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Banca Ifis

Regulatory Filings Mar 27, 2020

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Informativa al Pubblico

31 dicembre 2019 Pillar 3

Banca IFIS S.p.A. - Sede legale in Via Terraglio 63, 30174 Venezia - Mestre - Numero di iscrizione al Registro delle imprese di Venezia e codice fiscale 02505630109 - Partita IVA 02992620274 - Numero REA: VE - 0247118 - Capitale Sociale Euro 53.811.095 i.v. - Iscritta all'Albo delle banche al n. 5508 Capogruppo del Gruppo bancario Banca IFIS, iscritto all'albo dei Gruppi bancari - Aderente al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, all'Associazione Bancaria Italiana, all'Associazione Italiana per il Factoring, a Factors Chain International. Società aderente al Fondo Nazionale di Garanzia.

Indice

Introduzione 2
1. Obiettivi e politiche di gestione del rischio (Art. 435 CRR) 6
2. Ambito di applicazione (Art. 436 CRR) 47
3. Fondi Propri (Artt. 437 e 492 CRR) 49
4. Requisiti di capitale (Art. 438 CRR) 57
5. Esposizione al rischio di controparte (Art. 439 CRR) 61
6. Riserve di capitale (Art. 440 CRR) 63
7. Rettifiche per il rischio di credito (Art. 442 CRR) 66
8. Attività non vincolate (Art. 443 CRR) 72
9. Uso dell'ECAI (Art. 444 CRR) 74
10. Esposizione al rischio di mercato (Art. 445 CRR) 76
11. Rischio operativo (Art. 446 CRR) 77
12. Esposizioni in strumenti di capitale non incluse nel portafoglio di negoziazione (Art. 447 CRR) 80
13. Esposizione al rischio di tasso di interesse su posizioni non incluse nel portafoglio di negoziazione (Art. 448 CRR) 82
14. Esposizione in posizioni verso la cartolarizzazione (Art. 449 CRR) 85
15. Politica di remunerazione (Art. 450 CRR) 88
16. Leva finanziaria (Art. 451 CRR) 89
17. Uso di tecniche di attenuazione del rischio di credito (Art. 453 CRR) 92
18. Introduzione dell'IFRS 9 (Art. 473 bis CRR) 94
19. Adeguatezza delle misure di gestione dei rischi e raccordo tra il profilo di rischio complessivo e la strategia aziendale
(Art. 435 e) ed f)) 96
20. Dichiarazione dell'Amministratore delegato ai sensi dell'art. 435, lettere e) ed f) del regolamento UE 575/2013 98
21. Dichiarazione del Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari 99

Introduzione

Obiettivi del documento

A far data dal 1° gennaio 2014, sono state trasposte nell'ordinamento dell'Unione Europea le riforme degli accordi del Comitato di Basilea ("Basilea 3") volte a rafforzare la capacità delle banche di assorbire shock derivanti da tensioni finanziarie ed economiche, indipendentemente dalla loro origine, a migliorare la gestione del rischio e la governance, a rafforzare la trasparenza e l'informativa delle banche stesse. In tale azione, il Comitato di Basilea ha mantenuto l'approccio basato su tre Pilastri che era alla base del precedente accordo sul capitale noto come "Basilea 2", integrandolo e rafforzandolo per accrescere in termini qualitativi e quantitativi la dotazione di capitale degli intermediari, introducendo strumenti di vigilanza anticiclici, norme sulla gestione del rischio di liquidità e sul contenimento della leva finanziaria.

In particolare, il Terzo Pilastro (in seguito anche "Pillar 3") si basa sul presupposto che la Disciplina del Mercato (Market Discipline) possa contribuire a rafforzare la regolamentazione del capitale e quindi promuovere la stabilità e la solidità delle banche e del settore finanziario.

Lo scopo del Terzo Pilastro è pertanto quello di integrare i requisiti patrimoniali minimi (Primo Pilastro) e il processo di controllo prudenziale (Secondo Pilastro), attraverso l'individuazione di un insieme di requisiti di trasparenza informativa che consentano agli operatori del Mercato di disporre di informazioni rilevanti, complete e affidabili circa l'adeguatezza patrimoniale, l'esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei sistemi preposti all'identificazione, misurazione e gestione di tali rischi.

In ambito comunitario, i contenuti di "Basilea 3" sono stati recepiti in due atti normativi:

  • la Direttiva 2013/36/UE del 26 giugno 2013 (di seguito "CRD IV") recepita da Banca d'Italia a seguito dell'emanazione della Circolare n. 285 del 17 dicembre 2013 "Disposizioni di vigilanza per le banche". Tale normativa comunitaria disciplina, fra l'altro, le condizioni per l'accesso all'attività bancaria, la libertà di stabilimento e la libera prestazione di servizi, il processo di controllo prudenziale, le riserve di patrimonio addizionali;
  • il Regolamento (UE) n. 575/2013 del 26 giugno 2013 (di seguito "CRR"), che disciplina gli istituti di vigilanza prudenziale del Primo Pilastro e le regole sull'Informativa al Pubblico (Terzo Pilastro).

Alla normativa dell'Unione Europea si aggiungono le disposizioni emesse dalla Banca d'Italia, in particolare con la Circolare n. 285 del 17 dicembre 2013 (in seguito "Circolare n. 285/2013"), che raccoglie le disposizioni di vigilanza prudenziale applicabili alle banche e ai gruppi bancari italiani, riviste e aggiornate per adeguare la normativa interna alle novità intervenute nel quadro regolamentare internazionale, con particolare riguardo al nuovo assetto normativo e istituzionale della vigilanza bancaria dell'Unione Europea, nonché per tener conto delle esigenze emerse nell'esercizio della vigilanza sulle banche e sugli altri intermediari.

La suddetta Circolare non detta specifiche regole per la predisposizione e la pubblicazione del Pillar 3, ma si limita a riportare l'elenco delle disposizioni allo scopo previste dal CRR. La materia, quindi, è direttamente regolata da:

  • il CRR stesso, Parte 8 "Informativa da parte degli enti" (art. 431 455) e Parte 10, Titolo I, Capo 3 "Disposizioni transitorie in materia di informativa sui fondi propri" (art. 492);
  • i Regolamenti della Commissione Europea, la cui preparazione è demandata all'EBA (European Banking Autority), recanti le norme tecniche di regolamentazione o di attuazione (Regulatory Technical Standard – RTS e Implementing Technical Standard – ITS) per disciplinare i modelli uniformi per la pubblicazione delle diverse tipologie di informazioni.

Indicazioni ulteriori sono state poi fornite dall'EBA con uno specifico documento riguardante gli orientamenti sulla rilevanza, esclusività e riservatezza e sulla frequenza delle informazioni da fornire nel Terzo Pilastro (EBA/GL/2014/14 - Guidelines on materiality, proprietary and confidentiality and on disclosures frequency under Articles 432(1), 432(2) and 433 of Regulation No (EU) 575/2013) che regola ulteriori aspetti di rilievo nella redazione dell'informativa: (i) l'applicazione da parte degli enti del criterio della rilevanza dell'informativa; (ii) l'applicazione da parte degli enti dell'esclusività e della riservatezza dell'informativa; (iii) la necessità di pubblicare le informazioni con maggiore frequenza di quella annuale. Sulla base dell'art. 433 CRR, le informazioni al pubblico previste dalla normativa comunitaria devono essere pubblicate dalle banche con una frequenza almeno annuale, congiuntamente ai documenti di bilancio. Il CRR non richiede espressamente la pubblicazione di una informativa infrannuale, lasciando facoltà alle banche di pubblicare alcune o tutte le informazioni più frequentemente. Banca IFIS ha ritenuto di mantenere una frequenza di pubblicazione dell'informativa annuale, non utilizzando sistemi interni per il calcolo dei requisiti patrimoniali sui rischi di credito od operativi.

Il tema dell'Informativa al Pubblico Pillar 3 è stato anche oggetto di analisi da parte del Comitato di Basilea con il suo documento del gennaio 2015 "Revised Pillar 3 disclosure requirements". Tale documento dà indicazioni agli organismi di vigilanza, che dovrebbero farle recepire nella normativa nazionale (nel nostro caso UE) affinché entrino in vigore. In tale ambito l'EBA ha pubblicato a dicembre 2016 la versione finale delle "EBA/GL/2016/11 - Guidelines on disclosure requirements under part Eight of Regulation No (EU) 575/2013" fornendo orientamenti finalizzati ad accrescere e migliorare la coerenza e la comparabilità delle informazioni da fornire nel Terzo Pilastro. Tali indicazioni sono state recepite nella bozza proposta di modifica al CRR pubblicato a novembre 2016. A fine marzo 2017, il Comitato di Basilea ha pubblicato il documento "Pillar 3 disclosure requirements consolidated and enhanced framework" che costituisce la seconda fase della revisione del quadro normativo di riferimento dell'Informativa al Pubblico, avviata con il citato documento del gennaio 2015. Tale revisione mira a promuovere ulteriormente la disciplina di mercato attraverso il consolidamento di tutti i requisiti già introdotti e la previsione di una selezione degli indicatori più rappresentativi delle principali dimensioni di natura prudenziale per supportare il mercato nell'analisi dei dati, rendendoli tra loro più comparabili. Tali orientamenti sono applicabili, dal 31 dicembre 2017, alle sole "Globally and Other Systemically Important Institutions" (G-SII and O-SII), mentre le autorità competenti possono imporre agli altri enti l'applicazione di alcune o tutte le indicazioni in essi contenute. La Banca d'Italia, tenuto conto del principio di proporzionalità, nel mese di aprile 2018, ha ritenuto per le banche meno significative (LSI) italiane di richiedere unicamente la pubblicazione delle informazioni specifiche sulla Governance congiuntamente alla pubblicazione del Bilancio relativo all'esercizio chiuso al 31 dicembre 2018.

Nel mese di maggio 2018 si è conclusa la fase di consultazione del documento "Pillar 3 disclosure requirements - updated framework", pubblicato in bozza nel mese di febbraio 2018 dal Comitato di Basilea. Tale documento, rappresenta la terza fase di revisione dei requisiti di disclosure emanati nel 2004 e, in continuità con le precedenti fasi di revisione, si pone l'obiettivo di costituire un framework di riferimento unico in tema di disclosure, nell'ottica di armonizzare così la disciplina di mercato. Nel mese di dicembre 2018 è stata pubblicata la versione definitiva del documento; il termine ultimo per l'attuazione dei nuovi obblighi informativi è fissato al 1° gennaio 2022. Nello stesso mese, infine, il Comitato di Basilea ha posto in consultazione un documento relativo alle proposte di modifica dell'indice di leva finanziaria e dei requisiti di informativa al pubblico. La fase di consultazione ha avuto termine il 13 marzo 2019 con l'obiettivo di fissare, di nuovo, entro il 1° gennaio 2022 l'attuazione dei nuovi obblighi informativi.

L'EBA ha, inoltre, integrato quanto previsto dai suddetti orientamenti, emanando nel giugno 2017 le "Guidelines on LCR disclosure to complement the disclosure of liquidity risk management under Article 435 of Regulation (EU) No 575/2013" (EBA/GL/2017/01) con ulteriori requisiti informativi sul rischio di liquidità misurato attraverso il liquidity coverage ratio. Gli orientamenti richiedono alle sole "Globally and Other Systemically Important Institutions" (G-SII and O-SII), di pubblicare le informazioni quantitative di dettaglio sul Liquidity Coverage Ratio (LCR); alle restanti Banche viene richiesto di limitarsi a pubblicare i valori medi di un ridotto numero di aggregati. Al riguardo Banca IFIS ha inserito tale informativa di natura quantitativa, in modalità semplificata, nel § 1.4.3.2 del presente documento.

A seguire, nel gennaio 2018 l'EBA ha emesso le "Guidelines on uniform disclosures under Article 473a of Regulation (EU) No 575/2013 as regards the transitional period for mitigating the impact of the introduction of IFRS 9 on own funds" (EBA/GL/2018/01) che definiscono gli schemi idonei a pubblicare le informazioni relative agli impatti sui fondi propri derivanti dall'introduzione del regolamento (UE) 2017/2395 contenente "Disposizioni transitorie volte ad attenuare l'impatto dell'introduzione dell'IFRS 9 sui fondi propri". Considerato che il Gruppo Banca IFIS ha optato per il trattamento transitorio con il c.d. approccio "statico" per attenuare tale impatto, è tenuto a fornire al mercato anche le informazioni relative agli importi dei fondi propri, del capitale primario di classe 1, del capitale di classe 1, del CET1 ratio, del Tier 1 ratio, del Total ratio e del Leverage ratio a regime («fully loaded»), come se non avesse applicato tale trattamento transitorio. Al riguardo Banca IFIS ha inserito tale informativa nel § 18 del presente documento.

In data 27 aprile 2018 EBA ha sottoposto a consultazione pubblica fino al 27 luglio 2018 il documento "Draft Guidelines on disclosure of non-performing and forborne exposures" (EBA/CP/2018/06), che contiene indicazioni in merito all'informativa da fornire relativamente ai crediti deteriorati e alle esposizioni oggetto di rinegoziazione. In via successiva, in data 17 dicembre 2018, EBA ha pubblicato le linee guida definitive; in applicazione del principio di proporzionalità, il contenuto e i formati uniformi di informativa si applicano, con decorrenza 31 dicembre 2019, agli enti crediti significativi ("SI").

A seguito della pubblicazione sulla Gazzetta dell'Unione Europea in data 7 giugno 2019 del Regolamento (UE) 2019/876 - noto anche come CRR II (Capital Requirements Regulation) - rientrante nel più ampio pacchetto di riforme normative che comprende anche la CRD V (Capital Requirements Directive), la BRRD II (Banking Recovery and Resolution Directive) e il SRMR II (Single Resolution Mechanism Regulation) - con riguardo agli obblighi di disclosure EBA ha elaborato, nel quarto trimestre 2019, progetti di norme tecniche di regolamentazione e attuazione al fine di razionalizzare e omogeneizzare, in coerenza con le modifiche normative introdotte dalla CRR II, che si applicheranno dal 2021, l'informativa da fornire periodicamente al mercato. Nello specifico, EBA ha sottoposto a consultazione pubblica:

  • in data 16 ottobre 2019, il documento "Draft Implementing Technical Standards on public disclosures by institutions of the information referred to in Titles II and III of Part Eight of Regulation (EU) No 575/2013" (EBA-CP-2019-09) con l'obiettivo di costituire un framework di riferimento unico nell'ottica di armonizzare la Disciplina di Mercato ai sensi dell'art 434 bis "Modelli per l'informativa" del CRR II;
  • in data 22 novembre 2019, il documento "Draft Implementing Technical Standards on disclosure and reporting of MREL and TLAC" all'interno del quale sono specificati i formati e i modelli uniformi e le relative istruzioni metodologiche per l'utilizzo dei modelli riguardanti l'importo e la composizione dello strumento "TLAC" (Total Loss Absorbing Capacity introdotto dal CRR II e del requisito "MREL" (Minimum Requirement for own funds and Eligible Liabilities) modificato dalla BRRD II.

Banca IFIS, con riferimento al documento di Informativa al Pubblico, prevede che:

  • attesa la sua rilevanza pubblica, venga approvato dal Consiglio di Amministrazione prima della sua diffusione;
  • venga pubblicato almeno una volta all'anno, congiuntamente ai documenti di bilancio (art. 433 della CRR);
  • venga sottoposto all'attestazione del Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili e societari ai sensi dell'art. 154-bis del D.Lgs. 58/1998 (Testo Unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria).

Il presente documento è redatto a livello consolidato a cura della Banca con riferimento all'area di consolidamento prudenziale che vede l'inclusione della Holding di partecipazione La Scogliera S.p.A., in applicazione della normativa di riferimento, con conseguente computabilità nei fondi propri consolidati degli interessi di minoranza.

Ulteriori informazioni sul profilo di rischio del Gruppo Bancario, sulla base dell'art. 434 del CRR, sono pubblicate anche nel bilancio consolidato al 31 dicembre 2019. Alla luce del suddetto articolo, se una informazione analoga è già divulgata attraverso due o più mezzi, in ciascuno di essi è inserito il riferimento e pertanto il Gruppo Bancario si avvale di tale possibilità per completare le informazioni indicando opportunamente il rimando. Ulteriori informazioni relative alle varie categorie di rischio cui è esposto il Gruppo Bancario sono riportate nella parte E della Nota Integrativa del bilancio consolidato.

Con particolare riferimento alle informazioni riguardanti la leva finanziaria, si segnala che nel febbraio 2016 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale UE il Regolamento di esecuzione 2016/200 della Commissione, che stabilisce le norme tecniche di attuazione per quanto riguarda l'informativa sul coefficiente di Leva Finanziaria, ai sensi del Regolamento UE 575/2013.

A decorrere dal 31 dicembre 2016 hanno trovato applicazione anche gli obblighi di informativa in materia di riserve di capitale anticicliche; l'informativa include quindi – oltre all'importo della riserva di capitale anticiclica – il dettaglio della distribuzione geografica delle esposizioni creditizie rilevanti ai fini del calcolo della riserva di capitale anticiclica secondo il dettaglio prescritto. Al riguardo Banca IFIS, per effetto di non avere esposizioni significative di rischio verso paesi ai quali viene attribuito un coefficiente anticiclico specifico non nullo, con riferimento alla data del 31 dicembre 2019, non è chiamata ad effettuare accantonamenti a tale tipologia di riserva di capitale.

Maggiori informazioni sul sistema dei controlli interni, sulla revisione legale dei conti e sull'attestazione di corrispondenza dei documenti contabili alle risultanze dei libri e delle scritture contabili da parte del Dirigente Preposto sono presenti nella Relazione sul governo societario e sugli assetti proprietari.

Sono invece contenute all'interno del presente documento informazioni analitiche sulle politiche di remunerazione in essere.

Laddove non diversamente specificato, i dati contenuti nelle sezioni dedicate all'informativa quantitativa sono espressi in migliaia di Euro. I prospetti privi di informazioni, in quanto non applicabili per il Gruppo Bancario, non sono pubblicati; non sono presenti, altresì, informazioni riguardanti le metodologie di modelli interni, al momento non utilizzate dal Gruppo Bancario.

Il Gruppo Banca IFIS pubblica questa informativa al pubblico e gli eventuali successivi aggiornamenti sul proprio sito Internet all'indirizzo www.bancaifis.it, nella sezione Investor Relations Istituzionali – Risk management.

Il processo di Risk Management dedicato alla predisposizione del presente documento è in continua evoluzione per assicurare la rispondenza ai requisiti normativi e alle best pratices sviluppate dagli intermediari bancari, nel rispetto del principio di proporzionalità che informa ampie parti della disciplina di vigilanza prudenziale, in considerazione del livello e delle complessità delle attività svolte da ciascun intermediario, nonché dai modelli di business e dei sistemi di gestione dei rischi specificatamente utilizzati.

1. Obiettivi e politiche di gestione del rischio (Art. 435 CRR)

1.1 Premessa

La disciplina di vigilanza si è dotata di un sistema di regole ed incentivi che consentono di perseguire con maggiore efficacia gli obiettivi di una misurazione più accurata dei potenziali rischi connessi all'attività bancaria e finanziaria, nonché del mantenimento di una dotazione patrimoniale più strettamente commisurata all'effettivo grado di esposizione al rischio di ciascun intermediario.

Il Gruppo Bancario Banca IFIS

Alla data del 31 dicembre 2019 il Gruppo Bancario Banca IFIS, controllato dalla società La Scogliera S.p.A., risulta composto dalla Capogruppo Banca IFIS S.p.A. e dalle società controllate IFIS Finance Sp. z o.o., IFIS NPL S.p.A., FBS S.p.A., Cap.Ital.Fin. S.p.A. e Credifarma S.p.A..

Per una valutazione completa dei rischi del Gruppo si è tenuto conto anche della controllata IFIS Rental Services S.r.l. esclusa dal perimetro di gruppo bancario e dal perimetro di consolidamento prudenziale, in quanto società non finanziaria operante nel mercato del noleggio a lungo termine di beni strumentali.

Il Gruppo Banca IFIS, alla data di riferimento del 31/12/2019 risulta così composto:

La mission e la responsabilità sociale

La struttura organizzativa si articola nei seguenti settori:

  • Settore Imprese;
  • Settore NPL;

• Settore Governance & Servizi.

Settore Imprese

Il Settore Imprese rappresenta l'offerta commerciale del Gruppo dedicata alle imprese e si sostanzia nelle Aree di business Crediti Commerciali, Leasing, Corporate Banking e Crediti fiscali di seguito evidenziate:

Esso accoglie le seguenti Aree di business:

  • Crediti commerciali: Area dedicata a supportare il credito commerciale delle PMI che operano nel mercato domestico, che si sviluppano verso l'estero o che dall'estero si rivolgono a clientela italiana; l'Area include l'operatività del Gruppo a medio/lungo termine, orientato al sostegno del ciclo operativo dell'impresa con interventi che spaziano dall'ottimizzazione delle fonti di finanziamenti al sostegno del capitale circolante, fino al supporto degli investimenti produttivi; include inoltre una unità organizzativa dedicata al sostegno del credito commerciale dei fornitori delle ASL e una unità organizzativa specializzata nel credito alle farmacie, attività svolta anche tramite la società controllata Credifarma.
  • Leasing: Area che si rivolge al segmento dei piccoli operatori economici e delle PMI attraverso i prodotti del leasing finanziario e del leasing operativo, con esclusione del leasing real estate non trattato dal Gruppo.
  • Corporate Banking: Area di business che aggrega più unità: Finanza Strutturata, dedicata al supporto delle imprese e dei fondi private equity nella strutturazione di finanziamenti, sia bilaterali che in pool; Special Situations, dedicata al supporto del riequilibrio finanziario di imprese che hanno superato tensioni finanziarie; Equity Investment dedicata ad investimenti in partecipazioni di imprese non finanziarie e in quote di organismi interposti.
  • Crediti Fiscali: Area specializzata nell'acquisto di crediti fiscali ceduti da procedure concorsuali che opera con il marchio Fast Finance; acquista crediti fiscali, maturati e maturandi, già chiesti a rimborso oppure futuri, sorti in costanza di procedura oppure nelle annualità precedenti. A corollario dell'attività caratteristica, vengono saltuariamente acquisiti dalle procedure concorsuali anche crediti di natura commerciale.

Settore NPL

Tale settore è rappresentato dall'Area NPL, specializzata nell'acquisizione, gestione ed incasso dei crediti di difficile esigibilità; tale attività viene svolta dalla controlla IFIS NPL, con riferimento ai crediti NPL non garantiti vantati prevalentemente nei confronti di persone fisiche e dalla controlla FBS, con riferimento ai crediti NPL ipotecari e corporate.

Settore Governance e servizi

Tale settore raccoglie le rimanenti attività svolte dal Gruppo riguardanti la gestione accentrata dei servizi connessi al governo della Capogruppo e delle controllate (raccolta diretta, tesoreria, operatività in titoli di debito emessi da terzi). In merito a quest'ultima attività Banca IFIS propone alla clientela retail due prodotti di raccolta: il conto corrente contomax ed il conto deposito rendimax. L'unità raccoglie anche tutta l'attività di raccolta all'ingrosso e l'attività svolta dalla controllata Cap.Ital.Fin. S.p.A. nel settore della cessione del quinto dello stipendio o pensione e alcuni portafogli di prestiti personali.

Gli Organi di governo strategico, di gestione e di controllo

Il complessivo processo di gestione e controllo dei rischi coinvolge, con diversi ruoli, gli organi amministrativi e di controllo delle società del Gruppo e delle Controllate nonché la Direzione Generale della Capogruppo e le strutture operative di tutto il Gruppo.

Nel modello adottato dalla Capogruppo Banca IFIS S.p.A.:

  • la funzione di supervisione strategica è svolta dal Consiglio di Amministrazione;
  • la funzione di gestione è svolta dall'Amministratore Delegato coadiuvato dal Direttore Generale;
  • la funzione di controllo è svolta dal Collegio Sindacale.

Il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo riveste un ruolo centrale nell'organizzazione societaria in quanto è l'Organo deputato alla determinazione degli indirizzi e degli obiettivi aziendali strategici e alla verifica della loro attuazione, all'applicazione dei piani industriali e di operazioni strategiche, dettando inoltre i principi dell'attività di direzione e coordinamento delle società del Gruppo Banca IFIS, nell'interesse dei Soci. Esso svolge una funzione di vigilanza in ordine al raggiungimento degli obiettivi strategici della Banca e del Gruppo nel suo complesso. In particolare, relativamente al sistema di governo e controllo dei rischi, ha la responsabilità di:

  • definire gli indirizzi strategici e le politiche di assunzione e gestione e controllo dei rischi provvedendo ad un loro riesame periodico grazie anche ad un sistema di flussi informativi accurato, completo e tempestivo;
  • approvare e revisionare periodicamente le procedure organizzative, informative e del sistema di controllo dei rischi;
  • definire ed aggiornare i ruoli e le responsabilità delle funzioni organizzative deputate allo svolgimento dei processi aziendali connessi al processo di risk management;
  • garantire la funzionalità, l'efficienza e l'efficacia del sistema di gestione e controllo dei rischi con verifiche periodiche deliberando gli interventi al fine di eliminare le carenze e le disfunzioni eventualmente emerse nel processo di risk management.

All'interno del Consiglio di Amministrazione sono costituiti:

  • il Comitato Controllo e Rischi, avente funzioni consultive e di supporto alle delibere del Consiglio di Amministrazione relative, in particolare, al sistema dei controlli interni e di gestione dei rischi, nonché all'approvazione delle relazioni finanziarie periodiche;
  • il Comitato Nomine, avente funzioni di supporto nella nomina e cooptazione dei consiglieri, autovalutazione degli Organi Aziendali (Consiglio di Amministrazione e Amministratore Delegato), verifica della sussistenza dei requisiti di professionalità, onorabilità e indipendenza degli esponenti aziendali, definizione dei piani di successione delle posizioni di vertice dell'esecutivo;
  • il Comitato Remunerazioni, con funzioni propositive, consultive e di monitoraggio in materia di politiche di remunerazione ed incentivazione, in applicazione delle disposizioni di vigilanza sul tema.

La funzione di gestione è svolta dall'Amministratore Delegato; alla funzione partecipa il Direttore Generale. È responsabile dell'attuazione degli orientamenti strategici e delle linee guida definiti dal Consiglio di Amministrazione cui riporta direttamente in proposito, nonché dell'adozione di tutti gli interventi necessari ad assicurare l'aderenza dell'organizzazione e del sistema dei controlli interni ai principi e requisiti stabiliti dalle disposizioni di vigilanza, monitorandone nel continuo il rispetto. A tale scopo definisce i processi di gestione, controllo e mitigazione dei rischi.

Sono stati costituiti di recente i seguenti Comitati di Direzione:

  • il Comitato di Direzione, avente funzione di supporto all'Amministratore Delegato nell'attuazione ed esecuzione delle linee guida dell'attività di impresa deliberate dal Consiglio di Amministrazione verificando costantemente l'andamento economico, lo sviluppo dei programmi, i piani e le iniziative rilevanti per il Gruppo;
  • il Comitato Affari, avente compiti deliberativi in tema di assunzione di rischio credito, nei limiti e nelle modalità definiti dal Consiglio di Amministrazione nel Sistema delle Deleghe e consultivo sulle assunzioni di rischio di credito che superano i limiti di autonomia allo stesso delegati;

  • il Comitato Finanza, avente compiti deliberativi, nei limiti previsti nei limiti e nelle modalità definiti dal Consiglio di Amministrazione nel Sistema delle Deleghe di assunzione dei rischi finanziari e di supporto alle tematiche di asset & liability management e di liquidità e di gestione del portafoglio di proprietà della Banca presidiate rispettivamente dal Comitato Tecnico ALM e di liquidità e dal Comitato Tecnico Finanza Proprietaria;

  • il Comitato Prodotti, avente il compito di governare il catalogo prodotti attraverso il vaglio preliminare delle nuove business idea aventi ad oggetto lo sviluppo di nuovi prodotti o la modifica sostanziale di quelli già esistenti;
  • il Comitato Brand, avente funzioni consultive nella definizione delle linee guida dell'attività di impresa in tema di brand identity.

Il Collegio Sindacale vigila sull'osservanza delle norme di legge, regolamentari e statutarie, sulla corretta amministrazione, sulla adeguatezza degli assetti contabili ed organizzativi della Banca, sulle funzionalità del complessivo sistema dei controlli interni. Considerata la pluralità di funzioni e strutture aziendali aventi compiti e responsabilità di controllo, tale Organo è tenuto ad accertare l'efficacia di tutte le strutture e funzioni coinvolte nel sistema dei controlli interni e l'adeguato coordinamento delle medesime, promuovendo gli interventi correttivi delle carenze e delle irregolarità rilevate. Per l'importanza che detti compiti rivestono ai fini della vigilanza, il Collegio Sindacale deve informare senza indugio la Banca d'Italia di tutti i fatti e gli atti di cui venga a conoscenza che possano costituire una irregolarità nella gestione della Banca o una violazione delle norme disciplinanti l'attività bancaria.

Il sistema dei controlli interni

Il Sistema dei Controlli Interni (di seguito anche "SCI") del Gruppo Banca IFIS riveste un ruolo centrale nell'organizzazione aziendale e ha l'obiettivo di assicurare, agli organi aziendali, una corretta informativa ed un'adeguata copertura di controllo su tutte le attività e, in particolare, nelle aree di maggiore rischio aziendale.

Esso è costituito dall'insieme delle regole, delle funzioni, delle strutture, delle risorse, dei processi e delle procedure che mirano ad assicurare, nel rispetto della sana e prudente gestione, il conseguimento delle seguenti finalità:

  • l'attuazione delle strategie e delle politiche aziendali;
  • l'individuazione di compiti e responsabilità tali da garantire la separatezza fra le funzioni operative e quelle di controllo;
  • il contenimento del rischio entro i limiti indicati nel quadro di riferimento per la determinazione della propensione al rischio della Banca (Risk Appetite Framework - "RAF");
  • la salvaguardia del valore delle attività e la protezione dalle perdite; l'efficacia e l'efficienza dei processi aziendali; l'affidabilità e la sicurezza delle informazioni aziendali e delle procedure informatiche;
  • la prevenzione del rischio che il Gruppo sia coinvolto, anche involontariamente, in attività illecite (con particolare riferimento a quelle connesse con il riciclaggio, l'usura ed il finanziamento al terrorismo);
  • la conformità delle operazioni con la legge e la normativa di vigilanza, nonché con le politiche, i regolamenti e le procedure interne.

La Capogruppo Banca IFIS formalizza e rende noti alle controllate i criteri che presiedono le diverse fasi che costituiscono il processo di gestione dei rischi. Essa, inoltre, convalida i processi di gestione dei rischi all'interno del gruppo. Per quanto riguarda in particolare il rischio di credito, la Capogruppo fissa i criteri di valutazione delle posizioni e crea una base informativa comune che consenta alle controllate di conoscere l'esposizione dei clienti nei confronti del gruppo nonché le valutazioni inerenti alle posizioni dei soggetti affidati. La Capogruppo decide in merito all'adozione dei sistemi interni di misurazione dei rischi e ne determina le caratteristiche essenziali, assumendosi la responsabilità della realizzazione del progetto nonché della supervisione sul corretto funzionamento di tali sistemi e sul loro costante adeguamento sotto il profilo metodologico, organizzativo e procedurale.

La Capogruppo impartisce inoltre alle controllate direttive per la progettazione del sistema dei controlli interni aziendali. Le controllate si dotano di un sistema dei controlli interni che sia coerente con la strategia e la politica del Gruppo in materia di controlli, fermo restando il rispetto della disciplina eventualmente applicabile su base

individuale. È comunque necessario che la Capogruppo, nel rispetto dei vincoli locali, adotti tutte le iniziative atte a garantire standard di controllo e presidi comparabili a quelli previsti dalle disposizioni di vigilanza italiane, anche nei casi in cui la normativa estera non preveda analoghi livelli di attenzione.

Per verificare la rispondenza dei comportamenti delle Società appartenenti al Gruppo agli indirizzi della Capogruppo, nonché l'efficacia del sistema dei controlli interni, la Capogruppo si attiva affinché, nei limiti dell'ordinamento, la funzione di revisione interna a livello consolidato effettui periodicamente verifiche in loco sulle componenti del Gruppo, tenuto conto della rilevanza delle diverse tipologie di rischio assunte dalle diverse entità.

Il sistema dei controlli interni è progettato tenendo conto della normativa applicabile e delle peculiarità del business esercitato sia da Banca IFIS sia dalle sue Controllate. Alla data del presente documento, le funzioni di controllo di IFIS NPL e FBS sono accentrate presso la Capogruppo, mentre con riferimento a IFIS Rental Services, FBS Real Estate e IFIS Finance, viste le caratteristiche operative nonché il limitato livello di rischio delle stesse apportato al Gruppo, non sono state istituite le funzioni di controllo. Presso IFIS Finance, però, nel rispetto della normativa locale vigente, si è comunque provveduto alla designazione di un membro del relativo Board quale responsabile degli adempimenti in materia di antiriciclaggio.

Con riferimento alle società Cap.Ital.Fin. e Credifarma, la funzione di Internal Audit è stata accentrata nella capogruppo, mentre è stata costituita una struttura organizzativa che incardina la funzione di controllo dei rischi, la funzione di gestione del rischio di non conformità alle norme e la funzione antiriciclaggio, in ottica di rafforzamento del presidio di sana e prudente gestione dell'intermediario.

I controlli coinvolgono, con diversi ruoli, gli Organi aziendali delle società del Gruppo e delle Controllate, la Direzione Generale della Capogruppo e tutto il personale del Gruppo.

Di seguito sono evidenziate alcune tipologie:

  • i controlli di linea, diretti ad assicurare il corretto svolgimento delle operazioni. Essi sono effettuati dalle stesse strutture operative o incorporati nelle procedure ovvero eseguiti nell'ambito dell'attività di back office. Le strutture operative sono le prime responsabili del processo di gestione dei rischi: nel corso dell'operatività giornaliera tali strutture devono identificare, misurare o valutare, monitorare, attenuare e riportare i rischi derivanti dall'ordinaria attività aziendale in conformità con il processo di gestione dei rischi; esse devono rispettare i limiti operativi loro assegnati coerentemente con gli obiettivi di rischio e con le procedure in cui si articola il processo di gestione dei rischi;
  • i controlli sui rischi e sulla conformità (c.d. "controlli di secondo livello"), con l'obiettivo di assicurare la corretta attuazione del processo di gestione dei rischi, il rispetto dei limiti operativi assegnati alle varie funzioni, la conformità dell'operatività aziendale alle norme, incluse quelle di autoregolamentazione;
  • l'attività di revisione interna (c.d. "controlli di terzo livello"), volta a individuare violazioni delle procedure e della regolamentazione nonché a valutare periodicamente la completezza, l'adeguatezza, la funzionalità (in termini di efficienza ed efficacia) e l'affidabilità del sistema dei controlli interni e del sistema informativo, con cadenza prefissata in relazione alla natura e all'intensità dei rischi.

Gli Organi societari promuovono una cultura aziendale che valorizzi la funzione di controllo: tutti i livelli di personale all'interno dell'organizzazione devono essere consapevoli del ruolo ad essi attribuito nel sistema dei controlli interni ed esserne pienamente coinvolti.

I ruoli dei diversi attori del sistema dei controlli interni (Consiglio di Amministrazione, Comitato Controllo e Rischi, Amministratore incaricato del Sistema di Controllo Interno e gestione dei Rischi, Organismo di Vigilanza ai sensi del D.Lgs. 231/2001, Funzione Internal Audit, Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili societari, Funzione di Risk Management, Funzione di Compliance e Funzione Antiriciclaggio) sono dettagliatamente descritti nella Relazione sul governo societario e gli assetti proprietari predisposta in conformità al terzo comma dell'art. 123 bis del D.Lgs. 24 febbraio 1998 n. 58 (TUF) e successivi aggiornamenti, la cui ultima versione è approvata dal Consiglio di Amministrazione in data 12 marzo 2020 e pubblicata sul sito internet della Banca nella sezione Corporate Governance.

Brevemente, in aggiunta a quanto già riportato nel precedente paragrafo in termini di ruoli e compiti svolti dagli organi amministrativi, si riassumono nel seguito i ruoli e i compiti assegnati ai restanti attori del sistema dei controlli interni, in particolare:

  • Amministratore incaricato del Sistema di Controllo Interno e Gestione dei Rischi: il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo ha individuato nell'Amministratore Delegato l'amministratore incaricato di sovrintendere alla funzionalità del sistema di controllo interno e di gestione dei rischi. L'Amministratore Delegato, avvalendosi in particolare del Direttore Generale e del Responsabile dell'unità organizzativa di controllo Internal Audit, assicura un'efficace gestione dell'operatività e dei rischi connessi; verifica nel continuo la funzionalità, l'efficacia e l'efficienza complessiva dello SCI, adeguandolo ove opportuno; individua e valuta i fattori di rischio; definisce i compiti delle unità di controllo e i relativi flussi informativi;
  • Organismo di Vigilanza ai sensi del D.Lgs. 231/2001: Banca IFIS, sensibile all'esigenza di assicurare condizioni di trasparenza e correttezza nella conduzione dell'attività aziendale, a tutela del proprio ruolo istituzionale e della propria immagine, delle aspettative degli azionisti e di coloro che lavorano per e con la Banca, ha ritenuto, conforme alle proprie politiche aziendali, di procedere all'attuazione del Modello organizzativo e di gestione previsto dal D.Lgs. 231/2001. In tale ambito, la Banca ha quindi istituito l'Organismo di Vigilanza, formato da componenti del Consiglio di Amministrazione e dal Responsabile dell'Internal Audit;
  • Il Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili: il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo ha individuato nella persona del Responsabile della Direzione Centrale Finance la figura volta ad assicurare, coerentemente con quanto previsto dall'art. 154 bis TUF, l'attendibilità della situazione patrimoniale, economica e finanziaria della Banca e del Gruppo contribuendo alla complessiva valutazione di adeguatezza del sistema di controllo interno sull'informativa finanziaria;
  • Funzione Internal Audit: la funzione Internal Audit esercita la propria azione di controllo, sia sulla Capogruppo sia sulle Controllate, affinché i principali rischi afferenti alle stesse risultino correttamente identificati, nonché adeguatamente misurati, gestiti e monitorati, ai fini di una sana e corretta gestione del Gruppo. L'attività dell'Internal Audit è volta, da un lato, a controllare in un'ottica di controlli di terzo livello, anche con verifiche in loco, il regolare andamento dell'operatività e l'evoluzione dei rischi, e, dall'altro, a valutare la completezza, l'adeguatezza, la funzionalità e l'affidabilità della struttura organizzativa e delle altre componenti del sistema dei controlli interni, portando all'attenzione degli Organi aziendali della Capogruppo e delle Controllate i possibili miglioramenti;
  • Funzione Risk Management: la funzione di controllo Risk Management della Capogruppo ha la missione di: (i) identificare i rischi rilevanti cui la Capogruppo e le società del Gruppo sono esposte; (ii) valutare, misurare, monitorare e mitigare i rischi rilevanti; (iii) garantire una visione olistica e integrata dei rischi cui il gruppo nel suo complesso e le società che lo compongono sono esposti, assicurando un'adeguata informativa agli organi di governo;
  • Funzione Compliance: la funzione di controllo Compliance della Capogruppo ha la missione di presiedere, secondo un approccio risk based, alla gestione del rischio di non conformità con riguardo a tutta l'attività aziendale. Ciò attraverso la valutazione dell'adeguatezza delle procedure interne a prevenire la violazione di norme esterne (leggi e regolamenti) e di autoregolamentazione (ad esempio codici di condotta e codici etici) applicabili sia alla Banca sia alle sue controllate;
  • Funzione Antiriciclaggio: la funzione di controllo Antiriciclaggio della Capogruppo è chiamata a verificare nel continuo che le procedure aziendali siano coerenti con l'obiettivo di prevenire e contrastare la violazione di norme esterne (leggi e regolamenti) e di autoregolamentazione in materia di riciclaggio e finanziamento del terrorismo.

1.2 Organizzazione della unità organizzativa di controllo Risk Management (Art. 435 co.1, b)

Missione del Risk Management di Capogruppo

Il Risk Management di Capogruppo ha la missione di:

  • garantire una visione olistica ed integrata dei rischi cui il Gruppo e le Società che lo compongono sono esposte e ne assicura un'adeguata informativa agli Organi aziendali;
  • identificare, misurare, valutare, monitorare i rischi rilevanti per il Gruppo;
  • assicurare un'adeguata informativa sui rischi assunti agli Organi e Comitati aziendali, alle Funzioni di controllo e ai Responsabili delle strutture coinvolte nel processo di gestione dei rischi;
  • presidiare i processi di governo e gestione dei rischi in coerenza con le strategie e le politiche definite dagli Organi aziendali;
  • garantire lo sviluppo ed il miglioramento continuativo di metodologie, modelli, metriche e strumenti di misurazione ed integrazione dei rischi;
  • favorire il recepimento delle normative e delle direttive di Vigilanza;
  • agevolare gli Organi aziendali nello svolgimento dei rispettivi compiti in materia di sistema dei controlli interni, favorendo: (i) la tempestiva e coordinata intercettazione delle informazioni rilevanti ai fini della quantificazione e della gestione dei rischi; (ii) una rappresentazione di sintesi dei rischi aziendali e delle principali problematiche evidenziate dal sistema di gestione dei rischi; (iii) l'adozione di eventuali interventi correttivi tempestivi e coerenti con le problematiche e le priorità riscontrate.

Il Risk Management di Capogruppo esercita le proprie funzioni per Banca IFIS e, nell'ambito delle attività di direzione e coordinamento, estende il suo perimetro di competenza a tutte le Società del Gruppo.

Posizionamento organizzativo del Risk Management di Capogruppo

Nell'ambito del sistema dei controlli interni, la funzione di controllo dei rischi è incardinata nel Risk Management, che dipende gerarchicamente dell'Amministratore Delegato. Il Responsabile del Risk Management (di seguito anche "Chief Risk Officer" oppure "CRO") ha accesso diretto al Consiglio di Amministrazione ed al Collegio Sindacale e comunica con essi senza restrizioni o intermediazioni.

Il Risk Management:

  • dispone dell'autorità, delle risorse e delle competenze necessarie per lo svolgimento dei propri compiti;
  • ha accesso ai dati aziendali e a quelli esterni necessari per svolgere in modo appropriato i propri compiti;
  • ha accesso a tutte le attività della Capogruppo e delle altre Società del Gruppo svolte sia presso gli uffici centrali sia presso le strutture periferiche, nonché a qualsiasi informazione rilevante per lo svolgimento dei propri compiti, anche attraverso il colloquio diretto con il personale;
  • dispone di risorse qualitativamente e quantitativamente adeguate per numero, competenze tecnicoprofessionali, aggiornamento, anche attraverso l'inserimento in programmi di formazione nel continuo.

Il Risk Management è separato sotto il profilo organizzativo dall'Internal Audit, dalla Compliance e dall'Antiriciclaggio. Inoltre, non è coinvolto nei processi di assunzione del rischio. Si considerano coinvolte nell'assunzione del rischio le strutture che hanno, anche non cumulativamente, le seguenti caratteristiche:

  • autorizzano l'assunzione del rischio;
  • sono remunerate in proporzione ai risultati aziendali;
  • hanno obiettivi che comportano l'assunzione di rischi.

Principali attività

Il Risk Management di Capogruppo, nel rispetto della propria missione, svolge un ruolo centrale nel governo e gestione dei rischi.

Il responsabile della Funzione, ovvero il Chief Risk Officer, per il tramite dell'Amministratore Delegato, supporta il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo nella definizione del RAF di Gruppo, delle linee generali dei processi ICAAP e ILAAP, del Contingency Funding Plan, delle politiche di Gruppo per il governo e la gestione dei rischi e delle varie fasi che costituiscono il processo di gestione dei rischi.

La Funzione identifica i rischi ai quali la Capogruppo e le società del Gruppo sono esposte e provvede alla misurazione e al monitoraggio periodico degli stessi attraverso specifici indicatori di rischio, pianificando le eventuali azioni di mitigazione per i rischi rilevanti. In tale ambito assicura un'adeguata informativa agli Organi di governo.

Le attività del Risk Management sono oggetto di periodica rendicontazione agli Organi aziendali e ai Comitati tramite il Tableau de Bord, e, ove previsto, anche alla Banca d'Italia, alla Consob ed al Mercato. In particolare, la Funzione garantisce la produzione, per le parti di competenza, delle informative di gruppo sui diversi profili di rischio di natura regolamentare (Mappa dei rischi, RAF, Resoconto ICAAP e ILAAP, Contingency Funding Plan e Recovery Plan di Gruppo) e di mercato (la presente informativa Pillar 3, sezioni E delle note integrative del bilancio consolidato e individuale).

Il CRO, all'inizio di ogni ciclo gestionale, definisce il Programma di attività delle unità organizzative che sovraintende, considerando sia le eventuali carenze emerse nei controlli, sia gli eventuali nuovi rischi. Il programma prevede le attività da svolgere sia per la Banca su base individuale sia per il Gruppo complessivamente inteso. Tale documento è condiviso con l'Amministratore Delegato, sottoposto al Comitato Controllo e Rischi ed al Collegio Sindacale, approvato dal Consiglio di Amministrazione.

Al termine di ogni ciclo gestionale e con cadenza almeno annuale, il CRO predispone una Relazione che illustra le verifiche effettuate, i risultati emersi, i punti di debolezza rilevati e le proposte di intervento da adottare per la relativa rimozione. Tale relazione viene condivisa con l'Amministratore Delegato e trasmessa successivamente al Comitato Controllo e Rischi ed al Collegio Sindacale, nonché al Consiglio di Amministrazione.

Il CRO riferisce all'Amministratore Delegato, per gli aspetti di propria competenza, in ordine alla completezza, adeguatezza, funzionalità e affidabilità del sistema dei controlli interni di Gruppo e lo informa tempestivamente su ogni violazione o carenza rilevante riscontrata. Inoltre, supporta l'Amministratore Delegato nell'attuazione del RAF di Gruppo.

Il CRO garantisce lo sviluppo e la manutenzione delle metodologie, modelli, metriche e strumenti per la misurazione e la gestione integrata dei rischi. Inoltre, presidia il processo di convalida dei modelli interni gestionali utilizzati per la misurazione dei rischi di Gruppo.

Il CRO supporta il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo nella definizione dei criteri e dei processi per l'identificazione delle OMR e per il tramite delle unità organizzative a suo riporto, formula i pareri preventivi sulla coerenza con il RAF delle Operazioni di Maggior Rilievo (OMR) che sono sottoposte alla sua valutazione, acquisendo, in funzione della natura dell'operazione, il parere di altre funzioni coinvolte nel processo di gestione dei rischi.

Inoltre, per il tramite delle unità organizzative a suo riporto, il CRO:

  • garantisce il presidio sui rischi dei nuovi prodotti e servizi e di quelli derivanti dall'ingresso in nuovi segmenti operativi e di mercato;
  • garantisce il presidio dei rischi derivanti da operazioni con soggetti collegati e parti correlate;
  • partecipa alla definizione delle politiche di remunerazione e incentivazione;
  • partecipa al processo di pianificazione strategica con riferimento agli aspetti relativi ad esigenze di capitale, necessità prospettica di funding e valutazione prospettica dei rischi di Gruppo;
  • supporta il Finance, per le attività di propria competenza, nella predisposizione dell'informativa finanziaria periodica di Gruppo;
  • garantisce lo svolgimento dei controlli di secondo livello sull'attività creditizia e, in generale, per quanto di competenza, sui rischi del Gruppo;

  • garantisce il processo di sensibilizzazione al rischio anche tramite formazione specifica erogata alle diverse strutture del Gruppo;

  • predispone analisi e informative a fronte di richieste specifiche dell'Autorità di Vigilanza per l'ambito di propria competenza.

Il Risk Management, alla data di riferimento, comprende al suo interno tre unità di secondo livello, specializzate in relazione ai singoli profili di rischio ("Rischi Creditizi"1 , "Rischi Operativi e di Reputazione", "Rischi Finanziari"). Ad esse si aggiungono ulteriori quattro unità organizzative di secondo livello: i) "Risk Data Governance", con l'obiettivo di sviluppare e garantire l'adeguatezza degli standard di data quality su tutti gli ambiti di rischio; ii) "Sviluppo Modelli", con l'obiettivo di sviluppare e migliorare nel continuo le metodologie, i modelli e le metriche di misurazione dei rischi; iii) "Collateral Monitoring", con l'obiettivo di presidiare il processo di valutazione e sorveglianza del valore delle garanzie acquisite; iv) "Antifrode" con l'obiettivo di presidiare il rischio di azioni fraudolente che possono essere perpetrate ai danni del Gruppo nell'ambito dell'operatività svolta.

La struttura di Risk Management si completa con la presenza di ulteriori due unità organizzative poste in staff al Chief Risk Officer: i) "Risk Governance", con il compito di supportare il CRO nei processi decisionali e di garantire una visione di insieme dei diversi rischi e della loro reciproca interazione; ii) "Convalida", preposta alla validazione dei sistemi di misurazione interna dei rischi a fini gestionali.

Le suesposte unità organizzative, nell'ambito delle attività di propria competenza, hanno l'obiettivo principale di:

  • fornire il proprio supporto al CRO nella definizione dei processi e degli strumenti di identificazione, valutazione, monitoraggio, mitigazione e reporting di Gruppo, raccordandosi con le strutture di Risk Management delle altre Società;
  • presidiare, monitorare e valutare i profili di rischi, eseguendo i controlli e le analisi definite nelle pertinenti politiche di gruppo di gestione dei rischi creditizi, finanziari, operativi e reputazionali;
  • garantire lo sviluppo e il miglioramento delle metodologie, dei modelli e delle metriche di misurazione dei rischi valutandone nel continuo l'affidabilità e la coerenza dei risultati;
  • collaborare nella predisposizione e nell'aggiornamento della reportistica e delle informative direzionali e regolamentari di competenza della Funzione di Risk Management.

Il Regolamento del Risk Management di Capogruppo, nel rispetto delle Disposizioni di Vigilanza per banche di cui alla Circolare n. 285/2013 della Banca d'Italia, descrive nel dettaglio il perimetro e la mission dello stesso, anche con riferimento all'attività di direzione e coordinamento esercitata dalla Capogruppo sulle Società controllate, il relativo assetto organizzativo, i compiti delle unità organizzative di staff e di secondo e terzo livello che lo compongono, i rapporti che la Funzione intrattiene con gli Organi aziendali e le altre unità organizzative di Banca IFIS nonché con le società del Gruppo coinvolte nel processo di gestione dei rischi ed infine i principali flussi informativi predisposti.

Le società appartenenti al Gruppo, laddove dotate della funzione di controllo dei rischi, svolgono autonomamente, per il tramite di unità organizzative dedicate, le attività di presidio e gestione di alcuni rischi, coerentemente alle direttive definite dalla Capogruppo nell'ambito delle attività di direzione e coordinamento delle controllate. Nello specifico, le attività di gestione del rischio di credito, operativo, di reputazione, di mercato e di controparte, ove presenti, sono svolte autonomamente dalle singole società del gruppo attraverso le proprie strutture di Risk Management. Tale soluzione organizzativa è stata adottata per le controllate Credifarma S.p.A. e Cap.Ital.Fin. S.p.A. mentre le attività di gestione e controllo dei rischi delle controllate IFIS NPL S.p.A. e FBS S.p.A. sono state accentrate presso la funzione di Risk Management di Capogruppo, a seguito degli esiti delle valutazioni effettuate dalla Capogruppo della convenienza ad accentrare presso la stessa l'attività di controllo dei rischi.

1 In ambito "Rischi Creditizi", al fine di valorizzare le differenti competenze e le specifiche verticalità delle strutture, sono istituite tre unità organizzative di 3° livello, individuate in funzione dei business specifici svolti dal Gruppo: "Crediti verso Imprese", "Leasing", "NPL & Crediti Erariali".

1.3 Profilo di rischio e sistemi di gestione e misurazione dei rischi (Art. 435 co.1, e, f)

Il Risk Appetite Framework è da intendersi come il quadro di riferimento che disciplina, in coerenza con il modello di business e il piano strategico, la propensione al rischio, le soglie di tolleranza, i limiti di rischio, nonché raccoglie in un unico "punto" la sintesi delle politiche di governo dei rischi e i processi di riferimento necessari per definirli e attuarli.

Per il Gruppo Banca IFIS sono state definite due categorie di indicatori:

  • indicatori strategici: definiti dall'Organismo con Funzione di Supervisione Strategica (di seguito anche OFSS) e necessari al monitoraggio degli obiettivi strategico-finanziari del Gruppo, declinati nel RAF;
  • indicatori di rischio: approvati dall'OFSS i quali declinano operativamente un set di limiti per singola tipologia di rischio, che mirano a rafforzare il presidio dei rischi in maniera più granulare; essi sono definiti nelle diverse politiche di gestione dei rischi aziendali.

Le categorie di indicatori sopra esposti sono oggetto di monitoraggio periodico da parte del Risk Management, anche avvalendosi delle analoghe strutture delle controllate e sono, in base alla tipologia, trasmessi sia agli Organi aziendali che alle altre strutture aziendali.

Con riferimento agli indicatori strategici, questi sono suddivisi in indicatori strategici che presentano dei vincoli regolamentari, misurati secondo una logica consolidata, e indicatori strategici per i quali non è definito alcun vincolo regolamentare, misurati ove opportuno a livello di singola business unit o società del gruppo.

Per ciascun indicatore strategico sono stati definiti i concetti rilevanti ai fini RAF:

  • Risk Profile (rischio effettivo): rappresenta il rischio effettivamente assunto, misurato in un determinato istante temporale;
  • Risk Appetite (obiettivo di rischio o propensione al rischio): rappresenta il livello di rischio, complessivo e per tipologia, che il Gruppo intende assumere per il perseguimento dei suoi obiettivi strategici;
  • Risk Tolerance (soglia di tolleranza): rappresenta la devianza massima dal risk appetite consentita; la soglia di tolleranza è fissata in modo da assicurare in ogni caso al Gruppo margini sufficienti per operare, anche in condizioni di stress, entro il massimo rischio assumibile;
  • Allarme: soglia definita per i soli indicatori strategici privi di vincoli regolamentari, essa rappresenta il livello massimo di rischio assumibile nel raggiungimento degli obiettivi strategici del Gruppo;
  • Risk Capacity (massimo rischio assumibile): soglia definita per i soli indicatori strategici che prevedono dei vincoli regolamentari, essa rappresenta il livello massimo di rischio che il Gruppo è tecnicamente in grado di assumere senza violare i requisiti regolamentari o gli altri vincoli imposti dagli azionisti o dall'Autorità di Vigilanza (tenendo conto anche degli eventuali requisiti patrimoniali specifici aggiuntivi imposti ad esito del Processo SREP).
Indicatori strategici Profile Appetite Tolerance Allarme Capacity
Con vincoli regolamentari
Senza vincoli regolamentari

Gli indicatori strategici sono principalmente ascrivibili a dimensioni di:

  • capitale e adeguatezza patrimoniale
  • liquidità
  • redditività
  • qualità dell'attivo
  • mercato

In caso di violazione delle soglie sopra indicate, è attivato un articolato processo di escalation che richiede la tempestiva definizione delle procedure e degli interventi gestionali da attivare per il raggiungimento della soglia di tolleranza, previa analisi delle ragioni che hanno determinato il superamento delle soglie.

1.4 Strategie e processi per la gestione dei rischi

1.4.1 Tassonomia e mappatura dei rischi

Banca IFIS ha definito una Tassonomia dei Rischi all'interno della quale sono descritte le logiche seguite nell'identificazione dei rischi attuali e/o potenziali a cui il Gruppo potrebbe essere esposto nel conseguire i propri obiettivi strategici e, per ciascuna tipologia, gli strumenti di prevenzione e mitigazione previsti.

La Capogruppo effettua una prima identificazione dei rischi partendo dalla lista di rischi minimi identificati dalla normativa di vigilanza vigente e ampliandola con ulteriori rischi significativi emersi dall'analisi del modello di business e dei mercati di riferimento in cui operano le diverse società del Gruppo, delle prospettive strategiche, delle modalità operative e delle caratteristiche degli impieghi e delle fonti di finanziamento. Al fine di garantire maggiore aderenza con gli specifici modelli di business del Gruppo, i rischi sono stati raggruppati in macroambiti.

L'individuazione dei rischi e l'aggiornamento periodico della tassonomia dei rischi sono frutto di un lavoro congiunto delle Funzioni di controllo di secondo livello (Risk Management, Compliance, Antiriciclaggio, Dirigente Preposto) e di terzo livello (Internal Audit), che annualmente si riuniscono ed esaminano, sulla base dei risultati della gestione dei rischi dell'anno precedente, l'eventuale introduzione di nuovi eventi di rischio e/o una variazione nella valutazione dei rischi potenziali.

Il processo di valutazione della rilevanza potenziale dei rischi (cd. "rischio inerente") non considera i possibili controlli o altri fattori di mitigazione che il Gruppo ha posto in essere.

La rilevanza potenziale dei singoli rischi viene sintetizzata su una scala a tre valori (Alta, Media, Bassa) sulla base di una valutazione soggettiva congiunta delle funzioni di controllo della Capogruppo (cd. approccio judgemental).

La Capogruppo, ai fini dei processi di gruppo per la valutazione dell'adeguatezza del capitale (ICAAP) e del sistema di governo e gestione della liquidità (ILAAP), considera rischi rilevanti le tipologie di rischio alle quali ha assegnato, alla conclusione del sopra esposto processo di valutazione dei rischi, i livelli di rilevanza "Alta" e "Media".

Rientrano tra i "rischi rilevanti" le seguenti tipologie di rischio:

Ambito Rischi Creditizi, all'interno del quale assumono rilevanza i seguenti rischi:

  • Rischio di credito;
  • Rischio di concentrazione.

Ambito Rischi Finanziari, all'interno del quale assumono rilevanza i seguenti rischi:

  • Rischio di tasso di interesse;
  • Rischio di liquidità;
  • Rischio connesso alla quota di attività vincolate.

Ambito Rischi Operativi e di Reputazione, all'interno del quale assumono rilevanza i seguenti rischi:

  • Rischio operativo;
  • Rischio di reputazione;
  • Rischio di modello.

Ambito altre tipologie, assume rilevanza:

• Rischio strategico.

Nei paragrafi successivi viene fornita una disamina delle singole categorie di rischio sopra riportate in termini di obiettivi e politiche di gestione del rischio.

I restanti rischi, considerati a rilevanza bassa, sono attenzionati dalla funzione di Risk Management della Capogruppo. Si rimanda alla normativa interna aziendale per la descrizione, per alcuni di essi, dei processi di gestione e controllo rischi.

Rientrano in questa categoria, a "rilevanza bassa", le seguenti tipologie di rischio:

Ambito Rischi Creditizi:

  • Rischio di controparte;
  • Rischio paese e di trasferimento;
  • Rischio sovrano Italia;
  • Rischio residuo;
  • Rischio di regolamento e consegna;
  • Rischio derivante da operazioni di cartolarizzazione;
  • Rischio da partecipazioni.

Ambito Rischi Finanziari:

  • Rischio di mercato;
  • Rischio di aggiustamento della valutazione del credito.

Ambiti altre tipologie:

• Rischio di leva finanziaria eccessiva.

1.4.2 Ambito Rischi Creditizi

1.4.2.1 Rischio di credito

Rappresenta il rischio di perdita derivante dall'insolvenza o dal peggioramento del merito creditizio delle controparti affidate dal Gruppo; si compone:

  • della dimensione di rischio controparte. Riguarda il rischio di insolvenza o di peggioramento del merito creditizio delle controparti verso cui il Gruppo è esposto;
  • della dimensione di rischio operazione. Riguarda sia le perdite che il Gruppo sostiene per il mancato recupero dei crediti vantati verso controparti in default, sia l'incremento dei valori di esposizione verso soggetti che, in seguito ad un peggioramento della propria situazione economico – finanziaria, tendono (in tutti quei casi di forme tecniche di affidamento a c.d. "valore incerto") ad utilizzare maggiormente il fido loro concesso riducendo così il residuale margine disponibile.

Obiettivi e politiche di gestione del rischio di credito

Obiettivi

Il Gruppo, nell'ambito delle linee guida approvate dall'Organo Amministrativo della Capogruppo e in coerenza con l'evoluzione del quadro normativo di vigilanza, persegue l'obiettivo di rafforzare la propria posizione competitiva nel mercato che viene offerto alle piccole e medie imprese. In questo ambito il Gruppo si prefigge di ampliare la propria quota di mercato nei segmenti del credito commerciale, anche nei confronti di soggetti con fabbisogni specialistici come le farmacie, del leasing, del credito fiscale e di quello di dubbia esigibilità, tramite l'offerta di servizi finanziari di alta qualità, elevato livello di personalizzazione, controllo del rischio di credito e redditività coerente con la qualità offerta.

In considerazione delle particolari attività svolte dalle società del Gruppo, il rischio di credito configura l'aspetto più rilevante della rischiosità complessiva assunta. Il mantenimento di un'efficace gestione del rischio di credito costituisce un obiettivo strategico per il Gruppo Banca IFIS ed è perseguito adottando strumenti e processi integrati al fine di assicurare una corretta gestione del credito in tutte le sue fasi (istruttoria, concessione, monitoraggio e gestione, intervento su crediti problematici).

Aspetti organizzativi

Nell'ambito del Gruppo Banca IFIS, un ruolo fondamentale nella gestione e nel controllo del rischio di credito è svolto dagli Organi Societari della Banca e delle società finanziarie controllate che, secondo le rispettive competenze, assicurano l'adeguato presidio del rischio di credito individuando gli orientamenti strategici, le politiche di gestione e controllo del rischio, verificandone nel continuo l'efficienza e l'efficacia e definendo i compiti e le responsabilità delle funzioni aziendali coinvolte nei relativi processi.

Nell'attuale assetto organizzativo intervengono nel presidio e governo del rischio di credito specifiche aree di responsabilità centrali che garantiscono, con l'adeguato livello di segregazione, lo svolgimento delle attività di gestione e dei controlli di primo e secondo livello del rischio, mediante l'adozione di adeguati processi e applicativi informatici.

In linea generale, il processo creditizio nel suo insieme, pur conservando le specificità derivanti dai differenti prodotti/ portafogli, risponde ad un criterio organizzativo comune articolato principalmente su fasi operative, ruoli, responsabilità e controlli di vario livello.

La struttura organizzativa si articola, dunque, nelle seguenti Aree di business units declinate per tipologia di attività:

  • Credito Commerciale (Italia), unità organizzativa dedicata all'erogazione di servizi di finanziamento alle imprese domestiche;
  • Pharma, unità organizzativa dedicata all'acquisto di crediti nei confronti delle aziende sanitarie locali e alle aziende ospedaliere;

  • Farmacie, unità organizzativa dedicata all'erogazione di servizi di finanziamento alle farmacie domestiche, sia sviluppate internamente che segnalate dalla rete commerciale della società controllata Credifarma;

  • International, unità organizzativa dedicata all'erogazione di servizi di finanziamento alle imprese domestiche che effettuano attività di export nonché ad imprese straniere;
  • Crediti Erariali, unità organizzativa dedicata all'acquisto di crediti erariali, prevalentemente da società in procedura concorsuale o in stato di liquidazione;
  • Corporate Finance, unità organizzativa dedicata all'offerta di operazioni di finanza strutturata o di investimento in imprese non finanziarie in bonis o in quote di organismi interposti;
  • Special Situations, unità organizzativa deputata ad identificare e valutare le opportunità di concessione di nuova finanza ad aziende italiane che, seppur caratterizzate da una positiva redditività operativa di gestione caratteristica, sono uscite o stanno uscendo da una situazione di squilibrio finanziario e/o patrimoniale;
  • Leasing, unità organizzativa dedicata all'erogazione e alla gestione di prodotti di leasing.

Nel processo del credito, intervengono inoltre, alla data di riferimento della presente informativa, le attività creditizie svolte dalle controllate:

  • IFIS NPL S.p.A., società dedicata all'acquisizione, gestione e alla cessione di crediti non performing, prevalentemente originati da istituzioni finanziarie e banche, risultante dal conferimento del ramo d'azienda di Banca IFIS dedicato al business NPL perfezionato in data 1° luglio 2018;
  • FBS S.p.A., società specializzata nella gestione di NPL ipotecari e corporate e delle attività di servicing e recupero per conto terzi;
  • Cap.Ital.Fin. S.p.A., società operante nel settore della cessione del quinto dello stipendio/pensione, delegazione di pagamento e nell'attività distributiva di prodotti finanziari quali mutuo e prestito personale;
  • Credifarma S.p.A., società di riferimento per le farmacie per la concessione di anticipazioni, finanziamenti a medio e lungo termine, leasing strumentale e servizi finanziari;
  • IFIS Finance Sp. z o.o., società di factoring operante in Polonia;
  • IFIS Rental Service S.r.l., società non regolata specializzata nel segmento del noleggio operativo.

In via iniziale, ciascuna unità organizzativa, relativamente al proprio settore di attività, sviluppa e gestisce le relazioni commerciali e le opportunità di business in collaborazione con le Filiali presenti sul territorio nazionale, nel rispetto degli indirizzi e degli obiettivi strategici definiti dal Consiglio di Amministrazione.

Relativamente al processo di concessione del credito, ciascuna area di business individua la possibilità di nuove operazioni nel rispetto delle politiche di credito vigenti e sulla base del risk appetite definito; in tale contesto effettua l'esame istruttorio delle domande di nuovi affidamenti e procede alla formalizzazione di una proposta da sottoporre ai competenti soggetti deliberanti, assicurando l'applicazione delle politiche di credito, dei controlli stabiliti ed effettuando un'analisi di merito creditizio come previsto dalla normativa interna vigente.

Le proposte di affidamento e/o di acquisizione di crediti vengono presentate ai competenti soggetti deliberanti che, sulla base dei rispettivi poteri delegati, esprimono la propria decisione in materia di concessione del fido richiesto; la decisione creditizia si riferisce sempre alla globalità dell'esposizione concessa alla controparte (o eventuali gruppi collegati).

Le Filiali di Banca IFIS S.p.a. non hanno autonomia deliberativa nell'assunzione del rischio di credito; ad esse viene attribuita, nei limiti e con le modalità stabilite in delibera da parte dei soggetti competenti di Direzione, la gestione dell'ordinaria operatività dei rapporti con la clientela sotto il costante monitoraggio delle strutture centrali.

Le operatività delle società controllate prevedono delle autonomie deliberative locali definite nell'ambito del perimetro operativo ed organizzativo definito dalla Capogruppo Banca IFIS.

Segue la fase di perfezionamento del credito che si riflette nella stipula del contratto, nelle attività relative all'acquisizione delle eventuali garanzie, nell'erogazione del finanziamento concesso. In tali fasi le aree di business sono affiancate da specifiche unità organizzative di supporto cui competono la predisposizione del contratto coerentemente ai disposti di delibera, nonché i controlli sul corretto adempimento di tutte le attività che portano all'erogazione del finanziamento.

Il processo di acquisizione del portafoglio crediti non performing adottato dalla controllata IFIS NPL prevede analoghe fasi organizzative riassumibili in:

  • origination, con l'individuazione delle controparti con cui effettuare le operazioni di acquisto e la valutazione dell'interesse commerciale nell'eseguire dette operazioni;
  • due diligence, con le attività di valutazione del portafoglio oggetto di acquisizione svolte da personale altamente qualificato, tese a valutare la qualità del portafoglio oggetto di cessione, nonché gli impatti organizzativi. Successivamente alla fase di due diligence vengono fissate le condizioni economiche di offerta/acquisto del portafoglio crediti e definite le modalità di gestione interna (analitica o massiva) con i relativi impatti sulle strutture operative;
  • delibera, con le attività di predisposizione del fascicolo istruttorio, assunzione, recepimento ed attuazione della delibera da parte del competente soggetto deliberante;
  • perfezionamento, con le attività di predisposizione e successiva stipula del contratto di acquisto e pagamento del prezzo.

La gestione operativa del credito, svolta per la clientela performing, comprende principalmente l'attività di gestione ordinaria e di monitoraggio effettuate da strutture istituite presso ciascuna società del Gruppo al fine di garantire la verifica continua e proattiva della clientela affidata. Tale attività è affiancata da un'attività di monitoraggio effettuata a livello di Gruppo da una specifica unità organizzativa istituita presso la Capogruppo, allo scopo di identificare le controparti che presentano anomalie andamentali, al fine di anticipare il manifestarsi di casi problematici e a fornire un adeguato reporting alle competenti funzioni aziendali.

Nel caso in cui la posizione di credito presenti oggettive situazioni di problematicità nel rimborso, la stessa viene trasferita a specifiche funzioni specializzate per prodotto nella gestione e recupero di operazioni deteriorate.

La gestione operativa del recupero dei crediti rivenienti da operazioni di acquisto di crediti di difficile esigibilità è curata sia da risorse interne alla controllata IFIS NPL S.p.A., sia da una diffusa e collaudata rete di società di esazione e di agenti in attività finanziaria operanti sull'intero territorio nazionale. L'attività di gestione stragiudiziale consiste prevalentemente nell'attivazione del credito mediante sottoscrizione da parte del debitore di piani cambiari o piani di rientro volontari; l'attività di gestione giudiziale consiste, invece, nella trasformazione mediante azione legale volta all'ottenimento da parte del tribunale dell'ordinanza di assegnazione (ODA) del quinto della pensione o dello stipendio (la cui esistenza è il presupposto necessario per l'avvio di tale forma di trasformazione) o della vendita sul mercato dell'asset a garanzia del credito (gestione secured). Di tali gestioni viene data di seguito specifica informativa.

Viene infine valutata altresì la convenienza ad effettuare operazioni di cessione di portafogli di crediti non performing, prevalentemente rappresentati da code di lavorazione, da sottoporre – per l'approvazione – ai competenti Organi deliberanti, coerentemente agli obiettivi di redditività prefissati e previa analisi degli impatti contabili, segnaletici, legali ed operativi che da esse discendono. A tal fine, si avvale degli approfondimenti operati per gli ambiti di rispettiva competenza dalle pertinenti funzioni aziendali della Capogruppo.

Analoga gestione operativa del recupero dei crediti acquistati e gestiti è seguita, seppur con le specificità connesse alla tipologia di credito, dalla neo controllata FBS S.p.A., la quale si avvale di professionisti legali (asset manager) che curano le attività di recupero stragiudiziale e giudiziale del credito, anche avvalendosi del contributo di FBS RE, società controllata specializzata nella valutazione di cespiti immobiliari.

Sistemi di gestione, misurazione, controllo e reporting

Il rischio di credito è presidiato nel continuo con l'ausilio di procedure e strumenti che consentono una tempestiva individuazione delle posizioni che presentano particolari anomalie.

Il Gruppo Banca IFIS nel tempo si è dotato di strumenti e procedure che consentono di valutare e monitorare il rischio in modo specifico per ciascuna tipologia di clientela e di prodotto.

Superata con esito positivo la fase di valutazione e avviata l'operatività con il cliente, si procede con il monitoraggio nel continuo del rischio di credito verificando la puntualità dei rimborsi, la correttezza del rapporto,

le informazioni segnalate dal Sistema alla Centrale dei Rischi o a banche dati selezionate e il profilo reputazionale e ad esaminare, per ciascuna di queste, le cause sottostanti.

Con riferimento alle attività di controllo del portafoglio, come riportato in precedenza, i crediti verso la clientela sono monitorati da specifiche unità all'interno delle citate aree di business alle quali è demandata la verifica continua e proattiva della clientela affidata (controlli di primo livello); si affiancano ulteriori attività di controllo svolte a livello centralizzato da specifica unità organizzativa basate anche sull'utilizzo di modelli di analisi andamentale sviluppati dalla funzione di Risk Management della Capogruppo, volti ad identificare situazioni di anomalia negli indicatori di early warning specificatamente individuati.

Alle esposizioni di rischio creditizio verso imprese domestiche viene attribuito un rating interno sulla base di un modello sviluppato internamente per il portafoglio commerciale. È attualmente in corso una progettualità volta alla revisione della stima dei modelli di rating allargata, oltre ai crediti commerciali, anche ad altri business (i.e. leasing). L'attività di sviluppo si è concentrata nel 2019; nel corso del 2020 saranno definiti i parametri di rischio associati al nuovo modello, anche in accordo con la nuova definizione di default che entrerà in vigore a partire dal 31/12/2020; nel continuo, mediante simulazioni periodiche, saranno analizzati gli impatti derivanti dall'utilizzo del nuovo modello di rating sul sistema di determinazione delle rettifiche collettive.

A partire da gennaio 2018 sono state applicate per tutto il Gruppo le nuove regole di classificazione e valutazione degli strumenti finanziari in applicazione del nuovo principio contabile IFRS9.

Nell'espletamento delle attività di misurazione e controllo assume un'importanza fondamentale l'attività svolta dal Risk Management nell'ambito dei controlli di secondo livello.

Con riferimento ai rischi creditizi, la funzione di Risk Management:

  • presidia, monitora e valuta i rischi creditizi, eseguendo i controlli e le analisi secondo le linee guida definite; in particolare: (i) valuta la qualità del credito, garantendo il rispetto degli indirizzi e delle strategie creditizie attraverso il monitoraggio nel continuo degli indicatori di rischio di credito; (ii) monitora costantemente l'esposizione al rischio di credito e il rispetto dei limiti operativi assegnati alle strutture operative in relazione all'assunzione del rischio di credito; (iii) verifica, mediante controlli di secondo livello, il corretto svolgimento del monitoraggio andamentale sulle singole esposizioni, in particolare di quelle deteriorate, e valuta la coerenza delle classificazioni e la congruità degli accantonamenti; (iv) monitora l'esposizione al rischio di concentrazione e l'andamento delle esposizioni classificate come Grandi Esposizioni;
  • svolge attività di analisi quantitativa a supporto delle business units per l'utilizzo gestionale delle misure di rischio;
  • presidia il processo di sorveglianza del valore delle garanzie reali, personali e finanziarie acquisite.

In relazione al rischio di credito connesso agli investimenti in titoli obbligazionari e di equity investment la Banca è costantemente impegnata nel monitoraggio della qualità creditizia; adeguata informativa periodica viene fornita al Consiglio di Amministrazione ed all'Alta Direzione di Banca IFIS.

Nell'ambito dei principi Basilea 3, per la determinazione del requisito patrimoniale a fronte dei rischi di credito di primo pilastro, Banca IFIS ha scelto di avvalersi del metodo standardizzato.

La Capogruppo Banca IFIS, al fine di valutare le proprie vulnerabilità a livello di gestione del capitale e della liquidità, ha sviluppato delle tecniche quantitative e qualitative con le quali valuta la propria esposizione ad eventi eccezionali ma plausibili. Tali analisi, definite analisi di stress, misurano gli effetti per la Banca e le sue controllate, in termini di rischiosità, derivanti da movimenti congiunti delle variabili economico-finanziarie in ipotesi di scenari avversi. Tali analisi interessano in maniera rilevante il rischio di credito.

Le analisi di stress consentono di verificare la resilienza del Gruppo, simulando e stimando gli impatti di situazioni avverse, e forniscono importanti indicazioni in merito alla propria esposizione ai rischi e agli strumenti, all'adeguatezza dei relativi sistemi di mitigazione e controllo ed alla capacità di far fronte a perdite inattese anche in ottica prospettica e di pianificazione.

La Capogruppo Banca IFIS, a fini regolamentari, effettua esercizi di stress nell'ambito della definizione del Risk Appetite Framework, della predisposizione del Recovery Plan e del resoconto ICAAP e ILAAP, almeno su base annuale, come richiesto dalla normativa di vigilanza prudenziale vigente. In tale contesto valuta, fra gli altri, la sostenibilità delle strategie creditizie in condizioni avverse.

Tecniche di mitigazione del rischio di credito

Rientrano nell'ambito delle tecniche di mitigazione del rischio di credito quegli strumenti che contribuiscono a ridurre la perdita che il Gruppo andrebbe a sopportare in caso di default della controparte; nello specifico, ci si riferisce alle garanzie ricevute dalla clientela, sia di tipo reale sia personale, e ad eventuali contratti che possono determinare una riduzione del rischio di credito.

In linea generale, nell'ambito del processo di concessione e gestione del credito, per talune tipologie di affidamenti, viene incentivato il rilascio da parte della clientela di idonee garanzie atte a ridurne la rischiosità. Esse possono essere rappresentate da garanzie reali che gravano su beni, quali ad esempio i pegni su attività finanziarie, le ipoteche su immobili (residenziali/ non residenziali) e/o da garanzie personali (tipicamente le fidejussioni) che gravano su un soggetto terzo ove la persona (fisica o giuridica) si costituisce garante della posizione debitoria del cliente in caso di insolvenza.

In particolare:

  • nell'ambito dell'attività di factoring, qualora la tipologia e/o la qualità del credito ceduto non risultino pienamente soddisfacenti o, più in generale, il cliente cedente non risulti di merito creditizio sufficiente, è prassi consolidata, a maggior tutela del rischio di credito assunto dal Gruppo nei confronti del cliente cedente, acquisire garanzie fidejussorie aggiuntive da parte di soci o amministratori dei clienti cedenti. Per quanto riguarda i debitori ceduti nei rapporti di factoring, ove si ritiene che gli elementi di valutazione disponibili sul debitore ceduto non siano adeguati a una corretta valutazione/ assunzione del rischio di credito connesso alla controparte debitrice, o piuttosto che l'ammontare di rischio proposto superi i limiti individuati nella valutazione della controparte, si acquisisce idonea copertura dal rischio di default del debitore ceduto. La copertura prevalentemente utilizzata su debitori ceduti esteri con operatività pro soluto è realizzata attraverso garanzie rilasciate da factors corrispondenti e/o polizze assicurative sottoscritte con operatori specializzati;
  • in ambito Lending in funzione della specificità dei propri prodotti, si acquisiscono idonee garanzie, in relazione allo standing della controparte, alla durata ed alla tipologia del finanziamento. Tra queste garanzie rientrano oltre alle garanzie ipotecarie, i privilegi su impianti e macchinari, i pegni, le fidejussioni, le assicurazioni del credito ed i depositi collaterali;
  • in relazione all'operatività Leasing finanziario, occorre sottolineare che il rischio di credito è attenuato dalla presenza del bene oggetto del leasing. Il locatore ne mantiene la proprietà sino all'esercizio dell'eventuale opzione di acquisto finale, garantendosi un maggior tasso di recupero in caso di insolvenza del cliente;
  • in relazione all'operatività in crediti di difficile esigibilità ed acquisto di crediti fiscali da procedure concorsuali, ed al relativo modello di business, non vengono di norma poste in essere azioni volte ad acquisire copertura a fronte dei rischi creditizi;
  • la cessione del quinto è senza dubbio una forma tecnica poco rischiosa, in considerazione delle particolarità di questo prodotto che prevede obbligatoriamente una copertura assicurativa per il rischio di decesso e/o di impiego del cliente ed il vincolo, a maggior garanzia del finanziamento, del trattamento di fine rapporto maturato dal cliente;
  • l'operatività di finanziamento alle farmacie prevede un'anticipazione accompagnata da una cessione o da un mandato all'incasso dei crediti con la possibilità di utilizzare le anticipazioni successive a decurtazione dei finanziamenti in essere.

Nell'ambito delle attività di acquisizione di portafogli NPL da parte della controllata IFIS NPL, possono essere presenti posizioni garantite da ipoteche di primo grado che presentano una rischiosità inferiore rispetto al portafoglio complessivo acquisito.

La determinazione dell'ammontare complessivo degli affidamenti concedibili allo stesso cliente e/o gruppo giuridico ed economico tiene conto di appositi criteri per la ponderazione delle diverse categorie di rischio e delle garanzie. In particolare, al valore di stima delle garanzie reali vengono applicati "scarti" prudenziali, differenziati per tipologia di garanzia.

Ulteriori informazioni sono riportate nel § 17 del presente documento.

Attività finanziarie deteriorate

Le modalità di classificazione dei crediti deteriorati si attengono ai criteri definiti da Banca d'Italia.

Le posizioni deteriorate o che presentano criticità marcate sono gestite direttamente da specifiche unità organizzative istituite in ciascuna società del Gruppo Bancario che:

  • verificano la volontà e la capacità della controparte di far fronte al pagamento del debito al fine di stabilire la più idonea strategia di recupero da adottare;
  • gestiscono il contenzioso, giudiziale e stragiudiziale relativo al recupero del credito;
  • definiscono e propongono al competente soggetto deliberante l'eventuale modifica dello stato amministrativo e la quantificazione dei "dubbi esiti analitici" sulle posizioni assegnate;
  • assicurano il monitoraggio della consistenza delle esposizioni classificate a sofferenza e delle relative attività di recupero in corso.

Rientrano tra le attività deteriorate i crediti acquisiti principalmente dalla controllata IFIS NPL a valori sensibilmente inferiori rispetto al valore nominale; gli incassi, di norma superiori rispetto al prezzo pagato, minimizzano il rischio di perdita.

Il Gruppo, nella gestione dei non performing loans, definisce obiettivi quantitativi (quali limiti massimi) in termini di esposizioni deteriorate nonché di interventi predefiniti da attuarsi secondo idonei criteri di applicazione e priorità, al fine di assicurare nel tempo il rispetto dei limiti prefissati. Nella gestione di tali aspetti il Gruppo deve, peraltro, necessariamente tenere conto dei diversi segmenti di attività e correlate tipologie di credito, declinando soluzioni ed azioni coerenti con le specificità dei singoli comparti, al fine di assicurare il miglior risultato in termini di tutela del valore e velocità di soluzione.

Ciò premesso, la Banca in sede dell'aggiornamento annuale del piano operativo di gestione degli NPL di breve e di medio e lungo, approvato dal Consiglio di Amministrazione lo scorso 28 marzo 2019 e trasmesso successivamente alla Banca d'Italia, ha mantenuto quali indicatori di performance da perseguire con una gestione attenta e proattiva i seguenti due indicatori:

  • "npe ratio lordo", costituto dal rapporto tra le "esposizioni deteriorate lorde" e il "totale dei crediti erogati alla clientela";
  • "npe ratio netto", costituito dal rapporto tra le "esposizioni deteriorate al netto delle relative rettifiche" e il "totale dei crediti erogati alla clientela".

Con riferimento alle esposizioni creditizie per cassa verso la clientela in essere alla data del 31 dicembre 2019 (escluse le posizioni rivenienti dall'acquisto e gestione di crediti deteriorati di terzi originators gestite dalle controllate IFIS NPL S.p.A. e FBS S.p.A., nonché i portafogli di crediti retail), i livelli di ratio npe sono in linea con gli obiettivi di riduzione prefissati per il periodo in esame.

Il perseguimento dell'obiettivo di riduzione dello stock di crediti deteriorati di medio/lungo termine, come predeterminato a piano, è atteso che avvenga attraverso una strategia differenziata in relazione alla specificità dei singoli portafogli interessati (tenendo in considerazione la tipologia di controparte e la specificità dei singoli prodotti). In linea generale, le azioni che verranno adottate sono essenzialmente riconducibili alle seguenti direttrici, peraltro da tempo perseguite:

  • contenimento del default rate al fine di ridurre l'afflusso di posizioni a non performing attraverso l'estensione e il rafforzamento dell'attività di monitoraggio delle relazioni creditizie volta ad anticipare, ed eventualmente a prevenire, il deterioramento delle posizioni;
  • miglioramento dei tassi di rientro "in bonis" attraverso un impiego più rilevante di misure di concessione nei confronti delle controparti che presentano segnali di difficoltà finanziaria;
  • sfruttamento delle expertise attualmente presenti in Banca IFIS e dei virtuosi processi di recupero esistenti per massimizzare i saggi di recupero;
  • riduzione dello stock di crediti deteriorati attraverso la valutazione di cessioni selettive di singole posizioni rilevanti, nonché attraverso l'applicazione delle vigenti politiche di write-off.

Maggiori dettagli informativi di tale operatività sono riportati nella sezione E della nota integrativa del Bilancio consolidato del Gruppo Bancario Banca IFIS.

Ulteriori informazioni sono riportate nel § 7 del presente documento.

1.4.2.2 Rischio di concentrazione del credito

Rischio derivante da esposizioni verso controparti, incluse le controparti centrali, gruppi di controparti connesse e controparti operanti nel medesimo settore economico, nella medesima regione geografica o che esercitano la stessa attività o trattano la stessa merce, nonché dall'applicazione di tecniche di attenuazione del rischio di credito, compresi, in particolare, i rischi derivanti da esposizioni indirette, come, ad esempio, nei confronti di singoli fornitori di garanzie.

Obiettivi e politiche di gestione del rischio di concentrazione

Il Gruppo Banca IFIS pone particolare attenzione alla concentrazione del rischio di credito con riferimento a tutte le società del Gruppo sia a livello individuale che consolidato. Il Consiglio di Amministrazione di Banca IFIS ha impegnato l'Alta Direzione ad agire in funzione di un contenimento dei grandi rischi. In linea con le indicazioni del Consiglio sono sottoposti a monitoraggio in via sistematica anche le posizioni a rischio che impegnano il Gruppo in misura rilevante.

In linea con le prescrizioni di vigilanza nel processo del credito, ai fini della gestione e del controllo del rischio di concentrazione, si possono distinguere due differenti fasi: la prima rappresentata dall'affidamento, in particolare in sede di assunzione delle "grandi esposizioni" e la seconda, è identificabile nel monitoraggio continuativo della qualità delle esposizioni in essere, soprattutto di maggiore ammontare.

Il Gruppo Banca IFIS, con modalità correlate alla natura dei prodotti/clientela intermediati, si è dotato di procedure interne coerenti con l'assunzione e il monitoraggio delle "grandi esposizioni", da applicare in via cautelativa anche ai finanziamenti che pur non risultando "grandi esposizioni" abbiano dimensioni tali da poter avere effetti di rilievo sulla solidità patrimoniale della società finanziatrice in caso di crisi del soggetto/gruppo affidato. In particolare, le società del Gruppo Bancario, avvalendosi anzitutto delle evidenze fornite dall'anagrafe della Banca che identifica per tutta la clientela del Gruppo Bancario i rapporti in essere e gli eventuali legami giuridici ed economici, acquisiscono nel corso dell'istruttoria per la concessione di un nuovo finanziamento o del monitoraggio della posizione, tutti i dati e le informazioni ritenute necessarie per valutare la singola operazione nel coacervo complessivo dell'esposizione con il gruppo di appartenenza della controparte, la cui composizione viene mantenuta nel tempo aggiornata.

La funzione Risk Management monitora periodicamente la composizione della clientela ed il relativo grado di concentrazione, con particolare focus verso i prenditori di grande rilievo, al fine di mantenere, per quanto possibile un soddisfacente frazionamento del rischio creditizio e di limitare le potenziali perdite in caso di insolvenza di controparti con esposizioni debitorie rilevanti. Con riguardo ai portafogli con caratteristiche retail l'attività di monitoraggio in materia di concentrazione si declina con logiche di portafoglio e attraverso fattispecie differenziate in relazione alla tipologia di prodotto e di gestione.

La Banca assicura il costante rispetto dei limiti regolamentari alla concentrazione dei rischi sia su base individuale che consolidata, nonché il rispetto dei limiti regolamentari più stringenti riferiti a soggetti collegati. I risultati delle verifiche sono riportati all'Alta Direzione all'interno del Tableau de Bord a cadenza trimestrale.

Una rappresentazione quantitativa delle "Grandi esposizioni" in essere alla data del 31 dicembre 2019 è riportata nella sezione E della nota integrativa del Bilancio consolidato del Gruppo Bancario Banca IFIS. L'ammontare complessivo delle grandi esposizioni al valore ponderato al 31 dicembre 2019 è costituito per 219 milioni di euro da attività fiscali, per 216 milioni di euro da esposizioni nei confronti di partecipazioni non rientranti nel perimetro di consolidamento prudenziale e per 139 milioni di euro da esposizioni nei confronti di clientela corporate.

Al fine di compiere una completa misurazione dei rischi a cui il Gruppo è esposto, nell'ambito del secondo pilastro Banca IFIS calcola l'add-on di capitale a fronte del rischio di concentrazione single-name e geosettoriale.

Come noto, il rischio di concentrazione single-name mira a "correggere" ed integrare la quantificazione del rischio di credito, misurato con metodologia standardizzata, definendo un add-on di capitale che miri a coprire il rischio derivante dalla eccessiva concentrazione verso gruppi di imprese connesse. Il Gruppo misura il rischio di concentrazione relativo al "portafoglio bancario", attraverso la metodologia semplificata prescritta dalla Circolare 285/2013 – Parte Prima - Titolo III "Processo di controllo prudenziale" – Capitolo 1 – allegato B, ai fini del computo del relativo requisito patrimoniale regolamentare.

Specifico processo è utilizzato per calcolare il capitale interno a fronte del rischio di concentrazione di natura geo-settoriale secondo la proposta metodologica ABI di recente revisionata, che si propone di fornire una modalità semplificata per la determinazione dell'eventuale add-on di capitale interno riferito alla differenza tra la concentrazione del portafoglio aziendale e quella del portafoglio benchmark geo-settoriale di riferimento. Nell'applicazione della metodologia, non avendo il Gruppo un'area geografica di prevalenza, utilizza come riferimento il portafoglio su base nazionale.

Una non trascurabile esposizione al rischio di concentrazione può essere generata dai crediti erogati dalla Banca nei confronti di controparti classificabili come medie e grandi aziende principalmente per le attività di corporate lending e Finanza Strutturata. I crediti vantati dal Gruppo nei confronti di controparti appartenenti alle classi retail e alle imprese di medie dimensioni, generalmente riferibili alle attività di factoring, leasing, farmacie, prestiti alle famiglie, nonché alle posizioni di rischio provenienti dall'acquisizione di crediti non performing, considerate la granularità e la tipologia delle esposizioni a rischio, influiscono in una misura nettamente inferiore sul rischio di concentrazione.

1.4.2.3 Rischio di controparte

Rappresenta il rischio che la controparte di una transazione, avente ad oggetto strumenti finanziari, risulti inadempiente prima del regolamento definitivo dei flussi finanziari della transazione stessa.

Il rischio di controparte insiste attualmente sull'operatività in prodotti derivati generata dall'attività di Finanza Proprietaria ed ancillare alla gestione del portafoglio di proprietà complessivo; è inoltre presente un portafoglio residuale di prodotti derivati, principalmente su tassi di interesse, riveniente dall'attività di Corporate in cui venivano offerti contratti derivati alla clientela a copertura dei rischi finanziari da questa assunti; tutte le operazioni ancora in essere sono coperte con operazioni "back to back", nelle quali si è assunta, con controparti di mercato esterne, una posizione opposta a quella venduta alla clientela corporate.

Da un punto di vista prospettico ci si attende un impatto non significativo su tale rischio in relazione alla tipologia di operatività, alla natura delle controparti ed ai sistemi di marginazione previsti.

A livello organizzativo la gestione dell'operatività in strumenti finanziari è curata dalla Direzione Capital Markets in conformità alle politiche definite e agli indirizzi assegnati secondo limiti operativi e di rischio ed obiettivi di redditività.

Per quanto riguarda il rischio di controparte connaturato all'attività di raccolta in pronti contro termine, il suo monitoraggio si sostanzia in una puntuale e costante verifica della struttura e qualità del portafoglio titoli di proprietà, in quanto il rischio sottostante è direttamente connesso al merito creditizio delle controparti con le quali vengono poste in essere le operazioni di finanziamento collateralizzato (generalmente controparti centrali quali Cassa Compensazione e Garanzia e Banca Centrale Europea) e proporzionale alla volatilità di prezzo dei titoli in portafoglio dati in garanzia.

In relazione sia al basso livello di esposizione del portafoglio di prodotti derivati, sia alla scarsa incidenza dei capitali interni assorbiti connessi al rischio di controparte (CCR) sul totale complessivo del capitale interno assorbito sui rischi, si ritiene che la rilevanza potenziale del suddetto rischio a livello di Gruppo sia "bassa".

La Banca, per la misurazione del rischio di controparte e la misurazione del relativo capitale interno, si basa sulle metodologie prescritte dal Regolamento (UE) n. 575/2013 del 26 giugno 2013 – Parte Tre, Titolo II, Capo 6 (CCR) e per la relativa applicazione in Italia dalla Circolare 285/2013, ai fini del computo dei pertinenti requisiti patrimoniali regolamentari. In particolare per le transazioni riguardanti i derivati, ai fini della misurazione del rischio di controparte applica il "metodo del valore di mercato" (articolo 274 CRR).

Ulteriori informazioni sono riportate nel § 5 del presente documento.

1.4.2.4 Rischio paese

Rappresenta il rischio di perdite causate da eventi che si verificano in un paese diverso dall'Italia. Il concetto di rischio paese è più ampio di quello di rischio sovrano in quanto è riferito a tutte le esposizioni indipendentemente dalla natura delle controparti, siano esse persone fisiche, imprese, banche o amministrazioni pubbliche.

Il rischio paese rappresenta una componente aggiuntiva del rischio di insolvenza dei singoli prenditori, misurato nell'ambito dei sistemi di controllo dei rischi creditizi del Gruppo.

In generale il rischio paese deriva dalla possibilità di perdita dovuta ad eventi non dipendenti dalla solvenza del debitore, ma riconducibili al paese, inteso in senso lato, in cui esso è residente. Qualunque prestito internazionale presenta un rischio paese, in ragione del fatto che le capacità e/o le possibilità di rimborso del debitore possono essere condizionate da fattori economici, politici e sociali che trascendono la dimensione microeconomica del rapporto creditizio. Nel caso in cui il debitore sia un operatore privato, tale rischio si concretizza in una serie di impedimenti politici, economici e/o tecnici di cui è responsabile, in ultima istanza, l'autorità pubblica; nel caso in cui, invece, il debitore si identifichi con il governo di un paese o con qualsiasi altro ente pubblico o pubblicamente garantito (debitore c.d. "sovrano"), tale rischio si manifesta con la diretta incapacità (tecnica, economica, finanziaria) o rifiuto di tali soggetti ad ottemperare agli impegni assunti.

La gran parte delle esposizioni a rischio del Gruppo Bancario è concentrata in Italia; le esposizioni restanti verso clientela non domestica sono riferite principalmente a controparti residenti nell'Unione Europea. Nello specifico le unità operative di business aventi esposizioni creditizie di rilievo con clientela estera sono: l'Area Commerciale Italia, l'Area International, la controllata polacca IFIS Finance Sp. z o.o, e l'Area Corporate Finance. L'Area Commerciale Italia opera con l'estero tramite l'operatività di factoring con cessioni a titolo definitivo con controparte debitore avente sede estera. Il target di clientela a cui si rivolge l'Area International riguarda servizi di finanziamento alle imprese domestiche che effettuano attività di export nonché ad imprese estere, operando direttamente o avvalendosi della collaborazione di corrispondenti esteri. Lo sviluppo delle relazioni con corrispondenti esteri (banche estere o intermediari factoring non bancari) avviene nel mercato import e nel mercato export prevalentemente nell'ambito della rete mondiale di società factoring "Factors Chain International" (FCI). La controllata IFIS Finance Sp. z o.o. è la società del Gruppo specializzata in servizi di factoring (import/export) nel mercato polacco. Risultano altresì in essere esposizioni verso clientela corporate avente sede all'estero collegata all'operatività gestita dai Servizi di Finanza Strutturata e di Workout & Recovery.

La valutazione dell'incidenza del rischio paese all'interno delle diverse unità operative è di natura qualitativa e i driver considerati sono:

  • il livello delle esposizioni complessive per ciascun paese estero;
  • il rischio che un evento potenziale possa incidere sull'intero Paese portando al default un ampio gruppo di debitori.

Nella valutazione del rischio paese si tiene conto, in particolare, per i paesi extra-UE delle informazioni e delle statistiche rese disponibili da istituti terzi, quali ad esempio la SACE S.p.A..

In riferimento alle esposizioni verso debitori esteri "sovrani", il Gruppo non presenta alla data esposizioni di rischio.

Una rappresentazione quantitativa della distribuzione territoriale delle esposizioni creditizie per cassa e fuori bilancio verso la clientela è riportata nella sezione E della nota integrativa del Bilancio consolidato del Gruppo Bancario Banca IFIS. La maggioranza delle esposizioni creditizie nette è riferita a clientela domestica. Alla luce di quanto esposto, si ritiene che la rilevanza potenziale del suddetto rischio a livello di Gruppo sia "bassa".

1.4.2.5 Rischio sovrano Italia

Rappresenta il rischio che il governo italiano non rispetti le proprie obbligazioni finanziarie per fattori economici, finanziari e politici.

Il Gruppo nel corso del 2019 ha incrementato la sua esposizione verso lo Stato italiano per investimenti in titoli governativi.

In caso di incremento del rischio paese il sistema di controllo del rischio prevede, al verificarsi di determinati livelli di riduzione di valore dei titoli governativi in portafoglio, azioni gestionali di copertura al fine di non eccedere i limiti interni stabiliti ed avere modesti impatti negativi sul patrimonio.

Specifica informativa in merito al Debito Sovrano è riportata nella sezione E della nota integrativa del Bilancio consolidato del Gruppo Bancario Banca IFIS. Alla data del 31 dicembre 2019 il valore di bilancio dei titoli di debito emessi dalla Repubblica Italiana ammontava a 1.310 milioni di euro al netto della riserva da valutazione positiva pari a 1,7 milioni di euro.

In conformità alla comunicazione CONSOB, oltre alle esposizioni in titoli di debito sovrano devono essere considerati gli impieghi nei confronti dello Stato Italiano; tali esposizioni alla data del 31 dicembre 2019 ammontano a 738 milioni di euro, di cui 125 milioni di euro relativi a crediti fiscali.

La valutazione dell'incidenza del rischio sovrano Italia è di natura qualitativa; si ritiene che la rilevanza potenziale del rischio sovrano Italia a livello di Gruppo sia "bassa".

1.4.2.6 Rischio trasferimento

Rischio che il Gruppo, affidatario di un soggetto che percepisce le sue principali fonti di reddito in una valuta diversa da quella dell'affidamento, realizzi delle perdite dovute alle difficoltà del debitore di convertire la propria valuta nella valuta in cui è denominata l'esposizione.

Il rischio trasferimento può impattare sull'operatività generata dal Gruppo, in particolare nell'ambito dell'operatività su import/ export factoring, ovvero factoring estero su estero.

La valutazione dell'incidenza del rischio trasferimento è qualitativa, il driver considerato è la numerosità delle controparti che si finanziano con una valuta diversa rispetto a quella in cui percepiscono le principali fonti di reddito. Nell'ambito del processo di erogazione del credito, al fine di individuare potenziali perdite future dovute alla difficoltà della controparte di convertire la propria valuta, è posta particolare attenzione nella fase di underwriting a fattori di rischio quali la residenza dell'affidato, la valuta di denominazione della transazione e la valuta delle principali fonti di reddito del cliente.

La rilevanza potenziale del rischio di trasferimento a livello di Gruppo è valutata "bassa".

1.4.2.7 Rischio residuo

Rappresenta il rischio che le tecniche riconosciute per l'attenuazione del rischio di credito utilizzate dal Gruppo (cd. Credit Risk Mitigation) risultino meno efficaci del previsto.

Il rischio residuo è collegato alla possibilità che le tecniche riconosciute per l'attenuazione del rischio di credito utilizzate ai fini dell'abbattimento del requisito patrimoniale risultino meno efficaci del previsto, generando nelle esposizioni garantite delle perdite superiori a quelle coperte dai corrispondenti requisiti patrimoniali calcolati dal Gruppo secondo la metodologia standardizzata di misurazione del rischio di credito del portafoglio bancario.

Le strategie perseguite dal Gruppo prevedono che le linee di credito vengano preferibilmente assistite da idonee garanzie e strumenti di mitigazione del rischio. In particolare la Banca, in relazione all'operatività Corporate Finance, concedendo prevalentemente affidamenti a medio termine, privilegia operazioni caratterizzate dall'acquisizione di garanzie in relazione allo standing della controparte e alla durata del finanziamento, ad esempio garanzie ipotecarie, privilegi su impianti e macchinari, i pegni, le fidejussioni, le assicurazioni del credito e i depositi collaterali. In relazione alla finanza agevolata si procede a finanziare le PMI con il sostegno del Fondo di Garanzia concesso dal Ministero dello Sviluppo Economico, con l'obiettivo duplice di dare la possibilità all'impresa di ottenere finanziamenti senza garanzie aggiuntive (e quindi senza costi di fidejussioni o polizze assicurative) per la parte garantita dal Fondo e alla Banca di attenuare il rischio di credito per l'esposizione garantita.

Criteri analoghi sono seguiti dalle controllate del Gruppo, in funzione dei prodotti da esse intermediati.

Il rischio residuo è valutato qualitativamente formulando un giudizio sull'adeguatezza delle procedure di gestione degli strumenti di CRM, avendo presenti i requisiti generali e specifici previsti dalla normativa per il loro riconoscimento ai fini prudenziali.

Rileva inoltre evidenziare che, seppur con un non diretto impatto sulle tecniche di CRM, il Gruppo nel comparto NPL abbia iniziato ad operare acquisendo ipoteche di vario grado su immobili2 , il cui valore di mercato ha un diretto impatto sul presumibile valore di recupero del credito. Le perizie sono in genere effettuate da periti esterni al Gruppo.

La rilevanza potenziale del rischio residuo a livello di Gruppo è valutata "bassa".

Ulteriori informazioni sono riportate nel § 17 del presente documento.

1.4.2.8 Rischio di regolamento e consegna

Rappresenta il rischio che una controparte non adempia al proprio obbligo di consegna o pagamento nell'ambito di una transazione di strumenti finanziari.

Il rischio di regolamento e consegna insiste nell'ambito di transazioni in strumenti finanziari, di conseguenza tale rischio incide potenzialmente sui processi gestiti dalla Direzione Capital Markets.

Per la valutazione dell'incidenza del rischio di regolamento e consegna la banca ha considerati come driver:

  • lo standing creditizio delle controparti;
  • la complessità degli strumenti finanziari sottostanti le operazioni;
  • la percentuale di operazioni rilevanti con controparti centrali;
  • la percentuale delle transazioni gestite attraverso le infrastrutture del mercato finanziario.

La rilevanza potenziale del rischio di regolamento e consegna a livello di Gruppo è valutata "bassa".

1.4.2.9 Rischio derivante da operazioni di cartolarizzazione

Rappresenta il rischio che la sostanza economica dell'operazione di cartolarizzazione non sia pienamente rispecchiata nelle decisioni di valutazione e di gestione del rischio.

Alla data del 31 dicembre non sono presenti operazioni di cartolarizzazione originate con l'obiettivo di conseguire vantaggi economici riguardanti l'ottimizzazione del portafoglio crediti (cd. "effettivo trasferimento del rischio"). Sono tuttavia riscontrabili un'operazione di auto-cartolarizzazione di leasing e un'operazione di cartolarizzazione di crediti commerciali originata senza trasferimento di rischi e benefici, le quali si inquadrano nella più generale politica di rafforzamento della posizione di liquidità del Gruppo.

Il Gruppo, inoltre, presenta esposizioni verso operazioni di cartolarizzazione di terzi di importo contenuto e a basso profilo di rischio, acquisite con finalità di investimento allo scopo di generare margine di profitto e di realizzare un apprezzabile ritorno a medio-lungo termine sul capitale. Tali operazioni possono essere originate dalle diverse aree di business del Gruppo, in relazione alle caratteristiche del portafoglio sottostante, sia in bonis che deteriorato, ovvero nell'ambito dell'attività di investimento della liquidità.

Il presidio e la mitigazione del rischio derivanti da operazioni di cartolarizzazione vengono gestiti mediante l'applicazione di una specifica politica interna per la gestione delle operazioni di cartolarizzazione istituita a livello di Gruppo, che disciplina gli adempimenti posti in capo alla Banca quando interviene in operazioni di

2 controllate IFIS NPL S.p.A. e FBS S.p.A..

cartolarizzazione nel ruolo sia di Investitore sia di Promotore, in modo da garantire, fra gli altri, la verifica dei requisiti minimi interni da parte delle competenti strutture interessate dall'operazione.

Le attività di acquisizione vengono svolte in conformità con le politiche e procedure relative al rischio di credito, ed in particolare con la "Politica per la gestione delle operazioni di cartolarizzazione", e nel rispetto della propensione al rischio stabilite nell'ambito del Risk Appetite Framework. Il Gruppo investe in cartolarizzazioni di cui è in grado di valutare, in forza dell'esperienza maturata, i relativi asset sottostanti. In particolare, l'unità proponente, identificata l'opportunità di investimento, svolge le attività di due diligence al fine di valutare i flussi di cassa futuri e la congruità del prezzo, coordinando, a tal fine, le unità organizzative di volta in volta competenti e formalizzando i relativi esiti da sottoporre all'organo deliberante competente. Successivamente all'acquisizione, l'investimento è oggetto di monitoraggio, su base continuativa, con riferimento agli indicatori di performance delle esposizioni sottostanti e all'aderenza dei flussi di cassa rispetto alle valutazioni effettuate in sede di acquisizione.

La rilevanza potenziale del rischio derivante da operazioni di cartolarizzazione a livello di Gruppo è valutata "bassa".

Maggiori dettagli informativi di tale operatività sono riportati nella sezione E della nota integrativa del Bilancio consolidato del Gruppo Bancario Banca IFIS.

Ulteriori informazioni sono riportate nel § 14 del presente documento.

1.4.2.10 Rischio da partecipazioni

Rischio di una perdita di valore della partecipazione (in imprese finanziarie e non) detenuta dal Gruppo derivante dalla possibilità di incorrere in perdite in conto capitale, di conseguire un rendimento inferiore a quanto previsto e/o di dover sostenere immobilizzi per periodi superiori alle attese iniziali. Tale rischio include eventuali conflitti di interesse e di inadeguata separatezza organizzativa o societaria fra l'attività di investimento in partecipazioni e la rimanente attività bancaria.

Il rischio da partecipazioni è generato da operazioni di differente natura fra le quali rilevano:

  • attività di equity investment di società industriali, commerciali o servizi in fase di sviluppo o maturità;
  • ulteriori posizioni di equity investment derivanti da operazioni di ristrutturazione di clienti in temporanea difficoltà nell'ambito delle quali è stata richiesta la conversione del debito in capitale o strumenti partecipativi assimilabili;
  • nuove opportunità di investimento attese in conformità agli indirizzi strategici definiti dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo;
  • la controllata IFIS Rental Services S.r.l. esclusa dal perimetro di gruppo bancario e dal perimetro di consolidamento prudenziale, in quanto società non finanziaria esercitante attività connessa.

L'attività di presidio del rischio da partecipazioni è esercitata dall'Area Corporate Finance, unità dedicata, fra gli altri, all'offerta di operazioni di investimento in imprese finanziarie in bonis o in quote di organismi interposti. In tale ambito analizza le prospettive di rendimento insite nell'investimento e verifica l'adeguatezza rispetto al complessivo profilo di rischio, valuta la convenienza per la Banca ad effettuare l'investimento e infine gestisce nel continuo le operazioni presenti nel portafoglio investimenti della Banca.

La funzione di Risk Management sovrintende l'attività di monitoraggio ovvero di controllo del rispetto dei limiti regolamentari in termini di detenzione sugli investimenti in partecipazioni.

La rilevanza potenziale del rischio da partecipazioni a livello di Gruppo è valutata "bassa".

Ulteriori informazioni sono riportate nel § 12 del presente documento.

1.4.3 Ambito Rischi Finanziari

1.4.3.1 Rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario

Rischio derivante da variazioni potenziali dei tassi di interesse, con riferimento alle attività diverse dalla negoziazione. Esso rappresenta il rischio che variazioni inattese dei tassi di interesse possano determinare effetti negativi sia in termini reddituali, riducendo il margine di interesse, sia in termini patrimoniali, riducendo il valore economico della Banca.

Obiettivi e politiche di gestione del rischio di tasso di interesse

L'assunzione del rischio di tasso di interesse costituisce una componente ordinaria dell'attività bancaria e può essere un'importante fonte di reddito e di valore patrimoniale. Tuttavia, movimenti avversi nei tassi di mercato possono avere effetti negativi sia sul livello degli utili che sul valore del capitale della Banca e delle sue controllate: cambiamenti nei tassi incidono infatti sul livello reddituale corrente attraverso variazioni nel margine di interesse e influenzano al tempo stesso anche il valore delle attività, delle passività e delle poste fuori bilancio. Pertanto, un efficace sistema di gestione del rischio che mantenga l'esposizione al rischio di tasso di interesse entro livelli ritenuti accettabili è essenziale per la sicurezza e la solidità finanziaria del Gruppo.

Il rischio di tasso d'interesse sul portafoglio bancario è un rischio trasversale che incide su tutte le società del Gruppo e la cui gestione è accentrata presso la Capogruppo. L'assunzione di rischi di tasso d'interesse significativi è in linea di principio estranea alla gestione della Banca e del Gruppo.

L'esposizione a tale rischio viene analizzata attraverso la sensitività del margine di interesse e del valore economico a variazioni dei tassi di interesse. Le analisi riguardanti la sensitività del margine di interesse vengono utilizzate a livello gestionale per verificare il posizionamento del Gruppo a breve termine, mentre l'approccio del valore economico ha per sua natura una rilevanza di medio-lungo termine.

Il monitoraggio del rischio di tasso si avvale di una serie di indicatori di rischio che sono verificati e rendicontati trimestralmente nel reporting periodico di gruppo indirizzato ai vertici aziendali. Sono valutate ed attivate laddove ritenuto opportuno azioni di mitigazione di copertura del rischio tasso al superamento delle soglie prefissate.

La funzione aziendale preposta a garantire la gestione del rischio di tasso è la Direzione Centrale Capital Markets, che in linea con l'appetito al rischio stabilito, definisce le azioni necessarie al perseguimento dello stesso. Alla funzione di Risk Management spetta il compito di proporre l'appetito al rischio, individuare gli indicatori di rischio più opportuni e monitorarne l'andamento delle masse attive e passive in relazione ai limiti prefissati. L'Alta Direzione propone annualmente al Consiglio della Banca le politiche di impiego e raccolta e di gestione del rischio di tasso, nonché suggerisce in corso d'anno gli eventuali opportuni interventi per assicurare lo svolgimento dell'attività in coerenza con le politiche di rischio approvate dalla Banca.

La posizione di rischio di tasso è oggetto di periodico reporting al Consiglio di Amministrazione della Banca nell'ambito del Tableau de Bord trimestrale predisposto dalla funzione Risk Management per i vertici aziendali.

Ai fini della valutazione aziendale dell'adeguatezza patrimoniale, è richiesto ai Gruppi bancari di Classe 2, e quindi al nostro gruppo Banca IFIS, di predisporre sistemi di misurazione, controllo e attenuazione adeguati a valutare il rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario, in termini di variazioni sia del valore economico sia del margine di interesse.

Il Gruppo Bancario, per la misurazione del rischio di tasso di interesse relativo al "portafoglio bancario" ai fini del computo del pertinente requisito patrimoniale regolamentare, si è basato sulla metodologia semplificata prescritta dalla Circolare 285/2013 – Parte Prima - Titolo III "Processo di controllo prudenziale" – Capitolo 1 – allegato C (variazioni del valore economico).

Il Gruppo si approvvigiona principalmente attraverso la raccolta retail, a tasso fisso per la parte vincolata e a tasso variabile non indicizzato, rivedibile unilateralmente da parte della Capogruppo, per i depositi liberi a vista e a chiamata. L'offerta del Gruppo prevede la possibilità di vincolare le somme con durata massima fino a cinque anni. Altre componenti di raccolta rilevanti risultano essere le operazioni di cartolarizzazione prevalentemente a tasso variabile, la raccolta da Eurosistema (TLTRO) e l'emissione di prestiti obbligazionari (subordinati e non) a tasso fisso e riservati a investitori qualificati.

L'attivo del Gruppo riguardante i crediti verso clientela risulta essere prevalentemente costituito da operazioni a tasso variabile, relative al credito commerciale, al corporate lending ed al leasing. La componente principale di asset a tasso fisso riguarda il comparto Non Performing Loans ed il portafoglio titoli di proprietà.

Nel corso del 2019 l'esposizione al rischio di tasso del Gruppo Banca IFIS è rimasta su livelli contenuti ed in linea con i valori di risk appetite definiti.

Ulteriori informazioni sono riportate nel § 13 del presente documento.

1.4.3.2 Rischio di liquidità

Rappresenta la situazione di difficoltà o incapacità dell'azienda di far fronte puntualmente ai propri impegni di pagamento per l'incapacità sia di reperire fondi sul mercato (funding liquidity risk), sia di smobilizzare i propri attivi (market liquidity risk).

Obiettivi e politiche di gestione del rischio di liquidità

Il rischio di liquidità è rappresentato dalla possibilità che il Gruppo non riesca a mantenere i propri impegni di pagamento a causa dell'incapacità di reperire fondi o dell'incapacità di cedere attività sul mercato per far fronte allo sbilancio finanziario. Rappresenta, altresì, rischio di liquidità l'incapacità di reperire nuove risorse finanziarie adeguate, in termini di ammontare e di costo, rispetto alle necessità/opportunità operative, che costringa il Gruppo a rallentare o fermare lo sviluppo dell'attività, o sostenere costi di raccolta eccessivi per fronteggiare i propri impegni, con impatti negativi significativi sulla marginalità della propria attività.

Nel corso del 2019 la composizione della provvista del Gruppo è rimasta sostanzialmente invariata rispetto a fine 2018.

Al 31 dicembre 2019 le fonti finanziarie sono rappresentate principalmente dal patrimonio, dalla raccolta on-line presso la clientela retail e composta da depositi a vista e vincolati, dai prestiti obbligazionari a medio-lungo termine emessi nell'ambito del programma EMTN, dalla raccolta effettuata presso l'Eurosistema (TLTRO), da operazioni di cartolarizzazione a medio-lungo termine, dal canale Abaco presso la Banca d'Italia. Con riferimento alle attività del Gruppo esse sono composte dall'operatività inerente al factoring, composta principalmente da crediti commerciali e presso la Pubblica Amministrazione con scadenze entro l'anno, da crediti con durata a medio-lungo termine, rivenienti principalmente dall'operatività di leasing, finanza strutturata e work-out and recovery.

Relativamente all'attività svolta dal Gruppo nei segmenti Area NPL ed acquisto crediti fiscali da procedure concorsuali, le caratteristiche del modello di business determinano un elevato grado di variabilità con riferimento sia all'importo che alla data di effettivo incasso. In tale ottica, assume particolare rilevanza una puntuale ed attenta gestione dei flussi di cassa. Al fine di assicurare una corretta valutazione dei flussi attesi, anche in ottica di un pricing corretto delle operazioni poste in essere, l'evoluzione degli incassi rispetto ai flussi previsionali viene posta sotto attento monitoraggio.

Durante il 2019 si è rilevato, rispetto ai valori di fine 2018, un significativo incremento delle riserve di liquidità disponibili; l'ammontare di tali riserve di liquidità di elevata qualità (principalmente detenute dal Gruppo presso il conto corrente con Banca d'Italia e titoli governativi facenti parte della riserva infra-giornaliera) consente di soddisfare i requisiti normativi (LCR e NSFR) e interni relativi alla prudente gestione del rischio di liquidità.

Il Gruppo è costantemente impegnato nell'armonico sviluppo delle proprie risorse finanziarie, sia dal punto di vista dimensionale che dei costi, al fine di disporre di riserve di liquidità disponibili adeguate ai volumi di attività attuali e prospettici.

Le funzioni aziendali della Capogruppo preposte a garantire la corretta applicazione della politica di liquidità fanno riferimento alla Direzione Centrale Capital Markets, in riferimento alla gestione diretta della liquidità, alla funzione di Risk Management, cui spetta il compito di proporre l'appetito al rischio, individuare gli indicatori di rischio più opportuni e monitorarne l'andamento in relazione ai limiti prefissati e supportare l'attività dell'Alta Direzione cui spetta il compito, con il supporto della Direzione Centrale Capital Markets, di proporre annualmente al Consiglio di Amministrazione le politiche di funding e di gestione del rischio liquidità e suggerire in corso d'anno gli eventuali opportuni interventi per assicurare lo svolgimento dell'attività in piena coerenza con le politiche di rischio approvate.

Nell'ambito del continuo processo di adeguamento delle procedure e politiche inerenti il rischio di liquidità e tenuto conto dell'evoluzione delle disposizioni di vigilanza prudenziale di riferimento, la Capogruppo utilizza un framework interno di governo, monitoraggio e gestione del rischio di liquidità a livello di Gruppo.

In conformità alle disposizioni di vigilanza la Banca è altresì dotata di un piano di emergenza (Contingency Funding Plan) al fine di salvaguardare il Gruppo bancario da danni o pericoli derivanti da una eventuale crisi di liquidità e garantire la continuità operativa aziendale anche in condizioni di grave emergenza derivante dagli assetti interni e/o dalla situazione dei mercati.

La posizione di rischio di liquidità è oggetto di periodico reporting al Consiglio di Amministrazione della Banca predisposto dalla funzione Risk Management per i vertici aziendali.

Con riferimento alla partecipata polacca, l'attività di tesoreria è coordinata dalla Capogruppo.

Maggiori dettagli informativi di natura quantitativa sono riportati nella sezione E della nota integrativa del Bilancio consolidato del Gruppo Bancario Banca IFIS.

Di seguito viene riportato il valore dell'indicatore LCR calcolato conformemente alle linee guida EBA/GL/2017/01 "Sull'informativa relativa al coefficiente di copertura della liquidità, a integrazione dell'informativa sulla gestione del rischio di liquidità ai sensi dell'articolo 435 del regolamento (UE) n. 575/2013". I dati esposti si riferiscono alla media semplice delle ultime 12 osservazioni mensili a partire dal LCR rilevato a fine esercizio 2019.

0

Mod. EU LIQ1 - Liquidity Coverage Ratio (LCR) 31/12/2019
in milioni di Euro
1.166,50
21 - Riserva di liquidità
22 - Totale dei deflussi di cassa netti
76,37
23 - Coefficiente di copertura della liquidità 1.523,8%

1.4.3.3 Rischio connesso alla quota di attività vincolate

Il rischio connesso alla quota di attività vincolate deriva dall'indisponibilità di attivi prontamente liquidabili tramite vendita, vendita con patto di riacquisto, cessione in garanzia o cartolarizzazione.

Obiettivi e politiche di gestione del rischio connesso alla quota di attività vincolate

Il rischio connesso alla quota di attività vincolate (asset encumbrance) determina:

  • la riduzione della quota di attivi a disposizione dei creditori e dei depositanti non garantiti;
  • l'incremento del rischio di funding e di liquidità, in quanto la quota di attivi impegnati riduce sia la possibilità di ottenere nuova raccolta secured, sia, in caso si tratti di asset di elevata qualità, l'ammontare delle riserve di liquidità disponibili.

Le operazioni per le quali il Gruppo di norma vincola una parte delle proprie attività finanziarie sono riferibili alle seguenti fattispecie:

  • deposito presso Banca d'Italia in qualità di riserva obbligatoria;
  • operazioni in contratti derivati;
  • depositi vincolati dati in garanzia a banche ad operazioni sindacate (iblor deposit);
  • titoli di debito dati in garanzia alla Banca d'Italia correlati ad operazioni di anticipazione infragiornaliera;
  • titoli di debito dati in garanzia alla Banca Centrale Europea per operazioni di TLTRO;
  • crediti eligible per la collateralizzazione presso la Banca d'Italia attraverso il programma ABACO;
  • attivi utilizzati nell'ambito di operazione di auto cartolarizzazione.

Per monitorare il livello di esposizione a tale rischio il Gruppo utilizza il c.d. "asset encumbrance ratio".

La gestione operativa del rischio connesso alla quota di attività vincolate è in capo alla Direzione Capital Market.

A copertura di tale tipologia di rischio non viene allocato capitale interno, tuttavia sono definiti presidi di controllo dedicati svolti dalla funzione Risk Management della Banca. Tali controlli si sostanziano nello svolgimento di stress test giornalieri sul valore delle attività poste in garanzia ad operazioni di finanziamento fornite dalla Banca Centrale Europea ed atti a verificare il potenziale impatto di un detrimento delle stesse nell'ambito del rischio di liquidità.

Inoltre, all'interno del processo di pianificazione strategica e definizione del Funding Plan, il Risk Management provvede a misurare la quota prospettica di encumbered asset ed a valutarne il livello complessivo e la sua sostenibilità rispetto al benchmark di mercato, provvedendo anche in tale sede a sottoporle a stress test sulla base degli scenari definiti.

Sulla base delle evidenze consuntive si rileva che la quota di attività vincolate, rimane in linea con i valori medi attuali del mercato.

Ulteriori informazioni sono riportate nel § 8 del presente documento.

1.4.3.4 Rischio di mercato

Rappresenta il rischio di perdita derivante dai movimenti avversi dei prezzi di mercato (corsi azionari, tassi di interesse, tassi di cambio, prezzi di merci, volatilità dei risk factor, e così via) con riferimento al portafoglio di negoziazione ai fini di Vigilanza (rischi di posizione, regolamento e concentrazione) e all'intero bilancio della Banca (rischio di cambio e di posizione su merci).

Nel corso del 2019 è stato attivato operativamente il processo di gestione del portafoglio di strumenti finanziari detenuti con finalità di investimento proprietario effettuato per il tramite della costituita Direzione Centrale Capital Markets. La declinazione pratica della mission ha trovato concreta attuazione nell'attivazione, durante l'esercizio, di differenti strategie afferenti al Portafoglio di Proprietà.

La strategia di investimento proposta, disciplinata nella "Politica di gestione del Portafoglio di Proprietà di Banca IFIS", si articola in coerenza con la propensione al rischio formulata nel 2019 dal Consiglio di Amministrazione e declinata nella "Politica di Gruppo per la gestione dei Rischi di Mercato" e con il sistema di obiettivi e limiti.

Nell'architettura generale della strategia di investimento si è inteso attribuire centralità ad una "stance" conservativa, costituita principalmente da un portafoglio a basso rischio caratterizzato da un'elevata liquidabilità e da una strategia di ritorni costanti nel medio termine.

In tale ambito la componente afferente al "portafoglio di negoziazione" da cui si origina il rischio di mercato in oggetto, è risultata marginale sia in termini assoluti di valori di rischio rilevati che rispetto ai limiti stabiliti. Il portafoglio di negoziazione risulta principalmente composto dalle componenti opzionali derivanti da operazioni di hedging ed enhancement ancillari alla strategia di investimento negli asset facenti parte del "portafoglio bancario" e dal portafoglio di "discretionary trading", caratterizzato da un'ottica speculativa di breve periodo.

All'interno del portafoglio di negoziazione sono inoltre presenti operazioni residue rivenienti dall'attività di Corporate in cui venivano offerti contratti derivati alla clientela a copertura dei rischi finanziari da questa assunti; tutte le operazioni ancora in essere sono coperte, ai fini dell'annullamento del rischio di mercato, con operazioni "back to back", nelle quali si è assunta, con controparti di mercato esterne, una posizione opposta a quella venduta alla clientela corporate.

Oltre a quanto sopra descritto rientrano, tra le attività generatrici di rischio di mercato, le posizioni in valuta assoggettate al rischio cambio e ai contratti derivati.

In relazione al rischio di cambio, le operazioni in divisa si sostanziano principalmente:

  • in operazioni poste in essere con la clientela di norma correlate alla tipica attività di factoring e lending, per le quali il rischio di cambio viene mitigato sin dall'origine ricorrendo a provvista avente la medesima valuta originaria;
  • in operazioni rientranti nell'attività tipica della Tesoreria per la gestione del mismatching tra gli utilizzi da parte della clientela ed i relativi approvvigionamenti di valuta effettuati sul mercato.

La Banca, per la misurazione dei rischi di mercato del portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza e per la misurazione del rischio di cambio si basa sulle metodologie prescritte dal Regolamento (UE) n. 575/2013 del 26 giugno 2013 – Parte Tre, Titolo IV, e per la relativa applicazione in Italia dalla Circolare 285/2013 per il computo del pertinente requisito patrimoniale regolamentare.

In particolare la metodologia standardizzata permette di calcolare il requisito patrimoniale complessivo, sulla base del cosiddetto "approccio a blocchi" (building-block approach), secondo il quale il requisito complessivo viene ottenuto come somma dei requisiti di capitale a fronte dei seguenti rischi:

  • rischio di posizione che esprime il rischio che deriva dall'oscillazione del prezzo dei valori mobiliari per fattori attinenti all'andamento dei mercati e alla situazione della società emittente; in tale ambito rileva, laddove presente, il rischio di base che esprime il rischio di perdite causate da variazioni non allineate dei valori di posizioni di segno opposto, simili ma non identiche;
  • rischio di regolamento che esprime il rischio di perdita derivante dal mancato regolamento delle transazioni in titoli di debito, titoli di capitale, contratti derivati, valute e merci;
  • rischio di concentrazione che rappresenta l'eventuale copertura patrimoniale aggiuntiva richiesta in caso di superamento temporaneo del limite individuale di fido regolamentare per effetto di posizioni di rischio relative al portafoglio di negoziazione;
  • rischio di cambio che rappresenta il rischio di subire perdite per effetto di avverse variazioni dei corsi delle divise estere sulle posizioni detenute, indipendentemente dal portafoglio di allocazione (portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza e portafoglio bancario).

A livello gestionale, le linee guida sull'assunzione e sul monitoraggio del rischio di mercato sono declinate a livello di Gruppo nella "Politica di Gruppo per la gestione dei Rischi di Mercato", in cui sono state altresì indicate, ai fini di una più rigorosa e dettagliata rappresentazione delle attività di processo, le metriche di misurazione e monitoraggio del rischio in argomento.

In particolare, la misurazione e valutazione dei rischi di mercato si basa sulle diverse caratteristiche (in termini di orizzonte temporale, strumenti di investimento, etc,) delle strategie di investimento del Portafoglio di Proprietà di Banca IFIS. Coerentemente con quanto delineato nel documento "Politica di gestione del Portafoglio di Proprietà di Banca IFIS", in cui sono definite le strategie che si intendono seguire in termini di struttura dei portafogli, strumenti oggetto di operatività e attività in dettaglio.

In tale ambito, il monitoraggio della coerenza del profilo di rischio dei portafogli del Gruppo rispetto agli obiettivi di rischio/rendimento si basa su un sistema di limiti (strategici e operativi) che prevede l'utilizzo combinato di diversi indicatori. In particolare, sono definiti:

  • Limite di Massima Perdita Accettabile;
  • Limite di VaR;
  • Limiti di sensitivity e di greche;
  • Eventuali limiti sulla tipologia di strumenti finanziari ammessi;
  • Eventuali limiti di composizione.

Il rispetto dei limiti assegnati a ogni portafoglio è oggetto di verifica giornaliera.

L'indicatore gestionale di sintesi utilizzato per la valutazione dell'esposizione ai rischi in oggetto è il Value at Risk (VaR), che rappresenta una misura statistica che consente di stimare la perdita che potrebbe verificarsi a seguito di movimenti avversi dei fattori di rischio.

Il VaR viene misurato utilizzando un intervallo di confidenza del 99% e un holding period pari a 1 giorno; esprime la "soglia" di perdita giornaliera che, sulla base di ipotesi probabilistiche, potrebbe essere superata solo nell'1% dei casi. La metodologia utilizzata per il calcolo del VaR è quella della simulazione storica. Con questo approccio il portafoglio viene rivalutato applicando tutte le variazioni dei fattori di rischio registrate nell'anno precedente

(256 osservazioni). I valori così ottenuti sono confrontati con il valore corrente del portafoglio, determinando la relativa serie di perdite o guadagni ipotetici. Il VaR corrisponde al novantanovesimo peggior risultato tra quelli ottenuti.

Il VaR viene inoltre ripartito, con finalità di monitoraggio, tra i fattori di rischio afferenti al portafoglio.

Ad integrazione delle indicazioni di rischio derivanti dal VaR, viene utilizzato gestionalmente, con finalità di monitoraggio, anche l'Expected Shortfall (ES), che esprime la perdita giornaliera che eccede il dato di VaR.

La capacità previsionale del modello di misurazione dei rischi adottato è verificata attraverso un'analisi giornaliera di backtesting che effettua un test retrospettivo, in cui viene confrontato il VaR relativo alle posizioni presenti nel portafoglio al tempo t-1 con il P&L generato da tali posizioni al tempo t.

Il posizionamento sul fronte dei rischi di mercato è oggetto di periodico reporting al Consiglio di Amministrazione, nell'ambito del Tableau de Bord trimestrale predisposto dal Risk Management.

Alla luce di quanto esposto, si ritiene che la rilevanza potenziale dei rischi di mercato a livello di Gruppo sia "bassa".

Ulteriori informazioni sono riportate nel § 10 del presente documento.

1.4.3.5 Rischio aggiustamento della valutazione del credito

Si intende un aggiustamento alla valutazione intermedia di mercato del portafoglio di operazioni di una controparte riconducibile agli strumenti derivati OTC. Tale aggiustamento riflette il valore di mercato corrente del rischio di controparte dell'ente ma non riflette il valore di mercato corrente del rischio di credito dell'ente nei confronti della controparte.

Il rischio di aggiustamento della valutazione del credito (Credit Value Adjustment – CVA) insiste sul medesimo portafoglio assoggettato al rischio di controparte precedente analizzato (cfr. § 1.4.2.3); esso riflette il valore di mercato corrente del rischio stesso.

La Banca, per la misurazione dei rischi di aggiustamento della valutazione del credito e la misurazione del relativo capitale interno, si basa sulla metodologia prescritta dal Regolamento (UE) n. 575/2013 del 26 giugno 2013 – Parte Tre, Titolo VI e per la relativa applicazione in Italia dalla Circolare 285/2013, ai fini del computo del pertinente requisito patrimoniale regolamentare. In particolare per le transazioni riguardanti i derivati, ai fini della misurazione del rischio di aggiustamento della valutazione del credito, adotta il "metodo standardizzato" (articolo 384 CRR).

In relazione sia al basso livello di esposizione del portafoglio di prodotti derivati, sia alla scarsa incidenza del capitale interno assorbito connesso al rischio di aggiustamento della valutazione del credito (CVA) sul totale complessivo del capitale interno assorbito sui rischi, si ritiene che la rilevanza potenziale del suddetto rischio a livello di Gruppo sia "bassa".

1.4.4 Ambito Rischi Operativi e di Reputazione

1.4.4.1 Rischio operativo

Rappresenta il rischio di subire perdite derivanti dall'inadeguatezza o dalla disfunzione di processi, risorse umane, sistemi interni o da eventi esogeni. Rientrano in tale tipologia, tra l'altro, le perdite derivanti da frodi, errori umani, interruzioni dell'operatività, indisponibilità dei sistemi, inadempienze contrattuali, catastrofi naturali. Rientrano nel rischio operativo diverse fattispecie di rischi, che per la rilevanza assunta dalle stesse all'interno del Gruppo, vengono poi valutate separatamente.

Obiettivi e politiche di gestione del rischio operativo

Il Gruppo Banca IFIS ha da tempo definito – coerentemente alle apposite prescrizioni normative ed alle best practices di settore – il quadro complessivo per la gestione del rischio operativo, rappresentato da un insieme di regole, procedure, risorse (umane, tecnologiche e organizzative) ed attività di controllo volte a identificare, valutare, monitorare, prevenire o attenuare nonché comunicare ai livelli gerarchici appropriati tutti i rischi operativi assunti o assumibili nelle diverse unità organizzative. I processi chiave per una corretta gestione del rischio operativo sono peraltro rappresentati dalla raccolta dei dati di perdita operativa (Loss Data Collection - LDC) e dall'autovalutazione prospettica dell'esposizione al rischio operativo (Risk Self Assessment - RSA). In aggiunta, un ulteriore elemento fondamentale del processo di governo e gestione del rischio operativo è, peraltro, rappresentato da un'adeguata formazione delle risorse. Il Gruppo Banca IFIS è costantemente impegnato nella formazione e crescita professionale delle proprie risorse.

Il monitoraggio del rischio operativo è volto ad assicurare un continuo controllo dell'esposizione alla suddetta tipologia di rischio e si esplica attraverso:

  • l'analisi delle evidenze emerse dalle attività di Risk Self Assessment e di Loss Data Collection; nel caso in cui le risultanze dovessero far emergere delle criticità rilevanti, si procede alla identificazione, condivisione e successiva pianificazione delle opportune azioni di remediation con le diverse unità operative impattate e responsabili;
  • la definizione e il calcolo di specifici indicatori di rischio e la verifica periodica del rispetto delle relative soglie di monitoraggio (tali indicatori sono rendicontati trimestralmente nel reporting periodico agli Organi aziendali o in report specifici indirizzati alle strutture interessate).

In particolare, gli indicatori di rischio si contraddistinguono per:

  • la presenza di soglie di allerta/allarme;
  • essere confrontabili con serie storiche.

Considerando l'evolversi del business e del contesto operativo interno ed esterno in cui opera il Gruppo, gli indicatori sono oggetto di periodico aggiornamento/revisione, al fine di censire il mutato perimetro di rischio.

Al riguardo, nel corso dell'esercizio 2019, è stato ulteriormente consolidato il processo di raccolta strutturata e censimento delle perdite derivanti da eventi di rischio operativo, attraverso una costante e continua attività, da parte della funzione di Risk Management, di diffusione tra le strutture aziendali di una cultura orientata alla gestione proattiva dei rischi operativi e quindi di sensibilizzazione al correlato processo di Loss Data Collection. Per rilevanza, sono state uniformate a livello di Gruppo le modalità di gestione e monitoraggio dei rischi operativi, estendendo a tutto il perimetro societario gli strumenti sviluppati ed in uso presso la Capogruppo. In tale contesto: (i) è stato aggiornato il tool dedicato alla raccolta degli eventi di perdita – RiskOp – al fine di renderlo utilizzabile da tutte le società del Gruppo; (ii) sono stati identificati, all'interno delle varie unità operative delle controllate, i nominativi delle persone che ricoprono il ruolo di Risk Champion, quali responsabili della puntuale e completa segnalazione degli eventi di rischio operativo (e di reputazione) che si manifestano durante lo svolgimento dei diversi processi aziendali e per tali figure; (iii) è stata erogata idonea formazione; (iv) è stata avviata un'attività di monitoraggio mensile di un set comune di Key Risk Indicators, da rilevare sia a livello di singola società che a livello di Gruppo, al fine di poter rilevare nel continuo eventuali criticità che si dovessero manifestare. Infine, nel quarto trimestre 2019, sono state avviate le campagne di Risk Self Assessment per il rischio operativo (e di reputazione), adottando le metodologie definite a livello di Gruppo che consentono una valutazione omogenea dei rischi prospettici.

La fase di mitigazione del rischio operativo si concretizza nell'individuazione e nell'esecuzione di interventi orientati alla prevenzione e all'attenuazione dell'esposizione al rischio operativo (attraverso iniziative correttive o di adeguamento di processi, sistemi, ecc.) oppure di interventi di trasferimento del rischio (attraverso la stipula di polizze assicurative). In particolare, gli interventi di mitigazione sono valutati ed eventualmente attivati in sede di identificazione di specifiche aree di vulnerabilità sulla base dell'analisi delle evidenze risultanti dalle attività di LDC e RSA oppure di violazione delle soglie prefissate per gli indicatori di rischio; le fasi possono essere così sintetizzate:

  • esaminare e condividere le proposte di azioni correttive relative ai processi aziendali con un livello di rischio operativo ritenuto rilevante;
  • definire il piano di attuazione degli interventi proposti, individuando priorità, tempi e risorse coinvolte;
  • razionalizzare ed ottimizzare le azioni di mitigazione in un'ottica costi/ benefici;
  • verificare nel continuo lo stato di avanzamento e l'efficacia degli interventi attivati.

In relazione alle società del Gruppo Banca IFIS, si specifica che la gestione del rischio operativo risulta, allo stato attuale, assicurata dallo stretto coinvolgimento della Capogruppo che assume decisioni in ordine alle strategie per quanto riguarda la gestione dei rischi e il framework complessivo di gestione del rischio operativo è stato integrato, come precedentemente riportato, nelle società controllate. Le funzioni principalmente preposte all'allestimento di adeguati presidi dei rischi operativi sono l'unità Organizzazione, cui compete la definizione e l'adeguamento nel tempo degli assetti organizzativi e dei processi aziendali, e l'unità ICT, cui compete gli interventi correttivi o evolutivi sugli applicativi utilizzati. Spetta alle singole strutture operative il presidio diretto dei rischi operativi (controlli di linea); ulteriori presidi di controllo sono affidati alle funzioni di controllo di secondo livello ed in particolare con riferimento al Risk Management, nel cui ambito sono presenti delle professionalità dedicate al monitoraggio dei rischi operativi.

Nel perimetro dei rischi operativi rientrano diverse fattispecie di rischi. Al riguardo rilevano:

  • il rischio di frode, inteso come il rischio del Business di incorrere nello svolgimento della propria attività di intermediario finanziario in atti illeciti rappresentati - a mero titolo di esempio - da alterazioni, contraffazioni, falsificazioni documentali, appropriazioni indebite e/o mancata consegna beni, furti di identità, truffe carosello e/o generate da collusione tra soggetti coinvolti nei contratti conclusi per i prodotti finanziati. La rilevazione, lo studio e l'analisi dei casi di frode subita, la valutazione dei processi, l'individuazione delle debolezze e l'identificazione dei presidi volti alla mitigazione del rischio frode, sono attività ordinarie e giornaliere che consentono alla funzione Antifrode di affinare i presidi esistenti finalizzati all'identificazione delle cosiddette "red flags antifrode" (indicatori di rischio frode) e di crearne nuovi all'occorrenza; tale attività è supportata dall'utilizzo di banche dati (Cerved, Crif, Assilea) e di strumenti informatici dedicati (Scipafi, sistemi di detection fraud relativi agli strumenti di pagamento) e dalle persone dei team delle funzioni coinvolte (es. Pagamenti e Monetica e Prodotti di conto per ecc.) a cui vengono date indicazioni su eventuali casistiche rilevate. L'attività di mitigazione del rischio si completa attraverso l'erogazione di specifici training antifrode erogati alle strutture operative e non del gruppo che possono essere coinvolte – nel quotidiano - nel processo di prevenzione frodi.
  • il rischio informatico, ovvero il rischio di perdite corrente o potenziale dovuto all'inadeguatezza o al guasto di hardware e software di infrastrutture tecniche suscettibile di compromettere la disponibilità, l'integrità, l'accessibilità e la sicurezza di tali infrastrutture e dei dati. L'analisi del rischio informatico costituisce uno strumento a garanzia dell'efficacia ed efficienza delle misure di protezione delle risorse ICT, permettendo di graduare le misure di mitigazione nei vari ambienti in funzione del profilo di rischio del Gruppo. Il modello implementato prevede l'utilizzo delle seguenti componenti: (i) il valore del Servizio IT, una valutazione qualitativa del valore che un Servizio IT ha per il business del Gruppo, calcolato in funzione della criticità che assume, per tale Servizio, una perdita di riservatezza, integrità, disponibilità, legalità e di non ripudio; (ii) la suscettibilità al danno, elemento qualitativo che rappresenta l'esposizione potenziale alle minacce a prescindere dal valore dei Servizi IT cui sono correlate.

  • il rischio di non conformità, ovvero il rischio il rischio di incorrere in sanzioni giudiziarie o amministrative, perdite finanziarie rilevanti o danni di reputazione in conseguenza di violazioni di norme imperative (di legge o di regolamenti) ovvero di autoregolamentazione. Al riguardo, il Gruppo si è dotato di una metodologia qualitativa per la valutazione dello stesso, la quale prevede in particolare: i) lo svolgimento di verifiche di conformità, secondo un approccio risk based, che permette di valutare la completezza e l'adeguatezza dei processi nonché la funzionalità e l'affidabilità dei presidi posti in essere al fine di garantire una corretta gestione del rischio di non conformità; ii) lo svolgimento di controlli continuativi per mezzo dei quali viene testata l'effettività dei presidi in essere; iii) la mappa dei controlli continuativi viene aggiornata al fine di includere ulteriori controlli atti ad esaminare i presidi individuati e /o richiesti nell'ambito delle proprie verifiche. La funzione Compliance presiede, secondo un approccio risk based, alla gestione del rischio di non conformità con riguardo a tutta l'attività del Gruppo.

  • il rischio di riciclaggio e finanziamento al terrorismo, ovvero il rischio attuale o prospettico di perdite derivanti dalle ripercussioni, anche reputazionali, di attività di riciclaggio e finanziamento al terrorismo. Al riguardo il Gruppo effettua un esercizio di autovalutazione (risk self assessment) in linea con le previsioni di cui all'art. 15 del D.Lgs. 231/2007 e con le "Disposizioni in materia di organizzazione, procedure e controlli interni volti a prevenire l'utilizzo degli intermediari a fini di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo" emanate da Banca d'Italia il 27 marzo 2019. Tale esercizio di autovalutazione è basato su una metodologia quali-quantitativa atta a identificare il livello potenziale di esposizione al rischio nonché a misurare la vulnerabilità dei sistemi di presidio in essere. La funzione preposta alla gestione per il Gruppo del rischio di riciclaggio e finanziamento al terrorismo è la funzione Antiriciclaggio.
  • il rischio di errata informativa finanziaria, inteso come azione volontaria o involontaria potenzialmente generatrice di errori nel bilancio del Gruppo. Il processo di valutazione, sviluppato internamente, si ispira ai principi e alle linee guida definiti dall'Internal Control – Integrated Framework emanate dal Committee of Sponsoring Organizations of the Treadway Commission (noto come CoSO) e dal Control Objectives for Information and related Technology (noto come CobiT), considerati modelli di riferimento accettati a livello internazionale. L'analisi è volta ad identificare e mitigare i principali rischi cui la società è esposta nell'esecuzione delle transazioni rilevanti che generano le informazioni contenute nel bilancio e in generale in ogni altra informativa di natura finanziaria. La funzione preposta all'allestimento e al monitoraggio di adeguati presidi è la funzione Monitoraggio e Controllo dell'Informativa Finanziaria.

I rischi informatico, di non conformità, di riciclaggio e finanziamento al terrorismo, di errata informativa finanziaria, vengono valutati e rappresentati separatamente attraverso degli assessment qualitativi dedicati, definiti dalle rispettive unità competenti. Per quanto riguarda il rischio frode, questo viene valutato nell'ambito del più ampio processo di gestione dei rischi operativi; tuttavia, vista la peculiarità di tale rischio, come sopra riportato all'interno della funzione di Risk Management della Banca sono presenti attività di prevention e detection dedicate.

Il Gruppo Bancario, per la misurazione del rischio operativo e per la misurazione del capitale interno, in considerazione delle dimensioni e della limitata complessità operativa, si è basato sul "metodo base" disciplinato dal Regolamento (UE) n. 575/2013 del 26 giugno 2013 – Parte Tre, Titolo III e per la relativa applicazione in Italia dalla Circolare 285/2013 ai fini del computo del requisito patrimoniale regolamentare. In particolare calcola il requisito patrimoniale minimo obbligatorio a fronte dei rischi operativi ricorrendo al metodo dell'indicatore di base (BIA – Basic Indicator Approach). Il metodo quantifica l'assorbimento di capitale nella misura del 15% della media degli ultimi tre esercizi dei valori dell' "indicatore rilevante" di cui all'art. 316 Regolamento (UE) n. 575/2013 del 26 giugno 2013 rappresentativo dei volumi di operatività aziendale.

Ulteriori informazioni sono riportate nel § 11 del presente documento.

1.4.4.2 Rischio di modello

Rappresenta la possibilità che si registrino impatti economici e/o patrimoniali derivanti dallo sviluppo e implementazione di qualsiasi modello, proprietario e non, da parte del Gruppo e dall'uso improprio o errato dei risultati prodotti dai modelli utilizzati.

Obiettivi e politiche di gestione del rischio di modello

Un modello può essere definito come "un sistema, una metodologia quantitativa o un approccio che applica tecniche statistiche, economiche, finanziarie o teorie matematiche e assunzioni al fine di processare i dati di input ed ottenere stime quantitative"3 .

Un modello è costituito da tre componenti:

  • informazioni di partenza, che si concretizzano in dati di input, ipotesi e assunzioni;
  • il processo, attraverso il quale gli input vengono trasformati in stime;
  • il reporting, che converte le stime in informazioni utili per il business di riferimento.

Nell'accezione del Gruppo Banca IFIS, il rischio di modello coinvolge l'utilizzo di modelli interni anche se utilizzati esclusivamente per fini gestionali. In particolare, per ordine di rilevanza, ci si riferisce ai modelli utilizzabili dalla Banca e/o dal Gruppo per la valutazione delle poste patrimoniali, il calcolo dei requisiti di capitale e dei parametri connessi alla quantificazione della posizione di liquidità dei piani strategici e dei business plan.

Nel corso del 2019 sono state terminate le attività relative alla definizione del processo e della metodologia volta alla gestione di tale rischio. Inoltre è stata condotta la prima attività di valutazione dell'esposizione al rischio modello volta ad effettuare un'analisi quali-quantitativa del rischio associato ai singoli modelli in essere presso il Gruppo.

A copertura di tale tipologia di rischio non viene allocato capitale interno, tuttavia sono definiti presidi di controllo dedicati svolti dalla funzione Convalida, posta in staff al Chief Risk Officer.

1.4.4.3 Rischio di reputazione

Rappresenta il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da una percezione negativa dell'immagine della Banca da parte di clienti, controparti, azionisti della Banca, investitori o Autorità di Vigilanza.

Obiettivi e politiche di gestione del rischio di reputazione

Il rischio di reputazione è un rischio trasversale che impatta tutte le entità del Gruppo che, per la loro operatività, hanno rapporti con l'esterno. Il rischio di reputazione è considerato un rischio di secondo livello, in quanto è generato dalla manifestazione di altre tipologie di rischio, quali il rischio di non conformità, il rischio strategico e in particolar modo i rischi operativi.

Al fine di valutare l'incidenza del rischio di reputazione sono considerati i fattori sia esterni che interni che potrebbero creare danni reputazionali al Gruppo e gli stakeholders di volta in volta impattati.

Tra i principali fattori endogeni rientrano:

  • eventi di manifestazione del rischio operativo;
  • la violazione di norme di etero regolamentazione (leggi e regolamenti) e autoregolamentazione (codici di condotta, codici etici);
  • il manifestarsi di altri rischi non adeguatamente presidiati (ad es. rischi di mercato, di liquidità, legali, strategici);
  • l'inefficace o errata gestione della comunicazione interna o esterna;
  • comportamenti degli esponenti aziendali, dei dipendenti o dei collaboratori.

Tra i principali fattori esogeni si riscontrano i commenti e i dibattiti sviluppatisi sui media, sui social network, sui blog, e/ o sugli altri strumenti di comunicazione digitale, riguardanti informazioni od opinioni lesive della reputazione del Gruppo e/ o delle Società che lo compongono.

3 Cfr. "Supervisory guidance on model risk management" pubblicato nel 2011 di concerto dal "Board of Governors of the Federal Reserve System" e dall'"Office of the Controller of the Currencies".

Gli stakeholders impattati possono essere diversi:

  • clienti: viene pregiudicata la componente fiduciaria insita nel rapporto con il pubblico dovuta, ad esempio, ad inefficienze nelle prassi operative o a forzature commerciali;
  • dipendenti e collaboratori: perdita o diminuzione di fiducia/ stima dei dipendenti e collaboratori nei confronti dell'azienda derivanti, ad esempio, da eventi relativi all'ambito giuslavoristico;
  • azionisti e investitori: perdita o diminuzione di fiducia/ stima degli azionisti e dei mercati finanziari a causa di fattori quali, ad esempio, la presunta incapacità di raggiungere dei risultati soddisfacenti, comportamenti incoerenti rispetto a principi etici, percezione di non integrità manageriale, ecc.;
  • territorialità e collettività: perdite o diminuzione di fiducia/ stima delle comunità territoriali e degli opinion maker;
  • Autorità di Vigilanza: perdita o diminuzione di fiducia/ stima delle Autorità di Vigilanza nei confronti del Gruppo a causa di omissioni o inadempienze derivanti dal mancato rispetto di obblighi previsti dalla legge o da disposizioni regolamentari;
  • fornitori e controparti: perdita o diminuzione di fiducia/ stima dei fornitori e delle controparti.

Gli effetti derivanti dalla manifestazione di eventi reputazionali posso essere:

  • turnover del personale e perdita di figure con elevato know-how;
  • insoddisfazione e riduzione della clientela;
  • lamentele e contestazioni;
  • contenziosi legali;
  • sanzioni amministrative/ civili/ penali;
  • variazione del rating attribuito da agenzie esterne;
  • percezione di rumors relativi al Gruppo;
  • articoli negativi presenti sui media locali, nazionali o internazionali;
  • pubblicazione di commenti negativi sui social network.

Il Gruppo ha concentrato l'attività di gestione e monitoraggio del rischio di reputazione sugli ambiti di operatività che possono essere recepiti dagli stakeholder come elementi di valutazione negativi; nello specifico:

  • le caratteristiche e le dinamiche di sviluppo della raccolta online configurano un rischio di reputazione elevato sul fronte della raccolta da clientela retail;
  • l'elevata numerosità delle controparti debitrici riconducibili all'operatività nel settore dei crediti di difficile esigibilità ed il coinvolgimento di soggetti esterni al Gruppo nell'attività di recupero introduce un fattore potenzialmente rilevante dal punto di vista reputazionale;
  • il segmento Leasing inoltre si avvale di una rete di agenti esterni per lo sviluppo del business, ed anche questo aspetto può comportare dei danni reputazionali per il Gruppo;
  • questo rischio, infine, assume particolare rilevanza anche nei confronti delle controparti bancarie come fonti di finanziamento, anche se efficacemente mitigato dallo sviluppo di relazioni operative dirette e dalla natura professionale delle controparti stesse, nonché da una crescente diversificazione delle fonti di finanziamento posta in essere dal Gruppo.

Il Gruppo ha definito e adottato un framework complessivo per il governo e la gestione del rischio di reputazione suddiviso nelle seguenti fasi:

  • identificazione delle minacce reputazionali che insistono sull'operatività del Gruppo;
  • valutazione e monitoraggio dell'esposizione al rischio di reputazione attraverso: (i) la conduzione di un periodico esercizio di Risk Self Assessment; (ii) la definizione e il calcolo di specifici indicatori di rischio nonché la verifica del rispetto delle relative soglie di monitoraggio; (iii) il censimento, nell'ambito dell'attività di Loss Data Collection propria del processo di gestione del rischio operativo, di eventuali effetti reputazionali derivanti dagli eventi di rischio operativo;
  • mitigazione del rischio di reputazione attraverso l'identificazione e l'esecuzione di interventi correttivi o di adeguamento volti a prevenire e attenuare l'esposizione al rischio di reputazione;

• predisposizione di flussi informativi periodici volti a raccogliere e rendicontare le evidenze risultati dalle attività previste nel processo di gestione del rischio di reputazione.

In particolare, la metodologia di Risk Self Assessment in ambito rischio di reputazione si basa sull'identificazione della lista di minacce alla reputazione, partendo dai rischi operativi presenti nell'RSA; tali minacce sono poi oggetto di valutazione a livello di singola unità organizzativa al fine di tracciare:

  • l'impatto reputazionale, ovvero le conseguenze reputazionali che si possono potenzialmente manifestare;
  • la frequenza, intesa in termini di numero di probabilità di accadimento della potenziale minaccia reputazionale;
  • i presidi in essere, ovvero il livello di mitigazione presente.

Il processo valutativo conduce ad un giudizio di sintesi relativo al rischio di reputazione, espresso su scala ordinale. A copertura di tale tipologia di rischio non viene allocato capitale interno.

In ambito rischio di reputazione, si segnala una costante e continua attività, da parte del Risk Management, di diffusione tra le strutture aziendali di una cultura orientata alla gestione pro-attiva del rischio e quindi di sensibilizzazione per rilevare prontamente eventuali criticità che si dovessero manifestare nei diversi ambiti di operatività del Gruppo. Nel corso dell'esercizio 2019, è stata svolta presso le controllate analoga attività di diffusione del framework di gestione del suddetto rischio, così come effettuato per il rischio operativo. Infine, nel quarto trimestre 2019 è stata avviata la campagna di Risk Self Assessment per il rischio di reputazione, adottando le nuove metodologie definite a livello di Gruppo che consentono una valutazione omogenea dei rischi prospettici.

1.4.5 Altri ambiti di rischio

1.4.5.1 Rischio strategico

Rappresenta il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da cambiamenti del contesto operativo o da decisioni aziendali errate, attuazione inadeguata di decisioni, scarsa reattività a variazioni del contesto competitivo.

Obiettivi e politiche di gestione del rischio strategico

Il rischio strategico riveste una particolare importanza nell'ambito del processo di valutazione della sostenibilità del modello di business del Gruppo; esso è considerato un rischio rilevante.

Come specificato nel documento "Politica di Gruppo per la Pianificazione Strategica", la definizione del modello di business complessivo del Gruppo e l'identificazione delle strategie di business sono in capo al Consiglio di Amministrazione e all'Amministratore Delegato della Capogruppo.

A valle di un processo di condivisione con il Direttore Generale ed i Responsabili delle diverse unità operative, la Direzione Governo Piano Industriale, Pianificazione e Controllo di Gestione predispone il Piano Strategico contenente gli obiettivi strategici definiti dal Consiglio di Amministrazione e valuta i rischi e la sostenibilità in termini di dotazione di capitale. Inoltre, il Consiglio di Amministrazione valuta il rischio di attuazione, ovvero il grado di vulnerabilità della strategia aziendale e della posizione patrimoniale del Gruppo.

La gestione del rischio strategico è quindi in capo agli Organi di Supervisione Strategica e di Gestione della Capogruppo. L'Organo di Supervisione Strategica di ogni singola società del gruppo, nell'ambito del processo di pianificazione strategica di Gruppo, effettuate le opportune valutazioni per la miglior tutela degli interessi della società e nell'ambito delle prescrizioni ricevute, recepisce il Piano Strategico di Gruppo ed il business model di gruppo, con particolare riferimento alla componente di propria competenza.

Il Risk Management della Capogruppo supporta gli Organi aziendali nella valutazione della sostenibilità delle strategie di business e l'incidenza del rischio strategico attraverso degli opportuni presidi di controllo, quali:

  • il monitoraggio degli obiettivi previsti dal piano strategico, che attualizza, tempo per tempo, le direttrici di sviluppo in relazione all'avanzamento della gestione;
  • la verifica nel continuo della sostenibilità patrimoniale del piano strategico, attraverso il monitoraggio degli indicatori strategici e delle relative soglie di risk appetite, risk tolerance, soglie di allarme e risk capacity;
  • la verifica della redditività a rischio del capitale investito.

La verifica e la rendicontazione trimestrale del posizionamento aziendale con riferimento agli indicatori individuati è integrata nel sistema di reporting periodico per i vertici aziendali (Tableau de Bord).

Tale tipologia di rischio è di difficile quantificazione e rientra, per la sua natura qualitativa, tra i rischi non misurabili.

1.4.5.2 Rischio di leva finanziaria eccessiva

Rischio che un livello di indebitamento particolarmente elevato rispetto alla dotazione di mezzi propri renda il Gruppo vulnerabile, rendendo necessaria l'adozione di misure correttive al proprio piano industriale, compresa la vendita di attività con contabilizzazione di perdite che potrebbero comportare rettifiche di valore anche sulle restanti attività.

Il rischio di leva finanziaria eccessiva impatta in modo trasversale il Gruppo e la valutazione dell'incidenza di tale rischio è puramente qualitativa.

Il rischio di leva è soggetto a limiti quantitativi: non è previsto un requisito patrimoniale di primo pilastro, né il rischio concorre alla definizione del capitale interno complessivo. Il rischio viene monitorato trimestralmente

attraverso il calcolo dell'indicatore di leverage ratio in linea con quello regolamentare e calcolato come rapporto fra Capitale di classe 1 (Tier 1) e una misura dell'esposizione complessiva che comprende poste in bilancio ed elementi fuori bilancio non dedotti.

Il rischio di leva finanziaria è incluso nel RAF e pertanto è assoggettato alle procedure e ai meccanismi di controllo in esso previste. Il Leverage Ratio è uno dei Key Risk Indicator monitorati in ambito RAF per l'anno 2019; nel corso del 2019 è risultato circa tre volte superiore rispetto al valore minimo EBA del 3% coincidente con la Risk Capacity definita nel RAF.

La rilevanza potenziale del rischio di leva finanziaria a livello di Gruppo è valutata "bassa".

Ulteriori informazioni sono riportate nel § 16 del presente documento.

1.4.6 Monitoraggio e Reporting

Il monitoraggio degli obiettivi di rischio è funzionale all'individuazione di eventuali criticità dei momenti di pianificazione e gestione aziendale dei rischi ed è propedeutica all'implementazione di azioni correttive e di riallineamento, nel rispetto dei principi generali di sana e prudente gestione aziendale.

Tale attività fa capo al Risk Management che ha il compito di assicurare il presidio e la gestione integrata dei rischi garantendo lo sviluppo e il miglioramento delle metodologie e dei modelli relativi alla loro misurazione.

Il Risk Management, coadiuvato dalle unità organizzative specialistiche e dalle altre unità organizzative di controllo, produce una reportistica periodica verso gli Organi e le unità aziendali al fine di permettere la verifica della coerenza tra l'attuazione del RAF, gli obiettivi strategici e le soglie approvate.

Annualmente vengono redatti, fra gli altri per rilevanza, i documenti di aggiornamento: (i) per la determinazione della propensione al rischio del Gruppo (Risk Appetite Framework - RAF); (ii) di valutazione dell'adeguatezza patrimoniale (Internal Capital Adequacy Assessment Process – ICAAP) e della liquidità (Internal Liquidity Adequacy Assessment Process – ILAAP); (iii) del piano di emergenza per fronteggiare situazioni avverse nel reperimento di fondi e per il pronto ripianamento di eventuali carenze di liquidità (Contingency Funding and Recovery Plan - CFRP).

Nel corso del 2019 è stato altresì redatto il Piano di Risanamento di Gruppo (Recovery Plan), un documento contenente le misure preparatorie volte a prevenire ed a risolvere tempestivamente eventuali situazioni di crisi; in esso sono descritte le modalità con cui il Gruppo intende ripristinare una condizione di equilibrio patrimoniale e finanziario in condizioni di severo deterioramento tecnico (near to default). Nel mese di marzo la funzione Risk Management ha collaborato all'aggiornamento annuale del piano operativo di gestione degli NPL di breve e di medio e lungo termine, successivamente approvato dal Consiglio di Amministrazione e trasmesso alla Banca d'Italia, all'interno del quale sono state descritte le strategie di gestione per la riduzione dello stock dei crediti deteriorati e le azioni da intraprendere per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione prefissati per il triennio 2019-2021 per i principali comparti in cui il Gruppo opera.

In via successiva, la funzione di Risk Management ha altresì fornito supporto agli Organi aziendali, in sede di predisposizione del Piano Strategico triennale 2020-2022, nella valutazione della sostenibilità delle strategie di business e l'incidenza del rischio strategico.

In aggiunta, con cadenza trimestrale, la funzione di Risk Management predispone idonea reportistica per il Consiglio di Amministrazione (Tableau de Bord) che consente il monitoraggio non solo degli indicatori strategici ma anche degli indicatori di rischio gestionali. Si affianca, infine, un'articolata reportistica periodica di supporto alle strutture di business del Gruppo.

1.5 Sistema di Governance (Art. 435 co.2)

Lo Statuto prevede che la Società sia amministrata da un Consiglio di Amministrazione composto da un minimo di cinque a un massimo di quindici membri eletti dall'Assemblea la cui carica dura per un periodo non superiore a tre esercizi, stabilito all'atto della nomina, e scade alla data dell'Assemblea convocata per l'approvazione del bilancio relativo all'ultimo esercizio della loro carica. La nomina degli Amministratori avviene sulla base del meccanismo del voto di lista da parte dell'assemblea dei soci, in ottemperanza alle vigenti disposizioni e al rispetto dei criteri di composizione relativi alla presenza di amministratori di minoranza, indipendenti, e che rispettino l'equilibrio fra generi.

Al fine di favorire una ottimale individuazione delle candidature da proporre per il rinnovo dell'Organo Amministrativo, a supporto dei Soci ed in ottemperanza alle Disposizioni di Vigilanza per le banche in materia di Governo societario, il Consiglio di Amministrazione identifica preventivamente, con il supporto del Comitato Nomine, la propria composizione quali-quantitativa considerata ottimale individuando e motivando il profilo teorico dei candidati. Le analisi condotte, riportate nel documento "Composizione quali-quantitativa ottimale del Consiglio di Amministrazione di Banca Ifis", vengono pubblicate sul sito internet della Banca.

I soci, in occasione dell'Assemblea del 19 marzo 2019, hanno nominato il Consiglio di Amministrazione in carica per il triennio 2019-2021 eleggendo 12 consiglieri, rispettando la composizione quali-quantitativa dell'Organo adeguata in termini di diversificazione di genere (la componente femminile è passata da 3 a 4 elementi rispetto al precedente mandato) e di ruolo attribuito ai consiglieri (il numero di amministratori indipendenti è passato da 4 a 7); nonché adeguata alla complessità e ai lavori dell'Organo e in linea con gli attuali orientamenti che prediligono una composizione dello stesso non pletorica e dotata di un grado di eterogeneità adeguato a consentire agli amministratori un fattivo contributo alle attività del Consiglio.

Il Consiglio, con il supporto del Comitato Nomine, in ottemperanza delle Istruzioni di Vigilanza per le banche (Titolo II, Capitolo 2, sezioni I e II) in data 9 maggio 2019, entro trenta giorni dalla nomina, ha effettuato la verifica per ognuno dei suoi componenti del possesso dei requisiti di professionalità e onorabilità di cui agli artt. 1, 3, 4 e 5 del D. M. 161/98, l'inesistenza delle cause di sospensione di cui all'art. 6 del medesimo D.M. 161/98 nonché l'assenza di cariche in imprese o gruppi di imprese concorrenti. Altresì, in conformità a quanto previsto dal Codice di Autodisciplina di Borsa Italiana, ha svolto i necessari accertamenti in ordine al possesso dei requisiti di indipendenza.

Il Consiglio verifica poi con cadenza annuale l'idoneità dei propri componenti a svolgere le funzioni attribuite all'organo sotto il profilo della professionalità, dell'onorabilità e dell'indipendenza, nell'ambito del processo di autovalutazione previsto dalla Circolare di Banca d'Italia n. 285/2013 (Titolo IV, Capitolo 1) e finalizzato ad assicurare una verifica del corretto ed efficace funzionamento dell'organo e della sua adeguata composizione, ad individuare i principali punti di debolezza, a promuoverne la discussione all'interno dell'Organo e definire le azioni correttive da adottare, nonché a rafforzare i rapporti di collaborazione e di fiducia tra i singoli componenti.

Maggiori informazioni relative al processo di selezione dei membri del Consiglio, al processo di autovalutazione, al numero degli incarichi di amministratore affidati ai membri dell'organo di gestione e ulteriori informazioni relative alle conoscenze, competenze ed esperienza dei consiglieri sono fornite nella "Relazione su Governo Societario e Assetti Proprietari per l'esercizio 2019".

Il Consiglio di Amministrazione, in ottemperanza alle disposizioni dettate dalla Circolare 285/2013 e dal Codice di Autodisciplina, ha costituito nel proprio ambito un Comitato Controllo e Rischi composto da cinque dei dodici componenti del Consiglio di Amministrazione scelti tra gli amministratori non esecutivi, tutti indipendenti.

Nel corso del 2019 il Comitato si è riunito per 24 volte, sei delle quali in forma congiunta con il Collegio Sindacale, una in forma congiunta con Comitato Nomine, Comitato Remunerazioni e Collegio Sindacale e una congiunta solo con Comitato Nomine e Comitato Remunerazioni. Dall'inizio dell'anno 2020 sino alla data di approvazione del presente documento il Comitato si è riunito sei volte, delle quali due in via congiunta con il Collegio Sindacale. Il Comitato Controllo e Rischi svolge funzioni di supporto al Consiglio di Amministrazione in materia di gestione dei rischi e sistema di controlli interni, prestando particolare attenzione a tutte quelle attività strumentali necessarie affinché il Consiglio possa addivenire ad una corretta ed efficace determinazione del Risk Appetite Framework e delle politiche di governo dei rischi.

Il flusso informativo sui rischi che è destinato, previo parere favorevole del Comitato Controllo e Rischi, al Consiglio di Amministrazione, è individuato con specifica regolamentazione interna e si compone principalmente di documenti predisposti dalle funzioni di controllo e concernenti la pianificazione delle attività e la relativa rendicontazione (relazioni annuali e tableau de bord trimestrali che sono successivamente trasmessi alla Banca d'Italia) nonché altre verifiche previste dalla normativa vigente (reportistica sui rischi rilevanti assunti dal gruppo, informativa sulle verifiche concernenti il governo e la gestione del rischio di liquidità, relazione sulle funzioni operative importanti esternalizzate, RAF, resoconto ICAAP e ILAAP, Recovery Plan etc.).

In qualità di Capogruppo, Banca IFIS ha la responsabilità di assicurare, attraverso l'attività di direzione e coordinamento, la coerenza complessiva dell'assetto del Gruppo e di verificare l'adempimento da parte delle società controllate delle disposizioni necessarie per dare attuazione alle istruzioni di carattere generale e particolare impartite dalla Banca d'Italia nell'interesse della stabilità del Gruppo con riguardo, per ciò che in questa sede rileva, alla vigilanza informativa e regolamentare riferita al governo societario. In ottemperanza di tale principio, il Consiglio di Banca IFIS si esprime in tema di designazioni dei componenti degli Organi Societari delle società controllate e di compensi. Sulla base del principio di semplificazione societaria che la Banca persegue, e in considerazione del fatto che questi Organi sono tenuti ad operare all'interno della direzione e coordinamento della Capogruppo, i Consigli di Amministrazione individuati per le società controllate hanno un perimetro limitato sia per estensione temporale che per mandato e la maggior parte dei soggetti inseriti sono diretta espressione della gestione e del business di Banca IFIS; in tal modo, è assicurata l'immediata integrazione nei segmenti di business in cui il Gruppo è coinvolto e contemporaneamente una rispondenza alle indicazioni di direzione al coordinamento della Capogruppo.

2. Ambito di applicazione (Art. 436 CRR)

Gli obblighi di informativa di cui al presente documento si applicano a Banca IFIS S.p.A. Capogruppo del Gruppo Bancario Banca IFIS iscritto all'Albo dei Gruppi Bancari.

L'area di consolidamento ai fini del bilancio è definita sulla base dei principi contabili internazionali (IAS/IFRS) e più in particolare dallo IFRS 10, mentre l'articolo 19 del CRR prevede l'inclusione ai fini del consolidamento prudenziale della Holding del gruppo bancario non consolidata nel patrimonio netto contabile.

Ai fini prudenziali si sono applicati i metodi di consolidamento previsti dalla Circolare della Banca d'Italia n° 285 del 17 dicembre 2013 (e successivi aggiornamenti) – "Disposizioni di vigilanza per le banche". In particolare si è applicato il metodo di consolidamento integrale alle società bancarie, finanziarie e strumentali appartenenti al Gruppo Bancario.

Si rappresenta di la struttura del Gruppo Banca IFIS al 31 dicembre 2019:

Tab.1 - Principali informazioni relative alle società del Gruppo

Sede Rapporto di partecipazione
Ragione sociale Settore Tipo di
rapporto
(*)
Impresa partecipante Quota % Disponibilità voti
La Scogliera S.p.A. Holding operativa
finanziaria
Mestre (Italia) X X X X
Banca IFIS S.p.A. Attività bancaria Mestre (Italia) - - - -
IFIS FINANCE Sp. Z.o.o. Società finanziaria Varsavia
(Polonia)
1 BANCA IFIS S.p.A. 100% 100%
IFIS Rental Services S.r.l. Società non finanziaria Milano
(Italia)
1 BANCA IFIS S.p.A. 100% 100%
IFIS NPL S.p.A. Società finanziaria Mestre (Italia) 1 BANCA IFIS S.p.A. 100% 100%
Cap.Ital.Fin. S.p.A. Società finanziaria Napoli 1 BANCA IFIS S.p.A. 100% 100%
Credifarma S.p.A. Società finanziaria Roma 1 BANCA IFIS S.p.A. 70% 70%
FBS S.p.A Società finanziaria Milano
(Italia)
1 BANCA IFIS S.p.A. 100% 100%
FBS Real Estate S.p.A. Società non finanziaria Milano
(Italia)
1 FBS S.p.A. 99,28% 99%
IFIS ABCP Programme S.r.l. Veicolo di
cartolarizzazione
Conegliano
(Italia)
4 Altra 0% 0%
Indigo Lease S.r.l. Veicolo di
cartolarizzazione
Conegliano
(Italia)
4 Altra 0% 0%
Elipso Finance S.r.l. Veicolo di
cartolarizzazione
Conegliano
(Italia)
7 FBS S.p.A. 50% 50%

(*) Tipo di rapporto:

  • 1 = maggioranza dei diritti di voto nell'assemblea ordinaria
  • 2 = influenza dominante nell'assemblea ordinaria
  • 3 = accordi con altri soci
  • 4 = altre forme di controllo
  • 5 = direzione unitaria ex art. 26, comma 1, del "decreto legislativo 87/92"
  • 6 = direzione unitaria ex art. 26, comma 2, del "decreto legislativo 87/92"
  • 7 = controllo congiunto

La struttura del Gruppo al 31 dicembre 2019 è composta dalla controllante Banca IFIS S.p.A., dalle società controllate al 100% IFIS Finance Sp. Z o. o., IFIS Rental Services S.r.l., IFIS NPL S.p.A. e Cap.Ital.Fin. S.p.A., dalla società controllata al 70% Credifarma S.p.A. e, a seguito dall'acquisizione del Gruppo FBS completata il 7 gennaio 2019, dalle società FBS S.p.A. controllata al 100%, FBS Real Estate S.p.A. controllata al 99,28% e dalla società Elipso Finance S.r.l. controllata in modo congiunto al 50%. Si segnala inoltre che la partecipazione al 100% nella società Two Solar Park 2008 S.r.l. è stata ceduta a terzi in data 26 giugno 2019.

Tutte le società sono state consolidate utilizzando il metodo integrale ad eccezione della controllata in modo congiunto Elipso Finance S.r.l. che viene consolidata con il metodo del Patrimonio Netto.

Si precisa che all'interno del Gruppo non vi sono impedimenti che ostacolino il rapido trasferimento di risorse patrimoniali o di fondi.

Le controllate al 31 dicembre 2019 sono incluse nel perimetro di consolidamento prudenziale alla medesima data, ad eccezione della società IFIS Rental Services S.r.l., della società FBS Real Estate S.p.A. e della società Elipso Finance S.r.l. sottoposta a controllo congiunto.

3. Fondi Propri (Artt. 437 e 492 CRR)

Informazioni di natura qualitativa

Il 1° gennaio 2014 è entrata in vigore la nuova normativa armonizzata per le banche e per le imprese di investimento contenuta nel Regolamento (UE) n. 575/2013 (Capital Requirements Regulation, cd CRR) e nella Direttiva 2013/36/UE (Capital Requirements Directive, cd CRD IV). Tale quadro normativo, che costituisce la disciplina unica volta ad armonizzare le normative prudenziali degli Stati membri della Comunità Europea, è stato recepito nell'ordinamento nazionale con le Circolari n. 285 "Disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche" e n. 286 "Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni prudenziali per le banche e le società di intermediazione mobiliare".

Il nuovo framework regolamentare ha introdotto importanti novità soprattutto nelle modalità di calcolo del capitale valido ai fini di vigilanza (c.d. "Fondi Propri"). Al fine di accrescere la qualità patrimoniale delle banche, sono state privilegiate le azioni ordinarie emesse dall'ente e le riserve di utili (c.d. common equity), mentre sono stati previsti criteri più stringenti per l'eleggibilità degli altri strumenti di capitale ed è stata limitata la computabilità degli interessi di minoranza.

A partire dal 1° gennaio 2018 ha preso avvio il periodo transitorio (2018-2022) volto a mitigare gli impatti patrimoniali legati all'introduzione del nuovo principio contabile IFRS9; per le specifiche informazioni di natura qualitativa e quantitativa si rimanda a quanto rappresentato nel § 18 del presente documento.

Con pari decorrenza sono terminate le disposizioni transitorie introdotte dal Regolamento n. 575/2013 (CRR) volte ad attenuare progressivamente la deduzione dal CET1 delle "Attività fiscali differite che si basano sulla redditività futura e non derivano da differenze temporanee" (art. 478 CRR) e la parziale computabilità delle partecipazioni di minoranza (art.480 CRR).

Il perimetro di consolidamento prudenziale differisce dal perimetro del Gruppo Bancario in quanto viene inclusa la Holding di partecipazione La Scogliera S.p.A., in applicazione dell'art.19 del CRR, con conseguente computabilità nei Fondi Propri consolidati degli interessi di minoranza; in particolare, la regolamentazione in merito alla computabilità delle partecipazioni di minoranza richiede che il capitale necessario a soddisfare il requisito minimo regolamentare sia il minore tra il capitale della filiazione (requisito minimo % per RWA della filiazione) e il capitale consolidato (requisito minimo % per RWA del consolidato). L'eccedenza tra il totale dei Fondi Propri e il requisito minimo può essere computata per la quota di pertinenza del Gruppo, attribuendo il residuo alle partecipazioni di minoranza.

Informazioni di natura quantitativa

L'informativa sui requisiti dei fondi propri del Gruppo è stata redatta sulla base degli schemi richiesti dal Regolamento di Esecuzione (UE) 1423/2013, in coerenza con le disposizioni della Parte otto Titolo II del Regolamento (UE) 575/2013.

3.1 Principali caratteristiche degli elementi costitutivi i Fondi Propri

I Fondi Propri sono costituiti dal Capitale di classe 1 (Tier 1 – T1), a sua volta costituito dal Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1) e dal Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1), e dal Capitale di classe 2 (Tier 2 – T2).

Il Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1) include principalmente:

  • strumenti interamente versati e riserva di sovraprezzo;
  • altre riserve compresi utili non distribuiti;
  • interessi di minoranza ammessi nel CET1,

al netto degli elementi da dedurre:

  • avviamento ed altre attività immateriali;
  • attività fiscali differite che si basano sulla redditività futura e non derivano da differenze temporanee al netto delle relative passività fiscali.

Il Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1) include gli interessi di minoranza ammessi nell'AT1.

Il Capitale di classe 2 (Tier 2 – T2) include:

  • prestiti subordinati interamente versati computabili nel capitale di classe 2;
  • interessi di minoranza ammessi nel T2.

3.2 Composizione dei Fondi Propri al 31 dicembre 2019

Il Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1) include:

  • strumenti interamente versati per 11,1 milioni di euro;
  • riserva di sovraprezzo per 10,9 milioni di euro;
  • strumenti di CET1 propri detenuti direttamente per 1,4 milioni di euro (-);
  • altre riserve compresi utili non distribuiti per 781,9 milioni di euro;
  • altre componenti di conto economico accumulate, negative per 1,5 milioni di euro;
  • interessi di minoranza ammessi nel CET1 per 408,1 milioni di euro;
  • rettifiche di valore per valutazione prudente per 1,3 milioni di euro (-) (Regolamento 2016/101).

Gli elementi da dedurre dal CET1 includono:

  • avviamento ed altre attività immateriali, pari a 96,5 milioni di euro;
  • attività fiscali differite che si basano sulla redditività futura e non derivano da differenze temporanee al netto delle relative passività fiscali, pari a 103,8 milioni di euro.

Le disposizioni transitorie che impattano sul CET1 (+/-) includono:

• rettifiche positive a fronte accantonamenti per perdite attese su crediti, in applicazione IFRS9, pari a 1,4 milioni di euro (+) (Regolamento 2017/2395);

Il Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1) include gli interessi di minoranza per 55,7 milioni di euro.

Il Capitale di classe 2 (Tier 2 – T2) include:

  • prestiti subordinati interamente versati computabili nel capitale di classe 2 per un ammontare pari a 203,0 milioni di euro;
  • gli interessi di minoranza per 74,5 milioni di euro.

Tab.2 – Quantificazione dei Fondi Propri

A. Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 - CET1) prima dell'applicazione dei filtri prudenziali
di cui strumenti di CET1 oggetto di disposizioni transitorie
B. Filtri prudenziali del CET1 (+/-) -1.337
C. CET1 al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime transitorio (A+/-B) 1.207.689
D. Elementi da dedurre dal CET1 200.273
E. Regime transitorio - Impatto su CET1 (+/-), inclusi gli interessi di minoranza oggetto di disposizioni transitorie 1.449
F. Totale capitale primario di classe 1 (TIER1 -CET1) (C-D +/-E) 1.008.865
G. Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier1 - AT1) al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime transitorio 55.659
di cui strumenti di AT1 oggetto di disposizioni transitorie
H. Elementi da dedurre dall'AT1
I. Regime transitorio - Impatto su AT1 (+/-), inclusi gli strumenti emessi da filiazioni e inclusi nell'AT1 Per effetto di disposizioni transitorie
L. Totale capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional TIER1 - AT1) (G-H+/-I) 55.659
M. Capitale di classe 2 (Tier2 - T2) al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime transitorio
di cui strumenti di T2 oggetto di disposizioni transitorie
N. Elementi da dedurre dal T2
O. Regime transitorio - Impatto su T2 (+/-), inclusi gli strumenti emessi da filiazioni e inclusi nel T2 per effetto di disposizioni transitorie
P. Totale capitale di classe 2 (Tier2 - T2) (M - N +/- O) 277.545
Q. Totale fondi propri (F + L + P) (T) 1.342.069
Q. Totale fondi propri (F + L + P) (T-1)

3.3 Metodologia di riconciliazione dello Stato patrimoniale

Di seguito si riportano le informazioni esposte secondo la metodologia di riconciliazione dello Stato patrimoniale prevista nell'Allegato I del Regolamento di Esecuzione (UE) n. 1423/2013 della Commissione Europea del 20 dicembre 2013.

Tab.3 – Riconciliazione Stato Patrimoniale

VOCI DELL'ATTIVO Perimetro
consolidato
contabile
Perimetro
regolamentare
Ammontari
rilevanti ai fini
dei Fondi
Propri
Rif. Tavola
"Modello
transitorio per la
pubblicazione
delle
informazioni sui
Fondi Propri"
100. Attività immateriali, di cui: 60.919 96.459 -96.459 8
Avviamento 39.542 75.171 -75.171 8
Altre attività immateriali 21.377 21.288 -21.288 8
110. Attività fiscali 391.185 430.722 -103.814
a) correnti 56.869 45.755 0
b) anticipate 334.316 384.967 -103.814 10
VOCI DEL PASSIVO E DEL PATRIMONIO NETTO Perimetro
consolidato
contabile
Perimetro
regolamentare
Ammontari
rilevanti ai fini
dei Fondi
Propri
Rif. Tavola
"Modello
transitorio per la
pubblicazione
delle
informazioni sui
Fondi Propri
10. Passività finanziarie valutate al costo ammortizzato -Titoli in circolazione 2.217.529 2.217.529 202.955 46
120. Riserve da valutazione, di cui: -3.037 -1.538 -1.538 3-9-26a
-effetto differenze cambi -5.650 -2.867 -2.867 3
-effetto valutazione a fair value impatto redditività complessiva 2.737 1.389 1389 3-26a
-effetto attualizzazione TFR -124 -60 -60 3-9
150. Riserve 1.260.238 755.817 755.929 2-3
160. Sovraprezzi di emissione 102.285 10.894 10.894 1
170. Capitale 53.811 11.085 11.085 1
180. Azioni proprie (-) -3.012 -1437 -1437 16
190. Patrimonio di pertinenza di terzi 5.571 760.933 538.317 5-34-48
220. Utile d'esercizio 123.097 50.003 26.137 5a
TOTALE FONDI PROPRI TRANSITORI 1.342.069

3.4 Modello sulle principali caratteristiche degli strumenti di capitale

Di seguito si riportano le informazioni esposte secondo il modello sulle principali caratteristiche degli strumenti di capitale previsto dall'Allegato II del Regolamento di Esecuzione (UE) n. 1423/2013 della Commissione Europea del 20 dicembre 2013.

Gli strumenti di capitale riportati sono tutti strumenti di CET1; l'identificativo univoco non è disponibile in quanto le azioni della Scogliera non hanno ISIN; l'importo rilevato nel capitale regolamentare e l'importo nominale dello strumento non considerano il sovraprezzo delle azioni.

Tab.4 – Modello sulle principali caratteristiche degli strumenti di capitale

1 Emittente LA SCOGLIERA SPA
2 Identificativo unico
3 Legislazione applicabile allo strumento Intero strumento - Legge italiana
Trattamento regolamentare
4 Disposizioni transitorie del CRR Common Equity Tier 1
5 Disposizioni post transitorie del CRR Common Equity Tier 1
6 Ammissibile a livello di singolo ente/(sub-)consolidamento / di singolo ente e di (sub-)consolidamento Singolo ente e consolidato
7 Tipo di strumento Azioni ordinarie
8 Importo rilevato nel capitale regolamentare (milioni di euro) 9,64812
9 Importo nominale dello strumento (milioni di euro) 9,64812
9a Prezzo di emissione 5
9b Prezzo di rimborso N/A
10 Classificazione contabile Patrimonio Netto
11 Data di emissione originaria N/A
12 Irredimibile o a scadenza N/A
13 Data di scadenza originaria N/A
14 Rimborso anticipato a discrezione dell'emittente soggetto a approvazione preventiva dell'autorità di vigilanza N/A
15 Data del rimborso anticipato facoltativo, data del rimborso anticipato eventuale e importo del rimborso N/A
16 Date successive di rimborso anticipato, se del caso N/A
Cedole e dividendi
17 Dividendi/cedole fissi o variabili N/A
18 Tasso della cedola ed eventuale indice correlato N/A
19 Presenza di un meccanismo di "dividend stopper" N/A
20a Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio (in termini di tempo) N/A
20b Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio (in termini di importo) N/A
21 Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso N/A
22 Non cumulativo o cumulativo N/A
23 Convertibile o non convertibile N/A
24 Se convertibile, evento(i) che determina(no) la conversione N/A
25 Se convertibile, in tutto o in parte N/A
26 Se convertibile, tasso di conversione N/A
27 Se convertibile, conversione obbligatoria o facoltativa N/A
28 Se convertibile, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è possibile N/A
29 Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene convertito N/A
30 Meccanismi di svalutazione (write down) N/A
31 In caso di meccanismo di svalutazione (write down), evento(i) che la determina(no) N/A
32 In caso di svalutazione (write down), svalutazione totale o parziale N/A
33 In caso di svalutazione (write down), svalutazione permanente o temporanea N/A
34 In caso di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo di rivalutazione N/A
35 Posizione nella gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione (specificare il tipo di strumento di rango
immediatamente superiore (senior))
N/A
36 Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni transitorie N/A
37 In caso affermativo, specificare le caratteristiche non conformi N/A

3.5 Modello per la pubblicazione delle informazioni sui Fondi Propri

Di seguito si riportano le informazioni esposte secondo il modello generale per la pubblicazione delle informazioni sui Fondi Propri previsto dall'Allegato V del Regolamento di Esecuzione (UE) n. 1423/2013 della Commissione Europea del 20 dicembre 2013.

Tab.5 – Modello per la pubblicazione delle informazioni sui Fondi Propri
Capitale primario di classe 1: strumenti e riserve
Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni 21.979
di cui: azioni ordinarie 21.979
Utili non distribuiti 684.264
Altre componenti di conto economico complessivo accumulate (e altre riserve) 71.463
Interessi di minoranza (importo consentito nel capitale primario di classe 1 consolidato) 408.069
Utili di periodo verificati da persone indipendenti al netto di tutti gli oneri o dividendi prevedibili 26.137
Capitale primario di classe 1 (CET1) prima delle rettifiche regolamentari 1.211.912
Capitale primario di classe 1 (CET1): rettifiche regolamentari
Rettifiche di valore supplementari (importo negativo) -
1.337
Attività immateriali (al netto delle relative passività fiscali) (importo negativo) -
96.459
campo vuoto nell'UE
Attività fiscali differite che dipendono dalla redditività futura, escluse quelle derivanti da differenze temporanee (al netto delle relative
passività fiscali per le quali sono soddisfatte le condizioni di cui all' articolo 38, par 3) (importo negativo) -
103.814
Importi negativi risultanti dal calcolo degli importi delle perdite attese
16 Strumenti propri di capitale primario di classe 1 detenuti dall'ente direttamente o indirettamente (importo negativo) -
1.437
28 Totale delle rettifiche regolamentari al capitale primario di classe 1 (CET1) -
203.047
29 Capitale primario di classe 1 (CET1) 1.008.865
Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1): strumenti
34 Capitale di classe 1 ammissibile incluso nel capitale aggiuntivo di classe 1 consolidato (compresi gli interessi di minoranza non inclusi
nella riga 5) emesso da filiazioni e detenuto da terzi
55.659
35 di cui: strumenti emessi da filiazioni soggetti a eliminazione progressiva -
36 Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1) prima delle rettifiche regolamentari 55.659
Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1): rettifiche regolamentari
43 Totale delle rettifiche regolamentari al capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1)
44 Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1) 55.659
45 Capitale di classe 1 (T1= CET1 + AT1) 1.064.524
Capitale di classe 2 (T2): strumenti e accantonamenti
46 Strumenti di capitale e le relative riserve sovraprezzo azioni 202.955
48 Strumenti di fondi propri ammissibili inclusi nel capitale di classe 2 consolidato (compresi gli interessi di minoranza strumenti di capitale
aggiuntivo di classe 1 non inclusi nella riga 5 o nella riga 34) emessi da filiazioni e detenuti da terzi
74.590
51 Capitale di classe 2 (T2) prima delle rettifiche regolamentari 277.545
Capitale di classe 2 (T2): rettifiche regolamentari
57 Totale delle rettifiche regolamentari al capitale di classe 2 (T2)
58 Capitale di classe 2 (T2) 277.545
59 Capitale totale1
(TC= T1+T2)
1.342.069
60 Totale delle attività ponderate per il rischio 9.206.155
Coefficienti e riserve di capitale
61 Capitale primario di classe 1 (in percentuale dell'importo complessivo dell'esposizione al rischio)1 10,96%
62 Capitale di classe 1 (in percentuale dell'importo complessivo dell'esposizione al rischio)1 11,56%
63 Capitale totale (in percentuale dell'importo complessivo dell'esposizione al rischio)1 14,58%
64 Requisito della riserva di capitale specifica dell'ente (requisito relativo al capitale primario di classe 1 a norma dell'articolo 92 (1) (a)), più
requisiti della riserva di conservazione del capitale, della riserva di capitale anticiclica, della riserva di capitale a fronte del rischio
sistemico, della riserva di capitale degli enti a rilevanza sistemica (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio)
644.431
65 di cui: requisito della riserva di conservazione del capitale 230.154
68 Capitale primario di classe 1 disponibile per le riserve (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio) (L) 3,96%
Importi inferiori alle soglie di deduzione (prima della ponderazione del rischio)
72
Capitale di soggetti del settore finanziario detenuto direttamente o indirettamente, quando l'ente non ha un investimento significativo in
tali soggetti (importo inferiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili)
22
73 Capitale di soggetti del settore finanziario detenuto direttamente o indirettamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali
soggetti (importo inferiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili)
5.500
75 Attività fiscali differite che derivano da differenze temporanee (importo inferiore alla soglia del 10% al netto delle relative passività fiscali
per le quali sono soddisfatte le condizioni di cui all'art. 38, paragrafo 3)
-

3.6 Evoluzione dei Fondi Propri

Di seguito si riportano le informazioni relative all'evoluzione dei Fondi Propri dal dato di inizio periodo (01.01.2019) al dato di fine periodo (31.12.2019) attraverso le variazioni avvenute nel suddetto periodo di analisi.

La variazione positiva dei Fondi propri di 84,3 milioni di euro rispetto al 31 dicembre 2018 è riconducibile principalmente a:

  • l'inclusione dell'utile d'esercizio al 31 dicembre 2019 di pertinenza del Gruppo, calcolato ai fini regolamentari, per complessivi 26,1 milioni di euro al netto del dividendo stimato;
  • la deduzione dal CET1 per un ammontare pari a 38,0 milioni di euro, quale risultanza del processo di "Purchase Price Allocation", svolto in conformità dell'IFRS 3, in relazione all'acquisizione del Gruppo FBS.
  • la maggior computabilità delle partecipazioni di minoranza (art. 84 CRR), per un ammontare pari a 40,1 milioni di euro;
  • la minor deduzione dal CET1 del 100% delle "Attività fiscali differite che si basano sulla redditività futura e non derivano da differenze temporanee" per un ammontare pari a 103,8 milioni di euro rispetto ai 145,9 milioni di euro dedotti al 31 dicembre 2018; a tal proposito si sottolinea come tale deduzione sarà ulteriormente assorbita dal futuro utilizzo di tali attività fiscali differite;
  • la variazione positiva delle riserve per la restante parte, inclusiva degli utili generati dalle Società non incluse nel perimetro del Gruppo Bancario, per la quota di pertinenza del Gruppo stesso.
Tab.6 – Evoluzione dei Fondi Propri 01/01/2019
31/12/2019
Capitale Primario di Classe 1
Inizio del periodo
Strumenti e riserve (A)
1. Capitale proprio (B) -
2. Riserve e sovrapprezzi di emissione propri 6.601
3. Altre componenti di conto economico complessivo accumulate, di cui: (C) 5.867
3.1. Riserve di valutazione delle perdite attuariali nette e differenza cambio sull'avviamento -
121
3.2 CRR: riserve di cash flow hedge, differenze di cambio, utili / perdite non realizzate; etc. 5.988
4. Utile del periodo (al netto di interessi di minoranza, beneficenza e dividendi prevedibili del Gruppo) (D) 26.137
5. Interessi di minoranza ammissibili (E) 40.170
Rettifiche regolamentari
11. Strumenti propri di capitale detenuti direttamente o indirettamente, di cui:
12. Avviamento -
38.027
13. Altre immobilizzazioni immateriali 474
14. CRR: attività fiscali differite basate sulla redditività futura, escluse quelle derivanti da differenze temporanee 42.124
20. Altri aggiustamenti transitori, di cui: 1.235
20.1 Aggiustamento transitorio connesso allo IAS 19 (I)
20.2 CRR: Rettifiche regolamentari relative agli utili e alle perdite non realizzate (J)
20.3 CRR: Aggiustamento transitorio connesso alle attività fiscali differite basate sulla redditività futura, escluse quelle
derivanti da differenze temporanee
Fine del periodo
Capitale aggiuntivo di classe 1
Inizio del periodo
Strumenti
22. Strumenti computabili, inclusi strumenti emessi da filiazioni (L) -
519
Rettifiche regolamentari
Fine del periodo
Capitale di classe 2
Inizio del periodo
25. Strumenti e prestiti subordinati computabili (M) 296
29.2 CRR: Aggiustamento transitorio relativo a utili non realizzati su titoli AFS soggetti a filtro nazionale aggiuntivo R
Fine del periodo
Totale Fondi Propri alla fine del periodo
Fondi Propri 31/12/2018 1.257.711
Variazioni 84.358
Totale 1.342.069
Fondi Propri 31/12/2019 1.342.069

4. Requisiti di capitale (Art. 438 CRR)

Con le "Disposizioni di vigilanza per le banche" (Circolare n. 285/13) l'Autorità di Vigilanza disciplina il processo di autovalutazione sull'adeguatezza patrimoniale condotto dalle banche (ICAAP - Internal Capital Adequacy Assessment Process). In particolare, con il Secondo Pilastro si regola il processo di controllo prudenziale articolandolo in due fasi integrate.

Con la prima fase si richiede agli intermediari di svolgere un'autonoma valutazione della propria adeguatezza patrimoniale, attuale e prospettica, in relazione ai rischi ai quali sono esposte e alle proprie scelte strategiche.

La seconda fase (SREP - Supervisory Review and Evaluation Process), di pertinenza dell'Organo di vigilanza, prevede il riesame di tale processo di autovalutazione e la formulazione di un giudizio complessivo sugli intermediari stessi.

Banca d'Italia, in seguito al processo di revisione e valutazione prudenziale (SREP) al fine di rivedere gli obiettivi di patrimonializzazione dei principali intermediari del sistema, ha richiesto al Gruppo Bancario Banca IFIS di adottare per il 2019 i seguenti requisiti di capitale a livello consolidato, comprensivi del 2,5% a titolo di riserva di conservazione del capitale:

  • coefficiente di capitale primario di classe 1 (CET 1 ratio) pari all'8,12%, vincolante nella misura del 5,62%;
  • coefficiente di capitale di classe 1 (Tier 1 ratio) pari al 10,0%, vincolante nella misura del 7,5%;
  • coefficiente di capitale totale (Total Capital ratio) pari al 12,5%, vincolante nella misura del 10,0%.

In osservanza al principio di proporzionalità, ed in considerazione della dimensione dell'attivo consolidato, il Gruppo si colloca nella categoria di intermediari di Classe 2. In virtù di tale collocazione ed in linea con le proprie caratteristiche operative, il Gruppo Banca IFIS determina il capitale interno complessivo adottando metodologie semplificate in merito alla quantificazione del requisito a fronte dei rischi di I° e II° Pilastro ed alla conseguente aggregazione degli stessi (building block approach). Per capitale interno complessivo si intende il capitale interno riferito a tutti i rischi rilevanti assunti e che l'intermediario ritiene necessario per coprire le perdite eccedenti un dato livello atteso, incluse le eventuali esigenze di capitale interno dovute a considerazioni di carattere strategico.

Nella tabella seguente si riportano sinteticamente le metodologie utilizzate per la misurazione del capitale interno a fronte dei singoli rischi quantificabili di I° e II° Pilastro.

Tab.7 - Metodologie utilizzate per la misurazione del capitale interno
CATEGORIA TIPOLOGIA DI RISCHIO METODOLOGIA
Rischio di Credito Metodo Standardizzato
Rischio di Controparte Metodo del Valore di Mercato
RISCHI DI PRIMO PILASTRO Rischio di Mercato Metodo Standardizzato
Rischio Operativo Metodo Base (BIA)
RISCHI DI SECONDO PILASTRO Rischio di Concentrazione Metodo GA - Granularity Adjustment (Allegato B, Titolo III, Circ. 285/13)
Metodologia ABI per la stima del Rischio di Concentrazione Geo
Settoriale
Rischio di Tasso d'Interesse Metodo Semplificato (Allegato C, Titolo III, Circ. 285/13)

Per quanto riguarda invece i rischi non quantificabili, coerentemente con le indicazioni fornite dalla Banca d'Italia nella citata normativa, il Gruppo Banca IFIS ha predisposto adeguati presidi interni di controllo ed attenuazione. Nell'ambito delle attività di misurazione, sono altresì definite ed eseguite prove di stress in termini di analisi semplificate di sensibilità riguardo ai principali rischi assunti.

Nell'ottica di un progressivo adeguamento ai principi internazionali per la misurazione ed il monitoraggio del rischio di liquidità (Basilea 3) sono misurati l'indicatore di breve termine Liquidity Coverage Ratio (LCR) e l'indicatore strutturale Net Stable Funding Ratio (NSFR).

Il livello prospettico è determinato con cadenza annuale - in sede di predisposizione del resoconto ICAAP - con riferimento alla fine dell'esercizio in corso, tenendo conto della prevedibile evoluzione dell'ambito di applicazione, dei rischi del Gruppo e dell'operatività. Eventuali ulteriori valutazioni sul capitale interno complessivo vengono altresì poste in essere in corso d'esercizio in relazione ad eventuali eventi innovativi o straordinari.

Al fine di valutare prospetticamente il livello di capitale interno complessivo, il Gruppo Banca IFIS:

  • utilizza il Piano industriale dettagliandolo adeguatamente rispetto alle necessità di stima dei rischi;
  • individua i parametri che influenzano l'incidenza del rischio, prevedendone la futura evoluzione in considerazione anche dell'evoluzione attesa del mercato di riferimento;
  • definisce le stime di evoluzione dei fattori di rischio coerenti con i propri scenari economici e strategici;
  • verifica le previsioni sulla base della pianificazione pluriennale;
  • effettua una stima dell'evoluzione delle voci contabili che costituiscono la dotazione patrimoniale individuata;
  • considera inoltre le eventuali esigenze di carattere strategico.

A copertura del capitale interno complessivo attuale e prospettico il Gruppo Banca IFIS utilizza una definizione di capitale complessivo coincidente con quella di Fondi Propri regolamentari, valutato prospetticamente nell'ambito della pianificazione strategica del Gruppo.

Di seguito la sintesi delle misurazioni sviluppate in sede di quantificazione del capitale interno assorbito sui rischi di I° Pilastro.

Il capitale interno a fronte del rischio di credito al 31/12/2019 è di 656.183 mila Euro, mentre Il capitale interno a fronte del rischio di controparte è di 1.461 mila Euro.

Tab.8 - Rischio di credito e di controparte: requisito patrimoniale relativo a ciascuna delle classi regolamentari

RISCHIO DI CREDITO RISCHIO DI CONTROPARTE
Classi regolamentari Attivo ponderato (RWA) Requisito patrimoniale Attivo ponderato (RWA) Requisito patrimoniale
Esposizioni verso amministrazioni centrali o
banche centrali
218.583 17.487
Esposizioni verso amministrazioni regionali o
autorità locali
10.019 802
Esposizioni verso organismi del settore
pubblico
194.547 15.564
Esposizioni verso enti 73.239 5.859 7.548 604
Esposizioni verso imprese 3.706.889 296.551 9.316 745
Esposizioni al dettaglio 911.255 72.900
Esposizioni garantite da ipoteche su beni
immobili
61.042 4.883
Esposizioni in stato di default 2.244.095 179.528 1.402 112
Esposizioni associate a un rischio
particolarmente elevato
139.244 11.140
Esposizioni sotto forma di quote o di azioni in
OIC
56.067 4.485
Esposizioni in strumenti di capitale 192.455 15.396
Altre posizioni 383.356 30.668
Cartolarizzazioni 11.502 920
Alto rischio - -
REQUISITO PATRIMONIALE A FRONTE DEL
RISCHIO DI CREDITO E CONTROPARTE (T)
8.202.293 656.183 18.266 1.461
REQUISITO PATRIMONIALE A FRONTE DEL
RISCHIO DI CREDITO E CONTROPARTE (T-1)
7.976.976 638.158 24.810 1.985

Il capitale interno a fronte del rischio di mercato al 31/12/2019 è di 6.887 mila Euro.

Tab.9 - Rischio di mercato: requisito patrimoniale per attività comprese nel portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza e per l'intero bilancio

Tipologia di rischio Attivo ponderato equivalente (RWA) Requisito patrimoniale
Rischio di posizione (Trading Book) 27.545 2.204
Rischio di regolamento (Trading Book)
Rischio di posizioni in merci
Rischio di cambio 58.540 4.683
REQUISITO PATRIMONIALE A FRONTE DEL RISCHIO DI MERCATO (T) 86.085 6.887
REQUISITO PATRIMONIALE A FRONTE DEL RISCHIO DI MERCATO (T-1) 58.427 4.674

Il capitale interno a fronte del rischio di aggiustamento della valutazione del credito (CVA) al 31/12/2019 è di 816 mila Euro.

Tab.10 - Requisito patrimoniale a fronte de Rischio di aggiustamento della valutazione del credito (CVA)

Tipologia di rischio Attivo ponderato equivalente (RWA) Requisito patrimoniale
Rischio di CVA 10.194 816
REQUISITO PATRIMONIALE A FRONTE DEL RISCHIO CVA (T) 10.194 816
REQUISITO PATRIMONIALE A FRONTE DEL RISCHIO CVA (T-1) 15.802 1.727

Il capitale interno a fronte del rischio operativo al 31/12/2019 è di 71.145 mila Euro.

Tab.11 - Requisito patrimoniale a fronte dei rischi operativi
Indicatore Rilevante Dicembre -2 560.986
Indicatore Rilevante Dicembre -1 422.108
Indicatore Rilevante Dicembre 439.815
Media Indicatore Rilevante ultimi 3 esercizi 474.303
REQUISITO PATRIMONIALE RISCHIO OPERATIVO (T) 71.145
REQUISITO PATRIMONIALE RISCHIO OPERATIVO (T-1) 67.138

Nella tabella successiva sono riportati i ratios patrimoniali riferiti al 31 dicembre 2019 in raffronto con quelli riferiti al 31 dicembre 2018.

Tab.12 - Ratios patrimoniali 31/12/2019 31/12/2018
Capitale primario di classe 1 (CET1) 1.008.865 924.285
Capitale di classe 1 1.064.524 980.463
Totale Fondi Propri 1.342.069 1.257.711
Totale attività ponderate per il rischio 9.206.155 8.974.645
Ratio – Capitale primario di classe 1 10,96% 10,30%
Requisito minimo CET1 8,12% 7,22%
Eccedenza requisito mimino CET 1 261.325 275.867
Eccedenza in RWA 2.384.660 2.678.619
Ratio – Capitale di classe 1 11,56% 10,92%
Requisito minimo T1 10,00% 9,02%
Eccedenza requisito mimino T1 143.909 170.501
Eccedenza RWA 1.244.541 1.560.680
Ratio – Totale fondi propri 14,58% 14,01%
Requisito minimo Fondi Propri 12,50% 11,32%
Eccedenza requisito mimino Fondi Propri 191.300 241.332
Eccedenza RWA 1.312.253 1.722.075

Come precedentemente riportato, in data 28 gennaio 2019 Banca d'Italia ha richiesto al Gruppo Bancario di adottare per il 2019 i seguenti requisiti di capitale a livello consolidato, comprensivi del 2,5% a titolo di riserva di conservazione del capitale:

  • coefficiente di capitale primario di classe 1 (CET 1 ratio) pari all'8,12%, vincolante nella misura del 5,62%;
  • coefficiente di capitale di classe 1 (Tier 1 ratio) pari al 10,0%, vincolante nella misura del 7,5%;
  • coefficiente di capitale totale (Total Capital ratio) pari al 12,5%, vincolante nella misura del 10%.

Il Gruppo Bancario Banca IFIS soddisfa al 31 dicembre 2019 i suddetti requisiti prudenziali; la dotazione patrimoniale risulta adeguata rispetto all'esposizione complessiva ai rischi.

5. Esposizione al rischio di controparte (Art. 439 CRR)

Informativa qualitativa

Il rischio di controparte, rappresenta il rischio che la controparte di una transazione, avente ad oggetto strumenti finanziari, risulti inadempiente prima del regolamento definitivo dei flussi finanziari della transazione stessa.

Il rischio di controparte insiste attualmente sull'operatività in prodotti derivati generata dall'attività di Finanza Proprietaria ed ancillare alla gestione del portafoglio di proprietà complessivo; è inoltre presente un portafoglio residuale di prodotti derivati, principalmente su tassi di interesse, riveniente dall'attività di Corporate in cui venivano offerti contratti derivati alla clientela a copertura dei rischi finanziari da questa assunti; tutte le operazioni ancora in essere sono coperte con operazioni "back to back", nelle quali si è assunta, con controparti di mercato esterne, una posizione opposta a quella venduta alla clientela corporate.

Da un punto di vista prospettico ci si attende un impatto non significativo su tale rischio in relazione alla tipologia di operatività, alla natura delle controparti ed ai sistemi di marginazione previsti.

Per quanto riguarda il rischio di controparte connaturato all'attività di raccolta in pronti contro termine, il suo monitoraggio si sostanzia in una puntuale e costante verifica della struttura e qualità del portafoglio titoli di proprietà, in quanto il rischio sottostante è direttamente connesso al merito creditizio delle controparti con le quali vengono poste in essere le operazioni di finanziamento collateralizzato (generalmente controparti centrali quali Cassa Compensazione e Garanzia e Banca Centrale Europea) e proporzionale alla volatilità di prezzo dei titoli in portafoglio dati in garanzia. Alla chiusura dell'esercizio risulta in essere un'unica operazione di pronti contro termine con controparte centrale.

Per ulteriori informazioni, in merito ai processi gestionali seguiti dal Gruppo, si rimanda a quanto rappresentato nel § 1.4.2.3 del presente documento.

Informativa quantitativa

Tab.13 - Rischio di controparte - metodo del valore di mercato

Classi regolamentari di attività Valore dell'esposizione Valore
ponderato
Requisito patrimoniale
Esposizioni verso enti 19.378 7.548 604
Esposizioni verso imprese ed altri soggetti 9.316 9.316 745
Esposizioni in stato di default 951 1.402 112
Totale 29.645 18.266 1.461

Tab.14 - Derivati finanziari

Tipologia sottostanti Valore
nozionale
Fair value lordo
positivo al
lordo degli
accordi di
compensazione
Fair value
positivo al netto
degli accordi di
compensazione
Garanzie
reali
ricevute
Fair value
positivo al
netto degli
accordi di
compensazione
e degli accordi
di garanzia
Metodo
valore di mercato
Esposizione
futura
Metodo
valore di
mercato
EAD
Portafoglio di negoziazione ai fini di
vigilanza 402.580 24.313 24.313 - 24.313 5.332 29.645
- Contratti derivati su titoli di debito e
tassi di interesse 256.640 20.687 20.687 - 20.687 964 21.651
- Contratti derivati su titoli di capitale e
indici azionari 66.431 3.177 3.177 - 3.177 3.573 6.750
- Contratti derivati su tassi di cambio e
oro 79.509 449 449 - 449 795 1.244
- Contratti derivati su altri valori - - - - - - -
Portafoglio bancario - Derivati di
copertura - - - - - - -
- Contratti derivati su titoli di debito e
tassi di interesse - - - - - - -
- Contratti derivati su titoli di capitale e
indici azionari - - - - - - -
- Contratti derivati su tassi di cambio e
oro - - - - - - -
- Contratti derivati su altri valori - - - - - - -
Portafoglio bancario - Altri derivati - - - - - - -
- Contratti derivati su titoli di debito e
tassi di interesse - - - - - - -
- Contratti derivati su titoli di capitale e
indici azionari - - - - - - -
- Contratti derivati su tassi di cambio e
oro - - - - - - -
- Contratti derivati su altri valori - - - - - - -
Totale 402.580 24.313 24.313 - 24.313 5.332 29.645

6. Riserve di capitale (Art. 440 CRR)

Informativa qualitativa

A decorrere dal 1° gennaio 2016, le banche hanno l'obbligo di detenere una riserva di capitale anticiclica (countercyclical capital buffer, CCyB) secondo quanto previsto dall'art. 136 della direttiva UE 2013/36 (CRD IV), al fine di accumulare, nei periodi di crescita del credito, capitale primario di Classe 1 da poter utilizzare nei momenti di tensione del mercato.

A differenza della riserva di conservazione del capitale, la riserva di capitale anticiclica è imposta soltanto nei periodi di crescita del credito ed è calcolata secondo quanto previsto dalla CRD IV dalle autorità nazionali competenti.

Informativa quantitativa

Come stabilito all'articolo 140, paragrafo 1 della direttiva UE 2013/36, il coefficiente anticiclico specifico dell'ente consiste nella media ponderata dei coefficienti anticiclici che si applicano nei paesi in cui sono situate le esposizioni creditizie rilevanti dell'ente. Il coefficiente è soggetto a revisione con cadenza trimestrale.

La normativa europea è stata attuata in Italia con la circolare n. 285 della Banca d'Italia che contiene apposite norme in materia di CCyB. Sulla base dell'analisi degli indicatori di riferimento la Banca d'Italia ha deciso di mantenere per tutto l'anno 2019 il coefficiente anticiclico (relativo alle esposizioni verso controparti italiane) allo zero per cento. Per le altre esposizioni creditizie il Gruppo utilizza i valori del coefficiente anticiclico stabilito dalle autorità competenti dello Stato della controparte, secondo la disciplina applicabile.

Al riguardo il Gruppo Banca IFIS, con riferimento alla data del 31 dicembre 2019, in assenza di esposizioni di rischio rilevanti verso paesi ai quali viene attribuito un coefficiente anticiclico specifico non nullo, non è chiamata ad effettuare accantonamenti a tale tipologia di riserva di capitale.

Di seguito è riportata l'informativa sull'obbligo di detenere una riserva di capitale anticiclica prevista dall'articolo 440 del Regolamento (UE) n. 575/2013, redatta secondo le norme tecniche di attuazione contenute nel Regolamento UE n. 2015/1555. Le informazioni di seguito riportate, riferite al 31.12.2019, sono a livello consolidato.

Tab. 15 - Distribuzione geografica delle esposizioni creditizie rilevanti ai fini del calcolo della riserva di capitale anticiclica
Esposizioni creditizie
generiche
Esposizione nel
portafoglio di
negoziazione
Esposizione verso la
cartolarizzazione
Requisiti di fondi propri
Riga Ripartizione per
paese
Valore dell'esposizione per il metodo SA Valore dell'esposizione per il metodo IRB Somma della posizione lunga e corta del
portafoglio di negoziazione
Valore dell'esposizione nel portafoglio di
negoziazione per i modelli interni
Valore dell'esposizione per il metodo SA Valore dell'esposizione per il metodo IRB Di cui: esposizioni creditizie generiche Di cui: esposizioni nel portafoglio di
negoziazione
Di cui: esposizioni verso la
cartolarizzazione
Totale Fattori di ponderazione dei requisiti di fondi propri Coefficiente anticiclico
010 020 030 040 050 060 070 080 090 100 110 120
010 Italia 8.566.389 86.085 6.104 685.311 6887 488 692.686 94,05% 0,00%
Polonia 169.144 13.532 13.532 1,84% 0,00%
Esposizioni creditizie
generiche
Esposizione nel
portafoglio di
negoziazione
Esposizione
verso la
cartolarizzazione
Requisiti di fondi propri
Riga Ripartizione per paese Valore dell'esposizione per il metodo SA Valore dell'esposizione per il metodo IRB Somma della posizione lunga e corta del
portafoglio di negoziazione
Valore dell'esposizione nel portafoglio di
negoziazione per i modelli interni
Valore dell'esposizione per il metodo SA Valore dell'esposizione per il metodo IRB Di cui: esposizioni creditizie generiche Di cui: esposizioni nel portafoglio di
negoziazione
Di cui: esposizioni verso la
cartolarizzazione
Totale Fattori di ponderazione dei requisiti di fondi propri Coefficiente anticiclico
010 020 030 040 050 060 070 080 090 100 110 120
Stati Uniti D'America 67.573 5.406 5.406 0,73% 0,00%
Francia 67.233 5.379 5.379 0,73% 0,50%
Svizzera 20.698 1.656 1.656 0,22% 0,00%
Panama 20.385 1.631 1.631 0,22% 0,00%
Regno Unito 19.404 1.552 1.552 0,21% 2,00%
Arabia Saudita 19.282 1.543 1.543 0,21% 0,00%
Romania 18.804 1.504 1.504 0,20% 0,00%
Portogallo 15.509 1.241 1.241 0,17% 0,00%
Germania R.F.T. 13.469 1.078 1.078 0,15% 0,00%
Spagna
Messico
12.163
10.840
973
867
973
867
0,13%
0,12%
0,00%
0,00%
Cina Rep. Popolare 10.249 820 820 0,11% 0,00%
Paesi Bassi 9.575 766 766 0,10% 0,00%
Lussemburgo 9.222 738 738 0,10% 0,50%
Slovenia 8.821 706 706 0,10% 0,00%
Irlanda 7.710 617 617 0,08% 1,00%
Cile 6.976 558 558 0,08% 0,00%
Repubblica Ceca 5.680 454 454 0,06% 2,00%
Israele 4.939 395 395 0,05% 0,00%
India 3.681 294 294 0,04% 0,00%
Austria 3.656 292 292 0,04% 0,00%
Lituania 2.980 238 238 0,03% 1,00%
Turchia 2.973 238 238 0,03% 0,00%
Singapore 2.706 216 216 0,03% 0,00%
Croazia 1.764 141 141 0,02% 0,00%
Corea del Sud 1.527 122 122 0,02% 0,00%
Finlandia 1.402 112 112 0,02% 0,00%
Canada 1.319 106 106 0,01% 0,00%
Ungheria 1.164 93 93 0,01% 0,00%
Colombia 1.164 93 93 0,01% 0,00%
Belgio 669 54 54 0,01% 0,00%
Repubblica Slovacca 595 48 48 0,01% 2,00%
San Marino 549 44 44 0,01% 0,00%
Tailandia 417 33 33 0,00% 0,00%
Malta 408 33 33 0,00% 0,00%
Russia 349 28 28 0,00% 0,00%
Vietnam 339 27 27 0,00% 0,00%
Svezia 283 23 23 0,00% 2,50%
Bielorussia
Grecia
277
247
22
20
22
20
0,00%
0,00%
0,00%
0,00%
Riga Ripartizione per
paese
Esposizioni creditizie
generiche
Esposizione nel
portafoglio di
negoziazione
Esposizione
verso la
cartolarizzazione
Requisiti di fondi propri
Valore dell'esposizione per il metodo SA Valore dell'esposizione per il metodo IRB Somma della posizione lunga e corta del
portafoglio di negoziazione
Valore dell'esposizione nel portafoglio di
negoziazione per i modelli interni
Valore dell'esposizione per il metodo SA Valore dell'esposizione per il metodo IRB Di cui: esposizioni creditizie generiche Di cui: esposizioni nel portafoglio di
negoziazione
Di cui: esposizioni verso la
cartolarizzazione
Totale Fattori di ponderazione dei requisiti di fondi propri Coefficiente anticiclico
010 020 030 040 050 060 070 080 090 100 110 120
Australia 215 17 17 0,00% 0,00%
Bulgaria 209 17 17 0,00% 0,50%
Bosnia 199 16 16 0,00% 0,00%
Polinesia Francese 138 11 11 0,00% 0,00%
Brasile 11 11 0,00% 0,00%
Danimarca 95 8 0,00% 1,00%
Norvegia 94 8 8 0,00% 2,00%
Tunisia 70 6 6 0,00% 0,00%
Cipro 60 5 5 0,00% 0,00%
Albania 59 5 5 0,00% 0,00%
Egitto 54 4 4 0,00% 0,00%
Giappone 45 4 4 0,00% 0,00%
Sudafricana Rep 34 3 3 0,00% 0,00%
Dubai 23 2 2 0,00% 0,00%
Taiwan 2 0 0 0,00% 0,00%
Costa Rica 1 0 0 0,00% 0,00%
Cuba 1 0 0 0,00% 0,00%
Afganistan - - - 0,00% 0,00%
Bolivia - - - 0,00% 0,00%
Equador - - - 0,00% 0,00%
Giamaica - - - 0,00% 0,00%
Gibilterra - - - 0,00% 0,00%
Guernsey - - - 0,00% 0,00%
Hong Kong - - - 0,00% 0,00%
Libia - - - 0,00% 0,00%
Marocco - - - 0,00% 0,00%
Nigeria - - - 0,00% 0,00%
Senegal - - - 0,00% 0,00%
Serbia - - - 0,00% 0,00%
020 Totale Paesi 9.113.966 - 86.085 - 6.104 - 729.117 6.887 488 736.492 100,00%

Tab.16 - Importo della riserva di capitale anticiclica specifica dell'ente

Colonna
Riga 010
010 Importo complessivo dell'esposizione al rischio 9.206.155
020 Coefficiente anticiclico specifico dell'ente 0,00%
030 Requisito di riserva di capitale anticiclica specifica dell'ente -

7. Rettifiche per il rischio di credito (Art. 442 CRR)

Informativa qualitativa

Definizione di crediti "deteriorati" utilizzati a fini contabili

La definizione di crediti "deteriorati" adottata dal Gruppo Banca IFIS a fini contabili coincide con quella utilizzata a fini di vigilanza. In particolare, la Circolare n. 272 del 30 luglio 2008 e successivi aggiornamenti, "Matrice dei conti", nell'ambito della definizione dei parametri relativi alla qualità del credito, stabilisce:

"si definiscono attività finanziarie "deteriorate" le attività che ricadono nella categoria dei "Non-performing" (…): sofferenze, inadempienze probabili ("unlikely to pay"), ed esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate".

Metodologie adottate per determinare le rettifiche di valore

Ai sensi dell'IFRS 9, sono soggette alle relative previsioni in materia di impairment le attività finanziarie valutate al costo ammortizzato, le attività finanziarie valutate al fair value con impatto sulla redditività complessiva diverse dai titoli di capitale e gli impegni all'erogazione di finanziamenti e le garanzie rilasciate che non sono valutati al fair value con impatto a Conto economico.

La quantificazione delle "Expected Credit Losses" (ECL) è determinata in funzione della presenza o meno di un incremento significativo del rischio di credito dello strumento finanziario rispetto a quello determinato alla data di rilevazione iniziale del medesimo.

Il modello generale di deterioramento richiede la classificazione in tre Stage degli strumenti finanziari inclusi nel perimetro di applicazione dell'IFRS 9. I tre Stage riflettono il modello di deterioramento della qualità del credito:

  • Stage 1: strumenti finanziari che non hanno avuto un aumento significativo del rischio di credito dal momento della rilevazione iniziale o con un basso rischio di credito alla data di riferimento del bilancio;
  • Stage 2: strumenti finanziari che hanno avuto un aumento significativo del rischio di credito dal momento della rilevazione iniziale (a meno che abbiano basso rischio di credito alla data di riferimento del bilancio), ma che singolarmente non hanno evidenze oggettive di riduzione di valore;
  • Stage 3: attività finanziarie che hanno avuto un aumento significativo del rischio di credito dal momento della rilevazione iniziale con oggettiva evidenza di perdita alla data di riferimento del bilancio. Coincide con le attività deteriorate, ovvero quelle per le quali è stato attribuito lo status di sofferenza, inadempienza probabile o esposizione scaduta deteriorata secondo le regole di Banca d'Italia.

L'individuazione della presenza di un incremento significativo del rischio di credito viene effettuata seguendo una logica per singolo rapporto e si basa sull'utilizzo di criteri sia qualitativi sia quantitativi. Il Gruppo Banca IFIS impiega, in modo differenziato per i vari perimetri del portafoglio crediti in essere, i seguenti criteri di trasferimento:

  • confronto tra le PD one-year al momento dell'iscrizione iniziale con le PD one-year alla data di bilancio; qualora la variazione di PD risulti superiore ad una soglia definita, l'esposizione viene classificata in Stage 2. La soglia è definita come un fattore X dove PD_(t=rep) (t=rep)>X*PD_(t=0) (t=0) = Threshold;
  • la soglia per classe di rating at origination in modo da rendere significativo e sensitivo l'incremento del rischio di credito;
  • esposizioni con più di 30 giorni di sconfino / scaduto;
  • esposizioni oggetto di concessioni (forbearance);
  • "Watchlist & Altri Early Warnings (es. indicatori di bilancio)", esposizioni classificate in watchlist nell'ambito del monitoraggio creditizio di primo livello oppure esposizioni verso imprese che presentano patrimonio netto negativo, sostanziali riduzioni del fatturato e/o dell'EBITDA (Earnings before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization) rispetto all'esercizio precedente.

La classificazione tra Stage relativa alle esposizioni del portafoglio Titoli di debito, è gestita a livello di tranche di acquisto per ciascun ISIN detenuto alla data di riferimento e presuppone l'utilizzo di un rating esterno dell'emissione o, se non disponibile, dell'emittente; in sintesi, la classificazione in Stage viene definita secondo i seguenti criteri di trasferimento:

  • "Low credit risk exemption": qualora il rating dell'emissione del titolo (ISIN) valutato alla data di riferimento risulti "investment grade", la tranche viene classificata in Stage 1; altresì, viene valutato l'aumento significativo del rischio di credito tra origination e reporting;
  • qualora l'emissione del titolo risulti "speculative grade", viene valutata, per singola tranche, la differenza tra rating dell'emissione alla data di reporting e rating dell'emissione alla data di origination; qualora il delta rating così calcolato risulti pari a 2 o più classi, la tranche viene classificata in Stage 2, in caso contrario in Stage 1;
  • qualora il rating dell'emissione alla data di reporting risulti classificato come "speculative grade" e in caso di assenza di rating di emissione alla data di origination, la tranche sarà classificata in Stage 2;
  • in caso di assenza di Rating di emissione alla data di reporting, ma presenza di Rating dell'emittente, l'esposizione sarà classificata applicando al rating dell'emittente le logiche previste per il rating di emissione descritte nei punti precedenti.

Le esposizioni sono classificate in Stage 3 nei casi in cui rischio creditizio si è incrementato al punto che lo strumento è considerato impaired ossia classificato tra i deteriorati, ivi inclusi le fattispecie di strumenti finanziari in default.

Qualora un'esposizione ad una definita data di rilevazione venga classificata in Stage 2 per una o più condizioni di trasferimento sopra descritte, ma nelle successive date di valutazione tali condizioni vengano meno, l'esposizione viene riclassificata in Stage 1.

Ne consegue che per le attività finanziarie oggetto di impairment ai fini dell'IFRS 9, la perdita attesa è una stima delle probabilità ponderate delle perdite su credito lungo la vita attesa dello strumento finanziario e viene calcolata in base alla classificazione in Stage sopra definita.

In particolare:

  • perdita attesa a 12 mesi, per le attività classificate nello Stage 1. Le perdite attese a 12 mesi sono quelle derivanti da eventi di default che sono possibili nei prossimi 12 mesi (o in un periodo più breve se la vita attesa è inferiore a 12 mesi), ponderati per la probabilità che l'evento di default si verifichi;
  • perdita attesa "Lifetime", per le attività classificate nello Stage 2 e Stage 3. Le perdite attese lifetime sono quelle derivanti da eventi di default che sono possibili lungo tutta la vita attesa dello strumento finanziario, ponderati per la probabilità che si verifichi il default.

Se, alla data di chiusura di bilancio, il rischio di credito su uno strumento finanziario non è aumentato significativamente rispetto alla data di prima iscrizione, l'entità deve adeguare il fondo svalutazione dello strumento finanziario ad un importo pari alle perdite attese a 12 mesi.

Gli elementi chiave nel calcolo dell'ECL sono i seguenti:

  • PD Probability of Default è una stima della probabilità di default su un dato orizzonte temporale, la stessa viene concepita in un'ottica multi-periodale. Un valore predefinito può verificarsi solo in un determinato momento nel periodo valutato, se l'attività finanziaria non è stata precedentemente cancellata ed è ancora in portafoglio. Le PD multi-periodali sono stimate su base storica e vengono corrette nelle aspettative di breve periodo ai fini di incorporare effetti point-in-time (fase corrente dei fattori di rischio Banca rispetto la situazione di lungo periodo);
  • EAD Exposure at Default è una stima dell'esposizione in una futura data di default, prendendo in considerazione delle eventuali variazioni attese nell'esposizione dopo la data di bilancio, inclusi i rimborsi di capitale e interessi, sia previsti contrattualmente o diversamente (bullet), i tiraggi previsti su strutture impegnate e fuori bilancio (mediante l'applicazione del Fattore di Conversione Creditizia) e interessi di mora sui mancati pagamenti;
  • LGD Loss Given Default è una stima della perdita che si manifesta nel caso in cui si verifichi un default in uno specifico istante temporale. Viene stimata sulla base dei flussi di recupero storici e differenziata per

stato del credito (bonis, past-due, unlikely-to-pay e sofferenza) e altri driver ritenuti significativi nel determinare il processo di recupero specifico per tipologia di business e prodotto.

Una volta definita l'allocazione delle esposizioni nei diversi stadi di rischio creditizio, la determinazione delle perdite attese (ECL) è effettuata, a livello di singola operazione o tranche di titolo, partendo da modelli calibrati su dati interni del Gruppo, e modelli calibrati su dati di External Credit Assessment Institution (c.d. "Agenzie ECAI") su portafogli per cui non sono disponibili osservazioni interne, basata sui parametri di Probabilità di Default (PD), Loss Given Default (LGD) e Exposure at Default (EAD), su cui sono effettuati opportuni interventi correttivi, in modo da garantirne l'aderenza con le prescrizioni peculiari dell'IFRS 9.

I crediti deteriorati sono oggetto di un processo di valutazione analitica o collettiva a seconda delle casistiche sotto specificate e l'ammontare della rettifica di valore di ciascun credito è pari alla differenza tra il valore di bilancio dello stesso al momento della valutazione (costo ammortizzato) ed il valore attuale dei previsti flussi di cassa futuri, calcolato applicando il tasso di interesse effettivo originario. I flussi di cassa previsti tengono conto dei tempi di recupero attesi, del presumibile valore di realizzo delle eventuali garanzie, nonché dei costi che si ritiene verranno sostenuti per il recupero dell'esposizione creditizia.

Il tasso effettivo originario di ciascun credito rimane invariato nel tempo ancorché sia intervenuta una ristrutturazione del rapporto che abbia comportato la variazione del tasso contrattuale ed anche qualora il rapporto divenga, nella pratica, infruttifero di interessi contrattuali. La rettifica di valore è iscritta a conto economico. Il valore originario dei crediti è ripristinato negli esercizi successivi nella misura in cui vengano meno i motivi che ne hanno determinato la rettifica purché tale valutazione sia oggettivamente collegabile ad un evento verificatosi successivamente alla rettifica stessa. La ripresa di valore è iscritta a conto economico e non può in ogni caso superare il costo ammortizzato che il credito avrebbe avuto in assenza di precedenti rettifiche.

I crediti a sofferenza, ad esclusione di quelli riferibili ai portafogli leasing e retail di prestiti personali o mutui, con importo lordo residuo superiore a 100 mila euro sono oggetto di un processo di valutazione analitica, mentre le sofferenze con importo lordo residuo inferiore a 100 mila euro nonché le sofferenze con importo lordo residuo maggiore di 100 mila euro ma la cui classificazione risale a oltre 10 anni dalla data di riferimento sono svalutate integralmente.

I crediti ad inadempienza probabile, ad esclusione di quelli riferibili ai portafogli leasing e retail di prestiti personali o mutui, di importo superiore ai 100 mila euro sono valutati analiticamente mentre quelle di importo inferiore ai 100 mila euro sono sottoposti a valutazione collettiva di perdita di valore.

Per gli altri crediti deteriorati si procede a valutazione collettiva di perdita di valore. Tale valutazione avviene per categorie di crediti omogenee in termini di rischio di credito e le relative percentuali di perdita sono stimate tenendo conto di serie storiche, fondate su elementi osservabili alla data della valutazione, che consentano di stimare il valore della perdita latente in ciascuna categoria di crediti.

Informativa quantitativa

Tab.17 - Esposizioni creditizie nette per tipologie di esposizione e di controparte (Art. 442 c)

Portafoglio/qualità Sofferenze Inadempienze
probabili
Esposizioni
scadute
deteriorate
Esposizioni
scadute non
deteriorate
Esposizioni
non
deteriorate
Totale
1. Attività finanziarie valutate al costo ammortizzato 1.047.661 458.419 98.266 405.405 6.268.365 8.278.116
2. Attività finanziarie valutate al fair value con impatto sulla redditività
complessiva
- - - - 1.124.635 1.124.635
3. Attività finanziarie designate al fair value - - - - - -
4. Altre attività finanziarie obbligatoriamente valutate al fair value 5.668 12.868 - - 6.486 25.022
5. Attività finanziarie in corso di dismissione - - - - - -
Totale 1.053.329 471.287 98.266 405.405 7.399.486 9.427.773

La tabella non riporta i valori medi in quanto si ritiene che il dato di fine periodo sia rappresentativo dell'esposizione al rischio durante l'esercizio.

Tab.18 - Distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e "fuori bilancio" verso clientela (art. 442d)

ITALIA ALTRI PAESI EUROPEI AMERICA ASIA RESTO DEL MONDO
Esposizioni/Aree
geografiche
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
A. Esposizioni per
cassa
A.1 Sofferenze 1.052.858 166.807 212 197 20 - 3 - 4 -
A.2 Inadempienze
probabili
469.290 118.206 1.528 2.106 3 - - - 5 -
A.3 Esposizioni scadute
deteriorate
96.296 6.420 1.016 57 - - - - - -
A.4 Esposizioni non
deteriorate
6.620.688 34.746 257.048 1.573 108.400 682 41.196 192 388 3
Totale A 8.239.132 326.179 259.804 3.933 108.423 682 41.199 192 397 3
B. Esposizioni fuori
bilancio
B.1 Esposizioni
deteriorate
81.725 2.099 97 - - - - - - -
B.2 Esposizioni non
deteriorate
930.580 1.704 77.395 149 - - 1.996 - 246 -
Totale B 1.012.305 3.803 77.492 149 - - 1.996 - 246 -
Totale A+B 9.251.437 329.982 337.296 4.082 108.423 682 43.195 192 643 3

Tab.19 - Distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e "fuori bilancio" verso banche (art. 442d)

ITALIA ALTRI PAESI EUROPEI AMERICA ASIA RESTO DEL MONDO
Esposizioni/Aree
geografiche
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
A. Esposizioni per
cassa
A.1 Sofferenze 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
A.2 Inadempienze
probabili
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
A.3 Esposizioni
scadute deteriorate
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
A.4 Esposizioni non
deteriorate
594.663 747 29.329 110 10.223 38 0 0 0 0
Totale A 594.663 747 29.329 110 10.223 38 0 0 0 0
B. Esposizioni fuori
bilancio
B.1 Esposizioni
deteriorate
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
B.3 Esposizioni non
deteriorate
66.193 0 773 0 11.301 0 0 0 0 0
Totale B 66.193 0 773 0 11.301 0 0 0 0 0
Totale A+B 660.856 747 30.102 110 21.524 38 0 0 0 0
Amministrazioni
pubbliche
Società finanziarie Società finanziarie (di cui:
imprese di assicurazione)
Società non finanziarie Famiglie
Esposizioni/Controparti Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze 2.320 6.439 1.794 9.108 0 0 203.596 133.978 845.387 17.479
-
di cui esposizioni
oggetto di concessioni
- - 469 5.730 - - 7.953 4.480 96.422 63
A.2
Inadempienze
probabili
567 389 2.353 3.434 0 0 168.213 106.186 299.693 10.303
-
di cui esposizioni
oggetto di concessioni
- - 266 7 - - 21.359 3.690 68.388 3.003
A.3 Esposizioni scadute
deteriorate
46.545 691 120 90 0 0 44.056 3.892 6.591 1.804
-
di cui esposizioni
oggetto di concessioni
- - 6 - - - 742 86 988 378
A.4
Esposizioni
non
deteriorate
1.999.329 1.556 215.609 1.514 35 0 4.285.507 28.371 527.275 5.755
-
di cui esposizioni
oggetto di concessioni
1596 46 3.697 - - - 14.237 169 10.192 512
Totale A 2.048.761 9.075 219.876 14.146 35 0 4.701.372 272.427 1.678.946 35.341
B. Esposizioni "fuori
bilancio"
B.1
Esposizioni
deteriorate
0 0 0 0 0 0 66975 1952 14847 147
B.2
Esposizioni
non
deteriorate
0 0 21114 165 0 0 713731 1565 275372 123
Totale B 0 0 21114 165 0 0 780706 3517 290219 270
Totale (A+B) 2.048.761 9.075 240.990 14.311 35 0 5.482.078 275.944 1.969.165 35.611

Tab.20 - Distribuzione settoriale delle esposizioni per cassa e "fuori bilancio" verso clientela (Art 442e)

La tabella 21 riporta la distribuzione su fasce temporali di durata contrattuale residua delle attività per cassa e delle operazioni fuori bilancio.

Tab.21- Distribuzione temporale per durata residua contrattuale delle attività finanziarie (Art 442f)

Voci/Scaglioni temporali A vista da oltre
1 a 7
giorni
da oltre 7
a 15
giorni
da oltre
15 giorni
a 1 mese
da oltre 1
a 3 mesi
da oltre 3
mesi fino
a 6 mesi
da oltre 6
mesi fino
a 1 anno
da oltre 1
anno fino
a 5 anni
Oltre 5
anni
Indeterminata Totale
Attività per cassa
Titoli di Stato 704 - 446 - 975 195.023 207.044 616.000 263.620 - 1.283.812
Altri titoli di debito 10.183 176 - 22 542 5.402 8.240 74.911 111.049 - 210.525
Quote O.I.C.R. 87.762 - - - - - - - - - 87.762
Finanziamenti 1.173.629 84.749 233.422 547.146 1.275.891 583.418 652.384 2.403.063 638.630 392.320 7.984.652
- banche 76.446 25.525 11 136.149 882 138 275 891 - 373.784 614.101
- clientela 1.097.183 59.224 233.411 410.997 1.275.009 583.280 652.109 2.402.172 638.630 18.536 7.370.551
Operazioni fuori bilancio
Derivati finanziari con
scambio di capitale
- posizioni lunghe - 20.000 117.850 - 2.926 - 20.220 3.313 - - 164.309
- posizioni corte - 20.067 117.260 - 2.513 - - 14.071 7.810 - 161.721
Voci/Scaglioni temporali A vista da oltre
1 a 7
giorni
da oltre 7
a 15
giorni
da oltre
15 giorni
a 1 mese
da oltre 1
a 3 mesi
da oltre 3
mesi fino
a 6 mesi
da oltre 6
mesi fino
a 1 anno
da oltre 1
anno fino
a 5 anni
Oltre 5
anni
Indeterminata Totale
- posizioni lunghe 23.844 - - - - - - - - - 23.844
Depositi e finanziamenti
da ricevere
- posizioni lunghe - 3.524 - - - - - - - - 3.524
- posizioni corte - 3.524 - - - - - - - - 3.524
Impegni irrevocabili a
erogare fondi
- posizioni lunghe 16.261 - 7.200 8.860 636 2.036 1.610 17.497 68.196 - 122.296
- posizioni corte 31.536 - 4.400 7.023 364 624 1.610 16.039 60.700 - 122.296
Garanzie finanziarie
rilasciate
- - - - - - - - - - -

Per quanto attiene alla descrizione delle modalità di determinazione delle rettifiche di valore si rinvia a quanto indicato nella sezione qualitativa del presente documento.

Tab.22 Esposizioni per cassa verso clientela: dinamica delle rettifiche di valore complessive (Art 442i)

Causali/categorie Sofferenze Inadempienze
probabili
Esposizioni
scadute
Totale
A. Rettifiche complessive iniziali 181.750 87.241 9.189 278.180
- di cui: esposizioni cedute non cancellate - 697 - 697
B. Variazioni in aumento 110.071 68.335 2.381 180.787
B.1 rettifiche di valore da attività finanziarie impaired acquisite o originate 11 - - 11
B.2. altre rettifiche di valore 77.341 66.818 1.926 146.085
B.3 perdite da cessione - - - -
B.4 trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate 20.606 1.517 25 22.148
B.5 modifiche contrattuali senza cancellazioni - - - -
B.6 altre variazioni in aumento 12.113 - 430 12.543
C. Variazioni in diminuzione 124.817 35.264 5.093 165.174
C.1 riprese di valore da valutazione 40.072 10.213 28 50.313
C.2 riprese di valore da incasso 4.824 6.958 8 11.790
C.3 utili da cessione - - - -
C.4 write-off 79.640 178 13 79.831
C.5 trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate 240 17.792 4.992 23.024
C.6 modifiche contrattuali senza cancellazioni - - - -
C.7 altre variazioni in diminuzione 41 123 52 216
D. Rettifiche complessive finali 167.004 120.312 6.477 293.793

8. Attività non vincolate (Art. 443 CRR)

Informativa qualitativa

Nel presente capitolo, in conformità all'articolo 443 del regolamento (UE) n. 575/2013 (CRR), si dà evidenza circa le attività non vincolate nonché di quelle vincolate.

Si intende attività vincolata ogni attività che è stata impegnata o che è oggetto di un accordo per fornire garanzie (security o collateral) o supporto di credito a delle operazioni iscritte in bilancio o fuori bilancio dalle quali l'attività non possa essere ritirata liberamente.

Le attività impegnate il cui ritiro è soggetto a qualsiasi tipo di restrizione, come ad esempio una preventiva approvazione prima di essere ritirate o sostituite da altre attività, sono ritenute vincolate.

Le operazioni per le quali il Gruppo di norma vincola una parte delle proprie attività finanziarie sono riferibili alle seguenti fattispecie:

  • deposito presso Banca d'Italia in qualità di riserva obbligatoria;
  • operazioni in contratti derivati;
  • depositi vincolati dati in garanzia a banche ad operazioni sindacate (iblor deposit);
  • titoli di debito dati in garanzia alla Banca d'Italia correlati ad operazioni di anticipazione infragiornaliera;
  • titoli di debito dati in garanzia alla Banca Centrale Europea per operazioni di TLTRO;
  • crediti eligible per la collateralizzazione presso la Banca d'Italia attraverso il programma ABACO;
  • attivi utilizzati nell'ambito di operazioni di cartolarizzazione.

Per ulteriori informazioni, in merito ai processi gestionali seguiti dal Gruppo, si rimanda a quanto rappresentato nel § 1.4.3.3 del presente documento.

Informativa quantitativa

L'informativa relativa alle attività vincolate e non vincolate del Gruppo è stata redatta sulla base degli orientamenti EBA/GL/2014/03 e dello schema richiesto dal Regolamento di Esecuzione (UE) 2015/79, in coerenza con le disposizioni della Parte otto Titolo II del Regolamento (UE) 575/2013.

Di seguito si riporta l'importo in essere alla data del 31 dicembre 2019 delle attività vincolate e di quelle non vincolate per tipo di attività.

Tab.23 - Informativa quantitativa sulle Attività non vincolate (Art. 443 e EBA/GL/2014/03)

ATTIVITA' Valore contabile delle
attività vincolate
Fair value delle attività
vincolate
Valore contabile delle attività
non vincolate
Fair value delle
attività non vincolate
Attività dell'ente segnalante 1.380.782 8.198.381
Finanziamenti a vista 765.111
Titoli di capitale 125.205 123.491
Titoli di debito 460.595 460.595 521.137 518.825
-di cui: emessi da amministrazioni pubbliche 460.595 460.595 384.952 385.198
-di cui: emessi da intermediari finanziari 125.538 122.843
Finanziamenti diversi da quelli a vista 920.187 82.461 5.580.267
Altre attività 1.206.662

Tab.24 - Informativa quantitativa sulle Attività non vincolate (Art. 443 e EBA/GL/2014/03)

ATTIVITA' VINCOLATE E PASSIVITA' ASSOCIATE Passività finanziarie,
passività potenziali e titoli in
prestito
Attività, garanzie ricevute e propri titoli di
debito emessi vincolati diversi da
obbligazioni bancarie garantite e titoli ABS
Valore contabile delle passività finanziarie 1.721.135 1.380.782
Depositi
Pronti contro termine 0 0
di cui: con banche centrali
Depositi collateralizzati diversi dai pronti contro termine 1.721.135 1.380.782
di cui: con banche centrali 694.183 596.417
Altro 0

9. Uso dell'ECAI (Art. 444 CRR)

Informativa qualitativa

Il Gruppo Banca IFIS, ai fini del calcolo del requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito e di controparte, utilizza l'agenzia di rating esterna di valutazione (ECAI) "Fitch Ratings" solo per le posizioni incluse nella classe "Esposizioni verso Amministrazioni centrali e Banche centrali"; per le altre asset class non utilizza rating esterni.

Le valutazioni dell'ECAI prescelta si applicano alle seguenti classi di attività:

Tab.25 - Portafogli e rating ufficiali

Classi regolamentari ECA/ECAI Caratteristiche del
rating
Esposizioni verso Amministrazioni centrali e banche centrali Fitch Ratings Solicited/Unsolicited
Esposizioni verso amministrazioni regionali o autorità locali - -
Esposizioni verso organismi del settore pubblico - -
Esposizioni verso enti - -
Esposizioni verso imprese - -
Esposizioni al dettaglio - -
Esposizioni in stato di default - -
Esposizioni associate a un rischio particolarmente elevato - -
Esposizioni in strumenti di capitale - -

Nella tabella seguente il mapping pubblicato dalla Banca d'Italia dei rating a lungo termine rilasciati da "Fitch Ratings".

ECAI
Classe di merito di credito Amministrazioni
centrali e banche
centrali
Intermediari vigilati,
enti del settore
pubblico, enti
territoriali*
Banche multilaterali
di sviluppo
Imprese e altri
soggetti
Fitch Ratings
0% 20% 20% 20% da AAA a AA-
2 20% 50% 50% 50% da A+ a A-
3 50% 100% 50% 100% da BBB+ a BBB-
4 100% 100% 100% 100% da BB+ a BB-
5 100% 100% 100% 150% da B+ a B-
6 150% 150% 150% 150% CCC+ e inferiori

Informativa quantitativa

La tabella successiva mostra la distribuzione delle esposizioni soggette a rischio di credito sulla base dei fattori di ponderazione (classi di merito di credito).

Tab.26 - Esposizioni per classe regolamentare di attività e per classe di merito creditizio/ponderazione
---------------------------------------------------------------------------------------------------------- -- -- -- -- -- -- -- -- --
Classe regolamentare di
attività/Ponderazione
0% 20% 35% 50% 75% 100% 150% 200% 250% 1250% Deduzioni dai
Fondi Propri
Totale
Esposizioni verso
amministrazioni centrali o
banche centrali
1.990.445 218.583 103.814 2.312.842
Esposizioni verso enti 227.371 35.313 262.684
Esposizioni verso
amministrazioni regionali o
autorità locali
50.094 50.094
Esposizioni verso organismi
del settore pubblico
393.155 115.916 509.071
Banche Multilaterali di
Sviluppo
0
Organizzazioni Internazionali 0
Imprese ed altri soggetti 3.747.088 3.747.088
Esposizioni al dettaglio 1.476.445 1.476.445
Esposizioni a breve termine
verso imprese
0
Esposizioni verso O.I.C.R. 44.718 7.566 52.284
Esposizioni garantite da
immobili
80.929 65.433 146.362
Esposizioni in stato di default 495.923 1.166.383 1.662.306
Esposizioni associate a un
rischio particolarmente elevato
92.829 92.829
Cartolarizzazioni 54.171 6.070 22 2.624 62.887
Esposizioni in strumenti di
capitale
192.455 192.455
Altre posizioni 9.089 105 383.335 392.529
Totale rischio di credito 2.053.705 670.725 80.929 65.433 1.476.445 5.239.401 1.266.800 2.624 0 0 103.814 10.959.876

10. Esposizione al rischio di mercato (Art. 445 CRR)

Informativa quantitativa

L'esposizione al rischio di mercato – come riportato nel § 1.4.3.4 a fini regolamentari, è calcolata con la "metodologia standardizzata".

Nella tabella seguente viene fornito il dettaglio dei requisiti regolamentari misurati alla data del 31 dicembre 2019 per il Gruppo Bancario. L'esposizione complessiva riferisce alle posizioni appartenenti al portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza della Banca; il Gruppo Bancario, in riferimento alle posizioni appartenenti al portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza, ha misurato essenzialmente il rischio di posizione.

Il requisito patrimoniale in materia di fondi propri richiesto per il rischio di cambio risulta pari a 4.683 mila Euro avendo il Gruppo Bancario, alla data di riferimento, registrato una "posizione complessiva netta aperta in cambi" superiore al 2% del totale dei "Fondi propri" ad uso consolidato.

Tab.9 - Rischio di mercato: requisito patrimoniale per attività comprese nel portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza e per l'intero bilancio

Tipologia di rischio Attivo ponderato equivalente (RWA) Requisito patrimoniale
Rischio di posizione (Trading Book) 27.545 2.204
Rischio di regolamento (Trading Book)
Rischio di posizioni in merci
Rischio di cambio 58.540 4.683
REQUISITO PATRIMONIALE A FRONTE DEL RISCHIO DI MERCATO (T) 86.085 6.887
REQUISITO PATRIMONIALE A FRONTE DEL RISCHIO DI MERCATO (T-1) 58.427 4.674

11. Rischio operativo (Art. 446 CRR)

Informativa qualitativa

Il Gruppo Bancario, per la misurazione del rischio operativo e per la misurazione del capitale interno, in considerazione delle dimensioni e della limitata complessità operativa, si è basato sul "metodo base" disciplinato dal Regolamento (UE) n. 575/2013 del 26 giugno 2013 – Parte Tre, Titolo III e per la relativa applicazione in Italia dalla Circolare 285/2013 ai fini del computo del requisito patrimoniale regolamentare. In particolare calcola il requisito patrimoniale minimo obbligatorio a fronte dei rischi operativi ricorrendo al metodo dell'indicatore di base (BIA – Basic Indicator Approach). Il metodo quantifica l'assorbimento di capitale nella misura del 15% della media degli ultimi tre esercizi dei valori dell'"indicatore rilevante" di cui all'art. 316 Regolamento (UE) n. 575/2013 del 26 giugno 2013 rappresentativo dei volumi di operatività aziendale.

Ai fini regolamentari, la misurazione del rischio operativo viene effettuata tramite procedure informatiche dedicate alla produzione periodica delle segnalazioni statistiche e di vigilanza prudenziale consolidata.

A livello gestionale, per la misurazione del rischio operativo si fa riferimento ai processi gestionali rappresentati nel § 1.4.4.1del presente documento.

Il Gruppo Banca IFIS ha da tempo definito – coerentemente alle apposite prescrizioni normative ed alle best practice di settore – il quadro complessivo per la gestione del rischio operativo, rappresentato da un insieme di regole, procedure, risorse (umane, tecnologiche e organizzative) ed attività di controllo volte a identificare, valutare, monitorare, prevenire o attenuare nonché comunicare ai livelli gerarchici appropriati tutti i rischi operativi assunti o assumibili nelle diverse unità organizzative. I processi chiave per una corretta gestione del rischio operativo sono peraltro rappresentati dalla raccolta dei dati di perdita operativa (Loss Data Collection - LDC) e dall'autovalutazione prospettica dell'esposizione al rischio operativo (Risk Self Assessment - RSA). In aggiunta, un ulteriore elemento fondamentale del processo di governo e gestione del rischio operativo è, peraltro, rappresentato da un'adeguata formazione delle risorse. Il Gruppo Banca IFIS è costantemente impegnato nella formazione e crescita professionale delle proprie risorse.

Con riguardo al processo di Internal Loss Data Collection in uso, le perdite operative sono classificate in ragione delle categorie di rischio definite dalla disciplina di Vigilanza ed elencate di seguito:

  • (a) frodi interne: perdite dovute ad attività non autorizzata, frode, appropriazione indebita o violazione di leggi, regolamenti o direttive aziendali che coinvolgano almeno una risorsa interna dell'intermediario;
  • (b) frodi esterne: perdite dovute a frode, appropriazione indebita, o violazione di leggi da parte di soggetti esterni all'intermediario;
  • (c) rapporti di impiego e sicurezza sul lavoro: perdite derivanti da atti non conformi alle leggi od agli accordi in materia di impiego, salute e sicurezza sul lavoro, dal pagamento di risarcimenti a titolo di lesioni personali o da episodi di discriminazione o di mancata applicazione di condizioni paritarie;
  • (d) clienti, prodotti e prassi operative: perdite derivanti da inadempienze relative ad obblighi professionali verso clienti ovvero dalla natura o dalle caratteristiche del prodotto o del servizio prestato;
  • (e) danni a beni materiali: perdite derivanti da eventi esterni, quali catastrofi naturali, atti vandalici, terrorismo, etc.;
  • (f) interruzioni dell'operatività e disfunzioni dei sistemi: perdite dovute ad interruzioni dell'operatività, a disfunzioni o a indisponibilità dei sistemi;
  • (g) esecuzione, consegna e gestione dei processi: perdite dovute a carenze nel perfezionamento delle operazioni o nella gestione dei processi, nonché perdite dovute alle relazioni con controparti commerciali, venditori, fornitori.

I risultati del processo di raccolta delle perdite operative nel 2019 riferibili al Gruppo Bancario sono rappresentati nel grafico sottostante dove si riporta la distribuzione percentuale della numerosità degli eventi registrati suddivisi nelle classi di rischio sopra elencate:

Nel successivo grafico, per completezza, si riporta la distribuzione percentuale della perdita effettiva degli eventi di rischio operativo registrati suddivisi nelle 7 classi di rischio regolamentari.

2019 - Perdita effettiva degli eventi di rischio operativo suddivisi per ET di 1° livello

Per completezza, il processo di Risk Self Assessment svolto nel 2019 ha evidenziato i potenziali rischi a cui il Gruppo Bancario è esposto in chiave prospettica sulla base delle autovalutazioni effettuate dai principali process owner aziendali. Opportuna informativa sulle aree di miglioramento individuate e sulle azioni concordate per la mitigazione dei potenziali rischi viene fornita ai competenti Organi sociali.

Informativa quantitativa

L'adozione del "metodo base" ha determinato a livello consolidato un requisito patrimoniale al 31 dicembre 2019 pari a circa 71.145 milioni di euro, dalla Banca ritenuto in grado di fronteggiare gli impatti finanziari inattesi di potenziali eventi rischiosi che dovessero accadere nel corso del 2020.

Tab.11 - Requisito patrimoniale a fronte dei rischi operativi
Indicatore Rilevante Dicembre -2 560.986
Indicatore Rilevante Dicembre -1 422.108
Indicatore Rilevante Dicembre 439.815
Media Indicatore Rilevante ultimi 3 esercizi 474.303
REQUISITO PATRIMONIALE RISCHIO OPERATIVO (T) 71.145
REQUISITO PATRIMONIALE RISCHIO OPERATIVO (T-1) 67.138

12. Esposizioni in strumenti di capitale non incluse nel portafoglio di negoziazione (Art. 447 CRR)

Informazioni di natura qualitativa

Come già riportato nel § 1.4.2.10 del presente documento relativamente al rischio di partecipazione, alla data del 31 dicembre 2019, il Gruppo detiene nel proprio portafoglio attività di equity investment riconducibili a interessenze azionarie di minoranza classificate o tra le "Attività finanziarie valutate al fair value con impatto sulla redditività complessiva" o tra le "Attività finanziarie obbligatoriamente valutate al fair value con impatto a conto economico". Inoltre, nella seconda metà dell'esercizio chiuso al 31 dicembre 2019, si è proceduto alla creazione di un portafoglio di titoli quotati funzionale alla generazione di redditi nel tempo.

In particolare, il Gruppo classifica tra le "Attività finanziarie valutate al fair value con impatto sulla redditività complessiva" gli strumenti di capitale non detenuti per finalità di negoziazione, per i quali al momento della rilevazione iniziale è esercitata l'opzione per la designazione al fair value con impatto sulla redditività complessiva (cosiddetta "OCI Option"). Al contrario, gli strumenti di capitale per i quali il Gruppo non applica tale opzione, sono classificati tra le "Attività finanziarie obbligatoriamente valutate al fair value con impatto a conto economico".

Criteri di iscrizione

Attività finanziarie valutate al fair value con impatto sulla redditività complessiva

L'iscrizione iniziale delle attività finanziarie avviene alla data di regolamento. Tali attività sono inizialmente iscritte al fair value comprensivo degli eventuali costi di transazione direttamente attribuibili allo strumento stesso.

Attività finanziarie obbligatoriamente valutate al fair value con impatto a conto economico

L'iscrizione iniziale delle attività finanziarie avviene alla data di regolamento. All'atto della rilevazione iniziale le attività finanziarie detenute per la negoziazione sono rilevate ad un valore pari al corrispettivo pagato, inteso come il fair value dello strumento, senza considerare i costi o proventi di transazione direttamente attribuibili allo strumento stesso, che vengono imputati a conto economico.

Criteri di valutazione

Attività finanziarie valutate al fair value con impatto sulla redditività complessiva

Gli strumenti di capitale per i quali è stata effettuata la scelta per la classificazione nella presente categoria sono valutati al fair value e gli importi rilevati in contropartita del patrimonio netto (Prospetto della redditività complessiva) non devono essere successivamente trasferiti a conto economico, neanche in caso di cessione. La sola componente riferibile ai titoli di capitale in questione che è oggetto di rilevazione a conto economico è rappresentata dai relativi dividendi.

La determinazione del fair value degli strumenti finanziari classificati nel presente portafoglio è basata su prezzi rilevati in mercati attivi, su prezzi forniti da operatori di mercato o su modelli interni di valutazione, generalmente utilizzati dalla pratica finanziaria, che tengono conto di tutti i fattori di rischio correlati agli strumenti e che sono basati su dati rilevabili sul mercato.

Attività finanziarie obbligatoriamente valutate al fair value con impatto a conto economico

Anche successivamente alla rilevazione iniziale, le attività finanziarie sono valorizzate al fair value e gli effetti dell'applicazione di questo criterio sono imputati nel conto economico. Il fair value viene determinato sulla base dei criteri già illustrati per le Attività finanziarie valutate al fair value con impatto sulla redditività complessiva.

Informazioni di natura quantitativa

Tab.27 - Esposizioni in strumenti di capitale - Portafoglio Bancario

Valore di bilancio Fair Value Market
Value
Utili/perdite
realizzati
nel periodo
Plus/Minus
sospese a
patrimonio
netto
Plus/Minus
sospese a
patrimonio netto
computate a
Fondi Propri
Livello 1 Livello2 Livello 3 Livello 1 Livello 2 Livello 3 Livello 1
Titoli di capitale
Attività finanziarie obbligatoriamente
valutate al fair value
- - (9.222)
Attività finanziarie valutate al fair value
con impatto sulla redditività complessiva
34.809 14.364 34.809 14.364 3.153 1.600
Totale 34.809 - 14.364 34.809 - 14.364 - (9.222) 3.153 1.600

13. Esposizione al rischio di tasso di interesse su posizioni non incluse nel portafoglio di negoziazione (Art. 448 CRR)

Informazioni di natura qualitativa

L'assunzione del rischio di tasso di interesse costituisce una componente ordinaria dell'attività bancaria e può essere un'importante fonte di reddito e di valore patrimoniale. Tuttavia, movimenti avversi nei tassi di mercato possono avere effetti negativi sia sul livello degli utili che sul valore del capitale della Banca e delle sue controllate: cambiamenti nei tassi incidono infatti sul livello reddituale corrente attraverso variazioni nel margine di interesse e influenzano al tempo stesso anche il valore delle attività, delle passività e delle poste fuori bilancio. Pertanto, un efficace sistema di gestione del rischio che mantenga l'esposizione al rischio di tasso di interesse entro livelli ritenuti accettabili è essenziale per la sicurezza e la solidità finanziaria del Gruppo.

Il rischio di tasso d'interesse sul portafoglio bancario è un rischio trasversale che incide su tutte le società del Gruppo e la cui gestione è accentrata presso la Capogruppo.

L'assunzione di rischi di tasso d'interesse significativi è in linea di principio estranea alla gestione del Gruppo. La fonte di provvista prevalente continua ad essere costituita dal conto di deposito online "rendimax". I depositi della clientela sui prodotti "rendimax" e "contomax" sono a tasso fisso per la componente vincolata, e a tasso variabile non indicizzato, rivedibile unilateralmente da parte della Banca nel rispetto delle norme e dei contratti, per i depositi liberi a vista e a chiamata. Le ulteriori componenti principali di provvista riguardano raccolta obbligazionaria principalmente a tasso fisso, un'operazione di auto-cartolarizzazione a tasso variabile e prestiti con l'Eurosistema (TLTRO).

Relativamente all'attivo gli impieghi alla clientela rimangono prevalentemente a tasso variabile, sia con riguardo alla componente di credito commerciale e leasing che di finanziamenti corporate.

Nell'ambito dell'operatività in crediti di difficile esigibilità (svolta dalle controllate IFIS NPL e FBS), caratterizzata da un modello di business focalizzato sull'acquisto di crediti a valori inferiori rispetto al nominale, rileva un potenziale rischio di tasso d'interesse connesso all'incertezza sui tempi di incasso.

Al 31 dicembre 2019 il portafoglio titoli obbligazionari complessivo è composto principalmente da titoli governativi a tasso fisso e indicizzati al tasso d'inflazione. La duration media di tale portafoglio è pari a circa 2,9 anni.

In considerazione dell'entità del rischio assunto, il Gruppo Banca IFIS generalmente non utilizza strumenti di copertura del rischio tasso.

Per ulteriori informazioni, in merito ai processi gestionali seguiti dal Gruppo, si rimanda a quanto rappresentato nel § 1.4.3.1 del presente documento.

Informazioni di natura quantitativa

Il Gruppo Bancario, per la misurazione del rischio di tasso di interesse relativo al "portafoglio bancario", si è basato sulla metodologia semplificata prescritta dalla Circolare 285/2013 – Parte Prima - Titolo III "Processo di controllo prudenziale" – Capitolo 1 (allegati C e C-bis).

Rischio di tasso d'interesse sul portafoglio bancario in termini di variazioni del valore economico

La metodologia semplificata, di cui all'allegato C della Circolare 285/2013, recentemente modificata dalla Banca d'Italia in recepimento degli orientamenti EBA/GL/2018/02, prevede che tutte le attività e le passività siano classificate in 19 fasce temporali in base alla loro vita residua, se poste a tasso fisso e sulla data di repricing se poste a tasso variabile. All'interno di ciascuna fascia viene calcolata l'esposizione netta, ottenuta dalla compensazione tra posizioni attive e posizioni passive. Le esposizioni nette di ogni fascia sono poi moltiplicate per i fattori di ponderazione ottenuti dal prodotto fra la variazione ipotetica dei tassi prescelta e l'approssimazione di duration modificata relativa a ciascuna fascia fornita. Le esposizioni ponderate delle diverse fasce sono sommate fra di loro. L'esposizione ponderata netta ottenuta approssima la variazione del valore attuale delle poste patrimoniali nell'eventualità dello shock di tasso ipotizzato.

La sintesi delle misurazioni sviluppate in sede di quantificazione del Capitale Interno assorbito dal rischio di tasso d'interesse, in termini di variazioni del valore economico, alla data del 31 dicembre 2019, è riportata nella tavola che segue. Il requisito patrimoniale in materia di fondi propri richiesto per il rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario, alla data di riferimento risulta essere pari a 21.759 mila Euro.

ATTIVI PASSIVI Posizione Netta Fattore Ponderazione Esposizione Ponderata
A vista o a revoca 1.319.821 -402.597 917.224 0,00% -
Fino a 1 mese 2.519.059 -2.017.778 501.281 0,01% 29
da oltre 1 mese a 3 mesi 1.077.118 -1.626.647 -549.529 0,02% -
106
da oltre 3 mesi a 6 mesi 1.013.657 -480.905 532.752 0,04% 218
da oltre 6 mesi a 9 mesi 144.238 -178.921 -34.684 0,06% -
22
da oltre 9 mesi a 1 anno 325.575 -189.446 136.129 0,09% 119
da oltre 1 anno a 1,5 anni 172.330 -1.246.273 -1.073.942 0,08% -
848
da oltre 1,5 anni a 2 anni 533.592 -398.693 134.899 0,17% 223
da oltre 2 anni a 3 anni 503.444 -827.363 -323.919 0,49% -
1.581
da oltre 3 anni a 4 anni 547.536 -513.129 34.406 1,01% 349
da oltre 4 anni a 5 anni 430.469 -577.507 -147.038 1,63% -
2.393
da oltre 5 anni a 6 anni 142.341 -2.746 139.595 2,28% 3.185
da oltre 6 anni a 7 anni 250.672 -2.528 248.144 2,95% 7.326
da oltre 7 anni a 8 anni 91.740 -37 91.703 3,58% 3.286
da oltre 8 anni a 9 anni 29.857 0 29.857 4,20% 1.254
da oltre 9 anni a 10 anni 97.111 0 97.111 4,80% 4.663
da oltre 10 anni a 15 anni 69.470 0 69.470 6,72% 4.666
da oltre 15 anni a 20 anni 10.928 0 10.928 9,22% 1.007
oltre 20 anni 3.238 0 3.238 11,83% 383

Tab.28a - Rischio di tasso d'interesse sul portafoglio bancario in termini di variazioni del Valore Economico

Variazione del Valore Economico 21.759
Fondi Propri 1.342.069
Indicatore di rischiosità (soglia di attenzione 20%) 1,62%

Rischio di tasso d'interesse sul portafoglio bancario in termini di variazioni del margine d'interesse o degli utili attesi

La metodologia semplificata, di cui all'allegato C-bis della Circolare 285/2013, introdotta recentemente dalla Banca d'Italia in recepimento degli orientamenti EBA/GL/2018/02, prevede che tutte le attività e le passività siano classificate in 9 fasce temporali in base alla loro vita residua se poste a tasso fisso e sulla data di repricing se poste a tasso variabile. All'interno di ciascuna fascia viene calcolata l'esposizione netta, ottenuta dalla compensazione tra posizioni attive e posizioni passive. Le esposizioni nette di ogni fascia sono poi moltiplicate per specifici fattori di ponderazione indicati dal Regolatore su un orizzonte temporale di riferimento pari a tre anni. L'esposizione complessiva è determinata dalla somma delle esposizioni per fascia. Il valore così ottenuto rappresenta la variazione del margine di interesse a fronte dell'ipotizzato scenario sui tassi di interesse.

La sintesi delle misurazioni sviluppate in termini di variazioni del margine di interesse alla data del 31 dicembre 2019 è riportata nella tavola che segue. Tale misurazione, al momento, non prefigura alcun obbligo per l'intermediario.

Banca IFIS sta implementando un nuovo sistema di monitoraggio gestionale del rischio di tasso di interesse coerentemente alle best practices del mercato.

Tab.28b - Rischio di tasso d'interesse sul portafoglio bancario in termini di variazioni del Margine di Interesse

ATTIVI PASSIVI Posizione
Netta
Peso temporale Shock
positivo
Shock
negativo
Shock al rialzo Shock al ribasso
A vista o a revoca 1.319.821 -402.597 917.224 3,00 2,00% -2,00% 55.033 - 55.033
Fino a 1 mese 2.519.059 -2.017.778 501.281 2,96 2,00% -2,00% 29.676 - 29.676
da oltre 1 mese a 3
mesi
1.077.118 -1.626.647 -549.529 2,83 2,00% -2,00% -
31.103
31.103
da oltre 3 mesi a 6 mesi 1.013.657 -480.905 532.752 2,62 2,00% -2,00% 27.916 - 27.916
da oltre 6 mesi a 9 mesi 144.238 -178.921 -34.684 2,37 2,00% -2,00% -
1.644
1.644
da oltre 9 mesi a 1 anno 325.575 -189.446 136.129 2,12 2,00% -2,00% 5.772 - 5.772
da oltre 1 anno a 1,5
anni
172.330 -1.246.273 -1.073.942 1,75 2,00% -2,00% -
37.588
37.588
da oltre 1,5 anni a 2
anni
533.592 -398.693 134.899 1,25 2,00% -2,00% 3.372 - 3.372
da oltre 2 anni a 3 anni 503.444 -827.363 -323.919 0,50 2,00% -2,00% -
3.239
3.239

Variazione del Margine di Interesse

48.195 - 48.195

14. Esposizione in posizioni verso la cartolarizzazione (Art. 449 CRR)

Informazioni di natura qualitativa

Nella presente sezione viene fornita illustrazione sulle esposizioni del Gruppo verso le operazioni di cartolarizzazione; in tali operazioni il Gruppo riveste, a seconda dei casi, il ruolo di originator, sponsor o investitore.

La Banca si è dotata di una "Politica per la gestione delle operazioni di cartolarizzazione" con la quale disciplina il processo di gestione delle operazioni di cartolarizzazione nelle ipotesi in cui intervenga nel ruolo di "investitore" (cioè di soggetto sottoscrittore dei titoli) ovvero di "promotore" (cioè di soggetto che struttura l'operazione). La politica definisce con chiarezza, per ciascuna delle fattispecie identificate, i compiti delle unità organizzative e degli organi aziendali coinvolti, sia con riferimento alle attività propedeutiche di due diligence sia con riguardo al monitoraggio, nel continuo, delle performance dell'operazione.

Operazione di cartolarizzazione IFIS ABCP Programme

In data 7 ottobre 2016 ha preso avvio un programma revolving di cartolarizzazione di crediti commerciali verso debitori ceduti di durata triennale. A fronte della ricessione iniziale dei crediti da parte di Banca IFIS (originator) per un ammontare pari a 1.254,3 milioni di euro, il veicolo denominato IFIS ABCP Programme S.r.l. ha emesso titoli senior, sottoscritti da veicoli di investimento che fanno riferimento alle banche co-arrengers dell'operazione, per un iniziale ammontare pari a 850 milioni di euro, aumentato a 1.000 milioni di euro nel corso del secondo trimestre del 2018, contestualmente all'allungamento di due anni del periodo revolving. Un ulteriore quota di titoli senior, del valore nominale massimo di 150 milioni di euro, inizialmente emessi per 19,2 milioni di euro, con adeguamento successivo in funzione della composizione del portafoglio riceduto, era stata sottoscritta da Banca IFIS. Nel corso del primo semestre 2019 tale quota è stata ceduta ad una banca terza e risulta interamente sottoscritta al 31 dicembre 2019. Il differenziale fra il valore del portafoglio crediti e i titoli senior emessi rappresenta il supporto di credito per i portatori dei titoli stessi, che ha la forma di un prezzo di cessione differito (c.d. deferred purchase price).

L'attività di servicing è svolta dalla stessa Banca IFIS che, con la propria struttura, si occupa di:

  • seguire giornalmente le attività per la gestione degli incassi e la verifica dei flussi di cassa;
  • assicurare ad ogni cut off date la quadratura delle evidenze di fine periodo;
  • procedere ad ogni cut off date alla verifica, al completamento e alla trasmissione del Service report contenente le informazioni del portafoglio cartolarizzato richieste dal veicolo e dalle banche finanziatrici.

Il programma di cartolarizzazione prevede che gli incassi ricevuti dalla Banca vengano trasmessi al veicolo quotidianamente, mentre le ricessioni periodiche del nuovo portafoglio avvengono con cadenza di circa sei volte al mese; in questo modo viene garantito un elapsed temporale ravvicinato fra i flussi in uscita dalla Banca e i flussi in entrata relativi al pagamento delle nuove cessioni.

Si evidenzia che i crediti verso debitori ceduti cartolarizzati sono solo in parte iscritti nell'attivo di bilancio, in particolare per la parte che la Banca ha acquistato dal cedente a titolo definitivo, ovvero con il trasferimento al cessionario di tutti i rischi e benefici. Le tabelle riportate nell'informativa quantitativa riportano pertanto solamente tale porzione di portafoglio.

In ossequio ai principi contabili IAS/IFRS, l'operazione di cartolarizzazione allo stato non configura trasferimento sostanziale di tutti i rischi e benefici, in quanto non soddisfa i requisiti per la derecognition. Inoltre si è provveduto al consolidamento dei veicoli al fine di meglio rappresentare l'operazione nel suo insieme.

La perdita teorica massima che può subire Banca IFIS è rappresentata dalle eventuali perdite che possono manifestarsi all'interno del portafoglio crediti riceduti, i cui impatti sono i medesimi che Banca IFIS subirebbe in assenza del programma di cartolarizzazione stesso; di conseguenza, la cartolarizzazione in bilancio è stata rilevata come segue:

  • i crediti acquistati a titolo definitivo cartolarizzati rimangono iscritti, nell'ambito dei "crediti verso clientela", alla sottovoce "factoring";
  • il finanziamento ottenuto attraverso l'emissione dei titoli senior sottoscritti da terzi è stato iscritto tra i "titoli in circolazione";
  • gli interessi attivi sui crediti sono rimasti iscritti nella medesima voce di bilancio "interessi attivi su crediti verso clientela";
  • gli interessi passivi maturati sui titoli sono iscritti negli "interessi passivi e oneri assimilati" nella sottovoce "titoli in circolazione";
  • le commissioni di organizzazione dell'operazione sono state interamente spesate nel conto economico dell'esercizio in cui ha avuto inizio il programma.

Al 31 dicembre 2019 gli interessi passivi sulle senior notes iscritti a conto economico sono pari a 7,7 milioni di euro.

Operazioni di cartolarizzazione di terzi

Al 31 dicembre 2019 il Gruppo detiene un portafoglio di titoli derivanti da cartolarizzazioni di terzi per complessivi 62,9 milioni di euro: in particolare detiene titoli senior per 60,2 milioni di euro, e titoli mezzanine e junior per complessivi 2,7 milioni di euro.

Nello specifico trattasi di quattro distinte operazioni di cartolarizzazione di terzi aventi sottostanti rispettivamente un mutuo fondiario a fini speculativi, un portafoglio di minibond emessi da società quotate italiane e due portafogli di crediti non performing parzialmente garantito da ipoteche di cui uno è assistito da garanzia dello stato.

Di seguito si riportano le caratteristiche principali delle operazioni in essere alla data di riferimento:

  • Cartolarizzazione "Cinque V": l'operazione, avviata a fine novembre 2017, consiste in una securitization tramite il veicolo Ballade SPV S.r.l. avente come sottostante unicamente un mutuo fondiario classificato a sofferenza, un valore nominale di 20 milioni di euro e scadenza nel mese di ottobre 2020 in cui la Capogruppo partecipa, anche in questo caso, a titolo di Senior Noteholder e Sponsor, divenendo titolare del 100% dei titoli senior per 2,1 milioni di euro e del 5% dei titoli junior; l'operazione è sostanzialmente chiusa a seguito della cessione dell'asset sottostante al credito fondiario;
  • Cartolarizzazione "Elite Basket Bond (EBB)", la quale ha previsto da parte del veicolo EBB S.r.l. l'emissione ad un prezzo pari al valore nominale, per complessivi 122 milioni di euro, di Asset Backed Securities (ABS) in un'unica tranche con durata sino a dicembre 2027 avente come underlying un portafoglio ("Basket") di minibond emessi da n. 11 società quotate italiane. La peculiarità di tale operazione consiste nel fatto che tali titoli sono obbligazioni senior unsecured ma beneficiano di un Credit Enhancement di stampo mutualistico pari al 15% dell'importo complessivo dell'operazione (24 milioni di euro), da utilizzarsi nel caso di ritardi e/o insolvenze da parte delle società emittenti nel pagamento di interessi e/o capitale sui minibond. La Capogruppo partecipa a tale operazione nella sola qualità di underwriter iscrivendosi nel proprio attivo una quota della tranche di cui sopra pari a 6,0 milioni di euro;
  • Cartolarizzazione "FINO 1": si tratta di un investimento in qualità di Senior Noteholder in un'operazione di securitization le cui tranche emesse sono supportate da garanzia statale "GACS" (Garanzia sulla Cartolarizzazione di Sofferenze) e con sottostante posizioni a sofferenza aventi un valore nominale complessivo originario di circa 5,4 miliardi di euro. La tranche oggetto di sottoscrizione per originari 92,5 milioni di euro da parte di Banca IFIS (su un valore nominale complessivo di 650 milioni di euro) è la Senior Note di Classe A, caratterizzata da una scadenza ad ottobre 2045. Al netto dei rimborsi avvenuti nel corso dell'esercizio, al 31 dicembre 2019 la quota sottoscritta di tranche presenta un valore di bilancio pari a 54,2 milioni di euro;
  • Cartolarizzazione "Elipso Finance": si tratta di un investimento in qualità di Mezzanine e Junior Noteholder in un'operazione di securitization e con sottostante posizioni a sofferenza aventi un valore nominale

complessivo originario di circa 2,6 miliardi di euro. Le tranches oggetto di sottoscrizione per originari 74 milioni di euro da parte della società oggi controllata FBS SPA (su un valore nominale complessivo di 470 milioni di euro) sono la Mezzanine Note di Classe B e la Junior Note di Classe C, caratterizzate da una scadenza a gennaio 2025. Non sono intervenuti rimborsi in linea capitale nel corso dell'esercizio e, al 31 dicembre 2019 la quota sottoscritta di tranche presenta un valore di bilancio pari a 2,6 milioni di euro.

Si segnala per completezza che il Gruppo partecipa, attraverso il più ampio intervento compiuto nel 2017 dallo Schema Volontario del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, a quote delle notes mezzanine e junior della cartolarizzazione "Berenice" per complessivi 0,1 milioni di euro.

Operazioni di auto-cartolarizzazione

Nel corso del mese di dicembre 2016, il Gruppo Banca IFIS, tramite la società oggi incorporata IFIS Leasing S.p.A. (originator), ha perfezionato un'operazione di cartolarizzazione che ha comportato la cessione alla società veicolo Indigo Lease S.r.l. di un portafoglio di crediti in bonis per un ammontare di 489 milioni di euro.

All'operazione è stato attribuito un rating da Moody's e da DBRS. Le medesime agenzie si occuperanno del monitoraggio annuale per tutta la durata dell'operazione.

Il prezzo a pronti del portafoglio crediti ceduto, pari a 489 milioni di euro, è stato pagato dal veicolo all'incorporata IFIS Leasing S.p.A. utilizzando i fondi rivenienti dall'emissione di titoli senior per l'importo di 366 milioni di euro, a cui è stato attribuito un rating di Aa3 (sf) (Moody's) e di AA (sf) (DBRS), il cui rimborso è legato agli incassi realizzati sul portafoglio crediti. Inoltre sono stati emessi dal veicolo titoli junior acquistati dalla stessa IFIS Leasing S.p.A. (oggi incorporata in Banca IFIS S.p.A.), a cui non è stato attribuito un rating, per un valore pari a 138 milioni di euro. Inoltre, a quest'ultima è stato conferito specifico mandato di servicing per la riscossione e la gestione dei crediti.

Nel corso del trimestre 2017, a seguito ristrutturazione dell'operazione, è stato avviato un sistema revolving che prevede ricessioni mensili di nuovi crediti al veicolo, fino al mese di luglio 2021. Contestualmente è stato incrementato il valore nominale massimo dei titoli senior e junior rispettivamente a 609,5 e 169,7 milioni di euro. Nello stesso periodo, la controllante Banca IFIS S.p.A. ha acquistato la totalità dei titoli senior emessi dal veicolo. A seguito fusione di IFIS Leasing S.p.A. a maggio 2018, Banca IFIS è divenuta sottoscrittrice anche dei titoli junior.

Alla data del 31 dicembre 2019 la totalità dei titoli emessi dal veicolo risulta pertanto sottoscritta dal Gruppo Banca IFIS.

Si segnala che, in forza delle condizioni contrattuali sottostanti l'operazione, non si configura trasferimento sostanziale di tutti i rischi e benefici relativi alle attività cedute (crediti).

Informazioni di natura quantitativa

Si fa rinvio alle tabelle riportate nella sezione E della Nota Integrativa del Bilancio Consolidato del Gruppo Banca IFIS 2019.

15. Politica di remunerazione (Art. 450 CRR)

La Relazione sulla politica in materia di remunerazione e sui compensi corrisposti è stata predisposta per il Gruppo Banca IFIS ai sensi:

  • dell'articolo 123 ter del TUF, rubricato "Relazione sulla politica in materia di remunerazione e sui compensi corrisposti";
  • dell'articolo 114 bis del TUF, rubricato "Informazione al mercato in materia di attribuzione di strumenti finanziari a esponenti aziendali, dipendenti o collaboratori";
  • del Regolamento Consob n. 11971/1999 (c.d. Regolamento Emittenti), con particolare riferimento agli articoli 84 quater, rubricato "Relazione sulla remunerazione", e 84 bis, rubricato "Informazioni sull'attribuzione di strumenti finanziari a esponenti aziendali, dipendenti o collaboratori", oltre che all'Allegato 3A, Schema n. 7 bis "Relazione sulla remunerazione", del Regolamento Emittenti e Schema n. 7 "Documento informativo che forma oggetto di relazione illustrativa dell'organo amministrativo per l'assemblea convocata per deliberare i piani di compensi basati su strumenti finanziari";
  • delle Disposizioni in materia di "Politiche e prassi di remunerazione e incentivazione" emanate dalla Banca d'Italia e contenute nella Circolare n. 285 del 17 dicembre 2013, in attuazione della Direttiva Comunitaria 2013/36/UE (cd. CRD IV).

La Relazione tiene altresì in considerazione la normativa europea in materia, in particolare:

  • il Regolamento delegato (UE) del 4 marzo 2014, n. 604, che individua norme tecniche di regolamentazione relative ai criteri qualitativi e quantitativi adeguati ad identificare le categorie di personale le cui attività professionali hanno un impatto sostanziale sul profilo di rischio dell'ente (c.d. Personale più rilevante o Soggetti Risk Taker);
  • il Regolamento (UE) del 26 giugno 2013, n. 575, con riferimento alle disposizioni riguardanti la politica di remunerazione di cui all'art. 450;
  • la Direttiva 2013/36/UE del 26 giugno 2013 (CRD IV), relativamente alle previsioni in materia di politiche e prassi di remunerazione e incentivazione nelle banche e nei gruppi bancari.

Sono inoltre state considerate le disposizioni contenute nel "Codice di Autodisciplina" nonché il format di Borsa Italiana S.p.A. per la Relazione sul governo societario e gli assetti proprietari ai sensi dell'art. 123 bis del TUF.

Le informazioni in tema di Politica di remunerazione sono riportate nella "Relazione sulla politica in materia di remunerazione e sui compensi corrisposti" alla quale si fa espresso rinvio.

La Relazione è consultabile sul sito internet della banca all'indirizzo: www.bancaifis.it.

16. Leva finanziaria (Art. 451 CRR)

Informativa qualitativa

Nell'ambito del framework regolamentare Basilea 3, è stato introdotto, in via definitiva a partire dal 1° gennaio 2015, il coefficiente di leva finanziaria (leverage ratio), quale requisito supplementare rispetto ai requisiti patrimoniali basati sul rischio.

L'inserimento dell'indice di leva nell'assetto normativo risponde ai seguenti obiettivi:

  • vincolare l'espansione delle esposizioni complessive alla disponibilità di un'adeguata base patrimoniale e contenere, nelle fasi espansive del ciclo economico, il livello di indebitamento delle banche, contribuendo in tal modo a ridurre il rischio di processi di deleveraging in situazioni di crisi;
  • introdurre un presidio aggiuntivo a fronte del rischio modello attraverso una misura semplice e non basata sul rischio - con funzione di backstop del requisito patrimoniale basato sul rischio.

La Banca, per la misurazione dell'indice di leva finanziaria si basa sulla metodologia prescritta dal Regolamento CRR – Parte Sette e per la relativa applicazione in Italia dalla Circolare n. 285/2013. Sinteticamente l'indicatore deriva dal rapporto tra i fondi propri per la componente rappresentata dagli elementi e strumenti del Capitale primario di classe 1 e la dimensione delle attività a rischio del Gruppo Bancario, in bilancio e fuori bilancio, opportunamente calibrate in applicazione di specifici fattori di conversione. Ai fini regolamentari la misurazione dell'indice di leva finanziaria viene effettuata tramite procedure informatiche dedicate alla produzione periodica delle segnalazioni statistiche e di vigilanza prudenziale consolidata. La frequenza di produzione del leverage ratio è trimestrale. L'indicatore è soggetto a monitoraggio sia a livello individuale che di Gruppo Bancario.

A livello regolamentare il rischio di leva finanziaria non concorre alla definizione del capitale interno complessivo nel processo di valutazione dell'adeguatezza patrimoniale (ICAAP) svolto annualmente dal Gruppo Bancario.

Il rischio di leva finanziaria è incluso nel RAF e pertanto è assoggettato alle procedure e ai meccanismi di controllo in esso previste. Il Leverage Ratio è uno dei Key Risk Indicator monitorati in ambito RAF per l'anno 2018; nel corso del 2019 è risultato circa tre volte superiore rispetto al valore minimo EBA del 3% coincidente con la Risk Capacity definita nel RAF.

Per ulteriori informazioni, in merito ai processi gestionali seguiti dal Gruppo, si rimanda a quanto rappresentato nel § 1.4.5.2 del presente documento.

Informativa quantitativa

Il coefficiente di leva finanziaria è calcolato secondo le regole sancite dal "Regolamento Delegato (UE) 2015/62 della Commissione del 10 ottobre 2014 che modifica il regolamento (UE) n. 575/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda il coefficiente di leva finanziaria".

La presente informativa viene resa, altresì, secondo quanto stabilito dal "Regolamento di Esecuzione (UE) 2016/200 della Commissione del 15 febbraio 2016 che stabilisce norme tecniche di attuazione per quanto riguarda l'informativa sul coefficiente di leva finanziaria degli enti ai sensi del Regolamento (UE) n. 575/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio."

Le tabelle di seguito riportano l'indicatore di leva finanziaria al 31 Dicembre 2019 e l'apertura dell'esposizione totale nelle principali categorie, secondo quanto disposto dagli articoli 451(1)(a), 451(1)(b) e 451(1)(c). del CRR. Le grandezze esposte sono relative al calcolo dell'indice di leva finanziaria secondo le disposizioni transitorie vigenti ai fini segnaletici.

Il modello LRCom sottostante fornisce l'apertura dell'esposizioni per i diversi aggregati segnaletici, la misura del Capitale primario di Classe e il valore percentuale del coefficiente di leva finanziaria.

Tab.29 - Modello LRCom - Informativa armonizzata sul coefficiente di leva finanziaria

Esposizione
coefficiente
di leva
finanziaria
(CRR)
Esposizioni in bilancio (esclusi derivati e SFT)
1 Elementi in bilancio (esclusi derivati, SFT e attività fiduciarie, ma comprese le garanzie reali) 10.533.944
2 (Importi delle attività dedotte nella determinazione del capitale di classe 1) -200.273
3 Totale Esposizioni in bilancio (esclusi derivati, SFT e attività fiduciarie) (somma delle righe 1 e 2) 16.2.2016 L 39/9 Gazzetta ufficiale
dell'Unione europea IT
10.333.670
Esposizioni su derivati
4 Costo di sostituzione associato a tutte le operazioni su derivati (al netto del margine di variazione in contante ammissibile) 23.864
5 Maggiorazioni per le potenziali esposizioni future associate a tutte le operazioni su derivati (metodo del valore di mercato) 4.536
UE -5a Esposizione calcolata secondo il metodo dell'esposizione originaria
6 Lordizzazione delle garanzie reali fornite su derivati se dedotte dalle attività in bilancio in base alla disciplina contabile applicabile
7 (Deduzione dei crediti per il margine di variazione in contante fornito in operazioni su derivati)
8 (Componente CCP esentata delle esposizioni da negoziazione compensate per conto del cliente)
9 Importo nozionale effettivo rettificato dei derivati su crediti venduti
10 (Compensazioni nozionali effettive rettificate e deduzione delle maggiorazioni per i derivati su crediti venduti)
11 Totale Esposizioni su derivati (somma delle righe da 4 a 10) 28.400
Esposizioni su operazioni di finanziamento tramite titoli
12 Attività SFT lorde (senza rilevamento della compensazione) previa rettifica per le operazioni contabilizzate come vendita
13 (Importi compensati risultanti dai debiti e crediti in contante delle attività SFT lorde)
14 Esposizione al rischio di controparte per le attività SFT 449
UE-14a Deroga per SFT: esposizione al rischio di controparte ai sensi dell'articolo 429ter, paragrafo 4, e dell'articolo 222 del regolamento (UE) n.
575/2013
30.309
15 Esposizioni su operazioni effettuate come agente
UE -15a (Componente CCP esentata delle esposizioni su SFT compensate per conto del cliente)
16 Totale Esposizioni su operazioni di finanziamento tramite titoli (somma delle righe da 12 a 15a) 30.759
Altre esposizioni fuori bilancio
17 Importo nozionale lordo delle esposizioni fuori bilancio 16.2.2016 L 39/10 Gazzetta ufficiale dell'Unione europea IT 1.122.342
18 (Rettifica per conversione in importi equivalenti di credito) -572.718
19 Totale Altre esposizioni fuori bilancio (somma delle righe 17 e 18) 549.624
(Esposizioni esentate a norma dell'articolo 429, paragrafi 7 e 14, del regolamento (UE) n. 575/2013 (in e fuori bilancio))
UE-19a (Esposizioni infragruppo (su base individuale) esentate a norma dell'articolo 429, paragrafo 7, del regolamento (UE) n. 575/2013 (in e fuori
bilancio))
UE-19b (Esposizioni esentate a norma dell'articolo 429, paragrafo 14, del regolamento (UE) n. 575/2013 (in e fuori bilancio))
Capitale e misura dell'esposizione complessiva
20 Capitale di classe 1 1.064.524
21 Misura dell'esposizione complessiva del coefficiente di leva finanziaria (somma delle righe 3, 11, 16, 19, UE-19a e UE-19b) 10.942.453
Coefficiente di leva finanziaria
22 Coefficiente di leva finanziaria 9,73%
Scelta delle disposizioni transitorie e importo degli elementi fiduciari eliminati
UE -23 Scelta delle disposizioni transitorie per la definizione della misura del capitale
UE -24 Importo degli elementi fiduciari eliminati ai sensi dell'articolo 429, paragrafo 11, del regolamento (UE) n. 575/2013

Il modello LRSum sottostante fornisce la riconciliazione tra l'esposizione totale (denominatore dell'indicatore) ed i valori di bilancio.

Tab.30 - Modello LRSum - Riepilogo della riconciliazione tra attività contabili e esposizioni del coefficiente di leva finanziaria

Importi
applicabili
1 Attività totale come da bilancio pubblicato 10.526.024
2 Rettifica per i soggetti consolidati a fini contabili ma esclusi dall'ambito del consolidamento regolamentare 32.233
3 (Rettifica per le attività fiduciarie contabilizzate in bilancio in base alla disciplina contabile applicabile ma escluse dalla misura dell'esposizione
complessiva del coefficiente di leva finanziaria a norma dell'articolo 429, paragrafo 13, del regolamento (UE) n. 575/2013)
4 Rettifica per gli strumenti finanziari derivati 34.845
5 Rettifica per le operazioni di finanziamento tramite titoli (SFT)
6 Rettifica per gli elementi fuori bilancio (conversione delle esposizioni fuori bilancio in importi equivalenti di credito) 549.624
UE
6a
(Rettifica per le esposizioni infragruppo escluse dalla misura dell'esposizione complessiva del coefficiente di leva finanziaria a norma dell'articolo
429, paragrafo 7, del regolamento (UE) n. 575/2013)
UE
6b
(Rettifica per le esposizioni escluse dalla misura dell'esposizione complessiva del coefficiente di leva finanziaria a norma dell'articolo 429, paragrafo
14, del regolamento (UE) n. 575/2013)
7 Altre rettifiche -200.273
8 Misura dell'esposizione complessiva del coefficiente di leva finanziaria 10.942.453

Il modello LRSpl fornisce, per le esposizioni diverse da Derivati e SFT, la distribuzione per classe di controparte.

Tab. 31 - Modello LRSpl - Disaggregazione delle esposizioni in bilancio (esclusi derivati, SFT e esposizioni esentate)

Esposizione del
coefficiente di leva
finanziaria (CRR)
UE-1 Totale Esposizioni in bilancio (esclusi derivati, SFT ed esposizioni esentate), di cui: 10.533.944
UE-2 Esposizione nel portafoglio di negoziazione
UE-3 Esposizione nel portafoglio bancario, di cui: 10.533.944
UE-4 Obbligazioni garantite
UE-5 Esposizioni trattate come emittenti sovrani 2.312.842
UE-6 Esposizioni verso amministrazioni regionali, banche multilaterali di sviluppo, organizzazioni internazionali e organismi del settore
pubblico non trattati come emittenti sovrani
559.164
UE-7 enti 243.307
UE-8 garantite da ipoteche su beni immobili 146.362
UE-9 esposizioni al dettaglio 1.440.926
UE-10 imprese 3.364.262
UE-11 esposizioni in stato di default 1.616.341
UE-12 altre esposizioni (ad es. in strumenti di capitale, cartolarizzazioni e altre attività diverse da crediti) 850.741

17. Uso di tecniche di attenuazione del rischio di credito (Art. 453 CRR)

Informazioni di natura qualitativa

Le strategie perseguite dal Gruppo Bancario prevedono che le linee di credito vengano preferibilmente assistite da idonee garanzie e strumenti di mitigazione del rischio.

Le garanzie per la loro capacità di frazionare il rischio di credito, se gestite in maniera integrata con la conoscenza del cliente, diventano strumento principale e più efficace per la mitigazione effettiva del rischio.

Il Gruppo Banca IFIS ha posto in essere i requisiti previsti dal Regolamento (UE) 575/2013 ai fini del riconoscimento degli effetti di attenuazione del rischio di credito prodotto dalla presenza di garanzie reali e personali a protezione del credito.

Il processo di controllo sull'acquisizione delle garanzie ed utilizzo delle tecniche di attenuazione del rischio di credito è incentrato sulla definizione di opportuni presidi, strumenti e processi finalizzati a garantire in primo luogo la verifica dell'allineamento con i requisiti di Vigilanza, distinguendo tra:

  • "requisiti generali", quali la certezza giuridica, la tempestività di realizzo ed i requisiti organizzativi;
  • "requisiti specifici", con particolare attenzione alla rivalutazione e monitoraggio del valore delle garanzie e alla verifica dell'assenza di correlazione rilevante tra la capacità di rimborso/ merito creditizio del debitore e la garanzia.

La verifica nel continuo della qualità ed adeguatezza delle procedure di valutazione delle garanzie viene svolta dalla funzione di Risk Management della Banca, con l'obiettivo di presidiare, in via accentrata, il processo di valutazione e sorveglianza delle garanzie acquisite sul portafoglio crediti del Gruppo Banca IFIS. Per una maggiore efficacia operativa, tali processi sono effettuati da una unità organizzativa dedicata, denominata "Collateral Monitoring", posta alle dirette dipendenze del Chief Risk Officer della Banca.

Per ulteriori informazioni, in merito ai processi gestionali seguiti dal Gruppo, si rimanda a quanto rappresentato nel § 1.4.2.7 del presente documento.

Politiche e processi in materia di compensazione

La Banca non applica processi di compensazione delle esposizioni a rischio di credito con partite di segno opposto in ambito di bilancio o "fuori bilancio".

Principali tipologie di garanti e di controparti in operazioni su derivati creditizi e il loro merito di credito

Il Gruppo Bancario non detiene operazioni su derivati creditizi.

Informazioni sulle concentrazioni del rischio di mercato o di credito nell'ambito degli strumenti di attenuazione del rischio di credito adottati

Non si registrano livelli di concentrazione dei rischi significativi nell'ambito degli strumenti di attenuazione del rischio di credito adottati.

Informazioni di natura quantitativa

Nella presente Sezione vengono riportate, secondo quanto disposto dagli articoli 453(f), e 453(g) del CRR, con riferimento alla situazione del 31 dicembre 2019, le quote di esposizioni garantite.

Tab.32 - Distribuzione delle esposizioni per classe regolamentare

Portafogli Garanzie reali
finanziarie
Garanzie
personali
Totale
Amministrazioni centrali e banche centrali 54.171 0 54.171
Amministrazioni regionali o autorità locali 0 0 0
Organismi del settore pubblico 0 0 0
Intermediari vigilati 0 0 0
Imprese e altri soggetti 8.403 0 8.403
Esposizioni al dettaglio 0 0 0
Esposizioni garantite da immobili 146.362 0 146.362
Esposizioni in stato di default 0 0 0
Esposizioni verso organismi di investimento collettivo del risparmio (O.I.C.R.) 0 0 0
Esposizioni in strumenti di capitale 0 0 0
Altre esposizioni 0 0 0
Totale 154.765 - 154.765

18. Introduzione dell'IFRS 9 (Art. 473 bis CRR)

Informazioni di natura qualitativa

A partire dal 1° gennaio 2018 il Gruppo ha adottato il nuovo principio contabile "IFRS 9 Strumenti finanziari" (cd. IFRS 9).

Con riferimento all'introduzione dell'IFRS9, in data 12 dicembre 2017 il Parlamento Europeo ha emanato il Regolamento (UE) 2017/2395, che aggiorna il CRR, inserendo il nuovo articolo 473 bis "Introduzione dell'IFRS 9", il quale offre la possibilità alle banche di mitigare gli impatti sui fondi propri derivanti dall'introduzione del nuovo principio contabile; in particolare, le disposizioni transitorie definiscono per gli Enti la possibilità di includere nel loro capitale primario di classe 1 una porzione degli accantonamenti accresciuti per perdite attese su crediti, in applicazione dell'IFRS 9 e fino al termine del periodo transitorio (1 gennaio 2018/ 31 dicembre 2022).

Al riguardo Banca IFIS ha provveduto ad informare la Banca d'Italia della decisione di applicare le disposizioni transitorie per l'intero periodo. L'inclusione nel CET1 avverrà in modo graduale applicando i seguenti fattori:

  • 95% dall'1° gennaio 2018 al 31 dicembre 2018;
  • 85% dall'1° gennaio 2019 al 31 dicembre 2019;
  • 70% dall'1° gennaio 2020 al 31 dicembre 2020;
  • 50% dall'1° gennaio 2021 al 31 dicembre 2021;
  • 25% dall'1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2022.

Il Regolamento (UE) 2017/2395 disciplina anche gli obblighi informativi che gli enti sono tenuti a pubblicare, rimandando all'EBA l'emanazione degli orientamenti specifici sul tema. Recependo quando previsto dalla normativa, il 12 gennaio 2018 l'EBA ha emesso specifiche linee guida secondo cui le banche che adottano un trattamento transitorio con riferimento all'impatto IFRS9 sono tenute a fornire un confronto dei fondi propri e dei coefficienti patrimoniali e di leva finanziaria con e senza l'applicazione delle correlate disposizioni transitorie.

Informazioni di natura quantitativa

L'applicazione dell'IFRS 9 in sede di Fist Time Adoption (FTA) all'1° gennaio 2018 non ha comportato un aumento degli accantonamenti per perdite attese su crediti; pertanto le disposizioni transitorie – "approccio statico" - non sono applicabili.

Al 31 dicembre 2019, l'applicazione dell'IFRS 9 ha comportato un aumento degli accantonamenti per perdite attese su crediti per 3,4 di milioni di euro, al netto dell'effetto fiscale. Pertanto, in applicazione delle disposizioni transitorie – "approccio dinamico" - è stato riconosciuto nel capitale primario di classe 1 - CET1 - di pertinenza del Gruppo, l'importo di 1,5 milioni di euro.

Capitale disponibile (importi)
1 Capitale primario di classe 1 (CET1) 1.008.865
2 Capitale primario di classe 1 (CET1) come se non fossero state applicate le disposizioni transitorie in materia di IFRS9 o analoghe
perdite attese su crediti
1.007.416
3 Capitale di classe 1 1.064.524
4 Capitale di classe 1 (CET1) come se non fossero state applicate le disposizioni transitorie in materia di IFRS9 o analoghe perdite attese
su crediti
1.063.075
5 Capitale totale 1.342.069
6 Capitale totale come se non fossero state applicate le disposizioni transitorie in materia di IFRS9 o analoghe perdite attese su crediti 1.340.620

Tab.33 - Confronto dei fondi propri, dei coefficienti patrimoniali e di leva finanziaria con e senza l'applicazione di disposizioni transitorie per l'IFRS9

Attività ponderate per il rischio (importi)
7 Totale delle attività ponderate per il rischio 9.206.155
8 Totale delle attività ponderate per il rischio come se non fossero state applicate le disposizioni transitorie in materia di IFRS9 o
analoghe perdite attese su crediti
9.207.122
Coefficienti patrimoniali
9 Capitale primario di classe 1 (come percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio) 10,96%
10 Capitale primario di classe 1 (come percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio) come se non fossero state applicate le
disposizioni transitorie in materia di IFRS9 o analoghe perdite attese su crediti
10,94%
11 Capitale di classe 1 (come percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio) 11,56%
12 Capitale di classe 1 (come percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio) come se non fossero state applicate le disposizioni
transitorie in materia di IFRS9 o analoghe perdite attese su crediti
11,55%
13 Capitale totale (come percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio) 14,58%
14 Capitale totale (come percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio) come se non fossero state applicate le disposizioni transitorie
in materia di IFRS9 o analoghe perdite attese su crediti
14,56%
Coefficiente di leva finanziaria
15 Misurazione dell'esposizione totale del coefficiente di leva finanziaria 10.941.508
16 Coefficiente di leva finanziaria 9,73%
17 Coefficiente di leva finanziaria come se non fossero state applicate le disposizioni transitorie in materia di IFRS9 o analoghe perdite
attese su crediti
9,72%

19. Adeguatezza delle misure di gestione dei rischi e raccordo tra il profilo di rischio complessivo e la strategia aziendale (Art. 435 e) ed f))

Con riferimento a quanto prescritto dall'articolo 435 – comma 1, alle lettere e) ed f) del Regolamento (UE) n. 575/2013, si evidenziano di seguito le sintesi conclusive in merito all'adeguatezza delle misure di gestione dei rischi e al raccordo tra il profilo di rischio complessivo e la strategia aziendale. Si rimanda per una più esaustiva trattazione ai paragrafi 1.2 "Profilo di rischio e sistemi di gestione e misurazione dei rischi" e 1.3 "Strategie e processi per la gestione dei rischi".

Adeguatezza delle misure di gestione dei rischi

Il Gruppo Banca IFIS svolge nel continuo attività di manutenzione ed evoluzione sui sistemi e processi utilizzati al fine di migliorare il proprio sistema di gestione dei rischi.

Il Risk Management ha il compito di assicurare il presidio e la gestione integrata dei rischi garantendo lo sviluppo e il miglioramento delle metodologie e dei modelli relativi alla loro misurazione.

Per un'adeguata gestione dei rischi, riveste un ruolo fondamentale il sistema dei controlli interni del Gruppo che ha l'obiettivo di assicurare una corretta informativa ed un'adeguata copertura di controllo su tutte le attività e in particolar modo nelle aree di maggiore rischio aziendale. I controlli coinvolgono, con diversi ruoli, gli Organi aziendali delle società del Gruppo, la Direzione Generale della Capogruppo e tutto il personale del Gruppo. Tra i principali attori del sistema dei controlli interni svolge un ruolo di primaria importanza il Comitato Controllo e Rischi che ha il compito di supportare le valutazioni e decisioni del Consiglio di Amministrazione.

Raccordo tra il profilo di rischio complessivo e la strategia aziendale

Il Gruppo assicura una stretta coerenza e un puntuale raccordo tra: il modello di business, il piano strategico, il Risk Appetite Framework (RAF), i processi per la valutazione dell'adeguatezza del capitale (ICAAP) e del sistema di governo e gestione della liquidità (ILAAP), il budget, l'organizzazione aziendale e il sistema dei controlli interni. Il RAF infatti rappresenta il quadro di riferimento che disciplina, in coerenza con il business model e il piano strategico, la propensione al rischio, le soglie di tolleranza e i limiti di rischio.

I processi di definizione del RAF e di pianificazione strategica risultano fortemente interrelati in quanto alla base di entrambi vi sono assunti legati ad una visione di reddittività corretta per il rischio, di robustezza patrimoniale e di solidità da un punto di vista di liquidità.

I criteri di definizione del RAF tengono conto del modello di business e dei mercati di riferimento in cui opera il Gruppo, degli obiettivi strategici e di una visione integrata dei rischi valutati in coerenza con quanto effettuato ai fini ICAAP e ILAAP.

La propensione al rischio è declinata a livello di Gruppo ed è espressa attraverso degli indicatori rappresentativi degli obiettivi strategico-finanziari del Gruppo e dei vincoli regolamentari in coerenza con la verifica dell'adeguatezza patrimoniale e della liquidità e con i processi di gestione del rischio. Tali indicatori sono declinati su specifici rischi di rilievo per la Banca e su specifiche business unit e sono principalmente ascrivibili a dimensioni di capitale e adeguatezza patrimoniale, liquidità, reddittività e qualità dell'attivo. Gli indicatori vengono monitorati periodicamente dal Risk Management e ne viene data informativa all'Organo con funzione

di gestione e all'Organo con funzione di supervisione strategica. In aggiunta agli indicatori strategici definiti nel RAF, viene monitorato un ulteriore set di indicatori di rischio.

Il principale rischio a cui il Gruppo è esposto è, per il modello di business specifico adottato, il rischio di credito.

Il rischio operativo, essendo un rischio trasversale che potenzialmente può coinvolgere tutte le strutture e business della Banca, viene ascritto tra i rischi rilevanti per il Gruppo. Risulta, altresì, di medesima rilevanza il rischio modello, per la significativa incidenza e numerosità dei modelli di valutazione operanti nel comparto dei crediti non performing acquisiti da terzi (controllate IFIS NPL e FBS).

Per quanto riguarda il rischio di liquidità, questo incide potenzialmente su gran parte delle unità operative del Gruppo Bancario e riveste una significativa importanza per tutti gli Istituti di Credito e per l'Autorità di Vigilanza. Al fine di garantire una corretta gestione del rischio di liquidità, vengono periodicamente monitorati un set di indicatori quali LCR, NSFR, Maturity Ladder e valutate le unità di business che possono generare inflow, outflow e la durata delle poste attive e passive.

Le tipologie di rischio a rilevanza media, che insistono sul Gruppo Bancario, sono riferibili al rischio di concentrazione, al rischio di reputazione, al rischio connesso alla quota di attività vincolate, al rischio strategico ed al rischio di tasso di interesse.

Marginali risultano essere anche altre tipologie di rischio, quali il rischio di mercato, il rischio di controparte e CVA, il rischio paese e trasferimento, il rischio sovrano Italia, il rischio residuo, il rischio di regolamento e consegna, il rischio derivante da operazioni di cartolarizzazione, il rischio da partecipazioni ed il rischio di leva finanziaria eccessiva.

20. Dichiarazione dell'Amministratore delegato ai sensi dell'art. 435, lettere e) ed f) del regolamento UE 575/2013

L'Amministratore Delegato, Luciano Colombini, su mandato del Consiglio di Amministrazione, dichiara ai sensi dell'art. 435 comma 1, lettere e) ed f) del Regolamento 575/2013 (CRR) che:

  • i sistemi di gestione dei rischi messi in atto dal Gruppo Banca IFIS e descritti nel documento "Informativa al Pubblico al 31 dicembre 2019 – Pillar 3", sono in linea con il profilo e la strategia del Gruppo;
  • nel suddetto documento, approvato dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, sono rappresentati i profili di rischio complessivo del Gruppo e che gli stessi sono coerenti e raccordati con la strategia aziendale.

Venezia, lì 12 marzo 2020

L'Amministratore Delegato

Luciano Colombini

21. Dichiarazione del Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari

La sottoscritta, Mariacristina Taormina, Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari di Banca IFIS S.p.A., dichiara ai sensi del comma 2 articolo 154 bis del "Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria" che l'informativa contabile contenuta nel presente documento "Informativa al Pubblico al 31 dicembre 2019 – Pillar 3" corrisponde alle risultanze documentali, ai libri ed alle scritture contabili.

Venezia, lì 12 marzo 2020.

Il Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari

Mariacristina Taormina

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