  • interessi di minoranza ammessi nel CET1,

al netto degli elementi da dedurre:

  • avviamento ed altre attività immateriali;
  • attività fiscali differite che si basano sulla redditività futura e non derivano da differenze temporanee al netto delle relative passività fiscali.

Il Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1) include gli interessi di minoranza ammessi nell'AT1.

Il Capitale di classe 2 (Tier 2 – T2) include:

  • prestiti subordinati interamente versati computabili nel capitale di classe 2;
  • interessi di minoranza ammessi nel T2.

3.2 Composizione dei Fondi Propri al 31 dicembre 2018

Il Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1) include:

  • strumenti interamente versati per 11,1 milioni di euro;
  • riserva di sovraprezzo per 10,9 milioni di euro;
  • strumenti di CET1 propri detenuti direttamente per 1,4 milioni di euro;
  • altre riserve compresi utili non distribuiti per 747,9 milioni di euro;
  • altre componenti di conto economico accumulate, negative per 7,4 milioni di euro;
  • interessi di minoranza ammessi nel CET1 per 367,9 milioni di euro.

Gli elementi da dedurre dal CET1 includono:

  • avviamento ed altre attività immateriali, pari a 58,9 milioni di euro;
  • attività fiscali differite che si basano sulla redditività futura e non derivano da differenze temporanee al netto delle relative passività fiscali, pari a 145,9 milioni di euro.

Le disposizioni transitorie che impattano sul CET1 (+/-) includono:

  • rettifiche positive a fronte accantonamenti per perdite attese su crediti, in applicazione IFRS9, pari a 222 mila euro (+) (Regolamento 2017/2395);
  • filtro positivo su riserve attuariali negative (IAS 19), pari a 6 mila euro (-) (CRR art. 473 par.3 e 4 lettera d);

Il Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1) include gli interessi di minoranza per 56,2 milioni di euro.

Il Capitale di classe 2 (Tier 2 – T2) include:

  • prestiti subordinati interamente versati computabili nel capitale di classe 2 per un ammontare pari a 202,0 milioni di euro;
  • gli interessi di minoranza per 75,2 milioni di euro.
Tab.2 – Quantificazione dei Fondi Propri 31.12.2018
A.
Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 - CET1) prima dell'applicazione dei filtri
prudenziali
1.128.913
B.
Filtri prudenziali del CET1 (+/-)
C. CET1 al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime transitorio (A+/-B) 1.128.913
D.
Elementi da dedurre dal CET1
204.844
E.
Regime transitorio - Impatto su CET1 (+/-), inclusi gli interessi di minoranza oggetto di
disposizioni transitorie
216
F. Totale capitale primario di classe 1 (TIER1 -CET1) (C-D +/-E) 924.285
G. Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier1 - AT1) al lordo degli elementi da dedurre e degli
effetti del regime transitorio
56.178
H. Elementi da dedurre dall'AT1
I. Regime transitorio - Impatto su AT1 (+/-), inclusi gli strumenti emessi da filiazioni e inclusi nell'AT1
Per effetto di disposizioni transitorie
L. Totale capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional TIER1 - AT1) (G-H+/-I) 56.178
M. Capitale di classe 2 (Tier2 - T2) al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime
transitorio
277.248
N. Elementi da dedurre dal T2
O. Regime transitorio - Impatto su T2 (+/-), inclusi gli strumenti emessi da filiazioni e inclusi nel T2 per
effetto di disposizioni transitorie
P. Totale capitale di classe 2 (Tier2 - T2) (M - N +/- O) 277.248
Q. Totale fondi propri (F + L + P) (T) 1.257.711
Q. Totale fondi propri (F + L + P) (T-1) 1.191.097

3.3 Metodologia di riconciliazione dello Stato patrimoniale

Informativa al Pubblico – 31 dicembre 2018
3.3 Metodologia di riconciliazione dello Stato patrimoniale
Di seguito si riportano le informazioni esposte secondo la metodologia di riconciliazione dello
Stato patrimoniale prevista nell'Allegato I del Regolamento di Esecuzione (UE) n. 1423/2013
della Commissione Europea del 20 dicembre 2013.
Tab.3 – Riconciliazione Stato Patrimoniale
VOCI DELL'ATTIVO Perimetro
consolidato
contabile
Perimetro
regolamentare
Ammontari
rilevanti ai fini
dei Fondi Propri
Rif. Tavola
"Modello
transitorio per la
pubblicazione
delle
informazioni sui
Fondi Propri
100. Attività immateriali, di cui: 23.277 58.906 -58.906 8
Avviamento 1515 37.144 -37.144 8
Altre attività immateriali 21.762 21.762 -21.762 8
110. Attività fiscali 395.084 430.722 -145.938
a) correnti 46.820 45.755 0
b) anticipate 348.264 384.967 -145.938 10
VOCI DEL PASSIVO E DEL PATRIMONIO NETTO Perimetro
consolidato
contabile
Perimetro
regolamentare
Ammontari
rilevanti ai fini
dei Fondi Propri
Rif. Tavola
"Modello
transitorio per la
pubblicazione
delle
informazioni sui
Fondi Propri
10. Passività finanziarie valutate al costo ammortizzato -Titoli in circolazione 1.979.002 1.979.002 202.024 46
120. Riserve da valutazione, di cui: -14.606 -7.376 -7.412 3-9-26a
-effetto differenze cambi -6.032 -3.047 -3.047 3
-effetto valutazione a fair value impatto redditività complessiva -8.692 -4.390 -4390 3-26a
-effetto attualizzazione TFR 118 61 25 3-9
150. Riserve 1.168.543 703.613 703.834 2-3
160. Sovraprezzi di emissione 102.116 10.894 10.894 1
170. Capitale 53.811 11.085 11.085 1
180. Azioni proprie (-) -3.103 -1437 -1437 16
190. Patrimonio di pertinenza di terzi 5.476 724.885 499.301 5-34-48
220. Utile d'esercizio 146.763 64.104 44.266 5a
1.257.711

3.4 Modello sulle principali caratteristiche degli strumenti di capitale

Di seguito si riportano le informazioni esposte secondo il modello sulle principali caratteristiche degli strumenti di capitale previsto dall'Allegato II del Regolamento di Esecuzione (UE) n. 1423/2013 della Commissione Europea del 20 dicembre 2013.

Gli strumenti di capitale riportati sono tutti strumenti di CET1; l'identificativo univoco non è disponibile in quanto le azioni della Scogliera non hanno ISIN; l'importo rilevato nel capitale regolamentare e l'importo nominale dello strumento non considerano il sovraprezzo delle azioni.

Tab.4 – Modello sulle principali caratteristiche degli strumenti di capitale
Modello sulle principali caratteristiche degli strumenti di capitale
1 Emittente LA SCOGLIERA SPA
2 Identificativo unico
3 Legislazione applicabile allo strumento Intero strumento -
Legge italiana
Trattamento regolamentare
4 Disposizioni transitorie del CRR Common Equity
Tier 1
5 Disposizioni post transitorie del CRR Common Equity
Tier 1
6 Ammissibile a livello di singolo ente/(sub-)consolidamento / di singolo ente e di (sub-
)consolidamento
Singolo ente e
consolidato
7 Tipo di strumento Azioni ordinarie
8 Importo rilevato nel capitale regolamentare (milioni di euro) 9,64812
9 Importo nominale dello strumento (milioni di euro) 9,64812
9a Prezzo di emissione 5
9b Prezzo di rimborso N/A
10 Classificazione contabile Patrimonio Netto
11 Data di emissione originaria N/A
12 Irredimibile o a scadenza N/A
13 Data di scadenza originaria N/A
14 Rimborso anticipato a discrezione dell'emittente soggetto a approvazione preventiva
dell'autorità di vigilanza
N/A
15 Data del rimborso anticipato facoltativo, data del rimborso anticipato eventuale e importo del
rimborso
N/A
16 Date successive di rimborso anticipato, se del caso N/A
Cedole e dividendi
17 Dividendi/cedole fissi o variabili N/A
18 Tasso della cedola ed eventuale indice correlato N/A
19 Presenza di un meccanismo di "dividend stopper" N/A
20a Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio (in termini di tempo) N/A
20b Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio (in termini di importo) N/A
21 Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso N/A
22 Non cumulativo o cumulativo N/A
23 Convertibile o non convertibile N/A
24 Se convertibile, evento(i) che determina(no) la conversione N/A
25 Se convertibile, in tutto o in parte N/A
26 Se convertibile, tasso di conversione N/A
27 Se convertibile, conversione obbligatoria o facoltativa N/A
Tab.4 – Modello sulle principali caratteristiche degli strumenti di capitale
Modello sulle principali caratteristiche degli strumenti di capitale
28 Se convertibile, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è possibile N/A
29 Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene convertito N/A
30 Meccanismi di svalutazione (write down) N/A
31 In caso di meccanismo di svalutazione (write down), evento(i) che la determina(no) N/A
32 In caso di svalutazione (write down), svalutazione totale o parziale N/A
33 In caso di svalutazione (write down), svalutazione permanente o temporanea N/A
34 In caso di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo di rivalutazione N/A
35 Posizione nella gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione (specificare il tipo di
strumento di rango immediatamente superiore (senior))
N/A
36 Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni transitorie N/A
37 In caso affermativo, specificare le caratteristiche non conformi N/A

3.5 Modello per la pubblicazione delle informazioni sui Fondi Propri

Di seguito si riportano le informazioni esposte secondo il modello generale per la pubblicazione delle informazioni sui Fondi Propri previsto dall'Allegato V del Regolamento di Esecuzione (UE) n. 1423/2013 della Commissione Europea del 20 dicembre 2013.

Tab.5 – Modello per la pubblicazione delle informazioni sui Fondi Propri
Importo alla data
dell'Informativa
Capitale primario di classe 1 : strumenti e riserve
1 Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni 21.979
di cui: azioni ordinarie 21.979
2 Utili non distribuiti 632.060
3 Altre componenti di conto economico complessivo accumulate (e altre riserve) 64.363
5 Interessi di minoranza (importo consentito nel capitale primario di classe 1 consolidato) 367.898
5a Utili di periodo verificati da persone indipendenti al netto di tutti gli oneri o dividendi
prevedibili
44.266
6 Capitale primario di classe 1 (CET1) prima delle rettifiche regolamentari 1.130.566
Capitale primario di classe 1 (CET1): rettifiche regolamentari
7 Rettifiche di valore supplementari (importo negativo)
8 Attività immateriali (al netto delle relative passività fiscali) (importo negativo) -58.906
9 campo vuoto nell'UE
10 Attività fiscali differite che dipendono dalla redditività futura,escluse quelle derivanti da
differenze temporanee (al netto delle relative passività fiscali per le quali sono soddisfatte le
condizioni di cui all' articolo 38, par 3) (importo negativo)
-145.938
12 Importi negativi risultanti dal calcolo degli importi delle perdite attese
16 Strumenti propri di capitale primario di classe 1 detenuti
dall'ente direttamente o indirettamente (importo negativo)
-1.437
28 Totale delle rettifiche regolamentari al capitale primario di classe 1 (CET1) -206.281
29 Capitale primario di classe 1 (CET1) 924.285
Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1): strumenti
34 Capitale di classe 1 ammissibile incluso nel capitale aggiuntivo di classe 1 consolidato
(compresi gli interessi di minoranza non inclusi nella riga 5) emesso da filiazioni e detenuto da
terzi
56.178
35 di cui: strumenti emessi da filiazioni soggetti a eliminazione progressiva
36 Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1) prima delle rettifiche regolamentari 56.178
Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1): rettifiche regolamentari
43 Totale delle rettifiche regolamentari al capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1)
44 Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1) 56.178
45 Capitale di classe 1 (T1= CET1 + AT1) 980.463
Capitale di classe 2 (T2): strumenti e accantonamenti
46 Strumenti di capitale e le relative riserve sovraprezzo azioni 202.023
48 Strumenti di fondi propri ammissibili inclusi nel capitale di classe 2 consolidato (compresi gli
interessi di minoranza strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 non inclusi nella riga 5 o
nella riga 34) emessi da filiazioni e detenuti da terzi
75.225
51 Capitale di classe 2 (T2) prima delle rettifiche regolamentari 277.248
Capitale di classe 2 (T2): rettifiche regolamentari
57 Totale delle rettifiche regolamentari al capitale di classe 2 (T2)
58 Capitale di classe 2 (T2) 277.248
59 Capitale totale1
(TC= T1+T2)
1.257.711
60 Totale delle attività ponderate per il rischio 8.974.645
Coefficienti e riserve di capitale
61 Capitale primario di classe 1 (in percentuale dell'importo complessivo dell'esposizione al
rischio)1
10,30%
62 Capitale di classe 1 (in percentuale dell'importo complessivo dell'esposizione al rischio)1 10,92%
63 Capitale totale (in percentuale dell'importo complessivo dell'esposizione al rischio)1 14,01%
64 Requisito della riserva di capitale specifica dell'ente (requisito relativo al capitale primario di
classe 1 a norma dell'articolo 92 (1) (a)), più requisiti della riserva di conservazione del
capitale, della riserva di capitale anticiclica, della riserva di capitale a fronte del rischio
sistemico, della riserva di capitale degli enti a rilevanza sistemica (in percentuale dell'importo
dell'esposizione al rischio)
572.134
65 di cui: requisito della riserva di conservazione del capitale 168.275
68 Capitale primario di classe 1 disponibile per le riserve (in percentuale dell'importo
dell'esposizione al rischio) (L)
3,92%
Importi inferiori alle soglie di deduzione (prima della ponderazione del rischio)
72 Capitale di soggetti del settore finanziario detenuto direttamente o indirettamente, quando
l'ente non ha un investimento significativo in tali soggetti (importo inferiore alla soglia del 10%
e al netto di posizioni corte ammissibili)
9.769
73 Capitale di soggetti del settore finanziario detenuto direttamente o indirettamente, quando
l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti (importo inferiore alla soglia del 10% e al
netto di posizioni corte ammissibili)
5.500
75 Attività fiscali differite che derivano da differenze temporanee (importo inferiore alla soglia
del 10% al netto delle relative passività fiscali per le quali sono soddisfatte le condizioni di cui
all'art. 38, paragrafo 3)
749

3.6 Evoluzione dei Fondi Propri

Di seguito si riportano le informazioni relative all'evoluzione dei Fondi Propri dal dato di inizio periodo (01.01.2018) al dato di fine periodo (31.12.2018) attraverso le variazioni avvenute nel suddetto periodo di analisi.

01/01/2018 -
31/12/2018
Capitale Primario di Classe 1
Inizio del periodo
Strumenti e riserve (A)
1. Capitale proprio (B)
0
2. Riserve e sovrapprezzi di emissione propri
72.392
3. Altre componenti di conto economico complessivo accumulate, di cui: (C)
-5.708
3.1. Riserve di valutazione delle perdite attuariali nette e differenza cambio sull'avviamento
129
3.2 CRR: riserve di cash flow hedge, differenze di cambio, utili / perdite non realizzate; etc.
4. Utile del periodo (al netto di interessi di minoranza, beneficenza e dividendi prevedibili del Gruppo) (D)
-11.723
5. Interessi di minoranza ammissibili (E)
16.538
Rettifiche regolamentari
11. Strumenti propri di capitale detenuti direttamente o indirettamente, di cui:
12. Avviamento
-681
13. Altre immobilizzazioni immateriali
1.125
14. CRR: attività fiscali differite basate sulla redditività futura, escluse quelle derivanti da differenze
25.370
temporanee
20. Altri aggiustamenti transitori, di cui:
-32.973
20.1 Aggiustamento transitorio connesso allo IAS 19 (I)
-45
20.2 CRR: Rettifiche regolamentari relative agli utili e alle perdite non realizzate (J)
1.334
20.3 CRR: Aggiustamento transitorio connesso alle attività fiscali differite basate sulla redditività futura,
-34.262
escluse quelle derivanti da differenze temporanee
Fine del periodo
Capitale aggiuntivo di classe 1
Inizio del periodo
Strumenti
22. Strumenti computabili, inclusi strumenti emessi da filiazioni (L)
17.767
Rettifiche regolamentari
Fine del periodo
Capitale di classe 2
Inizio del periodo
25. Strumenti e prestiti subordinati computabili (M)
-15.493
29.2 CRR: Aggiustamento transitorio relativo a utili non realizzati su titoli AFS soggetti a filtro nazionale
aggiuntivo R
Fine del periodo
Totale Fondi Propri alla fine del periodo
FONDI PROPRI 31/12/2017
1.191.097
VARIAZIONI
66.614
TOTALE
1.257.711
FONDI PROPRI 31/12/2018
1.257.711
Tab.6 – Evoluzione dei Fondi Propri

La variazione positiva dei Fondi propri di 66,6 milioni di euro rispetto al 31 dicembre 2017 è riconducibile principalmente a:

  • l'inclusione dell'utile d'esercizio al 31 dicembre 2018 di pertinenza del Gruppo calcolato ai fini regolamentari, al netto del dividendo stimato, per complessivi 44,3 milioni di euro;
  • la maggior computabilità delle partecipazioni di minoranza (art. 84 CRR), per un ammontare pari a 18,8 milioni di euro;
  • la deduzione dal CET1 del 100% delle "Attività fiscali differite che si basano sulla redditività futura e non derivano da differenze temporanee", a causa del termine del regime transitorio (art. 478 CRR) per un ammontare pari a 145,9 milioni di euro rispetto ai 137,0 milioni di euro (pari all'80% in regime transitorio) dedotti al 31 dicembre 2017; a tal proposito si sottolinea come tale deduzione sarà tuttavia progressivamente assorbita dal futuro utilizzo di tali attività fiscali differite
  • la variazione positiva delle riserve per la restante parte, inclusiva degli utili generati dalle Società non incluse nel perimetro del Gruppo Bancario, per la quota di pertinenza del Gruppo stesso.

4. REQUISITI DI CAPITALE (ART. 438 CRR)

Con le "Disposizioni di vigilanza per le banche" (Circolare n. 285/13) l'Autorità di Vigilanza disciplina il processo di autovalutazione sull'adeguatezza patrimoniale condotto dalle banche (ICAAP - Internal Capital Adequacy Assessment Process). In particolare, con il Secondo Pilastro si regola il processo di controllo prudenziale articolandolo in due fasi integrate.

Con la prima fase si richiede agli intermediari di svolgere un'autonoma valutazione della propria adeguatezza patrimoniale, attuale e prospettica, in relazione ai rischi ai quali sono esposte e alle proprie scelte strategiche. La seconda fase (SREP - Supervisory Review and Evaluation Process), di pertinenza dell'Organo di vigilanza, prevede il riesame di tale processo di autovalutazione e la formulazione di un giudizio complessivo sugli intermediari stessi.

Banca d'Italia, in seguito al processo di revisione e valutazione prudenziale (SREP) svolto a fine 2017, ha richiesto al Gruppo Banca IFIS di mantenere, per il 2018, i medesimi requisiti di capitale comunicati per il 2017 a livello consolidato, comprensivi dell'1,875% a titolo di riserva di conservazione del capitale, ovvero:

  • coefficiente di capitale primario di classe 1 (CET 1 ratio) pari al 7,2%, vincolante nella misura del 5,4%;
  • coefficiente di capitale di classe 1 (Tier 1 ratio) pari al 9,0%, vincolante nella misura del 7,2%;
  • coefficiente di capitale totale (Total Capital ratio) pari all'11,3%, vincolante nella misura del 9,5%.

In osservanza al principio di proporzionalità, ed in considerazione della dimensione dell'attivo consolidato, il Gruppo si colloca nella categoria di intermediari di Classe 2. In virtù di tale collocazione ed in linea con le proprie caratteristiche operative, il Gruppo Banca IFIS determina il capitale interno complessivo adottando metodologie semplificate in merito alla quantificazione del requisito a fronte dei rischi di I° e II° Pilastro ed alla conseguente aggregazione degli stessi (building block approach). Per capitale interno complessivo si intende il capitale interno riferito a tutti i rischi rilevanti assunti e che l'intermediario ritiene necessario per coprire le perdite eccedenti un dato livello atteso, incluse le eventuali esigenze di capitale interno dovute a considerazioni di carattere strategico.

Nella tabella seguente si riportano sinteticamente le metodologie utilizzate per la misurazione del capitale interno a fronte dei singoli rischi quantificabili di I° e II° Pilastro.

Tab.7 - Metodologie utilizzate per la misurazione del capitale interno

CATEGORIA TIPOLOGIA DI RISCHIO METODOLOGIA
Rischio di Credito Metodo Standardizzato
RISCHI DI PRIMO Rischio di Controparte Metodo del Valore di Mercato
PILASTRO Rischio di Mercato Metodo Standardizzato
Rischio Operativo Metodo Base (BIA)
RISCHI DI SECONDO
PILASTRO
Rischio di Concentrazione Metodo GA - Granularity Adjustment (Allegato B, Titolo III, Circ.
285/13)
Metodologia ABI per la stima del Rischio di Concentrazione Geo
Settoriale
Rischio di Tasso d'Interesse Metodo Semplificato (Allegato C, Titolo III, Circ. 285/13)

Per quanto riguarda invece i rischi non quantificabili, coerentemente con le indicazioni fornite dalla Banca d'Italia nella citata normativa, il Gruppo Banca IFIS ha predisposto adeguati presidi interni di controllo ed attenuazione. Nell'ambito delle attività di misurazione, sono altresì definite ed eseguite prove di stress in termini di analisi semplificate di sensibilità riguardo ai principali rischi assunti.

Nell'ottica di un progressivo adeguamento ai principi internazionali per la misurazione ed il monitoraggio del rischio di liquidità (Basilea 3) sono misurati l'indicatore di breve termine Liquidity Coverage Ratio (LCR) e l'indicatore strutturale Net Stable Funding Ratio (NSFR).

Il livello prospettico è determinato con cadenza annuale - in sede di predisposizione del resoconto ICAAP - con riferimento alla fine dell'esercizio in corso, tenendo conto della prevedibile evoluzione dell'ambito di applicazione, dei rischi del Gruppo e dell'operatività. Eventuali ulteriori valutazioni sul capitale interno complessivo vengono altresì poste in essere in corso d'esercizio in relazione ad eventuali eventi innovativi o straordinari.

Al fine di valutare prospetticamente il livello di capitale interno complessivo, il Gruppo Banca IFIS:

  • utilizza il Piano industriale dettagliandolo adeguatamente rispetto alle necessità di stima dei rischi;
  • individua i parametri che influenzano l'incidenza del rischio, prevedendone la futura evoluzione in considerazione anche dell'evoluzione attesa del mercato di riferimento;
  • definisce le stime di evoluzione dei fattori di rischio coerenti con i propri scenari economici e strategici;
  • verifica le previsioni sulla base della pianificazione pluriennale;
  • effettua una stima dell'evoluzione delle voci contabili che costituiscono la dotazione patrimoniale individuata;
  • considera inoltre le eventuali esigenze di carattere strategico.

A copertura del capitale interno complessivo attuale e prospettico il Gruppo Banca IFIS utilizza una definizione di capitale complessivo coincidente con quella di Fondi Propri regolamentari, valutato prospetticamente nell'ambito della pianificazione strategica del Gruppo.

La dotazione patrimoniale del Gruppo Banca IFIS, riferita alla situazione del 31 dicembre 2018, risulta adeguata rispetto all'esposizione complessiva ai rischi.

Tab.8 - Rischio di credito e di controparte: requisito patrimoniale relativo a ciascuna delle classi regolamentari

Classi regolamentari RISCHIO DI CREDITO RISCHIO DI CONTROPARTE
(unità migliaia di euro) Attivo
ponderato
(RWA)
Requisito
patrimoniale
Attivo
ponderato
(RWA)
Requisito patrimoniale
Esposizioni verso amministrazioni centrali o
banche centrali
228.987 18.319
Esposizioni verso amministrazioni regionali
o autorità locali
14.922 1.194
Esposizioni verso organismi del settore
pubblico
193.048 15.444
Esposizioni verso enti 74.322 5.946 6.130 490
Esposizioni verso imprese 3.900.328 312.026 11.698 936
Esposizioni al dettaglio 738.039 59.043
Esposizioni garantite da ipoteche su beni
immobili
53.823 4.306
Esposizioni in stato di default 2.131.884 170.551 6.982 559
Esposizioni associate a un rischio
particolarmente elevato
0
Esposizioni sotto forma di quote o di azioni
in OIC
87.527 7.002
Esposizioni in strumenti di capitale 166.683 13.335
Altre posizioni 236.767 18.941
Cartolarizzazioni 62.484 4.999
Alto rischio 88.162 7.053
REQUISITO PATRIMONIALE A FRONTE DEL
RISCHIO DI CREDITO E CONTROPARTE (T)
7.976.976 638.158 24.810 1.985

REQUISITO PATRIMONIALE A FRONTE DEL RISCHIO DI CREDITO E CONTROPARTE (T-1) 6.492.339 519.387 8.874 710

Il capitale interno a fronte del rischio di mercato al 31/12/2018 è di 4.674 mila Euro.

La sintesi delle misurazioni sviluppate in sede di quantificazione del capitale interno assorbito dai rischi di mercato è la seguente:

Tab.9 - Rischio di mercato: requisito patrimoniale per attività comprese nel portafoglio di negoziazione a fini di
vigilanza e per l'intero bilancio
Tipologia di rischio Attivo ponderato Requisito
(unità migliaia di euro) equivalente (RWA) patrimoniale
Rischio di posizione (Trading Book) 7.736 619
Rischio di regolamento (Trading Book)
Rischio di posizioni in merci
Rischio di cambio 50.691 4.055
REQUISITO PATRIMONIALE A FRONTE DEL RISCHIO DI MERCATO (T) 58.427 4.674
REQUISITO PATRIMONIALE A FRONTE DEL RISCHIO DI MERCATO (T-1) 14.580 1.166

Il capitale interno a fronte del rischio di aggiustamento della valutazione del credito (CVA) al 31/12/2018 è di 1.264 mila Euro.

Tab.10 - Requisito patrimoniale a fronte de Rischio di aggiustamento della valutazione del credito
Tipologia di rischio Attivo ponderato Requisito
(unità migliaia di euro) equivalente
(RWA)
patrimoniale
Rischio di CVA 15.802 1.264
REQUISITO PATRIMONIALE A FRONTE DEL RISCHIO CVA (T) 15.802 1.264
REQUISITO PATRIMONIALE A FRONTE DEL RISCHIO CVA (T-1) 21.590 1.727

Il capitale interno a fronte del rischio operativo al 31/12/2018 è di 71.890 mila Euro.

Tab.11 - Requisito patrimoniale a fronte dei rischi operativi
(unità migliaia di euro)
Indicatore Rilevante Dicembre -2 452.598
Indicatore Rilevante Dicembre -1 560.643
Indicatore Rilevante Dicembre 424.565
Media Indicatore Rilevante ultimi 3 esercizi 479.269
REQUISITO PATRIMONIALE RISCHIO OPERATIVO (T) 71.890

REQUISITO PATRIMONIALE RISCHIO OPERATIVO (T-1) 67.138

Nella tabella successiva sono riportati i ratios patrimoniali riferiti al 31 dicembre 2018 in raffronto con quelli riferiti al 31 dicembre 2017.

Tab.12 - Ratios patrimoniali 31-dic-18 31-dic-17
Capitale primario di classe 1 (CET1) 924.285 859.944
Capitale di classe 1 980.463 898.356
Totale Fondi Propri 1.257.711 1.191.097
Totale attività ponderate per il rischio 8.974.645 7.376.606
Ratio – Capitale primario di classe 1 10,3% 11,7%
Requisito minimo CET1 7,2% 6,6%
Eccedenza requisito mimino CET 1 275.867 376.776
Eccedenza in RWA 2.678.619 3.231.990
Ratio – Capitale di classe 1 10,9% 12,2%
Requisito minimo T1 9,0% 8,4%
Eccedenza requisito mimino T1 170.501 282.409
Eccedenza RWA 1.560.680 2.318.928
Ratio – Totale fondi propri 14,0% 16,2%
Requisito minimo Fondi Propri 11,3% 10,8%
Eccedenza requisito mimino Fondi Propri 241.332 398.112
Eccedenza RWA 1.722.075 2.465.554

Si segnala inoltre che, in data 28 gennaio 2019, Banca d'Italia ha richiesto al Gruppo Bancario di adottare per il 2019 i seguenti requisiti di capitale a livello consolidato, comprensivi del 2,5% a titolo di riserva di conservazione del capitale:

  • coefficiente di capitale primario di classe 1 (CET 1 ratio) pari all'8,12%, vincolante nella misura del 5,62%;
  • coefficiente di capitale di classe 1 (Tier 1 ratio) pari al 10,0%, vincolante nella misura del 7,5%;
  • coefficiente di capitale totale (Total Capital ratio) pari al 12,5%, vincolante nella misura del 10%.

Il Gruppo Bancario Banca IFIS soddisfa già al 31 dicembre 2018 i predetti requisiti prudenziali.

5. ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI CONTROPARTE (ART. 439 CRR)

Informativa qualitativa

Il rischio di controparte, rappresenta il rischio che la controparte di una transazione, avente ad oggetto strumenti finanziari, risulti inadempiente prima del regolamento definitivo dei flussi finanziari della transazione stessa.

Il Gruppo Banca IFIS non effettua attività in prodotti finanziari derivati per conto terzi e ha limitato l'attività in conto proprio a strumenti di copertura dal rischio di mercato. Banca IFIS utilizza talvolta derivati finanziari finalizzati alla copertura delle esposizioni sui tassi di cambio.

Al 31 dicembre 2018 la sola Banca gestisce un portafoglio residuale di prodotti derivati, principalmente su tassi di interesse, risultante da operazioni concluse dalla ex - controllata Interbanca con primarie istituzioni finanziarie e clientela corporate incluse nel portafoglio di negoziazione. Alla medesima data, sono altresì presenti nel medesimo portafoglio alcuni contratti derivati su tassi di cambio legati alla gestione della posizione in cambi della Banca. Per le operazioni in essere si evidenzia la totale estraneità del Gruppo a logiche di carattere speculativo.

Nel corso del 2018 non sono state poste in essere nuove operazioni in derivati su tassi di interesse in quanto tale tipologia di strumenti non rientrava fra i prodotti offerti alla clientela dalla Banca.

Per quanto riguarda il rischio di controparte connaturato all'attività di raccolta in pronti contro termine, il suo monitoraggio si sostanzia in una puntuale e costante verifica della struttura e qualità del portafoglio titoli di proprietà, in quanto il rischio sottostante è direttamente connesso al merito creditizio delle controparti con le quali vengono poste in essere le operazioni di finanziamento collateralizzato (generalmente controparti centrali quali Cassa Compensazione e Garanzia e Banca Centrale Europea) e proporzionale alla volatilità di prezzo dei titoli in portafoglio dati in garanzia. Alla chiusura dell'esercizio risulta in essere un'unica operazione di pronti contro termine con controparte centrale. In considerazione delle previsioni regolamentari in materia di operazioni SFT poste in essere con controparti centrali (Cassa Compensazione e Garanzia e Banca Centrale Europea) e assistite da garanzia reale su base giornaliera, l'impatto in termini di requisito patrimoniale è comunque pari a zero.

Per ulteriori informazioni, in merito ai processi gestionali seguiti dal Gruppo, si rimanda a quanto rappresentato nel § 1.3.2 del presente documento.

Tab.13 - Rischio di controparte - metodo del valore di mercato
(unità in migliaia di euro)
31-dic-18
Classi regolamentari di attività Valore dell'esposizione Valore
ponderato
Requisito patrimoniale
Esposizioni verso enti 18.693 6.130 490
Esposizioni verso imprese ed altri soggetti 11.697 11.698 936
Esposizioni in stato di default 4.671 6.982 559
Totale 35.061 24.810 1.985

Informativa quantitativa

Informativa al Pubblico – 31 dicembre 2018
Tab.14 - Derivati finanziari
(unità in migliaia di euro) 31-dic-18
Tipologia sottostanti Valore nozionale Fair value lordo
positivo al lordo
degli accordi di
compensazione
Fair value positivo al
netto degli accordi di
compensazione
Garanzie reali
ricevute
Fair value positivo
al netto degli
accordi di
compensazione e
degli accordi di
garanzia
Metodo
valore di mercato
Esposizione futura
Metodo
valore di mercato
EAD
Portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza 484.329 31.449 31.449 - 31.449 3.612 35.061
- Contratti derivati su titoli di debito e tassi di interesse 261.621 30.023 30.023 - 30.023 1.686 31.709
- Contratti derivati su titoli di capitale e indici azionari 30.091 - - - - - -
- Contratti derivati su tassi di cambio e oro 192.617 1.426 1.426 - 1.426 1.926 3.352
- Contratti derivati su altri valori - - - - - - -
Portafoglio bancario - Derivati di copertura - - - - - - -
- Contratti derivati su titoli di debito e tassi di interesse - - - - - - -
- Contratti derivati su titoli di capitale e indici azionari - - - - - - -
- Contratti derivati su tassi di cambio e oro - - - - - - -
- Contratti derivati su altri valori - - - - - -
Portafoglio bancario - Altri derivati - - - - - -
- Contratti derivati su titoli di debito e tassi di interesse - - - - - - -
- Contratti derivati su titoli di capitale e indici azionari - - - - - - -
- Contratti derivati su tassi di cambio e oro - - - - - - -
- Contratti derivati su altri valori - - - - - - -
31.449 - 31.449 3.612 35.061

6. RISERVE DI CAPITALE (ART. 440 CRR)

Informativa qualitativa

A decorrere dal 1° gennaio 2016, le banche hanno l'obbligo di detenere una riserva di capitale anticiclica (countercyclical capital buffer, CCyB) secondo quanto previsto dall'art. 136 della direttiva UE 2013/36 (CRD IV), al fine di accumulare, nei periodi di crescita del credito, capitale primario di Classe 1 da poter utilizzare nei momenti di tensione del mercato.

A differenza della riserva di conservazione del capitale, la riserva di capitale anticiclica è imposta soltanto nei periodi di crescita del credito ed è calcolata secondo quanto previsto dalla CRD IV dalle autorità nazionali competenti.

Informativa quantitativa

Come stabilito all'articolo 140, paragrafo 1 della direttiva UE 2013/36, il coefficiente anticiclico specifico dell'ente consiste nella media ponderata dei coefficienti anticiclici che si applicano nei paesi in cui sono situate le esposizioni creditizie rilevanti dell'ente. Il coefficiente è soggetto a revisione con cadenza trimestrale.

La normativa europea è stata attuata in Italia con la circolare n. 285 della Banca d'Italia che contiene apposite norme in materia di CCyB. Sulla base dell'analisi degli indicatori di riferimento la Banca d'Italia ha deciso di mantenere per tutto l'anno 2018 il coefficiente anticiclico (relativo alle esposizioni verso controparti italiane) allo zero per cento. Per le altre esposizioni creditizie il Gruppo utilizza i valori del coefficiente anticiclico stabilito dalle autorità competenti dello Stato della controparte, secondo la disciplina applicabile.

Al riguardo il Gruppo Banca IFIS, con riferimento alla data del 31 dicembre 2018, in assenza di esposizioni di rischio rilevanti verso paesi ai quali viene attribuito un coefficiente anticiclico specifico non nullo, non è chiamata ad effettuare accantonamenti a tale tipologia di riserva di capitale.

Di seguito è riportata l'informativa sull'obbligo di detenere una riserva di capitale anticiclica prevista dall'articolo 440 del Regolamento (UE) n. 575/2013, redatta secondo le norme tecniche di attuazione contenute nel Regolamento UE n. 2015/1555. Le informazioni di seguito riportate, riferite al 31.12.2018, sono a livello consolidato.

Tab. 15 - Distribuzione geografica delle esposizioni creditizie rilevanti ai fini del calcolo della riserva di capitale anticiclica
Esposizioni creditizie generiche Esposizione nel portafoglio di negoziazione Esposizione verso la cartolarizzazione Requisiti di fondi propri
Riga Ripartizione per paese Valore dell'esposizione per il
metodo SA
Valore dell'esposizione per il
metodo IRB
lunga e corta del portafoglio
Somma della posizione
di negoziazione
portafoglio di negoziazione
Valore dell'esposizione nel
per i modelli interni
Valore dell'esposizione per il
metodo SA
Valore dell'esposizione per il
metodo IRB
Di cui: esposizioni creditizie
generiche
portafoglio di negoziazione
Di cui: esposizioni nel
Di cui: esposizioni verso la
cartolarizzazione
Totale Fattori di ponderazione dei
requisiti di fondi propri
Coefficiente anticiclico
010 Italia 010
9.348.361
020 030
7.736
040 050
62.473
060 070
606.015
080
619
090
4.999
100
611.633
110
95,27%
120
0,00%
Stati Uniti D'A
Luss
emburgo
61.398
57.341
4.912
4.587
4.912
4.587
0,77%
0,71%
0,00%
0,25%
Francia
Regno Unito
43.292
29.597
3.465
2.378
3.465
2.378
0,54%
0,37%
0,25%
1,00%
Panama
Turchia
26.500
23.437
2.120
1.875
2.120
1.875
0,33%
0,29%
0,00%
0,00%
Svizzera
Paesi Bass
i
21.172
17.342
1.697
1.390
1.697
1.390
0,26%
0,22%
0,00%
0,00%
Gibilterra 15.710 1.257 1.257 0,20% 0,00%
Germania R.F.T.
Cina Rep. Popol
11.157
10.398
971
832
971
832
0,15%
0,13%
0,00%
0,00%
Romania
Slovenia
7.644
7.576
624
606
624
606
0,10%
0,09%
0,00%
0,00%
Cile
Repubblica Ceca
5.797
5.013
464
401
464
401
0,07%
0,06%
0,00%
1,75%
Svezia
Croazia
4.042
4.029
323
322
323
322
0,05%
0,05%
2,50%
0,00%
Corea del Sud 3.436 275 275 0,04% 0,00%
Spagna
Portogallo
3.255
2.716
267
211
267
211
0,04%
0,03%
0,00%
0,00%
Mes
sico
Aus
tria
2.379
1.936
190
155
190
155
0,03%
0,02%
0,00%
0,00%
India
Lituania
1.666
1.483
133
119
133
119
0,02%
0,02%
0,00%
1,00%
Colombia
Repubblica Slov
1.423
1.211
114
97
114
97
0,02%
0,02%
0,00%
1,50%
Belgio
Vietnam
1.136
955
97
76
97
76
0,02%
0,01%
0,00%
0,00%
Bieloruss
ia
922 74 74 0,01% 0,00%
Polonia
Malta
837
555
72
44
72
44
0,01%
0,01%
0,00%
0,00%
Arabia Saudita
Dubai
512
475
41
38
41
38
0,01%
0,01%
0,00%
0,00%
Giappone
Ungheria
451
439
36
35
36
35
0,01%
0,01%
0,00%
0,00%
Grecia 323 26 26 0,00% 0,00%
San Marino
Sudafricana Rep
299
99
28
8
28
8
0,00%
0,00%
0,00%
0,00%
Aus
tralia
Canada
68
61
5
6
5
6
0,00%
0,00%
0,00%
0,00%
Cipro
Tunisia
52
45
4
4
4
4
0,00%
0,00%
0,00%
0,00%
Danimarca
Norvegia
38
34
3
3
3
3
0,00%
0,00%
1,00%
2,00%
Albania
Irlanda
33
15
3
1
3
1
0,00%
0,00%
0,00%
1,00%
Bulgaria 10 1 1 0,00% 0,50%
Bras
ile
Senegal
5
4
0
0
0
0
0,00%
0,00%
0,00%
0,00%
Argentina
Taiwan
3
2
0
0
0
0
0,00%
0,00%
0,00%
0,00%
Afganistan
Bolivia
1
1
0
0
0
0
0,00%
0,00%
0,00%
0,00%
Egitto
Equador
1
1
0
0
0
0
0,00%
0,00%
0,00%
0,00%
Giamaica 1 0 0 0,00% 0,00%
Guerns
ey
Hong Kong
1
1
0
0
0
0
0,00%
0,00%
0,00%
1,88%
Israele
Libia
1
1
0
0
0
0
0,00%
0,00%
0,00%
0,00%
Marocco
Nigeria
1
1
0
0
0
0
0,00%
0,00%
0,00%
0,00%
Principato di Monaco
Rus
sia
1
1
0
0
0
0
0,00%
0,00%
0,00%
0,00%
Serbia 1 0 0 0,00% 0,00%
Siria
Sudan
1
1
0
0
0
0
0,00%
0,00%
0,00%
0,00%
Tailandia
Venezuela
1
1
0
0
0
0
0,00%
0,00%
0,00%
0,00%

Tab.16 - Importo della riserva di capitale anticiclica specifica dell'ente

31-dic-18
Colonna
Riga 010
010 Importo complessivo dell'esposizione al rischio 9.796.911
020 Coefficiente anticiclico specifico dell'ente 0,00%
030 Requisito di riserva di capitale anticiclica specifica dell'ente -

7. RETTIFICHE PER IL RISCHIO DI CREDITO (Art. 442 CRR)

Informativa qualitativa

Definizione di crediti "deteriorati" utilizzati a fini contabili

La definizione di crediti "deteriorati" adottata dal Gruppo Banca IFIS a fini contabili coincide con quella utilizzata a fini di vigilanza. In particolare, la Circolare n. 272 del 30 luglio 2008 e successivi aggiornamenti, "Matrice dei conti", nell'ambito della definizione dei parametri relativi alla qualità del credito, stabilisce:

"si definiscono attività finanziarie "deteriorate" le attività che ricadono nella categoria dei "Non-performing" (…): sofferenze, inadempienze probabili ("unlikely to pay"), ed esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate".

Metodologie adottate per determinare le rettifiche di valore

Ad ogni chiusura di bilancio o di situazione infrannuale, viene effettuata una ricognizione dei crediti volta ad individuare quelli che, a seguito del verificarsi di eventi occorsi dopo la loro iscrizione, mostrino oggettive evidenze di una possibile perdita di valore. Rientrano in tale ambito i crediti ai quali è stato attribuito lo status di sofferenza, inadempienza probabile o di scaduto secondo le attuali regole di Banca d'Italia, in ossequio alle regole di impairment dell'IFRS 9 così come dettagliatamente riportate nell'informativa del Bilancio consolidato Gruppo Banca IFIS 2018. Le riprese di valore sono iscritte a fronte di una migliorata qualità dell'esposizione tale da comportare una diminuzione della svalutazione complessiva precedentemente rilevata.

I crediti deteriorati sono oggetto di un processo di valutazione analitica o collettiva a seconda delle casistiche sotto specificate e l'ammontare della rettifica di valore di ciascun credito è pari alla differenza tra il valore di bilancio dello stesso al momento della valutazione (costo ammortizzato) ed il valore attuale dei previsti flussi di cassa futuri, calcolato applicando il tasso di interesse effettivo originario. I flussi di cassa previsti tengono conto dei tempi di recupero attesi, del presumibile valore di realizzo delle eventuali garanzie, nonché dei costi che si ritiene verranno sostenuti per il recupero dell'esposizione creditizia. Il tasso effettivo originario di ciascun credito rimane invariato nel tempo ancorché sia intervenuta una ristrutturazione del rapporto che abbia comportato la variazione del tasso contrattuale ed anche qualora il rapporto divenga, nella pratica, infruttifero di interessi contrattuali. Il valore originario del crediti è ripristinato negli esercizi successivi nella misura in cui vengano meno i motivi che hanno determinato la rettifica purché tale valutazione sia oggettivamente collegabile ad un evento verificatosi successiva alla rettifica stessa. La ripresa di valore è iscritta a conto economico e non può in ogni caso superare il costo ammortizzato che il credito avrebbe avuto in assenza di precedenti rettifiche.

I crediti a sofferenza, ad esclusione di quelli riferibili ai portafogli retail di prestiti personali o mutui, con importo lordo residuo inferiore a 100 mila euro sono oggetto di un processo di valutazione analitica, mentre le sofferenze con importo lordo residuo inferiore a 100 mila euro nonché le sofferenze con importo lordo residuo maggiore di 100 mila euro ma la cui classificazione risale a oltre 10 anni dalla data di riferimento sono svalutate integralmente.

I crediti ad inadempienza probabile, ad esclusione di quelli riferibili ai portafogli retail di prestiti personali o mutui, con importo lordo residuo superiore a 100 mila euro sono valutati analiticamente mentre quelli di importo inferiore ai 100 mila euro sono sottoposti a valutazione collettiva di perdita di valore.

Le esposizioni deteriorate acquisite, attinenti al settore NPL, sono oggetto di un processo di iscrizione e valutazione articolato nelle seguenti fasi:

  • all'acquisizione i crediti vengono iscritti procedendo all'allocazione del prezzo del portafoglio acquistato sui singoli crediti che lo compongono, mediante le seguenti attività:
    • o rilevazione contabile dei singoli crediti ad un valore pari al prezzo contrattuale; tale valore è quello utilizzato per le segnalazioni in Centrale dei Rischi;
    • o al completamento della verifica della documentazione, si procede ad effettuare, ove previsto dal contratto, la retrocessione delle posizioni senza documentazione probatoria o prescritte e alla attribuzione del fair value ai crediti per cui l'esistenza e l'esigibilità sono certe; infine in seguito all'invio della notifica della cessione al debitore, il credito è pronto per la prima lavorazione utile al suo recupero;
  • in seguito all'inserimento nel processo di recupero, inizia la valutazione al costo ammortizzato secondo il metodo del tasso di interesse effettivo;
  • il tasso di interesse effettivo viene calcolato sulla base del prezzo pagato, degli eventuali costi di transazione, del flusso di cassa e dei tempi di recupero attesi stimati da un modello di simulazione dei flussi di cassa proprietario o da previsioni analitiche effettuate dai gestori;
  • il tasso di interesse effettivo di cui al punto precedente viene mantenuto invariato nel tempo;
  • ad ogni chiusura di periodo gli interessi attivi maturati in base al tasso di interesse effettivo originario vengono rilevati nella voce Interessi Attivi; tali interessi vengono così calcolati: "Costo Ammortizzato ad inizio periodo x TIR / 365 x giorni del periodo";
  • ad ogni chiusura di periodo, inoltre, vengono ristimati i cash flow attesi per singola posizione;
  • nel caso si verifichino eventi (maggiori o minori incassi realizzati o attesi rispetto alle previsioni e/o variazione dei tempi di recupero) che causino una variazione del costo ammortizzato (calcolato attualizzando i nuovi flussi di cassa al tasso effettivo originario rispetto al costo ammortizzato del periodo), anche tale variazione viene iscritta nella voce Interessi Attivi.

Per gli altri crediti si procede a valutazione collettiva di perdita di valore. Tale valutazione avviene per categorie di crediti omogenee in termini di rischio di credito e le relative percentuali di perdita sono stimate tenendo conto di serie storiche, fondate su elementi osservabili alla data della valutazione, che consentano di stimare il valore della perdita latente in ciascuna categoria di crediti.

Informativa quantitativa

Tab.17 - Esposizioni creditizie nette per tipologie di esposizione e di controparte (Art. 442 c)
Portafoglio/qualità Inadempienze Esposizioni Esposizioni Esposizioni
(migliaia di euro) Sofferenze probabili scadute
deteriorate
scadute non
deteriorate
non
deteriorate
Totale
1. Attività finanziarie valutate al
costo ammortizzato
861.628 472.418 99.995 316.825 6.153.701 7.904.567
2. Attività finanziarie valutate al
fair value con impatto sulla
redditività complessiva
- - - - 418.709 418.709
3. Attività finanziarie designate
al fair value
- - - - - 0
4.
Altre
attività
finanziarie
obbligatoriamente valutate al
fair value
- 46953 - - 6.277 53.230
5. Attività finanziarie in corso di
dismissione
- - - - - 0
Totale 861.628 519.371 99.995 316.825 6.578.687 8.376.506

La tabella non riporta i valori medi in quanto si ritiene che il dato di fine periodo sia rappresentativo dell'esposizione al rischio durante l'esercizio.

Tab.18 - Distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e "fuori bilancio" verso clientela (art. 442d)
Esposizioni/Aree geografiche ITALIA ALTRI PAESI EUROPEI AMERICA ASIA RESTO DEL MONDO
(migliaia di euro) Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze 861.676 181.662 208 88 11 0 5 0 6 0
A.2 Inadempienze probabili 533.014 85.155 2.561 2.086 7 0 0 0 4 0
A.3 Esposizioni scadute deteriorate 95.713 9.058 2.749 129 19 1 0 0 0 0
A.4 Esposizioni non deteriorate 5.848.293 29.869 197.343 1.891 97.532 1.002 16.288 129 166 1
Totale A 7.338.696 305.744 202.861 4.194 97.569 1.003 16.293 129 176 1
B. Esposizioni fuori bilancio
B.1 Esposizioni deteriorate 122.876 1.887 1.746 0 0 0 0 0 0 0
B.2 Esposizioni non deteriorate 1.042.636 1.925 56.884 44 78 0 0 0 82 0
Totale B 1.165.512 3.812 58.630 44 78 0 0 0 82 0
Totale A+B 8.504.208 309.556 261.491 4.238 97.647 1.003 16.293 129 258 1
Tab.19 - Distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e "fuori bilancio" verso banche (art. 442d)
Esposizioni/Aree geografiche
ITALIA
ALTRI PAESI EUROPEI AMERICA ASIA RESTO DEL MONDO
(migliaia di euro) Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze
A.2 Inadempienze probabili
A.3 Esposizioni scadute
deteriorate
A.4 Esposizioni non deteriorate 548.750 1.145 35.137 87 10.020 25
Totale A 548.750 1.145 35.137 87 10.020 25 - - - -
B. Esposizioni fuori bilancio
B.1 Sofferenze
B.2 Inadempienze probabili
B.3 Altre attività deteriorate
B.4 Esposizioni non deteriorate 3.884 - 643 - 11.261 -
Totale B 3.884 - 643 - 11.261 - - - - -
Totale A+B 552.634 1.145 35.780 87 21.281 25 0 0 0 0

Tab.20 - Distribuzione settoriale delle esposizioni per cassa e "fuori bilancio" verso clientela (Art 442e)

Esposizioni/Controparti Amministrazioni pubbliche Società finanziarie Società finanziarie (di cui:
imprese di assicurazione)
Società non finanziarie Famiglie
(migliaia di Euro) Esposizione
netta
Rettifiche valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze 1.431 4.294 2.376 8.478 - - 167.426 154.264 690.673 14.714
- di cui esposizioni oggetto di
concessioni
- - 540 5.732 - - 4.110 4.522 76.804 9
A.2 Inadempienze probabili 2.614 395 38.358 1.093 - - 186.141 77.819 308.473 7.934
- di cui esposizioni oggetto di
concessioni
1.666 322 37.306 4 - - 50.476 2.794 59.464 1.570
A.3
Esposizioni
scadute
deteriorate
47.619 2.934 108 75 - - 40.027 4.221 10.727 1.958
- di cui esposizioni oggetto di
concessioni
44 1 18 8 - - 1.145 79 708 285
A.4 Esposizioni non deteriorate 1.115.676 1.643 336.865 1.979 - - 4.144.060 23.762 563.021 5.508
- di cui esposizioni oggetto di
concessioni
51 - 3.839 - - - 16.597 191 9.205 526
Totale A 1.167.340 9.266 377.707 11.625 - - 4.537.654 260.066 1.572.894 30.114
B. Esposizioni "fuori bilancio"
B.1 Esposizioni deteriorate - - - - - - 108.476 1.877 16.146 10
B.2 Esposizioni non deteriorate 695 440 144.533 703 - - 670.918 767 283.534 59
Totale B 695 440 144.533 703 - - 779.394 2.644 299.680 69
Totale (A+B) 1.168.035 9.706 522.240 12.328 - - 5.317.048 262.710 1.872.574 30.183

La tabella 21 riporta la distribuzione su fasce temporali di durata contrattuale residua delle attività per cassa e delle operazioni fuori bilancio.

Voci/Scaglioni temporali A vista da oltre 1 a da oltre 7 a da oltre 15 da oltre 1 a 3 da oltre 3 mesi da oltre 6 mesi da oltre 1 anno Oltre 5 Indeterminata Totale
(migliaia di euro) 7 giorni 15 giorni giorni a 1 mese mesi fino a 6 mesi fino a 1 anno fino a 5 anni anni
Attività per cassa
Titoli di Stato 0 0 0 0 0 30.692 677 281.000 112.000 0 424.369
Altri titoli di debito 173 0 0 707 262 1022 1.541 80867 99.176 0 183.748
Quote O.I.C.R. 99.350 0 0 0 0 0 0 0 0 0 99.350
Finanziamenti 1.357.522 72.497 218.359 495.691 1.361.840 535.474 601.715 2.139.154 628.427 327.913 7.738.592
- banche 103.439 6.988 0 0 20.917 790 2222 8.024 3 280.960 423.343
- clientela 1.254.083 65.509 218.359 495.691 1.340.923 534.684 599.493 2.131.130 628.424 46.953 7.315.249
Operazioni fuori bilancio
Derivati finanziari con
scambio di capitale
- posizioni lunghe 0 0 17.700 60.000 115.200 0 0 0 0 0 192.900
- posizioni corte 0 0 17.798 59.972 114.848 0 0 0 0 0 192.618
Derivati finanziari senza
scambio di capitale
- posizioni lunghe 30.023 0 0 0 0 0 0 0 0 0 30.023
- posizioni corte 30.970 0 0 0 0 0 0 0 0 0 30.970
Depositi e finanziamenti
da ricevere
- posizioni lunghe 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
- posizioni corte 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
Impegni irrevocabili a
erogare fondi
- posizioni lunghe 26.520 0 0 4471 37 1.980 1.177 36.776 88.654 0 159.615
- posizioni corte 74.992 0 0 3.033 0 1574 0 13319 66697 0 159.615
Garanzie finanziarie
rilasciate
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Tab.21- Distribuzione temporale per durata residua contrattuale delle attività finanziarie (Art 442f)

Per quanto attiene alla descrizione delle modalità di determinazione delle rettifiche di valore si rinvia a quanto indicato nella sezione qualitativa del presente documento.

Tab.22 Esposizioni per cassa verso clientela: dinamica delle rettifiche di valore complessive (Art 442i)
Causali/categorie
(migliaia di euro) Sofferenze Inadempienze
probabili
Esposizioni
scadute
Totale
A. Rettifiche complessive iniziali 730.386 179.727 11.290 921.403
Effetti adozione IFRS 9 -293.123 -98.961 -1.555 -393.639
B. Variazioni in aumento 99.140 90.735 3.486 193.361
B.1 rettifiche di valore da attività finanziarie
impaired acquisite o originate
- 117 - 117
B.2. altre rettifiche di valore 74.530 72.020 1.398 147.948
B.3 perdite da cessione - - - 0
B.4 trasferimenti da altre categorie di
esposizioni deteriorate
23.808 637 5 24.450
B.5 modifiche contrattuali senza
cancellazioni
- - - 0
B.6 altre variazioni in aumento 802 17.961 2.083 20.846
C. Variazioni in diminuzione 354.653 84.260 4.033 442.946
C.1 riprese di valore da valutazione 4 48 2 54
C.2 riprese di valore da incasso 7.483 41.054 2.249 50.786
C.3 utili da cessione - - - 0
C.4 write-off 325.632 15.206 - 340.838
C.5 trasferimenti ad altre categorie di
esposizioni deteriorate
50 23.800 600 24.450
C.6 modifiche contrattuali senza
cancellazioni
- - - 0
C.7 altre variazioni in diminuzione 21.484 4.152 1.182 26.818
D. Rettifiche complessive finali 181.750 87.241 9.188 278.179

8. ATTIVITÀ NON VINCOLATE (ART. 443 CRR)

Informativa qualitativa

Nel presente capitolo, in conformità all'articolo 443 del regolamento (UE) n. 575/2013 (CRR), si dà evidenza circa le attività non vincolate nonché di quelle vincolate.

Si intende attività vincolata ogni attività che è stata impegnata o che è oggetto di un accordo per fornire garanzie (security o collateral) o supporto di credito a delle operazioni iscritte in bilancio o fuori bilancio dalle quali l'attività non possa essere ritirata liberamente.

Le attività impegnate il cui ritiro è soggetto a qualsiasi tipo di restrizione, come ad esempio una preventiva approvazione prima di essere ritirate o sostituite da altre attività, sono ritenute vincolate.

Le operazioni per le quali il Gruppo di norma vincola una parte delle proprie attività finanziarie sono riferibili alle seguenti fattispecie:

  • deposito presso Banca d'Italia in qualità di riserva obbligatoria;
  • operazioni in contratti derivati;
  • depositi vincolati dati in garanzia a banche ad operazioni sindacate (iblor deposit);
  • titoli di debito dati in garanzia alla Banca d'Italia correlati ad operazioni di anticipazione infragiornaliera;
  • titoli di debito dati in garanzia alla Banca Centrale Europea per operazioni di TLTRO;
  • crediti eligible per la collateralizzazione presso la Banca d'Italia attraverso il programma ABACO;
  • attivi utilizzati nell'ambito di operazioni di cartolarizzazione.

Per ulteriori informazioni, in merito ai processi gestionali seguiti dal Gruppo, si rimanda a quanto rappresentato nel § 1.3.3 del presente documento.

Informativa quantitativa

L'informativa relativa alle attività vincolate e non vincolate del Gruppo è stata redatta sulla base degli orientamenti EBA/GL/2014/03 e dello schema richiesto dal Regolamento di Esecuzione (UE) 2015/79, in coerenza con le disposizioni della Parte otto Titolo II del Regolamento (UE) 575/2013.

Di seguito si riporta l'importo in essere alla data del 31 dicembre 2018 delle attività vincolate e di quelle non vincolate per tipo di attività.

Tab.23 Informativa quantitativa sulle Attività non vincolate (Euro/000) (Art. 443 e EBA/GL/2014/03)
ATTIVITA' Valore
contabile delle
attività
vincolate
Fair value
delle attività
vincolate
Valore
contabile
delle attività
non
vincolate
Fair value
delle
attività non
vincolate
Attività dell'ente segnalante 1.119.738 8.290.254
Finanziamenti a vista 281.001
Titoli di capitale 96.015 96.015
Titoli di debito 350.459 350.459 241.843 241.872
-di cui: emessi da amministrazioni pubbliche 350.459 350.459 60.869 60.869
-di cui: emessi da intermediari finanziari 169.401 169.434
Finanziamenti diversi da quelli a vista 769.279 109777 6.623.320
Altre attività 1.048.074
Tab.24 Informativa quantitativa sulle Attività non vincolate (Euro/000) (Art. 443 e EBA/GL/2014/03)
ATTIVITA' VINCOLATE E PASSIVITA' ASSOCIATE Passività finanziarie,
passività potenziali e
titoli in prestito
Attività, garanzie ricevute e
propri titoli di debito emessi
vincolati diversi da
obbligazioni bancarie
garantite e titoli ABS
Valore contabile delle passività finanziarie 1.600.490 1.140.625
Depositi
Pronti contro termine
di cui: con banche centrali
Depositi collateralizzati diversi dai pronti contro 1.600.490 1.140.625
termine
di cui: con banche centrali 695.972 502.846
Altro

9. USO DELL'ECAI (ART. 444 CRR)

Informativa qualitativa

Il Gruppo Banca IFIS, ai fini del calcolo del requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito e di controparte, utilizza l'agenzia di rating esterna di valutazione (ECAI) "Fitch Ratings" solo per le posizioni incluse nella classe "Esposizioni verso Amministrazioni centrali e Banche centrali"; per le altre asset class non utilizza rating esterni.

Le valutazioni dell'ECAI prescelta si applicano alle seguenti classi di attività:

Tab.25 - Portafogli e rating ufficiali

Classi regolamentari ECA/ECAI Caratteristiche del
rating
Esposizioni verso Amministrazioni centrali e banche centrali Fitch Ratings Solicited/Unsolicited
Esposizioni verso amministrazioni regionali o autorità locali
Esposizioni verso organismi del settore pubblico
Esposizioni verso enti
Esposizioni verso imprese
Esposizioni al dettaglio
Esposizioni in stato di default
Esposizioni associate a un rischio particolarmente elevato
Esposizioni in strumenti di capitale

Nella tabella seguente il mapping pubblicato dalla Banca d'Italia dei rating a lungo termine rilasciati da "Fitch Ratings".

Coefficienti di ponderazione del rischio ECAI
Classe di merito di credito Amministrazioni
centrali e banche
centrali
Intermediari vigilati,
enti del settore
pubblico, enti
territoriali"
Banche multilaterali
di sviluppo
Imprese e altri
soggetti
Fitch Ratings
0% 20% 20% 20% da AAA a AA-
2 20% 50% 50% 50% da A+ a A-
3 50% 100% 50% 100% da BBB+ a BBB-
4 100% 100% 100% 100% da BB+ a BB-
5 100% 100% 100% 150% da B+ a B-
6 150% 150% 150% 150% CCC+ e inferiori

Informativa quantitativa

La tabella successiva mostra la distribuzione delle esposizioni soggette a rischio di credito sulla base dei fattori di ponderazione (classi di merito di credito).

Tab.26 - Esposizioni per classe regolamentare di attività e per classe di merito creditizio/ponderazione (in migliaia di euro)

Tab.26 - Esposizioni per classe regolamentare di attività e per classe di merito creditizio/ponderazione (in migliaia di euro)
Deduzioni
0%
20%
35%
50%
75%
100%
150%
200%
250%
1250%
dai Fondi
Totale
Propri
1.050.287
227.110
751
145.938
1.424.086
3.525
307.289
5.244
5.500
321.558
74.612 74.612
419.941
109.060
529.001
3.940.089 3.940.089
1.177.969 1.177.969
87.527 87.527
80.515
51.286
131.801
387.376
1.167.661
1.555.037
58.775 58.775
62.452
21
62.473
166.683 166.683
6.913
104
236.746
243.763
1.060.725
801.946
80.515
51.286
1.177.969
5.222.287
1.226.457
0
6.251
0
145.938
9.773.374

10. ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI MERCATO (ART. 445 CRR)

Informativa quantitativa

L'esposizione al rischio di mercato – come riportato nel § 1.3.3 a fini regolamentari, è calcolata con la "metodologia standardizzata".

Nella tabella seguente viene fornito il dettaglio dei requisiti regolamentari misurati alla data del 31 dicembre 2018 per il Gruppo Bancario. L'esposizione complessiva riferisce alle posizioni appartenenti al portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza della Banca; il Gruppo Bancario, in riferimento alle contenute posizioni appartenenti al portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza, ha misurato essenzialmente il rischio di posizione.

Il requisito patrimoniale in materia di fondi propri richiesto per il rischio di cambio risulta pari a 4.055 mila Euro avendo il Gruppo Bancario, alla data di riferimento, registrato una "posizione complessiva netta aperta in cambi" superiore al 2% del totale dei "Fondi propri" ad uso consolidato.

Tab.9 - Rischio di mercato: requisito patrimoniale per attività comprese nel portafoglio di negoziazione a fini di
vigilanza e per l'intero bilancio
Tipologia di rischio Attivo ponderato Requisito patrimoniale
(unità migliaia di euro) equivalente (RWA)
Rischio di posizione (Trading Book) 7.736 619
Rischio di regolamento (Trading Book)
Rischio di posizioni in merci
Rischio di cambio 50.691 4.055
REQUISITO PATRIMONIALE A FRONTE DEL RISCHIO DI
MERCATO (T)
58.427 4.674
REQUISITO PATRIMONIALE A FRONTE DEL RISCHIO DI
MERCATO (T-1)
14.580 1.166
----------------------------------------------------------------- -------- -------

11. RISCHIO OPERATIVO (ART. 446 CRR)

Informativa qualitativa

Il Gruppo Bancario, per la misurazione del rischio operativo e per la misurazione del capitale interno, in considerazione delle dimensioni e della limitata complessità operativa, si è basato sul "metodo base" disciplinato dal Regolamento (UE) n. 575/2013 del 26 giugno 2013 – Parte Tre, Titolo III e per la relativa applicazione in Italia dalla Circolare 285/2013 ai fini del computo del requisito patrimoniale regolamentare. In particolare calcola il requisito patrimoniale minimo obbligatorio a fronte dei rischi operativi ricorrendo al metodo dell'indicatore di base (BIA – Basic Indicator Approach). Il metodo quantifica l'assorbimento di capitale nella misura del 15% della media degli ultimi tre esercizi dei valori dell' "indicatore rilevante" di cui all'art. 316 Regolamento (UE) n. 575/2013 del 26 giugno 2013 rappresentativo dei volumi di operatività aziendale.

Ai fini regolamentari, la misurazione del rischio operativo viene effettuata tramite procedure informatiche dedicate alla produzione periodica delle segnalazioni statistiche e di vigilanza prudenziale consolidata.

A livello gestionale, per la misurazione del rischio operativo si fa riferimento ai processi gestionali rappresentati nel § 1.3.4 del presente documento.

Il Gruppo Banca IFIS ha da tempo definito – coerentemente alle apposite prescrizioni normative ed alle best practice di settore – il quadro complessivo per la gestione del rischio operativo, rappresentato da un insieme di regole, procedure, risorse (umane, tecnologiche e organizzative) ed attività di controllo volte a identificare, valutare, monitorare, prevenire o attenuare nonché comunicare ai livelli gerarchici appropriati tutti i rischi operativi assunti o assumibili nelle diverse unità organizzative. I processi chiave per una corretta gestione del rischio operativo sono peraltro rappresentati dalla raccolta dei dati di perdita operativa (Loss Data Collection - LDC) e dall'autovalutazione prospettica dell'esposizione al rischio operativo (Risk Self Assessment - RSA). In aggiunta, un ulteriore elemento fondamentale del processo di governo e gestione del rischio operativo è, peraltro, rappresentato da un'adeguata formazione delle risorse. Il Gruppo Banca IFIS è costantemente impegnato nella formazione e crescita professionale delle proprie risorse.

Con riguardo al processo di Internal Loss Data Collection in uso, le perdite operative sono classificate in ragione delle categorie di rischio definite dalla disciplina di Vigilanza ed elencate di seguito:

  • (a) frodi interne: perdite dovute ad attività non autorizzata, frode, appropriazione indebita o violazione di leggi, regolamenti o direttive aziendali che coinvolgano almeno una risorsa interna dell'intermediario;
  • (b) frodi esterne: perdite dovute a frode, appropriazione indebita, o violazione di leggi da parte di soggetti esterni all'intermediario;
  • (c) rapporti di impiego e sicurezza sul lavoro: perdite derivanti da atti non conformi alle leggi od agli accordi in materia di impiego, salute e sicurezza sul lavoro, dal pagamento di risarcimenti a titolo di lesioni personali o da episodi di discriminazione o di mancata applicazione di condizioni paritarie;
  • (d) clienti, prodotti e prassi operative: perdite derivanti da inadempienze relative ad obblighi professionali verso clienti ovvero dalla natura o dalle caratteristiche del prodotto o del servizio prestato;
  • (e) danni a beni materiali: perdite derivanti da eventi esterni, quali catastrofi naturali, atti vandalici, terrorismo, etc.;
  • (f) interruzioni dell'operatività e disfunzioni dei sistemi: perdite dovute ad interruzioni dell'operatività, a disfunzioni o a indisponibilità dei sistemi;
  • (g) esecuzione, consegna e gestione dei processi: perdite dovute a carenze nel perfezionamento delle operazioni o nella gestione dei processi, nonché perdite dovute alle relazioni con controparti commerciali, venditori, fornitori.

I risultati del processo di raccolta delle perdite operative nel 2018 riferibili al Gruppo Bancario sono rappresentati neI grafico sottostante dove si riporta la distribuzione percentuale della numerosità degli eventi registrati suddivisi nelle classi di rischio sopra elencate:

Nel successivo grafico, per completezza, si riporta la distribuzione percentuale della perdita effettiva degli eventi di rischio operativo registrati suddivisi nelle 7 classi di rischio regolamentari.

Per completezza, il processo di Risk Control Self Assessment svolto nel 2018 ha evidenziato i potenziali rischi a cui il Gruppo Bancario è esposto in chiave prospettica sulla base delle autovalutazioni effettuate dai principali process owner aziendali. Opportuna informativa sulle aree di miglioramento individuate e sulle azioni concordate per la mitigazione dei potenziali rischi viene fornita ai competenti Organi sociali.

Informativa quantitativa

L'adozione del "metodo base" ha determinato a livello consolidato un requisito patrimoniale al 31 dicembre 2018 pari a circa 72 milioni di euro, dalla Banca ritenuto in grado di fronteggiare gli impatti finanziari inattesi di potenziali eventi rischiosi che dovessero accadere nel corso del 2019.

Tab.11 - Requisito patrimoniale a fronte dei rischi operativi
(unità migliaia di euro)
Indicatore Rilevante Dicembre -2 452.598
Indicatore Rilevante Dicembre -1 560.643
Indicatore Rilevante Dicembre 424.565
Media Indicatore Rilevante ultimi 3 esercizi 479.269
REQUISITO PATRIMONIALE RISCHIO OPERATIVO (T) 71.890
REQUISITO PATRIMONIALE RISCHIO OPERATIVO (T-1) 67.138

12. ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE (ART. 447 CRR)

Informazioni di natura qualitativa

Come già riportato nel § 1.3.2 del presente documento relativamente al rischio di partecipazione, alla data del 31 dicembre 2018, il Gruppo detiene nel proprio portafoglio attività di equity investment riconducibili a interessenze azionarie di minoranza classificate o tra le "Attività finanziarie valutate al fair value con impatto sulla redditività complessiva" o tra le "Attività finanziarie obbligatoriamente valutate al fair value con impatto a conto economico".

In particolare, il Gruppo classifica tra le "Attività finanziarie valutate al fair value con impatto sulla redditività complessiva" gli strumenti di capitale non detenuti per finalità di negoziazione, per i quali al momento della rilevazione iniziale è esercitata l'opzione per la designazione al fair value con impatto sulla redditività complessiva (cosiddetta "OCI Option"). Al contrario, gli strumenti di capitale per i quali il Gruppo non applica tale opzione, sono classificati tra le "Attività finanziarie obbligatoriamente valutate al fair value con impatto a conto economico".

Criteri di iscrizione

Attività finanziarie valutate al fair value con impatto sulla redditività complessiva

L'iscrizione iniziale delle attività finanziarie avviene alla data di regolamento. Tali attività sono inizialmente iscritte al fair value comprensivo degli eventuali costi di transazione direttamente attribuibili allo strumento stesso.

Attività finanziarie obbligatoriamente valutate al fair value con impatto a conto economico

L'iscrizione iniziale delle attività finanziarie avviene alla data di regolamento. All'atto della rilevazione iniziale le attività finanziarie detenute per la negoziazione sono rilevate ad un valore pari al corrispettivo pagato, inteso come il fair value dello strumento, senza considerare i costi o proventi di transazione direttamente attribuibili allo strumento stesso, che vengono imputati a conto economico.

Criteri di valutazione

Attività finanziarie valutate al fair value con impatto sulla redditività complessiva

Gli strumenti di capitale per i quali è stata effettuata la scelta per la classificazione nella presente categoria sono valutati al fair value e gli importi rilevati in contropartita del patrimonio netto (Prospetto della redditività complessiva) non devono essere successivamente trasferiti a conto economico, neanche in caso di cessione. La sola componente riferibile ai titoli di capitale in questione che è oggetto di rilevazione a conto economico è rappresentata dai relativi dividendi.

La determinazione del fair value degli strumenti finanziari classificati nel presente portafoglio è basata su prezzi rilevati in mercati attivi, su prezzi forniti da operatori di mercato o su modelli interni di valutazione, generalmente utilizzati dalla pratica finanziaria, che tengono

conto di tutti i fattori di rischio correlati agli strumenti e che sono basati su dati rilevabili sul mercato.

Attività finanziarie obbligatoriamente valutate al fair value con impatto a conto economico

Anche successivamente alla rilevazione iniziale, le attività finanziarie sono valorizzate al fair value e gli effetti dell'applicazione di questo criterio sono imputati nel conto economico. Il fair value viene determinato sulla base dei criteri già illustrati per le Attività finanziarie valutate al fair value con impatto sulla redditività complessiva.

Informazioni di natura quantitativa

(dati in migliaia di
euro)
Valore di bilancio Fair Value Market
Value
Utili/perdite
realizzati nel
periodo
Plus/Minus
sospese a
patrimonio
netto
Plus/Minus
sospese a
patrimonio
netto
computate
a F.di Propri
Livello Livello Livello Livello Livello Livello Livello
1 2 3 1 2 3 1
Titoli di capitale
Attività finanziarie
obbligatoriamente
valutate al fair
value con impatto
a conto
economico
11.266 11.266 11.266
Attività finanziarie
valutate al fair
value con impatto
sulla redditività
complessiva
13.385 13.385 1.712
Totale - - 24.651 - - 24.651 - 11.266 1.712 -

Tab.27 - Esposizioni in strumenti di capitale - Portafoglio Bancario

13. ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE SU POSIZIONI NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE (ART. 448 CRR)

Informazioni di natura qualitativa

L'assunzione del rischio di tasso di interesse costituisce una componente ordinaria dell'attività bancaria e può essere un'importante fonte di reddito e di valore patrimoniale. Tuttavia, movimenti avversi nei tassi di mercato possono avere effetti negativi sia sul livello degli utili che sul valore del capitale della Banca e delle sue controllate: cambiamenti nei tassi incidono infatti sul livello reddituale corrente attraverso variazioni nel margine di interesse e influenzano al tempo stesso anche il valore delle attività, delle passività e delle poste fuori bilancio. Pertanto, un efficace sistema di gestione del rischio che mantenga l'esposizione al rischio di tasso di interesse entro livelli ritenuti accettabili è essenziale per la sicurezza e la solidità finanziaria del Gruppo.

Il rischio di tasso d'interesse sul portafoglio bancario è un rischio trasversale che incide su tutte le società del Gruppo e la cui gestione è accentrata presso la Capogruppo.

L'assunzione di rischi di tasso d'interesse significativi è in linea di principio estranea alla gestione del Gruppo. La fonte di provvista prevalente continua ad essere costituita dal conto di deposito online "rendimax". I depositi della clientela sui prodotti "rendimax" e "contomax" sono a tasso fisso per la componente vincolata, e a tasso variabile non indicizzato, rivedibile unilateralmente da parte della Banca nel rispetto delle norme e dei contratti, per i depositi liberi a vista e a chiamata.

Nel corso del 2018 è continuata la strategia di diversificazione delle fonti di funding; in tal senso si è ampliata la componente di raccolta wholesale attraverso l'emissione di un prestito obbligazionario senior a tasso fisso con durata 5 anni destinato ad investitori istituzionali all'interno del programma "EMTN" e l'aumento dell'ammontare finanziato riveniente dalla cartolarizzazione a tasso variabile con sottostante il portafoglio factoring (programma revolving con durata triennale).

Relativamente all'attivo gli impieghi alla clientela rimangono prevalentemente a tasso variabile, sia con riguardo alla componente di credito commerciale che di finanziamenti corporate.

Nell'ambito dell'operatività in crediti di difficile esigibilità (svolta dalla controllata IFIS NPL), caratterizzata da un modello di business focalizzato sull'acquisto di crediti a valori inferiori rispetto al nominale, rileva un potenziale rischio di tasso d'interesse connesso all'incertezza sui tempi di incasso.

Al 31 dicembre 2018 il portafoglio titoli obbligazionari è composto (escludendo i riacquisti di notes da auto-cartolarizzazione) principalmente da titoli governativi indicizzati al tasso d'inflazione. La duration media di tale portafoglio è pari a circa quarantacinque mesi.

Per ulteriori informazioni, in merito ai processi gestionali seguiti dal Gruppo, si rimanda a quanto rappresentato nel § 1.3.3 del presente documento.

Informazioni di natura quantitativa

Il Gruppo Bancario, per la misurazione del rischio di tasso di interesse relativo al "portafoglio bancario", si è basato sulla metodologia semplificata prescritta dalla Circolare 285/2013 – Parte Prima - Titolo III "Processo di controllo prudenziale" – Capitolo 1 – allegato C, ai fini del computo del pertinente requisito patrimoniale regolamentare.

La metodologia prevede che tutte le attività e le passività siano classificate in fasce temporali in base alla loro vita residua se poste a tasso fisso e sulla data di repricing se poste a tasso variabile. All'interno di ciascuna fascia viene calcolata l'esposizione netta, ottenuta dalla compensazione tra posizioni attive e posizioni passive. Le esposizioni nette di ogni fascia sono poi moltiplicate per i fattori di ponderazione ottenuti dal prodotto fra la variazione ipotetica dei tassi prescelta e l'approssimazione di duration modificata relativa a ciascuna fascia fornita.

La sintesi delle misurazioni sviluppate in sede di quantificazione del Capitale Interno assorbito dal rischio di tasso d'interesse, alla data del 31 dicembre 2018 è riportata nella tavola che segue.

ATTIVI PASSIVI Posizione
Netta
Fattore
Ponderazione
Esposizione
Ponderata
A vista o a revoca 425.302 -269.802 155.500 0,00% -
Fino a 1 mese 3.287.533 -1.163.214 2.124.319 0,01% 123
da oltre 1 mese a 3 mesi 1.049.142 -1.367.212 -318.070 0,02% - 62
da oltre 3 mesi a 6 mesi 779.095 -300.586 478.509 0,04% 196
da oltre 6 mesi a 1 anno 340.570 -742.681 -402.110 0,07% - 297
da oltre 1 anno a 2 anni 332.360 -1.360.834 -1.028.473 0,20% -
2.059
da oltre 2 anni a 3 anni 474.156 -1.187.481 -713.325 0,58% -
4.125
da oltre 3 anni a 4 anni 547.474 -655.491 -108.016 1,11% -
1.200
da oltre 4 anni a 5 anni 508.609 -395.822 112.787 1,70% 1.917
da oltre 5 anni a 7 anni 317.808 0 317.808 2,76% 8.767
da oltre 7 anni a 10 anni 61.882 0 61.882 4,17% 2.582
da oltre 10 anni a 15 anni 33.498 0 33.498 6,31% 2.113
da oltre 15 anni a 20 anni 4.298 0 4.298 8,48% 365
oltre 20 anni 1.701 0 1.701 10,71% 182
Variazione di valore economico aziendale 8.502
Fondi Propri 1.257.711
Indicatore di rischiosità (soglia di attenzione 20%)

Tab.28 - Rischio di tasso d'interesse sul portafoglio bancario

14. ESPOSIZIONE IN POSIZIONI VERSO LA CARTOLARIZZAZIONE (ART. 449 CRR)

Informazioni di natura qualitativa

Nella presente sezione viene fornita illustrazione sulle esposizioni del Gruppo verso le operazioni di cartolarizzazione; in tali operazioni il Gruppo riveste, a seconda dei casi, il ruolo di originator, sponsor o investitore.

La Banca si è dotata di una "Politica per la gestione delle operazioni di cartolarizzazione" con la quale disciplina il processo di gestione delle operazioni di cartolarizzazione nelle ipotesi in cui intervenga nel ruolo di "investitore" (cioè di soggetto sottoscrittore dei titoli) ovvero di "promotore" (cioè di soggetto che struttura l'operazione). La politica definisce con chiarezza, per ciascuna delle fattispecie identificate, i compiti delle unità organizzative e degli organi aziendali coinvolti, sia con riferimento alle attività propedeutiche di due diligence sia con riguardo al monitoraggio, nel continuo, delle performance dell'operazione.

Operazione di cartolarizzazione IFIS ABCP Programme

In data 7 ottobre 2016 ha preso avvio un programma revolving di cartolarizzazione di crediti commerciali verso debitori ceduti di durata triennale. A fronte della ricessione iniziale dei crediti da parte di Banca IFIS (originator) per un ammontare pari a 1.254,3 milioni di euro, il veicolo denominato IFIS ABCP Programme S.r.l. ha emesso titoli senior, sottoscritti da veicoli di investimento che fanno riferimento alle banche co-arrengers dell'operazione, per un ammontare pari a 850 milioni di euro, aumentato a 1.000 milioni di euro nel corso del secondo trimestre del 2018. Un ulteriore quota di titoli senior, del valore nominale massimo di 150 milioni di euro, inizialmente sottoscritti per 19,2 milioni di euro, con adeguamento successivo in funzione della composizione del portafoglio riceduto, è stata sottoscritta da Banca IFIS che utilizzerà tale titolo come collaterale in operazioni di rifinanziamento con controparti terze. Al 31 dicembre 2018 la quota sottoscritta dalla Banca ha raggiunto l'importo massimo di 150 milioni di euro. Il differenziale fra il valore del portafoglio crediti e i titoli senior emessi rappresenta il supporto di credito per i portatori dei titoli stessi, che ha la forma di un prezzo di cessione differito (c.d. deferred purchase price).

L'attività di servicing è svolta dalla stessa Banca IFIS che, con la propria struttura, si occupa di:

  • seguire giornalmente le attività per la gestione degli incassi e la verifica dei flussi di cassa;
  • assicurare ad ogni cut off date la quadratura delle evidenze di fine periodo;
  • procedere ad ogni cut off date alla verifica, al completamento e alla trasmissione del Service report contenente le informazioni del portafoglio cartolarizzato richieste dal veicolo e dalle banche finanziatrici.

Il programma di cartolarizzazione prevede che gli incassi ricevuti dalla Banca vengano trasmessi al veicolo quotidianamente, mentre le ricessioni periodiche del nuovo portafoglio avvengono con cadenza di circa sei volte al mese; in questo modo viene garantito un elapsed temporale ravvicinato fra i flussi in uscita dalla Banca e i flussi in entrata relativi al pagamento delle nuove cessioni.

Si evidenzia che i crediti verso debitori ceduti cartolarizzati sono solo in parte iscritti nell'attivo di bilancio, in particolare per la parte che la Banca ha acquistato dal cedente a

titolo definitivo, ovvero con il trasferimento al cessionario di tutti i rischi e benefici. Le tabelle riportate nell'informativa quantitativa riportano pertanto solamente tale porzione di portafoglio.

In ossequio ai principi contabili IAS/IFRS, l'operazione di cartolarizzazione allo stato non configura trasferimento sostanziale di tutti i rischi e benefici, in quanto non soddisfa i requisiti per la derecognition. Inoltre si è provveduto al consolidamento dei veicoli al fine di meglio rappresentare l'operazione nel suo insieme.

La perdita teorica massima che può subire Banca IFIS è rappresentata dalle eventuali perdite che possono manifestarsi all'interno del portafoglio crediti riceduti, i cui impatti sono i medesimi che Banca IFIS subirebbe in assenza del programma di cartolarizzazione stesso; di conseguenza, la cartolarizzazione in bilancio è stata rilevata come segue:

  • i crediti acquistati a titolo definitivo cartolarizzati rimangono iscritti, nell'ambito dei "crediti verso clientela", alla sottovoce "factoring";
  • il finanziamento ottenuto attraverso l'emissione dei titoli senior sottoscritti da terzi è stato iscritto tra i "titoli in circolazione";
  • gli interessi attivi sui crediti sono rimasti iscritti nella medesima voce di bilancio "interessi attivi su crediti verso clientela";
  • gli interessi passivi maturati sui titoli sono iscritti negli "interessi passivi e oneri assimilati" nella sottovoce "titoli in circolazione";
  • le commissioni di organizzazione dell'operazione sono state interamente spesate nel conto economico dell'esercizio in cui ha avuto inizio il programma.

Al 31 dicembre 2018 gli interessi passivi sulle senior notes iscritti a conto economico sono pari a 7,6 milioni di euro.

Operazioni di cartolarizzazione di terzi

Al 31 dicembre 2018 il Gruppo detiene un portafoglio di titoli derivanti da cartolarizzazioni di terzi. Nello specifico trattasi di cinque distinte operazioni di cartolarizzazione di terzi aventi sottostanti rispettivamente due portafogli di crediti non performing secured, un mutuo fondiario a fini speculativi, un portafoglio di minibond emessi da società quotate italiane e un portafoglio di crediti non performing parzialmente garantito da ipoteche la cui cartolarizzazione è assistita da garanzia dello stato.

Di seguito si riportano le caratteristiche principali delle operazioni in essere alla data di riferimento:

  • Cartolarizzazione "San Marco": trattasi di una cartolarizzazione di un portafoglio non performing secured di mutui ipotecari con valore nominale complessivo di circa 160 milioni di euro e scadenza a settembre 2022 in cui la Capogruppo partecipa come Senior Noteholder e Sponsor, sottoscrivendo la totalità delle tranche senior, al 31 dicembre 2018 pari a 19,7 milioni di euro e il 5% delle tranche junior, per 0,7 milioni di euro, le quali sono state emesse dal veicolo Tiberio SPV S.r.l.;
  • Cartolarizzazione "Project Firenze": si tratta di una securitization di un portafoglio non performing composto da posizioni bancarie secured prevalentemente verso PMI con valore nominale complessivo di circa 264 milioni di euro e scadenza nel 2023. In tale operazione le notes sono state emesse dal veicolo Orione SPE S.r.l. e la Capogruppo ha partecipato come Senior Noteholder e Sponsor, sottoscrivendo il 100% delle tranche

senior per un valore al 31 dicembre 2018 di 34,8 milioni di euro nonché il 5% delle tranche junior per 1,1 milioni di euro;

  • Cartolarizzazione "Cinque V": l'operazione, avviata a fine novembre 2017, consiste in una securitization tramite il veicolo Ballade SPV S.r.l. avente come sottostante unicamente un mutuo fondiario classificato a sofferenza, un valore nominale di 20 milioni di euro e scadenza nel mese di ottobre 2020 in cui la Capogruppo partecipa, anche in questo caso, a titolo di Senior Noteholder e Sponsor, divenendo titolare del 100% dei titoli senior per 2,1 milioni di euro e del 5% dei titoli junior; l'operazione è sostanzialmente chiusa a seguito della cessione dell'asset sottostante al credito fondiario;
  • Cartolarizzazione "Elite Basket Bond (EBB)", la quale ha previsto da parte del veicolo EBB S.r.l. l'emissione ad un prezzo pari al valore nominale, per complessivi 122 milioni di euro, di Asset Backed Securities (ABS) in un'unica tranche con durata sino a dicembre 2027 avente come underlying un portafoglio ("Basket") di minibond emessi da n. 11 società quotate italiane. La peculiarità di tale operazione consiste nel fatto che tali titoli sono obbligazioni senior unsecured ma beneficiano di un Credit Enhancement di stampo mutualistico pari al 15% dell'importo complessivo dell'operazione (24 milioni di euro), da utilizzarsi nel caso di ritardi e/o insolvenze da parte delle società emittenti nel pagamento di interessi e/o capitale sui minibond. La Capogruppo partecipa a tale operazione nella sola qualità di underwriter iscrivendosi nel proprio attivo una quota della tranche di cui sopra pari a 6,0 milioni di euro;
  • Cartolarizzazione "FINO 1": si tratta di un investimento in qualità di Senior Noteholder in un'operazione di securitization le cui tranche emesse sono supportate da garanzia statale "GACS" (Garanzia sulla Cartolarizzazione di Sofferenze) e con sottostante posizioni a sofferenza aventi un valore nominale complessivo originario di circa 5,4 miliardi di euro. La tranche oggetto di sottoscrizione per originari 92,5 milioni di euro da parte di Banca IFIS (su un valore nominale complessivo di 650 milioni di euro) è la Senior Note di Classe A, caratterizzata da una scadenza ad ottobre 2045. Al netto dei rimborsi avvenuti nel corso dell'esercizio, al 31 dicembre 2018 la quota sottoscritta di tranche presenta un valore di bilancio pari a 77,6 milioni di euro.

Si segnala per completezza che il Gruppo partecipa, attraverso il più ampio intervento compiuto nel 2017 dallo Schema Volontario del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, a quote delle notes mezzanine e junior della cartolarizzazione "Berenice" per complessivi 0,1 milioni di euro.

Operazioni di auto-cartolarizzazione

Nel corso del mese di dicembre 2016, il Gruppo Banca IFIS, tramite la società oggi incorporata IFIS Leasing S.p.A. (originator), ha perfezionato un'operazione di cartolarizzazione che ha comportato la cessione alla società veicolo Indigo Lease S.r.l. di un portafoglio di crediti in bonis per un ammontare di 489 milioni di euro.

All'operazione è stato attribuito un rating da Moody's e da DBRS. Le medesime agenzie si occuperanno del monitoraggio annuale per tutta la durata dell'operazione.

Il prezzo a pronti del portafoglio crediti ceduto, pari a 489 milioni di euro, è stato pagato dal veicolo all'incorporata IFIS Leasing S.p.A. utilizzando i fondi rivenienti dall'emissione di titoli senior per l'importo di 366 milioni di euro, a cui è stato attribuito un rating di Aa3 (sf) (Moody's) e di AA (sf) (DBRS), il cui rimborso è legato agli incassi realizzati sul portafoglio crediti. Inoltre sono stati emessi dal veicolo titoli junior acquistati dalla incorporata IFIS Leasing S.p.A., a cui non è stato attribuito un rating, per un valore pari a 138 milioni di euro. Inoltre, a quest'ultima è stato conferito specifico mandato di servicing per la riscossione e la gestione dei crediti.

Nel corso del terzo trimestre 2017, la controllante Banca IFIS S.p.A. ha provveduto a riacquistare la totalità dei titoli senior emessi dal veicolo. Alla data del 31 dicembre 2018 la totalità dei titoli emessi dal veicolo sono stati quindi sottoscritti dal Gruppo Banca IFIS.

Si segnala che, in forza delle condizioni contrattuali sottostanti l'operazione, non si configura trasferimento sostanziale di tutti i rischi e benefici relativi alle attività cedute (crediti).

Informazioni di natura quantitativa

Si fa rinvio alle tabelle riportate nella sezione E della Nota Integrativa del Bilancio Consolidato del Gruppo Banca IFIS 2018.

15. POLITICA DI REMUNERAZIONE (ART. 450 CRR)

I principali Organi e soggetti coinvolti nella predisposizione e approvazione delle politiche di remunerazione e incentivazione sono: l'Assemblea, il Consiglio di Amministrazione, il Comitato Remunerazioni, l'Amministratore Delegato, il Direttore Generale, le Funzioni di Controllo, le Risorse Umane, la Pianificazione Strategica e Controllo di Gestione.

Il ruolo di tali soggetti in tale ambito è descritto nello Statuto e/o nella regolamentazione aziendale come di seguito specificato.

15.1 Processo e soggetti coinvolti

L'Assemblea

L'Assemblea ordinaria, secondo quanto previsto dall'art. 10 dello statuto sociale, "oltre a stabilire i compensi spettanti agli organi dalla stessa nominati, approva:

  • le politiche di remunerazione a favore del Consiglio di Amministrazione, dell'Amministratore Delegato, del Collegio Sindacale, del Direttore Generale e del restante personale;
  • gli eventuali piani di remunerazione basati su strumenti finanziari;
  • i criteri per la determinazione del compenso da accordare in caso di conclusione anticipata del rapporto di lavoro o di cessazione anticipata dalla carica, ivi compresi i limiti fissati a detto compenso in termini di annualità della remunerazione fissa e l'ammontare massimo che deriva dalla loro applicazione".

L'Assemblea può altresì:

  • stabilire, ai sensi dell'articolo 2389 del Codice Civile, i compensi spettanti ai membri del Consiglio di Amministrazione;
  • determinare un importo complessivo per la remunerazione di tutti gli Amministratori, inclusi quelli investiti di particolari cariche.

Il Consiglio di Amministrazione

Il Consiglio di Amministrazione, secondo quanto previsto dall'art. 14 dello Statuto, ha esclusiva competenza nelle delibere riguardanti "la nomina, la revoca ed il trattamento economico dei componenti la Direzione Generale" nonché "le politiche di remunerazione e incentivazione da sottoporre all'Assemblea, il riesame, almeno annuale, di tali politiche e la responsabilità sulla loro corretta attuazione, con il compito di assicurare, inoltre, che la politica di remunerazione sia adeguatamente documentata e accessibile all'interno della struttura aziendale".

Ai sensi dell'art. 10 dello Statuto, inoltre, il Consiglio di Amministrazione, sentito il parere favorevole del Collegio Sindacale, può inoltre stabilire la remunerazione degli Amministratori investiti di particolari cariche.

Nella fase istruttoria il Consiglio si avvale di un proprio Comitato interno, il Comitato Remunerazioni, come più avanti specificato.

Il Comitato Remunerazioni

Il Comitato Remunerazioni, costituito internamente al Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, svolge funzioni di supporto al Consiglio di Amministrazione stesso nella definizione delle politiche di remunerazione e incentivazione del Gruppo. Nello specifico, secondo quanto previsto dal relativo Regolamento, ha il compito di:

  • "fornire consulenza e formulare proposte al Consiglio di Amministrazione della Capogruppo per la remunerazione e incentivazione degli esponenti aziendali (inclusi gli Amministratori esecutivi e gli altri Amministratori investiti di particolari cariche), dei dirigenti con responsabilità strategiche e dei responsabili delle funzioni di controllo interno della Capogruppo e delle altre società del Gruppo nonché sulla fissazione degli obiettivi di performance correlati alla componente variabile di tale remunerazione;
  • fornire consulenza in materia di determinazione dei criteri per la remunerazione del restante personale "più rilevante" individuato in seno alla Capogruppo e alle altre società del Gruppo nel rispetto delle vigenti disposizioni di vigilanza;
  • vigilare direttamente sulla corretta applicazione delle regole relative alla remunerazione dei responsabili delle funzioni di controllo interno della Capogruppo e delle altre società del Gruppo, in stretto raccordo con il Collegio Sindacale;
  • curare la preparazione della documentazione da sottoporre al Consiglio di Amministrazione della Capogruppo per le relative decisioni;
  • collaborare con gli altri comitati interni al Consiglio di Amministrazione in particolare con il Comitato Controllo e Rischi, laddove la coincidenza di una componente significativa dei membri dei due Comitati non garantisca ipso facto tale collaborazione;
  • assicurare il coinvolgimento della Funzione Internal Audit, dell'Area Risorse Umane, della Funzione Pianificazione Strategica, della Funzione Risk Management e della Funzione Compliance della Capogruppo nel processo di elaborazione e controllo delle politiche e prassi di remunerazione del Gruppo;
  • monitorare l'applicazione delle decisioni adottate dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo e delle altre società del Gruppo in materia di remunerazione e in particolare esprimersi, anche avvalendosi delle informazioni ricevute dalle strutture aziendali, sul raggiungimento degli obiettivi di performance cui sono legati i piani di incentivazione e sull'accertamento delle altre condizioni poste per l'erogazione dei compensi;
  • formulare proposte al Consiglio di Amministrazione della Capogruppo in ordine ai criteri di attribuzione di stock options o di assegnazione di azioni a favore di Amministratori e dipendenti del Gruppo;
  • a quest'ultimo riguardo, ove possibile, fornire interpretazione nei casi controversi e rettificare le condizioni di assegnazione di ciascuna tranche nonché regolamentare l'esercizio dei diritti emergenti in caso di operazioni di natura straordinaria sul capitale della Capogruppo (fusioni, aumenti di capitale gratuiti o a pagamento, frazionamenti o raggruppamenti di azioni ecc.)".

Ai sensi del Regolamento citato, il Presidente del Comitato riferisce al Consiglio di Amministrazione sull'attività svolta in occasione della prima seduta utile. Il Comitato, inoltre, valuta almeno una volta all'anno l'adeguatezza, la coerenza complessiva e la concreta applicazione delle politiche di remunerazione del Gruppo e riferisce all'Assemblea dei soci della Capogruppo sull'attività svolta.

Composizione

Il Comitato Remunerazioni è composto da tre membri scelti tra i componenti non esecutivi del Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, la maggioranza dei quali indipendenti.

Così come deliberato dal Consiglio di Amministrazione nella seduta del 22 Marzo 2016, i componenti del Comitato sono: Francesca Maderna (Amministratore non esecutivo ed indipendente), a cui spetta il compito di presiedere il Comitato; Daniele Santuosso (Amministratore non esecutivo e indipendente) ed infine Riccardo Preve (Amministratore non esecutivo e non indipendente).

Modalità di funzionamento

Il Comitato dura in carica tre anni e si riunisce periodicamente, anche in collegamento video/ telefonico, ogni volta che se ne presenti l'esigenza in relazione ai compiti attribuitigli.

Qualora vengano meno uno o più membri del Comitato, il Consiglio di Amministrazione può provvedere all'integrazione e qualora fosse necessario alla sostituzione degli stessi membri come stabilito dal Regolamento in vigore, ai lavori del Comitato partecipa il Presidente del Collegio Sindacale della Capogruppo o un altro Sindaco effettivo da lui di volta in volta designato. Possono comunque partecipare gli altri componenti del Collegio Sindacale e, ove non siano all'esame argomenti che li riguardano, l'Amministratore Delegato e il Direttore Generale della Capogruppo. È altresì stabilito che nessun Amministratore possa prendere parte alle riunioni del Comitato in cui vengono formulate le proposte al Consiglio di Amministrazione relative alla propria remunerazione. Il Presidente del Comitato valuta, in relazione agli argomenti da trattare, l'opportunità di far partecipare il Responsabile del Risk Management al fine di assicurare che i sistemi di incentivazione siano adeguatamente corretti per tener conto di tutti i rischi assunti dal Gruppo, secondo metodologie coerenti con quelle adottate per la gestione dei rischi a fini regolamentari e interni. Il Comitato può richiedere infine la presenza:

  • di consulenti esterni esperti in materia di politiche retributive, che possono essere individuati anche tra i Consiglieri di Amministrazione della Capogruppo, a condizione che tali esperti non forniscano nel contempo all'Area Risorse Umane, agli Amministratori esecutivi o ai dirigenti con responsabilità strategiche della Capogruppo e/o delle altre società del Gruppo servizi di significatività tale da compromettere in concreto l'indipendenza di giudizio dei consulenti stessi;
  • di qualsiasi esponente o addetto aziendale della Capogruppo o di altra società del Gruppo.

Il Comitato può accedere a tutte le informazioni aziendali rilevanti per lo svolgimento dei suoi compiti e dispone di risorse finanziarie, attivabili in autonomia, nella misura stabilita dal Consiglio e con previsione di rendicontazione allo stesso in merito all'eventuale utilizzo dei fondi almeno una volta all'anno, di norma in sede di esame della relazione sul governo societario e gli assetti proprietari. Delle riunioni del Comitato è redatto sintetico verbale, da sottoscrivere da parte dei componenti.

Riunioni del Comitato

Nel corso del 2018 il Comitato si è riunito nove volte.

Le riunioni sono state precedute da confronti tra i componenti e/o dal preventivo esame individuale della documentazione. Il Comitato non si è avvalso dell'ausilio di consulenti esterni.

Nel corso del 2018, i membri del Comitato hanno partecipato a tutte e nove le riunioni effettuate.

L'Amministratore Delegato della Capogruppo ha assistito alle riunioni, laddove non era prevista la trattazione di temi che lo riguardavano. Il Presidente del Collegio Sindacale ha preso parte alla maggior parte delle riunioni ed in più occasioni si è registrata la presenza di altri Sindaci effettivi.

L'Amministratore Delegato e il Direttore Generale

All'Amministratore Delegato, secondo quanto definito ai sensi dell'art. 15 dello Statuto, spetta la responsabilità dell'attuazione degli indirizzi strategici e della gestione aziendale, che cura anche avvalendosi della Direzione Generale.

Con riferimento alla gestione del personale, l'Amministratore Delegato ha il compito di:

  • definire e curare l'attuazione del processo di gruppo per la gestione del personale dipendente;
  • approvare il budget del Personale, in coerenza con l'assetto organizzativo deliberato dal Consiglio di Amministrazione; in tale ambito si assicura che vengano condotte misurazioni non solo attuali ma anche prospettiche sul fabbisogno di profili/professionalità coerentemente alle scelte strategiche.

Il Direttore Generale, secondo quanto stabilito all'art. 17 dello Statuto cura l'attuazione delle direttive di gestione dell'Amministratore Delegato e lo assiste nell'esecuzione delle deliberazioni del Consiglio di Amministrazione. Il Direttore Generale pertanto ha anche il compito di formulare proposte all'Amministratore Delegato sui contenuti del processo per la gestione del personale dipendente.

Le Funzioni di Controllo

Le funzioni aziendali di controllo collaborano, ciascuna secondo le rispettive competenze, al fine di assicurare l'adeguatezza e la rispondenza delle politiche di remunerazione e incentivazione alla normativa tempo per tempo vigente e il loro corretto funzionamento.

In particolare:

  • la Compliance verifica, tra l'altro, che il sistema premiante aziendale sia coerente con gli obiettivi di rispetto delle norme, dello Statuto nonché di eventuali codici etici o altri standard di condotta applicabili al Gruppo, in modo che siano opportunamente contenuti i rischi legali e reputazionali insiti soprattutto nelle relazioni con la clientela;
  • l'Internal Audit verifica, con frequenza almeno annuale, la rispondenza delle prassi di remunerazione alle politiche approvate e al contesto normativo. Le evidenze riscontrate e le eventuali anomalie sono portate a conoscenza degli Organi e delle funzioni competenti per l'adozione di eventuali misure correttive e la valutazione della rilevanza ai fini di una pronta informativa alla Banca d'Italia. Gli esiti delle verifiche condotte sono inoltre portati annualmente a conoscenza dell'Assemblea;

il Risk Management collabora con il Comitato Remunerazione al fine di garantire che le forme di retribuzione incentivante siano coerenti con la propensione al rischio (ad esempio con il Risk Appetite Framework) e con le politiche di governo e gestione dei rischi e che tengano conto del livello di capitale e della liquidità necessaria a fronteggiare le attività intraprese. Supporta, inoltre, l'Amministrazione per la determinazione, dopo l'approvazione del bilancio di esercizio da parte dell'Assemblea degli azionisti, dell'ammontare della remunerazione variabile di spettanza di Amministratore Delegato, Direttore Generale e degli ulteriori potenziali beneficiari dei piani di compensi basati su strumenti finanziari oltre che per la verifica, delle condizioni per l'assegnazione della stessa.

Altre strutture coinvolte

Le principali funzioni della Capogruppo coinvolte nella predisposizione e attuazione della politica di remunerazione sono:

  • le Risorse Umane;
  • la Pianificazione Strategica e Controllo di Gestione.

Nella predisposizione della politica delle remunerazioni non sono intervenuti esperti indipendenti.

15.2 Collegamento tra remunerazione e performance

Amministratori non esecutivi

L'Assemblea dei soci del 22 marzo 2016 ha fissato le regole per la determinazione della remunerazione degli amministratori non esecutivi, tra cui i componenti del Comitato Remunerazioni, e ha previsto di corrispondere a ciascun Amministratore un compenso fisso per ogni esercizio al quale deve aggiungersi per tutti i Consiglieri, ad esclusione di Presidente, Vice presidente ed Amministratore Delegato, un compenso per ogni partecipazione alle riunioni del Consiglio di Amministrazione. È previsto altresì il rimborso delle spese sostenute per ragione del loro ufficio.

L'Assemblea ha poi demandato al Consiglio di Amministrazione la determinazione di ulteriori remunerazioni per gli Amministratori che hanno ricoperto particolari cariche ai sensi dell'art. 2389 C.C. per ciascuno degli esercizi, avuto riguardo ove opportuno, dei risultati aziendali, nel rispetto dell'ammontare complessivo determinato per singolo esercizio, da intendersi come comprensivo di tutti i compensi assegnati ai componenti del Consiglio.

I Consiglieri non esecutivi, tra cui anche il Presidente, non sono tra i destinatari dei meccanismi di incentivazione.

Le rispettive Assemblee delle società controllate hanno deliberato che i membri dell'Organo di Supervisione Strategica che svolgono altri ruoli all'interno del Gruppo come dipendenti, non percepiscano alcun compenso in funzione della loro carica nell'ambito dei Consigli di Amministrazione.

Amministratore Delegato e Direttore Generale

La remunerazione dell'Amministratore Delegato e del Direttore generale, prevede, oltre a un compenso fisso ricorrente, una parte variabile (cd. percentuale), pari all'1,5% per l'Amministratore Delegato e allo 0,75% per il Direttore Generale, del risultato consolidato della Banca al lordo delle sole imposte di competenza dell'esercizio, per la parte eccedente 80 milioni di euro, la quale è corretta a sua volta per il rapporto tra RORAC5 di Gruppo consuntivo6 e RORAC di Gruppo prospettico7 , salvo comunque non superare l'incidenza della componente variabile sulla fissa prevista.

Funzioni di controllo

Il pacchetto retributivo del personale più rilevante appartenente alle Funzioni di controllo (Risk Management, Compliance, Internal Audit, Antiriciclaggio, Risorse Umane e Dirigente Preposto) è strutturato con una prevalente componente fissa e una contenuta parte variabile attribuita annualmente in base a criteri qualitativi e di efficienza. Nella determinazione dei compensi sono in ogni caso esclusi meccanismi di incentivazione collegati ai risultati economici sia di Banca IFIS che del Gruppo nel suo complesso. I responsabili delle funzioni di controllo sono pertanto esclusi da eventuali piani di stock option. Almeno con cadenza annuale il Comitato Remunerazioni analizza le singole posizioni e sentito l'Amministratore Delegato in riferimento ai Responsabili delle Funzioni in staff allo stesso:

  • esprime il proprio parere e formula eventuali proposte al Consiglio di Amministrazione per quanto concerne il personale più rilevante delle Funzioni di controllo;
  • esprime il proprio parere e formula eventuali proposte all'Amministratore Delegato per quanto concerne il personale più rilevante delle altre Funzioni di controllo interno; delle determinazioni assunte viene data informativa al Consiglio di Amministrazione.

L'attribuzione della componente variabile è soggetta ad una preventiva valutazione qualitativa sul raggiungimento degli obiettivi di gestione dei progetti assegnati e la qualità del servizio erogato; la gestione e lo sviluppo delle risorse assegnate; l'attenzione e prevenzione dei rischi nelle proprie aree di responsabilità oltre alla gestione e coordinamento delle attività assegnate. La percentuale di componente variabile da riconoscere è misurata sulla base di una scala di giudizi per ognuno dei quali viene attribuito un valore in percentuale. Pertanto è possibile ottenere il 100% del premio se la valutazione è "Eccellente", lo 0% nel caso di giudizio "Quasi adeguato o insufficiente". In ogni caso il limite tra fisso e variabile non può superare il rapporto di 1 a 3.

5 Indicatore calcolato come rapporto tra Utile Netto di periodo e Capitale Assorbito per i rischi di Primo Pilastro. Non sono da considerarsi nel calcolo elementi che derivano da operatività straordinaria quali: aumenti di capitale, fusioni aziendali, scissioni, acquisizioni o comunque ogni altra operazione non ricorrente che il Consiglio di Amministrazione dovesse deliberare ed idonea a modificare il valore dell'indicatore.

6 Il periodo di riferimento è lo stesso relativo a quello per il RORAC obiettivo (misura ex - ante).

7 Definito a piano industriale con orizzonte 12 mesi.

Altro personale più rilevante

Per il restante personale più rilevante l'accesso alla parte variabile è subordinato al superamento dei limiti minimi di seguito specificati per i seguenti parametri quantitativi:

  • risultato consolidato del Gruppo al lordo delle sole imposte di competenza dell'esercizio, superiore ad 80 milioni di euro;
  • rispetto del limite minimo regolamentare tempo per tempo vigente dell'indicatore di Liquidity Coverage Ratio (LCR) di Gruppo rilevato trimestralmente nell'anno di riferimento;
  • rispetto del limite minimo regolamentare tempo per tempo vigente dell'indicatore Net Stable Funding Ratio (NSFR) di Gruppo rilevato trimestralmente nell'anno di riferimento;
  • ratio totale fondi propri consolidato superiore ai requisiti di capitale (Overall Capital requirement) comunicati dall'Organismo di Vigilanza nell'ambito delle "Decisioni sul capitale" a conclusione del periodico processo di revisione prudenziale (SREP).

Il mancato raggiungimento di uno dei parametri porterà all'azzeramento dell'eventuale remunerazione variabile.

La retribuzione variabile è definita preventivamente per singolo soggetto sulla base di criteri predefiniti e basati su tre pilastri:

  • valutazione qualitativa delle performance da parte dell'Alta Direzione;
  • raggiungimento di un determinato livello di cost/income aziendale;
  • raggiungimento di specifici obiettivi economici, commerciali, operativi e di soddisfazione del cliente interno ed esterno inclusivi di misure correttive per il rischio (cd MBOmanagement by objectives).
Categorie PPR % max
variabile su
RAL annuo
precedente
Valutazione
Alta
Direzione
Cost/
income ratio
MBO
Dirigenti con responsabilità
strategiche di unità di business
rilevanti
60% 20% 20% 60%
Unità di business 80% 20% 20% 60%
Unità di gestione rischio 50% 30% 20% 50%
Unità operative rilevanti 50% 40% 20% 40%
Unità di servizio, consulenza,
supporto
50% 50% 20% 30%

Definito l'importo massimo teorico del bonus esso verrà ripartito come segue:

La componente variabile viene inoltre riconosciuta a condizione che il beneficiario sia ancora in carica/dipendente del Gruppo e non in periodo di preavviso per dimissioni volontarie o licenziamento, al momento dell'erogazione, viene inoltre sospesa l'erogazione in caso di procedimento disciplinare in corso per comportamenti fraudolenti o colpa grave a danno della Banca o per comportamenti che possono portare a licenziamento per giusta causa del soggetto.

Il Comitato Remunerazioni ha un ruolo consuntivo nella determinazione dei criteri per la remunerazione che vengono sottoposti all'esame del Consiglio di Amministrazione; con cadenza annuale riporta tali determinazioni al Comitato Remunerazioni.

L'Amministratore Delegato ed il Direttore Generale possono definire interventi successivi sulla remunerazione fissa e variabile nell'ambito dei criteri sopra indicati.

15.3 Caratteristiche di maggior rilievo del sistema di remunerazione per l'anno 2018 e informazioni sull'attribuzione di azioni

La componente variabile della remunerazione per il personale più rilevante non può superare il rapporto 1:1 rispetto al fisso e viene determinata all'approvazione del Bilancio dell'esercizio chiuso il 31 dicembre dell'anno precedente ed è così strutturata:

  • la quota da differire è pari al 40% e viene corrisposta al 50% in azioni proprie di Banca IFIS S.p.a., assegnate dopo il periodo di vesting di 3 anni e diverranno esercitabili al termine del periodo di retention di un ulteriore anno. La restante quota del 50% viene corrisposta in cash alla scadenza del periodo di 3 anni ed è oggetto di rivalutazione annuale al tasso legale tempo per tempo vigente;
  • la componente variabile non sottoposta a differimento, pari al 60%, viene corrisposta al 50% in cash mentre il restante 50% in azioni della Capogruppo esercitabili al termine del periodo di retention di 3 anni, in linea con l'orizzonte di pianificazione strategica.

Il numero delle azioni da assegnare viene calcolato utilizzando, come fair value dell'azione, la media del prezzo di borsa del mese precedente la determinazione della retribuzione variabile di competenza ovvero alla data dell'Assemblea che approva il bilancio.

In linea con le migliori prassi di mercato le regole di cui sopra si applicano per le retribuzioni variabili superiori a 70.000 euro.

La quota di remunerazione variabile differita è soggetta ai seguenti meccanismi di malus, i quali vanno a ridurre, sino ad azzerare, ex - post, l'importo precedentemente determinato secondo i criteri riportati nella tabella che segue. Tali criteri sono verificati in ognuno dei tre esercizi8 chiusi successivamente alla determinazione della componente variabile (accrual period).

Ratio totale Fondi propri consolidato
<11,38% 11,38%< 12,38% 12,38%< 13,38% >13,38%
≥ 15% -100,0% --- --- ---
RORAC di
Gruppo
10,5%<<
15%
-100,0% -30,0% -20,0% -10,0%
< 10,5% -100,0% -40,0% -30,0% -20,0%

8 Condizione sufficiente all'applicazione dei meccanismi correttivi è il verificarsi delle condizioni citate, in almeno uno dei tre anni di osservazione (accrual period).

La componente variabile differita viene inoltre azzerata qualora il soggetto abbia determinato o abbia concorso a determinare:

  • una perdita di bilancio significativa per la Banca (perdita pari o superiore al 5% del Patrimonio netto);
  • violazioni degli obblighi imposti ai sensi dell'articolo 26 o, quando il soggetto è parte interessata, dell'articolo 53, commi 4 e ss., del Testo Unico Bancario o degli obblighi in materia di remunerazione e incentivazione;
  • comportamenti fraudolenti o di colpa grave a danno della Banca.

O, altresì, qualora:

l'Assemblea abbia deliberato la revoca dell'incarico per giusta causa ovvero il Consiglio di Amministrazione abbia deliberato il recesso per giusta causa del contratto di lavoro.

Al verificarsi delle condizioni sopra esposte il Gruppo può promuovere le azioni opportune per la restituzione della componente variabile riconosciuta e/o pagata al personale più rilevante, il meccanismo di claw back è applicato anche qualora il ratio Totale Fondi disponibili9 sia inferiore alla soglia regolamentare di tempo in tempo in vigore.Tali criteri sono verificati in ognuno dei tre esercizi (accrual period) chiusi successivamente alla determinazione della componente variabile e applicati al verificarsi delle condizioni sopra esposte. Inoltre può essere preso in considerazione un incentivo che premia la costanza di performance eccellenti nel tempo, Long Term Incentive, per i Responsabili delle unità di business che hanno più di 20 milioni di utile lordo di budget nell'esercizio 2018. Nella sostanza, qualora nel triennio 2018-2020 vengano raggiunti i risultati di business precedentemente stabiliti ed i responsabili della business unit abbiano ottenuto una valutazione positiva da parte dell'Alta Direzione, si darà corso all'incentivo, definito ex - ante, non superiore al 60% della RAL del singolo dirigente nell'anno 2020, nel rispetto del rapporto massimo di 1:1 tra fisso e variabile, il cui controvalore verrà corrisposto in azioni della Capogruppo con retention di un anno.

Piani di remunerazione basati su azioni

I Soci con la delibera del 19 aprile 2018 hanno approvato la Relazione sulla remunerazione e un piano di compensi basato sull'assegnazione di azioni Banca IFIS per alcune figure aziendali. Il piano è descritto nel documento informativo redatto ai sensi dell'art. 114 bis del TUF e delle relative norme di attuazione (art. 84 bis del Regolamento emittenti) ed è stato messo a disposizione dei Soci nei termini di legge. In attuazione di quanto sopra, con delibera del 7 marzo 2019, il Consiglio di Amministrazione ha deliberato l'assegnazione delle componente variabile per l'Amministratore Delegato e il Direttore Generale con conseguente applicazione del Documento Informativo citato.

9 Regolamento UE n. 575/2013 (CRR) e Direttiva 2013/36/UE (CRD IV)

15.4 Rapporti tra componente fissa e variabile della remunerazione

Categorie PPR % max Bonus su RAL
anno precedente
Amministratore Delegato 100%
Direttore Generale 60%
Dirigenti con responsabilità strategiche di funzioni di controllo 33%
Responsabili funzioni di controllo 33%
Dirigenti con responsabilità strategiche di unità di business
rilevanti
60%
Unità di business 80%
Unità di gestione rischio 50%
Unità operative rilevanti 50%
Unità di servizio, consulenza, supporto 50%

15.5 Benefici non monetari

I dipendenti possono beneficiare di alcuni benefit, aventi diversa gradazione in relazione al ruolo aziendale e/o a motivi di servizio, riconducibili a: polizza sanitaria, polizza infortuni professionali ed extra professionali, autovettura aziendale, abitazione di servizio. A tal proposito si rileva che a seguito delle fusioni societarie avvenute nel corso del 2018 è stato avviato un processo di armonizzazione dei benefit non monetari, solo in parte perfezionato con gli accordi sindacale del 28 luglio 2017, del 28 marzo 2018 e del 12 dicembre 2018. L'attribuzione è così sintetizzabile: polizza sanitaria, polizza infortuni professionali ed extra professionali, polizza vita, polizza da invalidità permanente, buoni pasto (riconosciuti a tutti i dipendenti – ad eccezione di alcuni dirigenti per condizioni pregresse e non ancora armonizzate - con importi che variano da euro 5,20 a euro 7,00), autovettura aziendale (riconosciuta ad alcuni soggetti sulla base delle policy interne tempo per tempo vigenti), contribuzione aziendale alla previdenza complementare (riconosciuta a tutti i dipendenti, con rapporto di lavoro a tempo indeterminato, con percentuali che variano dall'1,5% al 5% calcolate sulla RAL e/o sulla base della retribuzione utile ai fini del TFR, o sull'imponibile previdenziale, salvo alcune situazioni contrattuali acquisite in precedenza). I benefici innanzi citati, poiché previsti per tutti i dipendenti, non vengono considerati benefici di natura discrezionale.

15.6 Attuazione delle Politiche nelle società controllate

IFIS Finance Sp. zo.o.

Il presente documento sulle politiche di remunerazione e incentivazione elaborate dalla Capogruppo ha valenza per la società controllata IFIS Finance Sp. zo.o., non tenuta pertanto alla redazione di un proprio documento al riguardo.

Il trattamento economico corrisposto ad Amministratori e dipendenti della controllata polacca IFIS Finance Sp. zo.o. è risultato coerente con le logiche del sistema di remunerazione ed incentivazione del Gruppo.

IFIS Leasing S.p.A., IFIS NPL S.p.A., IFIS Rental Services S.r.l., CAP.ITAL.FIN S.p.A., Credifarma S.p.A.

Nel corso dell'esercizio 2018 sono state effettuate le seguenti operazioni societarie:

  • l'acquisizione del 100% della società Cap.Ital.Fin S.p.A. in data 2 febbraio 2018 (data in cui è avvenuto il closing dell'operazione);
  • l'operazione di fusione per incorporazione di IFIS Leasing S.p.A. realizzata con atto di fusione stipulato il 15 maggio 2018, con effetti ex art. 2504 bis c.c. dal 28 maggio scorso;
  • il conferimento da parte di Banca IFIS S.p.A. a favore della controllata IFIS NPL S.p.A., con efficacia dal 1 luglio 2018, del ramo d'azienda che si occupa dell'attività di acquisto e gestione di portafogli di crediti distressed;
  • l'acquisizione del controllo di Credifarma S.p.A. il cui closing è avvenuto nella giornata del 2 luglio scorso.
cui è avvenuto il closing dell'operazione);

l'operazione di fusione per incorporazione di IFIS Leasing S.p.A. realizzata con atto di
fusione stipulato il 15 maggio 2018, con effetti ex art. 2504 bis c.c. dal 28 maggio scorso;

il conferimento da parte di Banca IFIS S.p.A. a favore della controllata IFIS NPL S.p.A.,
con efficacia dal 1 luglio 2018, del ramo d'azienda che si occupa dell'attività di acquisto
e gestione di portafogli di crediti distressed;

l'acquisizione del controllo di Credifarma S.p.A. il cui closing è avvenuto nella giornata
del 2 luglio scorso.
Non sono previsti compensi per i membri del Consiglio di Amministrazione delle società
controllate che siano dipendenti di Banca IFIS S.p.A. o di sue società controllate. In termini
generali è comunque previsto che gli eventuali emolumenti per cariche amministrative o di
controllo rivestite da dipendenti della Capogruppo vengano riversati alla medesima.
Le tabelle seguenti riassumono i dati relativi alle retribuzioni aggregate per linee di attività
nella Capogruppo e nelle controllate.
Tab. 29.a Informazioni quantitative aggregate per linee di attività di Banca IFIS S.p.A.
LINEE ATTIVITA' Numero TOTALE REMUNERAZIONI
BU Assicurazioni 2 36.205
BU Corporate Finance 6 610.914
BU Crediti Erariali 26 1.490.463
BU Credito Commerciale 343 16.856.743
BU Farmacie 8 812.607
BU International 10 390.624
BU Leasing 193 5.672.845
BU NPL - dipendenti in forza fino al 30/06/2018 317 5.162.672
BU Pharma 15 886.265
Direzione Generale - Funzioni di controllo 86 5.257.417
Direzione Generale - Strutture di Staff e supporto 481 22.295.569
Finanza Proprietaria 2 101.402
Special Situations 2 168.901
Tab. 29.b Informazioni quantitative aggregate della società IFIS NPL SpA*
--------------------------------------------------------------------------- --
Tab. 29.b Informazioni quantitative aggregate della società IFIS NPL SpA*
Numero TOTALE REMUNERAZIONI
330 5.303.709
Tab. 29.b Informazioni quantitative aggregate della società IFIS NPL SpA*
Note:
*
01/07/2018
Nella tabella è considerato il personale in forza al 31/12/2018.
I valori sono relativi alle retribuzioni corrisposte dalla data di costituzione della Società, il
Tab. 29.c Informazioni quantitative aggregate della società IFIS Rental
Services Srl
Numero TOTALE REMUNERAZIONI
24 628.423
Note: * Nella tabella è considerato il personale in forza al 31/12/2018.
Valori delle retribuzioni disponibili dal 01/06/2018
Services Srl Tab. 29.c Informazioni quantitative aggregate della società IFIS Rental
Note: * Nella tabella è considerato il personale in forza al 31/12/2018.
Valori delle retribuzioni disponibili dal 01/06/2018
Tab. 29.d Informazioni quantitative aggregate della Società Credifarma SpA*
Numero TOTALE REMUNERAZIONI
40 1.736.709,00
Note: - Nella tabella è considerato il personale in forza al 31/12/2018
Tabella 29.e Informazioni quantitative aggregate della Società CAP.ITAL.FIN. SpA*
Numero TOTALE REMUNERAZIONI
45 1.273.832,62
Tabella 29.e Informazioni quantitative aggregate della Società CAP.ITAL.FIN. SpA*
Numero TOTALE REMUNERAZIONI
Note:

Tab.30- Informazioni aggregate sulle remunerazioni per categorie di personale rilevante

La tabella seguente riporta, in modo aggregato, le principali informazioni sulle remunerazioni delle categorie del "personale più rilevante". I
compensi riportati nella tabella sono valori lordi medi espressi in migliaia di euro.
Tab.30- Informazioni aggregate sulle remunerazioni per categorie di personale rilevante
INFORMAZIONI QUANTITATIVE AGGREGATE PER CATEGORIE DI PERSONALE RILEVANTE DI BANCA IFIS SPA
Componente fissa
Compensi variabili
Dettaglio compensi
Trattamenti di
Componente
Componente
Trattamenti di
inizio e di fine
variabile della
Componente
variabile della
Benefici
Compensi per
Retribuzione
inizio e di fine
Numero dei
Altri
Componente
Componente
carica o di
remunerazione
variabile della
remunerazione
Indennità di
particolari
fissa da
Bonus e altri
Partecipazione
non
Totale
carica o di
rilevante
beneficiari
compensi
variabile in
variabile in
cessazione del
differita
Remunerazione
differita - quota
monetari
carica
cariche ex art.
lavoro
incentivi
agli utili
cessazione del
azioni
contanti
rapporto di
attribuita
differita - quota
non ancora
2389 c.c.
dipendente
rapporto di
lavoro
nell'esercizio
maturata
maturata e non
lavoro effettuati
2018*
riconosciuti
attribuita
2
25
650
308
835
26
-
1.845
418
418
-
-
500
334
668
43
-
-
5.065
1.584
-
-
6.649
-
-
-
-
159
-
-
Informativa al Pubblico – 31 dicembre 2018
Categoria di personale più N° di
persone
con
remuneraz
ione

1.000.000
Eur
Alta Dirigenza 1
Restante personale più
rilevante
-
TOTALE
N.B. I valori espressi nella tabella sono valori lordi rapportati al numero complessivo di beneficiari appartenenti alle singole categorie di personale.
* Non vi sono state riduzioni alle remunerazioni differite riconosciute durante l'esercizio dovute a correzioni della performance
Tab.31 - Remunerazione complessiva per ciascun membro dell'organo di amministrazione e dell'alta dirigenza - Gruppo Banca IFIS
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
La tabella sottostante riporta la remunerazione complessiva per ciascun membro
dell'Organo di Amministrazione e dell'Alta Dirigenza, per il Gruppo Banca IFIS S.p.A
I compensi riportati nella tabella sono valori espressi in migliaia di euro.
Cognome e Nome Tab.31 - Remunerazione complessiva per ciascun membro dell'organo di amministrazione e dell'alta dirigenza - Gruppo Banca IFIS
Carica
Società Periodo per cui è stata ricoperta
la carica
Remunerazione complessiva
per la carica di competenza
dell'esercizio
Fürstenberg Sebastien Egon Presidente del Consiglio di Amministrazione Banca IFIS SpA dall'1/1/2018 al 31/12/2018 675
Csillaghy De Pacser Alessandro Vice Presidente del Consiglio di Amministrazione Banca IFIS SpA dall'1/1/2018 al 31/12/2018 525
Bossi Giovanni Amministratore Delegato Banca IFIS SpA dall'1/1/2018 al 31/12/2018 1325
Benini Giuseppe Consigliere di Amministrazione Banca IFIS SpA dall'1/1/2018 al 31/12/2018 49
Benini Giuseppe Consigliere di Amministrazione IFIS NPL SpA dall'1/7/2018 al 31/12/2018 10
Benini Giuseppe Consigliere di Amministrazione Credifarma SpA dall'2/7/2018 al 31/12/2018 4
Consigliere di Amministrazione Banca IFIS SpA dall'1/1/2018 al 31/12/2018 42
Maderna Francesca Banca IFIS SpA dall'1/1/2018 al 31/12/2018 49
Malinconico Antonella Consigliere di Amministrazione
Malinconico Antonella Consigliere di Amministrazione IFIS NPL SpA dall'1/7/2018 al 31/12/2018 10
Preve Riccardo Consigliere di Amministrazione Banca IFIS SpA dall'1/1/2018 al 31/12/2018 48
Salamon Marina Consigliere di Amministrazione Banca IFIS SpA dall'1/1/2018 al 31/12/2018 46
Santosuosso Daniele Consigliere di Amministrazione Banca IFIS SpA dall'1/1/2018 al 31/12/2018 45
Guerricchio Antonio Consigliere di Amministrazione Credifarma SpA dall'2/7/2018 al 31/12/2018 3,75
Manna Maurizio
Alessandrini Marco
Presidente del Consiglio di Amministrazione
Amministratore Delegato (con reversibilità degli
Credifarma SpA
Credifarma SpA
dall'2/7/2018 al 31/12/2018
dall'2/7/2018 al 31/12/2018
18,93
3,3
Maciocchi Massimo emolumenti)*
Amministratore Delegato (con reversibilità degli
Credifarma SpA dall'2/7/2018 al 31/12/2018 3,3
Magliocchetti Silvia emolumenti)
Amministratore Delegato (con reversibilità degli
emolumenti)
Credifarma SpA dall'2/7/2018 al 31/12/2018 3,3

16. LEVA FINANZIARIA (ART. 451 CRR)

Informativa qualitativa

Nell'ambito del framework regolamentare Basilea 3, è stato introdotto, in via definitiva a partire dal 1° gennaio 2015, il coefficiente di leva finanziaria (leverage ratio), quale requisito supplementare rispetto ai requisiti patrimoniali basati sul rischio.

L'inserimento dell'indice di leva nell'assetto normativo risponde ai seguenti obiettivi:

  • vincolare l'espansione delle esposizioni complessive alla disponibilità di un'adeguata base patrimoniale e contenere, nelle fasi espansive del ciclo economico, il livello di indebitamento delle banche, contribuendo in tal modo a ridurre il rischio di processi di deleveraging in situazioni di crisi;
  • introdurre un presidio aggiuntivo a fronte del rischio modello attraverso una misura semplice e non basata sul rischio - con funzione di backstop del requisito patrimoniale basato sul rischio.

La Banca, per la misurazione dell'indice di leva finanziaria si basa sulla metodologia prescritta dal Regolamento CRR – Parte Sette e per la relativa applicazione in Italia dalla Circolare n. 285/2013. Sinteticamente l'indicatore deriva dal rapporto tra i fondi propri per la componente rappresentata dagli elementi e strumenti del Capitale primario di classe 1 e la dimensione delle attività a rischio del Gruppo Bancario, in bilancio e fuori bilancio, opportunamente calibrate in applicazione di specifici fattori di conversione. Ai fini regolamentari la misurazione dell'indice di leva finanziaria viene effettuata tramite procedure informatiche dedicate alla produzione periodica delle segnalazioni statistiche e di vigilanza prudenziale consolidata. La frequenza di produzione del leverage ratio è trimestrale. L'indicatore è soggetto a monitoraggio sia a livello individuale che di Gruppo Bancario.

A livello regolamentare il rischio di leva finanziaria non concorre alla definizione del capitale interno complessivo nel processo di valutazione dell'adeguatezza patrimoniale (ICAAP) svolto annualmente dal Gruppo Bancario.

Il rischio di leva finanziaria è incluso nel RAF e pertanto è assoggettato alla procedure e ai meccanismi di controllo in esso previste. Il Leverage Ratio è uno dei Key Risk Indicator monitorati in ambito RAF per l'anno 2018; nel corso del 2018 è risultato circa tre volte superiore rispetto al valore minimo EBA del 3% coincidente con la Risk Capacity definita nel RAF.

Per ulteriori informazioni, in merito ai processi gestionali seguiti dal Gruppo, si rimanda a quanto rappresentato nel § 1.3.5 del presente documento.

Informativa quantitativa

Il coefficiente di leva finanziaria è calcolato secondo le regole sancite dal "Regolamento Delegato (UE) 2015/62 della Commissione del 10 ottobre 2014 che modifica il regolamento (UE) n. 575/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda il coefficiente di leva finanziaria".

La presente informativa viene resa, altresì, secondo quanto stabilito dal "Regolamento di Esecuzione (UE) 2016/200 della Commissione del 15 febbraio 2016 che stabilisce norme tecniche di attuazione per quanto riguarda l'informativa sul coefficiente di leva finanziaria degli enti ai sensi del Regolamento (UE) n. 575/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio."

Le tabelle di seguito riportano l'indicatore di leva finanziaria al 31 Dicembre 2018 e l'apertura dell'esposizione totale nelle principali categorie, secondo quanto disposto dagli articoli 451(1)(a), 451(1)(b) e 451(1)(c). del CRR. Le grandezze esposte sono relative al calcolo dell'indice di leva finanziaria secondo le disposizioni transitorie vigenti ai fini segnaletici.

Tab.32 - Modello LRCom - Informativa armonizzata sul coefficiente di leva finanziaria

Il modello LRCom sottostante fornisce l'apertura dell'esposizioni per i diversi aggregati
segnaletici, la misura del Capitale primario di Classe e il valore percentuale del coefficiente
di leva finanziaria.
Tab.32 - Modello LRCom - Informativa armonizzata sul coefficiente di leva finanziaria
Esposizione coefficiente di
Esposizioni in bilancio (esclusi derivati e SFT) leva finanziaria (CRR)
1 Elementi in bilancio (esclusi derivati, SFT e attività fiduciarie, ma comprese le garanzie reali) 9.327.956
2 (Importi delle attività dedotte nella determinazione del capitale di classe 1) -204.844
3 Totale
Esposizioni
in
bilancio
(esclusi
derivati,
SFT
e
attività
fiduciarie)
(somma
delle
righe
1
e
2) 16.2.2016 L 39/9 Gazzetta ufficiale dell'Unione europea IT
9.123.112
Esposizioni su derivati
4 Costo
di
sostituzione
associato
a
tutte
le
operazioni
su
derivati
(al
netto
del
margine
di
variazione
30.023
in contante ammissibile)
Maggiorazioni
per
le
potenziali
esposizioni
future
associate
a
tutte
le
operazioni
su
derivati
5 (metodo del valore di mercato) 1.686
UE -5a Esposizione calcolata secondo il metodo dell'esposizione originaria
6 Lordizzazione
delle
garanzie
reali
fornite
su
derivati
se
dedotte
dalle
attività
in
bilancio
in
base
alla disciplina contabile applicabile
7 (Deduzione dei crediti per il margine di variazione in contante fornito in operazioni su derivati)
8 (Componente CCP esentata delle esposizioni da negoziazione compensate per conto del cliente)
9 Importo nozionale effettivo rettificato dei derivati su crediti venduti
(Compensazioni
nozionali
effettive
rettificate
e
deduzione
delle
maggiorazioni
per
i
derivati
su
10 crediti venduti)
11 Totale Esposizioni su derivati (somma delle righe da 4 a 10) 31.709
Esposizioni su operazioni di finanziamento tramite titoli
Attività
SFT
lorde
(senza
rilevamento
della
compensazione)
previa
rettifica
per
le
operazioni
12 contabilizzate come vendita
13 (Importi compensati risultanti dai debiti e crediti in contante delle attività SFT lorde)
14 Esposizione al rischio di controparte per le attività SFT 51.272
UE-14a Deroga
per
SFT:
esposizione
al
rischio
di
controparte
ai
sensi
dell'articolo
429ter,
paragrafo
4,
e
dell'articolo 222 del regolamento (UE) n. 575/2013
2.808
15 Esposizioni su operazioni effettuate come agente
UE -15a (Componente CCP esentata delle esposizioni su SFT compensate per conto del cliente)
16 Totale Esposizioni su operazioni di finanziamento tramite titoli (somma delle righe da 12 a 15a) 54.080
Altre esposizioni fuori bilancio
Importo
nozionale
lordo
delle
esposizioni
fuori
bilancio
16.2.2016
L
39/10
Gazzetta
ufficiale
17 dell'Unione europea IT 1.127.015
18 (Rettifica per conversione in importi equivalenti di credito) -583.150
19 Totale Altre esposizioni fuori bilancio (somma delle righe 17 e 18)
(Esposizioni esentate a norma dell'articolo 429, paragrafi 7 e 14, del regolamento (UE) n. 575/2013 (in e fuori bilancio))
543.865
(Esposizioni
infragruppo
(su
base
individuale)
esentate
a
norma
dell'articolo
429,
paragrafo
7,
del
UE-19a regolamento (UE) n. 575/2013 (in e fuori bilancio))
UE-19b (Esposizioni
esentate
a
norma
dell'articolo
429,
paragrafo
14,
del
regolamento
(UE)
n.
575/2013
(in e fuori bilancio))
Capitale e misura dell'esposizione complessiva
20 Capitale di classe 1 980.463
21 Misura
dell'esposizione
complessiva
del
coefficiente
di
leva
finanziaria
(somma
delle
righe
3,
9.752.766
11, 16, 19, UE-19a e UE-19b)
Coefficiente di leva finanziaria
22 Coefficiente di leva finanziaria
Scelta delle disposizioni transitorie e importo degli elementi fiduciari eliminati
10,05%
UE -23 Scelta delle disposizioni transitorie per la definizione della misura del capitale
UE -24 Importo
degli
elementi
fiduciari
eliminati
ai
sensi
dell'articolo
429,
paragrafo
11,
del
regolamento
(UE) n. 575/2013
Informativa al Pubblico – 31 dicembre 2018
Il
modello
LRSum
sottostante
fornisce
la
riconciliazione
tra
(denominatore dell'indicatore) ed i valori di bilancio.
Tab.33 - Modello LRSum - Riepilogo della riconciliazione tra attività contabili e esposizioni del coefficiente di leva finanziaria
l'esposizione
totale
1 Attività totale come da bilancio pubblicato Importi applicabili
9.382.261
2 Rettifica
per
i
soggetti
consolidati
a
fini
contabili
ma
esclusi
dall'ambito
del
consolidamento
regolamentare
26.990
3 (Rettifica
per
le
attività
fiduciarie
contabilizzate
in
bilancio
in
base
alla
disciplina
contabile
applicabile
ma
escluse
dalla
misura
dell'esposizione
complessiva
del
coefficiente
di
leva
finanziaria a norma dell'articolo 429, paragrafo 13, del regolamento (UE) n. 575/2013)
4
5
Rettifica per gli strumenti finanziari derivati
Rettifica per le operazioni di finanziamento tramite titoli (SFT)
4494
6 Rettifica
per
gli
elementi
fuori
bilancio
(conversione
delle
esposizioni
fuori
bilancio
in
importi
equivalenti di credito)
543.865
UE-6a (Rettifica
per
le
esposizioni
infragruppo
escluse
dalla
misura
dell'esposizione
complessiva
del
coefficiente
di
leva
finanziaria
a
norma
dell'articolo
429,
paragrafo
7,
del
regolamento
(UE)
n.
575/2013)
UE-6b (Rettifica
per
le
esposizioni
escluse
dalla
misura
dell'esposizione
complessiva
del
coefficiente
di
leva finanziaria a norma dell'articolo 429, paragrafo 14, del regolamento (UE) n. 575/2013)
7 Altre rettifiche -204.844
8 Misura dell'esposizione complessiva del coefficiente di leva finanziaria 9.752.766
Il modello LRSpl fornisce, per le esposizioni diverse da Derivati e SFT, la distribuzione per
classe di controparte.
Tab. 34 Modello LRSpl - Disaggregazione delle esposizioni in bilancio (esclusi derivati, SFT e esposizioni esentate)
Esposizione del
coefficiente di leva
finanziaria (CRR)
UE-1 Totale Esposizioni in bilancio ( esclusi derivati, SFT ed esposizioni esentate), di cui: 9.327.956
UE-2 Esposizioninel portafoglio di negoziazione 9.327.956
UE-3 Esposizione nel portafoglio bancario, di cui:
UE-4 Obbligazioni garantite 1.349.738
UE-5 Esposizioni trattate come emittenti sovrani
Esposizioni
verso
amministrazioni
regionali,
banche
multilaterali
di
sviluppo,
organizzazioni
603.613
UE-6 internazionali e organismi del settore pubblico non trattati come emittenti sovrani
finanziaria a norma dell'articolo 429, paragrafo 13, del regolamento (UE) n. 575/2013)
4494
equivalenti di credito) 543.865
UE-6a 575/2013)
leva finanziaria a norma dell'articolo 429, paragrafo 14, del regolamento (UE) n. 575/2013)
-204.844
9.752.766
Tab. 34 Modello LRSpl - Disaggregazione delle esposizioni in bilancio (esclusi derivati, SFT e esposizioni esentate) Esposizione del
coefficiente di leva
finanziaria (CRR)
UE-1 Totale Esposizioni in bilancio ( esclusi derivati, SFT ed esposizioni esentate), di cui: 9.327.956
UE-2 Esposizioninel portafoglio di negoziazione
UE-3 Esposizione nel portafoglio bancario, di cui: 9.327.956
UE-4 Obbligazioni garantite
UE-5 Esposizioni trattate come emittenti sovrani 1.349.738
UE-6 Esposizioni
verso
amministrazioni
regionali,
banche
multilaterali
di
sviluppo,
organizzazioni
internazionali e organismi del settore pubblico non trattati come emittenti sovrani
603.613
UE-7 enti 314.022
UE-8 garantite da ipoteche su beni immobili 131.801
UE-9 esposizioni al dettaglio 1.139.363
UE-10 imprese 3.577.352
UE-11 esposizioni in stato di default 1.495.320

17. USO DI TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO (ART. 453 CRR)

Informazioni di natura qualitativa

Le strategie perseguite dal Gruppo Bancario prevedono che le linee di credito vengano preferibilmente assistite da idonee garanzie e strumenti di mitigazione del rischio.

Le garanzie per la loro capacità di frazionare il rischio di credito, se gestite in maniera integrata con la conoscenza del cliente, diventano strumento principale e più efficace per la mitigazione effettiva del rischio.

Il Gruppo Banca IFIS ha posto in essere i requisiti previsti dal Regolamento(UE) 575/2013 ai fini del riconoscimento degli effetti di attenuazione del rischio di credito prodotto dalla presenza di garanzie reali e personali a protezione del credito.

Il processo di controllo sull'acquisizione delle garanzie ed utilizzo delle tecniche di attenuazione del rischio di credito è incentrato sulla definizione di opportuni presidi, strumenti e processi finalizzati a garantire in primo luogo la verifica dell'allineamento con i requisiti di Vigilanza, distinguendo tra:

  • "requisiti generali", quali la certezza giuridica, la tempestività di realizzo ed i requisiti organizzativi;
  • "requisiti specifici", con particolare attenzione alla rivalutazione e monitoraggio del valore delle garanzie e alla verifica dell'assenza di correlazione rilevante tra la capacità di rimborso/ merito creditizio del debitore e la garanzia.

La verifica nel continuo della qualità ed adeguatezza delle procedure di valutazione delle garanzie viene svolta dalla funzione di Risk Management della Banca, con l'obiettivo di presidiare, in via accentrata, il processo di valutazione e sorveglianza delle garanzie acquisite sul portafoglio crediti del Gruppo Banca IFIS. Per una maggiore efficacia operativa, tali processi sono effettuati da una unità organizzativa dedicata, di recente costituzione, denominata "Collateral Monitoring", posta alle dirette dipendenze del Chief Risk Officer della Banca.

Per ulteriori informazioni, in merito ai processi gestionali seguiti dal Gruppo, si rimanda a quanto rappresentato nel § 1.3.2 del presente documento.

Politiche e processi in materia di compensazione

La Banca non applica processi di compensazione delle esposizioni a rischio di credito con partite di segno opposto in ambito di bilancio o "fuori bilancio".

Principali tipologie di garanti e di controparti in operazioni su derivati creditizi e il loro merito di credito

Il Gruppo Bancario non detiene operazioni su derivati creditizi.

Informazioni sulle concentrazioni del rischio di mercato o di credito nell'ambito degli strumenti di attenuazione del rischio di credito adottati

Non si registrano livelli di concentrazione dei rischi significativi nell'ambito degli strumenti di attenuazione del rischio di credito adottati.

Informazioni di natura quantitativa

Nella presente Sezione vengono riportate, secondo quanto disposto dagli articoli 453(f), e 453(g) del CRR, con riferimento alla situazione del 31 dicembre 2018, le quote di esposizioni garantite.

Portafogli Garanzie reali
finanziarie
Garanzie
personali
Totale
Amministrazioni centrali e banche centrali 77.573 O 77.573
Amministrazioni regionali o autorità locali 0 0 0
Organismi del settore pubblico O 0 0
Intermediari vigilati 0 0 0
Imprese e altri soggetti 6.865 0 6.865
Esposizioni al dettaglio 0 0 0
Esposizioni garantite da immobili 131.801 0 131.801
Esposizioni in stato di default 0 0 0
Esposizioni verso organismi di investimento collettivo del risparmio (O.I.C.R.) 0 0 0
Esposizioni in strumenti di capitale 0 0 0
Altre esposizioni 0 0 0
Totale 138.666 138.666

18. INTRODUZIONE DELL'IFRS 9 (ART. 473 bis CRR)

Informazioni di natura qualitativa

A partire dal 1° gennaio 2018 il Gruppo ha adottato il nuovo principio contabile "IFRS 9 Strumenti finanziari" (cd. IFRS 9).

Con riferimento all'introduzione dell'IFRS9, in data 12 dicembre 2017 il Parlamento Europeo ha emanato il Regolamento (UE) 2017/2395, che aggiorna il CRR, inserendo il nuovo articolo 473 bis "Introduzione dell'IFRS 9", il quale offre la possibilità alle banche di mitigare gli impatti sui fondi propri derivanti dall'introduzione del nuovo principio contabile; in particolare, le disposizioni transitorie definiscono per gli Enti la possibilità di includere nel loro capitale primario di classe 1 una porzione degli accantonamenti accresciuti per perdite attese su crediti, in applicazione dell'IFRS 9 e fino al termine del periodo transitorio (1 gennaio 2018/ 31 dicembre 2022).

Al riguardo Banca IFIS ha provveduto ad informare la Banca d'Italia della decisione di applicare le disposizioni transitorie per l'intero periodo. L'inclusione nel CET1 avverrà in modo graduale applicando i seguenti fattori:

  • 95% dall'1 gennaio 2018 al 31 dicembre 2018;
  • 85% dall'1 gennaio 2019 al 31 dicembre 2019;
  • 70% dall'1 gennaio 2020 al 31 dicembre 2020;
  • 50% dall'1 gennaio 2021 al 31 dicembre 2021;
  • 25% dall'1 gennaio 2022 al 31 dicembre 2022.

Il Regolamento (UE) 2017/2395 disciplina anche gli obblighi informativi che gli enti sono tenuti a pubblicare, rimandando all'EBA l'emanazione degli orientamenti specifici sul tema. Recependo quando previsto dalla normativa, il 12 gennaio 2018 l'EBA ha emesso specifiche linee guida secondo cui le banche che adottano un trattamento transitorio con riferimento all'impatto IFRS9 sono tenute a fornire un confronto dei fondi propri e dei coefficienti patrimoniali e di leva finanziaria con e senza l'applicazione delle correlate disposizioni transitorie.

Informazioni di natura quantitativa

L'applicazione dell'IFRS 9 in sede di Fist Time Adoption (FTA) all'1 gennaio 2018 non ha comportato un aumento degli accantonamenti per perdite attese su crediti; pertanto le disposizioni transitorie – "approccio statico" - non sono applicabili.

Al 31 dicembre 2018, l'applicazione dell'IFRS 9 ha comportato un aumento degli accantonamenti per perdite attese su crediti per 462 mila euro, al netto dell'effetto fiscale. Pertanto, in applicazione delle disposizioni transitorie – "approccio dinamico" - è stato riconosciuto nel capitale primario di classe 1 - CET1 - di pertinenza del Gruppo, l'importo di 222 mila euro.

Informativa al Pubblico – 31 dicembre 2018
Tab.36 - Confronto dei fondi propri, dei coefficienti patrimoniali e di leva finanziaria con e senza l'applicazione di
disposizioni transitorie per l'IFRS9
31/12/2018
Capitale disponibile (importi)
1 Capitale primario di classe 1 (CET1) 924.285
2 Capitale primario di classe 1 (CET1) come se non fossero state applicate le disposizioni
transitorie in materia di IFRS9 o analoghe perdite attese su crediti
924.063
3 Capitale di classe 1 980.463
4 Capitale di classe 1 (CET1) come se non fossero state applicate le disposizioni transitorie
in materia di IFRS9 o analoghe perdite attese su crediti
980.241
5 Capitale totale 1.257.711
6 Capitale totale come se non fossero state applicate le disposizioni transitorie in materia
di IFRS9 o analoghe perdite attese su crediti
1.257.489
Attività ponderate per il rischio (importi)
7 Totale delle attività ponderate per il rischio 8.974.645
8 Totale delle attività ponderate per il rischio come se non fossero state applicate le
disposizioni transitorie in materia di IFRS9 o analoghe perdite attese su crediti
8.974.328
Coefficienti patrimoniali
9 Capitale primario di classe 1 (come percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio) 10,30%
10 Capitale primario di classe 1 (come percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio)
come se non fossero state applicate le disposizioni transitorie in materia di IFRS9 o
analoghe perdite attese su crediti
10,30%
11 Capitale di classe 1 (come percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio) 10,92%
12 Capitale di classe 1 (come percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio) come se
non fossero state applicate le disposizioni transitorie in materia di IFRS9 o analoghe
perdite attese su crediti
10,92%
13 Capitale totale (come percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio) 14,01%
14 Capitale totale (come percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio) come se non
fossero state applicate le disposizioni transitorie in materia di IFRS9 o analoghe perdite
attese su crediti
14,01%
Coefficiente di leva finanziaria
15 Misurazione dell'esposizione totale del coefficiente di leva finanziaria 9.752.766
16 Coefficiente di leva finanziaria 10,05%
17 Coefficiente di leva finanziaria come se non fossero state applicate le disposizioni
transitorie in materia di IFRS9 o analoghe perdite attese su crediti
10,05%

19. ADEGUATEZZA DELLE MISURE DI GESTIONE DEI RISCHI E RACCORDO TRA IL PROFILO DI RISCHIO COMPLESSIVO E LA STRATEGIA AZIENDALE (ART. 435 e) ed f))

Con riferimento a quanto prescritto dall'articolo 435 – comma 1, alle lettere e) ed f) del Regolamento (UE) n. 575/2013, si evidenziano di seguito le sintesi conclusive in merito all'adeguatezza delle misure di gestione dei rischi e al raccordo tra il profilo di rischio complessivo e la strategia aziendale. Si rimanda per una più esaustiva trattazione ai paragrafi 1.2 "Profilo di rischio e sistemi di gestione e misurazione dei rischi" e 1.3 "Strategie e processi per la gestione dei rischi".

Adeguatezza delle misure di gestione dei rischi

Il Gruppo Banca IFIS svolge nel continuo attività di manutenzione ed evoluzione sui sistemi e processi utilizzati al fine di migliorare il proprio sistema di gestione dei rischi.

Il Risk Management ha il compito di assicurare il presidio e la gestione integrata dei rischi garantendo lo sviluppo e il miglioramento delle metodologie e dei modelli relativi alla loro misurazione.

Per un'adeguata gestione dei rischi, riveste un ruolo fondamentale il sistema dei controlli interni del Gruppo che ha l'obiettivo di assicurare una corretta informativa ed un'adeguata copertura di controllo su tutte le attività e in particolar modo nelle aree di maggiore rischio aziendale. I controlli coinvolgono, con diversi ruoli, gli Organi aziendali delle società del Gruppo, la Direzione Generale della Capogruppo e tutto il personale del Gruppo. Tra i principali attori del sistema dei controlli interni svolge un ruolo di primaria importanza il Comitato Controllo e Rischi che ha il compito di supportare le valutazioni e decisioni del Consiglio di Amministrazione.

Raccordo tra il profilo di rischio complessivo e la strategia aziendale

Il Gruppo assicura una stretta coerenza e un puntuale raccordo tra: il modello di business, il piano strategico, il Risk Appetite Framework (RAF), i processi per la valutazione dell'adeguatezza del capitale (ICAAP) e del sistema di governo e gestione della liquidità (ILAAP), il budget, l'organizzazione aziendale e il sistema dei controlli interni. Il RAF infatti rappresenta il quadro di riferimento che disciplina, in coerenza con il business model e il piano strategico, la propensione al rischio, le soglie di tolleranza e i limiti di rischio.

I processi di definizione del RAF e di pianificazione strategica risultano fortemente interrelati in quanto alla base di entrambi vi sono assunti legati ad una visione di reddittività corretta per il rischio, di robustezza patrimoniale e di solidità da un punto di vista di liquidità.

I criteri di definizione del RAF tengono conto del modello di business e dei mercati di riferimento in cui opera il Gruppo, degli obiettivi strategici e di una visione integrata dei rischi valutati in coerenza con quanto effettuato ai fini ICAAP e ILAAP.

La propensione al rischio è declinata a livello di Gruppo ed è espressa attraverso degli indicatori rappresentativi degli obiettivi strategico-finanziari del Gruppo e dei vincoli regolamentari in coerenza con la verifica dell'adeguatezza patrimoniale e della liquidità e con i processi di gestione del rischio. Tali indicatori sono declinati su specifici rischi di rilievo per la Banca e su specifiche business unit e sono principalmente ascrivibili a dimensioni di

capitale e adeguatezza patrimoniale, liquidità, reddittività e qualità dell'attivo. Gli indicatori vengono monitorati periodicamente dal Risk Management e ne viene data informativa all'Organo con funzione di gestione e all'Organo con funzione di supervisione strategica. In aggiunta agli indicatori strategici definiti nel RAF, viene monitorato un ulteriore set di indicatori di rischio.

Il principale rischio a cui il Gruppo è esposto è, per il modello di business specifico adottato, il rischio di credito.

Il rischio operativo, essendo un rischio trasversale che potenzialmente può coinvolgere tutte le strutture e business della Banca, viene ascritto tra i rischi rilevanti per il Gruppo. Risulta, altresì, di medesima rilevanza il rischio modello, per la significativa incidenza e numerosità dei modelli di valutazione operanti nel comparto dei crediti non performing acquisiti da terzi (controllate IFIS NPL e FBS).

Per quanto riguarda il rischio di liquidità, questo incide potenzialmente su gran parte delle unità operative del Gruppo Bancario e riveste una significativa importanza per tutti gli Istituti di Credito e per l'Autorità di Vigilanza. Al fine di garantire una corretta gestione del rischio di liquidità, vengono periodicamente monitorati un set di indicatori quali LCR, NSFR, Maturity Ladder e valutate le unità di business che possono generare inflow, outflow e la durata delle poste attive e passive.

Le tipologie di rischio a rilevanza media, che insistono sul Gruppo Bancario, sono riferibili al rischio di concentrazione, al rischio di reputazione, al rischio connesso alla quota di attività vincolate, al rischio strategico ed al rischio di tasso di interesse.

Marginali risultano essere anche altre tipologie di rischio, quali il rischio di mercato, il rischio di controparte e CVA, il rischio paese e trasferimento, il rischio sovrano Italia, il rischio residuo, il rischio di regolamento e consegna, il rischio derivante da operazioni di cartolarizzazione, il rischio da partecipazioni ed il rischio di leva finanziaria eccessiva.

20. DICHIARAZIONE DELL'AMMINISTRATORE DELEGATO AI SENSI DELL'ART. 435, LETTERE E) ED F) DEL REGOLAMENTO UE 575/2013

L'Amministratore Delegato, Giovanni Bossi, su mandato del Consiglio di Amministrazione, dichiara ai sensi dell'art. 435 comma 1, lettere e) ed f) del Regolamento 575/2013 (CRR) che:

  • i sistemi di gestione dei rischi messi in atto dal Gruppo Banca IFIS e descritti nel documento "Informativa al Pubblico al 31 dicembre 2018 – Pillar 3", sono in linea con il profilo e la strategia del Gruppo;
  • nel suddetto documento, approvato dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, sono rappresentati i profili di rischio complessivo del Gruppo e che gli stessi sono coerenti e raccordati con la strategia aziendale.

Venezia, lì 07 marzo 2019

L'Amministratore Delegato

Giovanni Bossi

21. DICHIARAZIONE DEL DIRIGENTE PREPOSTO ALLA REDAZIONE DEI DOCUMENTI CONTABILI SOCIETARI

La sottoscritta, Mariacristina Taormina, Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari di Banca IFIS S.p.A., dichiara ai sensi del comma 2 articolo 154 bis del "Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria" che l'informativa contabile contenuta nel presente documento "Informativa al Pubblico al 31 dicembre 2018 – Pillar 3" corrisponde alle risultanze documentali, ai libri ed alle scritture contabili.

Venezia, lì 07 marzo 2019

Il Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari

Mariacristina Taormina

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