Quarterly Report • May 14, 2025
Quarterly Report
Open in ViewerOpens in native device viewer


Biesse S.p.A.
Pag. 1 di 21

| IL GRUPPO BIESSE 3 | |
|---|---|
| STRUTTURA DEL GRUPPO BIESSE 3 | |
| PROFILO DEL GRUPPO BIESSE 4 | |
| INTRODUZIONE 4 | |
| INDICATORI ALTERNATIVI DI PERFORMANCE 4 | |
| FINANCIAL HIGHLIGHTS 5 | |
| COMPOSIZIONE DEGLI ORGANI SOCIALI 8 | |
| RELAZIONE SULL'ANDAMENTO DELLA GESTIONE 9 | |
| IL CONTESTO ECONOMICO 9 | |
| IL SETTORE DI RIFERIMENTO 11 | |
| L'EVOLUZIONE DEL TRIMESTRE 14 | |
| PRINCIPALI EVENTI 16 | |
| DATI ECONOMICI17 | |
| DATI PATRIMONIALI19 | |
| SEGMENT REPORTING 21 | |
| ATTESTAZIONE AI SENSI DEL COMMA 2 ART. 154 BIS TUF 21 |

Le società appartenenti al Gruppo Biesse rientranti all'interno dell'area di consolidamento sono le seguenti:


Il gruppo Biesse è un'azienda internazionale che produce linee integrate e macchine per la lavorazione del legno, del vetro, della pietra, della plastica, dei materiali compositi. Nato in Italia nel 1969 e quotato al segmento Euronext STAR di Borsa Italiana, il gruppo supporta l'evoluzione del business dei clienti che operano nei settori del mobile, del forniture & construction, dell'automotive e dell'aerospace. Oggi, circa l'80% del fatturato consolidato è realizzato all'estero grazie ad una rete globale in continua crescita con 3 aree produttive e showroom commerciali in 19 paesi. Grazie alle competenze dei nostri oltre 3.800 dipendenti, si incoraggia l'immaginazione di aziende leader dei propri settori e dei nomi prestigiosi del design italiano e internazionale per dar luce alle potenzialità di qualsiasi materiale.
Rispetto al bilancio consolidato chiuso al 31 dicembre 2024, il perimetro del gruppo Biesse si è modificato per effetto della liquidazione della controllata Biesse Group Israel Ltd. avvenuta in data 4 febbraio 2025.
La relazione trimestrale consolidata del Gruppo Biesse al 31 marzo 2025, non sottoposta a revisione contabile, redatta ai sensi dell'art. 154-ter, comma 2, del Testo Unico della Finanza, è predisposta conformemente ai criteri di valutazione e di misurazione stabiliti dagli International Financial Reporting Standards (IFRS).
I principi contabili ed i criteri di valutazione sono conformi a quelli del bilancio al 31/12/2024 ai quali si fa rinvio. In questa sede, inoltre, si evidenzia quanto segue:
Il Management utilizza alcuni indicatori di performance, che non sono identificati come misure contabili nell'ambito degli IFRS (NON-GAAP measures), per consentire una migliore valutazione dell'andamento del gruppo Biesse. Il criterio di determinazione applicato dal gruppo Biesse potrebbe non essere omogeneo con quello adottato da altri Gruppi e gli indicatori potrebbero non essere comparabili con quelli determinati da questi ultimi. Tali indicatori di performance, determinati in conformità a quanto stabilito dagli Orientamenti sugli indicatori di performance emessi dall'ESMA/2015/1415 e adottati dalla CONSOB con comunicazione n.92543 del 3 dicembre 2015, si riferiscono alla performance del periodo contabile oggetto del presente Resoconto Annuale di Gestione e dell'esercizio precedente posto a confronto.
Gli indicatori di performance devono essere considerati come complementari e non sostituiscono i dati finanziari redatti secondo gli IFRS. Di seguito la descrizione dei principali indicatori adottati.

| Migliaia di euro | 31 Marzo 2025 |
% su ricavi |
31 Marzo 2024 |
% su ricavi |
Delta % |
|---|---|---|---|---|---|
| Ricavi delle vendite e delle prestazioni | 153.308 | 100,0% | 195.801 | 100,0% | (21,7)% |
| EBITDA adjusted(1) | 4.392 | 2,9% | 16.801 | 8,6% | (73,9)% |
| EBIT adjusted (1) | (4.669) | (3,0)% | 7.648 | 3,9% | (161,1)% |
| EBIT (1) | (4.669) | (3,0)% | 6.614 | 3,4% | (170,6)% |
| Risultato dell'esercizio | (2.810) | (1,8)% | 2.847 | 1,5% | (198,7)% |


| 31 Marzo | 31 Dice mbre | |
|---|---|---|
| 20 25 | 20 24 | |
| Migliaia di euro | ||
| Capitale Investito Netto (1) | 279.783 | 268.112 |
| Patrimonio Netto | 256.325 | 263.373 |
| Posizione Finanziaria Netta (1) | 5.042 | 24.969 |
| Posizione Finanziaria Netta incluso IFRS16 (1) | (23.459) | (4.739) |
| Capitale Circolante Netto Operativo (1) | 83.585 | 77.623 |
| Portafoglio ordini | 288.432 | 255.207 |
(1) grandezze riferite a livelli intermedi di risultato e ad aggregati patrimoniali e finanziari per le quali sono forniti nella Relazione sulla Gestione e nelle Note al Bilancio i criteri adottati per la loro determinazione.


| 31 Marzo | 31 Dice mbre | |
|---|---|---|
| 20 25 | 20 24 | |
| Numero dipendenti a fine periodo | 3.830 | 3.972 |

* sono inclusi nel dato i lavoratori somministrati.

| Presidente | Roberto Selci |
|---|---|
| Amministratore delegato | Massimo Potenza |
| Consigliere non esecutivo | Alessandra Baronciani |
| Consigliere indipendente ( Lead Indipendent Director |
) Rossella Schiavini |
| Consigliere indipendente | Massimiliano Bruni |
| Consigliere indipendente | Federica Ricceri |
| Consigliere indipendente | Cristina Sgubin |
| Presidente | Paolo De Mitri |
|---|---|
| Sindaco effettivo | Giovanni Ciurlo |
| Sindaco effettivo | Benedetta Pinna |
| Sindaco supplente | Silvia Muzi |
| Sindaco supplente | Maurizio Gennari |
Rossella Schiavini (Presidente) Federica Ricceri Massimiliano Bruni
Federica Ricceri (Presidente) Rossella Schiavini
Rossella Schiavini (Presidente) Cristina Sgubin
Deloitte & Touche S.p.A.

La crescita dell'attività mondiale è rimasta stabile al volgere dell'anno, ma i recenti cambiamenti nell'orientamento delle politiche commerciali degli Stati Uniti potrebbero comportare maggiori fattori avversi in futuro. Sebbene ancora in territorio espansivo, a febbraio 2025 l'indice mondiale composito dei responsabili degli acquisti (Purchasing Managers' Index, PMI) relativo al prodotto (esclusa l'area dell'euro) è diminuito a causa di un rallentamento nel settore dei servizi, che aveva rappresentato il principale fattore di crescita nella seconda metà del 2024. Il calo del clima di fiducia in tale settore è stato generalizzato nelle principali economie, ma più pronunciato negli Stati Uniti. Nel complesso, l'ultimo modello elaborato dagli esperti della BCE per la stima a brevissimo termine del PIL mondiale, che incorpora un'ampia gamma di indicatori macroeconomici oltre agli indici PMI, continua a segnalare, per il primo trimestre del 2025, una crescita stabile di circa l'1,0% sul trimestre precedente. Tuttavia, le prospettive di crescita a breve termine sono offuscate dai recenti cambiamenti nella politica commerciale degli Stati Uniti, che hanno determinato non solo l'imposizione di nuovi dazi alla Cina, Canada e Messico, ma anche un aumento dell'incertezza sulle politiche commerciali, che dovrebbe frenare gli investimenti a livello mondiale. Le prospettive per la crescita dell'attività mondiale rimangono moderate, con un lieve calo nell'orizzonte temporale di proiezione. Le proiezioni indicano che il PIL mondiale in termini reali crescerà del 3,4% nel 2025, per poi scendere al 3,2 nel 2026-2027. Sebbene la tempistica e la portata dei recenti annunci di politica commerciale negli Stati Uniti non siano ancora chiare, le proiezioni macroeconomiche formulate dagli esperti della BCE a marzo 2025 incorporano i dazi imposti dagli Stati Uniti sulle importazioni dalla Cina, entrati in vigore il 4 febbraio (ossia prima della data limite per l'aggiornamento delle proiezioni, il 19 febbraio 2025), e misure ritorsive da parte del paese asiatico. Rispetto alle proiezioni macroeconomiche formulate a dicembre 2024 dagli esperti dell'Eurosistema, la crescita mondiale è stata rivista al ribasso di 0,1 punti percentuali per il 2025 e il 2026, poiché si prevede che i dazi imposti di recente e la maggiore incertezza sulle politiche commerciali pesino sull'attività. Nel periodo 2026-2027 il lieve calo della crescita del PIL mondiale riflette l'analogo rallentamento in Cina, in un contesto di dinamiche demografiche sfavorevoli, e negli Stati Uniti, a causa dell'impatto negativo a medio termine delle politiche -economiche ed industriali. A livello mondiale prevalgono previsioni al ribasso dovute alla possibile introduzione di ulteriori dazi statunitensi (ad esempio, tariffe su acciaio e alluminio e dazi sulle importazioni da Canada, Messico e Unione europea) e alle tensioni geopolitiche in atto.
Le proiezioni formulate dagli esperti della BCE del 25 marzo prevedono che l'attività economica negli Stati Uniti si confermi solida nel breve periodo, trainata da una forte crescita dei consumi, anche se si intensificano rischi derivanti dalle politiche statunitensi. La crescita del PIL in termini reali nel quarto trimestre del 2024 (0,6% sul trimestre precedente) è stata trainata principalmente dai consumi privati grazie all'aumento del reddito reale disponibile, mentre gli investimenti delle imprese sono diminuiti. Sebbene i casi di insolvenza delle carte di credito siano saliti al di sopra della media prepandemica, il numero di procedure esecutive immobiliari e fallimenti dei consumatori rimane basso in termini storici e l'incidenza del servizio del debito delle famiglie rimane prossima ai livelli precedenti la pandemia. Inoltre, l'aumento maggiore dei casi di insolvenza delle carte di credito riguarda le famiglie a più basso reddito, che rappresentano solo il 12% della spesa totale per consumi. In termini nominali, sebbene la pubblicazione dell'IPC di gennaio sia stata superiore alle attese, essa suggerisce, nel breve periodo, un calo dell'inflazione sia complessiva sia di fondo relativa alle spese per consumi personali, sostenuto anche dal recente rallentamento dell'indice dei prezzi alla produzione. Nel complesso, le principali fonti di inflazione si stanno riducendo negli Stati Uniti, dove gli indicatori del grado di tensione sul mercato del lavoro sono costantemente diminuiti, ritornando sui livelli precedenti la pandemia. Tuttavia, le prospettive per l'inflazione restano soggette a notevoli incertezze e le politiche statunitensi potrebbero rallentare ulteriormente la graduale disinflazione, poiché ci si attende che i dazi sulle importazioni statunitensi si trasferiscano ai prezzi al consumo e che la stretta sulle politiche di immigrazione e i rimpatri diano nuova linfa a condizioni di tensione nel mercato del lavoroInfine, nella riunione di gennaio il Federal Open Market Committee ha deciso di mantenere invariato il tasso sui Federal Funds, segnalando che l'adeguamento del tasso di interesse non ha carattere di urgenza, data la perdurante solidità dell'economia.
L'attività nel Regno Unito rimane modesta in un contesto di inflazione persistente. Nel quarto trimestre del 2024 il PIL in termini reali è cresciuto in misura modesta (0,1% sul trimestre precedente), in un contesto in cui la domanda privata e l'interscambio netto hanno fornito contributi negativi, in parte compensati dall'impatto positivo delle scorte e dall'aumento della spesa pubblica. La debolezza degli indicatori di breve periodo relativi alla domanda privata suggerisce che la crescita potrebbe continuare a essere modesta

anche nel 2025. A marzo 2025 l'inflazione complessiva misurata sull'IPC è salita al 2,6%, trainata principalmente dall'inflazione dei beni alimentari. L'inflazione complessiva misurata sull'IPC dovrebbe rimanere elevata per tutto il 2025, sostenuta dagli aumenti dei prezzi dell'energia e dalle variazioni dei prezzi regolamentati, nonché dall'impatto delle politiche governative annunciate nel bilancio d'autunno 2024 (ad esempio, un aumento del tasso dei contributi previdenziali nazionali a carico dei datori di lavoro). Nella riunione di febbraio la Bank of England ha abbassato il tasso di riferimento di 25 punti base, ritenendo che le pressioni interne sui prezzi siano rimaste stabili e che il recente aumento dell'inflazione complessiva misurata sull'IPC non indurrà ulteriori effetti di secondo impatto sulle pressioni inflazionistiche di fondo interne.
Le prospettive per la Cina stanno peggiorando, in quanto la domanda interna rimane debole e le esportazioni risentono dell'aumento dei dazi statunitensi. Dopo la ripresa della crescita del PIL in termini reali nel quarto trimestre del 2024, gli indicatori più recenti segnalano un rallentamento dell'attività sia nel settore manifatturiero sia in quello dei servizi. Il clima di fiducia dei consumatori rimane persistentemente negativo, gravando quindi su una più ampia ripresa della spesa, e anche i principali indicatori del mercato immobiliare restano deboli. Sebbene si stimi che i nuovi dazi statunitensi abbiano un impatto negativo piuttosto modesto sulla crescita del PIL, un ulteriore inasprimento del conflitto tra Stati Uniti e Cina comporta rischi al ribasso, anche se ulteriori misure di stimolo fiscale, già segnalate dalle autorità cinesi a dicembre 2024, potrebbero attenuare tale impatto. Allo stesso tempo, a gennaio l'inflazione cinese misurata sull'IPC è salita allo 0,5%, mentre quella calcolata sull'IPP è rimasta in territorio negativo (-2,3%). L'inflazione di fondo misurata sull'IPC (al netto della componente alimentare ed energetica) è salita lievemente, allo 0,6% a gennaio, in rialzo dallo 0,4 del mese precedente, principalmente a causa di un temporaneo aumento dei prezzi dei servizi a seguito della ripresa dell'attività, coadiuvata dal maggiore sostegno fiscale ai consumi. Nel complesso, il ristagno della domanda interna e la sovracapacità produttiva stanno alimentando una forte concorrenza sui prezzi tra le imprese, che implica pressioni inflazionistiche contenute nel medio periodo.
Nel quarto trimestre del 2024 il prodotto dell'area dell'euro è aumentato dello 0,2% sul periodo precedente (da 0,4 nel trimestre estivo). Il valore aggiunto è salito nei servizi e nelle costruzioni, ma è sceso nell'industria in senso stretto. Il PIL è diminuito sia in Germania sia in Francia (-0,2% e -0,1%, rispettivamente), è leggermente aumentato in Italia (0,1%) e ha continuato a crescere vigorosamente in Spagna (0,8%), grazie alla solida espansione della domanda interna. L'attività nell'area, non tenendo conto della volatilità degli andamenti in Irlanda, ha risentito del contributo negativo della domanda estera netta, dovuto sia alla contrazione delle esportazioni sia all'incremento delle importazioni. I consumi delle famiglie sono ulteriormente saliti, sebbene con intensità minore nel confronto con il trimestre precedente, quando erano stati sospinti da alcuni fattori temporanei, come i giochi olimpici. Seppure con un rallentamento rispetto ai tre mesi precedenti, gli investimenti hanno continuato a crescere, anche grazie a una dinamica sostenuta in Italia, nei Paesi Bassi e in Spagna. Gli indicatori congiunturali più recenti suggeriscono una crescita ancora moderata del PIL dell'area dell'euro nel primo trimestre dell'anno in corso. Secondo le valutazioni di Banca D'Italia, il ciclo industriale ha segnato una parziale ripresa, come indicato dal recupero della produzione in gennaio dopo la flessione alla fine del 2024. Gli indici PMI sono compatibili con un recupero dell'attività nel corso del primo trimestre: la componente relativa alla produzione corrente ha superato in marzo la soglia di espansione per la prima volta da aprile 2023. Tuttavia, le indicazioni prospettiche desumibili dai PMI relativi agli ordini e dagli indici sul clima di fiducia elaborati dalla Commissione europea confermano un quadro di complessiva debolezza dell'attività manifatturiera. Anche le valutazioni delle imprese dei servizi sull'attività corrente e sulla domanda attesa – nell'ambito delle indagini della Commissione europea – sono divenute meno favorevoli, prefigurando un'attenuazione della crescita nel corso dell'anno. È proseguita anche nei mesi invernali l'espansione moderata dell'attività nelle costruzioni. Vi ha contribuito la ripresa del mercato immobiliare in alcuni paesi, favorita dal progressivo allentamento delle condizioni di finanziamento. Sulla base delle informazioni disponibili, nel primo trimestre i consumi hanno continuato a espandersi a tassi contenuti, riflettendo la debolezza della fiducia delle famiglie, che rimane su valori inferiori alla media storica. Gli investimenti hanno ristagnato, in particolare per l'andamento fiacco dei beni strumentali, come segnalato dalle rilevazioni sulla fiducia delle imprese produttrici di beni capitali e dal basso grado di utilizzo della capacità produttiva nell'industria. In un contesto di tensioni commerciali particolarmente accentuate, l'evoluzione della domanda estera netta rimane soggetta a forte incertezza. Nei primi tre mesi dell'anno l'indicatore PMI degli ordini dall'estero, come pure il relativo indice desunto dalle indagini della Commissione europea, benché in miglioramento rispetto all'ultimo trimestre del 2024, suggerivano un calo delle vendite. Tuttavia, secondo i dati di commercio estero, le esportazioni di beni sono aumentate in gennaio sia all'interno sia all'esterno dell'area dell'euro. Secondo le proiezioni degli esperti della BCE pubblicate in marzo, dopo una crescita dello 0,9% nel 2025 il prodotto dell'area si espanderà dell'1,2% nel 2026 e dell'1,3% nel 2027. Rispetto allo scorso

dicembre le previsioni sono state riviste al ribasso complessivamente per circa 4 decimi nel biennio 2025- 26. La revisione riflette soprattutto il protrarsi della debolezza degli investimenti e delle esportazioni. L'aumento dei dazi introdotto dall'amministrazione statunitense, non incluso nelle previsioni, eserciterà ulteriori effetti negativi sull'attività dell'area.
Nell'ultimo trimestre del 2024 l'espansione del PIL è stata contenuta (0,1%). Sono cresciuti lievemente i consumi – sospinti dai redditi da lavoro – e, in misura maggiore, gli investimenti. Questi ultimi hanno recuperato il calo del trimestre precedente, ma restano al di sotto dei livelli dello stesso periodo del 2023. La ripresa congiunturale ha riguardato tutte le principali componenti, ad eccezione del comparto delle abitazioni. Un apporto fortemente positivo è derivato dalle costruzioni non residenziali, che avrebbero beneficiato della progressiva realizzazione dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Al netto del contributo negativo delle scorte (-0,4 p.p.), nel complesso la domanda interna ha sostenuto la crescita per circa mezzo punto percentuale. Le esportazioni, che hanno risentito della debolezza della domanda internazionale, sono scese per il quarto trimestre consecutivo. Tuttavia, la flessione più accentuata delle importazioni (-0,4%) ha determinato un contributo appena positivo della domanda estera netta alla crescita del prodotto. Dal lato dell'offerta, il valore aggiunto dell'industria in senso stretto ha recuperato il calo del terzo trimestre del 2024 (0,8%), nonostante la riduzione della produzione. Anche il settore delle costruzioni è tornato a crescere (1,2%), mentre i servizi, che nei trimestri precedenti avevano sospinto in misura rilevante la dinamica del valore aggiunto, hanno ristagnato (-0,1%). Si è interrotta l'espansione delle attività connesse con il turismo (soprattutto per un minore contributo dei trasporti); dopo quattro trimestri consecutivi di crescita, i servizi finanziari e assicurativi hanno registrato una diminuzione. Secondo le stime di Banca d'Italia il prodotto è aumentato moderatamente anche nel primo trimestre del 2025. Il valore aggiunto è tornato a crescere nei servizi e ha segnato un nuovo, contenuto rialzo nell'industria in senso stretto; l'andamento di quest'ultima nei prossimi mesi è soggetto alla forte incertezza legata agli effetti delle politiche commerciali degli Stati Uniti. Nelle costruzioni l'attività ha mostrato un'espansione sostenuta. Dal lato della domanda, i consumi hanno proseguito a crescere in misura moderata. La dinamica degli investimenti invece si è nuovamente attenuata, con andamenti eterogenei fra le componenti. L'indebolimento degli investimenti in capitale produttivo è stato compensato dal rafforzamento di quelli in costruzioni, ascrivibile alla componente non residenziale. Sebbene in un contesto di notevole incertezza, le vendite all'estero sono salite nei primi mesi dell'anno; vi potrebbe aver inciso fra l'altro l'anticipazione degli acquisti dagli Stati Uniti in vista dell'entrata in vigore dei dazi. Sulla base delle proiezioni di Banca d'Italia più recenti, che incorporano una prima valutazione dell'impatto dei dazi statunitensi, il prodotto crescerà dello 0,6% nell'anno in corso, dello 0,8 nel 2026 e dello 0,7 nel 2027.
Nel 2024, l'industria italiana costruttrice di beni strumentali ha registrato un calo generalizzato di tutti i suoi principali indicatori economici, segno della profonda difficoltà che il comparto ha attraversato in questi 12 mesi. Il 2025 dovrebbe essere di differente tenore ma i risultati saranno decisamente inferiori a quelli registrati nel 2023. Questo è, in sostanza, quanto emerge dalle rilevazioni appena effettuate dal Gruppo Statistiche FEDERMACCHINE, la federazione delle imprese costruttrici di beni strumentali.
Secondo le stime, nel 2024, il fatturato dell'industria italiana di settore si fermerà a 52.207 milioni di euro, il 7,8% in meno rispetto al 2023. Sul risultato pesano i negativi riscontri raccolti dalle imprese sia sul mercato estero che interno. L'export dovrebbe calare a 36.213 milioni di euro (-3,9%). In particolare, secondo l'elaborazione del Gruppo Statistiche a partire dai dati ISTAT, principali mercati di sbocco del Made in Italy di comparto, nel periodo gennaio-settembre 2024 (ultimo dato disponibile), sono risultati: Stati Uniti (2.460 milioni di euro, +3,8%); Germania (1.850 milioni, -4,1%), Francia (1.213 milioni, - 1,3%), Cina (806 milioni, - 4,7%), Spagna (730 milioni, +2,1%). Le consegne sul mercato interno si stima scendano a 15.994 milioni di euro, -15,5% rispetto all'anno precedente, penalizzate dalla drastica riduzione del consumo domestico di macchinari che non andrà oltre 25.239 milioni di euro (-17,4%).
Il 2025 tornerà di segno positivo. Secondo le previsioni, infatti, il fatturato crescerà a 53.255 milioni di euro, per un incremento del 2% rispetto al dato del 2024. L'export risulterà sostanzialmente stazionario attestandosi a 36.456 milioni di euro (+0,7%). Le consegne dei costruttori italiani registreranno una crescita, del 5%, a 16.799 milioni di euro, trainate dalla ripresa del consumo domestico che, in virtù di un incremento del 4,3%, raggiungerà i 26.327 milioni di euro.
Bruno Bettelli, presidente FEDERMACCHINE, ha così commentato: "dopo gli anni di grande espansione, l'industria italiana costruttrice di beni strumentali si è trovata ultimamente a fare i conti con una condizione di contesto profondamente differente. L'instabilità geopolitica, da un lato, e la debolezza della domanda

interna, dall'altro, hanno inciso profondamente sui nostri risultati. Proprio la condizione generalizzata di complessità - ha continuato Bruno Bettelli - è l'elemento che più ci allarma rispetto al prossimo futuro. Infatti, le imprese italiane del machinery fanno i conti con le difficoltà oltreconfine che riguardano paesi vicini e lontani e che, in parte, risentono dei conflitti aperti nelle zone calde del mondo; ma sono costrette anche a ragionare su come rispondere alle criticità del mercato italiano che si dimostra decisamente asfittico. Con riferimento all'estero, un comparto come il nostro, che destina ben più della metà del suo fatturato ai mercati stranieri, non può che essere preoccupato dalla situazione della Germania che in Europa ha sempre fatto da traino all'economia dell'area e che ora è incagliata nelle maglie della crisi dell'auto. Stesso discorso per la Francia e la Polonia. Se poi estendiamo lo sguardo oltre il Vecchio Continente la situazione non migliora di certo: dopo che la Russia è uscita dai nostri radar, la Cina ha notevolmente ridotto l'attività con i player di area euro. Unico salvagente restano, al momento, gli USA e il Messico ma l'incognita Trump non può permetterci di dormire sonni tranquilli. Alla luce di questa situazione, al di là delle iniziative delle singole associazioni su mercati di specifico interesse, è evidente la necessità che la federazione lavori per supportare l'attività di internazionalizzazione dell'industria italiana di comparto. Risponde a questo obiettivo la seconda edizione dei INGENIUM, lo studio realizzato da FEDERMACCHINE in collaborazione con Confindustria - che presenteremo a inizio anno - volto ad analizzare le potenzialità di questo comparto sul mercato internazionale e a misurare (speriamo) l'avanzamento della nostra industria rispetto ai risultati presentati nell'edizione numero 1 effettuata nel 2023".
"Quanto all'Italia - ha concluso Bruno Bettelli – l'auspicio è che il perfezionamento di Transizione 5.0 inserito come emendamento alla Legge di Bilancio in discussione in Parlamento in questi ultimi giorni dell'anno, possa effettivamente restituire un po' di brio alla domanda domestica. L'industria manifatturiera italiana ha necessità di innovare e l'innovazione passa, anzitutto, attraverso gli investimenti in nuovi macchinari di produzione. Per questo è fondamentale pensare già al dopo Transizione 4.0-5.0 che di fatto si concludono con la fine del 2025".
Molti i temi che emergono dalle rilevazioni statistiche di Acimall, l'associazione dei costruttori italiani delle tecnologie per l'universo della lavorazione del legno e dei suoi derivati: da una conferma della oramai fisiologica necessità di raggiungere dimensioni aziendali maggiori agli effetti – condivisi dall'intera economia mondiale – dei conflitti in Ucraina e Palestina; dalle preoccupazioni per i dazi imposti dagli Stati Uniti alla necessità di mantenere la giusta rotta fra la sempre rilevante domanda del mercato nazionale e una esportazione che è il vero orizzonte di questa industria.
I dati conclusivi dell'anno passato confermano le previsioni dell'Ufficio studi dell'associazione, ribadendo di fatto i numeri emersi dai preconsuntivi. La produzione italiana di macchine, utensili e accessori per la lavorazione del legno si attesta a 2.420 milioni di euro, l'8,7%in meno rispetto al dato 2023. In calo sia le esportazioni (1.695 milioni, meno 8,1 per cento rispetto all'anno precedente) che il mercato interno, che si ferma a 725 milioni di euro, il 9,9% in meno rispetto al 2023. Diminuiscono in modo particolarmente significativo le importazioni (228 milioni, meno 25,2%), un trend che permette alla bilancia commerciale di contenere il calo a meno 4,9% rispetto al 2023 (1.467 milioni di euro). Il mercato apparente si ferma a 953 milioni di euro, che per quanto rappresenti una diminuzione del 13,8% rispetto al risultato conseguito nel 2023 racconta di un mercato – quello italiano – che resta fra i più importanti al mondo. Vale indubbiamente la pena di ribadire quanto dichiarato in sede di preconsuntivo da Dario Corbetta, direttore di Acimall, quando ha ricordato come questa situazione, certamente poco confortante, rifletta una sorta di "sospensione temporale" nella crescita del comparto che dura oramai da qualche anno. Le cause sono quelle che tutti conosciamo e condivise da gran parte dell'economia italiana e mondiale: una emergenza pandemica seguita da incentivi e misure di sostegno che hanno di fatto rinviato la necessità di affrontare i problemi strutturali del comparto: "… dalla oramai cronica carenza di manodopera, che impone di affrontare con strumenti nuovi il grande nodo della formazione e della attrattività di questi processi per chi si affaccia al mondo del lavoro, ai ritardi nel ricambio generazionale, senza tralasciare tutte le sfide che il mondo della meccanica strumentale affronta".
Un dato, quello consuntivo, che è stato definito dalle informazioni raccolte a proposito dell'ultimo trimestre, numeri di difficile rilevazione e lettura alla luce della situazione che tutti conosciamo: l'indagine trimestrale di Acimall ha segnalato per il periodo ottobre-dicembre 2024 un calo degli ordini del 5,2% (meno 6,5% estero; più 7,1% Italia) rispetto allo stesso trimestre 2023. Il portafoglio ordini è salito a 3,6 mesi (in aumento) e i prezzi da inizio anno sono cresciuti del 2%. L'indagine qualitativa ha rivelato che il campione delle imprese intervistate propende per una sostanziale stabilità sia a livello di produzione (55%) che di occupazione (70%) e giacenze (50%). Una stabilità che riceve meno consensi se si guarda all'inizio

dell'anno in corso: il mercato nazionale viene ritenuto in ulteriore calo dal 50% del campione, stabile dal 45% e in aumento dal restante 5%. Se guardiamo al mercato estero le opinioni che confermano la stabilità tornano al 50%, mentre l'altro 50 teme una ulteriore contrazione.
L'Ufficio studi di Acimall ha elaborato anche una serie di informazioni a proposito non solo della posizione dell'Italia nei flussi mondiali di settore, ma anche dei due principali competitor sullo scacchiere mondiale, Germania e Cina, dati che non comprendono gli utensili. L'Italia ha concluso il 2024 con un valore dell'export (utensili esclusi, vale la pena dio ribadirlo) pari a 1.550,4 milioni di euro, l'8,1% in meno rispetto ai 1.686,7 milioni di euro realizzati nel 2023. Le destinazioni principali dello scorso anno hanno visto al primo posto gli Stati Uniti (177,2 milioni di euro, meno 4,3%), la Francia (175,7 milioni di euro, più 19%) e la Germania (121,5 milioni di euro, meno 2,4%). Nella "Top ten" delle importazioni seguono Polonia, Spagna, Regno Unito, Cina, Svezia, Turchia, Belgio. Sostanzialmente stabili le vendite nei due Paesi competitor presi in esame (meno 2,4% in Germania, più due per cento in Cina) e vale forse la pena di sottolineare l'importante incremento della Francia, che si conferma il nostro secondo mercato di destinazione (più 19% rispetto al 2023) e il certamente meno soddisfacente calo del 30% del Regno Unito. Nel 2024 le importazioni di tecnologia per il mondo del legno e del mobile sono state pari a 228,1 milioni di euro, in decisa contrazione rispetto ai 304,7 del 2023 (meno 25,1%). La Germania si conferma sempre al primo posto fra i nostri "Paesi fornitori", con 83,7 milioni di euro, in forte calo rispetto ai 157,4 milioni acquistati nel 2023 (meno 46,8%). Al secondo posto la Cina, che con 40,2 milioni di vendite in Italia cresce di ben il 36,3% rispetto al 2023. Ancora più rilevante la crescita percentuale della Spagna, che si colloca al terzo posto con 14,2 milioni di euro, il 41 % in più rispetto ai 10,1 dell'anno precedente. L'Austria scende al quarto posto, con una contrazione delle vendite in Italia di ben il 45,6% (dai 23,3 milioni del 2023 ai 12,5 dello scorso anno), andamento percentuale analogo all'India (10,4 milioni di euro, il 44,7% in meno rispetto ai 18,9 del 2023). Seguono Svizzera, Francia, Finlandia (che rivela un dato eclatante, passando dai 315mila euro del 2023 ai 4,7 milioni di quest'anno, con un eccezionale per quanto poco significativo più 1.405%), Regno Unito e Stati Uniti. Veniamo alla Germania, da sempre leader del commercio internazionale, con un export (utensili esclusi) pari a 2.485 milioni di euro, in contrazione dell'11,6% rispetto ai 2.813 milioni del 2023. Da segnalare che il calo è pari all'11,6%, una performance peggiore, sempre in termini percentuali, rispetto al meno 8,1 registrato dai produttori italiani. Anche per la Germania in cima alla "Top ten" dei Paesi di destinazione si collocano gli Stati Uniti (362,9 milioni di euro, più 1,5%), seguiti dalla Cina (213,2 milioni di euro, meno 18%) e dalla Francia (168 milioni, meno 14,3%). Seguono Austria, Polonia, Canada, regno Unito, Egitto, Paesi Bassi e Svizzera. L'Egitto è protagonista di un vero e proprio exploit in termini percentuali, passando dai 9,7 milioni del 2023 agli oltre 87 del 2024 (più 796,3%). Lo scorso anno anche per le importazioni in Germania al primo posto della "Top ten" si è confermata la Cina, con un valore sostanzialmente identico all'anno precedente (178,1 milioni di euro contro i 177,8 del 2023). Al secondo posto l'Italia, che mantiene la posizione del 2023 ma passa dai 110,2 agli 84,2 milioni del 2024 (meno 23,6%). Calano del 3,7% gli acquisti tedeschi in Polonia (79,5 milioni contro 82,6), Paese che precede le altre nazioni esportatrici ovvero – nell'ordine – Austria, Repubblica Ceca, Svizzera, Slovenia, Svezia, Francia e Lussemburgo.
La Cina torna a superare la Germania e conquista la corona di protagonista assoluto dei flussi commerciali di settore nel 2024, con una esportazione (utensili esclusi) pari a 2.520 milioni di euro, il 9,3% in più rispetto al dato 2023 (2.306 milioni). Diciamo subito che questo dato è accompagnato da una significativa riduzione delle importazioni, passate dai 231,9 milioni del 2023 ai 189,1 dello scorso anno, numeri che raccontano di un cambio che potremmo definire "strutturale" del settore delle macchine per il legno e il mobile prodotte in Cina, che non solo soddisfano in misura crescente la domanda di quantità e di qualità del mercato interno, ma diventano sempre più appetibili anche all'estero e probabilmente non solo per una questione di prezzo, ma anche di una qualità che comincia a essere confrontabile con quella di fornitori più blasonati. Analizzando i dati più in dettaglio scopriamo, per quanto non sia una grande sorpresa, che il maggiore estimatore delle tecnologie cinesi è il Vietnam, che incrementa di ben il 27,5% gli acquisti dal "vicino", passando dai 280,3 milioni di euro del 2023 ai 357,3 dello scorso anno. Al secondo posto gli Stati Uniti (348 milioni di euro, più 2,1%) e al terzo la Russia (224,3 milioni di euro, più due per cento), seguiti da Germania, India, Tailandia, Brasile, Indonesia, Malesia e Messico.
Sul fronte delle importazioni – che, come abbiamo già scritto, sono state pari a 189,1 milioni di euro contro i 231,9 del 2023 (meno 18,5%) – la palma di maggior Paese fornitore va alla Germania, che perde però il 22,9% in valore (dai 128,9 milioni del 2023 ai 99,4 dello scorso anno). Tiene l'Italia, che si colloca al secondo posto con 29,6 milioni (meno 0,4%) e supera dunque Taiwan, secondo nella classifica 2023 e terzo nel 2024, con vendite in Cina pari a 14,5 milioni di euro, il 4% in meno rispetto al 2023. Seguono il Giappone (che aumenta le proprie importazioni di macchine cinesi del 29,1%), la Danimarca, la Corea del Sud, gli Stati Uniti, l'Austria e i Paesi Bassi, che passano dai 329mila euro del 2023 ai 2,7 milioni del 2024, con un balzo percentuale del 748%. A chiudere la classifica della "Top ten" dei Paesi importatori è Singapore.

Nel 2024, il settore delle tecnologie lapidee italiane ha registrato un calo complessivo del 14% nell'export, attestandosi a 969,4 milioni di euro rispetto ai 1,13 miliardi dell'anno precedente. L'Europa si conferma il principale mercato di destinazione con il 51,7% del totale (501 milioni di euro, -11,3%), seguita dal Nord America con il 19,6% (190 milioni, -19,7%) e dall'Asia con il 13,4% (129,5 milioni, -7%). Gli Stati Uniti rimangono il primo paese importatore nonostante una significativa contrazione del 22,2%, con un valore di 137,5 milioni di euro. Particolarmente rilevanti le performance positive di alcuni mercati come Arabia Saudita (+92,6%), Grecia (+66,5%), Giappone (+145,5%) e alcuni mercati emergenti come Albania (+241%), Libia (+305,4%), Oman (+566,9%) e Nigeria (+15.394,7%). Tra i principali partner europei, si segnala la crescita della Francia (+24,6%) che sale alla terza posizione, mentre Germania (-24%) e Spagna (-19,5%) registrano cali significativi. Il quadro generale evidenzia una riconfigurazione dei flussi commerciali, con una contrazione nei mercati tradizionali compensata parzialmente dall'apertura di nuove opportunità in mercati emergenti.
Nel primo trimestre 2025, l'indice degli ordini di macchine utensili elaborato dal Centro Studi & Cultura di Impresa di UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE segna un incremento dell'8,5% rispetto al periodo gennaiomarzo 2024. In valore assoluto l'indice si è attestato a 84,5 (base 100 nel 2021). Il risultato è stato determinato esclusivamente dalla ripresa dell'attività dei costruttori sul mercato interno; negativa è stata invece la performance sul mercato estero. In particolare, gli ordini raccolti sul mercato domestico hanno segnato un incremento del 71,5%, rispetto al primo trimestre del 2024, per un valore assoluto di 94,5. Al contrario, la raccolta commesse oltreconfine è risultata in calo del 18,2% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Il valore assoluto dell'indice si è attestato a 74,4.
Riccardo Rosa, presidente di UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, ha affermato: "Il 2025 si apre con un incremento della raccolta ordini. Una buona notizia, questa, che dimostra, dopo un 2024 decisamente complicato, che le prospettive di breve-medio periodo possono essere migliori rispetto al recente passato. Detto ciò - ha continuato il presidente Rosa – il contesto nel quale ci troviamo ad operare desta molte preoccupazioni soprattutto sul fronte estero. Per il terzo trimestre consecutivo, la raccolta di commesse in Italia ha registrato "segno più" e, per questa ultima rilevazione, l'incremento è stato decisamente importante, al punto da riavvicinare l'indice al livello medio del 2021 che fu un anno molto positivo. I chiarimenti relativi al funzionamento del provvedimento tanto atteso di Transizione 5.0 hanno evidentemente sortito i loro effetti: le imprese, una volta compresi i tecnicismi e diradate le zone d'ombra, hanno dato seguito alle loro intenzioni di acquisto che si sono concretizzate in nuove ed effettive commesse. Ciò è accaduto perché in Italia la domanda di nuovi sistemi di produzione è ancora sufficientemente vivace e risponde all'obiettivo di aggiornare gli impianti secondo la doppia chiave digitale e green. Certo che il fatto che ad oggi sia stato impiegato solo l'11% delle risorse messe a disposizione per questo provvedimento (dunque poco più di 600 milioni di euro rispetto ai 6,3 miliardi stanziati) dimostra che la misura così costruita non è risultata congeniale alle aziende. Sappiamo infatti per esperienza diretta - ha continuato Riccardo Rosa che, quando un provvedimento è di semplice utilizzo, il mercato lo recepisce facilmente; questo è accaduto per la politica 4.0".
"Differenti sono invece le indicazioni che le aziende italiane hanno ricevuto oltreconfine in questo primo scorcio di 2025. La crisi geopolitica mondiale, i due conflitti aperti vicini a noi, la debolezza dell'Europa, sia dal punto di vista economico che politico, la crisi dell'automotive e, in assoluto, il ritorno dirompente di Trump, agitano profondamente lo scenario internazionale. I continui cambi di posizione del presidente americano in merito al tema di una possibile politica dei dazi, differenziata rispetto a paesi e tipologia dei beni, hanno fatto crescere il tasso di incertezza su livelli di cui nella storia recente non si ha memoria. Ciò impone a tutti gli attori del sistema economico di attivarsi per rispondere a questa nuova condizione".
Il contesto geopolitico mondiale permane fortemente condizionato dai conflitti in Ucraina (con conseguente chiusura del mercato russo per i paesi europei) e in Palestina, con altrettanti impatti significativi dettati dai recenti cambiamenti nella politica commerciale degli Stati Uniti, che hanno determinato non solo l'imposizione di nuovi dazi alla Cina, ma anche un aumento dell'incertezza sulle politiche commerciali, con ripercussioni sugli investimenti a livello mondiale.
Al già complesso scenario internazionale, si aggiunge inoltre la debolezza dell'Europa, sia dal punto di vista economico che politico, con la crisi del settore dell'automotive, le politiche monetarie restrittive che si riflettono sul livello dei tassi di interesse e che solamente di recente stanno registrando segnali di allentamento, oltre che ad incentivi governativi legati all'industria 5.0 che stentano a decollare,

influenzando negativamente tutto il settore manifatturiero, dove il mondo delle tecnologie per la lavorazione del legno e l'industria del mobile continua a registrare una stagione di contrazione che perdura ormai da diversi trimestri.
Il quadro economico di riferimento continua pertanto ad essere significativamente condizionato da incertezze dovute all'evolversi del contesto geopolitico internazionale fin qui descritto, le cui tensioni hanno inevitabilmente rallentato le esportazioni verso alcuni mercati, confermando la permanenza di condizioni generali di instabilità e di forti tensioni, con conseguenti impatti sugli andamenti dei mercati finanziari caratterizzati da una forte volatilità, in particolar modo nei primi mesi dell'anno.
Il contesto mondiale sopra descritto in cui il gruppo Biesse si colloca ha rilevantemente impattato l'andamento del fatturato già a partire dal 2024, con ulteriori ripercussioni nel trimestre in oggetto.
Alla fine del primo trimestre 2025, il portafoglio del Gruppo Biesse si attesta a € 288.432 mila, in aumento del 13,0% rispetto a dicembre 2024 (€ 255.207 mila), positivamente influenzato dall'andamento dell'ingresso ordini manifestatosi nel corso del trimestre.
In questo scenario, i ricavi al 31 marzo 2025 del gruppo Biesse sono stati pari a € 153.308 mila, in diminuzione del 21,7% rispetto al 31 marzo 2024.
L'analisi del fatturato per aree geografiche evidenzia come il decremento sia generalizzato su tutte le aree, EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa) -19,4%, America –27,6% e APAC (Asia e Pacifico) -21,7%. L'area EMEA permane quella di riferimento del gruppo Biesse, chiudendo con un fatturato pari a € 97.403 mila, rappresentando il 63,5% del totale.
La ripartizione dei ricavi per segmento operativo rimane invece sostanzialmente invariata (con il segmento Macchine-Sistemi che rappresenta il 92,8% del fatturato di gruppo Biesse), mentre entrambi i segmenti registrano un decremento rispettivamente del 21,9% per Macchine-Sistemi e 18,3% per la Meccatronica.
La riduzione dei volumi delle vendite si è di fatto riflessa sulla redditività operativa di periodo, così come indicato dall'Ebitda Adjusted, che, al lordo degli oneri non ricorrenti, si attesta a € 4.392 mila, in decremento del 73,9% rispetto al pari periodo dell'esercizio precedente. Contestualmente si rileva la diminuzione del risultato operativo prima degli eventi non ricorrenti (EBIT Adjusted) (€ -4.669 mila nel primo trimestre 2025 contro € 7.648 mila nel primo trimestre 2024) con un delta negativo di € 12.317 mila in valore assoluto.
Si segnala che il risultato economico del Gruppo Biesse, per il periodo in esame, non è stato influenzato da "eventi non ricorrenti".
In aggiunta a quanto fin qui descritto sull'andamento della performance economica, si evidenzia come la performance finanziaria sia condizionata anche dalle dinamiche del capitale circolante netto operativo che aumenta rispetto a dicembre 2024 per € 5.963 mila. L'assorbimento di cassa è prevalentemente attribuibile all'incremento del magazzino (pari a € 11.380 mila), influenzato dal rallentamento delle vendite di periodo, solo parzialmente compensato dall'incremento delle passività contrattuali (pari a € 2.513 mila) a fronte del maggiore portafoglio ordini acquisito al 31 marzo 2025.
La Posizione Finanziaria Netta (di seguito anche "PFN") del gruppo Biesse al 31 marzo 2025 è positiva per € 5.042 mila (negativa per € 23.459 mila se si includono gli effetti dell'IFRS 16), in diminuzione di € 19.927 mila rispetto al dato del 31 dicembre 2024, in cui era positiva per € 24.969 mila (e negativa per € 4.739 mila includendo gli effetti dell'IFRS16). La variazione è principalmente influenzata dalle dinamiche del capitale circolante netto operativo di periodo, alle uscite finanziarie non ricorrenti derivanti dal pagamento di incentivi all'esodo e al pagamento di imposte e tasse, solo parzialmente compensati dai risultati ottenuti a livello di gestione operativa.
Nonostante il contesto turbolento e complesso sopra descritto, il gruppo Biesse è determinato a proseguire il processo di trasformazione strategica nell'ambito del progetto One Company. In particolare, stiamo:

In data 28 aprile 2025, l'Assemblea Ordinaria di Biesse S.p.A., ha approvato:
In data 28 aprile 2025, l'Assemblea Straordinaria di Biesse S.p.A., ha approvato:

| 31 Marzo | % ricavi | 31 Marzo | % ricavi | DELTA % | ||
|---|---|---|---|---|---|---|
| 20 25 | 20 24 | |||||
| migliaia di euro R icavi de lle ve ndite e de lle pre stazio ni |
15 3.30 8 | 10 0 ,0 % | 19 5 .80 1 | 10 0 ,0 % | (21,7)% | |
| Variazione delle rimanenze di prodotti in corso di lavorazione, semilavorati e finiti |
12.581 | 8,2% | 6.914 | 3,5% | 82,0% | |
| Altri Proventi | 2.077 | 1,4% | 2.173 | 1,1% | (4,4)% | |
| Valo re de lla pro duzio ne | 16 7.9 6 5 | 10 9 ,6 % | 20 4.888 | 10 4,6 % | (18,0 )% | |
| Consumi di materie prime e materiali di consumo e merci | (69.111) | (45,1)% | (82.239) | (42,0)% | (16,0)% | |
| Altre spese operative | (32.673) | (21,3)% | (40.241) | (20,6)% | (18,8)% | |
| Costi del personale | (61.789) | (40,3)% | (65.607) | (33,5)% | (5,8)% | |
| Ebitda adjuste d | 4.39 2 | 2,9 % | 16 .80 1 | 8,6 % | (73,9 )% | |
| Ammortamenti | (8.713) | (5,7)% | (8.063) | (4,1)% | 8,1% | |
| Accantonamenti e Impairment | (349) | (0,2)% | (1.089) | (0,6)% | (68,0)% | |
| Ebit adjuste d | (4.6 6 9 ) | (3,0 )% | 7.6 48 | 3,9 % | (16 1,1)% | |
| Componenti non ricorrenti | - | (1.034) | (0,5)% | (100,0)% | ||
| Ebit | (4.6 6 9 ) | (3,0 )% | 6 .6 14 | 3,4% | (170 ,6 )% | |
| Proventi finanziari | 1.524 | 1,0% | 605 | 0,3% | 152,1% | |
| Oneri finanziari | (1.896) | (1,2)% | (1.212) | (0,6)% | 56,5% | |
| Proventi (oneri) netti su cambi | 1.674 | 1,1% | (710) | (0,4)% | (335,6)% | |
| R isultato ante impo ste | (3.36 7) | (2,2)% | 5 .29 7 | 2,7% | (16 3,6 )% | |
| Imposte sul reddito | 558 | 0,4% | (2.450) | (1,3)% | (122,8)% | |
| R isultato de ll'e se rcizio | (2.810 ) | (1,8)% | 2.847 | 1,5 % | (19 8,7)% |
Si precisa che i risultati intermedi esposti in tabella non sono identificati come una misura contabile nell'ambito dei Principi contabili internazionali e, pertanto, non devono essere considerati una misura sostitutiva per la valutazione dell'andamento e del risultato del Gruppo Biesse. Si segnala inoltre che il criterio di determinazione dei risultati intermedi applicato dal Gruppo Biesse potrebbe non essere omogeneo con quello adottato da altre società e/o gruppi del settore e, conseguentemente, che tali dati potrebbero non essere comparabili.
I ricavi al 31 marzo 2025 sono pari a € 153.308 mila, in diminuzione del 21,7% rispetto al dato dello stesso periodo del 2024 (ricavi pari a € 195.801 mila), negativamente influenzati dal trend delle vendite di periodo e dalla conseguente riduzione dei volumi.
Il valore della produzione è pari a € 167.965 mila, in diminuzione del 18,0% rispetto al dato relativo al primo trimestre 2024 (€ 204.888 mila).
L'incidenza percentuale dei consumi al netto della variazione delle rimanenze registra un lieve decremento di 1,6 p.p. sulle vendite condizionata dalla diversa composizione del mix prodotto e delle minori svalutazioni di magazzino.
Le altre spese operative diminuiscono in valore assoluto per € 7.568 mila, mentre incrementano il proprio peso percentuale rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (passando dal 20,6% al 21,3%). Tale fenomeno è integralmente riconducibile ad un decremento generalizzato della voce attribuibile ai costi per servizi, che passa da € 36.190 mila a € 28.897 mila, in diminuzione del 20,2%: la variazione è principalmente dovuta a minori costi per servizi alla produzione (in diminuzione per € 2.699 mila), che comprendono lavorazioni esterne, trasporti su acquisti e prestazioni tecniche, a quelli relativi a provvigioni passive e trasporti su vendite (in diminuzione per € 2.531 mila), a costi per fiere e pubblicità (in diminuzione per € 584 mila) e alla diminuzione pari ad € 402 mila dei costi per viaggi e trasferte del personale. Rimangono sostanzialmente costanti rispetto all'esercizio precedente i costi per le consulenze.
Il costo del personale al 31 marzo del 2025 è pari ad € 61.789 mila e registra un decremento di valore di € 3.817 mila rispetto al dato dello stesso periodo del 2024 (€ 65.607) mila, -5,8% sul pari periodo 2024, sostanzialmente legato alla componente salari, stipendi e relativi oneri sociali riconducibile alla

diminuzione delle teste (3.830 unità al 31 marzo 2025 rispetto a 3.972 unità al 31 dicembre 2024), oltre che dalla riduzione di costo realizzato grazie all'azionamento dell'istituto della solidarietà coerentemente al modello di business definito nell'ambito del progetto One Companyavviato in esercizi precedenti.
L'EBITDA adjusted del primo trimestre 2025 è positivo per € 4.392 mila, mentre nello stesso periodo del 2024 era positivo per € 16.801 mila, in calo del 73,9%.
Gli ammortamenti registrano nel complesso un aumento pari al 8,1% (passando da € 8.063 mila al 31 marzo 2024 a € 8.713 mila al 31 marzo 2025): la componente relativa alle immobilizzazioni materiali (comprensive dei diritti d'uso) aumenta di € 410 mila (+7,3%), mentre quella relativa alle immobilizzazioni immateriali diminuisce di € 239 mila (+9,9%).
La voce accantonamenti e impairment ammonta a € 349 mila, ed include accantonamenti prevalentemente riconducibili a € 236 mila per svalutazione crediti commerciali, a € 195 mila per adeguamenti fondi rischi e oneri futuri, e infine a € 175 mila per fondo indennità supplettiva di clientela, al netto degli utilizzi effettuati nel primo trimestre del 2025.
L'EBIT adjusted è negativo per € 4.669 mila, in diminuzione € 12.317 rispetto al pari periodo dello scorso anno (positivo per € 7.648 mila).
Non si evidenziano componenti non ricorrenti nel trimestre in oggetto.
In riferimento alla gestione finanziaria si registrano oneri netti per € 372 mila, in diminuzione rispetto al dato di marzo 2024 (oneri netti pari ad € 607 mila), di cui € 1.524 mila relativi a interessi attivi e proventi finanziari ed € 1.896 mila relativi a interessi passivi e oneri finanziari.
Per quanto riguarda la gestione del rischio cambio, si registrano componenti positive nette per € 1.674 mila, in aumento rispetto al pari periodo dell'anno precedente (negativo per € 710 mila).
Il risultato prima delle imposte è negativo per € 3.367 mila rispetto al dato positivo del 2024 (pari a € 5.297 mila).
Le imposte, positive rispetto al dato negativo del 2024, sono pari a complessivi € 558 mila; tale saldo positivo si determina per effetto dei seguenti elementi: imposte IRES e altre imposte differite (positive per € 927 mila) e IRAP (negativa per € 91 mila); accantonamenti per imposte sul reddito di società estere (negative per € 299 mila) e imposte relative a esercizi precedenti (positive per € 21 mila).
Il gruppo Biesse consuntiva un risultato netto negativo pari a € 2.810 mila.

| 31 Marzo | 31 Dice mbre |
||
|---|---|---|---|
| 20 25 | 20 24 | ||
| migliaia di euro | |||
| Immateriali | 126.953 | 128.775 | |
| Materiali | 136.389 | 137.923 | |
| Finanziarie | 2.246 | 2.967 | |
| Immo bilizzazio ni | 26 5 .5 88 | 26 9 .6 6 4 | |
| Rimanenze | 188.710 | 177.331 | |
| Crediti commerciali e attività contrattuali | 117.285 | 120.801 | |
| Debiti commerciali | (120.325) | (120.937) | |
| Passività contrattuali | (102.085) | (99.572) | |
| Capitale Circo lante Ne tto O pe rativo | 83.5 85 | 77.6 23 | |
| Fondi relativi al personale | (12.474) | (11.860) | |
| Fondi per rischi e oneri | (32.257) | (33.319) | |
| Altri debiti/crediti netti | (40.336) | (47.512) | |
| Attività nette per imposte anticipate | 15.676 | 13.516 | |
| Altre Attività/(P assività) Ne tte | (6 9 .39 0 ) | (79 .175 ) | |
| Capitale Inve stito Ne tto | 279 .783 | 26 8.112 | |
| Capitale sociale | 27.403 | 27.403 | |
| Risultato del periodo precedente e altre riserve | 231.731 | 232.221 | |
| Utile/(Perdita) del periodo | (2.810) | 3.750 | |
| Patrimonio netto di terzi | - | - | |
| P atrimo nio Ne tto | 25 6 .325 | 26 3.373 | |
| Debiti finanziari verso banche e altri finanziatori | 135.506 | 208.489 | |
| Attività finanziarie correnti | (68.673) | (22.739) | |
| Disponibilità liquide e mezzi equivalenti | (43.374) | (181.012) | |
| P o sizio ne Finanziaria Ne tta | 23.45 9 | 4.739 | |
| To tale Fo nti di Finanziame nto Blank |
279 .783 -25631,49214 |
26 8.112 -25167,52963 |
Il capitale investito netto è pari a € 279.783 mila in aumento rispetto al 31 dicembre 2024 (€ 268.112 mila).
Rispetto al 31 dicembre 2024, le immobilizzazioni nette sono diminuite di € 4.076 mila, decremento derivante dal fatto che gli ammortamenti sono maggiori dei nuovi investimenti di periodo.
Il capitale circolante netto operativo aumenta di € 5.963 mila rispetto al 31 dicembre 2024. La variazione è dovuta principalmente all'incremento del magazzino (pari a € 11.380 mila), influenzato dal rallentamento delle vendite di periodo. I crediti commerciali diminuiscono di € 3.516 mila mentre i debiti commerciali rimangono pressoché invariati.
Le passività contrattuali incrementano invece di € 2.513 mila, coerentemente con l'aumento dell'ingresso ordini manifestatosi nel corso del primo trimestre dell'anno.
Il patrimonio netto è pari a € 256.325 mila (€ 263.373 mila al 31 dicembre 2024).

| (Dati consolidati in migliaia di Euro) | Al 31 Marzo 20 25 |
Al 31 Dice mbre 20 24 |
Al 30 S e tte mbre 20 24 |
Al 30 G iugno 20 24 |
Al 31 Marzo 20 24 |
|---|---|---|---|---|---|
| migliaia di euro | |||||
| Attività finanziarie: | 112.047 | 203.750 | 103.636 | 101.783 | 117.542 |
| Attività finanziarie correnti | 68.673 | 22.739 | 23.985 | 16.112 | 16.696 |
| Disponibilità liquide | 43.374 | 181.012 | 79.651 | 85.671 | 100.846 |
| Debiti per locazioni finanziarie a breve termine | (9.844) | (10.139) | (10.257) | (9.882) | (9.111) |
| Debiti bancari e altri debiti finanziari a breve termine | (7.039) | (78.824) | (99.221) | (62.415) | (85.093) |
| P o sizio ne finanziaria ne tta a bre ve te rmine | 9 5 .16 4 | 114.787 | (5 .842) | 29 .486 | 23.339 |
| Debiti per locazioni finanziarie a medio/lungo termine | (18.657) | (19.569) | (22.002) | (21.953) | (20.849) |
| Debiti bancari e altri debiti finanziari a medio/lungo termine | (99.877) | (99.857) | (41) | (14.737) | (46) |
| Debiti commerciali e altri debiti a medio/lungo termine | (89) | (101) | (196) | (206) | (142) |
| P o sizio ne finanziaria ne tta a me dio /lungo te rmine | (118.6 22) | (119 .5 26 ) | (22.239 ) | (36 .89 6 ) | (21.0 36 ) |
| P o sizio ne finanziaria ne tta to tale | (23.45 9 ) | (4.739 ) | (28.0 81) | (7.411) | 2.30 2 |
Nello schema di PFN al 31.03.2025, in applicazione delle disposizioni contenute nella Comunicazione n. 5/21 del 29 aprile 2021 emessa da Consob che rimanda alle Raccomandazioni ESMA del 4 marzo 2021, sono stati ricompresi i debiti commerciali scadenti oltre l'esercizio.
Ai fini di una migliore rappresentazione sono inoltre stati esclusi dalle attività finanziarie il fair value attivo dei derivati.
Per completezza d'informativa si precisa che, essendo fattispecie non disciplinata in modo specifico, all'interno della Posizione Finanziaria Netta non viene rappresentato il debito residuo per il pagamento dell'aggiustamento prezzo correlato all'acquisizione del gruppo GMM pari a € 3,5 milioni, iscritto in bilancio tra gli Altri debiti.
La Posizione Finanziaria Netta del gruppo Biesse al 31 marzo 2025 è negativa per € 23.459 mila (positiva per € 5.042 mila se si escludono gli effetti dell'IFRS 16), in diminuzione di € 18.720 mila rispetto al dato del 31 dicembre 2024, in cui era negativa per € 4.739 mila (e positiva per € 24.969 mila escludendo gli effetti dell'IFRS16). La variazione è principalmente influenzata dalle dinamiche del capitale circolante netto operativo di periodo, alle uscite finanziarie non ricorrenti derivanti dal pagamento di incentivi all'esodo e al pagamento di imposte e tasse, solo parzialmente compensati dai risultati ottenuti a livello di gestione operativa.
Alla data di approvazione della presente relazione, il gruppo Biesse ha linee di credito pari a € 346,5 milioni così suddivise:
Le linee di credito sopra citate sono chirografarie ed esenti da ogni garanzia reale, con l'unica eccezione di una linea a revoca da € 42,0 milioni assistita da garanzia su titoli.

| 31 Marzo 20 25 |
% | 31 Marzo 20 24 |
% | Var % 20 25 /20 24 |
|
|---|---|---|---|---|---|
| migliaia di euro | |||||
| Segmento Macchine e Sistemi | 142.265 | 92,8% | 182.091 | 93,0% | (21,9)% |
| Segmento Meccatronica | 16.618 | 10,8% | 20.348 | 10,4% | (18,3)% |
| Elisioni Inter segmento | (5.576) | (3,6)% | (6.638) | (3,4)% | (16,0)% |
| To tale | 15 3.30 8 | 10 0 ,0 % | 19 5 .80 1 | 10 0 ,0 % | (21,7)% |
| 31 Marzo 20 25 |
% | 31 Marzo 20 24 |
% | Var % 20 25 /20 24 |
|
|---|---|---|---|---|---|
| migliaia di euro | |||||
| EMEA | 97.403 | 63,5% | 120.868 | 61,7% | (19,4)% |
| AMERICAS | 33.701 | 22,0% | 46.568 | 23,8% | (27,6)% |
| APAC | 22.205 | 14,5% | 28.365 | 14,5% | (21,7)% |
| To tale | 15 3.30 8 | 10 0 ,0 % | 19 5 .80 1 | 10 0 ,0 % | (21,7)% |
La ripartizione dei ricavi per segmento operativo rimane sostanzialmente invariata (con il segmento Macchine-Sistemi che rappresenta il 92,8% del fatturato di gruppo Biesse), mentre entrambi i segmenti registrano un decremento rispettivamente del 21,9% per Macchine-Sistemi e 18,3% per la Meccatronica.
L'analisi del fatturato per aree geografiche evidenzia come il decremento abbia riguardato tutte le aree, EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa) -19,4%, America –27,6% e APAC (Asia e Pacifico) -21,7%. L'area EMEA permane quella di riferimento del gruppo Biesse, chiudendo con un fatturato pari a € 97.403 mila, rappresentando il 63,5% del totale.
Pesaro, 14 maggio 2025
Roberto Selci
Il dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari dichiara, ai sensi del comma 2 articolo 154 bis del Testo Unico della Finanza, che l'informativa contabile contenuta nel presente documento corrisponde alle risultanze documentali, ai libri ed alle scritture contabili
Pesaro, 14 maggio 2025
Nicola Sautto
Have a question? We'll get back to you promptly.