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Intesa Sanpaolo

Foreign Filer Report Jul 14, 2023

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Foreign Filer Report

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Terzo Pilastro di Basilea 2 Informativa al pubblico al 31 dicembre 2011

Ai sensi dell'art. 9 ter, comma 3, della Shareholder Rights Directive II e dell'art. 84-quater, comma 1, del Regolamento Emittenti, questo documento sostituisce quello precedentemente pubblicato in data 27 aprile 2012

Questo documento contiene previsioni e stime che riflettono le attuali opinioni del management Intesa Sanpaolo in merito ad eventi futuri. Previsioni e stime sono in genere identificate da espressioni come "è possibile," "si dovrebbe," "si prevede," "ci si attende," "si stima," "si ritiene," "si intende," "si progetta," "obiettivo" oppure dall'uso negativo di queste espressioni o da altre varianti di tali espressioni oppure dall'uso di terminologia comparabile. Queste previsioni e stime comprendono, ma non si limitano a, tutte le informazioni diverse dai dati di fatto, incluse, senza limitazione, quelle relative alla posizione finanziaria futura di Intesa Sanpaolo e ai risultati operativi, la strategia, i piani, gli obiettivi e gli sviluppi futuri nei mercati in cui Intesa Sanpaolo opera o intende operare.

A seguito di tali incertezze e rischi, si avvisano i lettori che non devono fare eccessivo affidamento su tali informazioni di carattere previsionale come previsione di risultati effettivi. La capacità del Gruppo Intesa Sanpaolo di raggiungere i risultati previsti dipende da molti fattori al di fuori del controllo del management. I risultati effettivi possono differire significativamente (ed essere più negativi di) da quelli previsti o impliciti nei dati previsionali. Tali previsioni e stime comportano rischi ed incertezze che potrebbero avere un impatto significativo sui risultati attesi e si fondano su assunti di base.

Le previsioni e le stime ivi formulate si basano su informazioni a disposizione di Intesa Sanpaolo alla data odierna. Intesa Sanpaolo non si assume alcun obbligo di aggiornare pubblicamente e di rivedere previsioni e stime a seguito della disponibilità di nuove informazioni, di eventi futuri o di altro, fatta salva l'osservanza delle leggi applicabili. Tutte le previsioni e le stime successive, scritte ed orali, attribuibili a Intesa Sanpaolo o a persone che agiscono per conto della stessa sono espressamente qualificate, nella loro interezza, da queste dichiarazioni cautelative.

Terzo pilastro di Basilea 2 Informativa al pubblico al 31 dicembre 2011

Intesa Sanpaolo S.p.A.

Sede Legale: Piazza San Carlo, 156 10121 Torino Sede Secondaria: Via Monte di Pietà, 8 20121 Milano Capitale Sociale Euro 8.545.561.614,72. Numero di iscrizione al Registro delle Imprese di Torino e codice fiscale 00799960158 Partita IVA 10810700152 Aderente al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi e al Fondo Nazionale di Garanzia Iscritta all'Albo delle Banche al n. 5361 e Capogruppo del gruppo bancario "Intesa Sanpaolo", iscritto all'Albo dei Gruppi Bancari

Sommario

Introduzione 7
Tavola 1 Requisito informativo generale 11
Tavola 2 Ambito di applicazione 37
Tavola 3 Composizione del patrimonio di vigilanza 49
Tavola 4 Adeguatezza patrimoniale 61
Tavola 5 Rischio di credito: informazioni generali riguardanti tutte le banche 69
Tavola 6 Rischio di credito: informazioni relative ai portafogli assoggettati al
metodo standardizzato e alle esposizioni creditizie specializzate e in
strumenti di capitale nell'ambito dei metodi IRB
81
Tavola 7 Rischio di credito: informativa sui portafogli cui si applicano
gli approcci IRB
87
Tavola 8 Tecniche di attenuazione del rischio 103
Tavola 9 Rischio di controparte 111
Tavola 10 Operazioni di cartolarizzazione 123
Tavola 11 Rischi di mercato: informazioni per le banche che utilizzano il metodo
dei modelli interni per il rischio di posizione, per il rischio di cambio e
per il rischio di posizione in merci (IMA)
139
Tavola 12 Rischio operativo 157
Tavola 13 Esposizioni in strumenti di capitale: informazioni sulle posizioni
incluse nel portafoglio bancario
159
Tavola 14 Rischio di tasso di interesse sulle posizioni incluse nel portafoglio
bancario
165
Tavola 15 Sistemi e prassi di remunerazione e incentivazione 167
societari Dichiarazione del Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili 187
Relazione della Società di revisione 189
Glossario 193
Contatti 201

Introduzione

Note esplicative sull'informativa al pubblico Terzo Pilastro di Basilea 2

Lo scopo dell'informativa definita come "Terzo Pilastro di Basilea 2" è quello di integrare i requisiti patrimoniali minimi (Primo Pilastro) e il processo di controllo prudenziale (Secondo Pilastro), incoraggiando l'efficienza dei mercati attraverso l'individuazione di requisiti di trasparenza che consentano agli operatori di disporre di informazioni fondamentali su patrimonio di vigilanza, esposizione e processi di valutazione dei rischi e, di conseguenza, sull'adeguatezza patrimoniale degli intermediari. Ciò assume una particolare rilevanza nel contesto introdotto dalle disposizioni di Basilea 2 le quali, dando ampio affidamento alle metodologie interne, conferiscono alle banche una maggior discrezionalità in sede di determinazione dei requisiti patrimoniali. Le modalità con cui le banche o i gruppi bancari italiani devono fornire al pubblico le informazioni, definite sinteticamente "Terzo Pilastro", sono state stabilite dalla Banca d'Italia con la Circolare n. 263 del 27 dicembre 2006: "Nuove disposizioni di Vigilanza prudenziale per le banche"(Allegato A, Titolo IV). La presente informativa è redatta in conformità di tali disposizioni, che riprendono il disposto del XII allegato della Direttiva UE n. 2006/48, nonché delle successive modifiche intervenute nel quadro normativo.

Il documento è suddiviso, secondo la suddetta normativa, in parti denominate "Tavole" ed è redatto su base consolidata con riferimento ad un'area di consolidamento "prudenziale" che coincide sostanzialmente con la definizione di Vigilanza di gruppo bancario (integrato dal consolidamento proporzionale delle entità controllate congiuntamente). Le Tavole possono includere sia una "parte qualitativa" sia una "parte quantitativa". L'informativa "Terzo Pilastro di Basilea 2" è pubblicata - secondo le regole dettate dalla Banca d'Italia - con la seguente cadenza:

  • dati al 31 dicembre: pubblicazione completa della parte qualitativa e della parte quantitativa;
  • dati al 30 giugno: aggiornamento della sola parte quantitativa (ad eccezione delle informazioni sulle remunerazioni – Tavola 15), in quanto Intesa Sanpaolo rientra tra i gruppi che hanno adottato approcci IRB e/o AMA sui rischi di credito o operativi;
  • dati al 31 marzo e al 30 settembre: aggiornamento delle sole informazioni quantitative relative al patrimonio (Tavola 3) e all'adeguatezza patrimoniale (Tavola 4), in quanto Intesa Sanpaolo rientra tra i gruppi che hanno adottato approcci IRB e/o AMA sui rischi di credito o operativi.

Per completezza si specifica altresì che le informazioni riguardanti il patrimonio di vigilanza e gli assorbimenti patrimoniali sono pubblicate anche nella Parte F della Nota Integrativa del bilancio consolidato, secondo gli schemi previsti dalla Circolare n. 262 del 22 dicembre 2005 della Banca d'Italia, che regola l'informativa di bilancio in conformità ai principi contabili IAS/IFRS. In tale ambito sono illustrati infatti il patrimonio ed i coefficienti di vigilanza assicurativi delle compagnie controllate da Intesa Sanpaolo, nonché l'adeguatezza patrimoniale del conglomerato finanziario bancario-assicurativo (Parte F – Informazioni sul patrimonio consolidato: Sezione 3 - Il patrimonio e i coefficienti di vigilanza assicurativi pag. 405 / Parte F – Informazioni sul patrimonio consolidato: Sezione 4: L'adeguatezza patrimoniale del conglomerato finanziario – pag. 406).

Ulteriori informazioni relative ai vari tipi di rischi cui il Gruppo Intesa Sanpaolo è esposto sono riportate nel bilancio consolidato sulla base del disposto dell'IFRS 7 e delle relative istruzioni espositive emanate dalla Banca d'Italia (Circolare 262 del 22 dicembre 2005 e relativi aggiornamenti). Le informazioni sui rischi del gruppo sono contenute nella Parte E della Nota Integrativa del bilancio. In tale sede, sono illustrati:

  • le diverse tipologie di rischi del comparto assicurativo (Parte E Informazioni sui rischi e le relative politiche di copertura: Sezione 2 – Rischi delle imprese di assicurazione – pag. 389);
  • il rischio di liquidità del gruppo bancario (Parte E Informazioni sui rischi e le relative politiche di copertura: Sezione 1 – Rischi del gruppo bancario:1.3 Rischio di liquidità – pag. 364);
  • il rischio di cambio del gruppo bancario (Parte E Informazioni sui rischi e le relative politiche di copertura: Sezione 1 – Rischi del gruppo bancario:1.2.3 Rischio di cambio – pag. 350)
  • l'esposizione in prodotti strutturati di credito (Parte E Informazioni sui rischi e le relative politiche di copertura: Sezione 1 – Rischi del gruppo bancario: Informativa sui Prodotti strutturati di credito – pag. 372);

– il contenzioso legale e fiscale (Parte E – Informazioni sui rischi e le relative politiche di copertura: Sezione 1 – Rischi del gruppo bancario: 1.4 Rischi operativi - Rischi legali e Contenzioso fiscale – pag. 383).

Nella Relazione sull'andamento della gestione del bilancio consolidato sono poi illustrate:

  • le Esposizioni al rischio di credito sovrano pag 76;
  • l'Esposizione verso la Repubblica di Grecia pag. 78 (per una sintesi degli impatti sull'esercizio 2011 cfr Tavola 5 del presente documento).

Nella "Relazione sul Governo Societario e gli Assetti Proprietari - Relazione sulle Remunerazioni" sono invece riportate tutte le informazioni sulle politiche di remunerazione in essere. La "Relazione" è consultabile alla sezione "Governance" del sito internet della banca all'indirizzo: www.group.intesasanpaolo.com.

La normativa di riferimento per la predisposizione dell'informativa "Terzo Pilastro di Basilea 2" prevede che gli enti creditizi adottino una politica formale per conformarsi ai requisiti minimi in materia d'informativa al pubblico e si dotino di strumenti che permettano loro di valutarne l'adeguatezza. A tale riguardo il Consiglio di gestione ed il Consiglio di sorveglianza della Capogruppo Intesa Sanpaolo S.p.A. hanno approvato uno specifico documento "Linee guida per il governo dell'informativa al pubblico - Terzo Pilastro di Basilea 2". In tale documento sono riportati i compiti e le responsabilità degli Organi Societari e delle diverse funzioni del Gruppo coinvolte nelle varie fasi in cui si articola il processo di governo della presente informativa. Attesa la rilevanza pubblica della stessa, il documento è sottoposto dal Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili societari agli Organi Societari competenti per l'approvazione. Il documento è dunque soggetto, ai sensi dell'art. 154-bis del D. Lgs. 58/98 (Testo Unico sulla Finanza, "TUF"), alla relativa attestazione. Ne consegue che l'informativa "Terzo Pilastro di Basilea 2" è sottoposta ai controlli e alle verifiche stabilite dalle "Linee guida di governo amministrativo finanziario" del Gruppo, documento che definisce le regole di applicazione dell'art.154 bis del TUF nel Gruppo Intesa Sanpaolo. In particolare, il presidio del sistema dei controlli interni relativi all'informativa contabile e finanziaria è configurato per verificare in via continuativa l'adeguatezza e l'effettiva applicazione delle procedure amministrative e contabili a livello di Gruppo.

In considerazione dell'importanza che riveste per gli investitori l'informativa del "Terzo Pilastro di Basilea 2", Intesa Sanpaolo ha ritenuto opportuno sottoporre il presente Documento a revisione limitata da parte della Società di revisione Reconta Ernst & Young S.p.A. La relazione di revisione è resa pubblica unitamente a questo documento.

Tutti gli importi riportati nella presente informativa, se non altrimenti indicato, sono da intendersi in milioni di euro. I dati esposti a confronto fanno riferimento all'informativa "Terzo Pilastro di Basilea 2" pubblicata al 31 dicembre 2010. A tal proposito si rileva che il perimetro di applicazione dell'informativa differisce da quello del 2010 essenzialmente per:

  • la cessione della Cassa di Risparmio della Spezia e di 96 sportelli del Gruppo a Crédit Agricole, nonché di Fideuram Bank Suisse;
  • l'acquisizione di Banca Monte Parma, Banca Sara e del Banco Emiliano Romagnolo.

Si rimanda a "Tavola 4 – Adeguatezza patrimoniale" del presente documento per un'analisi degli impatti in termini di attivi a rischio ceduti o acquisiti dal Gruppo nel corso di tali operazioni.

Riguardo al concetto di immaterialità, lo stesso viene applicato nel presente documento solo in sede di definizione dell'area di consolidamento, da cui possono essere escluse le controllate il cui attivo sia inferiore ai 10 milioni di euro. Il totale delle attività escluse dal consolidamento integrale non può in ogni caso superare i 50 milioni.

Da ultimo, per meglio chiarire il significato di alcuni termini e/o abbreviazioni di uso comune in questa informativa, si rimanda all'apposito glossario accluso al presente documento.

Il Gruppo Intesa Sanpaolo pubblica questa informativa al pubblico (Terzo pilastro di Basilea 2) ed i successivi aggiornamenti sul proprio sito Internet all'indirizzo www.group.intesasanpaolo.com.

(milioni di euro)
Patrimonio di vigilanza 31.12.2011 31.12.2010
e coefficienti di solvibilità
Patrimonio di vigilanza
Patrimonio di base (Tier 1) 37.295 31.175
di cui: strumenti non computabili nel Core Tier 1 ratio (*) 4.498 5.016
Patrimonio supplementare (Tier 2) 12.201 16.348
Meno: elementi da dedurre (**) -3.144 -3.721
PATRIMONIO DI VIGILANZA 46.352 43.802
Prestiti subordinati di 3° livello - -
PATRIMONIO DI VIGILANZA COMPLESSIVO 46.352 43.802
Attività di rischio ponderate
Rischi di credito e di controparte 277.498 289.172
Rischi di mercato 17.488 15.385
Rischi operativi 24.825 27.175
Altri rischi specifici (***) 5.395 426
ATTIVITA' DI RISCHIO PONDERATE 325.206 332.158
Coefficienti di solvibilità %
Core Tier 1 ratio 10,1 7,9
Tier 1 ratio 11,5 9,4
Total capital ratio 14,3 13,2

(*) La voce include le preferred shares e, a partire dal 31 dicembre 2010, le azioni di risparmio e ordinarie con privilegio.

(**) Conformemente alle disposizioni della Circolare Banca d'Italia n. 263/2006, ai fini del calcolo dei coefficienti prudenziali, gli elementi in deduzione dal patrimonio di vigilanza sono stati portati separatamente e in egual misura a rettifica del Tier 1 e Tier 2, con l'eccezione dei contributi di derivazione assicurativa riferiti a rapporti sorti prima del 20 luglio 2006, che continuano ad essere dedotti dal totale.

(***) La voce include, in termini di attività di rischio ponderate, gli ulteriori requisiti patrimoniali specifici richiesti dall'Autorità di Vigilanza a singole entità del Gruppo e l'integrazione per il floor relativo al calcolo dei requisiti patrimoniali per il rischio di credito secondo i metodi IRB.

Il patrimonio di vigilanza ed i coefficienti al 31 dicembre 2011 sono stati determinati secondo la normativa di Basilea 2, con l'applicazione delle disposizioni di Banca d'Italia. Inoltre, a partire dal 31 dicembre 2010, le nuove modalità di determinazione del patrimonio di vigilanza prevedono l'esclusione del valore nominale delle azioni con privilegio emesse dal Gruppo dal calcolo del Core Tier 1 Ratio.

Al termine del 2011, il patrimonio di vigilanza complessivo è ammontato a 46.352 milioni, a fronte di un attivo ponderato di 325.206 milioni, derivante in misura prevalente dai rischi di credito e di controparte e, in misura minore, dai rischi operativi e di mercato.

Con riferimento al patrimonio di vigilanza, si segnala che lo stesso tiene conto della distribuzione della Riserva straordinaria, che il Consiglio di gestione proporrà all'Assemblea di assegnare a ciascuna azione di ordinaria e di risparmio n.c. nella misura di euro 0,05, per un importo complessivo di 822 milioni.

Tutti i coefficienti di solvibilità sono in miglioramento rispetto al 31 dicembre 2010. Il coefficiente di solvibilità totale si colloca al 14,3%; il rapporto tra il patrimonio di base del Gruppo e il complesso delle attività ponderate (Tier 1 ratio) si attesta all'11,5%. Il rapporto tra patrimonio di vigilanza di base ,al netto delle preferred shares e delle azioni di privilegio, e le attività di rischio ponderate (Core Tier 1 ratio) risulta pari al 10,1%.

L'aumento dei coefficienti rispetto al 31 dicembre 2010 deriva, oltre che dall'operatività ordinaria, dall'aumento di capitale deliberato e sottoscritto nel corso del secondo trimestre 2011 (circa + 150 centesimi di punto sul Core Tier 1), dalla cessione a Crédit Agricole di Cassa di Risparmio della Spezia e di 96 sportelli (+20 centesimi di punto sul Core Tier 1), dalla cessione della seconda tranche di Findomestic (+11 centesimi di punto sul Core Tier 1), dalla cessione di parte della partecipazione detenuta in Prada (+8 centesimi di punto sul Core Tier 1), dalla rimozione del filtro negativo sugli effetti derivanti dall'affrancamento fiscale degli avviamenti effettuato negli scorsi esercizi (+14 centesimi di punto sul Core Tier 1), in base alla specifica comunicazione della Banca d'Italia a seguito delle disposizioni del cd. "decreto Milleproroghe 2010" (art. 2, comma 55, L. n. 10/2011, di conversione del D.L. n. 225/2010), in tema di attività per imposte anticipate, dall'affrancamento degli avviamenti previsto dal D.L. n. 98/2011 (+52 centesimi di punto sul Core Tier 1). Tali incrementi sono stati parzialmente compensati dall'acquisizione di Banca Monte Parma (-9 centesimi di punto sul Core Tier 1), dalla svalutazione dei titoli greci (-22 centesimi di punto sul Core Tier 1) e dagli oneri per l'esodo del personale relativi all'accordo 29 luglio 2011 (-16 centesimi di punto sul Core Tier 1), per citare le operazioni non ripetibili più importanti.

Si ricorda, infine, che la Banca d'Italia, con un Provvedimento emesso il 18 maggio 2010, aveva emanato nuove disposizioni di vigilanza sul trattamento prudenziale delle riserve da valutazione relative ai titoli di debito emessi da Amministrazioni centrali di Paesi dell'Unione Europea classificati tra le "Attività finanziarie disponibili per la vendita". In particolare, con riferimento ai suddetti titoli, il Provvedimento - in alternativa all'approccio asimmetrico (integrale deduzione della minusvalenza netta dal Patrimonio di base e parziale inclusione della plusvalenza netta nel Patrimonio supplementare) già previsto - riconosce la possibilità di neutralizzare completamente le plusvalenze e le minusvalenze rilevate nelle citate riserve a partire dal 1° gennaio 2010. Il Gruppo Intesa Sanpaolo aveva esercitato tale opzione e pertanto il Patrimonio di vigilanza ed i coefficienti di solvibilità al 31 dicembre 2011 tengono conto di tale disposizione (l'effetto sul Core Tier 1 è pari a +31 centesimi di punto).

Tavola 1 – Requisito informativo generale

Informativa qualitativa

Premessa

Il Gruppo Intesa Sanpaolo attribuisce una forte rilevanza alla gestione e al controllo dei rischi, quali condizioni per garantire un'affidabile e sostenibile generazione di valore in un contesto di rischio controllato, dove adeguatezza patrimoniale, stabilità degli utili, liquidità e una forte reputazione rappresentano i cardini per preservare la propria redditività corrente e prospettica. La strategia di risk management punta ad una visione completa e coerente dei rischi, considerando sia lo scenario macro economico sia il profilo di rischio del Gruppo e stimolando la crescita della cultura del rischio e rafforzando una trasparente rappresentazione della rischiosità dei portafogli del Gruppo.

In tale prospettiva va letto lo sforzo profuso in questi anni per ottenere da parte delle Autorità di Vigilanza la validazione dei modelli interni sui rischi di credito, operativi, di mercato e sui derivati di credito.

La definizione del Risk Appetite Framework e conseguenti limiti operativi legati agli indicatori del rischio di mercato, l'utilizzo di strumenti di misurazione del rischio nell'ambito del processo di concessione e gestione del credito e di controllo dei rischi operativi e l'impiego di misure di capitale a rischio per la rendicontazione gestionale e la valutazione dell'adeguatezza del capitale interno del Gruppo, rappresentano i passaggi fondamentali della declinazione operativa degli orientamenti strategici e gestionali definiti dal Consiglio di sorveglianza e dal Consiglio di gestione lungo tutta la catena decisionale del Gruppo, fino alla singola unità operativa e al singolo desk.

I principi di base della gestione e controllo dei rischi sono i seguenti:

  • chiara individuazione delle responsabilità di assunzione dei rischi;
  • sistemi di misurazione e controllo allineati alla best practice internazionale;
  • separatezza organizzativa tra funzioni deputate alla gestione e funzioni addette al controllo.

Le politiche relative all'assunzione dei rischi sono definite dagli Organi statutari della Capogruppo (Consiglio di sorveglianza e Consiglio di gestione), i quali si avvalgono del supporto di specifici Comitati e Commissioni, tra i quali va segnalato il Comitato per il Controllo, nonché dell'azione del Comitato Governo dei Rischi di Gruppo e del Chief Risk Officer a diretto riporto del Chief Executive Officer.

Le misurazioni relative alle singole tipologie di rischio del Gruppo sono integrate in una grandezza di sintesi, rappresentata dal capitale economico, che consiste nella massima perdita "inattesa" in cui il Gruppo può incorrere in un orizzonte di un anno. Esso rappresenta una metrica chiave per definire l'assetto finanziario e la tolleranza del Gruppo al rischio e per orientare l'operatività, assicurando l'equilibrio tra i rischi assunti e il ritorno per gli azionisti. Esso viene stimato, oltre che sulla base della situazione attuale, anche a livello prospettico, in funzione delle ipotesi di budget e dello scenario economico di previsione, in condizioni ordinarie e di stress. La valutazione del capitale è inclusa nel reporting aziendale ed è sottoposta trimestralmente al Comitato Governo dei Rischi di Gruppo, al Comitato per il Controllo e al Consiglio di gestione, nell'ambito del Tableau de Bord dei rischi di Gruppo.

Il Gruppo articola quindi tali principi generali in politiche, limiti e criteri applicati alle diverse categorie di rischio ed aree d'affari con specifici sotto-livelli di tolleranza per il rischio, in un quadro strutturato di limiti e procedure di governo e di controllo.

Il perimetro dei rischi individuati, presidiati e integrati, considerando i benefici di diversificazione, nel capitale economico, si articola come segue:

  • rischio di credito e di controparte. All'interno di tale categoria vengono anche ricondotti il rischio di concentrazione, il rischio paese ed i rischi residui, rispettivamente da cartolarizzazioni e da incertezza sui tassi di recupero creditizio;
  • rischio di mercato (trading book), comprendente il rischio di posizione, di regolamento e di concentrazione sul portafoglio di negoziazione;
  • rischio finanziario del banking book, rappresentato principalmente da:
    • o tasso di interesse e cambio;
    • o rischio su partecipazioni non integralmente consolidate;
    • o rischio sugli immobili di proprietà detenuti a qualunque titolo;

  • rischio operativo, comprendente anche il rischio legale e fiscale;
  • rischio strategico;
  • rischio assicurativo.

La copertura dei rischi, a seconda della loro natura, frequenza e dimensione potenziale d'impatto, è affidata ad una costante combinazione tra azioni e interventi di attenuazione/immunizzazione, procedure/processi di controllo e protezione patrimoniale.

Particolare attenzione viene posta alla gestione della posizione di liquidità sia di breve termine che strutturale, assicurando – con specifiche "policy e procedures" – il pieno rispetto dei limiti stabiliti a livello di Gruppo e di sottoperimetri operativi coerenti con la normativa internazionale ed il Risk Appetite approvato a livello di Gruppo.

Il Gruppo, inoltre, intende mantenere adeguati livelli di presidio del rischio reputazionale, tale da minimizzare il rischio di eventi negativi che ne compromettano l'immagine; a tal fine ha posto in essere un processo di gestione dei rischi ex-ante per l'individuazione dei principali rischi di reputazione e di compliance per il Gruppo, la definizione anticipata di strumenti e azioni di prevenzione e mitigazione e la realizzazione di specifici flussi di reporting dedicati.

La Capogruppo svolge funzioni di indirizzo, gestione e controllo complessivo dei rischi. Le società del Gruppo che generano rischi creditizi e/o finanziari operano entro i limiti di autonomia loro assegnati e sono dotate di proprie strutture di controllo. Per le principali società controllate del Gruppo tali funzioni sono svolte, sulla base di un contratto di servizio, dalle funzioni di controllo rischi della Capogruppo, che riportano periodicamente agli Organi amministrativi della controllata.

Per le finalità sopra descritte, Intesa Sanpaolo utilizza un vasto insieme di tecniche e strumenti per la misurazione e la gestione dei rischi, diffusamente descritto in questo documento.

Il Progetto Basilea 2

La mission del "Progetto Basilea 2" è l'adozione da parte delle principali società del Gruppo degli approcci avanzati per i rischi creditizi e operativi.

Per quanto riguarda i rischi creditizi, la situazione si presenta differenziata sui diversi portafogli:

  • per il segmento Corporate è stata ottenuta l'autorizzazione da parte dell'Organo di Vigilanza all'utilizzo del metodo AIRB su un perimetro che comprende la Capogruppo, le Banche reti, Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo e Mediocredito Italiano (con decorrenza 31 dicembre 2010; il metodo FIRB era in uso dal dicembre 2008) e per la società estera Intesa Sanpaolo Bank Ireland Plc. (dalla segnalazione del 31 dicembre 2011). Nel mese di gennaio 2012 è stata presentata l'istanza di autorizzazione all'utilizzo del metodo AIRB con stime interne di LGD per il segmento Corporate relativo alle società prodotto Leasint e Mediofactoring (dove è tuttora in uso il metodo FIRB dal dicembre 2008). La società estera VUB Banka aveva ottenuto il riconoscimento per il metodo FIRB a partire dalla segnalazione del 31 dicembre 2010. Nel primo semestre 2012 verrà presentata l'istanza di autorizzazione all'utilizzo del metodo AIRB per Banca IMI;
  • relativamente al segmento Mutui Retail, è stato ottenuto il riconoscimento per il metodo IRB a partire da giugno 2010, esteso alle Banche Reti ex Casse del Centro dalla segnalazione del 31 dicembre 2011. Nel mese di dicembre scorso è stata presentata l'istanza di autorizzazione per l'estensione alla società VUB Banka;
  • per il segmento SME Retail si prevede di richiedere l'autorizzazione per il passaggio al metodo IRB nel primo semestre 2012.

Lo sviluppo dei modelli di rating relativi agli altri segmenti e l'estensione del perimetro societario della loro applicazione, procedono secondo un piano presentato all'Organo di Vigilanza.

Per quanto attiene ai rischi operativi, il Gruppo adotta ai fini di Vigilanza il Metodo Avanzato AMA (modello interno) per la determinazione del relativo requisito patrimoniale:

  • a partire dal 31 dicembre 2009, per un primo perimetro che comprende Unità Organizzative, Banche e Società della Divisione Banca dei Territori (ad eccezione delle banche rete appartenenti al Gruppo Cassa di Risparmio di Firenze ma incluse le Casse del Centro), Leasint, Eurizon Capital e VUB Banka;
  • a partire dal 31 dicembre 2010, per un secondo perimetro di società appartenenti alla Divisione Corporate & Investment Banking, oltre a Setefi, alle rimanenti banche del Gruppo Cassa di Risparmio di Firenze e a PBZ Banka;
  • a partire dal 31 dicembre 2011, per un terzo perimetro che comprende Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo.

Le rimanenti società, che attualmente adottano il Metodo Standardizzato (TSA), migreranno a blocchi sui Modelli Avanzati a partire da fine 2012 secondo il piano di estensione presentato agli Organi

Amministrativi e alla Vigilanza.

Nel corso del 2011 il Gruppo ha presentato il resoconto del processo di controllo prudenziale ai fini di adeguatezza patrimoniale come gruppo bancario di "classe 1", secondo la classificazione di Banca d'Italia, basato sull'utilizzo esteso delle metodologie interne di misurazione dei rischi, di determinazione del capitale interno e del capitale complessivo disponibile.

Il sistema di controllo interno

Intesa Sanpaolo, per garantire una sana e prudente gestione, coniuga la profittabilità dell'impresa con un'assunzione dei rischi consapevole e con una condotta operativa improntata a criteri di correttezza.

Pertanto, la Banca, in linea con la normativa di legge e di Vigilanza ed in coerenza con le indicazioni del Codice di Autodisciplina delle società quotate, si è dotata di un sistema di controllo interno idoneo a rilevare, misurare e verificare nel continuo i rischi tipici dell'attività sociale.

Il sistema dei controlli interni di Intesa Sanpaolo è incentrato su un insieme di regole, procedure e strutture organizzative che mirano ad assicurare il rispetto delle strategie aziendali e il conseguimento delle seguenti finalità:

  • efficacia ed efficienza dei processi aziendali;
  • salvaguardia del valore delle attività e protezione dalle perdite;
  • affidabilità e integrità delle informazioni contabili e gestionali;
  • conformità delle operazioni con la legge, la normativa di vigilanza nonché con le politiche, i piani, i regolamenti e le procedure interne.

Il sistema dei controlli interni è delineato da un'infrastruttura documentale (impianto normativo) che permette di ripercorrere in modo organico e codificato le linee guida, le procedure, le strutture organizzative, i rischi ed i controlli presenti in azienda, recependo, oltre agli indirizzi aziendali e alle indicazioni degli Organi di Vigilanza, anche le disposizioni di legge, ivi compresi i principi dettati dal Decreto Legislativo 231/2001 e dalla Legge 262/2005.

L'impianto normativo è costituito da "Documenti di Governance" che sovraintendono al funzionamento della Banca (Statuto, Codice Etico, Regolamento di Gruppo, Facoltà e poteri, Policy, Linee guida, Funzionigrammi delle Strutture Organizzative, Modelli organizzativi, ecc.) e da norme più strettamente operative che regolamentano i processi aziendali, le singole attività e i relativi controlli.

Più nello specifico le regole aziendali disegnano soluzioni organizzative che:

  • assicurano una sufficiente separatezza tra le funzioni operative e quelle di controllo ed evitano situazioni di conflitto di interesse nell'assegnazione delle competenze;
  • sono in grado di identificare, misurare e monitorare adeguatamente i principali rischi assunti nei diversi segmenti operativi;
  • consentono, con un adeguato livello di dettaglio, la registrazione di ogni fatto di gestione e, in particolare, di ogni operazione assicurandone la corretta attribuzione sotto il profilo temporale;
  • assicurano sistemi informativi affidabili e idonee procedure di reporting ai diversi livelli direzionali ai quali sono attribuite funzioni di governo e controllo;
  • garantiscono che le anomalie riscontrate dalle unità operative, nonché dalle funzioni di controllo siano tempestivamente portate a conoscenza di livelli appropriati dell'azienda e gestite con immediatezza.

Inoltre le soluzioni organizzative aziendali consentono l'univoca e formalizzata individuazione delle responsabilità, in particolare nei compiti di controllo e di correzione delle irregolarità riscontrate.

A livello di Corporate Governance, Intesa Sanpaolo ha adottato il modello dualistico, nel quale sono separate le funzioni di controllo e di indirizzo strategico, esercitate dal Consiglio di sorveglianza, e quelle di gestione dell'impresa, esercitate dal Consiglio di gestione in applicazione di quanto previsto dall'art. 2409 octies e seguenti del codice civile e dall'art. 147-ter e seguenti del Testo Unico della Finanza.

Il Consiglio di sorveglianza ha costituito al proprio interno il Comitato per il Controllo che svolge funzioni propositive, consultive e istruttorie in tema di controlli interni, gestione dei rischi e sistema informativo e contabile. Inoltre, il Comitato svolge i compiti e le funzioni di organismo di vigilanza ai sensi del Decreto Legislativo n. 231/2001 in tema di responsabilità amministrativa delle società, vigilando sul funzionamento e l'osservanza del relativo Modello di organizzazione, gestione e controllo.

Dal punto di vista più strettamente operativo la Banca ha individuato le seguenti macro tipologie di controllo:

  • controlli di linea, diretti ad assicurare il corretto svolgimento dell'operatività quotidiana e delle singole transazioni. Di norma tali controlli sono effettuati dalle strutture produttive (di business o di supporto) o incorporati nelle procedure informatiche, ovvero eseguiti nell'ambito delle attività di back office;
  • controlli sulla gestione dei rischi, che hanno l'obiettivo di concorrere alla definizione delle metodologie

di misurazione del rischio, di verificare il rispetto dei limiti assegnati alle varie funzioni operative e di controllare la coerenza dell'operatività delle singole strutture produttive con gli obiettivi di rischio rendimento assegnati. Essi sono affidati di norma a strutture diverse da quelle produttive;

  • controlli di conformità, costituiti da politiche e procedure in grado di individuare, valutare, controllare e gestire il rischio conseguente al mancato rispetto di leggi, provvedimenti delle Autorità di Vigilanza e norme di autoregolamentazione, nonché di qualsiasi altra norma applicabile alla Banca;
  • revisione interna, volta a individuare andamenti anomali, violazioni delle procedure e della regolamentazione, nonché a valutare la funzionalità del complessivo sistema dei controlli interni. Essa è condotta da strutture diverse e indipendenti da quelle produttive.

Il sistema dei controlli interni è periodicamente soggetto a ricognizione e adeguamento in relazione all'evoluzione dell'operatività aziendale e al contesto di riferimento.

Pertanto, Intesa Sanpaolo presenta una struttura dei controlli aderente alle indicazioni dettate dagli Organi di Vigilanza; infatti, accanto ad un articolato sistema di controlli di linea che coinvolge tutti i responsabili di funzioni ed il personale tutto, è stata costituita un'area di Chief Risk Officer espressamente dedicata ai controlli di 2° livello e che incardina sia unità con responsabilità di controllo sulla gestione dei rischi (in particolare, la Direzione Risk Management, il Presidio Qualità del Credito, la Validazione Interna ai sensi della normativa Basilea 2), sia il presidio dei controlli di conformità (Direzione Compliance, Servizio Antiriciclaggio); al Chief Risk Officer risponde altresì la Direzione Legale e Contenzioso, che presidia il rischio giuridico di Intesa Sanpaolo e del suo Gruppo.

E' inoltre presente una funzione dedita alle attività di revisione interna (Direzione Internal Auditing) collocata a riporto diretto del Presidente del Consiglio di gestione e del Presidente del Consiglio di sorveglianza, con un collegamento funzionale anche verso il Comitato per il Controllo.

La Validazione interna

Nell'ambito del sistema dei controlli interni di cui la Banca si è dotata, rientra la funzione di convalida, volta a valutare su base continuativa, in ottemperanza alla Nuove Disposizioni di Vigilanza Prudenziale emanate dalla Banca d'Italia, la rispondenza nel tempo dei sistemi interni di misurazione e gestione dei rischi per la determinazione dei requisiti patrimoniali alle prescrizioni normative, alle esigenze aziendali e all'evoluzione del mercato di riferimento. La funzione di convalida è affidata a Validazione Interna, che ne è responsabile a livello di Gruppo in ottemperanza a quanto richiesto dalla normativa di vigilanza in merito alla gestione unitaria del processo di controllo sui Sistemi Interni di misurazione dei rischi. Validazione Interna opera, a diretto riporto del Chief Risk Officer, in modo indipendente dalle funzioni che gestiscono le attività di sviluppo dei sistemi interni e dalla funzione titolare della revisione interna con, in sintesi, i seguenti compiti:

  • assicurare la validazione dei modelli interni, già operativi o in fase di sviluppo, su tutti i profili di rischio trattati nel primo e secondo pilastro dell'Accordo di Basilea, coerentemente con i requisiti di indipendenza richiesti da Banca d'Italia. Valutare su base continuativa i sistemi di gestione e di misurazione dei rischi in termini di modelli, processi, infrastrutture informatiche e la loro rispondenza nel tempo alle prescrizioni normative, alle esigenze aziendali e all'evoluzione del mercato di riferimento, sviluppando adeguate metodologie, strumenti e soluzioni operative;
  • gestire il processo di validazione interna a livello di Gruppo, interagendo con le Autorità di Vigilanza, con gli Organi Aziendali di riferimento e con le funzioni responsabili dei controlli di terzo livello previsti dalla normativa;
  • condurre attività di analisi delle metodologie a supporto della valutazione complessiva dell'adeguatezza patrimoniale, in particolare verificando la coerenza economico-statistica delle metriche di misurazione o di valutazione adottate nella quantificazione dei rischi rilevanti, la robustezza delle metodologie adottate e delle stime prodotte per la misurazione-valutazione dei rischi rilevanti ed effettuando un confronto con metodologie alternative per la misurazione e l'aggregazione dei singoli rischi.

Validazione interna adotta a livello di Gruppo un approccio decentrato per le società dotate di funzioni di convalida locali (alcune società estere), coordinando e supervisionando le attività di queste ultime e accentrato per le altre.

Le metodologie adottate da Validazione Interna sono state sviluppate in attuazione dei principi che ispirano le Nuove Disposizioni di Vigilanza Prudenziale emanate da Banca d'Italia, le direttive comunitarie, gli orientamenti generali dei comitati internazionali, le best practice internazionali in materia e si sostanziano in analisi documentali, empiriche e di prassi operativa.

Con riferimento ai rischi di Pillar I, sia in fase di prima istanza che nel continuo (con cadenza almeno annuale), i risultati delle attività di Validazione Interna, documentati in accordo con gli standard predefiniti, sono comunicati alle funzioni competenti, trasmessi alla Direzione Internal Auditing, per la relativa attività

di revisione interna, ai Comitati manageriali competenti e agli Organi di Governo per la delibera di attestazione della rispondenza dei sistemi interni ai requisiti normativi e inoltrati alle Autorità di Vigilanza. Per i rischi di Secondo Pilastro le principali analisi sono svolte nell'ambito del processo di controllo prudenziale e sintetizzate nell'ICAAP book.

In generale, la funzione fornisce altresì nel continuo alle funzioni aziendali e del Gruppo consulenza e suggerimenti per il miglioramento dell'efficacia dei processi di risk management, di controllo e di governance dei sistemi interni di misurazione e gestione dei rischi per la determinazione dei requisiti patrimoniali.

Nel corso del 2011, con riferimento ai rischi di credito, le principali attività di convalida hanno riguardato:

  • l'adozione dell'approccio AIRB per il segmento regolamentare Corporate (modelli di PD e LGD);
  • le analisi quantitative periodiche richieste da Banca d'Italia per i segmenti regolamentari Retail Mortgage (modelli di PD ed LGD) e Corporate;
  • le analisi di monitoraggio (backtesting, analisi di performance ed empiriche di use test) del segmento Mutui Residenziali a Privati autorizzati all'approccio IRB, nell'ambito della relazione annuale di convalida;
  • le analisi riferite agli interventi evolutivi sui modelli di rating del segmento Corporate Regolamentare (ricalibrazione, aggiornamento Master scale e integrazione dei moduli);
  • l'aggiornamento delle analisi sull'adeguatezza del sistema FIRB Corporate per VUB e le analisi funzionali alla presentazione dell'istanza per l'approccio IRB relativamente ai Mutui di VUB, condotte di concerto con i team di validazione locale.

Con riferimento al Rischio Operativo le attività di convalida, condotte nel corso del 2011, si sono sostanziate principalmente:

  • nel controllo degli interventi attivati in conformità ai requisiti richiesti dal provvedimento di autorizzazione AMA di febbraio 2011 e dal provvedimento di revisione del vincolo sul requisito di capitale ("floor") dell'estate 2011;
  • nelle attività di convalida finalizzate alla presentazione dell'istanza AMA per Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo;
  • nell'esecuzione delle analisi di convalida annuale (relazione annuale).

Ai fini di tali attività di convalida, le evidenze derivanti dall'analisi documentale e da quelle empiriche sono state integrate, per alcune unità organizzative, da apposite Verifiche in Loco (ViL), volte a constatare l'effettiva applicazione del processo di monitoraggio e gestione dei rischi operativi, e da analisi metodologiche.

Parallelamente, nel primo semestre 2011, Validazione Interna ha portato a termine la revisione del processo di convalida dei rischi operativi, al fine di garantirne la sostenibilità, la completezza e l'integrità al crescere del perimetro autorizzato ed ottenuto l'assenso formale di Banca D'Italia all'utilizzo del nuovo processo a gennaio 2012.

Per quanto concerne la componente rischi di mercato, l'attività di Validazione Interna è stata rivolta da un lato, ad effettuare gli approfondimenti sul perimetro dei rischi a modello interno precedentemente autorizzati da Banca d'Italia, ai fini della relazione annuale di convalida, dall'altro all'analisi del modello di calcolo del rischio specifico dei titoli di debito (modelli Spread VaR e Incremental Risk Charge) ai fini dell'istanza, nonché all'analisi del modello di Stressed VaR utilizzato a fini segnaletici a partire da dicembre 2011.

La relazione annuale di convalida è stata presentata agli Organi di Governo della Banca a giugno 2011 e quindi inoltrata a Banca d'Italia.

In merito alle attività relative alla convalida del modello di rischio specifico su titoli di debito, nel corso dell'anno sono state completate le analisi sullo Spread VaR, già avviate nel 2010, ed approfondite le analisi sulla componente Incremental Risk Charge.

Validazione Interna ha provveduto, infine, a valutare l'adeguatezza rispetto ai dettami normativi della misura di Stressed VaR implementata dalla Direzione Centrale Risk Management, nonché ad esaminare i criteri che hanno portato all'identificazione degli scenari storici di stress per le due Legal Entity del Gruppo interessate (Capogruppo e Banca IMI).

Con riferimento ai rischi di Secondo Pilastro, le principali analisi effettuate nel corso dell'esercizio 2011 si riferiscono a:

  • modifiche metodologiche apportate al modello di valutazione del rischio di concentrazione del portafoglio creditizio;
  • valutazione delle "linee guida di governo del rischio di liquidità di gruppo" (Dicembre 2011);

  • aggiornamenti apportati alla metodologia di aggregazione dei rischi e riallocazione del capitale;
  • valutazione delle componenti comportamentali (prepayment dei mutui residenziali a privati e poste a vista) afferenti al modello di rischio di tasso di banking book.

Le metodologie di stress testing, rischio di cambio, rischio immobiliare, rischio di equity di banking book e rischio strategico, oggetto di validazione nel corso dei precedenti esercizi, non hanno subito variazioni nel corso del 2011. Per tale ragione non è stato reputato necessario l'aggiornamento delle relative analisi di convalida.

La Funzione di Compliance

Il Gruppo Intesa Sanpaolo attribuisce rilievo strategico al presidio del rischio di compliance, nella convinzione che il rispetto delle norme e la correttezza negli affari costituiscano elementi fondamentali nello svolgimento dell'attività bancaria, che per sua natura è fondata sulla fiducia.

La gestione del rischio di non conformità è affidata alla Direzione Compliance, costituita nel giugno 2008 in ottemperanza alle disposizioni di Vigilanza emanate dalla Banca d'Italia in data 10 luglio 2007 ed alle previsioni normative contenute nel Regolamento congiunto emesso da Consob e Banca d'Italia in data 29 ottobre 2007. La Direzione Compliance è posta alle dipendenze del Chief Risk Officer.

Il Modello di Compliance di Gruppo è declinato nelle Linee Guida approvate dal Consiglio di gestione e dal Consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo. Le Linee Guida indicano le responsabilità e i macro processi di compliance, definiti in un'ottica di mitigazione del rischio di non conformità attraverso l'operare sinergico di tutte le componenti aziendali. La Direzione Compliance ha, in particolare, il compito di presidiare le linee guida, le politiche e le regole metodologiche inerenti la gestione del rischio di non conformità. La Direzione Compliance, anche attraverso il coordinamento di altre funzioni aziendali, ha inoltre il ruolo di individuare e valutare i rischi di non conformità, proporre gli interventi organizzativi funzionali alla loro mitigazione, verificare la coerenza del sistema premiante aziendale, valutare in via preventiva la conformità dei progetti innovativi, delle operazioni e dei nuovi prodotti e servizi, prestare consulenza e assistenza agli organi di vertice ed alle unità di business in tutte le materie in cui assume rilievo il rischio di non conformità, monitorare, anche mediante l'utilizzo delle informazioni provenienti dalla Direzione Internal Auditing, il permanere delle condizioni di conformità, nonché promuovere una cultura aziendale improntata a principi di onestà, correttezza e rispetto della lettera e dello spirito delle norme.

La Direzione Compliance presenta agli Organi Sociali relazioni periodiche sull'adeguatezza del presidio della conformità che comprendono, su base annuale, l'identificazione e la valutazione dei principali rischi di non conformità a cui il Gruppo è esposto e la programmazione dei relativi interventi di gestione e, su base semestrale, la descrizione delle attività effettuate, delle criticità rilevate e dei rimedi individuati. Specifica informativa viene inoltre fornita al verificarsi di eventi di particolare rilevanza.

Relativamente alle modalità di indirizzo e di controllo del Gruppo, le Linee Guida di compliance prevedono l'adozione di due distinti modelli, declinati per tenere conto dell'articolazione operativa e territoriale del Gruppo Intesa Sanpaolo. In particolare:

  • per le Banche Rete e le Società italiane specificamente individuate, la cui operatività è connotata da un elevato livello di integrazione con la Capogruppo, le attività di presidio della conformità sono accentrate presso la Direzione Compliance;
  • per le altre Società, specificamente individuate in relazione all'esistenza di un obbligo normativo o a motivo della loro rilevanza, nonché per le Filiali Estere, è prevista la costituzione di una funzione di conformità interna e la nomina di un Compliance Officer locale, collocato funzionalmente alle dipendenze della Direzione Compliance, al quale sono attribuite le responsabilità in materia di compliance.

Le attività svolte nel corso dell'esercizio sono state concentrate sugli ambiti normativi considerati più rilevanti ai fini del rischio di non conformità. In particolare:

– con riferimento all'area dell'intermediazione finanziaria e dei servizi di investimento, sono proseguite le attività di presidio dell'assetto organizzativo procedurale che supporta il modello di servizio adottato dalla Banca. In tale contesto, sono stati realizzati interventi sia sulla normativa interna che regola la prestazione dei servizi di investimento sia sulle procedure che gestiscono l'operatività con la finalità di migliorare il servizio reso alla clientela. In particolare, si è provveduto a: (i) affinare il modello di profilatura della clientela e di valutazione di adeguatezza realizzando implementazioni che consentano la rilevazione e la gestione dell'orizzonte temporale di lungo periodo; (ii) automatizzare il processo di stampa delle schede informative dei titoli obbligazionari oggetto di collocamento; (iii) adeguare le Regole che governano l'erogazione dei servizi di investimento al mutato contesto economico finanziario. Sono inoltre proseguite le attività di monitoraggio delle operazioni personali e le relative

iniziative di formazione, il clearing dei nuovi prodotti e servizi e il monitoraggio dell'operatività della clientela ai fini della prevenzione degli abusi di mercato; con specifico riferimento alla gestione dei conflitti di interesse e della circolazione delle informazioni privilegiate, si è continuato ad operare in un'ottica di rafforzamento del modello adottato dalla Banca anche attraverso interventi sulla normativa interna che regola la materia;

  • è stata presidiata l'evoluzione del contesto normativo in materia di prodotti e servizi bancari, in particolare in tema di trasparenza, credito al consumo ed usura, elaborando regole, procedure e prassi operative per la prevenzione di violazioni o infrazioni alle norme vigenti sui medesimi prodotti e servizi, garantendo un ruolo di supporto e indirizzo alle strutture di business ai fini della corretta gestione delle norme poste a tutela della clientela;
  • con riferimento ai servizi assicurativi e previdenziali, è stata prestata continua consulenza alle funzioni di Business a supporto dell'ingresso della Banca nel comparto delle polizze RC Auto; si è provveduto, inoltre, a monitorare l'evoluzione della normativa sulle polizze abbinate a contratti di finanziamento e sono proseguite le iniziative previste nell'ambito di uno specifico progetto finalizzato al rafforzamento del presidio dei rischi di non conformità riferiti al comparto assicurativo-previdenziale, con riguardo alle reti distributive del Gruppo;
  • è stato presidiato il Modello di organizzazione, gestione e controllo ai sensi del D.Lgs. 231/2001, verificandone la coerenza rispetto alla normativa aziendale, adeguandolo ai nuovi reati presupposto e coordinando le attività formative e le verifiche circa la sua corretta applicazione;
  • sono proseguiti i controlli sui processi aziendali funzionali alle attestazioni del Dirigente Preposto ai sensi dell'art. 154 bis del TUF, potenziando al contempo le attività di assurance secondo un approccio risk based.

La Funzione di Antiriciclaggio

Nell'agosto 2011, in linea con le disposizioni normative emanate dalla Banca d'Italia in data 10 marzo 2011, le responsabilità in materia di Antiriciclaggio ed Embarghi, precedentemente in capo alla Direzione Compliance, sono state ricondotte ad una specifica Funzione di Antiriciclaggio, collocata alle dirette dipendenze del Chief Risk Officer. Tale Funzione ha il compito di assicurare il presidio del rischio di non conformità in materia di antiriciclaggio, contrasto al finanziamento del terrorismo e gestione degli embarghi attraverso:

  • la definizione dei principi generali da adottare nell'ambito del Gruppo per la gestione del rischio di non conformità;
  • il monitoraggio nel continuo, con il supporto delle funzioni competenti, delle evoluzioni del contesto normativo nazionale ed internazionale di riferimento, verificando l'adeguatezza dei processi e delle procedure aziendali rispetto alle norme applicabili e proponendo le opportune modifiche organizzative e procedurali;
  • la prestazione di consulenza a favore delle funzioni della Capogruppo e delle Società controllate in regime accentrato, nonché la definizione di piani formativi adeguati;
  • la predisposizione di idonea informativa periodica agli Organi Societari e all'Alta Direzione;
  • lo svolgimento, per la Capogruppo e per le controllate in regime accentrato, dei previsti adempimenti specifici, quali in particolare la verifica rafforzata sulla clientela, i controlli sulla corretta gestione dell'Archivio Unico Informatico, la valutazione delle segnalazioni di operazioni sospette pervenute dalle strutture operative, per la trasmissione all'Unità di Informazione Finanziaria delle segnalazioni ritenute fondate.

Nel corso del 2011 la Funzione di Antiriciclaggio ha presidiato con la massima attenzione i progetti mirati al rafforzamento del presidio delle società italiane ed estere del Gruppo in tema di antiriciclaggio ed embarghi, anche alla luce delle nuove disposizioni legislative emanate a livello nazionale e internazionale. In particolare, sono state poste in essere le attività organizzative, informatiche e di formazione finalizzate all'attuazione della vigente normativa in materia.

La Funzione di Internal Auditing

In merito alle attività di Revisione Interna, la Direzione Internal Auditing ha la responsabilità di assicurare una costante ed indipendente azione di sorveglianza sul regolare andamento dell'operatività e dei processi della Banca al fine di prevenire o rilevare l'insorgere di comportamenti o situazioni anomale e rischiose. La Direzione Internal Auditing valuta la funzionalità del complessivo sistema dei controlli interni e la sua idoneità a garantire:

– l'efficacia e l'efficienza dei processi aziendali;

  • la salvaguardia del valore delle attività e la protezione dalle perdite;
  • l'affidabilità e l'integrità delle informazioni contabili e gestionali;
  • la conformità delle operazioni sia alle politiche stabilite dagli organi di governo aziendali che alle normative interne ed esterne.

Inoltre, fornisce consulenza alle funzioni aziendali e del Gruppo, anche attraverso la partecipazione a progetti, al fine di creare valore aggiunto e migliorare l'efficacia dei processi di controllo, risk management e governance dell'organizzazione.

La Direzione Internal Auditing opera con personale dotato delle adeguate conoscenze e competenze professionali, utilizzando come riferimento le best practices e gli standard internazionali per la pratica professionale dell'internal auditing definiti dall'Institute of Internal Auditors (IIA). Nel 2011 la Funzione ha conseguito la Quality Assurance Review esterna prevista dagli standard internazionali ottenendo la massima valutazione: "Generalmente Conforme".

La Direzione Internal Auditing ha una struttura ed un modello di controllo articolato in coerenza con l'assetto organizzativo divisionale di Banca Intesa Sanpaolo e del Gruppo.

Nel corso dell'anno l'azione di audit ha riguardato in modo diretto la Capogruppo e le Banche dei Territori, nonché un circoscritto numero di altre partecipate per le quali l'attività è stata fornita in "service"; per le altre entità del Gruppo invece è stato mantenuto un controllo di secondo livello (sorveglianza indiretta).

La Direzione Internal Auditing ha avuto libero accesso ai dati e ai documenti di tutte le Funzioni Aziendali. L'azione di presidio è stata condizionata dal perdurare del delicato contesto economico. Pertanto, anche su indicazioni provenienti dal Comitato per il Controllo e del Vertice aziendale, le verifiche sono state indirizzate a monitorare l'evoluzione dei rischi correlati alla qualità del credito, all'operatività con le controparti del segmento Financial Institutions, alla gestione del rischio liquidità, ai criteri di stima di adeguatezza del capitale interno e alle attività internazionali.

In generale l'attività di controllo è orientata sui processi delle strutture con l'obiettivo di valutare:

  • la funzionalità dei controlli, sia di linea, sia di gestione dei rischi;
  • il rispetto di norme interne ed esterne;
  • l'affidabilità delle strutture operative e dei meccanismi di delega;
  • la correttezza delle informazioni disponibili nelle diverse attività e il loro adeguato utilizzo.

Più in particolare, le attività di sorveglianza diretta sono state svolte attraverso:

  • il controllo sui processi della rete e delle strutture centrali, anche con interventi in loco;
  • il presidio, con monitoraggi a distanza integrati da visite in loco, del processo di erogazione e gestione del credito, verificandone l'adeguatezza rispetto al sistema di controllo dei rischi ed il funzionamento dei meccanismi di misurazione attivati;
  • il presidio del processo di misurazione, gestione e controllo dell'esposizione di Gruppo ai rischi di mercato, di controparte, operativi e creditizi. Particolare attenzione è stata posta all'adeguatezza dei processi e dei criteri di stima del capitale interno ai sensi di Basilea 2 e della normativa di Vigilanza Prudenziale;
  • la verifica dei processi di controllo attuati dalle funzioni di governo dei rischi di compliance, in particolare sui disposti normativi relativi agli Embarghi, Antiriciclaggio, Servizi di Investimento, Conflitti di interesse, Operatività con Parti Correlate, Trasparenza, Responsabilità Amministrativa degli Enti ex D.Lgs. 231/01;
  • la valutazione dell'adeguatezza ed efficacia dei processi di sviluppo e gestione dei sistemi informativi a garanzia della loro affidabilità, sicurezza e funzionalità;
  • il controllo sui processi connessi con l'operatività finanziaria e sull'adeguatezza dei sistemi di controllo dei rischi ad essa collegati;
  • la verifica sull'operatività svolta dalle filiali estere, con interventi da parte di internal auditors sia locali che dell'Head Office;
  • la puntuale esecuzione delle attività richieste dagli Organi di Vigilanza su specifici ambiti quali: Sistemi di remunerazione e incentivazione del management; Poteri di direzione e Coordinamento della Capogruppo su SGR; adempimenti derivanti da nuove autorizzazioni.

La Direzione Internal Auditing ha inoltre garantito in corso d'anno il presidio sui principali progetti di sviluppo derivanti soprattutto dal Piano d'Impresa 2011-2013, prestando particolare attenzione ai meccanismi di controllo insiti nei modelli e nei processi della Banca e più in generale all'efficienza e all'efficacia del sistema dei controlli che si è venuto a delineare nel Gruppo.

Nei casi di sorveglianza indiretta, sono state esercitate attività di indirizzo e coordinamento funzionale delle strutture di Auditing presenti nelle società controllate, al fine di garantire omogeneità nei controlli e adeguata attenzione alle diverse tipologie di rischio, verificandone altresì i livelli di efficacia ed efficienza sia sotto il profilo strutturale che operativo. Sono stati svolti anche interventi diretti di revisione e verifica.

Nello svolgimento dei propri compiti, la Direzione Internal Auditing ha utilizzato metodologie di analisi preliminare dei rischi insiti nelle diverse aree. In funzione delle valutazioni emerse e delle priorità che ne sono conseguite, ha predisposto e sottoposto al vaglio preventivo del Comitato per il Controllo, del Consiglio di Gestione e del Consiglio di Sorveglianza un Piano degli interventi, sulla base del quale ha poi operato nel corso dell'esercizio completando le azioni di audit pianificate.

I punti di debolezza rilevati sono stati sistematicamente segnalati alle funzioni aziendali interessate per una sollecita azione di miglioramento nei cui confronti è stata successivamente espletata un'attività di follow-up.

Le valutazioni sul sistema di controllo interno derivate dagli accertamenti svolti sono state portate periodicamente a conoscenza del Comitato per il Controllo, del Consiglio di Gestione e del Consiglio di Sorveglianza, che richiedono puntuali aggiornamenti anche sullo stato delle soluzioni in corso per mitigare i punti di debolezza; gli accadimenti di maggiore rilevanza sono stati inoltre oggetto di segnalazioni tempestive e puntuali al Comitato per il Controllo.

Analogo approccio è in uso anche in materia di responsabilità amministrativa ex D. Lgs. 231/01 nei confronti del Comitato per il Controllo, in qualità di Organismo di Vigilanza.

Da ultimo la Funzione di Internal Auditing ha garantito un'attività continuativa di autovalutazione della propria efficienza ed efficacia, in linea con il piano interno di "assicurazione e miglioramento qualità" redatto conformemente a quanto raccomandato dagli standard internazionali per la pratica professionale.

Il Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili e societari: il processo di informativa finanziaria

Come previsto dall'art. 154 bis del TUF, gli Organi amministrativi delegati e il Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari devono attestare – mediante apposita relazione allegata al bilancio – l'adeguatezza e l'effettiva applicazione nel periodo delle procedure amministrative e contabili, la corrispondenza dei documenti contabili societari alle risultanze dei libri e delle scritture contabili, l'idoneità dei documenti a fornire una rappresentazione veritiera e corretta della situazione patrimoniale, economica e finanziaria della società e dell'insieme delle imprese incluse nel consolidamento, l'attendibilità dell'analisi presentata nella Relazione sulla gestione circa l'andamento e i risultati del Gruppo, unitamente alla descrizione dei principali rischi e incertezze cui è esposto.

Intesa Sanpaolo si è dotata di un sistema di governance e di controllo idoneo a presidiare nel continuo i rischi tipici dell'impresa e del Gruppo. In particolare, il presidio del sistema dei controlli interni relativi all'informativa contabile e finanziaria avviene ad opera del Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari, sulla base del Regolamento aziendale "Linee guida di governo amministrativo finanziario".

Il presidio della qualità dell'informativa contabile e finanziaria è imperniato sull'esame congiunto:

  • delle impostazioni organizzative e della funzionalità dei controlli interni sull'informativa finanziaria, mediante un piano di verifiche teso a valutare in via continuativa l'adeguatezza e l'effettiva applicazione delle procedure amministrative e contabili strumentali alla predisposizione dei documenti di bilancio e di ogni altra comunicazione finanziaria, tra cui, in particolare, il documento di informativa al pubblico Terzo Pilastro di Basilea 2. Per quanto risulti utile a documentare puntualmente la qualità delle impostazioni di controllo del flusso contabile e delle informazioni rappresentate al mercato, sono fatti oggetto di verifica, oltre ai processi amministrativi e contabili in senso stretto, anche tutte le fasi di lavoro che comportano l'acquisizione, la registrazione, l'elaborazione, la rappresentazione dei dati gestiti nell'ambito dei processi di indirizzo e controllo (pianificazione, controllo direzionale, controllo dei rischi), dei processi di business (intermediazione creditizia, intermediazione finanziaria, gestione del risparmio e assicurativa, ecc.), dei processi di supporto (operations), nonché le regole generali di governo dell'infrastruttura tecnologica e degli applicativi concepite per assicurare una gestione regolare dei processi elaborativi e forme idonee di presidio sulle attività evolutive dei sistemi;
  • della completezza e della coerenza delle informazioni rese al mercato, mediante il rafforzamento del presidio sui processi di comunicazione interna con la gestione, a cura del Dirigente preposto, di un sistema strutturato di flussi informativi che le funzioni della Capogruppo e delle Società controllate provvedono regolarmente a trasporre, segnalando gli eventi rilevanti ai fini dell'informativa contabile e finanziaria, in specie con riferimento ai principali rischi e incertezze cui risultino esposte.

Il Dirigente preposto, che si avvale dell'Unità Governance Amministrativo Finanziaria per il coordinamento complessivo delle attività sul Gruppo, ha individuato il perimetro di Società controllate considerate rilevanti ai fini dell'informativa finanziaria, sulla base della rispettiva contribuzione alle grandezze economicopatrimoniali rappresentate nel bilancio consolidato e di valutazioni di ordine qualitativo inerenti la complessità del business e la tipologia dei rischi sottesi. In particolare, il piano di verifiche sull'adeguatezza

e l'effettiva applicazione delle procedure amministrative e contabili privilegia l'esame:

  • dell'affidabilità dei processi di produzione, elaborazione e diffusione delle informazioni di bilancio ritenute più sensibili;
  • dei processi di rappresentazione dei principali rischi e incertezze cui la Società e il Gruppo risultano esposti, nonché dei metodi utilizzati per definire e assunzioni su cui si fondano le stime previsionali e i modelli di valutazione.

Il programma di lavoro configurato per l'esercizio è stato realizzato in coerenza ai criteri declinati nel Regolamento "Linee Guida di governo amministrativo finanziario", applicando le metodologie assunte a riferimento, che riflettono standard internazionali derivati dal COSO e dal COBIT Framework1 per assicurare una gestione omogenea del processo di verifica e dei criteri di valutazione sulle Società del Gruppo.

La metodologia comporta una prima valutazione d'insieme sullo stato del sistema dei controlli interni a livello societario, mediante l'accertamento della presenza di adeguati sistemi di governance, di standard comportamentali improntati all'etica e all'integrità, di impostazioni organizzative efficaci, di chiare strutture di deleghe e responsabilità, di adeguate policy di rischio, di codici di condotta e sistemi di prevenzione delle frodi incisivi, di appropriati sistemi disciplinari del personale; tali profili d'interesse sono esaminati sulla base degli accertamenti e delle evidenze prodotte dalle funzioni di Internal Auditing, con un approfondimento del Dirigente preposto focalizzato sui regolamenti aziendali, le impostazioni organizzative e i meccanismi operativi più rilevanti ai fini del governo del sistema amministrativo contabile.

In una fase successiva, la metodologia prevede l'approfondimento delle valutazioni mediante verifica analitica dell'adeguatezza e dell'effettiva applicazione delle procedure amministrative e contabili e delle regole di governo dell'infrastruttura tecnologica e degli applicativi; l'esame viene condotto secondo tecniche specifiche, mutuate dagli standard di revisione, presidiate dal Dirigente preposto con strutture dedicate (Unità Governance Amministrativo Finanziaria), ovvero sulla base dei riscontri prodotti dalle diverse funzioni di controllo aziendale, in un'ottica di massimizzazione delle sinergie.

Ad esito delle attività svolte, ogni Società ha prodotto una Relazione sul sistema dei controlli interni funzionali all'informativa finanziaria, che è stata approfondita e perfezionata di concerto con l'Unità Governance Amministrativo Finanziaria della Capogruppo, prima del formale invio al Dirigente Preposto; le Relazioni, che sono oggetto di presentazione nell'ambito dell'informativa periodica agli Organi di Controllo di ogni Società, sono state perfezionate tenendo conto:

  • degli esiti delle verifiche condotte dalle funzioni di controllo che supportano il programma di lavoro definito dal Dirigente preposto, nonché degli approfondimenti condotti con il Management e degli eventuali suggerimenti rappresentati dalla Società di revisione nell'espletamento degli incarichi conferiti;
  • dei flussi informativi inoltrati al Dirigente preposto dalle Società per rappresentare i fatti che possono avere un impatto significativo sulla situazione patrimoniale, economica e finanziaria e gli elementi utili per un'analisi dell'andamento e del risultato della gestione, nonché per l'apprezzamento dei principali rischi ed incertezze potenziali cui esse sono esposte.

Nelle Relazioni è rappresentato il quadro di riferimento societario, con evidenza dei fattori di maggiore complessità operativa da fronteggiare per assicurare la qualità dei processi di informativa contabile e l'efficacia del sistema di controlli interni a presidio; viene inoltre rappresentato il programma di verifiche e accertamenti attuato nell'esercizio, con sintesi degli esiti e descrizione delle situazioni di carenza riscontrate e dei relativi interventi posti in essere per il ripristino della piena funzionalità dei processi sensibili all'informativa finanziaria. L'Unita Governance Amministrativo Finanziaria coordina operativamente il processo di valutazione svolto presso ogni Società, secondo le metodologie e le istruzioni tecniche diramate, che viene infine perfezionato con la trasmissione al Dirigente preposto di altrettante relazioni sul sistema dei controlli interni sull'informativa finanziaria e corredato dell'attestazione di responsabilità del rispettivo Organo Delegato. Esaurita la fase di indagine e valutazione su base societaria, le carenze riscontrate sono fattorizzate e apprezzate su base consolidata, valutandone le possibili concatenazioni e il rischio di potenziali effetti distorsivi sull'informativa finanziaria, definendo in conseguenza le priorità relative di intervento e i programmi di lavoro da realizzare. A completamento delle attività condotte sul Gruppo, l'Unità Governance Amministrativo Finanziaria predispone un'informativa periodica nella quale trovano rappresentazione:

– il grado di diffusione del modello di governo amministrativo finanziario conseguito sul Gruppo, con riferimento al quale, nell'esercizio 2011, è proseguita l'azione di progressiva estensione alle Società di dimensione operativa più limitata e il sistematico monitoraggio sulla concreta funzionalità delle

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1 Il COSO Framework è stato elaborato dal Committee of Sponsoring Organizations of the Treadway Commission, organismo statunitense che ha l'obiettivo di migliorare la qualità dell'informativa societaria, attraverso la definizione di standard etici ed un sistema di corporate governance ed organizzativo efficace; il COBIT Framework - Control OBjectives for IT and related technology è un insieme di regole predisposto dall'IT Governance Institute, organismo statunitense che ha l'obiettivo di definire e migliorare gli standard aziendali nel settore IT.

impostazioni organizzative e di controllo già adottate da tutte le Società rilevanti, con verifica circa la regolarità dei flussi di comunicazione previsti con il Management, gli Organismi di Controllo e la Società di Revisione;

  • le principali iniziative svolte ai fini del rafforzamento del sistema amministrativo contabile nel corso dell'esercizio 2011, con riferimento al sostanziale completamento del progetto evolutivo teso alla razionalizzazione delle architetture informatiche di supporto alla produzione dell'informativa contabile di Gruppo e all'ulteriore intervento promosso recentemente per l'affinamento dei processi elaborativi strumentali alla produzione delle segnalazioni di vigilanza consolidata;
  • le attività di affinamento che sono state condotte nell'esercizio 2011 sui processi aziendali che contemplino fasi di acquisizione, registrazione, elaborazione e rappresentazione dei dati sensibili all'informativa finanziaria, con valutazione della rispondenza delle fasi di lavorazione contabile rispetto agli aggiornamenti normativi che sono trasposti in indicazioni puntuali nelle Regole Contabili di Gruppo;
  • le disfunzioni riscontrate, con evidenza del potenziale rischio di distorsione informativa dei flussi transazionali, dei relativi conti che possono essere impattati, dei controlli compensativi che hanno agito a mitigazione, graduando le valutazioni delle lacune in rapporto ai valori e alle informazioni rappresentate su base consolidata;
  • il giudizio di sintesi, tenuto conto sia degli elementi informativi comunicati nel corso del periodo dalle Società e dalle funzioni della Capogruppo, sia delle opinioni espresse dal Management e degli eventuali suggerimenti rappresentati dalla Società di revisione.

Ad esito delle procedure di verifica condotte nel corso dell'esercizio per l'espressione di giudizio sull'adeguatezza e l'effettiva applicazione delle procedure amministrative e contabili, risulta confermata l'affidabilità del sistema dei controlli interni sull'informativa contabile e finanziaria. L'idoneità delle procedure amministrative e contabili a rappresentare in bilancio in modo corretto la situazione patrimoniale, economica e finanziaria della Banca e del Gruppo non esclude peraltro l'esistenza di ambiti di miglioramento rispetto ai quali sono orientati gli interventi delle strutture interessate e l'azione di presidio del Dirigente preposto.

L'informativa è stata presentata al Comitato per il Controllo, al Consiglio di gestione e al Consiglio di sorveglianza, per i rispettivi ambiti di responsabilità.

L'attività svolta ha consentito al Consigliere Delegato - CEO ed al Dirigente Preposto di rilasciare le attestazioni previste dall'art. 154 bis D.Lgs. 58/98 con riferimento alla Relazione di Bilancio 2011 e, con riferimento al solo Dirigente Preposto, all'Informativa al pubblico Terzo Pilastro di Basilea 2 - Pillar III al 31 dicembre 2011, rese secondo il modello stabilito con regolamento Consob.

RISCHIO DI CREDITO

Strategie e processi per la gestione del rischio

Le strategie, le facoltà e le regole di concessione e gestione del credito nel Gruppo sono indirizzate:

  • al raggiungimento di un obiettivo di crescita delle attività creditizie sostenibile e coerente con la propensione al rischio e la creazione di valore;
  • alla diversificazione del portafoglio, limitando la concentrazione delle esposizioni su singole controparti/gruppi, su singoli settori di attività economica o aree geografiche;
  • ad un'efficiente selezione dei gruppi economici e dei singoli affidati, attraverso un'accurata analisi del merito creditizio finalizzata a contenere il rischio di insolvenza;
  • a privilegiare, nell'attuale fase congiunturale, gli interventi creditizi volti a sostenere l'economia reale e il sistema produttivo;
  • al costante controllo delle relazioni, effettuato sia con procedure informatiche, sia con un'attività di sorveglianza sistematica delle posizioni, allo scopo di cogliere tempestivamente eventuali sintomi di squilibrio e promuovere gli interventi correttivi volti a prevenire il possibile deterioramento del rapporto.

Il costante monitoraggio della qualità del portafoglio crediti viene perseguito attraverso l'adozione di precise modalità operative in tutte le fasi gestionali della relazione di affidamento.

I livelli di autonomia attribuiti agli Organi Deliberanti sono definiti in termini di accordato della Banca/Gruppo bancario nei confronti della controparte/gruppo economico. Il rating attribuito, congiuntamente con gli eventuali fattori mitiganti del rischio creditizio, condiziona la determinazione della competenza deliberativa per ogni organo delegato. Intesa Sanpaolo, in qualità di Capogruppo, ha stabilito delle linee di comportamento in merito all'assunzione di rischio creditizio, al fine di evitare eccessive concentrazioni, limitare le potenziali perdite e garantire la qualità del credito.

Nella fase di concessione del credito, sono stati previsti meccanismi di coordinamento con i quali Intesa Sanpaolo esercita il ruolo di indirizzo, governo e supporto del Gruppo:

  • l'impianto delle Facoltà e delle Regole di Concessione e Gestione, che disciplinano le modalità attraverso le quali assumere il rischio di credito verso la clientela;
  • il "Plafond di affidabilità", inteso quale limite complessivo degli affidamenti accordabili dalle società del Gruppo Intesa Sanpaolo ai Gruppi Economici di maggior rilievo;
  • il "Parere di Conformità" sulla concessione di crediti ad altri clienti rilevanti (singolo nominativo o Gruppo Economico) che eccedano determinate soglie.

L'interscambio dei flussi informativi di base tra le diverse entità del Gruppo è assicurato dalla Centrale Rischi di Gruppo e dalla "Posizione Complessiva di Rischio", che consentono di evidenziare ed analizzare i rischi creditizi in capo ad ogni cliente/gruppo economico, sia verso il Gruppo nel suo complesso, sia nei confronti delle singole realtà che lo compongono.

Le attività di competenza del Chief Risk Officer sono condotte direttamente dalla Direzione Risk Management e dal Servizio Presidio Qualità del Credito, sia per la Capogruppo, sia per le principali società controllate, sulla base di un contratto di servizio, mentre le altre strutture di controllo operanti all'interno delle singole società effettuano un reporting periodico alle citate funzioni di Capogruppo.

Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio

Nell'ambito del Gruppo Intesa Sanpaolo, un ruolo fondamentale nella gestione e controllo del rischio di credito è svolto dagli Organi Societari che, ciascuno secondo le rispettive competenze, assicurano l'adeguato presidio del rischio di credito individuando gli orientamenti strategici e le politiche di gestione del rischio, verificandone nel continuo l'efficienza e l'efficacia e definendo i compiti e le responsabilità delle funzioni e strutture aziendali coinvolte nei processi.

Il presidio e governo del credito assicurato dagli Organi Societari è riflesso nell'attuale assetto organizzativo che individua, oltre ai presidi di Business, quattro importanti aree di responsabilità centrale:

  • il Chief Lending Officer;
  • il Chief Risk Officer;
  • il Chief Operating Officer;
  • il Chief Financial Officer;

che garantiscono, con l'adeguato livello di segregazione, lo svolgimento delle funzioni di gestione e l'attuazione delle attività di controllo del rischio.

Il Chief Lending Officer valuta il merito creditizio delle proposte di fido ricevute e, se di competenza, delibera o rilascia il parere di conformità; gestisce e presidia il credito problematico e il recupero delle posizioni a sofferenza e definisce le Regole di Concessione e Gestione del Credito, garantisce la corretta valutazione ai fini di bilancio delle posizioni classificate a credito deteriorato che rientrano nella propria competenza, definisce, anche su proposta delle varie funzioni/strutture del Gruppo, i processi operativi del credito avvalendosi della società controllata Intesa Sanpaolo Group Services.

Il Chief Risk Officer garantisce la misurazione e il controllo delle esposizioni di rischio di Gruppo, definisce le metriche per quanto concerne la misurazione del rischio creditizio, fornisce i modelli di pricing risk adjusted e gli indirizzi in merito alla Perdita Attesa, al Capitale Economico (ECAP), agli RWA e alle soglie di accettazione, formula le proposte di assegnazione delle Facoltà di Concessione e Gestione del Credito e monitora nel continuo l'andamento del rischio e la qualità del credito.

Il Chief Operating Officer fornisce supporto specialistico nella definizione dei processi creditizi assicurando le sinergie di costo e di eccellenza nel servizio offerto.

Il Chief Financial Officer – in coerenza con gli orientamenti strategici e le politiche di gestione del rischio definiti dal Consiglio di gestione e approvati dal Consiglio di sorveglianza – coordina il processo di formulazione delle strategie creditizie (a cui partecipano gli altri Chief e le Business Unit), indirizza il pricing in ottica di rischio/rendimento secondo obiettivi di creazione del valore, coordina il processo di valutazione dei crediti ai fini di bilancio; inoltre al Chief Financial Officier fa capo l'attività di identificazione e attivazione della realizzazione delle operazioni di copertura delle esposizioni di rischio delle asset class del portafoglio creditizio, utilizzando le opportunità offerte dal mercato secondario del credito, in un'ottica di gestione attiva del valore aziendale.

Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio

Intesa Sanpaolo dispone di un articolato insieme di strumenti in grado di assicurare un controllo analitico della qualità del portafoglio impieghi a clientela e ad istituzioni finanziarie, nonché delle esposizioni soggette a rischio paese.

La misurazione del rischio fa ricorso a modelli di rating differenziati a seconda del segmento di operatività della controparte (Corporate, Small Business, Mortgage, Prestiti Personali, Stati Sovrani, Enti del Settore

Pubblico e Istituzioni Finanziarie). Tali modelli consentono di sintetizzare la qualità creditizia della controparte in una misura, il rating, che ne riflette la probabilità di insolvenza con un orizzonte temporale di un anno, calibrata su un livello medio del ciclo economico. I rating calcolati sono, inoltre, raccordati alle classificazioni delle agenzie ufficiali di rating per mezzo di una scala omogenea di riferimento.

Al segmento Corporate sono applicati una pluralità di modelli di rating:

  • alla generalità delle imprese sono applicati modelli differenziati a seconda del mercato di riferimento (domestico o internazionale) e della fascia dimensionale;
  • per i finanziamenti specializzati sono in uso modelli specifici dedicati alle iniziative immobiliari, alle operazioni di project finance alle operazioni di LBO/acquisition finance e asset finance.
  • La struttura dei modelli prevede, in linea generale, l'integrazione di più moduli:
  • un modulo quantitativo, che elabora dati finanziari e comportamentali;
  • un modulo qualitativo, che prevede l'intervento del gestore attraverso la compilazione di un questionario;
  • una valutazione indipendente da parte del gestore, articolata secondo un processo strutturato, che scatena la procedura di "override" in caso di difformità con la valutazione espressa dal rating integrato.

L'attribuzione del rating è in generale effettuata in modalità decentrata dal Gestore che rappresenta la principale figura nell'ambito del processo di attribuzione del rating ad una controparte. La validazione di eventuali proposte di override migliorativa è svolta da una Unità Specialistica allocata presso la Capogruppo in staff al Chief Lending Officer. All'Unità Specialistica è demandato, fra l'altro, anche il compito di assegnare i cosiddetti "rating accentrati" previsti nell'ambito del processo di attribuzione del rating con metodologia Imprese e di intervenire nell'ambito del calcolo del rating con modelli specialistici.

I modelli di rating per la PD dei segmenti Corporate e Mutui Retail, per i quali è stata ottenuta rispettivamente l'autorizzazione al metodo AIRB (a partire dalla segnalazione al 31 dicembre 2011) e IRB (a partire dalla segnalazione al 30 giugno 2010) sono descritti più diffusamente nella Tavola 7.

Per quanto concerne il restante portafoglio Retail, l'articolazione dei modelli è la seguente:

  • per il segmento Small Business, a partire da fine 2008, è in uso un modello di rating di Gruppo per controparte, con logiche affini a quelle del Corporate, ovvero fortemente decentrato e nel quale gli elementi quantitativi-oggettivi sono integrati da quelli qualitativi-soggettivi; nel corso del 2011 il modello di servizio del segmento Small Business è stato ridefinito, introducendo in particolare una sotto-segmentazione tra clientela "Micro" e "Core" basata su criteri di dimensione, semplicità e potenziale commerciale, e una parziale automatizzazione del processo di concessione. Ciò ha richiesto un adeguamento del modello di rating, che è stato articolato nei due sotto-segmenti suddetti, cogliendo l'occasione per aggiornare fonti dati e serie storiche di sviluppo;
  • per il segmento Mutui Retail (mutui residenziali privati), il modello di Gruppo elabora informazioni relative sia al cliente sia al contratto; esso si differenzia tra il caso di prima erogazione, in cui viene utilizzato il modello di accettazione, e quello di valutazione successiva durante la vita del mutuo (modello andamentale), che tiene conto dei dati comportamentali;
  • per quanto riguarda gli altri prodotti rivolti ai privati (segmento Other Retail), quali prestiti personali, credito al consumo, carte di credito, scoperti di conto corrente, etc., è in fase di sviluppo una classe di modelli che sostituirà progressivamente i sistemi di rating o scoring gestionali attualmente in uso sui diversi prodotti.

Per quanto riguarda gli altri segmenti, si riporta una breve sintesi della situazione attuale dei modelli e degli sviluppi previsti. L'utilizzo di modelli interni a fini gestionali è infatti esteso anche a segmenti per i quali non si prevede una finalità segnaletica dei rating interni.

Relativamente al portafoglio Sovereign, il modello di rating supporta l'attribuzione di un giudizio sul merito creditizio per oltre 260 Paesi. La struttura del modello prevede:

  • un modulo quantitativo di valutazione del rischio paese, che tiene conto del rating strutturale assegnato dalle principali agenzie internazionali, del rischio implicito nelle quotazioni di mercato del debito sovrano, della valutazione analitica macroeconomica dei paesi individuati come strategici e del contesto internazionale;
  • una componente di giudizio qualitativo a cura del Sovereign Rating Working Group, che integra il giudizio quantitativo con elementi rilevabili dal più ampio perimetro di informazioni pubblicamente disponibili sull'assetto politico ed economico dei singoli stati sovrani.

Il modello Banche, in uso da Marzo 2011, è un "default model" (che, riguardando un segmento low default, ha utilizzato in fase di stima sia dati interni sia dati su default esterni) e distingue tra le banche

appartenenti a paesi maturi e le banche appartenenti a paesi emergenti. Il modello Banche paesi maturi, con opportuni lievi adattamenti, si applica anche al parabancario (in particolare leasing e factoring). Per gli Enti Pubblici sono stati sviluppati un modello Regioni e un modello Province basati su logiche di "shadow model", composti da un modulo quantitativo (sostanzialmente un algoritmo chiuso, alimentato dalle banche dati, che determina il rating alle controparti) e un modulo qualitativo. Per i Comuni è allo studio un modello di rating "default mode" con una eventuale differenziazione per Piccoli e Grandi Comuni.

Per le controparti rientranti nel sottosegmento delle Non Bank Financial Institutions (Assicurazioni, Confidi, etc.), per il quale è stato richiesto il Permanent Partial Use, sono utilizzati o in fase di sviluppo una serie di modelli, esclusivamente gestionali, basati su una varietà di tecniche statistiche (shadow rating, approcci di portafoglio), integrati con componenti esperienziali.

Il modello LGD è basato sulla nozione di "Economic LGD", ovvero il valore attuale dei flussi di cassa ricavati nelle varie fasi del processo di recupero al netto degli eventuali costi amministrativi di diretta imputazione oltre che di quelli indiretti di gestione sostenuti dal Gruppo. La LGD è stimata a partire dalle perdite misurate su una popolazione di default chiusi su un ampio periodo di osservazione (serie storica di dieci anni), attraverso l'utilizzo di modelli econometrici di analisi multivariata. A seguire è previsto lo sviluppo di un modello interno per la determinazione dell'EAD (Exposure At Default).

I modelli di LGD relativi ai segmenti Corporate e Mutui Retail, per i quali è stato ricevuto il riconoscimento per l'utilizzo del metodo AIRB e IRB rispettivamente, sono descritti più diffusamente nella Tavola 7.

Come accennato in precedenza, il rating e i fattori mitiganti del credito (garanzie, forme tecniche e covenants) assumono un ruolo fondamentale in tutto il processo di concessione e gestione del credito: sono infatti utilizzati nella definizione delle Facoltà e delle Regole di Concessione e Gestione del Credito.

Nel sistema di rating è presente inoltre un indicatore andamentale di rischio, calcolato con cadenza mensile. Esso interagisce con i processi e le procedure di gestione e di controllo del credito e consente di formulare valutazioni tempestive sull'insorgere o sul persistere di eventuali anomalie. Le posizioni alle quali l'indice sintetico di rischio attribuisce una valutazione di rischiosità elevata confermata nel tempo sono intercettate nel Processo dei Crediti Problematici. Questo processo, supportato da una procedura informatica, consente di monitorare costantemente, in larga misura con interventi automatici, tutte le fasi gestionali contemplate per le posizioni a rischio. Le posizioni che presentano andamento anomalo sono classificate in differenti processi a seconda del livello di rischio fino alla classificazione automatica tra le attività deteriorate, come descritto nel paragrafo relativo.

Tutte le posizioni creditizie sono inoltre oggetto di un riesame periodico svolto dalle strutture centrali o periferiche competenti per limiti di fido per ogni singola controparte/gruppo economico di appartenenza.

Il Quadro di Controllo del Credito è l'applicativo utilizzato dal Gruppo come fonte principale per il supporto alle attività di controllo e monitoraggio del portafoglio crediti, in termini di evoluzione e composizione quantitativa e qualitativa, nonché dei processi di natura creditizia, volte ad individuare eventuali aree caratterizzate da potenziali criticità. Le informazioni disponibili si riferiscono a tutte le banche e società del Gruppo che operano sul sistema informativo target.

Dal 2010 è attivo il Portale Monitoraggio del Credito, alimentato dal Quadro di Controllo del Credito, strumento nell'ambito del quale le strutture decentrate delle Divisioni Banca dei Territori e Corporate & Investment Banking, sino al livello di Area, hanno la possibilità di accedere a cruscotti "informativi" ove è disponibile una reportistica organica ed articolata predisposta con l'obiettivo di:

  • fornire una visione strutturata e navigabile dei fenomeni oggetto di controllo;
  • ridurre i tempi di ricerca e lavorazione delle informazioni;
  • agevolare l'individuazione delle aree di criticità e la definizione delle priorità di intervento;
  • supportare lo scambio informativo tra strutture su basi omogenee.

Il Portale Monitoraggio del Credito è oggetto di costante manutenzione che, in ottica evolutiva, punta a garantire l'ampliamento del set informativo disponibile tramite la realizzazione di nuovi cruscotti destinati ad attività di controllo e monitoraggio di fenomeni/processi specifici.

Il rischio paese rappresenta una componente aggiuntiva del rischio di insolvenza dei singoli prenditori, misurato nell'ambito dei sistemi di controllo dei rischi creditizi. Tale componente è collegata alle perdite potenzialmente derivanti dall'attività di finanziamento internazionale causate da eventi in un determinato paese che sottostanno, almeno in parte, al controllo del relativo Governo, ma non a quello dei singoli soggetti residenti nello stesso paese. Il rischio paese si sostanzia pertanto in rischio di trasferimento

determinato dal blocco dei pagamenti verso l'estero e viene misurato attraverso il giudizio sul merito creditizio del Paese. In questa definizione rientrano tutte le forme di prestito cross-border verso i soggetti residenti in un determinato Paese, siano essi il Governo, una banca, un'impresa privata o un singolo individuo.

La componente di rischio paese viene valutata nell'ambito della concessione di credito a soggetti non residenti, al fine di valutare in via preliminare la capienza dei limiti per il rischio paese stabiliti ex ante. Tali limiti, espressi in termini di capitale economico, identificano il massimo rischio accettabile per il Gruppo, definito su base annua come risultato di un esercizio di ottimizzazione del rischio implicito all'attività creditizia cross-border del Gruppo.

Il rischio di controparte è una particolare fattispecie di rischio di credito, relativo ai contratti in derivati OTC, che si riferisce all'eventuale insolvenza della controparte prima della scadenza del contratto. Tale rischio, sovente denominato rischio di sostituzione, è connesso all'eventualità che il valore di mercato della posizione sia divenuto positivo, e dunque che, in caso di insolvenza della controparte, la parte solvente sia costretta a sostituire la posizione sul mercato, sopportando una perdita.

Il rischio di controparte sussiste anche sulle operazioni di tipo Securities Financing Transactions (Pronti contro termine, prestito titoli, etc.).

Il Gruppo utilizza tecniche di attenuazione del rischio di controparte, riconosciute anche ai fini regolamentari, trattate nel presente documento nel paragrafo relativo alle tecniche di mitigazione del rischio (cfr. Tavola 8).

Dal punto di vista regolamentare, le banche devono rispettare precisi requisiti patrimoniali a fronte del rischio di controparte, indipendentemente dal portafoglio di allocazione delle posizioni (sia il banking book sia il portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza sono soggetti ai requisiti patrimoniali per il rischio di controparte).

In particolare, il Gruppo Intesa Sanpaolo al momento adotta il Metodo del Valore Corrente (sia per il portafoglio di negoziazione che per il portafoglio bancario) ai fini della determinazione dell'equivalente creditizio dei derivati OTC, utile alla definizione del requisito patrimoniale.

Ai fini gestionali, l'utilizzo delle linee di credito, per operatività in derivati OTC, in generale, prevede l'applicazione del maggiore tra il Mark-to-Market e l'Add-on per la determinazione dell'esposizione creditizia tenendo conto degli accordi di netting e di collateral, laddove esistenti.

Gli Add-on sono indicatori della massima esposizione potenziale futura (misura di picco), stimati periodicamente dalla Direzione Risk Managament per macrotipologie di prodotto e scadenza. La metrica corrisponde, per ogni contratto preso come benchmark, al picco della PFE (Potential Future Exposure) al 95° percentile.

Per quanto attiene Banca IMI, da ottobre 2010, essa adotta per la misurazione degli utilizzi, l'esposizione potenziale (stimata con la PFE effettiva media).

La metodologia di misurazione avanzata per il rischio di controparte è in fase di consolidamento dallo "use test" sulle controllate e in corso di roll-out per la Capogruppo, con l'obiettivo di avviare il percorso di convalida ai fini regolamentari entro la fine del 2012.

Per un'efficace gestione del rischio all'interno della banca è necessario che il sistema di misurazione dei rischi risulti integrato nei processi decisionali e nella gestione dell'operatività aziendale. A tal fine, in ottemperanza al requisito di "use test" previsto in Basilea II, è stato avviato uno specifico progetto che ha l'obiettivo di pervenire alla stima, anche ai fini regolamentari, di misure statistiche che permettano di analizzare l'evoluzione della rischiosità dei derivati nel tempo. Le funzioni organizzative coinvolte, come descritto nei documenti di normativa interna della banca, sono:

  • la Direzione Risk Management (DRM) di Capogruppo, responsabile del sistema di misurazione del rischio di controparte tramite la definizione della metodologia di calcolo, la produzione e analisi delle misure di esposizione;
  • le funzioni crediti (centrali e divisionali) che utilizzano le misure prodotte per effettuare le attività di monitoraggio delle posizioni assunte;
  • le funzioni commerciali e le funzioni crediti che si avvalgono delle misure di cui sopra nell'ambito del processo di concessione per la determinazione dell'accordato delle linee di credito.

Il progetto ha prodotto i seguenti risultati:

  • aprile 2010: adozione per tutto il Gruppo di una nuova griglia di add-on gestionali molto più granulare di quella precedente con revisione delle stime per ogni profilo di rischio;
  • ottobre 2010: adozione ai soli fini gestionali della nuova metodologia di simulazione nel tempo e di una nuova misura statistica – Potential Future Exposure – per la misurazione degli utilizzi su Banca IMI, come da policy interna.

Nel corso del 2011 è stato avviato il progetto per l'estensione dell'utilizzo della misura gestionale alla Capogruppo. La richiesta all'Organo di Vigilanza di riconoscimento per l'utilizzo del modello a fini regolamentari sarà avviata nel corso del 2012 per Banca IMI, previa convalida interna da parte delle funzioni aziendali preposte (Validazione Interna; Direzione Internal Auditing).

Per il resto del Gruppo il monitoraggio degli utilizzi avviene mediante l'uso congiunto di valori di Mark-to-Market e di add-on stimati dalla Direzione Risk Management.

Nel corso del 2011 la Direzione Risk Management ha partecipato ai Quantitative Impact Study richiesti dall'Organo di Vigilanza al fine di quantificare l'impatto delle nuove regole per la determinazione del requisito per il rischio di controparte dettate da Basilea III (Credit Value Adjustment, Stressed EPE, Increased Margin Period of Risk e requisiti per operatività tramite Central Counterparties).

Il controllo direzionale dei rischi creditizi viene realizzato attraverso un modello di portafoglio che sintetizza le informazioni sulla qualità dell'attivo in indicatori di rischiosità, tra cui la perdita attesa e il capitale a rischio.

La perdita attesa risulta dal prodotto di esposizione, probabilità di default (derivata dal rating) e loss given default.

La perdita "attesa" rappresenta la media della distribuzione probabilistica delle perdite, mentre il capitale a rischio viene definito come la massima perdita "inattesa" in cui il Gruppo può incorrere a determinati livelli di confidenza. Tali indicatori sono calcolati con riferimento alla situazione del portafoglio attuale e a livello dinamico, determinandone il livello prospettico, sia sulla base dello scenario macroeconomico atteso, sia in relazione a scenari di stress.

La perdita attesa, opportunamente trasformata in "incurred loss" in coerenza con il dettato dello IAS 39, viene impiegata nel processo di valutazione collettiva dei crediti, mentre il capitale a rischio costituisce elemento fondamentale per la valutazione di adeguatezza patrimoniale del Gruppo. Entrambi gli indicatori sono inoltre utilizzati nel sistema di rendicontazione gestionale basato sul valore.

Il modello di portafoglio creditizio consente di misurare il livello di perdite inattese all'intervallo di confidenza prescelto, ovvero il capitale a rischio. Quest'ultimo riflette, oltre alla rischiosità delle singole controparti, gli effetti di concentrazione indesiderati, dovuti alla composizione geografica/settoriale del portafoglio crediti del Gruppo.

Il Gruppo dedica particolare attenzione alla valutazione del rischio di concentrazione derivante dall'esposizione a controparti, gruppi di controparti connesse e controparti nello stesso settore economico o che svolgono la stessa attività o che operano nella stessa regione geografica. Nell'ambito dell'aggiornamento annuale del Risk Appetite Framework queste sono oggetto di appositi stress test volti a identificare e a valutare le minacce per il Gruppo e le azioni di mitigazione più appropriate:

  • definizione di limiti di esposizione per specifiche aree geografiche ed insiemi di controparti (top 20);
  • azioni di limitazione ex ante delle esposizioni particolarmente concentranti, con particolare riferimento ai c.d. "grandi rischi" e agli affidamenti verso paesi a rischio;
  • azioni di correzione ex post del profilo, tramite il mercato secondario del credito, seguendo opportune metriche di giudizio basate sulla massimizzazione del valore complessivo di portafoglio.

Politiche di copertura e di attenuazione del rischio

Rientrano nell'ambito delle tecniche di mitigazione del rischio quegli strumenti che contribuiscono a ridurre la perdita che la Banca andrebbe a sopportare in caso di default della controparte (loss given default); esse comprendono, in particolare, le garanzie ed alcuni contratti che determinano una riduzione del rischio di credito.

La valutazione di tali fattori mitiganti è effettuata associando ad ogni singola esposizione una loss given default che assume valori più elevati nel caso di finanziamenti ordinari non garantiti e si riduce, invece, in funzione della forza incrementale dei fattori mitiganti eventualmente presenti.

I valori di loss given default sono successivamente aggregati a livello di cliente, in modo da esprimere una valutazione sintetica della forza dei fattori mitiganti sul complessivo rapporto creditizio.

Nell'ambito del processo di concessione e gestione del credito, viene incentivata la presenza di fattori mitiganti a fronte di controparti con un rating non investment grade, ovvero di alcune tipologie di operazioni a medio lungo termine.

Tra i fattori mitiganti a più alto impatto rientrano i pegni su attività finanziarie e le ipoteche su immobili residenziali; altre forme di mitigazione del rischio sono i pegni su attività non finanziarie, le ipoteche su immobili non residenziali.

La forza delle garanzie personali rilasciate da soggetti rated, tipicamente banche/assicurazioni, Confidi e imprese, è stata invece graduata sulla base della tipologia della garanzia e della qualità creditizia del garante.

Processi di dettaglio disciplinano la materiale acquisizione delle singole garanzie, individuando le strutture responsabili nonché le modalità per il loro corretto perfezionamento, per l'archiviazione della documentazione e per la completa e tempestiva rilevazione negli applicativi delle pertinenti informazioni.

  • L'insieme della regolamentazione interna, dei controlli organizzativi e procedurali, è volto ad assicurare che: – siano previsti tutti gli adempimenti per la validità ed efficacia della protezione del credito;
  • sia definita, per le garanzie di uso generale e corrente, una contrattualistica standard corredata da complete istruzioni per il suo utilizzo;
  • siano individuate le modalità di approvazione dei testi di garanzia difformi dagli standard da parte di strutture diverse rispetto a quelle preposte alla gestione della relazione commerciale con il cliente.

L'erogazione del credito con acquisizione di garanzie reali è soggetta a norme e processi interni – per la valutazione del bene, il perfezionamento della garanzia e il controllo del valore. L'eventuale realizzo forzoso della garanzia è curato da strutture specialistiche deputate al recupero del credito.

La presenza di garanzie reali non esime, in ogni caso, da una valutazione complessiva del rischio di credito, incentrata principalmente sulla capacità del prenditore di far fronte alle obbligazioni assunte indipendentemente dall'accessoria garanzia.

La valutazione delle garanzie pignoratizie è basata sul valore reale, inteso quale valore di mercato per gli strumenti finanziari quotati in un mercato regolamentato, o diversamente, quale valore di presunto realizzo. Al valore così determinato sono applicati degli scarti percentuali, differenziati in funzione degli strumenti finanziari assunti a garanzia.

Per le garanzie immobiliari si considera, invece, il valore di mercato prudenziale o, per gli immobili in corso di realizzazione, il costo di costruzione, al netto di scarti prudenziali distinti sulla base della destinazione dell'immobile.

La valutazione dei beni è effettuata da tecnici interni ed esterni. I tecnici esterni sono inseriti in apposito elenco di professionisti accreditati sulla base di una verifica individuale della capacità, professionalità ed esperienza. La valutazione di immobili residenziali posti a garanzia di mutui a privati è affidata principalmente a società specializzate. L'operato dei periti è costantemente monitorato, tramite riscontri statistici e controlli a campione effettuati centralmente.

I tecnici devono redigere le stime sulla base di rapporti di perizia standardizzati e differenziati secondo la metodologia di valutazione da applicare e delle caratteristiche del bene, nel rispetto del "Codice di Valutazione Immobiliare" redatto dalla Banca.

La gestione delle valutazioni immobiliari si avvale di un'apposita piattaforma integrata (c.d. "Portale Perizie") che presidia l'intera fase dell'istruttoria tecnica, garantendo un corretto conferimento degli incarichi, con modalità indipendenti e sulla base di criteri obiettivi, un completo monitoraggio del work flow, una puntuale applicazione degli standard valutativi e la conservazione di tutte le informazioni e dei documenti attinenti ai beni immobili.

Il valore di mercato dell'immobile dato a garanzia viene ricalcolato mensilmente attraverso varie metodologie di rivalutazione che si avvalgono di prezzi/coefficienti acquisiti da un fornitore esterno che presenta comprovate capacità e reputazione nella rilevazione e misurazione dei prezzi di mercato del patrimonio immobiliare italiano.

Al fine di limitare i rischi di insussistenza o cessazione della protezione sono previste specifiche tutele, quali: il reintegro del pegno in presenza di una diminuzione del valore iniziale dei beni o, per le garanzie ipotecarie, l'obbligo della copertura assicurativa contro i danni da incendio nonché la presenza di un'adeguata sorveglianza del valore del bene immobile.

Le garanzie sono sottoposte a un puntuale e periodico controllo mediante un apposito applicativo, il c.d. "verificatore CRM", all'interno del quale sono stati implementati una serie di test per appurare l'effettivo rispetto dei requisiti richiesti dalla regolamentazione in materia di Vigilanza prudenziale.

L'applicativo di supporto consente di accertare se le garanzie ricevute risultano eleggibili o meno con riferimento ad ognuno dei tre metodi ammessi dalla normativa per il calcolo del requisito patrimoniale. In accordo con le peculiarità proprie di ciascuna categoria, l'esito di eleggibilità è definito a livello di singola garanzia per quelle unfunded (tipicamente le garanzie personali) ovvero, nel caso di garanzie reali, per ciascun bene o strumento finanziario.

Per quanto riguarda la mitigazione del rischio di controparte per i derivati OTC (non regolamentati) e per le operazioni di tipo SFT (Securities Financing Transactions, ossia Prestito titoli e Pronti contro termine), il Gruppo utilizza accordi bilaterali di netting che consentono, nel caso di default della controparte, la compensazione delle posizioni creditorie e debitorie. Questo avviene tramite la sottoscrizione di accordi di tipo ISDA e ISMA/PSA, che permettono, nel rispetto della normativa di vigilanza, anche la riduzione degli assorbimenti di capitale regolamentare. Inoltre, il Gruppo pone in essere accordi di collateral, solitamente con marginazione giornaliera, per la copertura dell'operatività in derivati OTC e SFT (rispettivamente Credit Support Annex e Global Market Repurchase Agreement).

RISCHI DI MERCATO

RISCHI DI MERCATO/PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE

Strategie e processi per la gestione del rischio

L'allocazione di capitale per l'operatività di trading è fissata dagli Organi Amministrativi della Capogruppo, mediante l'attribuzione di limiti operativi in termini di VaR alle varie unità del Gruppo. L'attribuzione di tali limiti è principalmente rivolta a Intesa Sanpaolo e Banca IMI, che rappresentano la quota prevalente dei rischi di mercato del Gruppo. Alcune altre società controllate detengono portafogli di negoziazione minori la cui rischiosità è marginale.

Il Comitato Rischi Finanziari di Gruppo monitora mensilmente i rischi di tutte le società del Gruppo con particolare riferimento all'assorbimento dei limiti di VaR e indica le eventuali azioni correttive. La situazione è altresì periodicamente esaminata dal Comitato Governo Rischi di Gruppo al fine di proporre agli Organi Amministrativi eventuali variazioni delle strategie nelle attività di trading.

Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio

Il Chief Risk Officer è responsabile, a livello di Gruppo, della definizione del sistema di limiti operativi, del sistema di allocazione del capitale, del sistema di policy e procedure vincolanti. In particolare il coordinamento avviene attraverso il Comitato Rischi Finanziari di Gruppo, in cui vengono discusse le linee guida di gestione dei rischi di mercato.

Nell'ambito delle proprie funzioni la Direzione Risk Management (in particolare mediante il Servizio Rischi di Mercato e Valutazioni Finanziarie) è responsabile del:

  • calcolo, sviluppo e definizione degli indicatori di rischio: Value at Risk, sensitivity e greche, misure di livello, stress test e analisi di scenario;
  • monitoraggio limiti operativi;
  • definizione dei parametri e delle regole di valutazione per asset soggetti a mark-to-market e fair value a livello di Gruppo, nonché loro valutazione diretta quando questa non è ottenibile da strumenti a disposizione delle unità di business;
  • confronto del P&L con gli indicatori di rischio e in particolare modo con il VaR (c.d. backtesting).
  • La struttura della Direzione Risk Management si basa sulle seguenti linee guida:
  • articolazione delle responsabilità per i principali risk taking center e per "Tipologia di Rischio";
  • focalizzazione e specializzazione delle risorse sui "Risk Owner";
  • rispetto delle indicazioni e delle proposte degli Organi di Vigilanza;
  • sostenibilità dei processi operativi, incluso:
  • o lo sviluppo metodologico;
    • o la raccolta, l'elaborazione e la produzione dei dati;
    • o la manutenzione e l'affinamento degli strumenti e dei modelli applicativi;
    • o la generale coerenza dei dati prodotti.

Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio

L'attività di quantificazione dei rischi di trading si basa sull'analisi giornaliera e periodale della vulnerabilità dei portafogli di negoziazione di Intesa Sanpaolo e Banca IMI, che rappresentano la quota prevalente dei rischi di mercato del Gruppo, a movimenti avversi di mercato, relativamente ai seguenti fattori di rischio:

  • tassi di interesse;
  • titoli azionari e indici;
  • fondi di investimento;
  • tassi di cambio;
  • volatilità implicite;
  • spread dei credit default swap (CDS) ;
  • spread delle emissioni obbligazionarie;
  • strumenti di correlazione;
  • dividend derivatives;
  • asset backed securities (ABS);
  • merci.

Gli indicatori di rischio utilizzati si possono distinguere in cinque tipologie principali:

  • Value at Risk (VaR), che rappresenta l'ossatura primaria di tutto il sistema di risk management per le sue caratteristiche di omogeneità, coerenza e trasparenza in relazione sia al capitale economico che all'operatività della Finanza di Gruppo;
  • sensitivity e greche, che rappresentano il complemento essenziale agli indicatori di VaR per la loro capacità di cogliere la sensibilità e la direzione delle posizioni finanziarie di trading in essere al variare dei fattori di rischio individuali;
  • misure di livello (quali ad esempio il nozionale e il Mark to Market), che rappresentano un utile ausilio agli indicatori precedenti quale soluzione di immediata applicabilità;
  • stress test e analisi di scenario, che permettono di completare l'analisi sul profilo complessivo di rischio, cogliendone la variazione in predeterminate ipotesi di evoluzione dei fattori di rischio sottostanti, simulando anche condizioni di mercato anomale (apertura dei rischi di base, worst case);
  • Incremental Risk Charge (IRC), che è una misura aggiuntiva rispetto al VaR e consente la corretta rappresentazione del rischio specifico su titoli di debito e derivati di credito poiché coglie, oltre al rischio idiosincratico, anche i rischi di evento e di default;
  • Stressed VaR (a partire dal 31 dicembre 2011, contribuisce alla determinazione dell'assorbimento patrimoniale) e rappresenta il VaR relativo ad un periodo di stress dei mercati, individuato sulla base delle indicazioni riportate nel documento "Revision to the Basel II market risk framework "di Basilea.

Il sistema di reporting è oggetto di continuo aggiornamento al fine di tenere conto dell'evoluzione dell'operatività, delle strutture organizzative, delle metodologie e degli strumenti di analisi disponibili.

Politiche di copertura e di attenuazione del rischio

In Intesa Sanpaolo e in Banca IMI, si svolgono i risk meeting settimanali all'interno dei quali vengono discussi i principali fattori di rischio dei portafogli. Il monitoraggio e le discussioni avvengono sulla base di una serie di reportistiche a cura della Direzione Risk Management, basate su indicatori quantitativi standard (VaR, greche, rischio emittente) e di stress (what if analysis, stress test su particolari scenari macroeconomici/fattori di rischio e VaR marginale).

L'insieme di tale set informativo costituisce un mezzo efficace per decidere le eventuali politiche di copertura e attenuazione dei rischi, in quanto consente di dare indicazioni dettagliate alle sale di trading sul profilo di rischio dei book, nonché di individuare eventuali rischi idiosincratici, concentrazioni e di suggerire modalità di hedging su esposizioni considerate come potenziale fonte di futuri deterioramenti del valore dei portafogli.

Durante i meeting settimanali la Direzione Risk Management garantisce la coerenza delle posizioni con le decisioni prese nel Comitato Rischi Finanziari di Gruppo.

Strategie e processi per la verifica continuativa della loro efficacia

A livello operativo, oltre alla reportistica giornaliera (VaR, sensitivies, misure di livello e controllo dei limiti assegnati), la comunicazione con i responsabili delle Direzioni di Business avviene nell'ambito dei citati Risk Meeting convocati dai responsabili delle Direzioni stesse.

In particolare nell'ambito dei Risk Meeting avvengono approfondimenti del profilo di rischio, volti a garantire un'operatività in ambiente di rischio controllato e un utilizzo appropriato del capitale a disposizione.

RISCHI DI MERCATO/PORTAFOGLIO BANCARIO

Strategie e processi per la gestione del rischio

Il rischio di mercato originato dal portafoglio bancario si riferisce in larga parte all'esposizione assunta dalla Capogruppo e dalle principali altre Società del Gruppo che svolgono attività creditizia (retail e corporate banking).

In particolare, nella gestione del rischio di tasso di interesse del portafoglio bancario, il Gruppo Intesa Sanpaolo persegue la massimizzazione della redditività, con modalità operative compatibili con una tendenziale stabilità degli esiti economici su base pluriennale. A tal fine vengono adottati posizionamenti coerenti con le view strategiche elaborate nell'ambito delle periodiche riunioni del Comitato Rischi Finanziari di Gruppo a cui compete anche la verifica del profilo di rischio finanziario complessivo del Gruppo e delle sue principali unità operative.

Il rischio di cambio strutturale riguarda le esposizioni rivenienti dall'operatività commerciale e dalle scelte strategiche di investimento del Gruppo Intesa Sanpaolo. Le principali fonti del rischio cambio sono rappresentate da impieghi e raccolta in divisa con clientela corporate e/o retail, acquisti di titoli, partecipazioni e di altri strumenti finanziari in divisa e conversione in moneta di conto di attività, passività e degli utili di filiali e società controllate estere.

Rientra nel portafoglio bancario anche l'esposizione al rischio prezzo derivante dagli investimenti azionari in società non consolidate integralmente e al rischio cambio espresso dagli investimenti partecipativi in divisa estera, ivi incluse le società del Gruppo.

Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio

I rischi di mercato del Portafoglio Bancario ed il rischio di Liquidità (trattato nel prosieguo) sono presidiati, all'interno della Direzione Risk Management, dal Servizio Rischi Finanziari di Banking Book che ha i compiti di:

  • definire criteri e metodologie per la misurazione e gestione dei rischi finanziari del banking book (tasso, cambio, investimenti partecipativi di minoranza e liquidità);
  • proporre il sistema dei limiti operativi e le linee guida di gestione dei rischi finanziari per le unità operative del Gruppo aventi ad oggetto operatività del banking book;
  • misurare i rischi finanziari del banking book assunti dalla Capogruppo e dalle altre Società del Gruppo, sia direttamente, attraverso appositi contratti di outsourcing, sia indirettamente consolidando le informazioni rivenienti dalle locali unità di controllo, e verificare il rispetto da parte delle Società del Gruppo dei limiti stabiliti dagli Organi Statutari, riportandone l'evoluzione ai Vertici aziendali ed alle strutture operative della Capogruppo;
  • analizzare il profilo di rischio finanziario del banking book complessivo del Gruppo, proponendo eventuali azioni correttive, nel contesto più generale delle indicazioni definite a livello di pianificazione strategica o nell'ambito degli Organi collegiali;
  • gestire, per la Capogruppo e tutte le altre Società del Gruppo regolate da contratti di outsourcing, l'attività di verifica e misurazione dell'efficacia delle relazioni di copertura (hedge accounting) prevista dalla normativa IAS/IFRS (per le principali società del Gruppo, infatti, le strutture della Capogruppo accentrano tali attività al fine di conseguire economie di gestione e governare al meglio il processo; per le altre controllate viene posta in essere un'attività di indirizzo);
  • supportare il Servizio AVM e Strategie in tema di ALM strategico.

Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio

La misurazione dei rischi finanziari generati dal portafoglio bancario è effettuata mensilmente, attraverso due tipologie di misurazione, il Value at Risk (VaR) e la Sensitivity analysis.

Il Value at Risk corrisponde alla massima perdita che il valore del portafoglio può subire nei dieci giorni lavorativi successivi nel 99% dei casi, sulla base delle volatilità e delle correlazioni storiche (degli ultimi 250 giorni lavorativi) tra i singoli fattori di rischio, costituiti, per ogni divisa, dai tassi di interesse a breve e a lungo termine, dai rapporti di cambio e dai prezzi dei titoli azionari 2 .

La shift sensitivity analysis quantifica la variazione di valore di un portafoglio finanziario conseguente a movimenti avversi dei fattori di rischio (tasso di interesse, cambio ed equity).

Le misurazioni includono una stima del fenomeno del rimborso anticipato (prepayment) e della rischiosità generata dalle poste a vista con clientela, le cui caratteristiche di stabilità e di reattività parziale e ritardata alla variazione dei tassi di interesse sono state analizzate su un'ampia serie storica, pervenendo ad un modello di rappresentazione a scadenza mediante depositi equivalenti.

Viene inoltre misurata la sensitivity del margine di interesse, che quantifica l'impatto sugli utili correnti di uno shock parallelo ed istantaneo della curva dei tassi di interesse avendo a riferimento un orizzonte temporale di dodici mesi.

Politiche di copertura e di attenuazione del rischio

L'attività di copertura del rischio di tasso di interesse ha l'obiettivo di immunizzare il portafoglio bancario

30

2 E' opportuno precisare che i modelli di calcolo del VaR presentano alcune limitazioni, essendo basati sull'assunzione statistica di distribuzione normale dei rendimenti e sull'osservazione di dati storici che potrebbero non essere rispettati in futuro. Per tali motivazioni, i risultati del VaR non garantiscono che eventuali perdite future non possano eccedere le stime statistiche calcolate.

dalle variazioni di fair value della raccolta e degli impieghi causate dai movimenti della curva dei tassi d'interesse ovvero di ridurre la variabilità dei flussi di cassa futuri legati a particolari attività/passività.

Le principali tipologie di derivati utilizzati sono rappresentate da interest rate swap (IRS), overnight index swap (OIS), cross currency swap (CCS) e opzioni su tassi realizzati con controparti terze ovvero con altre Società del Gruppo che, a loro volta, coprono il rischio sul mercato affinché siano rispettati i requisiti richiesti per qualificare le coperture come IAS compliant a livello di bilancio consolidato.

L'attività di copertura svolta dal Gruppo Intesa Sanpaolo trova riflesso contabile (hedge accounting) attraverso diverse modalità. Una prima modalità attiene alla copertura specifica del fair value (fair value hedge) di attività e passività identificate in modo puntuale (coperture specifiche) rappresentate principalmente da prestiti obbligazionari emessi o acquistati dalla Banca e da impieghi a clientela. Viene inoltre effettuata un'attività di copertura generica (macrohedge) sia sulla raccolta a vista stabile sia del rischio di variazione di fair value insito nei riprezzamenti in corso generati dall'operatività a tasso variabile, rischio al quale la Banca è esposta nel periodo intercorrente tra la data di fissazione del tasso e quella di liquidazione degli interessi stessi.

Altra modalità di copertura utilizzata è il cash flow hedge, che ha l'obiettivo di stabilizzare il flusso di interessi della raccolta a tasso variabile nella misura in cui è utilizzata per finanziare impieghi a tasso fisso (macro cash flow hedge). In altri casi il cash flow hedge è utilizzato con individuazione puntuale di attività o passività (cash flow hedge specifico).

Compete alla Direzione Risk Management la verifica dell'efficacia delle coperture del rischio di tasso ai fini dell'hedge accounting nel rispetto delle norme dettate dai principi contabili internazionali.

Il rischio di cambio originato dalle posizioni operative in valuta del portafoglio bancario è oggetto di trasferimento sistematico dalle unità di business alla Direzione Tesoreria della Capogruppo al fine di garantirne l'azzeramento. Un'attività simile di contenimento di tale rischio viene realizzata dalle diverse società del Gruppo con riferimento al proprio portafoglio di banking book. Nella sostanza, il rischio di cambio viene mitigato con la prassi di effettuare il funding nella stessa divisa degli attivi.

Per quel che riguarda gli investimenti partecipativi in divisa estera in società del Gruppo, la policy di copertura del rischio di cambio è valutata dal Comitato Governo dei Rischi di Gruppo e dal Comitato Rischi Finanziari di Gruppo, tenendo conto, tra l'altro, dell'opportunità ed onerosità delle operazioni di copertura.

RISCHIO DI LIQUIDITA'

Si definisce rischio di liquidità il rischio che la Banca non riesca a far fronte ai propri impegni di pagamento per l'incapacità sia di reperire fondi sul mercato (funding liquidity risk) sia di smobilizzare i propri attivi (market liquidity risk).

La predisposizione di un adeguato sistema di governo e gestione di tale rischio assume un ruolo fondamentale per il mantenimento della stabilità non solo della singola banca, ma anche del mercato, considerato che gli squilibri di una singola istituzione finanziaria possono avere ripercussioni sistemiche. Tale sistema deve essere integrato in quello complessivo per la gestione dei rischi e prevedere controlli incisivi e coerenti con l'evoluzione del contesto di riferimento.

La Banca d'Italia, in attuazione di direttive comunitarie, ha provveduto nel 2010 ad emanare una serie di aggiornamenti alle "Nuove Disposizioni di Vigilanza Prudenziale per le Banche ed i Gruppi Bancari" - Circolare n. 263 del 27 Dicembre 2006. In particolare, con il 4° aggiornamento del 13 dicembre 2010 è stata recepita la Direttiva 2009/111/CE (cd. CRD II) che ha introdotto importanti innovazioni in materia di governo e gestione del rischio di liquidità.

Per riflettere le suddette nuove disposizioni di Vigilanza in materia di liquidità e le esperienze maturate nel corso dei recenti avvenimenti di turbolenza dei mercati finanziari, nel corso del 2011 sono state approvate dagli Organi Societari di Intesa Sanpaolo SpA le nuove "Linee Guida di Governo del Rischio di Liquidità di Gruppo", che costituiscono un aggiornamento della precedente Politica di Liquidità.

Le Linee Guida illustrano i compiti delle diverse funzioni aziendali, le norme e l'insieme dei processi di controllo e gestione finalizzati ad assicurare un prudente presidio del rischio di liquidità, prevenendo l'insorgere di situazioni di crisi. Sono state anche aggiornate le linee guida del sistema dei prezzi di trasferimento dei fondi (TIT), sia in tema di governance, sia in tema di principi generali da applicare alla definizione dei TIT.

I principi essenziali a cui si ispira la Politica di Liquidità del Gruppo Intesa Sanpaolo sono:

  • presenza di linee guida per la gestione della liquidità approvate dai vertici e chiaramente comunicate all'interno dell'istituzione;
  • esistenza di una struttura operativa che opera all'interno di limiti assegnati e di una struttura di

controllo autonoma dalla prima;

  • approccio prudenziale nella stima delle proiezioni dei flussi in entrata ed uscita per tutte le voci di bilancio e fuori bilancio, specialmente quelle senza scadenza contrattuale (o con scadenza non significativa);
  • disponibilità costante di un ammontare di riserve di liquidità adeguato in relazione alla soglia di tolleranza al rischio di liquidità prescelta;
  • valutazione dell'impatto di diversi scenari, inclusi quelli di stress, sui flussi temporali in entrata e uscita e sull'adeguatezza quantitativa e qualitativa delle riserve di liquidità;
  • integrazione nel più ampio sistema per la gestione e misurazione dei rischi, con controlli incisivi e coerenti con l'evoluzione del contesto di riferimento;
  • adozione di un sistema di prezzi per il trasferimento interno dei fondi che incorpori accuratamente il costo/beneficio della liquidità, sulla base delle condizioni di raccolta del Gruppo Intesa Sanpaolo.

In tema di metriche di misurazione e strumenti di attenuazione del rischio di liquidità, oltre a definire l'impianto metodologico di misurazione degli indicatori della liquidità di breve termine e strutturale, sono formalizzate la soglia massima di tolleranza (risk appetite) al rischio di liquidità, i criteri per la definizione delle Riserve di Liquidità e le regole e i parametri per lo svolgimento delle prove di stress.

Dal punto di vista organizzativo, sono definiti in dettaglio i compiti attribuiti agli Organi di Supervisione Strategica e di Gestione e sono riportati al vertice alcuni importanti adempimenti quali l'approvazione delle metodologie di misurazione, la definizione delle principali ipotesi sottostanti agli scenari di stress e la composizione degli indicatori di attenzione utilizzati per l'attivazione dei piani di emergenza.

Al fine di perseguire una politica di gestione dei rischi integrata e coerente, le decisioni strategiche a livello di Gruppo in materia di governo e gestione del rischio di liquidità sono rimesse agli Organi Societari della Capogruppo. In questa prospettiva, la Capogruppo svolge le proprie funzioni di presidio e gestione della liquidità con riferimento non solo alla propria realtà aziendale, ma anche valutando l'operatività complessiva del Gruppo e il rischio di liquidità a cui esso è esposto.

Le funzioni aziendali della Capogruppo preposte a garantire la corretta applicazione delle Linee Guida sono in particolare la Direzione Tesoreria, responsabile della gestione della liquidità, e la Direzione Risk Management, che ha la responsabilità diretta della misurazione del rischio di liquidità su base consolidata.

Le citate Linee Guida comprendono le procedure per l'identificazione dei fattori di rischio, la misurazione dell'esposizione al rischio e la verifica del rispetto dei limiti, l'effettuazione di prove di stress, l'individuazione di appropriate iniziative di attenuazione del rischio, la predisposizione di piani d'emergenza e il reporting informativo agli organi aziendali. In tale quadro, le metriche di misurazione del rischio di liquidità sono articolate, distinguendo fra liquidità di breve, liquidità strutturale e analisi di stress.

La Politica di Liquidità di breve termine intende assicurare un livello adeguato e bilanciato tra flussi di cassa in uscita e in entrata aventi scadenza certa o stimata compresa nell'orizzonte temporale di 12 mesi, nell'obiettivo di fronteggiare periodi di tensione, anche prolungata, sui diversi mercati di approvvigionamento del funding, anche attraverso la costituzione di adeguate riserve di liquidità rappresentate da titoli liquidi sui mercati privati e titoli rifinanziabili presso Banche Centrali. A tal fine e in coerenza con la soglia massima di tolleranza al rischio di liquidità, il sistema dei limiti è declinato prevedendo due indicatori di breve termine su un orizzonte temporale di 1 settimana e 1 mese:

  • Indicatore degli sbilanci previsionali cumulati dell'operatività wholesale: misura l'indipendenza dal funding wholesale unsecured in ipotesi di blocco dal mercato monetario, ipotizzando l'utilizzo delle sole riserve di liquidità di più elevata liquidabilità;
  • Indicatore di Short term gap: misura, per le diverse fasce temporali di breve termine, il rapporto tra la disponibilità di riserve e i flussi positivi attesi, rispetto alle uscite di cassa attese prendendo a riferimento tutte le poste sia di bilancio, che fuori bilancio, tenuto conto delle scadenze comportamentali per le poste caratterizzate da un profilo atteso di liquidità diverso da quello contrattuale.

La Politica di Liquidità strutturale del Gruppo Intesa Sanpaolo raccoglie l'insieme delle misure e dei limiti finalizzati a controllare e gestire i rischi derivanti dal mismatch di scadenze a medio-lungo termine dell'attivo e del passivo, indispensabile per pianificare strategicamente la gestione della liquidità. A tal fine è prevista l'adozione di limiti interni alla trasformazione delle scadenze finalizzati ad evitare che l'operatività a medio-lungo termine possa dare luogo ad eccessivi squilibri da finanziare a breve termine.

E' altresì previsto lo svolgimento periodico di una stima d'impatto in uno scenario acuto di stress "combinato" (sia specifico del Gruppo, che del mercato), indicando gli scenari di riferimento da utilizzare e

introducendo una soglia obiettivo sullo «Stressed Short Term gap», finalizzata a prevedere un livello complessivo di riserve in grado di fronteggiare le maggiori uscite di cassa in un intervallo di tempo adeguato a porre in essere i necessari interventi operativi per ricondurre il Gruppo in condizioni di equilibrio.

Congiuntamente agli indicatori di Liquidità di breve e strutturale e all'analisi di stress è inoltre previsto siano assicurate le modalità di governo di un'eventuale crisi di liquidità, definita come una situazione di difficoltà o incapacità della Banca di far fronte ai propri impegni di cassa in scadenza, a meno di attivare procedure e/o utilizzare strumenti in maniera non riconducibile, per intensità o modalità, all'ordinaria amministrazione.

Il Contingency Liquidity Plan, prefiggendosi gli obiettivi di salvaguardia del patrimonio del Gruppo e, contestualmente, di garanzia della continuità operativa in condizioni di grave emergenza sul fronte della liquidità, assicura l'identificazione dei segnali di pre-allarme, il loro continuo monitoraggio, la definizione delle procedure da attivare nel caso si manifestino tensioni sulla liquidità, le linee di azione immediate e gli strumenti di intervento per la risoluzione dell'emergenza. Gli indici di pre-allarme, finalizzati a cogliere i segnali di una potenziale tensione di liquidità, sia sistematica sia specifica, sono monitorati con periodicità giornaliera dalla Direzione Risk Management.

In una situazione di mercato caratterizzata da forti tensioni correlate alle problematiche economiche dell'eurozona e alla crisi nei paesi periferici dell'area euro e dell'Italia in particolare, il sistema degli indici previsti dal Contingency Liquidity Plan si è rilevato efficiente nel segnalare tempestivamente, attraverso i segnali di preallarme, l'acutizzarsi delle tensioni e attivare specifici interventi atti a contrastare i fattori di vulnerabilità e a consentire la tempestiva adozione delle necessarie azioni correttive.

Adeguata e tempestiva informativa sull'evolversi delle condizioni di mercato e della posizione della Banca e/o del Gruppo è stata rilasciata agli Organi aziendali e ai Comitati interni, al fine di assicurare la piena conoscenza e governabilità dei fattori di rischio prevalenti.

RISCHI OPERATIVI

Strategie e processi per la gestione dei rischi operativi

Il governo dei rischi operativi di Gruppo è attribuito al Consiglio di Gestione, che individua le politiche di gestione del rischio, e al Consiglio di Sorveglianza, cui sono demandate l'approvazione e la verifica delle stesse, nonché la garanzia della funzionalità, dell'efficienza e dell'efficacia del sistema di gestione e controllo dei rischi.

Il Comitato Compliance e Operational Risk di Gruppo ha fra gli altri il compito di verificare periodicamente il profilo di rischio operativo complessivo del Gruppo, disponendo le eventuali azioni correttive, coordinando e monitorando l'efficacia delle principali attività di mitigazione ed approvando le strategie di trasferimento del rischio operativo.

Struttura organizzativa della pertinente funzione di gestione del rischio

Il Gruppo si è dotato di una funzione centralizzata di gestione del rischio operativo, facente parte della Direzione Risk Management. Tale Unità è responsabile della progettazione, dell'implementazione e del presidio del framework metodologico e organizzativo, nonché della misurazione dei profili di rischio, della verifica dell'efficacia delle misure di mitigazione e del reporting verso i vertici aziendali.

In conformità ai requisiti della normativa vigente, le singole Unità Organizzative hanno la responsabilità dell'individuazione, della valutazione, della gestione e della mitigazione dei rischi; al loro interno sono individuate le funzioni responsabili dei processi di Operational Risk Management per l'unità di appartenenza (raccolta e censimento strutturato delle informazioni relative agli eventi operativi, esecuzione dell'analisi di scenario e della valutazione della rischiosità associata al contesto operativo).

Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio

il Gruppo adotta ai fini di Vigilanza il Metodo Avanzato AMA (modello interno) per la determinazione del relativo requisito patrimoniale:

  • a partire dal 31 dicembre 2009, per un primo perimetro che comprende Unità Organizzative, Banche e Società della Divisione Banca dei Territori (a eccezione delle banche rete appartenenti al Gruppo Cassa di Risparmio di Firenze ma incluse le Casse del Centro), Leasint, Eurizon Capital e VUB Banka;
  • a partire dal 31 dicembre 2010, per un secondo perimetro di società appartenenti alla Divisione Corporate & Investment Banking, oltre a Setefi, alle rimanenti banche del Gruppo Cassa di Risparmio di Firenze e a PBZ Banka;

– a partire dal 31 dicembre 2011, per un terzo perimetro che comprende Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo.

Le rimanenti società, che attualmente adottano il Metodo Standardizzato (TSA), migreranno a blocchi sui Modelli Avanzati a partire da fine 2012 secondo il piano di estensione presentato agli Organi Amministrativi e alla Vigilanza.

Il Processo di Autodiagnosi Integrata consente di:

  • individuare, misurare, monitorare e mitigare i rischi operativi;
  • creare importanti sinergie con le funzioni specialistiche di Direzione Organizzazione e Sicurezza che presidiano la progettazione dei processi operativi e le tematiche di Business Continuity e con le funzioni di controllo (Compliance e Auditing) che presidiano specifiche normative e tematiche (D.Lgs 231/05, L. 262/05) o svolgono i test di effettività dei controlli sui processi aziendali.

Il processo di Autodiagnosi ha evidenziato complessivamente l'esistenza di un buon presidio dei rischi operativi ed ha contribuito ad ampliare la diffusione di una cultura aziendale finalizzata al presidio continuativo di tali rischi.

Il monitoraggio dei rischi operativi è realizzato attraverso un sistema integrato di reporting, che fornisce al management le informazioni necessarie alla gestione e/o alla mitigazione dei rischi assunti.

Per supportare con continuità il processo di gestione del rischio operativo è stato pienamente attivato un programma strutturato di formazione per le persone attivamente coinvolte nel processo di gestione e mitigazione del rischio operativo.

Politiche di copertura e di attenuazione del rischio

Il Gruppo attua una politica tradizionale di trasferimento del rischio operativo (a tutela da illeciti come l'infedeltà dei dipendenti, furto e danneggiamenti, trasporto valori, frode informatica, falsificazione, incendio e terremoto nonché da responsabilità civile verso terzi) che contribuisce alla sua attenuazione ancorché non se ne esplichi ancora l'effetto in termini di requisito patrimoniale. La copertura è già stata estesa a livelli di franchigia e massimali più alti e la componente di mitigazione assicurativa del modello interno sarà sottoposta a convalida regolamentare nel corso del 2012.

ALTRI RISCHI

Oltre i rischi precedentemente trattati, il Gruppo ha individuato e presidia i seguenti ulteriori rischi.

Rischio Strategico

Il Gruppo Intesa Sanpaolo definisce il rischio strategico, attuale o prospettico, come quel rischio legato ad una potenziale flessione degli utili o del capitale derivante da cambiamenti del contesto operativo o da decisioni aziendali errate, attuazione inadeguata di decisioni e scarsa reattività a variazioni del contesto competitivo.

Il rischio strategico è fronteggiato innanzitutto da policies e procedure che prevedono che le decisioni più rilevanti siano riportate al Consiglio di Sorveglianza ed al Consiglio di Gestione supportate dalla valutazione attuale e prospettica dei rischi e dell'adeguatezza patrimoniale. Il forte accentramento delle decisioni strategiche, con il coinvolgimento dei massimi organi di governo aziendale ed il supporto delle diverse funzioni aziendali, assicura la mitigazione del rischio strategico.

Analizzando la definizione di rischio strategico si può osservare come questo sia riferito a due distinte componenti fondamentali:

  • la componente legata agli eventuali impatti discendenti da errate decisioni aziendali e scarsa reattività a variazioni del contesto competitivo è la componente che non richiede capitale per essere fronteggiata, ma rientra nei rischi mitigati dalle modalità e dai livelli ai quali vengono prese le decisioni strategiche, dove tutte le decisioni di rilievo sono sempre assistite da attività di identificazione e misurazione ad hoc dei rischi impliciti nell'iniziativa;
  • una seconda componente è riferibile più direttamente al rischio di business, ovvero legata al rischio di potenziale flessione degli utili, derivante da inadeguata attuazione di decisioni e cambiamenti del contesto operativo. Tale componente, oltre che dai sistemi di regolazione della gestione aziendale, viene fronteggiata con apposito capitale interno, valutato in base all'approccio Variable Margin Volatility (VMV) che esprime il rischio derivante dal business mix del Gruppo e delle sue Business Unit.

Il rischio Strategico, inoltre, è valutato anche nell'ambito delle prove di Stress a valere su un modello a più fattori che descrive le relazioni tra variazioni dello scenario economico con il Business Mix risultante dalle ipotesi di Pianificazione.

Rischio di Reputazione

Il Gruppo Intesa Sanpaolo riconosce grande rilevanza al rischio di reputazione, ossia al rischio attuale e prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da una percezione negativa dell'immagine della Banca da parte di clienti, controparti, azionisti, investitori ed autorità di vigilanza.

Il Gruppo ha adottato e reso pubblico un Codice Etico che presenta i valori di riferimento sui quali intende impegnarsi e declina i principi di condotta nelle relazioni con tutti gli stakeholder (clienti, dipendenti, fornitori, azionisti, ambiente e, più in generale, la collettività), con obiettivi più ambiziosi rispetto a quelli richiesti dal mero rispetto delle normative. Per quanto concerne i rapporti con la clientela, va ricordato che il Gruppo ha definito un processo sistematico di confronto; ha emanato inoltre policy di comportamento volontarie (politica ambientale e politica sul settore armamenti) ed aderito a principi internazionali (UN Global Compact, UNEP FI, Equator Principles) volti a perseguire il rispetto dell'ambiente e dei diritti umani.

Al tempo stesso, come presupposto e strumento per la mitigazione del rischio reputazionale, il Gruppo opera un efficace presidio dei rischi di compliance.

Particolare attenzione è stata prestata ai servizi di consulenza finanziaria alla clientela, per cui si è colta l'opportunità della normativa MiFID come occasione di aggiornamento dell'intero processo commerciale e dei relativi controlli.

Si è rafforzata, pertanto, l'impostazione generale scelta da tempo, che vede l'adozione di processi supportati da metodologie quantitative per la gestione del rischio degli investimenti della clientela, ai sensi di una interpretazione estensiva della normativa a tutela degli interessi del cliente e della reputazione del Gruppo.

In tal modo, le valutazioni di adeguatezza in sede di strutturazione del prodotto e prestazione del servizio di consulenza sono assistite da valutazioni oggettive, che considerano la reale natura dei rischi che il cliente sopporta alla sottoscrizione di operazioni in derivati oppure degli investimenti finanziari.

La commercializzazione dei prodotti finanziari, più in particolare, è anche disciplinata da specifiche policy di valutazione preventiva dei rischi sia dal punto di vista della banca (insieme dei rischi con diretto impatto proprietario, siano essi di credito, finanziari od operativi) sia dal punto di vista del cliente (sostenibilità in termini di rapporto rischio-rendimento, flessibilità, concentrazione, coerenza con gli obiettivi ed i profili di tolleranza al rischio, conoscenza e consapevolezza dei prodotti e dei servizi proposti).

Rischio sugli immobili di proprietà

Il Rischio sugli immobili di proprietà viene definito come quel rischio legato alla possibilità di conseguire perdite economiche in base ad una variazione sfavorevole del valore degli stessi ed è quindi ricompreso nella categoria dei rischi finanziari di Banking Book. La gestione degli immobili è fortemente accentrata e costituisce investimento prevalentemente strumentale alle attività aziendali. Al fine di rappresentare la rischiosità del portafoglio immobiliare di proprietà, viene utilizzato un modello di tipo VaR a valere su indici di prezzi immobiliari principalmente italiani, che risulta l'esposizione preponderante del portafoglio immobiliare del Gruppo.

Rischio assicurativo

Il Gruppo Intesa Sanpaolo opera come conglomerato finanziario impegnato nell'attività di banca universale e di servizi assicurativi. Con riferimento a quest'ultima attività opera sia nel ramo vita, largamente prevalente, sia nel ramo danni.

Il Gruppo Intesa Sanpaolo definisce il rischio assicurativo come quello legato a variazioni avverse dell'Embedded Value assicurativo (EEV). Riflette, in altri termini, il rischio che il valore dell'attività assicurativa possa deteriorarsi. Il Gruppo Intesa Sanpaolo valuta in questo modo l'adeguatezza dell'intero conglomerato finanziario, assumendo l'EEV come misura rappresentante il valore delle attività assicurative. Tali rischi sono integrati nella misura di capitale economico, funzionale a valutare l'adeguatezza patrimoniale (cfr. Tavola 4).

Come anche indicato nell'Introduzione alla presente Informativa, il rischio assicurativo non è oggetto di una specifica analisi nel presente documento. Tale rischio viene peraltro trattato diffusamente nel bilancio consolidato del Gruppo alla Parte E – Sezione 2 - Rischi delle imprese di assicurazione.

Tavola 2 – Ambito di applicazione

Informativa qualitativa

Denominazione della banca cui si applicano gli obblighi d'informativa

Intesa Sanpaolo S.p.A. Capogruppo del Gruppo bancario "Intesa Sanpaolo" iscritto all'Albo dei Gruppi Bancari.

Illustrazione delle differenze nelle aree di consolidamento rilevanti per i fini prudenziali e di bilancio

L'informativa contenuta nel presente documento si riferisce al solo "Gruppo bancario" Intesa Sanpaolo, cosi come definito dalle vigenti disposizioni di Vigilanza.

Il "Gruppo bancario" differisce dall'area di consolidamento rilevante ai fini del bilancio redatto secondo i principi contabili IAS/IFRS. Le differenze sono riconducibili essenzialmente a:

  • il consolidamento integrale nel bilancio IAS/IFRS delle società non bancarie, finanziarie e strumentali (comparto assicurativo in primis) non incluse nel "Gruppo bancario";
  • il consolidamento proporzionale nel "Gruppo bancario" delle entità esercenti attività bancaria, finanziaria e strumentale controllate congiuntamente, consolidate con il metodo del patrimonio netto in bilancio.

Peraltro, il consolidamento proporzionale delle partecipate controllate congiuntamente non determina significative divergenze. Per completezza si ricorda che si definiscono controllate congiuntamente le imprese nelle quali i diritti di voto ed il controllo dell'attività economica della partecipata sono condivisi in modo paritetico dal Gruppo Intesa Sanpaolo e da un altro soggetto. Inoltre, è qualificato come sottoposto a controllo congiunto un investimento partecipativo nel quale, pur in assenza di una quota paritetica di diritti di voto, il controllo sull'attività economica e sugli indirizzi strategici della partecipata è condiviso con altri soggetti in virtù di accordi contrattuali.

Poiché nel contenuto della presente informativa si fa riferimento ai dati consolidati delle società controllate (anche congiuntamente) bancarie, finanziarie e strumentali appartenenti al "Gruppo bancario", tali dati includono anche i rapporti patrimoniali attivi e passivi (in bilancio e fuori bilancio) e di conto economico verso le altre società incluse nell'area del consolidamento integrale IAS/IFRS. I suddetti dati, invece, sono oggetto di elisione infragruppo nel bilancio.

Si deve poi notare che, a seguito dell'aggiornamento di novembre 2009 da parte della Banca d'Italia delle istruzioni applicative per la redazione del bilancio delle banche, alcune delle informazioni riportate nel bilancio consolidato (Parte E – Informazioni sui rischi e sulle relative politiche di copertura – Sezione 1: Rischi del Gruppo bancario) sono allineate al perimetro di consolidamento del Gruppo bancario e, pertanto, non differiscono da quelle contenute nel presente documento.

Il perimetro di consolidamento "prudenziale" al 31 dicembre 2011 differisce da quello del 2010 essenzialmente per:

  • le cessioni della Cassa di Risparmio della Spezia e di 96 sportelli del Gruppo a Crédit Agricole, nonché di Fideuram Bank Suisse;
  • l'acquisizione di Banca Monte Parma, Banca Sara e del Banco Emiliano Romagnolo.

Aree di consolidamento rilevanti per i fini prudenziali e di bilancio

Entità consolidate al 31 dicembre 2011

Ragione sociale Sede Trattamento nelle segnalazioni
prudenziali
Trattamento nel bilancio
Città Stato Consolid.
integrale
Consolid.
proporz.
Consolid.
al
patrim.
Netto (RWA)
Consolid.
integrale
Consolid.
al
patrim.
netto
BANCHE
INTESA SANPAOLO S.p.A. Torino ITALIA X X
ALLFUNDS BANK S.A. Alconbendas SPAGNA X X
BANCA C.R. FIRENZE ROMANIA S.A. Bucarest ROMANIA X X
BANCA DELL'ADRIATICO S.p.A. Pesaro ITALIA X X
BANCA DI CREDITO SARDO S.p.A. Cagliari ITALIA X X
BANCA DI TRENTO E BOLZANO S.p.A. Trento ITALIA X
X
X
X
BANCA FIDEURAM S.p.A. Roma ITALIA X X
BANCA IMI S,p,A.
BANCA INFRASTRUTTURE INNOVAZIONE E SVILUPPO S.p.A.
Milano
Roma
ITALIA
ITALIA
X X
X X
BANCA INTESA (Closed Joint-Stock Company)
BANCA INTESA A.D. - BEOGRAD
Moskow
Novi Beograd
RUSSIA
SERBIA
X X
BANCA MONTE PARMA S.p.A. Parma ITALIA X X
BANCA PROSSIMA S.p.A. Milano ITALIA X X
BANCO DI NAPOLI S.p.A. Napoli ITALIA X X
BANCO EMILIANO ROMAGNOLO S.p.A. Bologna ITALIA X X
BANK OF ALEXANDRIA S.A.E. Il Cairo EGITTO X X
BANKA KOPER D.D. Koper SLOVENIA X X
CASSA DEI RISPARMI DI FORLI' E DELLA ROMAGNA S.p.A. Forlì ITALIA X X
CASSA DI RISPARMIO DEL FRIULI VENEZIA GIULIA S.p.A. Gorizia ITALIA X X
CASSA DI RISPARMIO DEL VENETO S.p.A. Padova ITALIA X X
CASSA DI RISPARMIO DELLA PROVINCIA DI VITERBO S.p.A. Viterbo ITALIA X X
CASSA DI RISPARMIO DI ASCOLI PICENO S.p.A. Ascoli Piceno ITALIA X X
CASSA DI RISPARMIO DI CITTA' DI CASTELLO S.p.A. Città di Castello ITALIA X X
CASSA DI RISPARMIO DI CIVITAVECCHIA S.p.A. Civitavecchia ITALIA X X
CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE S.p.A. Firenze ITALIA X X
CASSA DI RISPARMIO DI FOLIGNO S.p.A. Foligno ITALIA X X
CASSA DI RISPARMIO DI PISTOIA E PESCIA S.p.A. Pistoia ITALIA X X
CASSA DI RISPARMIO DI RIETI S.p.A. Rieti ITALIA X X
CASSA DI RISPARMIO DI SPOLETO S.p.A. Spoleto ITALIA X X
CASSA DI RISPARMIO DI TERNI E NARNI S.p.A. Terni ITALIA X X
CASSA DI RISPARMIO DI VENEZIA S.p.A. Venezia ITALIA X X
CASSA DI RISPARMIO IN BOLOGNA S.p.A. Bologna ITALIA X X
CIB BANK LTD Budapest UNGHERIA X X
FIDEURAM BANK LUXEMBOURG S.A. Luxembourg LUSSEMBURGO X
X
X
X
INTESA SANPAOLO BANK ALBANIA SH.A.
INTESA SANPAOLO BANK IRELAND PLC
Tirana
Dublin
ALBANIA
IRLANDA
X X
INTESA SANPAOLO BANKA D.D. BOSNA I HERCEGOVINA Sarajevo BOSNIA E HERZEGOVINA X X
INTESA SANPAOLO PRIVATE BANK (SUISSE) S.A. Lugano SVIZZERA X
X
X
X
INTESA SANPAOLO PRIVATE BANKING S.p.A. Milano ITALIA
INTESA SANPAOLO ROMANIA S.A. COMMERCIAL BANK Arad ROMANIA X X
MEDIMURSKA BANKA D.D. Cakovec CROAZIA X X
MEDIOCREDITO ITALIANO S.p.A. Milano ITALIA X X
PBZ STAMBENA STEDIONICA D.D. Zagreb CROAZIA X X
PRAVEX BANK Public Joint-Stock Company Commercial Bank Kiev UCRAINA X X
PRIVREDNA BANKA ZAGREB D.D. Zagreb CROAZIA X X
SOCIETE' EUROPEENNE DE BANQUE S.A. Luxembourg LUSSEMBURGO X X
VSEOBECNA UVEROVA BANKA A.S. Bratislava REPUBBLICA SLOVACCA X X
SOCIETA' FINANZIARIE
B.I. PRIVATE EQUITY Ltd Dublin IRLANDA X X
BANCA IMI SECURITIES CORP. New York STATI UNITI D'AMERICA X X
CENTRO FACTORING S.p.A. Firenze ITALIA X X
CENTRO LEASING S.p.A. Firenze ITALIA X X

Terzo Pilastro di Basilea 2 – Tavola 2 – Ambito di applicazione

Ragione sociale Sede Trattamento nelle segnalazioni
prudenziali
Trattamento nel bilancio
Città Stato Consolid. Consolid. Consolid. Consolid. Consolid.
integrale proporz. al
patrim.
Netto (RWA)
integrale al
patrim.
netto
CIB FACTOR FINANCIAL SERVICE LTD. Budapest UNGHERIA X X
CIB INVESTMENT FUND MANAGEMENT LTD Budapest UNGHERIA X X
CIB LEASING HOLDING LIMITED LIABILITY COMPANY Budapest UNGHERIA X X
CIB LEASING LTD Budapest UNGHERIA X X
CIB REAL ESTATE LTD Budapest UNGHERIA X X
CIB RENT OPERATIVE LEASING LTD Budapest UNGHERIA X X
CONSUMER FINANCE HOLDING A.S. Kezmarok REPUBBLICA SLOVACCA X X
EPSILON ASSOCIATI SGR S.p.A. Milano ITALIA X X
EQUITER S.p.A. Torino ITALIA X X
EURIZON CAPITAL S.A. Luxembourg LUSSEMBURGO X X
EURIZON CAPITAL SGR S.p.A. Milano ITALIA X X
EURO-TRESORERIE S.A. Paris FRANCIA X X
FIDEURAM ASSET MANAGEMENT (IRELAND) LTD Dublin IRLANDA X X
FIDEURAM FIDUCIARIA S.p.A. Roma ITALIA X X
FIDEURAM GESTIONS S.A. Luxembourg LUSSEMBURGO X X
FIDEURAM INVESTIMENTI - Società di Gestione del Risparmio S.p.A. Milano ITALIA X X
FINANCIERE FIDEURAM S.A. Paris FRANCIA X X
FINANZIARIA B.T.B. S.p.A. Trento ITALIA X X
FINOR LEASING D.O.O. Koper SLOVENIA X X
IMI CAPITAL MARKETS USA CORP. New York STATI UNITI D'AMERICA X X
IMI Finance Luxembourg S.A. Luxembourg LUSSEMBURGO X X
IMI Fondi Chiusi SGR S.p.A. Bologna ITALIA X X
IMI INVESTIMENTI S.p.A. Bologna ITALIA X X
IMI INVESTMENTS S.A. Luxembourg LUSSEMBURGO X X
INTESA FUNDING LLC Wilmington -
Delaware
STATI UNITI D'AMERICA X X
INTESA GLOBAL FINANCE COMPANY LTD Dublin IRLANDA X X
INTESA INVESTIMENTI S.p.A. Milano ITALIA X X
INTESA LEASE SEC S.r.l. Milano ITALIA X X
INTESA LEASING (CLOSED JOINT STOCK COMPANY) Moscow RUSSIA X X
INTESA LEASING D.O.O. BEOGRAD Beograd SERBIA X X
INTESA SANPAOLO CARD BH D.O.O. Sarajevo BOSNIA E HERZEGOVINA X X
INTESA SANPAOLO CARD D.O.O. - LJUBLJANA Ljubljana SLOVENIA X X
INTESA SANPAOLO CARD D.O.O. - ZAGREB Zagreb CROAZIA X X
INTESA SANPAOLO HOLDING INTERNATIONAL S.A. Luxembourg LUSSEMBURGO X X
INTESA SANPAOLO LEASING ROMANIA IFN S.A.
INTESA SANPAOLO PREVIDENZA - SOCIETA' D'INTERMEDIAZIONE MOBILIARE
Bucarest ROMANIA X X
S.p.A. Milano ITALIA X X
INTESA SANPAOLO TRUST COMPANY FIDUCIARIA S.p.A. Milano ITALIA X X
INTESA SEC. 2 S.r.l. Milano ITALIA X X
INTESA SEC. 3 S.r.l. Milano ITALIA X X
INTESA SEC. NPL S.p.A. Milano ITALIA X X
INTESA SEC. S.p.A. Milano ITALIA X X
INVERSIONES MOBILIARIAS S.A. "IMSA" Lima PERU' X X
ISP CB IPOTECARIO S.r.l. Milano ITALIA X X
ISP CB PUBBLICO S.r.l. Milano ITALIA X X
LEASINT S.p.A. Milano ITALIA X
X
X
X
LIMA SUDAMERIS HOLDING S.A. in liquidazione Lima PERU' X X
LUX GEST ASSET MANAGEMENT S.A. Luxembourg LUSSEMBURGO X X
MEDIOFACTORING S.p.A. Milano ITALIA X X
MONETA S.p.A.
NEOS FINANCE S.p.A.
Bologna
Bologna
ITALIA
ITALIA
X X
PBZ Card D.O.O. Zagreb CROAZIA X X
PBZ Invest D.O.O. Zagreb CROAZIA X X

Terzo Pilastro di Basilea 2 – Tavola 2 – Ambito di applicazione

Ragione sociale Sede Trattamento nelle segnalazioni
prudenziali
Trattamento nel bilancio
Città Stato Consolid.
integrale
Consolid.
proporz.
Consolid.
al
patrim.
Netto (RWA)
Consolid.
integrale
Consolid.
al
patrim.
netto
PBZ Leasing D.O.O. Zagreb CROAZIA X X
PRIVATE EQUITY INTERNATIONAL S.A. Luxembourg LUSSEMBURGO X X
RECOVERY A.S. Bratislava REPUBBLICA SLOVACCA X X
SANPAOLO INVEST IRELAND LIMITED Dublin IRLANDA X X
SANPAOLO INVEST Società di Intermediazione Mobiliare S.p.A. Roma ITALIA X X
SETEFI - SERVIZI TELEMATICI FINANZIARI PER IL TERZIARIO S.p.A. Milano ITALIA X X
SOCIETA' ITALIANA DI REVISIONE E FIDUCIARIA S.I.RE.F. S.p.A. Milano ITALIA X X
SUDAMERIS S.A. Paris FRANCIA X X
VUB ASSET MANAGEMENT SPRAVCOVSKA SPOLOCNOST A.S. Bratislava REPUBBLICA SLOVACCA X X
VUB FACTORING A.S. Bratislava REPUBBLICA SLOVACCA X X
VUB LEASING A.S. Bratislava REPUBBLICA SLOVACCA X X
SOCIETA' STRUMENTALI
AGRIVENTURE S.p.A. (*) Firenze ITALIA X X
CIB REAL PROPERTY UTILISATION AND SERVICES LTD Budapest UNGHERIA X X
CONSORZIO STUDI E RICERCHE FISCALI - GRUPPO INTESA SANPAOLO (*) Roma ITALIA X X
EXELIA S.r.l. (*) Brasov ROMANIA X X
IMMOBILIARE NUOVA SEDE S.r.l. Firenze ITALIA X X
INFOGROUP S.c.p.A. Firenze ITALIA X X
INTESA REAL ESTATE S.r.l. Milano ITALIA X X
INTESA SANPAOLO GROUP SERVICES S.c.p.A. Torino ITALIA X X
INTESA SANPAOLO IMMOBILIERE S.A. Luxembourg LUSSEMBURGO X X
INTESA SANPAOLO REAL ESTATE ROMANIA S.A. (*) Arad ROMANIA X X
INTESA SANPAOLO REAL ESTATE S.A. Luxembourg LUSSEMBURGO X X
INTESA SANPAOLO SERVICOS E EMPREENDIMENTOS Ltda (*) Sao Paulo BRASILE X X
INTESA SANPAOLO SERVITIA S.A. Luxembourg LUSSEMBURGO X X
PBZ NEKRETNINE D.O.O. Zagreb CROAZIA X X
SEP - Servizi e Progetti S.c.p.A. (*) Torino ITALIA X X
TEBE TOURS S.p.A. (*) Mirandola ITALIA X X
(*) Società appartenente al Gruppo Bancario consolidata al patrimonio netto per immaterialità.

Entità dedotte dal patrimonio al 31 dicembre 2011

Ragione sociale Sede Trattamento nelle
segnalazioni prudenziali
Trattamento nel bilancio
Città Stato Deduzioni
dal
patrimonio
Consolid.
integrale
Consolid.
al
patrim.
netto
AFS
ASSICURAZIONI
FIDEURAM VITA Roma ITALIA X X
INTESA SANPAOLO VITA Torino ITALIA X X
VUB GENERALI A.S. Bratislava REPUBBLICA
SLOVACCA
X X
VUB POISTOVACI A.S. Bratislava REPUBBLICA
SLOVACCA
X X
BANCHE
BANCA D'ITALIA Roma ITALIA X al costo
BANCA IMPRESA LAZIO S.p.A. Roma ITALIA X X
BANK OF QINGDAO CO. LTD Qingdao CINA REP.POP. X X
BANQUE ESPIRITO SANTO ET DE LA VENETIE S.A. Paris FRANCIA X X
CASSA DI RISPARMIO DELLA PROVINCIA DI CHIETI S.p.A. Chieti Scalo ITALIA X X
CASSA DI RISPARMIO DI FERMO S.p.A. Fermo ITALIA X X
ISTITUTO PER IL CREDITO SPORTIVO Roma ITALIA X X

Per completezza si ricorda che la partecipazione in Banca d'Italia, a partire dal 31 dicembre 2009, è integralmente dedotta dal Patrimonio di Vigilanza (per il 50% dal patrimonio di base e per il 50% dal patrimonio supplementare).

Terzo Pilastro di Basilea 2 – Tavola 2 – Ambito di applicazione

Ragione sociale Sede Trattamento nelle
segnalazioni prudenziali
Trattamento nel bilancio
Città Stato Deduzioni
dal
patrimonio
Consolid.
integrale
Consolid.
al
patrim.
netto
AFS
SOCIETA' FINANZIARIE
ACCESSIBLE LUXURY HOLDINGS 1 S.A. Luxembourg LUSSEMBURGO X X
AMBIENTA Società di Gestione del Risparmio S.p.A. Milano ITALIA X X
ATLANTIS S.A. Buenos Aires ARGENTINA X X
BAMCARD D.D. Sarajevo BOSNIA E
HERZEGOVINA
X X
EMERALD UK LIMITED PARTNERSHIP St. Peter Port -
Guernsey
GUERNSEY X X
EQUINOX TWO SCA Luxembourg LUSSEMBURGO X X
EURIZON CAPITAL A.D. BEOGRAD Beograd SERBIA X X
EUROTLX SOCIETA' DI INTERMEDIAZIONE MOBILIARE S.p.A. Milano ITALIA X X
F2I - Fondi Italiani per le Infrastrutture SGR S.p.A. Milano ITALIA X X
FIDI TOSCANA S.p.A. Firenze ITALIA X X
FIDIA-FONDO INTERBANCARIO D'INVESTIMENTO AZIONARIO SGR S.p.A. Milano ITALIA X X
FINEUROP S.p.A. Milano ITALIA X X
FONDO ITALIANO D'INVESTIMENTO SGR S.p.A. Milano ITALIA X X
GCL HOLDINGS L.P. S.a.r.l. Luxembourg LUSSEMBURGO X X
GEPAFIN S.p.A.-GARANZIE PARTECIPAZIONI E FINANZIAMENTI Perugia ITALIA X X
GESTIONES Y RECUPERACIONES DE ACTIVOS S.A. Lima PERU' X X
INTESA SODITIC TRADE FINANCE LIMITED London REGNO UNITO X X
ISP SEC. 4 S.r.l. Milano ITALIA X X
ITALFONDIARIO S.p.A. Roma ITALIA X X
LA COMPAGNIA FINANZIARIA S.p.A. Milano ITALIA X X
MANDARIN CAPITAL MANAGEMENT S.A. Luxembourg LUSSEMBURGO X X
MANDARIN CAPITAL PARTNERS SCA SICAR Luxembourg LUSSEMBURGO X X
MARCHE CAPITAL S.p.A. Osimo ITALIA X X
MENHIR L.L.P. London REGNO UNITO X X
MEZZANOVE CAPITAL (SCA) SICAR Luxembourg LUSSEMBURGO X X
MEZZANOVE CAPITAL MANAGEMENT S.a.r.l. Luxembourg LUSSEMBURGO X X
MISR ALEXANDRIA FOR FINANCIAL INVESTMENTS MUTUAL FUND CO. Il Cairo EGITTO X X
MISR FINANCIAL INVESTMENTS CO. Giza EGITTO X X
OBIETTIVO NORDEST SICAV - SOCIETA' DI INVESTIMENTO PER AZIONI A CAPITALE
VARIABILE
Venezia Marghera ITALIA X X
PBZ Croatia Osiguranje Public Limited Company for Compulsory Pension Fund
Management
Zagreb CROAZIA X X
PENGHUA FUND MANAGEMENT Co. Ltd. Shenzhen CINA REP.POP. X X
S.A.F.I. S.r.l. Spinea ITALIA X X
SCHEMAQUATTORDICI S.p.A. Treviso ITALIA X X
SLOVAK BANKING CREDIT BUREAU S.R.O. Bratislava SLOVACCA X X
SOCIETA' PER LA GESTIONE DI ATTIVITA' - SGA S.p.A. Napoli ITALIA X X
SVILUPPO IMPRESE CENTRO ITALIA S.G.R. S.p.A. Firenze ITALIA X X
SVILUPPO INDUSTRIALE S.p.A. Pistoia ITALIA X X
SVILUPPO TM S.p.A. Milano ITALIA X X
TOWER 2 S.a.r.l. EN LIQUIDATION VOLONTAIRE Luxembourg LUSSEMBURGO X X
TRILANTIC CAPITAL PARTNERS IV (EUROPE) SCA Sicar Luxembourg LUSSEMBURGO X X
VARESE INVESTIMENTI S.p.A. Varese ITALIA X X
VER CAPITAL S.G.R. p.A. Milano ITALIA X X

Entità sommate alle attività di rischio ponderate al 31 dicembre 2011

Ragione sociale Sede Trattamento nelle
segnalazioni prudenziali
Trattamento
nel bilancio
Città Stato RWA AFS Consolid.
al
patrim.
netto
ENTITA' BANCARIE
ABANKA VIPA LJUBLJANA D.D. Ljubljana SLOVENIA X X
AFRICAN EXPORT IMPORT BANK Il Cairo EGITTO X X
BANCA DELLE MARCHE S.p.A. Ancona ITALIA X X
BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI CAMBIANO S.C.p.A. Castelfiorentino ITALIA X X
BANCA ITB S.p.A. Milano ITALIA X X
BANCA MEDIOCREDITO DEL FRIULI-VENEZIA GIULIA S.p.A. Udine ITALIA X X
BANCA UBAE Società per Azioni in Amministrazione Straordinaria Roma ITALIA X X
BANCO POPOLARE SOCIETA' COOPERATIVA Verona ITALIA X X
BANKA POSTANSKA STEDIONICA A.D. Beograd SERBIA X
X
X
X
BANQUE GALLIERE S.A. in liquidazione Paris FRANCIA X X
BANQUE INTERNATIONALE ARABE DE TUNISIE - B.I.A.T. Société Anonyme
CASSA DI RISPARMIO DI RAVENNA S.p.A.
Tunisi
Ravenna
TUNISIA
ITALIA
X X
EUROPEAN INVESTMENT FUND - EIF Luxembourg LUSSEMBURGO X X
GARANZIA DEI DEPOSITI DELLE BANCHE E BANCHIERI G.m.b.H. Wien AUSTRIA X X
HRVATSKA GOSPODARSKA BANKA D.D. in fallimento Zagreb CROAZIA X X
ISVEIMER S.p.A. in liquidazione Roma ITALIA X X
PRIVREDNA BANKA D.D. Sarajevo BOSNIA E X X
RAZVOJNA BANKA VOJVODINE A.D. Novi Sad HERZEGOVINA
SERBIA
X X
ENTITA' FINANZIARIE
21 CENTRALE PARTNERS III FCPR Paris FRANCIA X X
360 CAPITAL ONE S.C.A. (SICAR) Luxembourg LUSSEMBURGO X X
ABE CLEARING SAS Paris FRANCIA X X
Adriano Lease Sec S.r.l. Conegliano ITALIA X X
ALPHA PRIVATE EQUITY FUND 6 SCA SICAR Luxembourg LUSSEMBURGO X X
ANGELVENTURES SERVICOS DE CONSULTORIA S.A. Funchal PORTOGALLO X X
APAX EUROPE VII - B L.P. St. Peter Port - Guernsey GUERNSEY X X
ARAB TRADE FINANCING PROGRAM Abu Dhabi ABU DHABI X X
ASSOCIAZIONE IN PARTECIPAZIONI RETEX Venezia ITALIA X X
ATHENA PRIVATE EQUITY S.A. Luxembourg LUSSEMBURGO X X
AUGUSTO S.r.l. Milano ITALIA X X
B.GROUP S.p.A. Bologna ITALIA X X
BANKART D.O.O. LJUBLJANA Ljubljana SLOVENIA X
X
X
X
CARLYLE EUROPE PARTNERS II, L.P. London REGNO UNITO X X
CASA ROMANA DE COMPENSATIE S.A.
CENTROFIDI TERZIARIO S.C.p.A.
Sibiu
Firenze
ROMANIA
ITALIA
X X
CHINA INTERNATIONAL PACKAGING LEASING CO. LTD (LEASEPACK) Beijing CINA REP.POP. X X
CME GROUP INC. Chicago STATI UNITI D'AMERICA X X
COLOMBO S.r.l. Milano ITALIA X X
CONFIDICOOP MARCHE Società Cooperativa Ancona ITALIA X X
CONSORZIO BANCARIO SIR S.p.A in liquidazione Roma ITALIA X X
CONVERGENZA S.C.A. EN LIQUIDATION Luxembourg LUSSEMBURGO X X
CR FIRENZE MUTUI S.r.L. Conegliano Veneto ITALIA X X
DIOCLEZIANO S.r.l. Milano ITALIA X X
EFFEPI S.p.A. IN LIQUIDAZIONE Milano ITALIA X X
EGYPTIAN INTERNATIONAL MUTUAL FUND CO. Il Cairo EGITTO X X
e-MID Società di Intermediazione Mobiliare S.p.A. Milano ITALIA X X
EQUITYPAR-COMPANHIA DE PARTECIPACOES S.A. Sao Paulo BRASILE X X
EUROCASSE SIM S.p.A. in liquidazione Milano ITALIA X X
EUROCLEAR CLEARANCE SYSTEM PUBLIC LIMITED COMPANY London REGNO UNITO X
X
X
X
EUROFIDI - SOCIETA' CONSORTILE DI GARANZIA COLLETTIVA FIDI S.C.p.A. Torino ITALIA X X
EUROPROGETTI E FINANZA In Liquidazione S.p.A.
EUROQUBE S.A. in liquidazione
Roma
Bruxelles
ITALIA
BELGIO
X X
FAWRY FOR BANKING & PAYMENT TECHNOLOGY SERVICES CO. Il Cairo EGITTO X X

Terzo Pilastro di Basilea 2 – Tavola 2 – Ambito di applicazione

Ragione sociale Sede Trattamento nelle
segnalazioni prudenziali
Trattamento
nel bilancio
Città Stato RWA AFS Consolid.
al
patrim.
netto
FI.R.A. S.p.A. Finanziaria Regionale Abruzzese Pescara ITALIA X X
FI.SVI. - ISTITUTO FIN. SVIL. ECON. LOCALI S.p.A. (fallita) Potenza ITALIA X X
FIDIMPRESA LIGURIA - Società Consortile per azioni di garanzia collettiva fidi
FINEST S.p.A. - SOC. FINANZIARIA PROMOZIONE COOPERAZ.ECONOMICA PAESI
EST EUROPEO
Genova
Pordenone
ITALIA
ITALIA
X
X
X
X
FINRECO - Consorzio Regionale Garanzia Fidi Soc. Coop. a r.l. Udine ITALIA X X
FORNARA - Società Finanziaria e di Partecipazioni S.p.A. In liquidazione Milano ITALIA X X
FOURTH CINVEN FUND LIMITED PARTNERSHIP - LONDON London REGNO UNITO X X
FRIULIA S.p.A.-FINANZIARIA REG. FRIULI VENEZIA GIULIA Trieste ITALIA X X
GARANTIQA HITELGARANCIA Zrt. Budapest UNGHERIA X X
GIRO Elszamolasforgalmi Rt. Budapest UNGHERIA X X
HOPA S.p.A.-HOLDING DI PARTECIPAZIONI AZIENDALI Brescia ITALIA X X
ILP III SCA SICAR Luxembourg LUSSEMBURGO X X
INVESTINDUSTRIAL II L.P. St. Helier - Jersey JERSEY X X
INVESTINDUSTRIAL III BUILD UP L.P. St. Helier - Jersey JERSEY X X
INVESTINDUSTRIAL IV L.P. St. Helier - Jersey JERSEY X X
INVESTITORI ASSOCIATI II S.A. IN LIQUIDATION Luxembourg LUSSEMBURGO X
X
X
X
ION INVESTMENT FUND 1 LTD. IN LIQUIDATION Dublin IRLANDA X X
ITACA FINANCE S.A r.l.
LCH.Clearnet Group Ltd
Luxembourg
London
LUSSEMBURGO
REGNO UNITO
X X
LONDON STOCK EXCHANGE GROUP PLC. London REGNO UNITO X X
LYCEUM CAPITAL FUND 2000 (NUMBER ONE) Limited Partnership London REGNO UNITO X X
MISR FOR CLEARING, SETTLEMENT AND CENTRAL DEPOSITORY CO. Il Cairo EGITTO X X
MTS S.p.A. - SOCIETA' PER IL MERCATO DEI TITOLI DI STATO Roma ITALIA X X
NICCO UCO ALLIANCE CREDIT LTD Calcutta INDIA X X
OMNIA FACTOR S.p.A. Milano ITALIA X X
PAR.FIN S.p.A. in fallimento Bari ITALIA X X
PENSPLAN INVEST SGR S.p.A. Bolzano ITALIA X X
PRELIOS SGR S.p.A. Milano ITALIA X X
PRESAFIN S.p.A. In liquidazione Milano ITALIA X X
SIBEX SIBIU STOCK EXCHANGE S.A. Sibiu ROMANIA X X
SOCIETA' ITALIANA PER LE IMPRESE ALL'ESTERO - SIMEST S.p.A. Roma ITALIA X X
SOCIETA' REGIONALE DI GARANZIA MARCHE S.C.p.A. Ancona ITALIA X X
SOCIETE' DE LA BOURSE DE LUXEMBOURG S.A. Luxembourg LUSSEMBURGO X
X
X
X
SREDISNJE KLIRINSKO DEPOZITARNO DRUSTVO D.D. Zagreb CROAZIA X X
TRANSFOND S.A.
TRZISTE NOVCA AD
Bucarest
Beograd
ROMANIA
SERBIA
X X
TRZISTE NOVCA I KRATKOROCNIH VRIJEDNOSNICA D.D. Zagreb CROAZIA X X
UMBRIA CONFIDI SOCIETA' COOPERATIVA Perugia ITALIA X X
VALDIVIA LBO FUND LIMITED St. Peter Port - Guernsey GUERNSEY X X
VALFIDI S.C. SOCIETA' COOPERATIVA DI GARANZIA COLLETTIVA DEI FIDI FRA LE
IMPRESE DELLA VALLE D'AOSTA
Aosta ITALIA X X
VEI CAPITAL S.p.A. Vicenza ITALIA X X
VENETO SVILUPPO S.p.A. Venezia ITALIA X X
VISA EUROPE LTD London REGNO UNITO X X
ZAGREBACKA BURZA D.D. Zagreb CROAZIA X X
ENTITA' NON FINANZIARIE
08 GENNAIO S.r.l. Milano ITALIA X X
08 JANUARY S.r.l. Milano ITALIA X X
A4 HOLDING S.P.A. Verona ITALIA X X
AEROPORTI HOLDING S.r.l. Caselle Torinese ITALIA X X
AGRICOLA INVESTIMENTI S.r.l. in liquidazione Milano ITALIA X X
AL.FA. - UN'ALTRA FAMIGLIA DOPO DI NOI - IMPRESA SOCIALE S.r.l. Milano ITALIA X X

Terzo Pilastro di Basilea 2 – Tavola 2 – Ambito di applicazione

Città
Stato
RWA
AFS
Consolid.
al
patrim.
netto
X
X
ALITALIA - COMPAGNIA AEREA ITALIANA S.p.A.
Fiumicino
ITALIA
X
X
AUTOSTRADA PEDEMONTANA LOMBARDA S.p.A.
Milano
ITALIA
X
X
AUTOSTRADE LOMBARDE S.p.A.
Bergamo
ITALIA
X
X
B.E.E. SOURCING S.p.A.
Spoleto
ITALIA
X
X
B.E.E. TEAM S.p.A.
Roma
ITALIA
X
X
CARGOITALIA S.p.A. In liquidazione
Milano
ITALIA
X
X
CENTRO LEASING GMBH IN VOLUNTARY LIQUIDATION
Bad Homburg v.d. Hoehe
GERMANIA
X
X
COLLEGAMENTO FERROVIARIO GENOVA-MILANO S.p.A.
Genova
ITALIA
X
X
CORMANO S.r.l.
Olgiate Olona
ITALIA
X
X
EMIL EUROPE '92 S.r.l. in liquidazione
Bologna
ITALIA
X
X
ENERPOINT ENERGY S.r.l.
Desio
ITALIA
X
X
EUROMILANO S.p.A.
Milano
ITALIA
X
X
FONDO DI RIGENERAZIONE URBANA SICILIA S.r.l.
Torino
ITALIA
X
X
GREEN INITIATIVE CARBON ASSETS (GICA) SA
Paradiso
SVIZZERA
X
X
I.TRE - Iniziative Immobiliari Industriali S.p.A.
Rovigo
ITALIA
X
X
IMMIT - IMMOBILI ITALIANI S.r.l.
Torino
ITALIA
X
X
IMPIANTI S.r.l. in liquidazione
Milano
ITALIA
X
X
INTESA SANPAOLO FORMAZIONE Società Consortile per Azioni
Napoli
ITALIA
X
X
INTESA SANPAOLO HOUSE IMMO S.A.
Luxembourg
LUSSEMBURGO
X
X
INTESASANPAOLO EURODESK S.p.r.l.
Bruxelles
BELGIO
X
X
IREN S.p.A.
Torino
ITALIA
X
X
ISM INVESTIMENTI S.p.A.
Mantova
ITALIA
X
X
LEONARDO TECHNOLOGY S.p.A.
Milano
ITALIA
X
X
MANUCOR S.p.A.
Milano
ITALIA
X
X
MATER-BI S.p.A.
Milano
ITALIA
X
X
MEGA INTERNATIONAL S.p.A.
Faenza
ITALIA
X
X
MISR INTERNATIONAL TOWERS CO.
Il Cairo
EGITTO
X
X
NH HOTELES S.A.
Madrid
SPAGNA
X
X
NH ITALIA S.r.l.
Milano
ITALIA
X
X
NOVERCA ITALIA S.r.l.
Roma
ITALIA
X
X
NOVERCA S.r.l.
Roma
ITALIA
X
X
NUOVO TRASPORTO VIAGGIATORI S.p.A.
Roma
ITALIA
X
X
OOO INTESA REALTY RUSSIA
Moskow
RUSSIA
X
X
OTTOBRE 2008 S.r.l.
Milano
ITALIA
X
X
PIETRA S.r.l.
Milano
ITALIA
X
X
PIRELLI & C. S.p.A.
Milano
ITALIA
X
X
PORTOCITTA' S.r.l.
Trieste
ITALIA
X
X
PRELIOS S.p.A.
Milano
ITALIA
X
X
R.C.N. FINANZIARIA S.p.A.
Mantova
ITALIA
X
X
RISANAMENTO S.p.A.
Milano
ITALIA
X
X
RIZZOLI CORRIERE DELLA SERA MEDIAGROUP S.p.A.
Milano
ITALIA
X
X
SAGAT S.p.A.
Caselle Torinese
ITALIA
X
X
SHANGHAI SINO-ITALY BUSINESS ADVISORY COMPANY LIMITED
Shanghai
CINA REP.POP.
X
X
SIA S.p.A.
Milano
ITALIA
X
X
SOCIETA' DI PROGETTO AUTOSTRADA DIRETTA BRESCIA MILANO S.p.A.
Brescia
ITALIA
X
X
SOCIETA' GESTIONE PER IL REALIZZO In liquidazione S.p.A.
Roma
ITALIA
X
X
SOLAR EXPRESS S.r.l.
Firenze
ITALIA
X
X
STUDI E RICERCHE PER IL MEZZOGIORNO
Napoli
ITALIA
X
X
TELCO S.p.A.
Milano
ITALIA
X
X
TERMOMECCANICA S.p.A.
La Spezia
ITALIA
X
X
UMBRIA EXPORT SOCIETA' CONSORTILE A r.l.
Perugia
ITALIA
X
X
UNIMATICA S.p.A.
Bologna
ITALIA
X
X
UNITED VALVES CO. (BUTTERFLY) in liquidazione
Il Cairo
EGITTO
X
X
UPA SERVIZI S.p.A.
Padova
ITALIA
X
X
VENDOR ITALIA S.r.l.
Spinea
ITALIA
X
X
ZACCHERINI ALVISI S.r.l.
Milano
ITALIA
Sede Trattamento nelle
segnalazioni prudenziali
Trattamento
nel bilancio

Riduzione dei requisiti patrimoniali individuali applicati alla Capogruppo ed alle controllate italiane

La Banca d'Italia con la Circolare n. 263 del 27 dicembre 2006 ha disposto che "nei gruppi bancari, per le banche italiane, i requisiti patrimoniali individuali a fronte dei rischi di credito, controparte, mercato ed operativo sono ridotti del 25 per cento purché su base consolidata l'ammontare del patrimonio di vigilanza non sia inferiore al requisito patrimoniale complessivo". Al 31 dicembre 2011 il Gruppo Intesa Sanpaolo rispettava il predetto requisito a livello consolidato, usufruendo dunque di tale normativa.

Informativa quantitativa

Denominazione delle controllate non incluse nel consolidamento

Entità consolidate in bilancio ed escluse dal perimetro di consolidamento prudenziale al 31 dicembre 2011

Denominazione controllata non inclusa nel consolidamento Metodo di consolidamento
in bilancio
Consolidata Consolidata
integrale al
Patrimonio
netto
ENTITA' ASSICURATIVE (*)
INTESA SANPAOLO LIFE LIMITED X
INTESA SANPAOLO ASSICURA S.P.A. (EX EURIZONTUTELA S.p.A.) X
ALTRE
ADRIANO FINANCE 2 S.r.l. (**) X
ADRIANO FINANCE S.r.l. (**) X
ARTEN SICAV X
BRIVON HUGARY ZRT X
CANOVA SICAV X
CIB CAR TRADING LIMITED LIABILITY COMPANY X
CIB INSURANCE BROKER LTD X
CIF S.r.l. X
CIL MNM LTD X
CIMABUE SICAV X
DB PLATINUM II SICAV X
DUOMO FUNDING PLC X
EURIZON INVESTIMENTI SICAV X
FIDEURAM FUND BOND GLOBAL EMERGING MARKETS X
FIDEURAM FUND BOND USA X
FIDEURAM FUND BOND YEN X
FIDEURAM FUND BOND EURO HIGH YIELD X
FIDEURAM FUND EQUITY EURO X
FIDEURAM FUND EQUITY EURO CORPORATE BOND X
FIDEURAM FUND EQUITY EUROPE GROWTH X
FIDEURAM FUND EQUITY EUROPE VALUE X
FIDEURAM FUND EQUITY GLOBAL EMERGING MARKETS X
FIDEURAM FUND EQUITY ITALY X
FIDEURAM FUND EQUITY JAPAN X
FIDEURAM FUND EQUITY PACIFIC EX JAPAN X
X
FIDEURAM FUND EQUITY USA X
FIDEURAM FUND EQUITY USA GROWTH X
FIDEURAM FUND EQUITY USA VALUE X
FIDEURAM FUND EURO BOND LONG RISK X
FIDEURAM FUND EURO BOND LOW RISK
FIDEURAM FUND EURO BOND MEDIUM RISK
X
FIDEURAM FUND EURO DEFENSIVE BOND X
FIDEURAM FUND EURO SHORT TERM X
FIDEURAM FUND ZERO COUPON 2012 X
FIDEURAM FUND ZERO COUPON 2013 X
FIDEURAM FUND ZERO COUPON 2014 X
FIDEURAM FUND ZERO COUPON 2015 X
FIDEURAM FUND ZERO COUPON 2016 X
FIDEURAM FUND ZERO COUPON 2017 X
FIDEURAM FUND ZERO COUPON 2018 X
FIDEURAM FUND ZERO COUPON 2019 X
FIDEURAM FUND ZERO COUPON 2020 X
FIDEURAM FUND ZERO COUPON 2021 X
FIDEURAM FUND ZERO COUPON 2022 X
FIDEURAM FUND ZERO COUPON 2023 X
FIDEURAM FUND ZERO COUPON 2024 X

Denominazione controllata non inclusa nel consolidamento Metodo di consolidamento
in bilancio
Consolidata
integrale
Consolidata
al
Patrimonio
netto
FIDEURAM FUND ZERO COUPON 2025 X
FIDEURAM FUND ZERO COUPON 2026 X
FIDEURAM FUND ZERO COUPON 2027 X
FIDEURAM FUND ZERO COUPON 2028 X
FIDEURAM FUND ZERO COUPON 2029 X
FIDEURAM FUND ZERO COUPON 2030 X
FIDEURAM FUND ZERO COUPON 2031 X
FIDEURAM FUND ZERO COUPON 2032 X
FIDEURAM FUND ZERO COUPON 2033 X
FIDEURAM FUND ZERO COUPON 2034 X
FIDEURAM FUND ZERO COUPON 2035 X
FIDEURAM FUND ZERO COUPON 2036 X
FIDEURAM FUND ZERO COUPON 2037 X
FIDEURAM FUND ZERO COUPON 2038 X
FIDEURAM FUND ZERO COUPON 2039 X
FIDEURAM FUND ZERO COUPON 2041 X
FONDO BOND EUR LONG TERM X
FONDO BOND EUR MEDIUM TERM X
FONDO BOND EUR SHORT TERM X
FONDO BOND GBP X
FONDO BOND JPY X
FONDO BOND USD X
FONDO CARAVAGGIO SICAV X
FONDO FLEXIBLE STRATEGY X
FONDO HAYEZ X
FONDO TOTAL RETURN ALPHA STRATEGY X
IN.FRA. INVESTIRE NELLE INFRASTRUTTURE S.p.A. X
INIZIATIVE LOGISTICHE X
LEVANNA SICAV X
LUNAR FUNDING V PLC X
MERCURIO SICAV X
RE.CONSULT INFRASTRUTTURE X
RECOVERY REAL ESTATE MANAGEMENT LTD X
ROMULUS FUNDING CORPORATION X
SANPAOLO INTERNATIONAL FORMULAS FUND X
SP LUX SICAV II X
SPLIT 2 (**) X
TIEPOLO SICAV X
TRADE RECEIVABLES INVESTMENT VEHICLE S.a.r.l. (**) X

(*) Le compagnie assicurative "Fideuram Vita", "Intesa Sanpaolo Vita" e "Vub Poistovaci" sono già state incluse nella tavola "Entità dedotte dal patrimonio".

(**) Società veicolo di operazioni di cartolarizzazione i cui attivi cartolarizzati non sono stati oggetto di derecognition ai fini di vigilanza da parte della società del Gruppo originator della cartolarizzazione.

Ammontare aggregato delle deficienze patrimoniali delle controllate non incluse nel consolidamento rispetto ad eventuali requisiti patrimoniali obbligatori

Al 31 dicembre 2011 non risultavano deficienze patrimoniali di controllate non incluse nel consolidamento rispetto ad eventuali requisiti patrimoniali obbligatori.

Tavola 3 – Composizione del patrimonio di vigilanza

Informativa qualitativa

Informazioni sintetiche sulle principali caratteristiche contrattuali degli elementi patrimoniali

Il patrimonio di vigilanza e i coefficienti patrimoniali di solvibilità sono stati calcolati sulla base delle nuove disposizioni (7°, 8°, 9°, 10° e 11° aggiornamento della Circolare 263 del dicembre 2006 e del 14° aggiornamento della Circolare 155 del dicembre 1991) emanate dalla Banca d'Italia a seguito del recepimento delle modifiche alle Direttive 2009/27, 2009/83, 2009/111 (c.d. CRD II – Capital Requirements Directive II) e 2010/76 del 24 novembre 2010 (modifiche della c.d. CRD III), che regolamentano i requisiti di capitale per le banche e i gruppi bancari introdotti dal Nuovo Accordo di Basilea sul Capitale (cd. Basilea 2). In particolare già dal precedente esercizio è stata ridefinita, secondo criteri più stringenti rispetto alla precedente disciplina, la nozione di capitale - computabile senza limiti nel patrimonio di vigilanza - limitata alle sole azioni ordinarie o alle azioni che non attribuiscono diritti ad una remunerazione minima né prevedono il pagamento obbligatorio di dividendi, non sono privilegiate nella copertura delle perdite e, in caso di liquidazione, hanno un diritto sul residuo attivo del bilancio di liquidazione subordinato a quello di tutti gli altri azionisti e creditori sociali. L'applicazione dei nuovi criteri ha comportato per il Gruppo Intesa Sanpaolo l'esclusione dal patrimonio di base del valore nominale delle azioni con privilegio (incluse le azioni di risparmio), in quanto prive di alcuni dei requisiti richiesti (assenza di vantaggi in fase di liquidazione e di meccanismi di remunerazione privilegiati e commisurati al valore nominale dello strumento). È invece possibile continuare ad includere, nel capitale di qualità primaria, la riserva sovrapprezzo azioni anche per la parte relativa alle azioni di risparmio, in quanto le diversità in tema di privilegio nella distribuzione di dividendi e nella prelazione in sede di liquidazione sono riferite al solo capitale sociale.

Quanto agli strumenti innovativi e non innovativi di capitale, la disciplina prevede:

  • un rafforzamento della loro qualità patrimoniale in termini di flessibilità dei pagamenti e di capacità di assorbimento delle perdite;
  • l'innalzamento del limite complessivo di computabilità dall'attuale 20% al 50% (con specifico limite del 15% per gli strumenti innovativi con incentivi al rimborso anticipato o aventi una scadenza contrattuale e del 35% per gli strumenti non innovativi privi di incentivi al rimborso anticipato). Viene, inoltre, introdotta una nuova categoria di strumenti obbligatoriamente convertibili in azioni ordinarie in caso di emergenza o su richiesta della Banca d'Italia, computabili fino al 50%. Le disposizioni prudenziali prevedono il regime transitorio sancito dalla Direttiva (c.d. grandfathering) di durata trentennale, che contempla la riduzione progressiva della computabilità degli strumenti compresi nel patrimonio di vigilanza prima del 31 dicembre 2010 che non rispettano i nuovi criteri di ammissibilità.

Il patrimonio di vigilanza viene calcolato come somma di componenti positive e negative, in base alla loro qualità patrimoniale; le componenti positive devono essere nella piena disponibilità della banca, al fine di poterle utilizzare nel calcolo degli assorbimenti patrimoniali.

Il patrimonio di vigilanza è costituito dal patrimonio di base e dal patrimonio supplementare, rettificati dai cosiddetti "filtri prudenziali" e al netto di alcune deduzioni. In particolare:

– il patrimonio di base comprende il capitale ordinario versato, le riserve, gli strumenti non innovativi e innovativi di capitale, gli strumenti patrimoniali soggetti a "grandfathering" e l'utile del periodo (per la sola parte che si propone di portare a riserve); a questi si aggiungono i "filtri prudenziali" positivi del patrimonio di base; il totale dei suddetti elementi, al netto delle azioni o quote proprie, delle attività immateriali, della perdita del periodo e di quelle registrate in esercizi precedenti, degli "altri elementi negativi", nonché dei "filtri prudenziali" negativi del patrimonio di base, costituisce il "patrimonio di base al lordo degli elementi da dedurre".

Il patrimonio di base è costituito dalla differenza tra il "patrimonio di base al lordo degli elementi da dedurre" e il 50% degli "elementi da dedurre";

– il patrimonio supplementare include le riserve da valutazione, gli strumenti non innovativi e innovativi di capitale non computati nel patrimonio di base, gli strumenti ibridi di patrimonializzazione, le passività subordinate di secondo livello, le plusvalenze nette implicite su partecipazioni, l'eccedenza delle

rettifiche di valore complessive rispetto alle perdite attese nel limite dello 0,6% delle attività ponderate per il rischio di credito e/o di controparte, gli altri elementi positivi che costituiscono gli elementi patrimoniali di qualità secondaria; a questi si aggiungono i "filtri prudenziali" positivi del patrimonio supplementare. Il totale dei suddetti elementi, diminuito delle minusvalenze nette implicite su partecipazioni, degli elementi negativi relativi ai crediti, degli altri elementi negativi, dei "filtri prudenziali" negativi del patrimonio supplementare costituisce il "patrimonio supplementare al lordo degli elementi da dedurre".

Il patrimonio supplementare è costituito dalla differenza tra il "patrimonio supplementare al lordo degli elementi da dedurre" e il 50%degli "elementi da dedurre".

Ciascuna voce del patrimonio di base e del patrimonio supplementare include la quota di pertinenza sia del gruppo bancario sia di terzi.

Con riferimento ai filtri prudenziali più rilevanti, per il Gruppo Intesa Sanpaolo si applicano le seguenti disposizioni:

  • per le attività finanziarie disponibili per la vendita, relativamente ai titoli di capitale, quote di O.I.C.R. e titoli di debito, gli utili e le perdite non realizzati vengono compensati: il saldo, se negativo riduce il patrimonio di base, se positivo contribuisce per il 50% al patrimonio supplementare. Inoltre vengono sterilizzati eventuali profitti e perdite non realizzati su crediti classificati come attività disponibili per la vendita. Sul tema, si ricorda che il Gruppo ha deciso di applicare il Provvedimento emesso da Banca d'Italia il 18 maggio 2011 con il quale viene introdotta la possibilità di neutralizzare l'effetto sul Patrimonio di Vigilanza delle riserve da valutazione dei titoli available for sale (AFS) emessi da Amministrazioni centrali dei Paesi dell'Unione Europea;
  • per le operazioni di copertura, gli utili e le perdite non realizzati sulle coperture di cash flow, iscritti nell'apposita riserva, vengono sterilizzati.

A partire dall'esercizio 2011, inoltre, è stato rimosso il filtro negativo sugli effetti derivanti dall'affrancamento fiscale degli avviamenti, in base alla specifica comunicazione della Banca d'Italia a seguito delle disposizioni del cd. "decreto Milleproroghe del 2010" (art. 2, comma 55, L. n. 10/2011, di conversione del D.L. n. 225/2010) in tema di attività per imposte anticipate.

Dal "patrimonio di base al lordo degli elementi da dedurre" e dal "patrimonio supplementare al lordo degli elementi da dedurre" si deducono al 50% ciascuno, secondo le modalità descritte in precedenza, le interessenze azionarie, nonché – ove posseggano le caratteristiche per essere computati nel patrimonio di vigilanza degli emittenti – gli strumenti non innovativi e innovativi di capitale, gli strumenti ibridi di patrimonializzazione e gli strumenti subordinati posseduti in banche, società finanziarie e società di assicurazione.

Per quanto riguarda l'eccedenza delle perdite attese rispetto alle rettifiche di valore complessive dei portafogli sottoposti a modelli interni e le perdite attese relative agli strumenti di capitale si provvede a confrontare le medesime perdite attese con le rettifiche di valore complessive per ciascuna classe di attività del portafoglio regolamentare.

La sommatoria dell'eccedenza delle perdite attese rispetto alle rettifiche di valore complessive per ciascuna classe di attività viene dedotta al 50% dal patrimonio di base e al 50% nel patrimonio supplementare.

Viceversa la sommatoria delle eccedenze delle rettifiche di valore complessive rispetto alle perdite attese per ciascuna classe di attività viene ricondotta nel patrimonio supplementare nel limite dello 0,6% delle attività di rischio ponderate per il rischio di credito e/o di controparte.

Per quanto riguarda le interessenze azionarie e gli strumenti subordinati detenuti in società di assicurazioni, sino al 31 dicembre 2012 vengono dedotti dal totale del patrimonio di base e supplementare, anziché al 50 % ciascuno, se acquistati prima del 20 luglio 2006.

Nella tabella seguente sono illustrate in modo analitico le voci del patrimonio netto consolidato che, unitamente alle componenti patrimoniali di pertinenza dei soci terzi, contribuiscono alla determinazione del patrimonio di vigilanza.

(milioni di euro)
Voce di bilancio 31.12.2011 31.12.2010
Gruppo Terzi Totale Gruppo Terzi Totale
Capitale sociale 8.546 403 8.949 6.647 441 7.088
Azioni ordinarie 8.061 400 8.461 6.162 438 6.600
Azioni di risparmio 485 3 488 485 3 488
Sovrapprezzi di emissione 36.143 70 36.213 33.102 125 33.227
Riserve 13.843 176 14.019 12.143 421 12.564
Riserva legale 1.329 - 1.329 1.329 - 1.329
Riserva straordinaria 4.984 - 4.984 3.674 - 3.674
Riserva da concentrazione
(L. 30/7/1990, art. 7, comma 3, n. 218)
232 - 232 232 - 232
Riserva da concentrazione
(L. 30/7/1990, art. 7, n. 218)
302 - 302 302 - 302
Riserva da consolidamento 6.934 176 7.110 6.542 421 6.963
Altre riserve 62 - 62 64 - 64
Strumenti di capitale - - - - - -
(Azioni proprie) -4 - -4 -10 - -10
Riserve da valutazione: -3.298 6 -3.292 -1.054 9 -1.045
Attività finanziarie disponibili per la vendita -2.353 -2 -2.355 -664 2 -662
Attività materiali - - - - - -
Attività immateriali - - - - - -
Copertura di investimenti esteri - - - - - -
Copertura dei flussi finanziari -922 -2 -924 -488 -2 -490
Differenze di cambio -394 1 -393 -248 -1 -249
Attività non correnti in via di dismissione - - - - - -
Utili (Perdite) attuariali su piani previdenziali a benefici definiti
Quota delle riserve da valutazione delle partecipazioni
- - - - - -
valutate a patrimonio netto 27 1 28 2 2 4
Leggi speciali di rivalutazione 344 8 352 344 8 352
Utile (perdita) di periodo del gruppo e di terzi -8.190 63 -8.127 2.705 71 2.776
Patrimonio netto 47.040 718 47.758 53.533 1.067 54.600

Le principali caratteristiche degli elementi sopra riportati sono riassunte di seguito.

Al 31 dicembre 2011, dopo la ricapitalizzazione da 5 miliardi di euro perfezionata nel corso del mese di giugno (riferibile per 1.899 milioni al capitale sociale), il capitale sociale della Banca è pari ad euro 8.546 milioni, suddiviso in n. 15.501.281.775 azioni ordinarie e n. 932.490.561 azioni di risparmio non convertibili, del valore nominale di 0,52 euro ciascuna. Ogni azione ordinaria attribuisce il diritto ad un voto nell'Assemblea. Le azioni di risparmio, che possono essere al portatore, attribuiscono il diritto di intervento e di voto nell'Assemblea speciale dei possessori di azioni di risparmio. Alle azioni di risparmio compete un dividendo privilegiato fino alla concorrenza del 5% del valore nominale dell'azione. Qualora in un esercizio sia stato assegnato alle azioni di risparmio non convertibili un dividendo inferiore al 5% del valore nominale, la differenza è computata in aumento del dividendo privilegiato nei due esercizi successivi. Inoltre gli utili che residuano dopo l'assegnazione del dividendo alle azioni di risparmio, e dei quali l'Assemblea deliberi la distribuzione, sono ripartiti fra tutte le azioni in modo che alle azioni di risparmio spetti un dividendo complessivo maggiorato, rispetto a quello delle azioni ordinarie, in misura pari al 2% del valore nominale dell'azione. In caso di distribuzione di riserve le azioni di risparmio hanno gli stessi diritti delle altre azioni. Allo scioglimento della Società le azioni di risparmio hanno prelazione nel rimborso del capitale per l'intero valore nominale.

Al 31 dicembre 2011 risultano azioni proprie Intesa Sanpaolo per un valore di carico di 4 milioni, detenute essenzialmente da Banca IMI in relazione alla propria attività istituzionale di intermediazione, e da organismi di investimento collettivo posseduti dalle compagnie assicurative del Gruppo e consolidati secondo quanto previsto dagli IAS/IFRS.

Alla data del presente documento il capitale risulta interamente versato e liberato.

La riserva sovrapprezzo azioni include principalmente l'analoga posta di bilancio della Capogruppo, generatasi principalmente nel contesto delle scritture effettuate in base all'IFRS 3 in relazione all'operazione di aggregazione tra Banca Intesa e SANPAOLO IMI. Tale componente di riserva, di 31.093 milioni, è pari alla differenza tra il costo di acquisizione del gruppo SANPAOLO IMI ed il valore nominale delle azioni emesse al servizio dell'operazione di scambio. L'aumento della riserva rispetto al dato di fine 2010 è riferibile essenzialmente alla quota di sovrapprezzo del già citato aumento di capitale, pari a 3.101 milioni prima dell'imputazione degli oneri accessori a decurtazione della riserva stessa.

Le riserve ammontano a 13.843 milioni ed includono: la riserva legale, la riserva statutaria o straordinaria, le riserve da concentrazione (L. 30/7/1990, art. 7, comma 3, n. 218 e L. 30/7/1990, art. 7, n. 218), la riserva da consolidamento e le altre riserve. La riserva legale, costituita a norma di legge, deve essere almeno pari ad un quinto del capitale sociale; essa è stata costituita in passato tramite accantonamenti degli utili netti annuali per almeno un ventesimo degli stessi. Nel caso in cui la riserva dovesse diminuire, occorre reintegrarla tramite l'obbligo di destinarvi un ventesimo dell'utile. La riserva statutaria o straordinaria è costituita in base allo statuto dalla destinazione della quota di utile residuale a seguito della distribuzione dell'utile alle azioni ordinarie e di risparmio. Tale riserva accoglie inoltre, come da statuto, i dividendi non riscossi e prescritti. Le riserve da concentrazione ex L. 30 luglio 1990 n. 218 sono state costituite in occasione di operazioni di riorganizzazione o concentrazione effettuate ai sensi della citata legge. Le riserve da consolidamento si sono generate a seguito dell'eliminazione del valore contabile delle partecipazioni in contropartita alla corrispondente frazione del patrimonio netto di ciascuna partecipata.

Patrimonio consolidato del Gruppo e di terzi: ripartizione per tipologia di impresa

La ripartizione del patrimonio del Gruppo e di terzi, per i diversi comparti in cui il Gruppo opera, è riportata nella tabella seguente.

(milioni di euro)
Voci del patrimonio netto Gruppo Imprese Altre Elisioni e Totale
bancario di imprese aggiustamenti al
assicurazione da 31.12.2011
consolidamento
Capitale sociale 8.949 - 161 -161 8.949
Azioni ordinarie 8.461 - 161 -161 8.461
Azioni di risparmio 488 - - - 488
Sovrapprezzi di emissione 36.213 - 2 -2 36.213
Riserve 14.019 212 -90 -122 14.019
Strumenti di capitale - - - - -
(Azioni proprie) -2 -2 - - -4
Riserve da valutazione: -3.292 -977 11 966 -3.292
Attività finanziarie disponibili per la vendita -1.380 -975 - - -2.355
Attività materiali - - - - -
Attività immateriali - - - - -
Copertura di investimenti esteri - - - - -
Copertura dei flussi finanziari -924 - 4 -4 -924
Differenze di cambio -393 - 5 -5 -393
Attività non correnti in via di dismissione - - - - -
Utili (Perdite) attuariali su piani previdenziali a benefici definiti - - - - -
Quota delle riserve da valutazione delle partecipazioni valutate
a patrimonio netto -947 -2 2 975 28
Leggi speciali di rivalutazione 352 - - - 352
Utile (perdita) di periodo (+/-) del gruppo e di terzi -8.127 -28 -41 69 -8.127
Patrimonio netto al 31.12.2011 47.760 -795 43 750 47.758

Nella tavola sopra riportata sono indicate le componenti del patrimonio netto contabile, sommando quelle del Gruppo con quelle di terzi, ripartite per tipologia di imprese oggetto di consolidamento. Più in dettaglio, nella colonna riferita al Gruppo bancario viene indicato l'importo che risulta dal consolidamento delle società appartenenti al Gruppo bancario, al lordo degli effetti economici di transazioni effettuate con altre società incluse nel perimetro di consolidamento; le società controllate, diverse da quelle appartenenti al Gruppo bancario e consolidate integralmente sono qui valorizzate con il metodo del patrimonio netto. Nelle colonne Imprese di assicurazione ed Altre imprese sono riportati gli importi che risultano dal consolidamento, al lordo degli effetti economici derivanti da transazioni effettuate con le società appartenenti al Gruppo bancario. Nelle colonne Elisioni ed Aggiustamenti sono invece indicate le rettifiche necessarie per ottenere il dato rappresentato in bilancio.

Oltre che per il dividendo pagato da Intesa Sanpaolo S.p.A. alle azioni ordinarie e di risparmio a valere sull'utile 2010 per 1.033 milioni complessivi, il patrimonio consolidato (di Gruppo e di terzi) è variato essenzialmente, tra i due periodi in esame, per il risultato dell'esercizio 2011, per il già citato aumento di capitale, per la contrazione delle riserve da valutazione, attestate su valori negativi, e per l'acquisto di alcune quote di minoranza. Il dettaglio delle diverse tipologie di riserve da valutazione e la variazione delle stesse nell'esercizio sono riportati nelle tabelle seguenti.

Riserve da valutazione delle attività finanziarie disponibili per la vendita e (per quota) delle partecipazioni valutate al patrimonio netto: composizione

(milioni di euro)
Attività/valori Gruppo
bancario
Imprese di
assicurazione
Altre
imprese
Elisioni e aggiustamenti
da consolidamento
Totale
al 31.12.2011
Riserva
positiva
Riserva
negativa
Riserva
positiva
Riserva
negativa
Riserva
positiva
Riserva
negativa
Riserva
positiva
Riserva
negativa
Riserva
positiva
Riserva
negativa
Riserva
netta (*)
1. Titoli di debito 97 -2.697 65 -1.024 2 - -67 1.024 97 -2.697 -2.600
2. Titoli di capitale 401 -134 9 -18 - - -9 18 401 -134 267
3. Quote di O.IC.R. 24 -44 5 -12 - - -5 12 24 -44 -20
4. Finanziamenti 14 -14 - - - - - - 14 -14 -
Totale al 31.12.2011 536 -2.889 79 -1.054 2 - -81 1.054 536 -2.889 -2.353
di cui: Attività finanziarie disponibili per la vendita
di cui: Quota delle riserve da valutazione delle partecipazioni valutate al patrimonio netto
-2.355
2
Totale al 31.12.2010 787 -1.445 224 -507 2 -22 -226 529 787 -1.445 -658

(*) L'importo include 2 milioni di riserve nette positive da valutazione delle attività finanziarie disponibili per la vendita riferibili a partecipazioni valutate a patrimonio netto.

Riserve da valutazione delle attività finanziarie disponibili per la vendita e (per quota) delle partecipazioni valutate al patrimonio netto: variazioni annue

Titoli di
debito
Titoli di
capitale
Quote di
O.I.C.R.
Finanziamenti (milioni di euro)
TOTALE al
31.12.2011
1. Esistenze iniziali -1.060 386 17 -1 -658
2. Variazioni positive 667 198 24 1 890
2.1 Incrementi di fair value 115 163 15 - 293
2.2 Rigiro a conto economico di riserve negative 400 20 1 - 421
da deterioramento 326 19 - - 345
da realizzo 74 1 1 - 76
2.3 Altre variazioni 152 15 8 1 176
3. Variazioni negative -2.207 -317 -61 - -2.585
3.1 Riduzioni di fair value -1.983 -171 -45 - -2.199
3.2 Rettifiche da deterioramento - - - - -
3.3 Rigiro a conto economico da riserve positive: da realizzo -50 -132 -4 - -186
3.4 Altre variazioni -174 -14 -12 - -200
4. Rimanenze finali (*) -2.600 267 -20 - -2.353

(*) L'importo include 2 milioni di riserve nette positive da valutazione delle attività finanziarie disponibili per la vendita riferibili a partecipazioni valutate a patrimonio netto.

Strumenti innovativi e non innovativi – apporto al patrimonio di base, supplementare e di terzo livello

Le principali caratteristiche contrattuali degli strumenti innovativi e non innovativi che, assieme al capitale ed alle riserve, rientrano nel calcolo del patrimonio di base e del patrimonio supplementare sono riepilogate nelle tabelle riportate nel seguito.

Patrimonio di base

Emittente Concedente Tasso di interesse S
t
e
p
-
u
p
Data
di
emissione
Data
di
scadenza
Rimborso
anticipato
a partire
dal
Val. Importo
originario
in unità di valuta
Apporto al
patrimonio di
vigilanza
(milioni di euro)
Intesa Sanpaolo 9,5% fisso No 01-ott-2010 perpetuo 01-giu-2016 Eur 1.000.000.000 1.000
Intesa Sanpaolo (*) fino al 20/6/2018 escluso: 8,047%;
successivamente Euribor 3 mesi + 4,10%
SI 20-giu-2008 perpetuo 20-giu-2018 Eur 1.250.000.000 1.250
Intesa Sanpaolo (*) fino al 24/9/2018 escluso 8,698%;
successivamente Euribor 3 mesi + 5,05%
SI 24-set-2008 perpetuo 24-set-2018 Eur 250.000.000 250
Intesa Sanpaolo (*) 8,375% fisso fino al 14/10/2019; poi
Euribor a 3 mesi + 6,87%
SI 14-ott-2009 perpetuo 14-ott-2019 Eur 1.500.000.000 1.500
Totale Preference share, strumenti innovativi e strumenti non innovativi di capitale (Tier I) al 31.12.2011
4.000
Totale Preference share, strumenti innovativi e strumenti non innovativi di capitale (Tier I) al 31.12.2010 4.500
(*) Titoli soggetti a "Grandfathering", computati nel patrimonio di base in applicazione del regime transitorio previsto nel Titolo I, Capitolo 2, Sezione II, paragrafo 1.4.1 della Circolare 263 del 27 dicembre 2006 - 11
aggiornamento del 31 gennaio 2012 "Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche".

Si segnala che in data 6 febbraio Intesa Sanpaolo ha annunciato un invito per il riacquisto dei seguenti titoli subordinati Tier 1, emessi dalla stessa Capogruppo.

Descrizione dei Titoli Prezzo di Acquisto (%
del Valore Nominale)
Valore Nominale
emesso
Valore nominale
accettato in acquisto
Valore Nominale
dopo la data di
regolamento (*)
9,5% Fixed Rate Resettable Perpetual
Subordinated Notes
90% € 1.000.000.000 € 277.900.000 € 722.100.000
8,375% Fixed to Floating Rate Perpetual
Subordinated Notes
91% € 1.500.000.000 € 493.750.000 € 1.006.250.000
8,047% Fixed to Floating Rate Perpetual
Subordinated Notes
88% € 1.250.000.000 € 454.200.000 € 795.800.000
(*) Rappresenta, per ciascun Titolo, il valore nominale alla data di emissione al netto del valore nominale aggregato dei Titoli accettati in acquisto ai sensi dell'Invito. Eventuali Titoli già detenuti
dall'Acquirente e dalle sue controllate non sono stati esclusi.

Tali strumenti sono computati al 31 dicembre 2011 nel Patrimonio di base (Tier 1) ma esclusi dal computo nel Core Tier 1 Capital.

L'operazione consente ad Intesa Sanpaolo di incrementare il Core Tier 1 Capital alle luce della plusvalenza derivante dal riacquisto dei titoli ad un prezzo inferiore al relativo valore di bilancio. Si ricorda inoltre che tali strumenti, ai sensi della proposta della Capital Requirements Directive (CRD IV) pubblicata dalla Commissione Europea, saranno sottoposti al regime del grandfathering e, quindi, progressivamente esclusi dal c.d. Additional Tier 1.

A seguito del perfezionamento dell'operazione lo scorso 20 febbraio, l'utile netto del Gruppo Intesa Sanpaolo nel primo trimestre 2012 registrerà un beneficio, comprensivo dell'effetto positivo della chiusura dei derivati di copertura dal rischio di tasso, pari a circa 180 milioni di euro, corrispondente a circa 6 centesimi di punto in termini di Core Tier 1 ratio, considerando gli attivi ponderati per il rischio (RWA) al 31 dicembre 2011.

Patrimonio supplementare

Emittente Concedente Tasso di interesse S
t
e
p
-
u
p
Data
di
emissione
Data
di
scadenza
Rimborso
anticipato
a partire
dal
Val. Importo
originario
in unità di valuta
Apporto al
patrimonio di
vigilanza
(milioni di euro)
Intesa Sanpaolo 6,625% fisso NO 08-mag-2008 08-mag-2018 NO Eur 1.250.000.000 1.222
Intesa Sanpaolo 6,16% fisso NO 27-giu-2008 27-giu-2018 NO Eur 120.000.000 120
Banca CR Firenze Euribor a 6 mesi + 1,40% NO 21-giu-2002 21-giu-2012 NO Eur 200.000.000 189
Banca CR Firenze Euribor a 6 mesi + 0,95% NO 05-dic-2003 05-dic-2013 NO Eur 200.000.000 149
Centro Leasing Banca Euribor a 3 mesi + 0,85% NO 17-lug-2007 17-lug-2017 NO Eur 30.000.000 27
Totale Strumenti ibridi (Upper Tier II) al 31.12.2011 1.707
Totale Strumenti ibridi (Upper Tier II) al 31.12.2010 1.706
Banca CR Firenze Euribor a 6 mesi + 0,15% NO 22-mag-2006 22-mag-2013 NO Eur 85.000.000 34
Banca Intesa Beograd Euribor a 6 mesi + 2,25% NO 15-giu-2006 15-dic-2012 15-giu-2012 Eur 60.000.000 12
Intesa Sanpaolo 1a ced.: 8%, 2 e 3a: 6,375%, le
successive: 13,8% meno 2 volte
Libor 12 mesi
(max 5,3%-min 4,5%)
NO 16-giu-1998 17-giu-2013 NO Lit 500.000.000.000 71
Intesa Sanpaolo 1a ced.: 8%, 2 e 3a: 6,375%, le
successive: 13,8% meno 2 volte Libor 12
mesi
(max 5,3%-min 4,5%)
NO 30-giu-1998 01-lug-2013 NO Lit 200.000.000.000 29
Intesa Sanpaolo 1a ced.: 8%, 2a: 5% e 3a: 4%,
le successive: 70% del tasso swap
Euro a 10 anni
NO 09-mar-1999 09-mar-2014 NO Lit 480.000.000.000 126
Intesa Sanpaolo 1a ced.: 8%, 2a: 5,5%, 3a: 4%,
le successive: 65% del tasso swap
Euro a 10 anni con un minimo del 4%
NO 15-lug-1999 15-lug-2014 NO Eur 250.000.000 131
Intesa Sanpaolo 6,11% fisso; dal 23 febbraio 2005 97%
tasso Euro Swap Mid 30 anni
NO 23-feb-2000 23-feb-2015 NO Eur 65.000.000 52
Intesa Sanpaolo 92% tasso Euro Swap Mid 30 anni; mai
inferiore alla cedola precedente.
NO 12-mar-2001 23-feb-2015 NO Eur 50.000.000 40
Intesa Sanpaolo 5,20% fisso NO 15-gen-2002 15-gen-2012 NO Eur 265.771.000 53
Intesa Sanpaolo 5,50% fisso NO 12-apr-2002 12-apr-2012 NO Eur 126.413.000 25
Intesa Sanpaolo 6,375% fisso; dal 12 novembre 2012
Libor Sterline inglesi
a 3 mesi
SI 12-ott-2007 12-nov-2017 12-nov-2012 Gpb 250.000.000 299
Intesa Sanpaolo 5,375% fisso NO 13-dic-2002 13-dic-2012 NO Eur 300.000.000 60
Intesa Sanpaolo fino al 20/2/2013 escluso: Euribor 3 mesi +
0,25% p.a.; successivamente: Euribor 3
mesi + 0,85% p.a.
SI 20-feb-2006 20-feb-2018 20-feb-2013 Eur 750.000.000 732
Intesa Sanpaolo fino al 18/03/2019 escluso: 5,625% p.a.;
successivamente: Sterling LIBOR 3 mesi +
1,125% p.a.
SI 18-mar-2004 18-mar-2024 18-mar-2019 Gbp 165.000.000 198
Intesa Sanpaolo fino al 2/3/2015 escluso: 3,75%
p.a.successivamente: Euribor 3 mesi +
0,89% p.a.
SI 02-mar-2005 02-mar-2020 02-mar-2015 Eur 500.000.000 495

Terzo Pilastro di Basilea 2 – Tavola 3 – Composizione del patrimonio di vigilanza

Emittente Concedente Tasso di interesse S
t
e
p
-
u
Data
di
emissione
Data
di
scadenza
Rimborso
anticipato
a partire
dal
Val. Importo
originario
in unità di valuta
Apporto al
patrimonio di
vigilanza
(milioni di euro)
Intesa Sanpaolo fino al 26/6/2013 escluso: 4,375%
p.a.;successivamente: Euribor 3 mesi +
1,00% p.a.
p
SI
26-giu-2006 26-giu-2018 26-giu-2013 Eur 500.000.000 491
Intesa Sanpaolo 5,87% fisso NO 26-nov-2008 26-nov-2015 NO Eur 415.000.000 323
Intesa Sanpaolo 6,25% fisso NO 12-nov-2008 12-nov-2015 NO Eur 545.000.000 427
Intesa Sanpaolo 6,16% fisso NO 29-ott-2008 29-ott-2015 NO Eur 382.401.000 297
Intesa Sanpaolo 4,80% fisso NO 28-mar-2008 28-mar-2015 NO Eur 800.000.000 636
Intesa Sanpaolo 4,00% fisso NO 30-set-2008 30-set-2015 NO Eur 1.097.000.000 846
Intesa Sanpaolo 5,75% fisso; dal 28/5/2013 Euribor 3 mesi
+ 1,98%
SI 28-mag-2008 28-mag-2018 28-mag-2013 Eur 1.000.000.000 972
Intesa Sanpaolo (Euribor 3 mesi+4%)/4 NO 24-feb-2009 24-feb-2016 NO Eur 635.350.000 626
Intesa Sanpaolo (Euribor 3 mesi+4%)/4 NO 12-mar-2009 12-mar-2016 NO Eur 165.050.000 154
Intesa Sanpaolo 5% fisso NO 23-set-2009 23-set-2019 NO Eur 1.500.000.000 1.459
Intesa Sanpaolo interessi pagati trimestralmente secondo la
formula (Euribor a 3 mesi + 1,6%)/4
NO 30-set-2010 30-set-2017 NO Eur 805.400.000 792
Intesa Sanpaolo 5,15% fisso NO 16-lug-2010 16-lug-2020 NO Eur 1.250.000.000 1.246
Intesa Sanpaolo interessi pagati trimestralmente secondo la
formula (Euribor a 3 mesi + 1,60%)/4
NO 10-nov-2010 10-nov-2017 NO Eur 479.050.000 473
Intesa Sanpaolo interessi pagati trimestralmente secondo la
formula (Euribor a 3 mesi + 2%)/4
NO 31-mar-2011 31-mar-2018 NO Eur 373.400.000 371
Pravex Bank 7,025% (Libor + 5%) NO diverse emissioni
collocate a
partire
dal12/09/2000
diverse emissioni
con scadenza
ultima al
31/07/2016
NO Usd 14.100.000 10
Banca Monte Parma 4,00% sino a 19/10/08, 4,25% sino
19/10/09, 4,50% sino 19/10/10, 4,75%
sino 19/10/11, 5,00% sino 19/11/12
NO 19-ott-2007 19-ott-2012 NO Eur 5.000.000 1
Banca Monte Parma 4,40% fisso NO 21-dic-2007 21-dic-2012 NO Eur 5.000.000 1
Banca Monte Parma 3,80% fisso NO 20-feb-2008 20-feb-2013 NO Eur 10.000.000 4
Banca Monte Parma 4,30% fisso NO 27-mag-2008 27-mag-2013 NO Eur 9.905.000 4
Banca Monte Parma 4,60% fisso NO 25-giu-2008 25-giu-2013 NO Eur 10.000.000 4
Banca Monte Parma 4,60% fisso NO 26-ago-2008 26-ago-2013 NO Eur 20.000.000 8
Banca Monte Parma 3,25% fisso NO 04-feb-2009 04-feb-2014 NO Eur 11.500.000 7
Banca Monte Parma 4,50% fisso NO 05-feb-2009 05-feb-2014 NO Eur 5.000.000 3
Banca Monte Parma 2,80% fisso NO 22-apr-2009 22-apr-2014 NO Eur 10.000.000 6
Banca Monte Parma 3,10% fisso NO 09-lug-2009 09-lug-2014 NO Eur 9.000.000 5
Banca Monte Parma 3,50% fisso NO 11-ago-2009 11-ago-2016 NO Eur 5.000.000 5
Banca Monte Parma 3,20% fisso NO 25-set-2009 25-set-2016 NO Eur 5.000.000 5
Banca Monte Parma 3,00% fisso NO 30-lug-2010 30-ott-2015 NO Eur 20.000.000 16
Totale Subordinati computabili (Lower Tier II) al 31.12.2011 11.549
Totale Subordinati computabili (Lower Tier II) al 31.12.2010 16.043
TOTALE AL 31.12.2011 13.256
TOTALE AL 31.12.2010 17.749

Patrimonio di terzo livello

Al 31 dicembre 2011 e al 31 dicembre 2010 non risultavano emessi prestiti subordinati computabili nel patrimonio di terzo livello (Tier 3 Capital) e interamente ammissibili, al netto delle operazioni infragruppo, alla "copertura" dei rischi di mercato.

Riconciliazione del Patrimonio contabile con il Patrimonio di base di vigilanza

Le componenti del "Patrimonio contabile" e gli strumenti innovativi di capitale illustrati in precedenza contribuiscono, sulla base delle regole stabilite da Banca d'Italia, alla formazione del "Patrimonio di base" di vigilanza, come sintetizzato nella tabella seguente:

(milioni di euro)
Informazione 31.12.2011 31.12.2010
Patrimonio netto di Gruppo 47.040 53.533
Patrimonio netto di terzi 718 1.067
PATRIMONIO NETTO 47.758 54.600
Componenti di patrimonio netto non riferibili al Gruppo bancario (-) 2 4
Assegnazione agli azionisti Intesa Sanpaolo S.p.A. di Riserva straordinaria (-) (*) -822 -1.033
ALTRE COMPONENTI -8.165 -20.545
- Strumenti innovativi e non innovativi di capitale (+) 4.010 4.528
- Avviamento (-) -9.177 -19.587
- Altre immobilizzazioni immateriali riferibili al Gruppo bancario (-) -5.467 -5.419
- Riserve da valutazione riferibili al Gruppo bancario (-) 3.292 1.045
- Riserve da valutazione negative riferibili al Gruppo bancario incluse come filtri negativi (-) -621 -453
- Fair value option: variazioni del proprio merito creditizio incluse come filtri negativi (-) -14 -11
- Altri filtri prudenziali negativi (-) -34 -491
- Altre rettifiche di vigilanza (+/-) -154 -157
TOTALE PATRIMONIO DI BASE AL LORDO DEGLI ELEMENTI DA DEDURRE 38.773 33.026
TOTALE ELEMENTI DA DEDURRE -1.478 -1.851
TOTALE PATRIMONIO DI BASE AL NETTO DEGLI ELEMENTI DA DEDURRE 37.295 31.175
(*) Come da proposta del Consiglio di Gestione. Per il 2010 la voce include il dividendo.

Le informazioni di dettaglio sulla composizione del patrimonio di vigilanza (di base, supplementare e relative deduzioni) sono riportate nella successiva sezione quantitativa della presente Tavola.

Informativa quantitativa

Composizione del Patrimonio di vigilanza

La composizione del patrimonio di vigilanza del Gruppo Intesa Sanpaolo al 31 dicembre 2011 è sintetizzata nella tavola sottostante:

(milioni di euro)
Informazione 31.12.2011 31.12.2010
A. Patrimonio di base prima dell'applicazione dei filtri prudenziali 39.442 33.981
B. Filtri prudenziali del patrimonio base: -669 -955
B.1 Filtri prudenziali IAS/IFRS positivi (+) - -
B.2 Filtri prudenziali IAS/IFRS negativi (-) -669 -955
C. Patrimonio di base al lordo degli elementi da dedurre (A+B) 38.773 33.026
D. Elementi da dedurre dal patrimonio di base 1.478 1.851
E. Totale patrimonio di base (TIER 1) (C-D) 37.295 31.175
F. Patrimonio supplementare prima dell'applicazione dei filtri prudenziali 13.737 18.315
G. Filtri prudenziali del patrimonio supplementare: -58 -116
G.1 Filtri prudenziali IAS/IFRS positivi (+) - -
G.2 Filtri prudenziali IAS/IFRS negativi (-) -58 -116
H. Patrimonio supplementare al lordo degli elementi da dedurre (F+G) 13.679 18.199
I. Elementi da dedurre dal patrimonio supplementare 1.478 1.851
L. Totale patrimonio supplementare (TIER 2) (H-I) 12.201 16.348
M. Elementi da dedurre dal totale del patrimonio di base e supplementare 3.144 3.721
N. Patrimonio di vigilanza (E+L-M) 46.352 43.802
O. Patrimonio di terzo livello (TIER 3) - -
P. Patrimonio di vigilanza incluso TIER 3 (N+O) 46.352 43.802

Informazioni di maggior dettaglio sulla composizione del patrimonio di base e supplementare sono fornite di seguito; si specifica che gli "Elementi da dedurre dal totale del patrimonio di base e supplementare" includono i contributi di derivazione assicurativa riferiti a rapporti sorti prima del 20 luglio 2006, che continuano ad essere dedotti dal totale.

Patrimonio di base

(milioni di euro)
Informazione 31.12.2011 31.12.2010
PATRIMONIO DI BASE TOTALE (TIER 1) (*)
- Capitale - azioni ordinarie (**) 8.289 6.454
- Capitale - azioni di risparmio (***) 488 488
- Sovrapprezzi di emissione 36.212 33.225
- Riserve e utile di periodo 13.279 14.299
- Strumenti non innovativi di capitale 1.000 1.000
- Strumenti innovativi di capitale con scadenza - -
- Strumenti oggetto di disposizioni transitorie (grandfathering) (***) 3.010 3.528
- Filtri prudenziali IAS/IFRS positivi (+)
Fair value option: variazioni del proprio merito creditizio - -
Azioni rimborsabili - -
Risorse patrimoniali oggetto di impegni di acquisto a termine computabili nel patrimonio di base - -
Altri filtri prudenziali positivi - -
TOTALE ELEMENTI POSITIVI 62.278 58.994
- Azioni o quote proprie (****) -2 -7
- Avviamento -9.177 -19.587
- Altre immobilizzazioni immateriali -5.467 -5.419
- Perdita del periodo -8.190 -
- Rettifiche di valore su crediti - -
- Rettifiche di valore di vigilanza relative al portafoglio di negoziazione e bancario - -
- Altri - -
- Filtri prudenziali IAS/IFRS negativi (-)
Fair value option: variazioni del proprio merito creditizio -14 -11
Riserve negative su titoli disponibili per la vendita - Titoli di capitale e a quote di O.I.C.R. - -
Riserve negative su titoli disponibili per la vendita - Titoli di debito (*) -621 -453
Plusvalenza cumulata netta su attività materiali - -
Risorse patrimoniali oggetto di impegni di acquisto a termine non computabili nel patrimonio di base - -
Altri filtri prudenziali negativi (**) -34 -491
TOTALE ELEMENTI NEGATIVI -23.505 -25.968
TOTALE PATRIMONIO DI BASE AL LORDO DEGLI ELEMENTI DA DEDURRE 38.773 33.026
TOTALE ELEMENTI DA DEDURRE -1.478 -1.851
- Partecipazione nella Banca d'Italia -312 -314
- Partecipazioni assicurative acquistate dopo il 20 luglio 2006 -552 -429
- Altre partecipazioni bancarie e finanziarie pari o superiori al 20% del capitale della partecipata -252 -436
- Eccedenza delle perdite attese rispetto alle rettifiche di valore (modelli IRB) -230 -594
- Altre deduzioni -132 -78
TOTALE PATRIMONIO DI BASE (AL NETTO DEGLI ELEMENTI DA DEDURRE) 37.295 31.175

(*) Le singole componenti del patrimonio di vigilanza includono sia la quota riferibile al patrimonio di Gruppo che dei soci terzi.

(**) Non include 11 milioni di azioni con privilegio soggetti a "Grandfathering", computati nel patrimonio di base alla riga "Strumenti oggetto di disposizioni transitorie" in applicazione del regime transitorio previsto nel Titolo I, Capitolo 2, Sezione II, paragrafo 1.4.1 della Circolare 263 del 27 dicembre 2006 - 5° aggiornamento del 22 dicembre 2010 "Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche".

(***) Titoli soggetti a "Grandfathering", computati nel patrimonio di base in applicazione del regime transitorio previsto nel Titolo I, Capitolo 2, Sezione II, paragrafo 1.4.1 della Circolare 263 del 27 dicembre 2006 - 5° aggiornamento del 22 dicembre 2010 "Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche".

(****) La voce include essenzialmente azioni ordinarie, per la sola componente di pertinenza del Gruppo bancario.

(*****) La voce non include le riserve negative su titoli di stato di Paesi UE per le quali la normativa di Vigilanza ha concesso l'opzione - esercitata dal Gruppo - di non inclusione nei filtri negativi del patrimonio di base, con un effetto sul Core Tier 1 pari a 31 centesimi di punto.

(******) La voce includeva, sino al 31 dicembre 2010, essenzialmente il filtro prudenziale connesso all'allineamento dei valori fiscali a quelli contabili dell'avviamento. Filtro abolito a valere dal 31 marzo 2011.

Il "Totale elementi da dedurre" è pari alla metà del complesso delle deduzioni, che vengono portate a ridurre per il 50% il patrimonio di base e per il restante 50% il patrimonio supplementare.

Patrimonio supplementare

(milioni di euro)
Informazione 31.12.2011 31.12.2010
PATRIMONIO SUPPLEMENTARE (TIER 2) (*)
- Riserve da valutazione - Attività materiali
Leggi speciali di rivalutazione 352 352
Attività materiali ad uso funzionale - -
- Riserve da valutazione - Titoli disponibili per la vendita
Titoli di capitale e quote di O.I.C.R. 117 232
Titoli di debito - -
- Strumenti non innovativi di capitale non computabili nel patrimonio di base - -
- Strumenti innovativi di capitale non computabili nel patrimonio di base - -
- Strumenti ibridi di patrimonializzazione 1.707 1.706
- Passività subordinate di secondo livello 11.549 16.043
- Eccedenza rettifiche di valore complessive rispetto alle perdite attese 363 167
- Plusvalenze nette su partecipazioni - -
- Altri elementi positivi 1 -
- Filtri prudenziali IAS/IFRS positivi (+)
Plusvalenza cumulata netta su attività materiali - -
Risorse patrimoniali oggetto di impegni di acquisto a termine computabili nel patrimonio supplementare - -
Altri filtri positivi -
TOTALE ELEMENTI POSITIVI 14.089 18.500
- Minusvalenze nette su partecipazioni -54 -22
- Crediti - -
- Altri elementi negativi -298 -163
- Filtri prudenziali IAS/IFRS negativi (-)
Quota non computabile della riserva da valutazione su attività materiali ad uso funzionale - -
Quota non computabile delle riserve positive su titoli disponibili per la vendita - Titoli di capitale -58 -116
Quota non computabile delle riserve positive su titoli disponibili per la vendita - Titoli di debito - -
Passività subordinate di 2° livello e strumenti ibridi di patrimonializzazione oggetto di impegni
di acquisto a termine non computabili nel patrimonio supplementare - -
Altri filtri negativi - -
TOTALE ELEMENTI NEGATIVI -410 -301
TOTALE PATRIMONIO SUPPLEMENTARE AL LORDO DEGLI ELEMENTI DA DEDURRE 13.679 18.199
TOTALE ELEMENTI DA DEDURRE -1.478 -1.851
- Partecipazione nella Banca d'Italia -312 -314
- Partecipazioni assicurative acquistate dopo il 20 luglio 2006 -552 -429
- Altre partecipazioni bancarie e finanziarie pari o superiori al 20% del capitale della partecipata -252 -436
- Eccedenza delle perdite attese rispetto alle rettifiche di valore (modelli IRB) -230 -594
- Altre deduzioni -132 -78
TOTALE PATRIMONIO SUPPLEMENTARE (AL NETTO DEGLI ELEMENTI DA DEDURRE) 12.201 16.348
(*) Le singole componenti del patrimonio di vigilanza includono sia la quota riferibile al patrimonio di Gruppo che dei soci terzi.

Tavola 4 – Adeguatezza patrimoniale

Informativa qualitativa

Valutazione dell'adeguatezza del capitale interno della banca

La gestione dell'adeguatezza patrimoniale si concretizza in un insieme di politiche che definiscono la dimensione e la combinazione ottimale tra i diversi strumenti di capitalizzazione, in modo da assicurare che la dotazione patrimoniale del Gruppo e delle sue controllate sia coerente con il profilo di rischio assunto e con i requisiti di vigilanza.

Il concetto di capitale a rischio è differenziato in relazione all'ottica con cui viene misurato e vengono definiti livelli di patrimonializzazione obiettivo:

– Capitale Regolamentare a fronte dei rischi di Pillar I;

– Capitale Economico complessivo a fronte dei rischi di Pillar II, ai fini del processo ICAAP.

Il Capitale Regolamentare ed il Capitale Economico complessivo differiscono tra loro per definizione e per copertura delle categorie di rischio. Il primo discende da schemi definiti nella normativa di vigilanza, il secondo dall'individuazione dei rischi rilevanti per il Gruppo Intesa Sanpaolo e dalla conseguente misurazione con l'adozione di modelli interni in relazione all'esposizione assunta.

L'attività di Capital Management si sostanzia nel governo della solidità patrimoniale attraverso un attento presidio sia dei vincoli regolamentari (primo pilastro di Basilea 2), sia dei vincoli gestionali attuali e prospettici (Pillar II), al fine di anticipare con congruo margine di tempo eventuali situazioni di criticità e di individuare possibili azioni correttive di generazione o recupero del capitale.

Nel processo di valutazione dell'adeguatezza patrimoniale viene quindi applicata una logica di "doppio binario": Capitale Regolamentare ai fini del rispetto dei requisiti di Primo Pilastro e Capitale Economico complessivo ai fini del processo ICAAP.

Il Gruppo Intesa Sanpaolo assegna un ruolo prioritario alla gestione e all'allocazione delle risorse patrimoniali anche ai fini del governo dell'operatività. In tale ambito, l'allocazione del capitale alle Business Unit è stabilita in funzione della specifica capacità di contribuire alla creazione di valore, tenuto conto del livello di remunerazione atteso dagli azionisti. A tale scopo sono adottate metriche interne di misurazione della performance (EVA) basate sia sul Capitale Regolamentare che sul Capitale Economico, anche nel rispetto dei requisiti di "use test" definiti dalla normativa di vigilanza.

L'attività di verifica del rispetto dei requisiti di vigilanza e della conseguente adeguatezza del patrimonio è dinamica nel tempo ed in funzione degli obiettivi fissati nel Piano d'impresa.

Un primo momento di verifica avviene nel processo di assegnazione degli obiettivi di budget: in funzione delle dinamiche di crescita attese di impieghi, altre attività e degli aggregati economici, si procede alla quantificazione dei rischi ed alla conseguente verifica di compatibilità dei ratios a livello di singola banca e del Gruppo nel suo complesso.

Il rispetto dell'adeguatezza patrimoniale viene ottenuto attraverso varie leve, quali la politica di pay out, la definizione di operazioni di finanza strategica (aumenti di capitale, emissione di prestiti convertibili e di obbligazioni subordinate, dismissione di attività non strategiche, ecc.) e la gestione della politica degli impieghi in funzione della rischiosità delle controparti.

La dinamicità della gestione è finalizzata ad individuare gli strumenti di approvvigionamento del capitale di rischio e degli strumenti ibridi di patrimonializzazione più idonei al conseguimento degli obiettivi.

Nel corso dell'anno e su base trimestrale viene effettuata un'attività di monitoraggio del rispetto dei livelli di patrimonializzazione, intervenendo, dove necessario, con appropriate azioni di indirizzo e controllo sugli aggregati patrimoniali.

Un'ulteriore fase di analisi e controllo preventivo dell'adeguatezza patrimoniale del Gruppo avviene ogni qualvolta si proceda ad operazioni di carattere straordinario (es. acquisizioni, cessioni, joint venture, ecc). In questo caso, sulla base delle informazioni relative all'operazione da porre in essere, si provvede a stimare l'impatto sui coefficienti e si programmano le eventuali azioni necessarie per rispettare i vincoli richiesti dagli Organi di Vigilanza.

Come già sottolineato, il Gruppo Intesa Sanpaolo attribuisce una forte rilevanza alla gestione e al controllo dei rischi, quali condizioni per garantire un'affidabile e sostenibile generazione di valore in un contesto di rischio controllato, dove adeguatezza patrimoniale, stabilità degli utili, liquidità e una forte reputazione rappresentano i cardini per preservare la propria redditività corrente e prospettica.

Il Capitale Economico, definito come la massima perdita "inattesa" in cui il Gruppo può incorrere in un orizzonte temporale di un anno, rappresenta una metrica chiave per definire l'assetto finanziario del Gruppo e orientare l'operatività, assicurando l'equilibrio tra i rischi assunti e il ritorno per gli azionisti.

Conseguentemente, nella declinazione della tolleranza al rischio ritenuta accettabile, il Gruppo si pone l'obiettivo di assicurare sull'arco di 12 mesi la copertura delle proprie passività con livello di probabilità al 99,95%, (in linea con il livello obiettivo di solvibilità di soggetti che presentano un rating pubblico di agenzia pari a A+).

Con riferimento agli obiettivi di stabilità sistemica, il Gruppo si pone come obiettivo quello di assicurare la copertura dei rischi al 99,9% di probabilità, anche in condizioni di stress.

Il Gruppo articola quindi tali principi generali in politiche, limiti e criteri applicati alle diverse categorie di rischio ed aree d'affari con specifici sotto-livelli di tolleranza per il rischio, in un quadro articolato di limiti e procedure di governo e controllo.

Come già evidenziato nella Tavola 1, il perimetro dei rischi individuati, presidiati e integrati, considerando i benefici di diversificazione, nel capitale economico, si articola come segue:

  • rischio di credito e di controparte. All'interno di tale categoria vengono anche ricondotti il rischio di concentrazione, il rischio paese ed i rischi residui, rispettivamente da cartolarizzazioni e da incertezza sui tassi di recupero creditizio;
  • rischio di mercato (trading book), comprendente il rischio di posizione, di regolamento e di concentrazione sul portafoglio di negoziazione;
  • rischio finanziario del banking book, rappresentato principalmente da:
    • o tasso di interesse e cambio;
    • o rischio su partecipazioni non integralmente consolidate;
    • o rischio sugli immobili di proprietà detenuti a qualunque titolo;
  • rischio operativo, comprendente anche il rischio legale;
  • rischio assicurativo;
  • rischio strategico.

Il livello di assorbimento di Capitale Economico viene stimato, oltre che sulla base della situazione attuale, anche a livello prospettico, in funzione delle ipotesi di Budget e dello scenario economico di previsione in condizioni ordinarie e di stress. La situazione del capitale informa il reporting aziendale ed è sottoposta trimestralmente al Comitato Governo dei Rischi di Gruppo, al Consiglio di Gestione ed al Comitato per il Controllo, nell'ambito del Tableau de Bord dei rischi di Gruppo.

Conformemente alle prescrizioni previste dalle nuove norme sull'adeguatezza patrimoniale, il Gruppo ha completato le attività tese al soddisfacimento dei requisiti previsti dal Secondo Pilastro della circolare n. 263, predisponendo ed inviando all'Autorità di Vigilanza - previa approvazione da parte degli Organi Sociali - i Resoconti ICAAP con riferimento ai precedenti esercizi in ottica consolidata. Il Gruppo ha altresì sostanzialmente completato il resoconto ICAAP sui dati del 31 dicembre 2011 e prospettici al 31 dicembre 2012 in vista dell'invio alla Banca d'Italia del documento definitivo entro il prossimo 30 aprile 2012. Le risultanze del processo ICAAP confermano la solidità patrimoniale del Gruppo: le risorse finanziarie disponibili garantiscono, con margini sufficienti, la copertura di tutti i rischi attuali e prospettici, anche in condizioni di stress.

Inoltre, nel mese di luglio sono stati resi pubblici i risultati dello stress test europeo 2011 coordinato dall'European Banking Authority (EBA), con la collaborazione della Banca centrale europea (BCE) e della Banca d'Italia, cui Intesa Sanpaolo ha partecipato. Il Gruppo Intesa Sanpaolo ha superato il test condotto sui 90 principali gruppi bancari europei, registrando un coefficiente patrimoniale Core Tier 1 – post simulazione dello scenario avverso - a fine 2012 pari all'8,9%, in confronto al 7,9% registrato a fine 2010 e al 5% minimo richiesto ai fini dello stress test, con una conseguente eccedenza di patrimonio Core Tier 1 capital per circa 14 miliardi rispetto all'adeguatezza patrimoniale minima richiesta ai fini del test. Tali risultati riflettono gli effetti dell'aumento di capitale concluso nel giugno 2011, al netto del quale il ratio in condizioni di stress sarebbe stato pari a 7,4%, comunque superiore al minimo.

Si segnala che, sempre nel corso del 2011, Intesa Sanpaolo ha anche soddisfatto il requisito di Core Tier I del 9%, calcolato considerando un Buffer di capitale a fronte delle esposizioni verso gli emittenti sovrani, come richiesto dall'EBA nell'ambito dell'esercizio per il rafforzamento del capitale delle Banche concluso a dicembre 2011.

Informativa quantitativa

Sulla base delle "Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le Banche" (Circolare di Banca d'Italia n.263 del 27 dicembre 2006 e successivi aggiornamenti), che recepiscono gli ordinamenti in materia di Convergenza internazionale della misurazione del capitale e dei coefficienti patrimoniali (Basilea 2), il patrimonio del Gruppo creditizio deve rappresentare almeno l'8% del totale delle attività ponderate (total capital ratio) derivanti dai rischi tipici dell'attività bancaria e finanziaria (rischi di credito, di controparte, di mercato e operativi), pesati in base alla segmentazione regolamentare delle controparti debitrici e tenendo conto delle tecniche di mitigazione del rischio di credito.

In linea generale, il requisito consolidato è costruito come somma dei requisiti individuali delle singole società appartenenti al Gruppo bancario, al netto delle esposizioni derivanti da rapporti infragruppo rientranti nel calcolo del rischio di credito, di controparte e di regolamento.

Inoltre il Gruppo Intesa Sanpaolo era soggetto ad un vincolo sul requisito patrimoniale consistente in un "floor" del 90% sulla somma dei requisiti per i rischi di credito, mercato, controparte e operativi calcolati in base alle regole di Basilea 1. Tale penalizzazione era stata introdotta prudenzialmente dalla Banca d'Italia in sede di autorizzazione all'utilizzo dei Metodi Interni per il calcolo del requisito per il rischio di credito a fronte di alcuni aspetti ritenuti meritevoli di implementazione. Tenuto conto dei miglioramenti conseguiti dal Gruppo Intesa Sanpaolo rispetto alle problematiche rilevate, la Banca d'Italia ha concesso l'autorizzazione alla riduzione del predetto floor dal 90 all'85% a partire dal 30 giugno 2011.

In aggiunta al Total capital ratio sopra citato, sono comunque in uso per la valutazione della solidità patrimoniale coefficienti più rigorosi: il Tier 1 capital ratio, rappresentato dal rapporto tra patrimonio di base e attività di rischio ponderate, e il Core Tier 1 capital ratio, rappresentato dal rapporto tra patrimonio di base (al netto delle preferred shares e, a partire dal 31 dicembre 2010, delle azioni di risparmio e ordinarie con privilegio) e attività di rischio ponderate.

Come già anticipato, alla fine del mese di ottobre 2011 l'Autorità Bancaria Europea (EBA) aveva proposto un esercizio sul capitale, richiedendo alle banche un rafforzamento del proprio capitale attraverso la costituzione di un buffer temporaneo rispetto alle esposizioni verso gli emittenti sovrani per tener conto delle condizioni di mercato. Nello specifico veniva richiesto un buffer che portasse il coefficiente Core Tier 1 al 9% entro la fine di giugno 2012; l'eventuale fabbisogno di capitale era stato calcolato in base ai dati di settembre 2011. L'esercizio sul capitale condotto dall'EBA, in cooperazione con l'autorità nazionale competente, aveva determinato il soddisfacimento, da parte di Intesa Sanpaolo, del 9% relativo al coefficiente Core Tier 1, dopo la rimozione dei filtri prudenziali sulle esposizioni sovrane nel portafoglio disponibile per la vendita (AFS) e la valutazione prudente, che rispecchiasse i prezzi di mercato, delle esposizioni sovrane nel portafoglio relativo a strumenti detenuti fino a scadenza (HTM) e in quello relativo ai crediti (L&R).

Il Gruppo Intesa Sanpaolo, a seguito di autorizzazione da parte dell'Organo di Vigilanza, utilizza per il calcolo dei requisiti patrimoniali sui rischi di credito e di controparte il metodo IRB Avanzato (AIRB) e di base per il segmento Corporate e il metodo IRB 1 per il segmento Mutui Retail (Mutui residenziali a privati), rispettivamente a partire dalla segnalazione al 31 dicembre 2008 (31 dicembre 2010 per il metodo Avanzato) e al 30 giugno 2010. Con riferimento alla segnalazione al 31 dicembre 2011 si segnala l'estensione dell'approccio IRB per il segmento Mutui Retail alle Casse ex Holding Intesa Casse del Centro ed il passaggio al modello AIRB di Intesa Sanpaolo Ireland. Il perimetro di applicazione dei metodi IRB, Avanzato o di base, è riportato nella Tavola 7 del presente documento.

Lo sviluppo dei modelli di rating relativi agli altri segmenti, su cui vengono applicati i metodi standard, e l'estensione del perimetro societario, ambito della loro applicazione, procede secondo un piano progressivo di adozione dei metodi avanzati presentato all'Organo di Vigilanza.

Le banche sono tenute anche a rispettare i requisiti patrimoniali a fronte dei rischi di mercato (cfr. Tavola 11), calcolati sull'intero portafoglio di negoziazione distintamente per i diversi tipi di rischio: rischio di posizione su titoli di debito e di capitale e rischio di concentrazione. Con riferimento all'intero bilancio, occorre inoltre determinare il rischio di cambio, il rischio di regolamento ed il rischio di posizione su merci. E' consentito l'utilizzo di modelli interni per determinare il requisito patrimoniale dei rischi di mercato; in particolare Intesa Sanpaolo e Banca IMI applicano il modello interno per il calcolo del rischio di posizione generico (rischio di oscillazione dei prezzi) e specifico (rischio emittente) per i titoli di capitale e del rischio di posizione generico (rischio oscillazione dei tassi) per i titoli di debito; per Banca IMI è incluso nel modello interno anche il rischio di posizione in quote OICR (per la componente Costant Proportion Portfolio Insurance - CPPI). Il perimetro dei rischi validati è stato poi esteso ai dividend derivatives e al rischio di

1 Poiché i sistemi di rating per le esposizioni al dettaglio devono riflettere sia il rischio del debitore sia quello specifico dell'operazione, in questo caso non sussiste la distinzione tra Metodo IRB di base ed Avanzato.

posizioni in merci per Banca IMI; inoltre, da dicembre 2011, Banca IMI ed Intesa Sanpaolo S.p.A. utilizzano lo Stressed VaR per il calcolo del requisito a fronte dei rischi di mercato. Per gli altri rischi si utilizzano le metodologie standard. Il rischio di controparte è calcolato indipendentemente dal portafoglio di allocazione.

Per quanto attiene ai Rischi Operativi, il Gruppo adotta ai fini di Vigilanza il Metodo Avanzato AMA (modello interno) per la determinazione del relativo requisito patrimoniale:

  • a partire dal 31 dicembre 2009, per un primo perimetro che comprende Unità Organizzative, Banche e Società della Divisione Banca dei Territori (a eccezione delle banche rete appartenenti al Gruppo Cassa di Risparmio di Firenze ma incluse le Casse del Centro), Leasint, Eurizon Capital e VUB Banka;
  • a partire dal 31 dicembre 2010, per un secondo perimetro di società appartenenti alla Divisione Corporate & Investment Banking, oltre a Setefi, alle rimanenti banche del Gruppo Cassa di Risparmio di Firenze e a PBZ Banka;
  • a partire dal 31 dicembre 2011, per un terzo perimetro che comprende Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo.

Le rimanenti società, che attualmente adottano il Metodo Standardizzato (TSA), migreranno a blocchi sui Modelli Avanzati a partire da fine 2012 secondo il piano di estensione presentato agli Organi Amministrativi e alla Vigilanza (cfr. Tavola 12).

(milioni di euro)
31.12.2011 31.12.2010
Informazioni Importi non Importi Requisiti Importi non Importi Requisiti
ponderati ponderati ponderati ponderati
A. REQUISITI PATRIMONIALI DI VIGILANZA
A.1 Rischio di credito e di controparte 563.946 277.498 22.200 544.764 289.172 23.134
1. Metodologia standardizzata 274.917 132.167 10.573 270.698 135.773 10.862
2. Modelli interni - base 29.885 22.907 1.833 27.798 22.589 1.807
3. Modelli interni - avanzati ed esposizioni al dettaglio 254.900 116.365 9.309 240.696 125.277 10.022
4. Cartolarizzazioni - banking book 4.244 6.059 485 5.572 5.533 443
A.2 Rischi di mercato 17.488 1.399 15.385 1.231
1. Metodologia standardizzata (*) 12.240 979 12.229 978
2. Modelli interni (**) 5.246 420 2.523 202
3. Rischio di concentrazione 2 - 633 51
A.3 Rischio operativo 24.825 1.986 27.175 2.174
1. Metodo base 1.088 87 1.613 129
2. Metodo standardizzato 4.075 326 5.275 422
3. Metodo avanzato 19.662 1.573 20.287 1.623
A.4 Altri requisiti prudenziali - - - -
A.5 Altri elementi di calcolo (***) 5.395 432 426 34
A.6 Totale requisiti prudenziali 325.206 26.017 332.158 26.573
B. COEFFICIENTI DI SOLVIBILITA' (%)
B.1 Core Tier 1 ratio 10,1% 7,9%
B.2 Tier 1 ratio 11,5% 9,4%
B.3 Total capital ratio 14,3% 13,2%

Requisiti patrimoniali e coefficienti di vigilanza del Gruppo Intesa Sanpaolo

(**) A partire dal 31 dicembre 2011 la voce include, in termini di attività di rischio ponderate e requisiti, anche il nuovo presidio a fronte dei rischi di mercato per lo Stressed VaR per un importo di (*) La voce include, in termini di attività di rischio ponderate e requisiti, anche il presidio a fronte dei rischi di mercato su cartolarizzazioni del trading book per 3.637 milioni di attività di rischio ponderate e 291 milioni di capitale assorbito, di cui 19 sono riferiti a Credit Default Swap aventi come sottostanti posizioni verso cartolarizzazioni e inclusi nel portafoglio di correlazione.

228 milioni (2.853 milioni per le attività di rischio ponderate).

(***) La voce include gli ulteriori requisiti patrimoniali specifici richiesti dall'Autorità di Vigilanza a singole entità del Gruppo e l'integrazione per il floor relativo al calcolo dei requisiti patrimoniali per il rischio di credito secondo i metodi IRB.

Nel caso della metodologia standardizzata gli "importi non ponderati" corrispondono - in ottemperanza alle disposizioni normative - al valore dell'esposizione che tiene conto dei filtri prudenziali, delle tecniche di mitigazione del rischio e dei fattori di conversione del credito. Nel caso di metodologia basata sui rating interni, gli "importi non ponderati" corrispondono alla "esposizione al momento del default" (c.d. EAD). Nel caso delle garanzie rilasciate e degli impegni a erogare fondi, nella determinazione dell'EAD concorrono anche i fattori di conversione del credito.

Per permettere un miglior confronto tra i dati dei due periodi esposti nella tabella precedente (i dati del periodo precedente non sono stati riesposti per tener conto delle variazione del perimetro di consolidamento), si specifica che:

la vendita della Cassa di Risparmio della Spezia e di 96 sportelli del Gruppo a Crédit Agricole, ha comportato una diminuzione dell'attivo a rischio - importi ponderati - di circa 3 miliardi

(essenzialmente rischio di credito e di controparte);

l'acquisizione di Banca Monte Parma ha determinato un aumento dell'attivo a rischio di circa 2,7 miliardi (anche in questo caso essenzialmente per rischio di credito e di controparte).

L'acquisizione di Banca Sara e Banco Emiliano Romagnolo, nonché la cessione di Fideuram Bank (Suisse) non hanno inciso significativamente sull'attivo a rischio.

Nelle tabelle che seguono, sono esposti i dettagli dei diversi requisiti patrimoniali del Gruppo al 31dicembre 2011. Ulteriori dettagli, relativamente agli importi "non ponderati", sono riportati:

  • per il metodo standardizzato e per le cartolarizzazioni in Tavola 6 (ove peraltro gli importi delle operazioni fuori bilancio sono riportati ante ponderazione per i fattori di conversione creditizia – FCC);
  • per il metodo dei modelli interni in Tavola 7 e nella parte di Tavola 6 relativa alle esposizioni creditizie specializzate e in strumenti di capitale nell'ambito dei metodi IRB.

Relativamente agli importi "ponderati", invece, maggiori informazioni sono riportate:

  • per le cartolarizzazioni in Tavola 10;
  • per gli strumenti di capitale (metodo IRB e standard) in Tavola 13.

Requisito patrimoniale per Rischio di Credito e di controparte (Metodo Standard)

(milioni di euro)
Portafoglio regolamentare Requisito patrimoniale
31.12.2011 31.12.2010
Esposizioni verso o garantite da amministrazioni e banche centrali 111 108
Esposizioni verso o garantite da enti territoriali 292 287
Esposizioni verso o garantite da enti senza scopo di lucro e del settore pubblico 311 162
Esposizioni verso o garantite da banche multilaterali di sviluppo 1 1
Esposizioni verso o garantite da organizzazioni internazionali - -
Esposizioni verso o garantite da intermediari vigilati 1.429 1.194
Esposizioni verso o garantite da imprese 3.377 3.588
Esposizioni al dettaglio 2.757 2.892
Esposizioni garantite da immobili 573 626
Esposizioni scadute 668 670
Esposizioni ad alto rischio 120 154
Esposizioni sotto forma di obbligazioni bancarie garantite 2 1
Esposizioni a breve termine verso imprese 63 98
Esposizioni verso OICR 164 341
Altre esposizioni 705 740
Totale Requisito patrimoniale per Rischio di Credito e di controparte
(Metodo Standard) 10.573 10.862
(milioni di euro)
Portafoglio regolamentare Requisito patrimoniale
31.12.2011 31.12.2010
A. Esposizioni verso o garantite da imprese (Metodo IRB di base e avanzato) 10.204 10.795
A.1) Finanziamenti specializzati 490 515
A.2) Finanziamenti specializzati - slotting criteria 297 176
A.3) PMI (Piccole e Medie Imprese) 3.484 3.613
A.4) Altre imprese 5.933 6.491
B. Esposizioni garantite da immobili residenziali (Metodo IRB) 861 982
B.1) Retail 861 982
C. Strumenti di capitale (Metodo della ponderazione semplice) 77 52
C.1) Strumenti di private equity detenuti in forma sufficientemente diversificata 26 25
C.2) Strumenti di capitale quotati sui mercati regolamentati 3 10
C.3) Altri strumenti di capitale 48 17
D. Strumenti di capitale: Altre attività - Partecipazioni strumentali - -
E. Esposizioni soggette a disposizioni di vigilanza transitorie sui requisiti patrimoniali - -
Totale Requisito patrimoniale per Rischio di Credito e di controparte
(Metodi IRB) 11.142 11.829

Requisito patrimoniale per Rischio di Credito e di controparte (Metodi IRB)

Le esposizioni in strumenti di capitale in capo alle società che hanno adottato la metodologia IRB per il portafoglio regolamentare Corporate, soggette a clausola di salvaguardia per quanto riguarda i requisiti patrimoniali (grandfathering), presentano un requisito patrimoniale pari a 167 milioni (214 milioni al 31 dicembre 2010).

Requisito patrimoniale per Rischio di Credito e di controparte su cartolarizzazioni – banking book (Metodo Standard)

(milioni di euro)
Informazione Requisito patrimoniale
31.12.2011 31.12.2010
Cartolarizzazioni proprie 41 43
Cartolarizzazioni di terzi 444 400
Totale Requisito patrimoniale per Rischio di Credito e di controparte su
cartolarizzazioni (Metodo Standard)
485 443

Requisito patrimoniale per Rischio di Mercato

(milioni di euro)
Informazione Requisito patrimoniale
31.12.2011 31.12.2010
Attività ricomprese nel portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza 1.265 1.120
Rischio di posizione (*) 1.265 1.069
Rischio di concentrazione - 51
Altre attività 134 111
Rischio di cambio 67 67
Rischio regolamento per transazioni Delivery Versus Payment (DVP) - -
Rischio di posizione in merci 67 44
Totale Requisito patrimoniale per Rischio di Mercato 1.399 1.231

(*) La voce include il requisito patrimoniale relativo a posizioni verso cartolarizzazioni per 291 milioni di euro.

A partire dal 31 dicembre 2011, i requisiti a fronte dei Rischi di mercato includono anche il nuovo presidio relativo al calcolo dello Stressed VaR per un importo di 228 milioni.

Il requisito patrimoniale a fronte del "rischio di controparte" è pari a 718 milioni (496 milioni al 31 dicembre 2010). Il rischio di controparte è calcolato, oltre che sul portafoglio di negoziazione, anche sul banking book. Tale requisito è riportato - in capo ai singoli portafogli regolamentari - nelle tabelle dei requisiti patrimoniali a fronte dei rischi di credito: metodo standard e metodo IRB.

Requisito patrimoniale per Rischio Operativo

(milioni di euro)
Informazione Requisito patrimoniale
31.12.2011 31.12.2010
Metodo base 87 129
Metodo standard 326 422
Metodo avanzato 1.573 1.623
Totale Requisito patrimoniale per Rischio Operativo 1.986 2.174

La quasi totalità del Gruppo utilizza per il calcolo del requisito patrimoniale per il rischio operativo il Metodo Avanzato (AMA) e il Metodo Standard. Una residuale quota di società adotta il Metodo Base. Per il Metodo AMA il requisito viene ricalcolato su base semestrale, mentre per il Metodo Standard e Base si procede alla rideterminazione del requisito solo annualmente, salvo che una o più società del Gruppo cambino approccio nel corso dell'anno, migrando verso modelli più evoluti (come accaduto già dal primo trimestre 2011, quando le controllate estere Banca Intesa Beograd e Bank of Alexandria sono migrate dal Metodo Base al Metodo Standard). Dal 31 dicembre 2011 anche Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo (BIIS) utilizza il metodo Avanzato (AMA).

Tavola 5 – Rischio di credito: informazioni generali riguardanti tutte le banche

Informativa qualitativa

Definizioni di crediti "deteriorati" e di crediti "scaduti"

Rientrano tra le attività finanziarie deteriorate i crediti che, a seguito del verificarsi di eventi occorsi dopo la loro iscrizione, mostrino oggettive evidenze di una possibile perdita di valore.

Per la classificazione delle attività deteriorate nelle diverse categorie di rischio (sofferenze, incagli, esposizioni ristrutturate ed esposizioni scadute e/o sconfinanti, in relazione al loro decrescente stato di criticità), il Gruppo fa riferimento alla normativa emanata in materia dalla Banca d'Italia, coerente con la regolamentazione all'uopo prevista dagli accordi di Basilea, e ai principi IAS/IFRS, integrata con disposizioni interne che fissano criteri e regole per il passaggio, talora anche in automatico, dei crediti nell'ambito delle distinte categorie di rischio.

La valutazione di tali attività è stata effettuata in conformità ai criteri e alle modalità illustrate nel seguito della presente Tavola.

Con riferimento ai crediti scaduti e/o sconfinanti, ai ristrutturati e agli incagli, le strutture competenti per la gestione sono individuate, sulla base di prefissate soglie di rilevanza, in unità organizzative periferiche che svolgono attività specialistica e in strutture di Direzione Centrale, anch'esse specialistiche, alle quali competono altresì funzioni di indirizzo e coordinamento dell'intera materia.

Con riferimento ai crediti a sofferenza, si evidenzia che, a decorrere dal secondo semestre 2010, il Gruppo ha adottato un modello organizzativo basato sulla specializzazione delle competenze gestionali tra strutture interne e strutture esterne allo stesso, prevedendo che le posizioni di maggiore rilevanza e complessità siano gestite internamente. In particolare, tale modello prevede:

  • l'attribuzione alla Direzione Recupero Crediti del coordinamento di tutte le attività di recupero crediti nonché la gestione diretta (per Intesa Sanpaolo S.p.A. e per la quasi totalità delle Banche della Divisione Banca dei Territori) dei clienti classificati a sofferenza a decorrere da luglio 2010 aventi un'esposizione superiore ad una prefissata soglia d'importo;
  • l'attribuzione a Italfondiario S.p.A. (per Intesa Sanpaolo S.p.A. e per la quasi totalità delle Banche della Divisione Banca dei Territori) la gestione diretta – attraverso uno specifico mandato e con limiti predefiniti – dei clienti classificati a sofferenza a decorrere da luglio 2010 aventi un'esposizione inferiore alla suddetta soglia d'importo. (l'attività di Italfondiario S.p.A. è sempre coordinata e monitorata dalla Direzione Recupero Crediti);
  • la possibilità, in casi particolari, di non affidare a Italfondiario S.p.A. la gestione di alcune tipologie di crediti;
  • il mantenimento della competenza gestionale, definita in base al precedente modello organizzativo, tra Direzione Recupero Crediti e Italfondiario S.p.A. per i crediti a sofferenza esistenti al 30 giugno 2010;
  • per le posizioni a sofferenza di importo limitato la cessione routinaria pro-soluto su base mensile a società terze all'atto della classificazione a sofferenza, con alcune esclusioni specifiche.

Per quanto attiene ai crediti affidati alla gestione diretta della Direzione Recupero Crediti, si evidenzia che, per la gestione dell'attività di recupero, la stessa si avvale di strutture specialistiche da essa dipendenti dislocate sul territorio. Nell'ambito della predetta attività, ai fini dell'individuazione delle ottimali strategie attuabili per ciascuna posizione, sono state esaminate - in termini di analisi costi/benefici - sia soluzioni giudiziali che stragiudiziali, tenendo conto anche dell'effetto finanziario dei tempi stimati di recupero.

La valutazione dei crediti è stata oggetto di revisione ogni qual volta si è venuti a conoscenza di eventi significativi tali da modificare le prospettive di recupero. Affinché tali eventi potessero essere tempestivamente recepiti, si è proceduto ad un monitoraggio periodico del patrimonio informativo relativo ai debitori e ad un costante controllo sull'andamento degli accordi stragiudiziali e sulle diverse fasi delle procedure giudiziali in essere.

Per quanto attiene ai crediti affidati in mandato di gestione a Italfondiario S.p.A., si evidenzia che l'attività svolta da tale società è oggetto di monitoraggio da parte delle strutture interne alla Banca a ciò preposte.

Si segnala in particolare che l'attività di valutazione dei crediti è svolta con modalità analoghe a quelle previste per le posizioni in gestione interna e che per quanto attiene alle altre attività gestionali sono previsti criteri guida analoghi a quelli esistenti per le posizioni gestite internamente.

La classificazione delle posizioni tra le attività finanziarie deteriorate e nei relativi sistemi gestionali è effettuata su proposta sia delle strutture territoriali proprietarie della relazione commerciale, sia delle funzioni specialistiche periferiche e centrali preposte al controllo e alla gestione dei crediti.

Ai fini di bilancio la classificazione tra le attività deteriorate avviene anche tramite automatismi qualora siano superate predeterminate condizioni oggettive di inadempienza. Ci si riferisce ai crediti scaduti e/o sconfinanti, l'individuazione dei quali è effettuata a livello di Gruppo, oltre che alle posizioni che hanno maturato le condizioni di incaglio oggettivo definite dalla Banca d'Italia.

Automatismi di sistema, nell'evidenziare eventuali disallineamenti, garantiscono, ai crediti deteriorati significativi di controparti condivise tra diversi intermediari del Gruppo, la necessaria univoca convergenza degli intenti gestionali. La significatività è rappresentata dal superamento di una prestabilita soglia di rilevanza dei crediti classificati a maggior rischio, rispetto alla complessiva esposizione.

Il ritorno in bonis delle esposizioni classificate tra gli incagli, i ristrutturati e le sofferenze, disciplinato dall'Organo di Vigilanza nonché da specifica normativa interna, avviene su iniziativa delle citate strutture preposte alla gestione, previo accertamento del venir meno delle condizioni di criticità e dello stato di insolvenza.

Per quanto attiene alle esposizioni classificate tra i "crediti scaduti e/o sconfinanti" la rimessa in bonis è effettuata in via automatica ad avvenuto rientro dell'esposizione; lo stesso meccanismo è applicato alle esposizioni di modesta entità, già automaticamente classificate ad incaglio in ottemperanza a disposizioni interne, qualora, sempre per verifica automatica, sia rilevato il superamento delle condizioni che ne ebbero a determinare la classificazione.

Il complesso dei crediti problematici è oggetto di costante monitoraggio attraverso un predefinito sistema di controllo e di periodico reporting direzionale.

Le definizioni delle diverse categorie di crediti "deteriorati" (esposizioni scadute, incagliate, ristrutturate ed in sofferenza) sono di seguito riportate. In sintesi:

Sofferenze

Esposizioni per cassa e fuori bilancio nei confronti di un soggetto in stato di insolvenza (anche non accertato giudizialmente) o in situazioni sostanzialmente equiparabili, indipendentemente dalle eventuali previsioni di perdita formulate dalla banca. Si prescinde, pertanto, dall'esistenza di eventuali garanzie (reali o personali) poste a presidio delle esposizioni. Sono incluse anche le esposizioni nei confronti degli enti locali italiani (comuni e province) in stato di dissesto finanziario per la quota parte assoggettata alla pertinente procedura di liquidazione. Sono inoltre inclusi i finanziamenti verso persone fisiche integralmente assistiti da garanzia ipotecaria concessi per l'acquisto di immobili di tipo residenziale abitati, destinati ad essere abitati o dati in locazione dal debitore, quando sia stata effettuata la notifica del pignoramento al debitore.

Partite incagliate

Esposizioni per cassa e fuori bilancio nei confronti di soggetti in temporanea situazione di obiettiva difficoltà, che sia prevedibile possa essere rimossa in un congruo periodo di tempo. Si prescinde dall'esistenza di eventuali garanzie (personali o reali) poste a presidio delle esposizioni. Tra le partite incagliate sono incluse, salvo che non ricorrano i presupposti per una loro classificazione fra le sofferenze, le esposizioni verso gli emittenti che non abbiano onorato puntualmente gli obblighi di pagamento (in linea capitale o interessi) relativamente ai titoli di debito quotati. A tal fine si riconosce il "periodo di grazia" previsto dal contratto o, in assenza, riconosciuto dal mercato di quotazione del titolo. Tra le partite incagliate vanno in ogni caso incluse (c.d. "incagli oggettivi") le esposizioni diverse da quelle: a) classificate in sofferenza; b) rientranti nei portafogli "Amministrazioni Centrali e Banche Centrali", "Enti territoriali" ed "Enti del settore pubblico" ai fini del calcolo di requisiti patrimoniali per il rischio di credito e di controparte) per le quali risultino soddisfatte entrambe le seguenti condizioni:

i. siano scadute e/o sconfinanti in via continuativa:

1) da oltre 150 giorni, nel caso di esposizioni connesse con l'attività di credito al consumo aventi durata originaria inferiore a 36 mesi;

2) da oltre 180 giorni, nel caso di esposizioni connesse con l'attività di credito al consumo avente durata originaria pari o superiore a 36 mesi;

3) da oltre 270 giorni, per le esposizioni diverse da quelle di cui ai precedenti punti 1) e 2);

ii. l'importo complessivo delle esposizioni di cui al precedente alinea i. e delle altre quote scadute da meno di 150, 180 o 270 giorni (esclusi gli eventuali interessi di mora richiesti al cliente), a seconda del tipo di esposizione che risulti scaduta, verso il medesimo debitore, sia almeno pari al 10 per cento dell'intera esposizione verso tale debitore (esclusi gli interessi di mora). Ai fini del calcolo del

denominatore si considera il valore contabile per i titoli e l'esposizione per cassa per le altre posizioni di credito; inoltre, nel calcolo sia del numeratore sia del denominatore non si considerano i finanziamenti ipotecari.

Esposizioni ristrutturate

Esposizioni ristrutturate: esposizioni per cassa e fuori bilancio per le quali una banca (o un pool di banche), a causa del deterioramento delle condizioni economico-finanziarie del debitore, acconsente a modifiche delle originarie condizioni contrattuali (ad esempio, riscadenzamento dei termini, riduzione del debito e/o degli interessi) che diano luogo a una perdita. Sono escluse le esposizioni nei confronti di imprese per le quali sia prevista la cessazione dell'attività (ad esempio, casi di liquidazione volontaria o situazioni similari). I requisiti relativi al "deterioramento delle condizioni economico-finanziarie del debitore" e alla presenza di una "perdita" si presumono soddisfatti qualora la ristrutturazione riguardi esposizioni già classificate nelle classi di anomalia incagli o esposizioni scadute/sconfinanti deteriorate. Qualora la ristrutturazione riguardi esposizioni verso soggetti classificati "in bonis" o esposizioni scadute/sconfinanti non deteriorate, il requisito relativo al "deterioramento delle condizioni economico-finanziarie del debitore" si presume soddisfatto se la ristrutturazione coinvolge un pool di banche. Si prescinde dall'esistenza di eventuali garanzie (personali o reali) poste a presidio delle esposizioni.

Esposizioni scadute

Esposizioni scadute e/o sconfinanti: esposizioni per cassa e "fuori bilancio" - diverse da quelle classificate a sofferenza, incaglio o fra le esposizioni ristrutturate - che, alla data di riferimento, risultano scadute o sconfinanti da oltre 180 giorni con carattere continuativo. Per alcune tipologie di esposizione le disposizioni di Vigilanza non prevedono l'utilizzo del termine dei 180 giorni, ma fissano il termine in 90 giorni (essenzialmente banche e amministrazioni centrali e clientela non residente, nonché le esposizioni garantite da immobili non soggette al metodo IRB per il calcolo dei requisiti patrimoniali). Si prescinde dall'esistenza di eventuali garanzie (personali o reali) poste a presidio delle esposizioni.

Otre alle suddette tipologie di esposizioni deteriorate, il Gruppo Intesa Sanpaolo monitora e segnala periodicamente alla Banca d'Italia anche i crediti scaduti da 90 giorni (inclusi ancora nei crediti in bonis), definiti come esposizioni scadute e/o sconfinanti da oltre 90 giorni non già classificate in una delle classi di credito deteriorato.

Descrizione delle metodologie adottate per determinare le rettifiche di valore

Ad ogni data di bilancio le attività finanziarie non classificate nelle voci Attività finanziarie detenute per la negoziazione e Attività finanziarie valutate al fair value sono sottoposte ad un test di impairment (perdita di valore) al fine di verificare se esistono obiettive evidenze che possano far ritenere non interamente recuperabile il valore di iscrizione delle attività stesse.

Si è in presenza di perdite di valore se vi è evidenza oggettiva di una riduzione dei flussi di cassa futuri, rispetto a quelli originariamente stimati, a seguito di specifici eventi; la perdita deve poter essere quantificata in maniera affidabile ed essere correlata ad eventi attuali, non meramente attesi.

La valutazione di impairment viene effettuata su base analitica per le attività finanziarie che presentano specifiche evidenze di perdite di valore e collettivamente, per le attività finanziarie per le quali non è richiesta la valutazione analitica o per le quali la valutazione analitica non ha determinato una rettifica di valore. La valutazione collettiva si basa sull'individuazione di classi di rischio omogenee delle attività finanziarie con riferimento alle caratteristiche del debitore/emittente, al settore economico, all'area geografica, alla presenza di eventuali garanzie e di altri fattori rilevanti.

Con riferimento ai crediti verso clientela e verso banche, sono sottoposti a valutazione analitica i crediti ai quali è stato attribuito lo status di sofferenza, incaglio, ristrutturato o di scaduto secondo le definizioni della Banca d'Italia, coerenti con i principi IAS/IFRS.

Detti crediti deteriorati sono oggetto di un processo di valutazione analitica, o con determinazione della previsione di perdita per categorie omogenee ed attribuzione analitica ad ogni posizione, e l'ammontare della rettifica di valore di ciascun credito è pari alla differenza tra il valore di bilancio dello stesso al momento della valutazione (costo ammortizzato) ed il valore attuale dei previsti flussi di cassa futuri, calcolato applicando il tasso di interesse effettivo originario.

I flussi di cassa previsti tengono conto dei tempi di recupero attesi, del presumibile valore di realizzo delle eventuali garanzie nonché dei costi che si ritiene verranno sostenuti per il recupero dell'esposizione creditizia. I flussi di cassa relativi a crediti il cui recupero è previsto nel breve termine non vengono attualizzati, in quanto il fattore finanziario risulta non significativo.

I crediti per i quali non sono state individuate singolarmente evidenze oggettive di perdita sono sottoposti alla valutazione di una perdita di valore collettiva. Tale valutazione avviene per categorie di crediti omogenee in termini di rischio di credito e le relative percentuali di perdita sono stimate tenendo conto di serie storiche, fondate su elementi osservabili alla data della valutazione, che consentano di stimare il valore della perdita latente in ciascuna categoria di crediti. Nella valutazione si tiene conto anche della rischiosità connessa con il Paese di residenza della controparte.

La determinazione degli accantonamenti sui crediti vivi è effettuata identificando le maggiori sinergie possibili (per quanto consentito dalle diverse normative) con l'approccio previsto ai fini di vigilanza dalle disposizioni del "Nuovo accordo sul capitale" denominato Basilea 2. In particolare, i parametri del modello di calcolo previsti dalle nuove disposizioni di vigilanza, rappresentati dalla PD (Probability of Default) e dalla LGD (Loss Given Default), vengono utilizzati – laddove già disponibili – anche ai fini delle valutazioni di bilancio. Il rapporto tra i due citati parametri costituisce la base di partenza per la segmentazione dei crediti, in quanto essi sintetizzano i fattori rilevanti considerati dai principi IAS/IFRS per la determinazione delle categorie omogenee, e per il calcolo degli accantonamenti. L'orizzonte temporale di un anno utilizzato per la valorizzazione della probabilità di default si ritiene possa approssimare la nozione di incurred loss, cioè di perdita fondata su eventi attuali ma non ancora acquisiti dall'impresa nella revisione del grado di rischio dello specifico cliente, prevista dai principi contabili internazionali. Lo stesso orizzonte temporale viene ridotto a sei mesi solo con riferimento alle controparti rappresentate da persone fisiche per le quali il riconoscimento della situazione di peggioramento creditizio ed il conseguente trasferimento tra i crediti deteriorati avviene in genere a seguito di rate impagate o di sconfini continuativi per oltre 90/180 giorni.

La misura dell'accantonamento tiene inoltre conto di fattori correttivi quali l'andamento del ciclo economico e la concentrazione di rischi creditizi verso soggetti le cui esposizioni verso il Gruppo sono rilevanti.

Con riferimento alle attività disponibili per la vendita, il processo di rilevazione di eventuali impairment prevede la verifica della presenza di indicatori di impairment e la determinazione dell'eventuale svalutazione.

Gli indicatori di impairment sono sostanzialmente suddivisibili in due categorie: indicatori derivanti da fattori interni inerenti la società oggetto di valutazione, e quindi di tipo qualitativo, e - per i titoli di capitale - indicatori esterni di carattere quantitativo derivanti dai valori di mercato dell'impresa.

Relativamente alla prima categoria di indicatori sono ritenuti rilevanti i seguenti fattori: il conseguimento di risultati economici negativi o comunque un significativo scostamento rispetto ad obiettivi di budget o previsti da piani pluriennali comunicati al mercato, l'annuncio/avvio di procedure concorsuali o di piani di ristrutturazione, la revisione al ribasso del "rating" espresso da una società specializzata di oltre due classi. Per quanto riguarda la seconda categoria, assume rilevanza una significativa o prolungata riduzione del fair value al di sotto del valore di iscrizione iniziale; più in particolare, rispetto a quest'ultimo valore, è ritenuta significativa una riduzione del fair value di oltre il 30% e prolungata una riduzione continuativa per un periodo superiore ai 24 mesi. In presenza del superamento di una di tali soglie viene effettuato l'impairment del titolo; in assenza del superamento di tali soglie e in presenza di altri indicatori di impairment la rilevazione della perdita di valore deve essere corroborata anche dal risultato di specifiche analisi relative al titolo e all'investimento.

L'importo dell'impairment è determinato con riferimento al fair value dell'attività finanziaria.

Per i metodi utilizzati per la determinazione del fair value si rimanda a quanto indicato nel relativo capitolo illustrativo (cfr. Tavola 11).

Gli accantonamenti su base analitica e collettiva, relativi alla stima dei possibili esborsi connessi al rischio di credito relativo alle garanzie ed impegni, determinati applicando i medesimi criteri precedentemente esposti con riferimento ai crediti, sono appostati tra le Altre passività, come previsto dalle Istruzioni della Banca d'Italia.

Informativa quantitativa

Nelle tabelle che seguono sono riportate le Esposizioni creditizie lorde - totali e medie - e le relative rettifiche di valore distinte per classe di rischio, per area geografica, tipo controparte e vita residua, nonché la dinamica delle rettifiche di valore effettuate nel periodo. I dati esposti sono rappresentati dalle esposizioni contabili e includono sia le posizioni riferibili al portafoglio bancario sia quelle riferibili al portafoglio di negoziazione di vigilanza.

Le "esposizioni per cassa" comprendono tutte le attività finanziarie per cassa vantate verso banche e clientela, qualunque sia il portafoglio di allocazione contabile: negoziazione, disponibile per la vendita, detenuto sino a scadenza, crediti, attività valutate al fair value, attività finanziarie in via di dismissione.

Le "esposizioni fuori bilancio" includono tutte le operazioni finanziarie diverse da quelle per cassa (garanzie rilasciate, impegni irrevocabili ad erogare fondi, derivati, ecc.) che comportano l'assunzione di un rischio creditizio, qualunque sia la finalità di tali operazioni (negoziazione, copertura, ecc.).

Le esposizioni per cassa sono classificate in bilancio nei diversi portafogli contabili previsti dalla normativa IAS/IFRS. La tabella che segue riporta tali esposizioni per classe di rischio e portafoglio IAS/IFRS, ricomprendendo nel portafoglio Attività finanziarie detenute per la negoziazione anche le posizioni in derivati non già classificate nel portafoglio Derivati di copertura.

Esposizioni creditizie complessive per classe di rischio (*)

(milioni di euro)
Portafogli / qualità Sofferenze Incagli Esposizioni ristrutturate
lorde nette lorde
medie (**)
lorde nette lorde
medie (**)
lorde nette lorde
medie (**)
1. Attività finanziarie detenute per la negoziazione 11 10 9 79 55 76 20 14 14
2. Attività finanziarie disponibili per la vendita 5 5 4 - - - - - -
3. Attività finanziarie detenute sino alla scadenza - - - - - - - - -
4. Crediti verso banche 151 66 135 1 1 21 - - -
5. Crediti verso la clientela 24.961 8.998 22.633 11.486 9.126 11.324 4.032 3.425 3.761
6. Attività finanziarie valutate al fair value - - - - - - - - -
7. Attività finanziarie in corso di dismissione - - - - - - - - -
8. Derivati di copertura - - - - - - - - -
TOTALE al 31.12.2011 25.128 9.079 22.781 11.566 9.182 11.421 4.052 3.439 3.775
TOTALE al 31.12.2010 20.676 7.378 18.624 11.522 9.114 12.278 3.641 3.341 3.306
Portafogli / qualità Esposizioni scadute Altre attività Totale
lorde nette lorde
medie (**)
lorde nette lorde
medie (**)
lorde nette lorde
medie (**)
1. Attività finanziarie detenute per la negoziazione 8 7 8 57.425 57.425 60.742 57.543 57.511 60.849
2. Attività finanziarie disponibili per la vendita - - - 26.505 26.505 23.004 26.510 26.510 23.008
3. Attività finanziarie detenute sino alla scadenza - - - 2.641 2.639 3.125 2.641 2.639 3.125
4. Crediti verso banche 2 2 1 34.785 34.758 39.553 34.939 34.827 39.710
5. Crediti verso la clientela 1.319 1.147 1.444 359.039 355.891 357.653 400.837 378.587 396.815
6. Attività finanziarie valutate al fair value - - - 877 877 946 877 877 946
7. Attività finanziarie in corso di dismissione - - - - - - - - -
8. Derivati di copertura - - - 10.209 10.209 5.862 10.209 10.209 5.862
TOTALE al 31.12.2011 1.329 1.156 1.453 491.481 488.304 490.885 533.556 511.160 530.315
TOTALE al 31.12.2010 1.677 1.523 1.902 502.199 499.674 508.864 539.715 521.030 544.974

(*) I dati riportati nella presente tabella fanno riferimento al solo Gruppo Bancario.

Al fine di una miglior comprensione dei dati quantitativi riportati nella presente Tavola, nella tabella che segue viene riportata l'esposizione del Gruppo Intesa Sanpaolo (ivi incluso il comparto assicurativo) verso lo Stato greco e verso il nominativo Hellenic Railways e le valorizzazioni effettuate nel bilancio al 31 dicembre 2011. In sintesi, le valutazioni effettuate hanno comportato la rilevazione, nell'esercizio 2011, di rettifiche di valore dei titoli per complessivi 1.046 milioni (939 milioni al netto delle attribuzioni alle gestioni separate assicurative), di cui 312 milioni nel quarto trimestre 2011 (321 milioni al netto delle attribuzioni alle gestioni separate assicurative). Il valore di bilancio dei suddetti titoli, dopo le rettifiche di valore, ammonta a 269 milioni. Il fair value degli stessi, determinato sulla base delle quotazioni al 31 dicembre 2011, ammonta a 234 milioni.

(**) Media semestrale.

Quanto alla classificazione, il Gruppo Intesa Sanpaolo ha ritenuto di mantenere l'esposizione creditizia verso lo Stato greco e verso il nominativo Hellenic Railways tra i crediti in bonis, considerando che le disposizioni della Banca d'Italia in merito alla definizione di credito deteriorato escludono le esposizioni la cui situazione di anomalia sia riconducibile a profili attinenti al rischio paese e che l'accordo per la ristrutturazione del debito greco è stato definito solamente il 21 febbraio 2012.

Esposizione verso la Grecia

(milioni di euro)
Valore
nominale al
31.12.2011
Costo
ammortizzato
Aggiustamento
del valore del titolo
per fair value hedge
Valore di
bilancio ante
valutazioni
(al netto
dei ratei)
Risultato netto
dell'attività di
negoziazione/
attività
assicurativa
(*)
Rettifiche di
valore al
31.12.2011
Valore di
bilancio al
31.12.2011
(al netto
dei ratei)
Titoli governativi
Crediti 192 180 110 290 -63 (1) -238 (2) 64
Attività finanziarie disponibili per la vendita 654 664 128 792 -8 (1) -632 153 (3)
Attività finanziarie di negoziazione 12 -- -- 8 - (4) - 2
TOTALE TITOLI GOVERNATIVI 858 844 238 1.090 -71 -870 219
Titoli di Enti pubblici
Hellenic Railways
Crediti 200 203 23 226 -2 (1) -176 50
TOTALE ALTRI TITOLI 200 203 23 226 -2 -176 50
TOTALE COMPLESSIVO 1.058 1.047 261 1.316 -73 -1.046 269
di cui: gruppo bancario 828 806 261 1.071 -69 -859 215
di cui: comparto assicurativo 230 241 -- 245 -4 -187 54 (5)
TOTALE RETTIFICHE DI VALORE (al netto delle attribuzioni alle gestioni separate assicurative) -939

(*) di cui -69 milioni confluiti nel Risultato netto dell'attività di negoziazione e -4 milioni nel Risultato netto dell'attività assicurativa del conto economico riclassificato.

(1) Importi riferibili ai derivati riclassificati nel portafoglio di negoziazione.

(2) Comprende una rettifica di valore di 12 milioni per l'azzeramento della riserva AFS cristallizzata in sede di riclassificazione del titolo ex amendment IAS 39 (ottobre 2008).

(3) Il valore di bilancio non tiene conto del minor impairment determinato per effetto della presenza di una garanzia finanziaria tramite CDS per 7 milioni.

(4) Di cui svalutazioni su titoli di trading -6 milioni e proventi netti realizzati +6 milioni.

(5) L'esposizione e le rettifiche del comparto assicurativo conseguono essenzialmente ad Attività disponibili per la vendita e in misura residuale al portafoglio di negoziazione (esposizioni per 5 milioni rettificate per 4 milioni).

Oltre alle esposizioni sopra riportate, come già rilevato, il Gruppo presenta esposizioni in titoli verso altri enti pubblici e soggetti privati residenti in Grecia per un valore nominale di 57 milioni, iscritte in bilancio per 36 milioni (21 milioni nella voce Crediti e 15 milioni tra le Attività finanziarie disponibili per la vendita) e con un fair value di 36 milioni, per le quali nel bilancio al 31 dicembre 2011 sono stati mantenuti i criteri valutativi applicati nelle precedenti chiusure, senza effettuare alcun impairment. Inoltre sono state effettuate erogazioni creditizie per cassa sempre a soggetti greci (banche e altra clientela) per 125 milioni, cui si aggiungono margini irrevocabili su linee di credito per 34 milioni.

Esposizioni creditizie per area geografica verso clientela e banche

Esposizioni creditizie per area geografica – clientela (*)

(milioni di euro)
Esposizioni/Aree geografiche ITALIA ALTRI PAESI EUROPEI AMERICA ASIA RESTO DEL MONDO
Esposizione
netta
Rettifiche valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche valore
complessive
A. ESPOSIZIONI PER CASSA
A.1. Sofferenze 8.072 -13.706 889 -1.973 10 -37 2 -22 30 -225
A.2. Incagli 7.647 -1.994 1.418 -345 28 -3 2 -1 31 -17
A.3. Esposizioni ristrutturate 3.059 -550 197 -33 22 -11 147 -13 - -
A.4. Esposizioni scadute 1.001 -128 126 -44 1 - 3 - 16 -
A.5. Altre esposizioni 318.896 -2.065 56.920 -948 9.700 -44 2.752 -20 5.057 -74
Totale A 338.675 -18.443 59.550 -3.343 9.761 -95 2.906 -56 5.134 -316
B. ESPOSIZIONI FUORI BILANCIO
B.1. Sofferenze 139 -52 10 -4 5 - - -1 6 -19
B.2. Incagli 554 -70 88 -15 1 - - - 6 -1
B.3. Altre attività deteriorate 511 -24 6 -1 8 - 8 - - -
B.4. Altre esposizioni 55.586 -165 45.809 -74 18.654 -13 1.720 -3 246 -5
Totale B 56.790 -311 45.913 -94 18.668 -13 1.728 -4 258 -25
TOTALE (A+B) 31.12.2011 395.465 -18.754 105.463 -3.437 28.429 -108 4.634 -60 5.392 -341
TOTALE 31.12.2010 408.944 -15.883 110.748 -2.637 25.175 -105 5.994 -76 5.764 -300
(*) I dati riportati nella presente tabella fanno riferimento al solo Gruppo Bancario.

Esposizioni creditizie per area geografica – banche (*)

(milioni di euro)
Esposizioni/Aree geografiche ITALIA ALTRI PAESI EUROPEI AMERICA ASIA RESTO DEL MONDO
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche
valore
complessive
A. ESPOSIZIONI PER CASSA
A.1. Sofferenze 43 -8 21 -72 - - 3 -5 - -
A.2. Incagli 1 - - - - - - - - -
A.3. Esposizioni ristrutturate - - - - - - - - - -
A.4. Esposizioni scadute - - 2 -1 - - - - - -
A.5. Altre esposizioni 15.121 -4 21.161 -15 2.836 -3 2.471 -5 1.439 -
Totale A 15.165 -12 21.184 -88 2.836 -3 2.474 -10 1.439 -
B. ESPOSIZIONI FUORI BILANCIO
B.1. Sofferenze - - - - - - - - - -
B.2. Incagli - - - - - - - - - -
B.3. Altre attività deteriorate - - - - - - - - - -
B.4. Altre esposizioni 8.137 -1 56.023 -9 4.846 -1 1.504 -6 716 -2
Totale B 8.137 -1 56.023 -9 4.846 -1 1.504 -6 716 -2
TOTALE (A+B) 31.12.2011 23.302 -13 77.207 -97 7.682 -4 3.978 -16 2.155 -2
TOTALE 31.12.2010 22.007 -12 63.079 -87 9.101 -6 6.362 -27 2.458 -2

(*) I dati riportati nella presente tabella fanno riferimento al solo Gruppo Bancario.

Esposizioni creditizie e rettifiche di valore verso clientela per tipo controparte (*)

(milioni di euro)
Esposizioni / Controparti GOVERNI ALTRI ENTI PUBBLICI
Esposizione
netta
Rettifiche di
valore
specifiche
Rettifiche di
valore
di portafoglio
Esposizione
netta
Rettifiche di
valore
specifiche
Rettifiche di
valore
di portafoglio
A. ESPOSIZIONI PER CASSA
A.1. Sofferenze 1 -10 X 175 -45 X
A.2. Incagli - - X 51 -6 X
A.3. Esposizioni ristrutturate - - X - - X
A.4. Esposizioni scadute 1 - X 10 - X
A.5. Altre esposizioni 47.918 X -261 20.011 X -39
Totale A 47.920 -10 -261 20.247 -51 -39
B. ESPOSIZIONI FUORI BILANCIO
B.1. Sofferenze 5 - X - - X
B.2. Incagli - - X - - X
B.3. Altre attività deterioriate - - X 8 - X
B.4 Altre esposizioni 4.099 X - 1.829 X -4
Totale B 4.104 - - 1.837 - -4
TOTALE al 31.12.2011 52.024 -10 -261 22.084 -51 -43
TOTALE al 31.12.2010 58.147 -9 -14 21.215 -39 -69
Esposizioni / Controparti SOCIETA' FINANZIARIE
IMPRESE DI ASSICURAZIONE
Esposizione
netta
Rettifiche di
valore
specifiche
Rettifiche di
valore
di portafoglio
Esposizione
netta
Rettifiche di
valore
specifiche
Rettifiche di
valore
di portafoglio
A. ESPOSIZIONI PER CASSA
A.1. Sofferenze 65 -362 X - - X
A.2. Incagli 260 -53 X - - X
A.3. Esposizioni ristrutturate 19 -2 X - - X
A.4. Esposizioni scadute 9 -3 X - - X
A.5. Altre esposizioni 26.455 X -121 2.225 X -2
Totale A 26.808 -420 -121 2.225 - -2
B. ESPOSIZIONI FUORI BILANCIO
B.1. Sofferenze 2 -2 X - - X
B.2. Incagli 31 - X - - X
B.3. Altre attività deterioriate - - X - - X
B.4 Altre esposizioni 28.003 X -6 2.393 X -1
Totale B 28.036 -2 -6 2.393 - -1
TOTALE al 31.12.2011 54.844 -422 -127 4.618 - -3
TOTALE al 31.12.2010 63.816 -415 -97 5.171 - -96

Esposizioni / Controparti IMPRESE NON FINANZIARIE ALTRI SOGGETTI
Esposizione
netta
Rettifiche di
valore
specifiche
Rettifiche di
valore
di portafoglio
Esposizione
netta
Rettifiche di
valore
specifiche
Rettifiche di
valore
di portafoglio
A. ESPOSIZIONI PER CASSA
A.1. Sofferenze 7.076 -12.697 X 1.686 -2.849 X
A.2. Incagli 7.197 -1.727 X 1.618 -574 X
A.3. Esposizioni ristrutturate 3.358 -577 X 48 -28 X
A.4. Esposizioni scadute 909 -111 X 218 -58 X
A.5. Altre esposizioni 211.933 X -2.328 84.783 X -400
Totale A 230.473 -15.112 -2.328 88.353 -3.509 -400
B. ESPOSIZIONI FUORI BILANCIO
B.1. Sofferenze 147 -56 X 6 -19 X
B.2. Incagli 584 -82 X 34 -3 X
B.3. Altre attività deterioriate 525 -25 X - - X
B.4 Altre esposizioni 81.697 X -239 3.994 X -10
Totale B 82.953 -163 -239 4.034 -22 -10
TOTALE al 31.12.2011 313.426 -15.275 -2.567 92.387 -3.531 -410
TOTALE al 31.12.2010 317.069 -12.646 -2.061 91.207 -3.122 -433
(*) I dati riportati nella presente tabella fanno riferimento al solo Gruppo Bancario.

La distribuzione temporale delle attività finanziarie è rappresentata nella tabella che segue secondo le regole stabilite dalla normativa di bilancio (circolare 262 di Banca d'Italia e relativi chiarimenti emessi dall'Organo di Vigilanza), ricorrendo all'utilizzo di informazioni di natura contabile esposte per durata residua contrattuale. Non sono stati, pertanto, utilizzati dati di natura gestionale che prevedono, ad esempio, la rappresentazione delle poste per cassa secondo il loro grado di liquidabilità.

(milioni di euro)
Esposizioni/Vita residua A vista Da oltre
1 giorno
a 7 giorni
Da oltre
7 giorni
a 15 giorni
Da oltre
15 giorni
a 1 mese
Da oltre
1 mese
fino a
3 mesi
Da oltre
3 mesi
fino a
6 mesi
Da oltre
6 mesi
fino a
1 anno
Da oltre
1 anno
fino a
5 anni
Oltre
5 anni
Durata
indeterminata
A. ATTIVITA' PER CASSA 62.578 14.592 8.299 23.115 28.519 27.667 37.892 133.972 121.166 4.343
A.1 Titoli di Stato 157 55 77 803 4.002 5.220 7.273 9.473 7.486 -
A.2 Altri titoli di debito 920 813 786 439 1.211 3.185 3.731 11.370 12.205 63
A.3 Quote O.I.C.R. 2.069 - - - - - - - - -
A.4 Finanziamenti 59.432 13.724 7.436 21.873 23.306 19.262 26.888 113.129 101.475 4.280
- Banche 8.176 6.715 671 3.026 3.097 1.759 1.191 788 124 4.054
- Clientela 51.256 7.009 6.765 18.847 20.209 17.503 25.697 112.341 101.351 226
B. OPERAZIONI FUORI BILANCIO 125.523 69.379 20.550 37.469 47.980 26.732 32.584 131.618 35.894 94
B.1 Derivati finanziari con scambio di capitale
- Posizioni lunghe 194 27.232 10.003 18.421 22.475 10.286 10.278 14.382 11.581 10
- Posizioni corte 177 30.322 10.365 18.521 21.690 7.879 10.111 15.802 11.670 10
B.2 Derivati finanziari senza scambio di capitale
- Posizioni lunghe 42.929 126 60 165 569 835 997 1.699 639 -
- Posizioni corte 43.925 132 69 182 592 940 1.101 1.799 776 -
B.3 Impegni irrevocabili a erogare fondi
- Posizioni lunghe 3.361 6.832 50 94 1.299 4.393 5.754 41.991 6.955 21
- Posizioni corte 34.827 4.526 3 67 1.261 2.274 4.164 55.672 4.134 26
B.4 Garanzie finanziarie rilasciate 110 209 - 19 94 125 179 273 139 27
TOTALE AL 31.12.2011 188.101 83.971 28.849 60.584 76.499 54.399 70.476 265.590 157.060 4.437
TOTALE AL 31.12.2010 142.793 74.022 24.094 58.970 84.149 52.143 73.401 261.550 160.385 3.580
(*) I dati riportati nella presente tabella fanno riferimento al solo Gruppo Bancario.

Esposizioni creditizie per vita residua contrattuale

Le tabelle che seguono espongono le rettifiche di valore iscritte nel conto economico ed includono sia le rettifiche specifiche su posizioni deteriorate che le rettifiche forfettarie su posizioni in bonis.

Rettifiche di valore nette di periodo per deterioramento di esposizioni per cassa: composizione (*)
(milioni di euro)
Operazioni/Componenti reddituali Rettifiche di
valore
Riprese di
valore
31.12.2011 31.12.2010
A. Crediti verso banche -12 13 1 -11
- Finanziamenti -10 13 3 -10
- Titoli di debito -2 - -2 -1
B. Crediti verso clientela -6.494 2.264 -4.230 -2.795
- Finanziamenti -6.029 2.264 -3.765 -2.789
- Titoli di debito -465 - -465 -6
C. Totale -6.506 2.277 -4.229 -2.806
(*) I dati riportati nella presente tabella fanno riferimento al solo Gruppo Bancario.

Rettifiche di valore nette di periodo per deterioramento di esposizioni fuori bilancio: composizione (*)

(milioni di euro)
Operazioni/Componenti reddituali Rettifiche di
valore
Riprese di
valore
31.12.2011 31.12.2010
A. Garanzie rilasciate -79 64 -15 -1
B. Derivati su crediti - - - -
C. Impegni ad erogare fondi -29 32 3 3
D. Altre operazioni -6 6 - -1
E. Totale -114 102 -12 1
(*) I dati riportati nella presente tavola fanno riferimento al solo Gruppo Bancario.

Dinamica delle rettifiche di valore relative a esposizioni deteriorate verso clientela e banche

(milioni di euro)
Informazione Sofferenze Incagli Esposizioni
ristrutturate
Esposizioni
scadute
A. Rettifiche complessive iniziali 13.221 2.372 297 153
B. Variazioni in aumento 5.354 2.193 544 367
B.1 rettifiche di valore 3.128 1.503 408 256
B.2 trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate 1.370 355 88 20
B.3 altre variazioni in aumento 708 274 46 89
B.4 operazioni di aggregazione aziendale 148 61 2 2
C. Variazioni in diminuzione -2.612 -2.205 -234 -348
C.1 riprese di valore da valutazione -942 -463 -26 -57
C.2 riprese di valore da incasso -303 -111 -3 -4
C.3 cancellazioni -720 -40 -103 -4
C.4 trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate -103 -1.420 -60 -250
C.5 altre variazioni in diminuzione -507 -159 -42 -33
C.6 operazioni di aggregazione aziendale -37 -12 - -
D. Rettifiche complessive finali 15.963 2.360 607 172
(*) I dati riportati nella presente tavola fanno riferimento al solo Gruppo Bancario.

Dinamica delle rettifiche di valore relative a esposizioni deteriorate verso clientela al 31 dicembre 2011 (*)

Dinamica delle rettifiche di valore relative a esposizioni deteriorate verso banche al 31 dicembre 2011 (*)

(milioni di euro)
Informazione Sofferenze Incagli Esposizioni
ristrutturate
Esposizioni
scadute
A. Rettifiche complessive iniziali 78 9 - -
B. Variazioni in aumento 12 1 - 1
B.1 rettifiche di valore 2 1 - 1
B.2 trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate 7 - - -
B.3 altre variazioni in aumento 3 - - -
B.4 operazioni di aggregazione aziendale - - - -
C. Variazioni in diminuzione -5 -10 - -
C.1 riprese di valore da valutazione -1 - - -
C.2 riprese di valore da incasso -1 - - -
C.3 cancellazioni -2 -3 - -
C.4 trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate - -7 - -
C.5 altre variazioni in diminuzione -1 - - -
C.6 operazioni di aggregazione aziendale - - - -
D. Rettifiche complessive finali 85 - - 1
(*) I dati riportati nella presente tavola fanno riferimento al solo Gruppo Bancario.

Tavola 6 – Rischio di credito: informazioni relative ai portafogli assoggettati al metodo standardizzato e alle esposizioni creditizie specializzate e in strumenti di capitale nell'ambito dei metodi IRB

Informativa qualitativa

Agenzie esterne utilizzate

Ai fini della determinazione delle ponderazioni per il rischio nell'ambito del metodo standardizzato, il Gruppo Intesa Sanpaolo adotta su tutti i portafogli oggetto della segnalazione le valutazioni delle seguenti agenzie di rating esterne: Standard & Poor's ratings Services, Moody's Investors Service, Fitch Ratings. Le suddette agenzie sono valide per tutte le banche appartenenti al Gruppo.

Si evidenzia che, ai fini della determinazione del requisito patrimoniale, laddove siano presenti due valutazioni dello stesso cliente, viene adottata quella più prudenziale, nel caso di tre valutazioni quella intermedia.

Portafogli ECA/ECAI
Esposizioni verso o garantite da amministrazioni
e banche centrali (*)
Fitch Ratings Moody's Investors Service Standard & Poor's Rating Services
Esposizioni verso o garantite da organizzazioni internazionali (*) Fitch Ratings Moody's Investors Service Standard & Poor's Rating Services
Esposizioni verso banche multilaterali di sviluppo (*) Fitch Ratings Moody's Investors Service Standard & Poor's Rating Services
Esposizioni verso imprese ed altri soggetti (*) Fitch Ratings Moody's Investors Service Standard & Poor's Rating Services
Esposizioni verso OICR (*) Fitch Ratings Moody's Investors Service Standard & Poor's Rating Services
Posizioni verso le cartolarizzazioni aventi
un rating a breve termine
Fitch Ratings Moody's Investors Service Standard & Poor's Rating Services
Posizioni verso le cartolarizzazioni diverse
da quelle aventi un rating a breve termine
Fitch Ratings Moody's Investors Service Standard & Poor's Rating Services
(*) Caratteristiche del rating: solicited e unsolicited.

Elenco delle Agenzie esterne di rating

Processo di estensione delle valutazioni del merito di credito relative all'emittente o

all'emissione ad attività comparabili non incluse nel portafoglio di negoziazione di vigilanza

Nel rispetto della circolare 263 di Banca d'Italia sono stati definiti i criteri, di seguito riepilogati, relativi all'utilizzo dei rating emissione ed emittente ai fini della valutazione del rischio delle esposizioni e della mitigazione delle garanzie.

Per valutare la ponderazione di rischio da attribuire alle esposizioni, in generale per tutti i portafogli regolamentari, è stata implementata la regola di prevalenza che prevede l'utilizzo prioritario del rating di emissione e quindi, se non disponibile e se sussistono le condizioni dettate dalla circolare, il rating emittente.

Per valutare l'eleggibilità delle garanzie, nonchè le correzioni di volatilità regolamentari da attribuire, in generale per tutti i portafogli regolamentari è stata impostata la stessa prevalenza. Per le emissioni unrated

di intermediari vigilati, l'estensione dell'eleggibilità è strettamente subordinata alle condizioni citate dalla normativa (quotazione nei mercati regolamentari, titoli non subordinati, emissioni di pari rango associate alle classi da 1 a 3 della scala di valutazione del merito creditizio).

Informativa quantitativa

Le informazioni quantitative riportate nella presente Tavola sono complementari a quelle rappresentate nella Tavola 8 – Tecniche di attenuazione del rischio. Ciascun portafoglio regolamentare previsto dalla normativa nell'ambito del metodo standardizzato viene, infatti, dettagliato nel modo seguente:

  • valore delle esposizioni, per cassa e fuori bilancio, "senza" la mitigazione del rischio, che non considera la riduzione di esposizione derivante dall'applicazione delle garanzie reali e personali; nel caso di garanzie personali, che determinano la traslazione del rischio, per la quota parte oggetto di copertura, si fa riferimento ai portafogli regolamentari e alle ponderazioni del garante, mentre per la quota parte residuale di esposizione si fa riferimento alle informazioni del garantito;
  • valore delle medesime esposizioni "con" l'effetto di mitigazione del rischio, ovvero al netto delle garanzie citate al punto precedente. La differenza tra l'esposizione "con" e "senza attenuazione del rischio di credito" rappresenta, pertanto, l'ammontare delle garanzie ammesse, esposto nella Tavola 8 - Tecniche di attenuazione del rischio.

Le citate informazioni sono distribuite nelle colonne "con" e "senza" attenuazione del rischio di credito e associate ai fattori di ponderazione definiti dalle vigenti disposizioni di Vigilanza Prudenziale.

Le esposizioni riportate nelle colonne "Esposizioni con attenuazione del rischio" ed "Esposizioni senza attenuazione del rischio" contengono anche le esposizioni fuori bilancio relative a garanzie e impegni (ivi inclusi i margini disponibili su linee di credito), senza applicazione dei fattori di conversione creditizia (FCC) previsti dalla normativa prudenziale. Le esposizioni fuori bilancio relative a garanzie e impegni sono rappresentate in corrispondenza del fattore di ponderazione della controparte.

Si precisa inoltre che le esposizioni assistite da garanzie reali - che per effetto del metodo integrale subiscono per previsione normativa un abbattimento dell'esposizione - sono rappresentate convenzionalmente in corrispondenza del fattore di ponderazione 0% nella tabella "Esposizioni senza attenuazione del rischio".

Distribuzione delle esposizioni: metodologia standardizzata

Portafoglio regolamentare 31.12.2011 31.12.2010 (milioni di euro)
Esposizione
con attenuazione
del rischio di
credito
Esposizione
senza
attenuazione
del rischio di
credito
Esposizioni
dedotte dal
patrimonio
di vigilanza
Esposizione
con attenuazione
del rischio di
credito
Esposizione
senza
attenuazione
del rischio di
credito
Esposizioni
dedotte dal
patrimonio
di vigilanza
Esposizioni verso o garantite da amministrazioni
e banche centrali
68.767 72.688 624 57.277 59.609 627
Esposizioni verso o garantite da enti territoriali 19.885 20.300 - 20.505 20.874 -
Esposizioni verso o garantite da enti senza scopo di
lucro e del settore pubblico
10.922 11.536 - 10.774 11.836 -
Esposizioni verso o garantite da banche
multilaterali di sviluppo
2.333 2.338 - 1.390 1.390 -
Esposizioni verso o garantite da organizzazioni
internazionali
40 40 - 40 40 -
Esposizioni verso o garantite da intermediari vigilati 87.475 116.889 327 75.510 127.364 727
Esposizioni verso o garantite da imprese 56.350 60.346 - 61.530 66.594 -
Esposizioni al dettaglio 62.992 65.510 - 65.890 71.563 -
Esposizioni garantite da immobili 17.145 17.145 - 18.939 18.939 -
Esposizioni scadute 7.415 7.496 - 7.397 7.468 -
Esposizioni ad alto rischio 1.062 1.062 - 1.210 1.210 -
Esposizioni sotto forma di obbligazioni bancarie
garantite
272 272 - 162 162 -
Esposizioni a breve termine verso imprese 1.216 1.272 - 1.828 1.923 -
Esposizioni verso OICR 2.441 3.156 - 4.826 4.826 -
Altre esposizioni 13.616 13.616 4.688 15.314 15.314 4.881
Cartolarizzazioni (*) 4.478 4.478 - 5.572 5.572 -
Totale rischio di credito 356.409 398.144 5.639 348.164 414.684 6.235

Per alcuni portafogli regolamentari (Esposizioni verso o garantite da imprese ed Esposizioni garantite da immobili) il Gruppo utilizza la metodologia standardizzata in via residuale, avendo ricevuto l'autorizzazione all'utilizzo di metodi IRB. Per le informazioni relative ai diversi perimetri societari di applicazione dei metodi IRB si rimanda all'informativa contenuta nella Tavola 7.

Il valore dell'esposizione riportato nelle tabelle della presente Tavola è espresso al netto delle rettifiche di valore.

Le esposizioni dedotte dal Patrimonio di Vigilanza includono sia le esposizioni dedotte al 50% dal Patrimonio di base e al 50% dal Patrimonio supplementare (al netto delle eccedenze delle perdite attese sulle rettifiche di valore – modelli IRB), sia le esposizioni dedotte dal totale del Patrimonio di base e supplementare (cfr. Tavola 3).

Ulteriori dettagli sui valori delle esposizioni con e senza attenuazione del rischio di credito sono forniti nelle due tavole seguenti.

Distribuzione delle esposizioni per classe di merito creditizio e per classe regolamentare di attività: metodologia standardizzata – esposizioni "con" attenuazione del rischio di credito

(milioni di euro)
31.12.2011
Portafoglio regolamentare
0% 10% 20% 35% 50% 75% 100% 150% 200% altro TOTALE
Esposizioni verso o garantite da amministrazioni
e banche centrali
66.746 X 567 X 866 X 583 5 X - 68.767
Esposizioni verso o garantite da enti territoriali 85 X 18.878 X 480 X 442 - X X 19.885
Esposizioni verso o garantite da enti senza scopo di
lucro e del settore pubblico
- X 34 X 9.471 X 1.417 - X X 10.922
Esposizioni verso o garantite da banche
multilaterali di sviluppo
2.277 X 51 X 5 X - - X X 2.333
Esposizioni verso o garantite da organizzazioni
internazionali
40 X X X X X X X X X 40
Esposizioni verso o garantite da intermediari vigilati 635 X 52.420 X 19.915 X 14.404 101 X X 87.475
Esposizioni verso o garantite da imprese 25 X 1.888 X 3.195 X 50.677 565 X X 56.350
Esposizioni al dettaglio - X X X X 62.992 X X X X 62.992
Esposizioni garantite da immobili X X X 9.032 8.113 X X X X X 17.145
Esposizioni scadute - X X X 252 X 4.264 2.899 X X 7.415
Esposizioni ad alto rischio X X X X X X 593 48 421 X 1.062
Esposizioni sotto forma di obbligazioni bancarie
garantite
X 237 35 X - X - X X X 272
Esposizioni a breve termine verso imprese X X - X - X 1.216 - X X 1.216
Esposizioni verso OICR - X 52 X 100 X 2.243 46 X - 2.441
Altre esposizioni 3.602 X 1.397 X X X 8.617 X X X 13.616
Cartolarizzazioni X X X X X X X X X X 4.478
Totale rischio di credito 73.410 237 75.322 9.032 42.397 62.992 84.456 3.664 421 - 356.409

Distribuzione delle esposizioni per classe di merito creditizio e per classe regolamentare di attività: metodologia standardizzata – esposizioni "senza" attenuazione del rischio di credito

(milioni di euro)
31.12.2011
Portafoglio regolamentare 0% 10% 20% 35% 50% 75% 100% 150% 200% altro TOTALE
Esposizioni verso o garantite da amministrazioni
e banche centrali
69.892 X 735 X 1.473 X 583 5 X - 72.688
Esposizioni verso o garantite da enti territoriali 86 X 19.256 X 480 X 478 - X X 20.300
Esposizioni verso o garantite da enti senza scopo di
lucro e del settore pubblico
593 X 44 X 9.481 X 1.418 - X X 11.536
Esposizioni verso o garantite da banche
multilaterali di sviluppo
2.282 X 51 X 5 X - - X X 2.338
Esposizioni verso o garantite da organizzazioni
internazionali
40 X X X X X X X X X 40
Esposizioni verso o garantite da intermediari vigilati 27.962 X 53.115 X 21.305 X 14.406 101 X X 116.889
Esposizioni verso o garantite da imprese 3.887 X 1.959 X 3.258 X 50.677 565 X X 60.346
Esposizioni al dettaglio 2.518 X X X X 62.992 X X X X 65.510
Esposizioni garantite da immobili X X X 9.032 8.113 X X X X X 17.145
Esposizioni scadute 81 X X X 252 X 4.264 2.899 X X 7.496
Esposizioni ad alto rischio X X X X X X 593 48 421 X 1.062
Esposizioni sotto forma di obbligazioni bancarie
garantite
X 237 35 X - X - X X X 272
Esposizioni a breve termine verso imprese 56 X - X - X 1.216 - X X 1.272
Esposizioni verso OICR 715 X 52 X 100 X 2.243 46 X - 3.156
Altre esposizioni 3.602 X 1.397 X X X 8.617 X X X 13.616
Cartolarizzazioni X X X X X X X X X X 4.478
Totale rischio di credito 111.714 237 76.644 9.032 44.467 62.992 84.495 3.664 421 - 398.144

Esposizioni creditizie specializzate e in strumenti di capitale nell'ambito dei metodi IRB

(milioni di euro)
Portafoglio regolamentare Valore dell'esposizione
31.12.2011 31.12.2010
A. Esposizioni verso o garantite da imprese:
Finanziamenti specializzati - slotting criteria 3.994 2.394
A.1) Giudizio regolamentare - debole 13 14
A.2) Giudizio regolamentare - sufficiente 921 473
A.3) Giudizio regolamentare - buono 2.712 1.358
A.4) Giudizio regolamentare - forte 348 549
A.5) Default - -
B. Strumenti di capitale: Metodo della ponderazione semplice 346 266
B.1) Strumenti di private equity detenuti in forma sufficientemente diversificata - 190% 170 165
B.2) Strumenti di capitale quotati sui mercati regolamentati - 290% 13 44
B.3) Altri strumenti di capitale - 370% 163 57
C. Strumenti di capitale: Altre attività - Partecipazioni strumentali - (100%) - -
Totale Esposizioni creditizie specializzate e in strumenti di capitale
nell'ambito dei metodi IRB 4.340 2.660

I valori ponderati degli strumenti di capitale rientranti nell'ambito dei metodi IRB, unitamente ai valori ponderati delle esposizioni degli strumenti di capitale rientranti nel metodo Standard, sono dettagliati in Tavola 13 "Esposizioni in strumenti di capitale: informazioni sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario".

Tavola 7 – Rischio di credito: informativa sui portafogli cui si applicano gli approcci IRB

Informativa qualitativa

Rischio di credito – informativa sui portafogli cui si applicano gli approcci IRB

Il piano di estensione dei modelli interni

La normativa di vigilanza prevede due metodi di calcolo del requisito patrimoniale: il metodo Standardizzato e il metodo dei Rating Interni (IRB, Internal Rating Based), in cui le ponderazioni di rischio sono funzione delle valutazioni che le banche effettuano internamente sui debitori. Il metodo dei rating interni è a sua volta suddiviso in un IRB di base (Foundation Internal Rating Based – FIRB) e un IRB avanzato (Advanced Internal Rating Based – AIRB), differenziati in relazione ai parametri di rischio che le banche devono stimare; nel metodo di base le banche utilizzano proprie stime di PD e i valori regolamentari per gli altri parametri di rischio, mentre nel metodo avanzato anche questi ultimi sono stimati internamente. Poiché i sistemi di rating per le esposizioni al dettaglio devono riflettere sia il rischio del debitore sia quello specifico dell'operazione, in questo caso non sussiste la distinzione tra metodo di base e metodo avanzato Nell'ambito del "Progetto Basilea 2" dettagliatamente esposto nella Tavola 1 (paragrafo "Il Progetto Basilea2"), relativamente al piano di estensione dei modelli interni, si evidenzia quanto segue:

  • nel mese di dicembre scorso è stata presentata l'istanza di autorizzazione per l'estensione alla società VUB Banka del metodo IRB per il segmento Mutui Retail;
  • nel mese di gennaio 2012 è stata presentata l'istanza di autorizzazione all'utilizzo del metodo AIRB con stime interne di LGD per il segmento Corporate relativamente alle società prodotto specializzate nel leasing e nel factoring (Leasint e Mediofactoring);
  • alla fine del primo semestre 2012 verrà presentata l'istanza di autorizzazione all'utilizzo del metodo AIRB per Banca IMI relativamente al segmento Corporate;
  • per il segmento SME Retail si prevede di richiedere l'autorizzazione per il passaggio al metodo IRB nel primo semestre 2012.

Lo sviluppo dei modelli di rating relativi agli altri segmenti e l'estensione del perimetro societario, ambito della loro applicazione, procedono secondo un piano di estensione progressivo ai metodi avanzati presentato all'Organo di Vigilanza.

Non ricomprese nel piano di estensione sono invece alcune esposizioni, oggetto di richiesta di autorizzazione all'utilizzo parziale permanente del metodo standardizzato. Si tratta in particolare delle seguenti fattispecie:

  • esposizioni verso amministrazioni centrali e banche centrali; esposizioni nei confronti del Gruppo bancario di appartenenza;
  • esposizioni riferite a unità operative minori e classi di esposizioni non rilevanti in termini di dimensioni e rischiosità (rientrano in questa categoria i crediti verso le società finanziarie non bancarie – Non Bank Financial Institutions).

Illustrazione della struttura, dell'utilizzo, dei processi di gestione e dei meccanismi di controllo dei sistemi di rating interno del segmento Corporate e dei Mutui Residenziali

Struttura dei sistemi di rating interni (PD)

Le principali caratteristiche dei sistemi di rating in uso sono le seguenti:

  • il rating è determinato secondo un approccio per controparte;
  • il rating si basa su una logica di Gruppo ed è, infatti, unico per ciascuna controparte, anche se condivisa tra più entità del Gruppo;
  • la definizione di default utilizzata coincide con incagli, sofferenze e scaduti (cfr. Tavola 5), tenendo conto anche del tasso di cura (rientro in bonis) per quanto riguarda gli incagli tecnici, ed è uniforme sia sul Gruppo sia nei suoi diversi utilizzi (sviluppo, backtesting, informativa, etc.);
  • i dati utilizzati per la stima sono per quanto possibile relativi all'intero Gruppo; laddove ciò non è risultato possibile, sono stati utilizzati criteri di stratificazione, in modo tale da rendere il campione il più possibile rappresentativo della realtà di Gruppo;
  • la lunghezza delle serie storiche utilizzate per lo sviluppo e la calibrazione dei modelli è stata determinata sulla base di un compromesso tra l'esigenza di coprire un ampio orizzonte temporale e quella di rappresentare in ottica forward looking la realtà del Gruppo;
  • la segmentazione dei modelli di rating è stata definita in modo coerente sia con la normativa, sia con le logiche di processo e regolamentari;
  • all'interno della segmentazione individuata, si è cercato di utilizzare modelli omogenei, anche se laddove opportuno si è scelto di differenziare in base a dimensioni di analisi ritenute rilevanti (p. es. fatturato, area geografica, etc.); tale differenziazione può avvenire in fase di sviluppo o in fase di calibrazione;
  • i modelli integrano componenti finanziarie, andamentali e qualitative. Il gestore inoltre, relativamente ai modelli del segmento Corporate, deve esprimere un proprio giudizio indipendente sul merito creditizio della controparte; in caso di difformità di giudizio rispetto al rating, dovrà attivare la procedura di override. Quest'ultima prevede la conferma immediata del rating proposto in caso di override conservativo e la validazione da parte di un'unità indipendente in caso di override migliorativo. La scelta di dare un ruolo rilevante alla componente umana consente ai modelli di rating di tenere conto di tutte le informazioni disponibili, anche quelle più aggiornate o difficilmente incorporabili in un modello automatizzato;
  • il rating viene rivisto almeno una volta all'anno, in concomitanza con la revisione dell'affidamento; Intesa Sanpaolo si è dotata di procedure in grado di elevare la frequenza di aggiornamento laddove si ravvisino segnali di deterioramento della qualità creditizia.

Struttura dei sistemi di rating interni (LGD)

Le principali caratteristiche dei modelli di LGD sono le seguenti:

  • la LGD è calcolata analizzando le perdite subite dal Gruppo sui default storici occorsi (cd."workout LGD");
  • la definizione di default utilizzata è la stessa applicata nei modelli di stima della PD;
  • la LGD si basa su una logica di Gruppo ed è, infatti, unica a parità di controparti/rapporti presenti su più entità del Gruppo e caratterizzati dalle stesse variabili discriminanti;
  • i dati utilizzati per la stima sono relativi alla Capogruppo e alle principali Banche Rete;
  • la lunghezza delle serie storiche utilizzate risponde, per il modello Sofferenza, all'esigenza di coprire un ampio orizzonte temporale e si basa su una serie storica di 10 anni, mentre il modello Danger Rate, rispondendo all'esigenza di rappresentare in ottica forward looking la realtà del Gruppo, si basa sull'osservazione dei default nei periodi più recenti (osservazioni dal 2008);
  • la segmentazione dei modelli di LGD è stata definita in modo coerente sia con la normativa, sia con le logiche di processo e regolamentari;
  • all'interno della segmentazione individuata, si sono utilizzati modelli omogenei, opportunamente differenziati in base a dimensioni di analisi ritenute rilevanti;
  • il modello LGD è basato sulla nozione di "Economic LGD", ovvero il valore attuale dei flussi di cassa ricavati nelle varie fasi del processo di recupero al netto degli eventuali costi amministrativi di diretta imputazione oltre che di quelli indiretti di gestione sostenuti dal Gruppo;

  • l'approccio utilizzato consiste nella stima econometrica di un modello di LGD osservata a partire dall'apertura della Sofferenza e nella successiva ricalibrazione di tali stime alla definizione di default mediante il modello Danger Rate;

  • il processo organizzativo definito prevede un aggiornamento annuale delle stime.

Utilizzi dei sistemi di rating (PD e LGD)

I rating sono determinanti nel processo di concessione del credito, di monitoraggio e gestione dello stesso, nel pricing, nei processi di bilancio, nel calcolo del capitale economico, nel governo del valore e nella reportistica, come di seguito descritto.

Concessione del credito

La concessione del credito prevede il rating quale elemento essenziale di riferimento per le varie fasi in cui si articola il processo di affidamento di una controparte. In particolare, il rating determina:

  • l'assegnazione delle Strategie Creditizie e delle Regole di concessione e gestione del credito, che disciplinano le modalità attraverso le quali la Banca intende assumere il rischio verso la propria clientela, con l'obiettivo di favorire un'equilibrata crescita degli impieghi nei confronti delle controparti di più elevato standing e di regolare l'erogazione del credito verso la clientela di minor merito creditizio, anche orientandola verso linee di credito maggiormente garantite;
  • l'esercizio delle facoltà delegate, per le quali PD e LGD sono tra i principali driver di riferimento. La metodologia adottata consente di graduare i limiti di autonomia in funzione della rischiosità del cliente, permettendone un ampliamento per i clienti a basso rischio e spostando progressivamente la decisione di merito relativa a clienti a rischio più elevato ad Organi Deliberanti superiori.

Monitoraggio e gestione del credito

Il rischio creditizio della clientela è costantemente monitorato. In particolare, il processo dei Crediti Problematici è finalizzato ad intercettare e a gestire tempestivamente i clienti che manifestano sintomi più o meno gravi di difficoltà con il possibile deterioramento della qualità del rischio assunto. Con cadenza mensile le posizioni vengono intercettate sulla scorta di più indicatori ed in base al livello di rischiosità determinato sono gestite in un processo strutturato con regole predefinite. Le attività prevedono il riesame delle posizioni intercettate tramite l'aggiornamento del rating, l'eventuale adeguamento delle politiche creditizie e la definizione di modalità gestionali finalizzate alla minimizzazione del rischio.

La PD di monitoraggio è calcolata centralmente con cadenza mensile, utilizzando lo stesso motore della PD on line, ed è pertanto in grado di cogliere le variazioni del merito creditizio della controparte potendo avvalersi di elementi di valutazione aggiornati sia di ordine finanziario che comportamentale. Il confronto fra la PD on line e la PD di monitoraggio consente di evidenziare l'andamento del profilo di rischio delle controparti; in tutti i casi in cui si verifichi un disallineamento, in negativo, oltre una soglia minima prestabilita, il rating on-line diventa "deteriorato" ed è previsto l'obbligo di riattribuzione del medesimo.

Pricing

Il Gruppo dispone di un modello di determinazione del pricing corretto per il rischio creditizio; tale strumento è in grado di quantificare lo spread minimo rispetto al tasso interno di trasferimento dei fondi che l'azienda deve praticare per assicurarsi la copertura della perdita attesa, del costo del capitale e di tutte le componenti che abilitano la generazione di valore.

Processi di Bilancio

Il rating (PD ed LGD) concorre alla formazione del Bilancio ed alla redazione della Nota Integrativa attraverso: la valutazione collettiva dei crediti in bonis, effettuata trasformando la perdita attesa in incurred loss ex normativa IAS/IFRS; la valutazione al fair value di derivati e attività finanziarie disponibili per la vendita; la redazione delle tabelle di distribuzione delle attività per classi di rating e la rappresentazione del portafoglio di banking book al fair value nella Nota Integrativa.

La LGD è inoltre impiegata nei processi di Bilancio attraverso la valutazione forfettaria dei crediti Scaduti e Sconfinati da oltre 180 giorni, indipendentemente dall'ammontare dell'esposizione, e dei crediti in Incaglio e sofferenza, fino ad una esposizione di cassa pari a 250.000 euro.

Calcolo del capitale economico e governo del valore

Coerentemente con quanto previsto dal Secondo Pilastro, le metodologie di stima del Capitale Economico si basano sui modelli interni di rating (sia per la componente PD sia per la componente LGD). Attraverso il capitale, Regolamentare ed Economico, i rating interni concorrono alla determinazione della creazione di valore del Gruppo sia nella fase di assegnazione degli obiettivi alle Business Unit sia in sede di misurazione gestionale della performance.

Reporting

Il rating e la LGD sono alla base della reportistica direzionale e distribuita sui rischi del portafoglio creditizio. Per quanto riguarda la reportistica direzionale, la Direzione Risk Management elabora trimestralmente il Tableau de Bord dei Rischi, che fornisce una visione complessiva della posizione di rischio del Gruppo a fine trimestre con riferimento all'insieme di tutti i fattori di rischio, secondo un'impostazione conforme a Basilea 2 (Pillar I e Pillar II). I principali elementi di analisi nel Tableau de Bord dei Rischi sono il capitale assorbito (Regolamentare vs. Economico) e le metriche specifiche per ogni singolo rischio (es. sensitività e perdita attesa).

Processo di gestione e di riconoscimento delle tecniche di attenuazione dei rischi di credito

Il corretto presidio degli strumenti di attenuazione del rischio di credito è assicurato da un articolato sistema di gestione che individua ruoli, responsabilità, regole, processi e strumenti di supporto deputati alla verifica del rispetto dei requisiti - generali e specifici - richiesti nei diversi approcci dalla normativa regolamentare. In particolare i requisiti generali e specifici possono essere sintetizzati in:

  • requisiti di natura tecnico-legale: diretti ad assicurare la certezza giuridica e l'effettività delle garanzie, assumono una conformazione specifica in funzione delle caratteristiche delle singole fattispecie di garanzia;
  • requisiti specifici: dettati per ciascuna tipologia di garanzia in relazione alle peculiari caratteristiche della stessa, sono finalizzati ad assicurare un elevato livello di efficacia della protezione del credito;
  • requisiti organizzativi: requisiti generali volti ad assicurare un efficiente sistema di gestione delle tecniche di attenuazione del rischio di credito che presieda all'intero processo di acquisizione, valutazione, controllo e realizzo degli strumenti di CRM.

Per ciascuna forma tecnica di garanzia sono condotte analisi volte a verificare l'ammissibilità dello strumento di protezione nei diversi approcci regolamentari. Tali analisi consentono di classificare ex ante ogni forma tecnica di garanzia nelle seguenti categorie:

  • forme tecniche ammissibili: si tratta di forme tecniche di garanzia che, in linea di principio, rispettano i requisiti generici e specifici dettagliati dalla normativa;
  • forme tecniche non ammissibili: si tratta di forme tecniche di garanzia che non soddisfano i requisiti generici e/o specifici previsti dalla normativa.

Come già evidenziato nella Tavola 1 del presente documento, Processi di dettaglio disciplinano la materiale acquisizione delle singole garanzie, individuando le strutture responsabili nonché le modalità per il loro corretto perfezionamento, per l'archiviazione della documentazione e per la completa e tempestiva rilevazione negli applicativi delle pertinenti informazioni. L'insieme della regolamentazione interna, dei controlli organizzativi e procedurali, é volto ad assicurare che:

  • siano previsti tutti gli adempimenti per la validità ed efficacia della protezione del credito;
  • sia definita, per le garanzie di uso generale e corrente, una contrattualistica standard corredata da complete istruzioni per il suo utilizzo;
  • siano individuate le modalità di approvazione dei testi di garanzia difformi dagli standard da parte di strutture diverse rispetto a quelle preposte alla gestione della relazione commerciale con il cliente.

Le singole garanzie acquisite, se rientranti in una forma tecnica ammissibile, sono sottoposte a un puntuale e periodico controllo mediante un apposito applicativo, il cd. verificatore CRM, all'interno del quale sono stati implementati una serie di test per appurare l'effettivo rispetto dei requisiti richiesti. L'applicativo di supporto consente di accertare se le garanzie ricevute risultano eleggibili o meno con riferimento ad ognuno dei tre metodi ammessi dalla normativa per il calcolo del requisito patrimoniale. In accordo con le peculiarità proprie di ciascuna categoria, l'esito di eleggibilità è definito a livello di singola garanzia per quelle unfunded (tipicamente le garanzie personali) ovvero, nel caso di garanzie reali, per ciascun bene o strumento finanziario.

Nel corso del 2011, è stata effettuata una revisione complessiva della normativa interna di riferimento di Gruppo e sono state portate a termine una serie di azioni volte a garantire la qualità dei dati e al recupero dell'eleggibilità di alcune forme di protezione.

Controllo e revisione dei sistemi di rating

Prerequisito per l'adozione dei sistemi interni di misurazione dei rischi per il calcolo del requisito patrimoniale è la presenza di un processo di convalida e revisione interna dei sistemi di rating sia in fase di impianto di tali sistemi, indirizzato all'ottenimento dell'autorizzazione da parte delle Autorità di Vigilanza, sia in fase di gestione/manutenzione continuativa degli stessi una volta ottenuta l'autorizzazione.

La funzione responsabile del processo di convalida interna per il Gruppo Intesa Sanpaolo è la Validazione Interna, che opera in modo indipendente dalle funzioni che gestiscono le attività di sviluppo sopra descritte e dalla funzione titolare della revisione interna. Con riferimento ai macro processi di adozione e gestione dei sistemi interni di misurazione dei rischi di credito, sono pertanto attribuibili come di esclusiva pertinenza della Validazione Interna le seguenti attività:

  • convalida finalizzata alla valutazione dell'adeguatezza del sistema rispetto ai requisiti normativi, alle esigenze operative aziendali e a quelle del mercato di riferimento ed alla formulazione di un giudizio in merito alla performance complessiva dei sistemi, al loro regolare funzionamento e al loro effettivo utilizzo nei diversi ambiti della gestione aziendale, anche mediante l'identificazione di eventuali criticità e miglioramenti necessari;
  • redazione della relazione di convalida da presentare al Consiglio di Gestione ed al Consiglio di Sorveglianza a corredo della delibera di attestazione di rispondenza del sistema interno ai requisiti normativi e quindi dell'istanza di autorizzazione a Banca d'Italia;
  • emissione periodica di raccomandazioni alle funzioni di sviluppo relativamente alle performance, al funzionamento e all'utilizzo dei sistemi interni;
  • analisi periodiche finalizzate alla verifica delle performance e del corretto funzionamento del sistema interno e trasmissione della relativa informativa alla funzione di revisione interna e al Comitato Governo Rischi di Gruppo;
  • redazione della relazione annuale di convalida con indicazioni di eventuali criticità/aree di miglioramento del sistema da sottoporre all'attenzione delle funzioni di sviluppo, della funzione di revisione interna e degli Organi Societari.

La Funzione di revisione interna per il Gruppo Intesa Sanpaolo è in carico alla Direzione Centrale Internal Auditing. La struttura sottopone a verifica l'intero processo di adozione e gestione dei sistemi interni di misurazione dei rischi di credito ed operativi secondo modalità ed aree di competenza definite dalla normativa aziendale e sulla base di un piano di lavoro specifico.

In particolare, alla struttura compete la valutazione della funzionalità del complessivo assetto del processo di misurazione, gestione e controllo dell'esposizione di Gruppo ai rischi di credito anche attraverso revisione periodica del processo di convalida interna dei relativi modelli elaborati ai sensi di Basilea 2 e della normativa di Vigilanza Prudenziale.

Sono pertanto di pertinenza della Direzione Centrale Internal Auditing le attività di:

  • revisione interna finalizzata alla verifica della rispondenza dei sistemi di misurazione dei rischi ai requisiti stabiliti dalla normativa;
  • verifiche sulla funzionalità del complessivo assetto dei controlli interni:
    • o revisione del processo di convalida interna (verifica dell'adeguatezza/completezza delle analisi svolte e della coerenza/fondatezza dei risultati);
    • o revisione dei controlli di primo e secondo livello;
  • verifiche sull'effettivo utilizzo a fini gestionali dei sistemi interni di misurazione dei rischi;
  • verifiche sull'integrità e l'affidabilità del sistema informativo;
  • emissione periodica di raccomandazioni alle funzioni di sviluppo e convalida interna relativamente alle performance, al funzionamento e all'utilizzo dei sistemi interni;
  • redazione della relazione a corredo dell'istanza di autorizzazione a Banca d'Italia;
  • redazione della relazione annuale di revisione interna con informativa al Comitato Governo Rischi di Gruppo, al Comitato per il Controllo, al Consiglio di Gestione e al Consiglio di Sorveglianza.

Il macro processo di gestione, mantenimento ed aggiornamento del sistema interno di rating prevede le seguenti attività che rappresentano il normale "ciclo di vita" del sistema stesso:

– attivazione del processo di gestione, manutenzione ed aggiornamento;

  • modifiche del sistema;
  • verifiche interne, rappresentate dalle periodiche attività di convalida e revisione interna.

Descrizione dei sistemi di rating interni per la PD del segmento Corporate regolamentare

Il segmento Corporate regolamentare comprende imprese o gruppi di imprese con esposizione del Gruppo bancario superiore a 1 milione o con fatturato consolidato superiore a 2,5 milioni.

Due gruppi di modelli e di connessi processi creditizi sono stati sviluppati per questo segmento. Il primo riguarda le imprese non finanziarie italiane ed estere. Il secondo fa invece riferimento al c.d. "specialized lending", in particolare al project finance e alle iniziative di sviluppo immobiliare. Modelli specifici per il mercato slovacco sono inoltre in uso presso la società controllata VUB.

I modelli Corporate Italia e Large Corporate Italia

Il modello di rating Corporate Italia si applica alla clientela italiana Corporate unrated (ovvero non assegnataria di rating di agenzia), appartenente ai settori manifatturiero, commerciale, servizi, produzione pluriennale ed immobiliare, ed è utilizzabile per bilanci sia stand-alone sia consolidati.

La definizione di default (deterioramento) utilizzata comprende Scaduti, Incagli e Sofferenze (cfr. Tavola 5). Il modello è costituito da due moduli, uno quantitativo ed uno qualitativo, i quali generano un rating integrato, sul quale il gestore proponente può eventualmente intervenire, modificandolo secondo regole definite nel processo di override.

Lo score iniziale di ciascun cliente è calcolato attraverso una combinazione lineare di variabili opportunamente trasformate provenienti da due aree quantitative (area finanziaria e area andamentale). Il modello è ottimizzato per fascia di fatturato e prende il nome di "Finanziario" quando sono disponibili solo le informazioni di bilancio e "Finanziario-Andamentale" quando il set informativo è completo dei dati di Centrale dei Rischi. I dati storici utilizzati per la stima coprono il periodo dal 1999 al 2006.

Lo score è trasformato in una probabilità di default (PD) mediante la calibrazione sui tassi di default di lungo periodo del portafoglio (cd "tendenze centrali") riferiti al periodo 2005-2009, differenziati per fascia di fatturato e per macro area geografica; la PD è tradotta successivamente attraverso la master scale in classi di merito creditizio, ottenendo il rating statistico.

Tra il modulo quantitativo e quello qualitativo si innesta un confronto con un indicatore andamentale interno di rischiosità della controparte, che in determinati casi ha l'effetto di peggiorare la classe di rischio.

Il modulo qualitativo consiste in un questionario attraverso il quale il gestore esprime in forma strutturata una valutazione dell'impresa, articolata su più aree di analisi. Per le controparti Large Corporate (Controparti domestiche con fatturato annuo di controparte superiore a 500 milioni alle quali non sia stato assegnato un rating da una delle principali agenzie) si utilizza un questionario qualitativo specifico mutuato, con opportuni adattamenti, da quello in uso per la valutazione delle controparti internazionali (cfr. oltre).

L'output del modello viene scomposto su più aree di analisi: economico finanziaria - che si articola a sua volta in redditività e servizio del debito, gestione del circolante e struttura patrimoniale -, qualitativa – anch'essa scomposta in varie aree – e andamentale. Su ciascuna area il gestore è tenuto a formulare una propria valutazione indipendente, che interagisce con l'output del modello nell'ambito della sopra citata procedura di override determinando il rating definitivo.

I modelli Corporate Internazionale

Il segmento Corporate Internazionale è valutato in base a due differenti modelli, entrambi sviluppati in base ad un approccio shadow rating, ovvero adottando come variabile target di stima il rating di agenzia in luogo dello stato bonis/default; tale impostazione è resa necessaria dallo scarso numero di default rilevati su questo segmento nei database storici della Banca.

Il modello di rating Large Corporate Internazionale si applica alla clientela non residente con fatturato superiore a 500 milioni e alla clientela corporate italiana soggetta a rating di agenzia (rated) 1 , mentre il modello Middle Market Internazionale è utilizzato per valutare la clientela non residente con fatturato inferiore a 500 milioni.

Nel caso dei modelli internazionali la procedura di override si attiva con il confronto con il rating di agenzia, se disponibile, oppure articolando il giudizio su più aree di analisi, analogamente al Corporate Italia, per le controparti unrated.

92

1 Ovvero assegnataria di un rating da almeno una delle principali Agenzie (Standard & Poor's, Moody's e Fitch).

a) Modello Large Corporate Internazionale

Analogamente al Corporate Domestico, il modello è costituito da due moduli, quantitativo e qualitativo, che generano un rating integrato, sul quale il gestore proponente può eventualmente intervenire, modificandolo secondo regole definite nel processo di override.

Il modulo quantitativo è stato stimato su un campione di aziende estere con rating di agenzia e produce uno score che è combinazione lineare di indicatori di bilancio.

Il modulo qualitativo consiste in un questionario suddiviso in due aree di analisi (settore e posizionamento competitivo e caratteristiche specifiche della controparte). Le due parti del modulo qualitativo forniscono degli score che vengono integrati con quello quantitativo in modo statistico, fornendo in output uno score integrato che viene poi calibrato su una tendenza centrale rappresentativa del tasso di default di lungo periodo del portafoglio di applicazione.

b) Modello Middle Market Estero

A differenza dei modelli fin qui descritti, il modello in oggetto si caratterizza per la presenza di un unico modulo contenente sia indicatori di tipo quantitativo, alimentati in automatico a partire dai dati di bilancio, sia indicatori di tipo qualitativo, integrati in una combinazione lineare.

La calibrazione dello score è analoga a quella del Large Corporate Internazionale, anche in termini di PD di riferimento.

I modelli per lo Specialized Lending

Il segmento dello Specialized Lending è coperto dal modello per il Project Finance e dal modello RED (Real Estate Development) per le iniziative di sviluppo immobiliare.

a) Il modello Project Finance

Il modello Project Finance è costituito da un modulo statistico, che a differenza dei modelli standard si basa su una simulazione Montecarlo dei flussi di cassa futuri e guarda perciò alle informazioni prospettiche piuttosto che ai dati storici fornendo in output un valore di perdita attesa (PDxLGD), e da un modulo qualitativo, che determina una classificazione del progetto secondo il metodo dello slotting.

L'Expected Loss risultante dal modulo statistico è integrata con il giudizio di slotting mediante una matrice di coerenza, con il supporto del giudizio espresso dall'analista.

Attualmente viene utilizzato ai fini segnaletici il metodo dello slotting (cfr. Tavola 6), mentre si prevede di presentare la richiesta di autorizzazione all'utilizzo del modello completo nel primo trimestre 2012.

b) Il modello di Sviluppo Immobiliare (RED)

Il modello RED è di tipo expert based, realizzato sulla base dell'esperienza degli analisti crediti e calibrato tenendo conto delle evidenze quantitative disponibili.

Esso consiste in un questionario compilato dal gestore in parte attraverso la risposta a domande qualitative e in parte alimentando un data entry numerico, suddiviso in:

  • una sezione quantitativa, che fornisce un rating quantitativo;
  • una sezione qualitativa, che determina un notching del rating quantitativo (rating integrato);
  • una sezione relativa alle garanzie, che consente il calcolo della LGD di progetto e conseguentemente anche della perdita attesa.

I modelli Corporate utilizzati da VUB

a) Il modello Internationally Active large Corporate (IALC)

Il modello Internationally Active Large Corporate coincide con il modello Large Corporate Estero utilizzato dalla Capogruppo, salvo una differente calibrazione adottata all'ambito di applicazione del modello, rappresentato da controparti con fatturato superiore a 40 milioni di euro.

Il modello si compone di una parte quantitativa e di una parte qualitativa, entrambe stimate statisticamente, e integrate tra loro secondo un approccio a matrice. Sul rating integrato il gestore può esercitare un override.

b) Il modello Small e Medium Enterprises (SME)

Il modello SME di VUB, stimato internamente dalla controllata slovacca, si articola in due moduli. Il primo modulo, statistico, è formato da una componente relativa alle caratteristiche della controparte, quali localizzazione geografica, numero di dipendenti, anzianità e specie giuridica, e da una componente finanziaria, differenziata a seconda della struttura contabile (contabilità ordinaria o semplificata). Il secondo

modulo, che considera variabili andamentali, è integrato statisticamente con il primo. Il rating del modello è calibrato sulla Master Scale di Capogruppo.

c) I modelli Project Finance (PF) e Real Estate Development (RED)

Per il project finance le iniziative di sviluppo immobiliare vengono utilizzati i modelli di Capogruppo, sopra descritti, sottoposti a monitoraggio periodico al fine di verificarne la performance e la stabilità.

Descrizione dei sistemi di rating interni per la PD del segmento Mutui

Il sistema di rating interno mutui si suddivide in Modello di Accettazione, applicato al caso di prima erogazione, e Modello Andamentale, utilizzato per la valutazione successiva durante la vita del mutuo.

Il modello di Accettazione si compone a sua volta di due moduli: quello anagrafico che utilizza le informazioni socio-demografiche di tutti i richiedenti; quello contrattuale che utilizza le informazioni specifiche del contratto di mutuo. Il rating risultante dall'integrazione dei due moduli può essere modificato, attraverso matrici di notching: dall'andamentale interno di rischiosità della controparte, se presente, e da alcuni indicatori di affidabilità non compresi negli altri moduli.

Il rating calcolato con il modello di Accettazione resta in vigore per il primo anno di vita del mutuo, tranne che si verifichi un peggioramento dell'andamentale interno di rischiosità. In tal caso il rating Andamentale entra in vigore anticipatamente, rispetto la prassi, se peggiore del rating di Accettazione. A partire dal secondo anno, si attiva sempre il rating Andamentale, calcolato con frequenza mensile, nel quale acquisisce peso preponderante la componente comportamentale espressa dall'indicatore andamentale interno, per definizione sempre valorizzato. La componente di Accettazione rimane presente tra le variabili esplicative del modello Andamentale se il mutuo è al secondo o terzo anno di vita, mentre il suo peso è azzerato a partire dal quarto anno.

Descrizione del modello di LGD per i segmenti Corporate e Mutui

Il modello di stima della LGD si compone dei seguenti elementi:

  • stima di un Modello di LGD Sofferenza: a partire dalla LGD osservata sul portafoglio, o "workout LGD", determinata in funzione dei flussi di recupero e dei costi, viene stimato un modello econometrico di regressione della LGD su variabili ritenute discriminanti per la determinazione della perdita associata all'evento di Sofferenza; il procedimento consente di evitare l'instabilità delle stime che si genererebbe dall'utilizzo delle medie di cella, pur in presenza di serie storiche consistenti, su singoli sottoinsiemi poco popolati;
  • applicazione di un fattore correttivo, cd. "Danger Rate": il Danger Rate è un fattore correttivo moltiplicativo, volto a ricalibrare la LGD Sofferenza con l'informazione disponibile sugli altri eventi di default, in modo da determinare una LGD rappresentativa di tutti i possibili eventi di default e della loro evoluzione;
  • applicazione di altri fattori correttivi additivi, cd. "Componente Saldo e Stralcio": questa componente viene utilizzata come add-on alla stima ricalibrata per il Danger Rate al fine di tenere in considerazione i tassi di perdita associati a posizioni per le quali non si è verificato il passaggio a Sofferenza (posizioni in Incaglio e Sconfino che chiudono il default con rientro in bonis o perdita).

Sul campione di stima sono stati condotti interventi di normalizzazione dei dati: censoring per valori di LGD negativi o superiori al 100%, filtri per esposizioni di importo contenuto ed esclusione di posizioni che presentano carenze informative.

Nel modello di stima si è poi considerato il fenomeno dell'Incomplete Workout, ovvero delle posizioni con default ancora attivo alla data di osservazione, ma con un periodo di permanenza nello stato superiore a 10 anni. Per tali posizioni l'esposizione residua in essere alla data di osservazione viene considerata totalmente irrecuperabile.

Le cause per revocatoria fallimentare di operazioni poste in essere antecedentemente alla data di fallimento, indicate come "ex art 67 L.F." e articoli assimilati, rientrano nella categoria dei fenomeni "Boundary" tra i rischi creditizi e i rischi operativi. Tenuto conto della forte dipendenza gestionale con i rischi creditizi, nonché dell'orientamento consolidato emerso dal confronto con altri Gruppi e Banche italiane, Intesa Sanpaolo ha deciso di inserire le Revocatorie Fallimentari nell'ambito dei rischi creditizi. Le revocatorie non riconducibili ai rischi creditizi sono riprese in carico nell'ambito dei rischi operativi.

Per quanto riguarda il fattore tempo, esso viene preso in considerazione attraverso l'attualizzazione ad un tasso risk free di tutti i movimenti di cassa, di recupero e di addebito, intercorsi tra il momento dell'ingresso

a default e il momento della chiusura (o dell'eventuale rientro in bonis) della posizione. I tassi sono poi aumentati di uno spread definito in funzione del segmento, così da includere un premio che tenga conto del rischio insito nella volatilità dei flussi di recupero.

Partendo da una long list di variabili, mediante analisi statistiche di tipo univariato, è stata definita la short list sulla base del contributo della singola variabile nella valutazione del tasso di perdita. Per il segmento Corporate sono risultati significativi i seguenti assi di analisi: area geografica, presenza/assenza di garanzia personale, presenza/assenza di garanzia ipotecaria, forma tecnica di rapporto, forma giuridica. Per il segmento Mutui Residenziali sono risultati invece significativi l'area geografica e il grado di copertura della garanzia immobiliare. Il modello applicato sul set ristretto di variabili consiste nell'impiego di una regressione multivariata, il cui obiettivo è cogliere la capacità congiunta delle variabili esplicative nella valutazione del tasso di perdita. Il risultato del modello multivariato è la stima della LGD Sofferenza determinata in relazione agli assi di analisi risultati significativi.

Per ottemperare al dettato normativo che richiede stime di LGD adeguate per una fase recessiva (Downturn LGD), e in mancanza di una relazione diretta tra ciclo economico e LGD, si è optato per incorporare tale elemento nel processo di attualizzazione mediante impiego di un premio per il rischio opportunamente stressato.

Informativa quantitativa

Nella tabella sottostante vengono riportati i perimetri societari su cui, al 31 dicembre 2011, il Gruppo applica gli approcci IRB nel calcolo dei requisiti patrimoniali a fronte del rischio di credito e di controparte per i segmenti regolamentari "Corporate" (IRB di base ed Avanzato) e "Mutui residenziali a privati" (IRB2 ).

Perimetri societari di applicazione dei metodi IRB

Denominazione Segmento regolamentare
Corporate Mutui residenziali
Base
Avanzato
a privati
Intesa Sanpaolo S.p.A. x x
Banca CR Firenze S.p.A. x x
Banca dell'Adriatico S.p.A. x x
Banca di Credito Sardo S.p.A. x x
Banca di Trento e Bolzano S.p.A. x x
Banco di Napoli S.p.A. x x
BIIS - Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo S.p.A. x
Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia S.p.A. x x
Cassa di Risparmio del Veneto S.p.A. x x
Cassa di Risparmio della Provincia di Viterbo S.p.A. x x
Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno S.p.A. x x
Cassa di Risparmio di Città Castello S.p.A. x x
Cassa di Risparmio di Civitavecchia S.p.A. x x
Cassa di Risparmio di Foligno S.p.A. x x
Cassa dei Risparmio di Forlì e della Romagna S.p.A. x x
Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia S.p.A. x x
Cassa di Risparmio di Rieti S.p.A. x x
Cassa di Risparmio di Spoleto S.p.A. x x
Cassa di Risparmio di Terni e Narni S.p.A. x x
Cassa di Risparmio di Venezia S.p.A. x x
Cassa di Risparmio in Bologna S.p.A. x x
Intesa Sanpaolo Bank Ireland P.l.c. x
Leasint S.p.A. x
Mediocredito Italiano S.p.A. x
Mediofactoring S.p.A. x
Vseobecna Uverova Banka A.S. x

Come già evidenziato nel paragrafo "Il Progetto Basilea 2" nella Tavola 1, il perimetro di applicazione del metodo AIRB per il Corporate comprende la Capogruppo, le Banche reti, Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo e Mediocredito Italiano; la società estera Intesa Sanpaolo Bank Ireland Plc ha ottenuto l'autorizzazione all'utilizzo del metodo avanzato a partire dalla segnalazione al 31 dicembre 2011. La società estera VUB Banka ha ottenuto l'autorizzazione all'utilizzo del metodo FIRB a partire dalla segnalazione al 31 dicembre 2010.

Relativamente al segmento Mutui Retail, è stato ottenuto il riconoscimento per il metodo IRB a partire da giugno 2010, esteso alle Banche reti ex Casse del Centro dalla segnalazione al 31 dicembre 2011.

Lo sviluppo dei modelli di rating relativi agli altri segmenti e l'estensione del perimetro societario di applicazione procedono secondo un piano progressivo di adozione dei metodi avanzati presentato all'Organo di Vigilanza.

I valori delle esposizioni al 31 dicembre 2011 per i diversi modelli IRB (IRB, IRB di Base ed Avanzato) sono riportati nelle tavole seguenti.

96

2 Poiché i sistemi di rating per le esposizioni al dettaglio devono riflettere sia il rischio del debitore sia quello specifico dell'operazione, in questo caso non sussiste la distinzione tra metodo IRB di base e Avanzato.

Valori delle esposizioni per portafoglio regolamentare (Metodo IRB di base)

(milioni di euro)
Portafoglio regolamentare Valore dell'esposizione
31.12.2011 31.12.2010
Esposizioni verso o garantite da imprese:
- Finanziamenti specializzati 754 774
- PMI (Piccole e Medie Imprese) 11.259 10.769
- Altre imprese 13.530 13.556
Totale Rischio di Credito (IRB di base) 25.543 25.099

Valori delle esposizioni per portafoglio regolamentare (Metodo IRB Avanzato)

(milioni di euro)
Portafoglio regolamentare Valore dell'esposizione
31.12.2011 31.12.2010
Esposizioni verso o garantite da imprese:
- Finanziamenti specializzati 7.098 6.653
- PMI (Piccole e Medie Imprese) 67.420 62.896
- Altre imprese 119.847 115.869
Totale Rischio di Credito (IRB Avanzato) 194.365 185.418

Valori delle esposizioni per portafoglio regolamentare (Metodo IRB)

(milioni di euro)
Portafoglio regolamentare Valore dell'esposizione
31.12.2011 31.12.2010
Esposizioni garantite da immobili residenziali:
- Retail 60.535 55.330
Totale Rischio di Credito (IRB) 60.535 55.330

Il valore dell'esposizione riportato nelle tabelle della presente Tavola è espresso al lordo delle rettifiche di valore e tiene conto (nel caso delle garanzie rilasciate e degli impegni a erogare fondi) dei fattori di conversione del credito. Nel valore dell'esposizione non sono considerate invece le tecniche di mitigazione del rischio che – nel caso delle esposizioni soggette a metodologia basata sui modelli interni - sono incorporate direttamente nel fattore di ponderazione applicato a detta esposizione.

Distribuzione delle esposizioni per classi di attività regolamentare e classe di PD (Metodo IRB di base e Avanzato)

31.12.2011 (milioni di euro)
31.12.2010
Portafoglio regolamentare Classe di
rating
PD
centrale
(%)
Valore
dell'esposizione
Fattore medio di
ponderazione
LGD media
ponderata
(%) (*)
Margini
revocabili e
irrevocabili
(*)
EAD
media
ponderata
(*)
Valore
dell'esposizione
Esposizioni verso o garantite da imprese
- Finanziamenti specializzati 7.852 1.795 7.427
-classe da
1 a 8 - - 0% - - 0% -
-classe 9 0,23 46 27% 24,0 8 24% 28
-classe 10
-classe 11
0,35
0,50
126
298
39%
49%
25,2
26,2
30
89
61%
59%
68
282
-classe 12 0,83 533 54% 25,9 127 53% 468
-classe 13 1,25 753 62% 25,9 210 63% 791
-classe 14 1,74 1.208 72% 28,0 337 49% 1.060
-classe 15 2,78 1.104 77% 27,6 296 46% 1.051
-classe 16 4,58 1.037 95% 27,7 170 48% 1.113
-classe 17 6,60 827 105% 30,2 265 61% 662
-classe 18 10,15 953 116% 28,1 135 50% 959
-classe 19 15,51 132 129% 27,0 30 59% 202
-classe 20
-classe 21
(default)
23,80
100,00
214
621
145%
0%
26,1
33,8
43
55
56%
49%
338
405
- PMI (Piccole e Medie Imprese) 78.679 4.242 73.665
-classe da
1 a 3 - - 0% - - 0% -
-classe 4 0,04 1 9% n.s. 1 49% 1
-classe 5 0,05 3 16% n,s, - 0% -
-classe 6 0,07 1.907 15% 36,3 293 10% 2.965
-classe 7 0,10 1.659 18% 35,0 140 7% 1.866
-classe 8
-classe 9
0,15
0,23
2.779
3.899
24%
30%
35,5
34,9
237
220
8%
8%
1.933
2.228
-classe 10 0,35 3.422 37% 34,2 227 9% 2.868
-classe 11 0,50 6.107 46% 34,0 330 10% 4.082
-classe 12 0,83 5.905 54% 33,1 298 11% 6.596
-classe 13 1,25 7.231 62% 32,3 392 14% 7.446
-classe 14 1,74 7.797 71% 32,6 428 15% 6.732
-classe 15 2,78 8.799 79% 31,7 467 18% 7.926
-classe 16 4,58 6.961 87% 31,5 481 28% 7.518
-classe 17 6,60 3.663 97% 30,4 266 33% 3.932
-classe 18 10,15 3.309 117% 30,5 127 27% 2.995
-classe 19
-classe 20
15,51
23,80
1.058
1.203
139%
158%
31,4
31,0
75
44
31%
22%
1.305
1.818
-classe 21
(default) 100,00 12.976 0% 47,1 216 33% 11.454
- Altre imprese 133.377 45.745 129.425
-classe 1 - - 0% - - 0% -
-classe 2 - - 0% - - 0% 1.136
-classe 3 0,03 4.333 14% 43,0 3.604 38% 929
-classe 4 0,04 7.684 16% 41,0 4.259 48% 6.736
-classe 5
-classe 6
0,05
0,07
3.532
10.214
21%
26%
42,4
41,3
2.831
6.399
49%
40%
3.085
9.241
-classe 7 0,10 11.618 29% 40,6 5.286 39% 9.845
-classe 8 0,15 8.880 35% 39,8 4.459 39% 8.928
-classe 9 0,23 6.228 41% 39,2 2.752 33% 6.053
-classe 10 0,35 15.016 52% 39,0 5.010 32% 14.241
-classe 11 0,50 14.328 60% 37,8 3.366 31% 10.670
-classe 12 0,83 9.021 72% 36,3 980 23% 11.571
-classe 13 1,25 10.481 85% 38,0 2.323 35% 13.173
-classe 14 1,74 7.561 103% 37,8 1.072 30% 7.449
-classe 15 2,78 8.001 112% 36,9 1.827 39% 7.270
-classe 16
-classe 17
4,58
6,60
2.804
1.598
122%
139%
35,3
33,8
462
210
37%
44%
3.897
2.941
-classe 18 10,15 1.898 170% 36,1 199 38% 2.366
-classe 19 15,51 785 195% 37,6 58 24% 939
-classe 20 23,80 414 228% 39,9 88 45% 1.348
-classe 21
(default)
100,00 8.981 0% 39,5 560 43% 7.607

(*) L'informativa si riferisce al solo metodo IRB Avanzato. L'EAD media ponderata è relativa sia ai margini revocabili che irrevocabili.

Distribuzione delle esposizioni per classi di attività regolamentare e classe di PD (Metodo IRB)

(milioni di euro)
31.12.2011
Portafoglio regolamentare Classe di
rating
PD
centrale
(%)
Valore
dell'esposizione
(*)
Fattore medio di
ponderazione
LGD media
ponderata
(%)
Valore
dell'esposizione
Esposizioni garantite da
immobili residenziali
Retail 60.535 55.330
-classe da
1 a 5
- - - - -
-classe 6 0,07 1.604 2% 12,4 1.082
-classe 7 - - - - -
-classe 8 0,15 2.275 4% 12,4 1.716
-classe 9 0,23 5.798 6% 12,5 4.733
-classe 10 - - - - -
-classe 11 0,50 13.267 10% 12,7 12.681
-classe 12 0,83 13.440 15% 12,8 12.964
-classe 13 - - - - -
-classe 14 1,74 10.764 23% 13,2 10.201
-classe 15 2,78 5.079 31% 13,6 4.276
-classe 16 4,58 4.021 47% 13,3 3.425
-classe 17 - - - - -
-classe 18 - - - - -
-classe 19 - - - - -
-classe 20 23,80 1.285 78% 13,2 1.418
-classe 21
(default)
100,00 3.002 0% 21,9 2.834

(*) Attesa la natura dell'unico portafoglio regolamentare cui si applica ad oggi l'approccio IRB, il Valore dell'esposizione relativo a Margini inutilizzati è di soli 96 milioni. Tale Valore dell'esposizione tiene conto dell'applicazione di un fattore di conversione creditizio medio, o "EAD media ponderata", di norma pari al 50% per tutte le classi di raiting.

Perdite effettive e raffronti con le stime effettuate

Le rettifiche di valore effettive registrate nell'anno 2011 sulle controparti in default appartenenti al portafoglio regolamentare Corporate ammontano a 2.023 milioni, contro i 1.410 milioni del 2010. Relativamente al segmento regolamentare Mutui residenziali a privati, le rettifiche sulle controparti in

default sono pari a 100 milioni, che si confrontano con i 194 milioni del 2010, esercizio nel quale si era registrato un ammontare più elevato di passaggi alle categorie di deteriorato di maggiore rischiosità.

A fine 2010 la perdita attesa sulle controparti Corporate in bonis ammontava a 1.470 milioni di euro. Le perdite effettive registrate nell'esercizio 2011, riportate nel paragrafo precedente, eccedono tale perdita attesa di 550 milioni di euro circa. L'eccedenza è riconducibile al deterioramento del quadro economico registrato, in particolare, nell'ultima parte dell'anno, che ha determinato, da un lato, un tasso di passaggio a credito deteriorato leggermente superiore alla PD ex ante, come evidenziato nel paragrafo successivo relativo al backtesting dei rating, e dall'altro lato il peggioramento delle prospettive di recupero dei crediti deteriorati. In particolare, nell'ambito del portafoglio ristrutturato è stato necessario operare importanti rettifiche su posizioni già oggetto di precedenti ristrutturazioni, che hanno subito un deterioramento delle attività patrimoniali nel corso dell'esercizio a seguito della crisi dei mercati finanziari e del comparto immobiliare.

Relativamente ai mutui residenziali, la perdita attesa a fine 2010 ammontava a 144 milioni di euro; rispetto alle perdite effettive sopra riportate si registra una sovrastima di 44 milioni di euro, riconducibile alle calibrazioni prudenziali dei parametri di rischio, evidenziate anche dal backtesting.

Come in precedenza evidenziato, il Gruppo Intesa Sanpaolo adotta i metodi avanzati per la determinazione dei requisiti patrimoniali per i segmenti Corporate e Mutui Retail. Per i due portafogli si utilizzano, quindi, i parametri di PD (probabilità di default) ed LGD (perdita in caso di default) stimati internamente.

Il raffronto tra perdite stimate e perdite realizzate viene effettuato nell'ambito delle procedure di backtesting da parte dell'Unità di Validazione Interna. Tale raffronto viene di seguito esaminato separatamente per le due componenti della PD e della LGD.

Per quanto riguarda la PD, i tassi di default realizzati su un arco annuale sono confrontati con le PD stimate ex ante, utilizzando misure di performance per il potere discriminante del modello, ovvero la capacità di ordinare correttamente le controparti secondo la qualità creditizia, e test statistici per valutarne la calibrazione, ovvero la capacità di prevedere correttamente i tassi di default.

Relativamente al segmento Corporate, il raffronto tra le PD stimate e i tassi di default realizzati, evidenzia un deciso miglioramento rispetto alla situazione dell'anno precedente, dovuto anche ai citati interventi evolutivi sul modello. I tassi di default si attestano su livelli superiori alla PD media del portafoglio, ma in misura contenuta, superando i test di corretta calibrazione che incorporano il livello di ciclicità. Sul segmento Mortgage, invece, il tasso di default è inferiore rispetto alla PD media attribuita ex ante.

In tema di LGD, si può osservare come l'approccio adottato in fase di stima (includendo i dati più recenti e introducendo vari elementi di prudenzialità) garantisca l'applicazione di parametri che rappresentano stime conservative delle perdite.

Nell'ambito delle proprie attività di convalida nel continuo, Validazione Interna effettua con cadenza periodica (trimestrale e/o semestrale) analisi volte a verificare la capacità discriminante e la calibrazione dei modelli. Per il segmento regolamentare Corporate Domestico si riportano nella tabella seguente i dati di PD e di default (TD) per classe di rating.

Raffronto tra i dati di PD e di default (TD) per classe di rating del segmento regolamentare Corporate

Il grafico evidenzia un andamento monotono crescente del tasso di default al peggiorare della classe di rating. La PD complessiva, pari al 3,0%, sottostima leggermente il tasso di default, pari al 3,2%, a seguito dell'incremento dei default registrato nel quarto trimestre in corrispondenza con il peggioramento del quadro congiunturale. La performance del modello in termini di capacità discriminante dello stesso risulta pienamente soddisfacente. I livelli di Accuracy Ratio, infatti, si attestano tra il 70% e il 78% a seconda della fascia di fatturato e della combinazione fascia di fatturato/area geografica.

Anche per quanto attiene il Modello Mutui Residenziali a Privati, si riporta la medesima distribuzione per classe di rating riferita al portafoglio Andamentale. Nel perimetro rientrano i rapporti di mutuo, appartenenti al perimetro validato IRB in bonis e con un rating Andamentale valido (Cfr Parte Qualitativa della presente Tavola - Descrizione dei sistemi di rating interni per la PD del segmento Mutui).

Si evidenzia un andamento monotono crescente dei tassi di default rispetto alle classi di rating. La PD di portafoglio è 1,6% mentre il tasso di default è pari a 1,2%, evidenziando ampi margini di prudenzialità del modello. Anche per il modello Retail il potere discriminante, pari al 73%, è al di sopra della soglia di accettazione.

Tavola 8 – Tecniche di attenuazione del rischio

Informativa qualitativa

Politiche e processi in materia di compensazione in bilancio e "fuori bilancio" con l'indicazione della misura in cui la banca ricorre alla compensazione

Il Gruppo Intesa Sanpaolo non utilizza tecniche di compensazione in bilancio per posizioni reciproche tra l'Istituto e la controparte.

Il Gruppo utilizza accordi (bilaterali) di netting che consentono, nel caso di default della controparte, la compensazione delle posizioni creditorie e debitorie relative a operazioni in strumenti finanziari e creditizi derivati, nonché delle operazioni di tipo SFT (Securities Financing Transactions).

Questo avviene tramite la sottoscrizione di accordi tipo ISDA (per operazioni in derivati) e GMRA/OSLA (repo e prestito titoli). Entrambi detti protocolli consentono la gestione e la mitigazione del rischio creditizio; nel rispetto delle condizioni stabilite dalla normativa di Vigilanza, tali accordi permettono la riduzione degli assorbimenti di capitale regolamentare.

Inoltre il Gruppo pone in essere accordi di collateral, per la copertura dell'operatività in derivati OTC e SFT (rispettivamente Credit Support Annex e Global Master Repurchase Agreement). Altra tecnica di mitigazione, utilizzata all'interno del Gruppo, è l'adesione al servizio SwapClear. Si tratta di un'attività di clearing (eseguita da parte della LCH Clearnet Ltd per il mercato professionale interbancario) delle tipologie più standardizzate di contratti derivati over the counter (IRS plain vanilla). Le singole transazioni, precedentemente concluse tra i partecipanti al servizio, vengono successivamente trasferite in capo alla cassa di compensazione che, similmente a quanto avviene nel caso dei derivati quotati, diventa controparte degli originari contraenti attraverso un meccanismo legale di novazione. SwapClear prevede la liquidazione del margine di variazione giornaliero sulle singole operazioni, in modo che le reciproche posizioni creditorie e debitorie siano automaticamente tra loro compensate.

Oltre alla riduzione del rischio operativo (tramite la compensazione giornaliera di tutti i flussi di cassa ed il puntuale riscontro delle operazioni), SwapClear consente di sfruttare i vantaggi tipici degli accordi di netting e di collateralizzazione centralizzata. Inoltre l'adesione del Gruppo al circuito CLS – Continuous Linked Settlement ed ai corrispondenti servizi di settlement nella modalità payment-versus-payment ha permesso di mitigare il rischio di regolamento in occasione di pagamenti reciproci con le controparti.

Politiche e processi per la valutazione e la gestione delle garanzie reali

L'erogazione del credito con acquisizione di garanzie reali è soggetta a norme e processi interni - per la valutazione del bene, il perfezionamento della garanzia ed il controllo del valore - differenziati tra garanzie pignoratizie ed ipotecarie. L'eventuale realizzo forzoso della garanzia è curato da strutture specialistiche deputate al recupero del credito. La presenza di garanzie reali non esime, in ogni caso, da una valutazione completa del rischio di credito, incentrata principalmente sulla capacità del prenditore di far fronte alle obbligazioni assunte indipendentemente dall'accessoria garanzia. Ricorrendo determinate condizioni (tipologia della controparte, rating assegnato, forma tecnica dell'intervento), le garanzie reali incidono, quali fattori mitiganti, nella determinazione delle competenze deliberative. I fattori mitiganti sono definiti sulla base degli elementi che contribuiscono a ridurre la perdita potenziale che la Banca andrebbe a sopportare in caso di default della controparte. Ai fini gestionali, la portata dei fattori mitiganti è determinata in funzione di un serie di elementi. Tra questi, un rilievo particolare, assume la "Loss Given Default" (LGD), espressa da un valore percentuale, più elevato nel caso di interventi non garantiti e ridotto, invece, in presenza di elementi di attenuazione del rischio di credito.

Le garanzie ricevute concorrono nel calcolo della Loss Given Default, in funzione (i) del valore iniziale di riferimento; (ii) dalla tenuta nel tempo dello stesso; (iii) dalla facilità di realizzo. Tra le garanzie ricevute a più alto impatto, rientrano:

  • i pegni su attività finanziarie, differenziati in funzione del sottostante (contanti, titoli di stato OCSE, strumenti finanziari emessi dalla banca, azioni e obbligazioni quotate su mercati regolamentati, fondi comuni, ecc.);

  • le ipoteche su immobili, distinte in ragione della destinazione del cespite (immobili residenziali, industriali, fondi/immobili agricoli, immobili commerciali, industriali, ecc);
  • a condizione che:
  • siano prestate senza limitazioni temporali oppure, qualora la garanzia abbia un termine di scadenza, questo non sia inferiore a quella del finanziamento garantito;
  • siano acquisite in forma opponibile ai terzi e in conformità alle modalità definite dalle normative tempo per tempo vigenti.

Nella fase di concessione del credito, la valutazione delle garanzie pignoratizie è basata sul valore reale, inteso quale valore di mercato per gli strumenti finanziari quotati in un mercato regolamentato, o diversamente, quale valore di presunto realizzo. Al valore così determinato sono applicati degli scarti percentuali, differenziati in funzione degli strumenti finanziari o del complesso di strumenti finanziari assunti a garanzia.

Al fine di limitare i rischi di insussistenza o cessazione della protezione sono previste specifiche tutele, quali: il reintegro della garanzia in presenza di una diminuzione del valore iniziale dei beni e l'estensione del pegno sulle somme rivenienti dal rimborso degli strumenti finanziari.

Riguardo le garanzie ipotecarie, distinti processi e metodologie sono volti ad assicurare la corretta valutazione ed il monitoraggio del valore degli immobili acquisiti in garanzia.

La valutazione dei beni è effettuata, prima della delibera di concessione del credito, avvalendosi sia di tecnici interni che di tecnici esterni. I tecnici esterni sono inseriti in un apposito elenco di professionisti accreditati sulla base di una verifica individuale della capacità ed esperienza e delle caratteristiche di assoluta indipendenza professionale. La valutazione di immobili residenziali posti a garanzia di mutui a privati è affidata principalmente a società specializzate. L'operato dei periti è costantemente monitorato, tramite riscontri statistici e controlli a campione effettuati centralmente.

Le competenze dei periti sono graduate in considerazione sia dell'importo dell'operazione che delle tipologie immobiliari. E' previsto altresì un sistema di revisione delle perizie, da parte delle funzioni centrali, per operazioni di maggiore dimensione.

I tecnici devono redigere le stime sulla base di rapporti di perizia standardizzati e differenziati secondo la metodologia di valutazione da applicare e della tipologia edilizia del bene offerto in garanzia.

Allo scopo di rendere omogenei criteri e metodologie valutative, è vigente un "Codice di Valutazione Immobiliare", in grado di assicurare la comparabilità delle stime e garantire che il valore dell'immobile sia calcolato, in maniera chiara e trasparente, secondo criteri prudenziali. Il contenuto del "codice" interno è coerente con le "Linee Guida per la valutazione degli immobili in garanzia delle esposizioni creditizie" promosse da ABI, in condivisione con l'Agenzia del Territorio, Tecnoborsa e i principali ordini professionali.

La gestione delle valutazioni immobiliari si avvale di un'apposita piattaforma integrata (c.d. "Portale Perizie") che presidia l'intera fase dell'istruttoria tecnica, garantendo un corretto conferimento degli incarichi, con modalità indipendenti e sulla base di criteri obiettivi, un completo monitoraggio del work flow, una puntuale applicazione degli standard valutativi e la conservazione di tutte le informazioni e dei documenti attinenti ai beni immobili.

Nella fase di concessione del credito, la valutazione degli immobili è basata sul valore di mercato prudenziale o, per gli immobili in corso di realizzazione, sul costo di costruzione. Al valore così determinato sono applicati degli scarti percentuali, distinti sulla base della destinazione dell'immobile.

Il valore degli immobili in corso di costruzione è soggetto ad un monitoraggio costante assolto dai periti che effettuano sopralluoghi, verificano lo stato avanzamento lavori e redigono i rapporti tecnici di erogabilità in caso di operazioni a s.a.l. (stato avanzamento lavori).

Un aggiornamento della valutazione è previsto nei casi di restrizione o frazionamento dell'ipoteca, in presenza di danni all'immobile e, comunque, ogni tre anni per le esposizioni di maggior rilievo.

A copertura dei rischi residuali, il prenditore ha l'obbligo di fornire una polizza assicurativa contro i danni di incendio, rilasciata da compagnie convenzionate con la banca o di gradimento alla stessa. Il valore assicurabile è determinato in sede di perizia, in base al costo di ricostruzione a nuovo dell'immobile.

Principali tipologie di garanti e controparti in operazioni su derivati creditizi e il loro merito di credito

Le operazioni su derivati creditizi hanno per controparti banche e istituzioni finanziarie e assicurative internazionali, alle quali è attribuito, per la quasi totalità, un rating di agenzia in area high investment grade.

Merito di credito delle controparti in operazioni su derivati creditizi

Informazioni sulle concentrazioni del rischio di mercato o di credito nell'ambito degli strumenti di attenuazione del rischio di credito adottati

Garanzie personali

Le garanzie personali, come evidenziato nell'informativa quantitativa, coprono una quota contenuta dell'esposizione creditizia complessiva.

La quota relativa ai garanti Corporate risulta pari al 41% dell'ammontare totale; i garanti Sovereign (rappresentati principalmente dallo Stato Italiano e dalla Export Credit Agency SACE) e Banche (tra le quali i Consorzi di Garanzia Fidi) rappresentano rispettivamente il 27% e 26%. Per la restante parte non si rilevano concentrazioni di rilievo tra i garanti.

Garanzie personali per tipologia di controparte

Garanzie personali per classi di rating del garante

I garanti relativi alla tipologia di garanzie personali evidenziano un'elevata qualità creditizia, con una quota di investment grade pari al 61% (54% a dicembre 2010).

La distribuzione per classi di rating evidenzia garanti Corporate e appartenenti ad altri segmenti classificati come investment grade con una quota rispettivamente pari al 50% e 99% circa (40% e 98% a dicembre 2010). Ai primi sono attribuiti rating da modello interno, ai secondi rating di Agenzia.

Garanzie personali Corporate per classi di rating del garante

Garanzie personali Altri Segmenti non Corporate per classi di rating del garante

Garanzie reali finanziarie

La maggior parte (83% circa) delle garanzie reali finanziarie ammissibili per la mitigazione del rischio risultano a fronte di operazioni di pronti contro termine. I titoli sono per la quasi totalità emessi dallo Stato italiano e da altri emittenti sovrani con rating in area high investment grade. Per quanto riguarda l'esposizione potenziale a rischio di mercato, si rileva che il 62% di tali titoli hanno scadenza inferiore a 5 anni.

Il restante 17% circa delle garanzie reali finanziarie risultano a fronte di depositi in contante e pegni su titoli obbligazionari.

Altre garanzie reali

Le altre garanzie reali sono rappresentate per la quasi totalità da ipoteche su beni immobili. Pur non rilevandosi particolari concentrazioni, ad esempio su singoli beni o su particolari aree geografiche, la rilevanza del credito ipotecario determina l'esposizione della Banca ad un fattore di rischio sistematico rappresentato dai prezzi dei beni immobili. Tale esposizione, fisiologicamente connaturata all'operatività creditizia, viene quantificata attraverso opportune analisi di scenario e di stress nell'ambito del processo ICAAP.

Informativa quantitativa

Nelle presente Tavola vengono riportate, come richiesto dalla normativa di riferimento, le sole quote di esposizioni coperte da garanzie reali finanziarie e personali soggette al calcolo dei requisiti patrimoniali mediante i metodi standard e IRB di base. In particolare si specifica che la colonna "Garanzie personali o derivati su crediti" accoglie quasi integralmente garanzie ricevute nella forma di garanzie personali, essendo per il Gruppo Intesa Sanpaolo il peso dei derivati su crediti sul totale delle garanzie non rilevante.

Distribuzione delle esposizioni coperte da garanzie reali, personali o derivati su crediti per classi di attività regolamentare

Esposizioni garantite sottoposte al metodo Standard

(milioni di euro)
Portafoglio regolamentare 31.12.2011 31.12.2010
Garanzie reali
di cui: Metodo
semplificato
Garanzie Garanzie reali
personali
o derivati
su crediti
di cui: Metodo
semplificato
personali
o derivati
su crediti
Esposizioni verso o garantite da amministrazioni e banche centrali 572 422 3.349 52 52 2.280
Esposizioni verso o garantite da enti territoriali 1 - 414 5 - 364
Esposizioni verso o garantite da enti senza scopo di lucro e del settore pubblico 592 - 22 1.044 - 18
Esposizioni verso o garantite da banche multilaterali di sviluppo 4 4 1 - - -
Esposizioni verso o garantite da organizzazioni internazionali - - - - - -
Esposizioni verso o garantite da intermediari vigilati 27.372 46 2.042 49.688 70 2.166
Esposizioni verso o garantite da imprese 3.862 - 134 4.948 - 116
Esposizioni al dettaglio 2.518 - - 5.673 2 -
Esposizioni scadute 81 - - 71 - -
Esposizioni ad alto rischio - - - - - -
Esposizioni sotto forma di obbligazioni bancarie garantite - - - - - -
Esposizioni a breve termine verso imprese 56 - - 95 - -
Esposizioni verso OICR 715 - - - - -
Altre esposizioni - - - - - -
Cartolarizzazioni - - - - - -
Totale 35.773 472 5.962 61.576 124 4.944

La tabella precedente rappresenta il complemento a quanto riportato in Tavola 6 nella tabella "esposizione con attenuazione del rischio di credito" che riporta, invece, la parte di esposizione residua non coperta da tali garanzie. Si ricorda che, in base alla normativa (nel caso di applicazione del metodo integrale, adottato in prevalenza da Intesa Sanpaolo), le garanzie reali finanziarie (es. cash collateral o titoli ricevuti in pegno) abbattono l'esposizione a rischio, mentre le garanzie personali (e le residuali garanzie reali - metodo semplificato) traslano il relativo rischio sul portafoglio regolamentare del garante; in conseguenza di ciò la rappresentazione delle garanzie personali nella presente Tavola è in capo al garante.

Le esposizioni coperte da garanzie ipotecarie, per le quali la normativa prevede l'attribuzione di fattori di ponderazione preferenziali, non sono invece riportate, in quanto già evidenziate nella Tavola 6 alla voce "esposizioni garantite da immobili".

La dinamica delle "Esposizioni verso o garantite da intermediari vigilati" è stata determinata dalla diminuzione delle operazioni di pronti contro termine attive, che nel periodo considerato si sono quasi dimezzate.

Esposizioni coperte da garanzie personali o derivati su crediti e garanzie reali metodo semplificato: fattori di ponderazione del garante (metodo Standard)

(milioni di euro)
Portafoglio regolamentare Fattori di ponderazione del garante
0% 10% 20% 35% 50% 75% 100% 150% 200% altro Totale al
31.12.2011
Esposizioni verso o garantite da amministrazioni e
banche centrali
2.996 X 168 X 607 X - - X - 3.771
Esposizioni verso o garantite da enti territoriali - X 378 X - X 36 - X X 414
Esposizioni verso o garantite da enti senza scopo di
lucro e del settore pubblico
1 X 10 X 10 X 1 - X X 22
Esposizioni verso o garantite da banche
multilaterali di sviluppo
5 X - X - X - - X X 5
Esposizioni verso o garantite da organizzazioni
internazionali
- X X X X X X X X X -
Esposizioni verso o garantite da intermediari vigilati 1 X 695 X 1.390 X 2 - X X 2.088
Esposizioni verso o garantite da imprese - X 71 X 63 X - - X X 134
Esposizioni al dettaglio - X X X X - X X X X -
Esposizioni garantite da immobili X X X - - X X X X X -
Esposizioni scadute - X X X - X - - X X -
Esposizioni ad alto rischio X X X X X X - - - X -
Esposizioni sotto forma di obbligazioni bancarie
garantite
X - - X - X - X X X -
Esposizioni a breve termine verso imprese X X - X - X - - X X -
Esposizioni verso OICR - X - X - X - - X - -
Altre esposizioni - X - X X X - X X X -
Cartolarizzazioni X X X X X X X X X X -
Totale 3.003 - 1.322 - 2.070 - 39 - - - 6.434

Esposizioni garantite sottoposte al metodo IRB di base (*)

(milioni di euro)
Portafoglio regolamentare 31.12.2011 31.12.2010
Garanzie
reali
Garanzie
personali
o derivati
Garanzie
reali
Garanzie
personali
o derivati
su crediti su crediti
Esposizioni verso o garantite da imprese
Finanziamenti specializzati - - - -
PMI (Piccole e Medie Imprese) 4.518 112 4.365 187
Altre imprese 2.324 41 2.639 95
Finanziamenti specializzati - slotting criteria - - - -
Totale 6.842 153 7.004 282

Le esposizioni verso privati coperte da garanzie ipotecarie su immobili residenziali (segmento regolamentare "mutui residenziali a privati"), per cui il Gruppo applica l'approccio IRB (non di base), non sono incluse nella presente Tavola in quanto già evidenziate specificatamente nella Tavola 7.

Tavola 9 – Rischio di controparte

Informativa qualitativa

Il rischio di controparte, ai sensi della circolare della Banca d'Italia n. 263 – "Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche", è una particolare fattispecie di rischio di credito e rappresenta il rischio che la controparte di un'operazione risulti inadempiente prima del regolamento definitivo dei flussi finanziari. La disciplina indica specifiche regole per la quantificazione del valore delle esposizioni, mentre rinvia a quella del rischio di credito per l'indicazione dei fattori di ponderazione.

Conformemente al dettato normativo, il rischio di controparte viene calcolato per le seguenti categorie di transazioni:

  • strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC);
  • operazioni di SFT Securities Financial Transaction (ad esempio i pronti contro termine);
  • operazioni con regolamento a medio lungo termine.

E' previsto un trattamento uniforme del rischio di controparte indipendentemente dal portafoglio di allocazione delle posizioni (sia il banking book e sia il portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza sono soggetti ai requisiti patrimoniali per il rischio di controparte). E' ammesso, ai fini della riduzione del valore delle esposizioni, il riconoscimento di vari tipi di compensazione contrattuale (contratti di "Master netting agreements"), subordinatamente al rispetto dei requisiti stabiliti dalla normativa.

Ai fini delle segnalazioni regolamentari il Gruppo al momento adotta il metodo del "valore corrente" per il calcolo delle esposizioni soggette al rischio di controparte per i contratti derivati finanziari e creditizi negoziati OTC, mentre per le operazioni di pronti contro termine attivi considera la garanzia in titoli come garanzia reale finanziaria, abbattendo direttamente il valore dell'esposizione (metodo "integrale").

Ai fini gestionali l'utilizzo delle linee di credito, per operatività in derivati OTC, in generale, prevede l'applicazione del maggiore tra il Mark to Market e l'Add-On per la determinazione dell'esposizione creditizia tenendo conto degli accordi di netting e di collateral, laddove esistenti.

Gli Add-On sono indicatori della massima esposizione potenziale futura (misura di picco), stimati periodicamente dalla Direzione Risk Management per macrotipologie di prodotto e scadenza. La metrica corrisponde, per ogni contratto preso come benchmark, al picco della PFE (Potential Future Exposure) al 95° percentile.

Per quanto attiene Banca IMI, da Ottobre 2010, essa adotta per la misurazione degli utilizzi, l'esposizione potenziale (stimata con la PFE effettiva media).

La metodologia di misurazione avanzata per il rischio di controparte è in fase di consolidamento dallo "use test" sulla controllata ed in corso di roll-out per la Capogruppo, con l'obiettivo di avviare il percorso di convalida ai fini regolamentari entro la fine del 2012.

Per quanto concerne l'accordato per operazioni OTC, esso è definito con logiche del tutto analoghe a quelle delle esposizioni per cassa, rappresentando unicamente le operazioni in derivati una particolare forma tecnica di utilizzo da parte della clientela. La griglia degli Add-On gestionali è inserita nei sistemi di monitoraggio delle linee di credito per derivati OTC, che quotidianamente applicano l'algoritmo di calcolo, pervenendo alla quantificazione dell'esposizione creditizia verso una certa controparte.

Il Gruppo utilizza diffusamente accordi di netting e di cash collateral per mitigare sostanzialmente l'esposizione verso le controparti, in particolare verso le istituzioni creditizie e finanziarie (per maggiori dettagli si rimanda a Tavola 8).

Per un'efficace gestione del rischio all'interno della banca è necessario che il sistema di misurazione dei rischi risulti integrato nei processi decisionali e nella gestione dell'operatività aziendale. A tal fine, in ottemperanza al requisito di "use test" previsto in Basilea II, è stato avviato uno specifico progetto che ha l'obiettivo di pervenire alla stima, anche ai fini regolamentari, di misure statistiche che permettano di analizzare l'evoluzione della rischiosità dei derivati nel tempo. Le funzioni organizzative coinvolte, come descritto nei documenti di normativa interna della banca, sono:

  • la Direzione Risk Management di Capogruppo, è responsabile del sistema di misurazione del rischio di controparte tramite la definizione della metodologia di calcolo, la produzione e analisi delle misure di esposizione;
  • le funzioni crediti (centrali e divisionali), utilizzano le misure prodotte per effettuare le attività di monitoraggio delle posizioni assunte;
  • le funzioni commerciali e le funzioni crediti, si avvalgono delle misure di cui sopra nell'ambito del processo di concessione per la determinazione dell'accordato delle linee di crediti.

In particolare sono state definite le seguenti misure:

  • PFE (potential future exposure): evoluzione nel tempo dell'esposizione creditizia (i.e. mark-to-market positivo) con un intervallo di confidenza pari al 95%; si tratta di una misura prudenziale utilizzata ai fini gestionali;
  • EPE (expected positive exposure): media pesata per il tempo dell'esposizione creditizia attesa, dove i pesi sono le porzioni che ciascun time step rappresenta sull'intero intervallo temporale. Si tratta di una misura regolamentare.

Il progetto ha prodotto i seguenti risultati:

    1. aprile 2010: adozione per tutto il gruppo di una nuova griglia di Add-On gestionali molto più granulare di quella precedente con revisione delle stime per ogni profilo di rischio;
    1. ottobre 2010: adozione ai soli fini gestionali per Banca IMI della nuova metodologia di simulazione nel tempo e della misura di Mean effective PFE per la misurazione degli utilizzi, come da policy interna.

Per il resto del Gruppo il monitoraggio degli utilizzi avviene mediante l'uso congiunto di valori di Mark to Market e di Add-On stimati dalla Direzione Risk Management.

Nel corso del 2011 la Direzione Risk Management ha partecipato ai Quantitative Impact Study richiesti dall'organo di Vigilanza al fine quantificare l'impatto delle nuove regole per la determinazione del requisito per il rischio di controparte dettate dal Basilea III (CVA capital Charge, Stressed EPE, Increased Margin Period of risk e requisiti per operatività tramite Central Counterparties).

In merito alle novità introdotte da Basilea III, l'EPE stressata, congiuntamente al coefficiente Alpha (già in essere per le banche dotate di modello interno) ha lo scopo di cogliere il Generic Wrong Way Risk (riconducibile al rischio sistemico) ossia il rischio derivante dalla correlazione positiva tra la probabilità di default delle controparti e i fattori di mercato.

Basilea III impone anche il monitoraggio delle operazioni che generano specific wrong way risk, alle quali sarà applicato un requisito ulteriormente penalizzante. Per lo svolgimento del QIS non sono stati individuati casi di operazioni di questo tipo nel portafoglio alla data di rilevazione.

Ai fini delle valutazioni di bilancio, il rischio di controparte costituisce un elemento di valutazione (fair value) che viene posto a rettifica del mark to market dei derivati OTC tramite il Credit Risk Adjustment (CRA). Infatti, per pervenire alla determinazione del fair value, non solo si considerano i fattori di mercato e la natura del contratto (durata, forma tecnica, ecc.), ma anche la qualità creditizia della controparte in relazione all'esposizione corrente e potenziale.

Per la determinazione del CRA si fa riferimento al costo di un CDS di protezione sul default della controparte in funzione della vita media residua del contratto, ed in mancanza alla perdita attesa e al capitale assorbito derivanti dal rating interno attribuito alla controparte. Tali costi sono applicati all'esposizione corrente, se positiva, o all'esposizione potenziale futura (Add-On), in caso contrario.

Con riferimento all'impatto in termini di garanzie che la Banca dovrebbe fornire in caso di abbassamento della valutazione del proprio merito di credito (downgrading), si segnala che alcuni dei contatti di collateral sottoscritti dal Gruppo prevedono l'abbassamento del minimum transfer amount e delle threshold in caso di downgrading del Gruppo stesso.

Informativa quantitativa

Rischio di controparte

(milioni di euro)
Categorie di transazioni Metodo del valore
corrente - esposizione
31.12.2011 31.12.2010
Contratti derivati 19.563 17.599
Operazioni SFT (Securities Financing Transaction) e con regolamento a lungo termine 38.560 60.452
Compensazione tra prodotti diversi - -

Come già detto, ai fini delle segnalazioni regolamentari il Gruppo al momento adotta il metodo del "valore corrente" per il calcolo delle esposizioni soggette al rischio di controparte per i contratti derivati finanziari e creditizi negoziati OTC, mentre per le operazioni di pronti contro termine attivi considera la garanzia in titoli come garanzia reale finanziaria, abbattendo direttamente il valore dell'esposizione (metodo "integrale"), mentre per i pronti contro termine passivi è la cassa ricevuta che viene considerata come garanzia reale finanziaria.

Il valore dell'esposizione riportato nella tabella che precede, riferito alle posizioni rientranti sia nel portafoglio di negoziazione di vigilanza sia nel portafoglio bancario, è determinato facendo riferimento:

  • per quanto riguarda le posizioni in contratti derivati all'equivalente creditizio, che tiene conto degli effetti di eventuali accordi di compensazione e non considera invece l'effetto delle garanzie ricevute;
  • per quanto riguarda le posizioni derivanti da operazioni SFT e con regolamento a lungo termine al valore dell'esposizione senza tener conto delle tecniche di mitigazione del rischio.

Le esposizioni rientranti nella tabella precedente hanno beneficiato di mitigazione del rischio (garanzie reali) per complessivi 33.720 milioni, di cui 3.271 riferiti a esposizioni in derivati.

Il requisito patrimoniale a fronte del "rischio di controparte", sia quello relativo al portafoglio di negoziazione di vigilanza sia quello del banking book, è riportato - in capo ai singoli portafogli regolamentari - nelle tabelle dei requisiti patrimoniali a fronte dei rischi di credito metodo standard e metodo IRB.

Le tabelle che seguono forniscono le informazioni previste dalla normativa in tema di contratti derivati finanziari e creditizi. In particolare si ricorda che il fair value degli strumenti finanziari derivati OTC è stato determinato tenendo conto della qualità creditizia delle singole controparti (cosiddetto Credit Risk Adjustment). Sui contratti in rimanenza al 31 dicembre 2011, ciò ha comportato la rilevazione a conto economico di un impatto negativo netto per un ammontare pari a 81 milioni (di cui 75 milioni riferibili ai contratti negoziati con clientela). Le rettifiche, iscritte per ogni singolo contratto a correzione del valore di mercato determinato utilizzando le curve risk free, al 31 dicembre 2011 sono state pari a 274 milioni, di cui 33 milioni relativi a posizioni deteriorate.

Derivati finanziari - Portafoglio di negoziazione di vigilanza: valori nozionali di fine periodo e medi

(milioni di euro)
Attività sottostanti / Tipologia derivati 31.12.2011 31.12.2010
Over the
counter
Controparti
Centrali
Over the
counter
Controparti
Centrali
1. Titoli di debito e tassi d'interesse 2.929.078 188.079 2.609.337 210.215
a) Opzioni 328.496 105.366 373.205 126.555
b) Swap 2.599.155 - 2.235.310 -
c) Forward 199 - 764 -
d) Futures 1.228 82.713 58 83.660
e) Altri - - - -
2. Titoli di capitale e indici azionari 27.431 18.627 36.937 17.658
a) Opzioni 26.817 18.059 36.543 16.012
b) Swap 445 - 156 -
c) Forward 169 - 238 -
d) Futures - 568 - 1.646
e) Altri - - - -
3. Valute e oro 114.384 129 101.916 7
a) Opzioni 12.807 - 11.793 -
b) Swap 20.328 - 25.052 -
c) Forward 80.645 - 64.597 -
d) Futures - 129 - 7
e) Altri 604 - 474 -
4. Merci 4.504 1.452 2.615 1.513
5. Altri sottostanti - - - -
TOTALE 3.075.397 208.287 2.750.805 229.393
VALORI MEDI 2.930.368 215.414 2.719.832 300.071

L'operatività in futures, esposta nella colonna "Over the Counter" si riferisce a operazioni chiuse per il tramite di aderenti in via diretta ai mercati organizzati dei futures non appartenenti al Gruppo Bancario.

Derivati finanziari - Portafoglio bancario: valori nozionali di fine periodo e medi

Di copertura

(milioni di euro)
Attività sottostanti / Tipologia derivati 31.12.2011 31.12.2010
Over the
counter
Controparti
Centrali
Over the
counter
Controparti
Centrali
1. Titoli di debito e tassi d'interesse 262.464 - 264.509 -
a) Opzioni 9.584 - 8.946 -
b) Swap 252.880 - 255.563 -
c) Forward - - - -
d) Futures - - - -
e) Altri - - - -
2. Titoli di capitale e indici azionari - - - -
a) Opzioni - - - -
b) Swap - - - -
c) Forward - - - -
d) Futures - - - -
e) Altri - - - -
3. Valute e oro 5.344 - 5.718 -
a) Opzioni - - - -
b) Swap 5.344 - 5.718 -
c) Forward - - - -
d) Futures - - - -
e) Altri - - - -
4. Merci - - - -
5. Altri sottostanti - - - -
TOTALE 267.808 - 270.227 -
VALORI MEDI 262.677 - 263.820 -

Altri derivati

Attività sottostanti / Tipologia derivati (milioni di euro)
31.12.2011
31.12.2010
Over the
counter
Controparti
Centrali
Over the
counter
Controparti
Centrali
1. Titoli di debito e tassi d'interesse 12.979 - 13.860 -
a) Opzioni 7.857 - 8.763 -
b) Swap 5.122 - 5.097 -
c) Forward - - - -
d) Futures - - - -
e) Altri - - - -
2. Titoli di capitale e indici azionari 6.109 - 6.920 -
a) Opzioni 6.109 - 6.920 -
b) Swap - - - -
c) Forward - - - -
d) Futures - - - -
e) Altri - - - -
3. Valute e oro 5.003 - 4.688 -
a) Opzioni 41 - 31 -
b) Swap 2.308 - 714 -
c) Forward 2.654 - 3.943 -
d) Futures - - - -
e) Altri - - - -
4. Merci - - - -
5. Altri sottostanti - - - -
TOTALE 24.091 - 25.468 -
VALORI MEDI 24.400 - 16.620 -

Derivati finanziari - fair value lordo positivo: ripartizione per prodotti

(milioni di euro)
Portafogli/ Tipologia derivati Fair value positivo
31.12.2011 31.12.2010
Over the
counter
Controparti
Centrali
Over the
counter
Controparti
Centrali
A. Portafoglio di negoziazione di vigilanza 37.081 670 35.244 782
a) Opzioni 5.889 574 5.367 676
b) Interest rate swap 28.666 - 27.373 -
c) Cross currency swap 1.161 - 1.508 -
d) Equity swaps 33 - 4 -
e) Forward 1.113 - 810 -
f) Futures - 58 - 37
g) Altri 219 38 182 69
B. Portafoglio bancario - di copertura 10.208 - 7.377 -
a) Opzioni 524 - 505 -
b) Interest rate swap 8.996 - 6.503 -
c) Cross currency swap 688 - 369 -
d) Equity swaps - - - -
e) Forward - - - -
f) Futures - - - -
g) Altri - - - -
C. Portafoglio bancario - altri derivati 757 - 699 -
a) Opzioni 169 - 319 -
b) Interest rate swap 485 - 370 -
c) Cross currency swap 98 - 6 -
d) Equity swaps - - - -
e) Forward 5 - 4 -
f) Futures - - - -
g) Altri - - - -
TOTALE 48.046 670 43.320 782

Derivati finanziari - fair value lordo negativo: ripartizione per prodotti

(milioni di euro)
Portafogli/ Tipologia derivati Fair value negativo
31.12.2011 31.12.2010
Over the
counter
Controparti
Centrali
Over the
counter
Controparti
Centrali
A. Portafoglio di negoziazione di vigilanza 40.868 795 38.083 674
a) Opzioni 7.145 712 6.525 579
b) Interest rate swap 30.661 - 28.749 -
c) Cross currency swap 1.502 - 1.880 -
d) Equity swaps 7 - 7 -
e) Forward 1.371 - 745 -
f) Futures - 42 - 57
g) Altri 182 41 177 38
B. Portafoglio bancario - di copertura 8.324 - 5.753 -
a) Opzioni 156 - 176 -
b) Interest rate swap 7.939 - 5.037 -
c) Cross currency swap 229 - 540 -
d) Equity swaps - - - -
e) Forward - - - -
f) Futures - - - -
g) Altri - - - -
C. Portafoglio bancario - altri derivati 878 - 1.223 -
a) Opzioni 603 - 879 -
b) Interest rate swap 187 - 219 -
c) Cross currency swap 59 - 5 -
d) Equity swaps - - - -
e) Forward 29 - 120 -
f) Futures - - - -
g) Altri - - - -
TOTALE 50.070 795 45.059 674

Derivati finanziari "over the counter" – portafoglio di negoziazione di vigilanza: valori nozionali, fair value lordi positivi e negativi per controparti al 31 dicembre 2011

Contratti non rientranti in accordi di compensazione

(milioni di euro)
Contratti non rientranti in accordi Governi e Altri enti Banche Società Società Imprese Altri
di compensazione Banche
Centrali
pubblici finanziarie di
assicurazione
non
finanziarie
soggetti
1. Titoli di debito e tassi di interesse
- valore nozionale - 3.679 39.224 12.896 2.570 41.025 333
- fair value positivo - 505 526 139 20 1.789 11
- fair value negativo - -93 -880 -205 -47 -309 -33
- esposizione futura - 31 129 64 8 214 2
2. Titoli di capitale e indici azionari
- valore nozionale 1 1 267 3.096 3.791 8 23
- fair value positivo - - 1 28 - 1 -
- fair value negativo - - -2.135 -14 -14 - -2
- esposizione futura - - 1 11 4 - -
3. Valute e oro
- valore nozionale - 159 14.062 12.601 272 9.950 134
- fair value positivo - - 102 144 7 232 3
- fair value negativo - -121 -616 -176 -1 -157 -1
- esposizione futura - 12 90 181 3 136 1
4. Altri valori
- valore nozionale - - 2 28 - 3.726 -
- fair value positivo - - - 2 - 96 -
- fair value negativo - - -2 - - -94 -
- esposizione futura - - - 3 - 403 -

Derivati finanziari "over the counter" – portafoglio di negoziazione di vigilanza: valori nozionali, fair value lordi positivi e negativi per controparti al 31 dicembre 2011

Contratti rientranti in accordi di compensazione

(milioni di euro)
Contratti rientranti in accordi Governi e Altri enti Banche Società Società Imprese Altri
di compensazione Banche pubblici finanziarie di non soggetti
Centrali assicurazione finanziarie
1. Titoli di debito e tassi di interesse
- valore nozionale 2.350 - 1.665.755 1.159.205 896 1.145 -
- fair value positivo 724 - 25.953 4.154 15 55 -
- fair value negativo -8 - -29.469 -3.781 -15 -10 -
2. Titoli di capitale e indici azionari
- valore nozionale - - 12.684 7.455 105 - -
- fair value positivo - - 358 131 - - -
- fair value negativo - - -335 -166 -7 - -
3. Valute e oro
- valore nozionale - - 66.419 7.183 480 3.125 -
- fair value positivo - - 1.082 434 127 337 -
- fair value negativo - - -1.877 -107 - -142 -
4. Altri valori
- valore nozionale - - - 32 - 716 -
- fair value positivo - - 90 4 - 11 -
- fair value negativo - - -17 -4 - -30 -

Derivati finanziari "over the counter" – portafoglio bancario: valori nozionali, fair value lordi positivi e negativi per controparti al 31 dicembre 2011

Contratti non rientranti in accordi di compensazione

(milioni di euro)
Contratti non rientranti in accordi
di compensazione
Governi e
Banche
Centrali
Altri enti
pubblici
Banche Società
finanziarie
Società
di
assicurazione
Imprese
non
finanziarie
Altri
soggetti
1. Titoli di debito e tassi di interesse
- valore nozionale - - 73.102 1.471 - - 8.534
- fair value positivo - - 1.366 164 - - 3
- fair value negativo - - -3.919 -540 - - -395
- esposizione futura - - 27 19 - - 4
2. Titoli di capitale e indici azionari
- valore nozionale - - 2.856 96 - 293 1.666
- fair value positivo - - 1 - - - -
- fair value negativo - - -177 - - -72 -42
- esposizione futura - - 6 2 - 2 -
3. Valute e oro
- valore nozionale 388 - 2.664 10 - 70 27
- fair value positivo - - 51 - - - -
- fair value negativo -10 - -172 - - -2 -
- esposizione futura 4 - 29 - - - -
4. Altri valori
- valore nozionale - - - - - - -
- fair value positivo - - - - - - -
- fair value negativo - - - - - - -
- esposizione futura - - - - - - -

Derivati finanziari "over the counter" – portafoglio bancario: valori nozionali, fair value lordi positivi e negativi per controparti al 31 dicembre 2011

Contratti rientranti in accordi di compensazione

(milioni di euro)
Contratti rientranti in accordi Governi e Altri enti Banche Società Società Imprese Altri
di compensazione Banche
Centrali
pubblici finanziarie di
assicurazione
non
finanziarie
soggetti
1. Titoli di debito e tassi di interesse
- valore nozionale - - 185.834 6.502 - - -
- fair value positivo - - 8.365 218 - - -
- fair value negativo - - -3.321 -405 - - -
2. Titoli di capitale e indici azionari
- valore nozionale - - 977 221 - - -
- fair value positivo - - 40 6 - - -
- fair value negativo - - - - - - -
3. Valute e oro
- valore nozionale - - 6.590 598 - - -
- fair value positivo - - 682 69 - - -
- fair value negativo - - -145 -2 - - -
4. Altri valori
- valore nozionale - - - - - - -
- fair value positivo - - - - - - -
- fair value negativo - - - - - - -

Derivati su crediti – valori nozionali di fine periodo e medi

(milioni di euro)
Categorie di operazioni Portafoglio di negoziazione di vigilanza Portafoglio bancario
su un singolo
soggetto
su più soggetti
(basket)
su un singolo
soggetto
su più soggetti
(basket)
1. Acquisti di protezione
- Credit default products
- Credit spread products
- Total rate of return swap
- Altri
29.817
-
807
-
29.399
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Totale 31.12.2011 30.624 29.399 - -
Valori medi 30.110 29.146 - -
Totale 31.12.2010 29.459 28.894 - -
2. Vendite di protezione
- Credit default products
- Credit spread products
- Total rate of return swap
- Altri
28.121
-
148
-
29.686
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Totale 31.12.2011 28.269 29.686 - -
Valori medi 33.227 29.681 - -
Totale 31.12.2010 26.286 29.677 - -

Derivati creditizi "over the counter" – fair value lordo positivo: ripartizione per prodotti

(milioni di euro)
Portafogli/ Tipologia derivati Fair value positivo
31.12.2011 31.12.2010
A. Portafoglio di negoziazione di vigilanza 3.342 2.233
a) Credit default products 3.099 1.824
b) Credit spread products - -
c) Total rate of return swap 243 409
d) Altri - -
B. Portafoglio bancario - -
a) Credit default products - -
b) Credit spread products - -
c) Total rate of return swap - -
d) Altri - -
TOTALE 3.342 2.233

Derivati creditizi "over the counter" – fair value lordo negativo: ripartizione per prodotti

(milioni di euro)
Portafogli/ Tipologia derivati Fair value negativo
31.12.2011 31.12.2010
A. Portafoglio di negoziazione di vigilanza 3.789 2.382
a) Credit default products 3.579 2.146
b) Credit spread products - -
c) Total rate of return swap 210 236
d) Altri - -
B. Portafoglio bancario - -
a) Credit default products - -
b) Credit spread products - -
c) Total rate of return swap - -
d) Altri - -
TOTALE 3.789 2.382

Derivati creditizi "over the counter" – fair value lordi (positivi e negativi) per controparti: contratti non rientranti in accordi di compensazione al 31 dicembre 2011

(milioni di euro)
Contratti non rientranti in accordi
di compensazione
Governi e
Banche
Centrali
Altri enti
pubblici
Banche Società
finanziarie
Società
di
assicurazione
Imprese
non
finanziarie
Altri
soggetti
NEGOZIAZIONE DI VIGILANZA
1. Acquisto protezione
- valore nozionale - 75 1.795 1.753 - - -
- fair value positivo - 87 145 101 - - -
- fair value negativo - - -255 -2 - - -
- esposizione futura - 7 123 113 - - -
2. Vendita protezione
- valore nozionale - - 1.258 1.830 - - -
- fair value positivo - - 1 2 - - -
- fair value negativo - - -73 -285 - - -
- esposizione futura - - 23 44 - - -
PORTAFOGLIO BANCARIO
1. Acquisto protezione
- valore nozionale - - - - - - -
- fair value positivo - - - - - - -
- fair value negativo - - - - - - -
2. Vendita protezione
- valore nozionale - - - - - - -
- fair value positivo - - - - - - -
- fair value negativo - - - - - - -

Derivati creditizi "over the counter" – fair value lordi (positivi e negativi) per controparti: contratti rientranti in accordi di compensazione al 31 dicembre 2011

(milioni di euro)
Contratti rientranti in accordi
di compensazione
Governi e
Banche
Centrali
Altri enti
pubblici
Banche Società
finanziarie
Società
di
assicurazione
Imprese
non
finanziarie
Altri
soggetti
NEGOZIAZIONE DI VIGILANZA
1. Acquisto protezione
- valore nozionale - - 43.914 12.486 - - -
- fair value positivo - - 1.964 811 - - -
- fair value negativo - - -102 -14 - - -
2. Vendita protezione
- valore nozionale - - 40.984 13.883 - - -
- fair value positivo - - 49 182 - - -
- fair value negativo - - -2.007 -1.051 - - -
PORTAFOGLIO BANCARIO
1. Acquisto protezione
- valore nozionale - - - - - - -
- fair value positivo - - - - - - -
- fair value negativo - - - - - - -
2. Vendita protezione
- valore nozionale - - - - - - -
- fair value positivo - - - - - - -
- fair value negativo - - - - - - -

Derivati finanziari e creditizi "over the counter" – fair value netti ed esposizione futura per controparti al 31 dicembre 2011

(milioni di euro)
Governi e Altri enti Banche Società Società Imprese Altri
Banche pubblici finanziarie di non soggetti
Centrali assicurazione finanziarie
1. Accordi bilaterali derivati finanziari
- fair value positivo 716 - 1.726 404 141 296 -
- fair value negativo - - -1.693 -231 -20 -74 -
- esposizione futura 30 - 840 2.708 34 125 -
- rischio di controparte netto 745 - 1.167 2.949 170 421 -
2. Accordi bilaterali derivati crediti
- fair value positivo - - - - - - -
- fair value negativo - - - - - - -
- esposizione futura - - - - - - -
- rischio di controparte netto - - - - - - -
3. Accordi "Cross product"
- fair value positivo - - 1.608 366 - - -
- fair value negativo - - -2.630 -57 - - -
- esposizione futura - - 3.687 673 - - -
- rischio di controparte netto - - 3.625 758 - - -

L'effetto del netting sul fair value positivo dei contratti derivati (finanziari e creditizi) OTC rientranti in accordi di compensazione (bilaterali e/o cross product) è pari a 40.603 milioni di euro, principalmente riferito a controparti bancarie.

Il totale dei Fair Value Positivi Netti su Derivati conclusi OTC o con Controparti Centrali è pari a 10.785 milioni di euro, Tale importo include sia i contratti rientranti in accordi di compensazione che quelli non rientranti.

122

Tavola 10 – Operazioni di cartolarizzazione

Informativa qualitativa

Operazioni di cartolarizzazione: obiettivi dell'attività e ruoli svolti dalla banca

Operazioni di cartolarizzazione "proprie"

Nell'ambito delle operazioni di cartolarizzazione del Gruppo Intesa Sanpaolo è preliminarmente opportuno distinguere tra:

  • operazioni che, utilizzando la tecnica delle cartolarizzazioni attraverso la trasformazione dei crediti ceduti in titoli rifinanziabili, si inquadrano nella più generale politica di rafforzamento della posizione di liquidità del Gruppo (cfr. il successivo paragrafo "auto-cartolarizzazioni e stanziabilità") e non rientrano nelle cartolarizzazioni in senso stretto (in quanto non trasferiscono rischi all'esterno del Gruppo);
  • cartolarizzazioni strutturate con l'obiettivo di conseguire vantaggi economici, riguardanti l'ottimizzazione del portafoglio crediti, la diversificazione delle fonti di finanziamento e la riduzione del loro costo ("cartolarizzazioni proprie" e programmi di Asset Backed Commercial Paper) o in funzione di servizio alla clientela.

Per la realizzazione di tali operazioni il Gruppo si è avvalso di Special Purpose Entity (SPE), ossia veicoli che consentono ad un soggetto di raccogliere risorse a fronte della cartolarizzazione di parte degli attivi di cui è titolare. In genere si prevede lo scorporo di un pacchetto di asset patrimoniali (generalmente crediti) dal bilancio di un soggetto ed il successivo trasferimento dello stesso ad un veicolo che, per finanziarne l'acquisto, emette titoli poi collocati sul mercato o attraverso un collocamento privato. Le risorse così raccolte vengono retrocesse al cedente, mentre gli impegni assunti verso i sottoscrittori vengono assolti utilizzando i flussi di cassa generati dai crediti ceduti.

Auto-cartolarizzazioni e stanziabilità

Negli anni antecedenti la crisi finanziaria, le cartolarizzazioni cash (ovvero non sintetiche) di Intesa Sanpaolo erano principalmente uno strumento di funding a medio-lungo termine, strutturate con l'obiettivo di ridurre il gap di liquidità tra impieghi a medio-lungo termine e raccolta a breve, diversificare le fonti di finanziamento e la base di investitori, nonché ottenere funding ad un costo di raccolta competitivo grazie all'emissione di titoli aventi rating AAA o, comunque, superiore al rating della Banca.

Alla luce della critica situazione dei mercati finanziari, il Gruppo ha ritenuto prudente ampliare il proprio portafoglio di attivi stanziabili per costituire una riserva di liquidità attivabile attraverso operazioni di finanziamento con la BCE o grazie agli strumenti previsti nell'ambito delle misure urgenti adottate dal Governo e dalla Banca d'Italia per garantire la stabilità del sistema creditizio.

Ciò è avvenuto, principalmente, attraverso le c.d. "auto-cartolarizzazioni" di attivi del Gruppo, anche attraverso l'analisi di particolari tipologie di attivi (quali alcuni prestiti al settore pubblico ed a società large corporate). Pur in presenza, infatti, di un eccellente profilo di liquidità, Intesa Sanpaolo ha ritenuto opportuno ampliare le proprie possibilità di accesso al mercato della raccolta a breve termine.

Tuttavia, prudenzialmente, si è scelto in questo contesto di mercato di mantenere, a fronte della propria raccolta interbancaria (anche nella forma di CD e CP), una adeguata ed equivalente dotazione di attivi stanziabili.

Va peraltro sottolineato come l'emissione di RMBS relativa a mutui residenziali italiani sia anche funzionale alla creazione del cover pool a supporto di emissioni a medio e lungo termine di covered da collocare, eventualmente, sul mercato istituzionale.

Buona parte dei titoli RMBS rivenienti dalle operazioni di auto-cartolarizzazione sono, dunque, destinati ad essere utilizzati per la stanziabilità in BCE ma potranno anche essere successivamente utilizzati quale cover pool del programma di Obbligazioni Bancarie Garantite.

Peraltro, in tutti i casi, i titoli faranno inizialmente parte del portafoglio di titoli stanziabili, ma non si esclude in futuro di poterli collocare sul mercato qualora le condizioni dei mercati dovessero migliorare.

In questo contesto, le operazioni di "auto-cartolarizzazione" hanno comunque solitamente una struttura del tutto analoga alle operazioni effettuate in passato e collocate sul mercato.

Consistono infatti in una cessione da parte di Intesa Sanpaolo di un portafoglio di attivi ad un SPV costituito ex L.130/99 che emette due tranche di titoli (una senior ed una subordinata costituente il credit enhancement). Il Gruppo sottoscrive poi integralmente i titoli emessi dall'SPV per finanziare l'acquisto dei crediti. I titoli senior (provvisti di rating e quotati) sono stanziabili ed utilizzabili per le finalità di cui sopra.

Per quanto riguarda gli attivi da cartolarizzare, sulla base della ricognizione effettuata dal Gruppo a tale scopo, si privilegiano normalmente attivi analoghi (o simili) a quelli già cartolarizzati in precedenza, quali, a titolo di esempio:

  • i mutui fondiari e ipotecari delle Banche reti del Gruppo;
  • i titoli a reddito fisso di Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo ("BIIS") di Banca IMI non stanziabili;
  • i prestiti di BIIS non stanziabili;
  • i canoni di leasing di Leasint;
  • i mutui ipotecari del Mediocredito Italiano.

Gli attivi sottostanti i programmi di auto-cartolarizzazione sono, di norma, inclusi nel portafoglio IAS Crediti (Loans & Receivables) del Gruppo e, dunque, nel banking book. I criteri di valutazione sono analoghi alle altre attività di tale portafoglio.

Le operazioni di auto-cartolarizzazione non contribuiscono ai dati numerici inseriti nelle tabelle seguenti, in quanto - come già detto - le operazioni in questione non costituiscono cartolarizzazioni in senso stretto.

Cartolarizzazioni in senso stretto

Le operazioni di cartolarizzazione appartenenti a questa categoria sono:

Da Vinci:

Operazione di cartolarizzazione sintetica conclusa nel 2006 da Banca Intesa e finalizzata alla copertura e alla gestione dinamica del rischio della propria esposizione nel settore aereo ed aeronautico (importo nominale di circa 650 milioni di dollari). Le garanzie a fronte del portafoglio, oggetto dell'operazione Da Vinci, comprendevano 128 aeromobili appartenenti a 22 compagnie aeree di 14 Paesi. Con questa operazione Banca Intesa ha comprato protezione, tramite un credit default swap utilizzando:

  • o per la parte unfunded (84%), un contratto di Senior Swap sottoscritto con un primario operatore finanziario, che copre i rischi del portafoglio Da Vinci con rating superiore o uguale a AA;
  • o per la parte funded (12%), lo Special Purpose Vehicle Da Vinci Synthetic Plc, che ha emesso obbligazioni per un valore complessivo di 78,2 milioni di dollari, strutturate in tre tranche (la prima con rating A per 32,5 milioni di dollari; la seconda con rating BBB per 26,1 milioni di dollari e la terza con rating BB+ per 19,6 milioni di dollari), collocabili unicamente presso investitori istituzionali internazionali.

La struttura dell'operazione prevedeva, infine, la possibilità di vendere in qualsiasi momento il rimanente 4% del rischio, pari a circa 26 milioni di dollari. Le agenzie di rating utilizzate sono state S&P, Fitch e Moody's.

Intesa Sec 3:

Operazione strutturata nel 2006 da Banca Intesa su di un portafoglio costituito da 72.570 mutui residenziali "in bonis", erogati prevalentemente nel Nord Italia, concessi a privati e garantiti da ipoteca di primo grado economico, per un valore di libro originario pari a 3.644 milioni. L'operazione, tesa essenzialmente a ridurre il gap di liquidità tra impieghi a medio termine e raccolta a breve, è stata realizzata mediante cessione del predetto portafoglio al veicolo Intesa Sec 3 S.r.l., il quale ha emesso titoli mortgage-backed securities collocati presso investitori istituzionali. Le agenzie di rating utilizzate sono state S&P e Moody's.

Split 2:

124

Nel 2004 Sanpaolo Leasint ha ceduto pro soluto alla società veicolo Split 2 Srl crediti derivanti da contratti di leasing performing aventi ad oggetto immobili, autoveicoli e beni strumentali per un ammontare totale di 1.805 milioni. Allo scopo di raccogliere la provvista necessaria all'acquisto dei crediti, Split 2 ha emesso tre classi di titoli (con rating assegnato dalle tre le agenzie Moody's, S&P e Fitch) che sono stati collocati sul mercato e una classe Junior di € 18,1 milioni interamente sottoscritta da Sanpaolo Leasint. L'operazione ha avuto l'obiettivo di diversificare le fonti di finanziamento della società, di realizzare il matching temporale tra la provvista e gli impieghi sottostanti nonché di liberare capitale economico e regolamentare.

Intesa Sec 2:

Nel 2002 Banca Intesa ha strutturato un'operazione di cartolarizzazione su un portafoglio costituito da circa 67.000 mutui residenziali "in bonis", erogati prevalentemente nel Nord Italia, concessi a privati, garantiti da ipoteca di primo grado, per un valore pari a 2.026 milioni. L'operazione, tesa essenzialmente a ridurre il gap di liquidità tra impieghi a medio termine e raccolta a breve, è stata realizzata mediante cessione del predetto portafoglio alla società veicolo IntesaBci Sec 2 S.r.l., che, a sua volta, ha emesso titoli mortgage backed securities collocati presso investitori istituzionali e articolati in quattro tranche: classe A1 di 405,5 milioni con rating AAA; classe A2 di 1.519,6 milioni con rating AAA, classe B di 40,6 milioni con rating AA e classe C di 61 milioni con rating BBB. Le agenzie di rating utilizzate sono state S&P, Fitch e Moody's.

Cr Firenze Mutui:

Banca CR Firenze alla data di chiusura dell'esercizio aveva in corso un'operazione di cartolarizzazione, relativa a mutui in "bonis", effettuata nel quarto trimestre dell'anno 2002 per il tramite della società veicolo CR Firenze Mutui S.r.l. . Per tale operazione il veicolo aveva emesso titoli per 521 milioni. Le agenzie di rating utilizzate sono state S&P, Fitch e Moody's.

Intesa Sec Npl:

L'operazione perfezionata nel 2001 ha riguardato la cartolarizzazione di crediti in sofferenza relativi a 6.997 posizioni rappresentate da mutui fondiari residenziali e commerciali rivenienti dal portafoglio crediti di Cariplo, pervenuto ad IntesaBci in forza della fusione avvenuta alla fine dell'esercizio 2000. I crediti si riferiscono per circa il 53% a controparti societarie residenti in Italia, per circa il 44% a famiglie e per il restante 3% ad altri operatori. L'operazione ha comportato la cessione di crediti per un valore lordo di 895 milioni, trasferiti con la clausola "pro soluto" alla società veicolo IntesaBci Sec NPL, sulla base di un prezzo di cessione di 516 milioni. Al finanziamento dell'operazione la società veicolo ha provveduto mediante emissione di titoli obbligazionari in cinque tranche per un valore nominale complessivo di 525 milioni. Le prime tre (classe A di 274 milioni con rating AAA, classe B di 72 milioni con rating AA e classe C di 20 milioni con rating A) sono state sottoscritte da Morgan Stanley, Crédit Agricole-Indosuez e Caboto e, successivamente, da questi collocate presso investitori istituzionali. Le ultime due tranche (classe D di 118 milioni e classe E di 41 milioni, entrambe unrated) sono state invece sottoscritte da IntesaBci. Le agenzie di rating utilizzate sono state Fitch e Moody's.

Intesa Sec:

Nel corso del 2000, Banca Intesa ha realizzato un'operazione di cartolarizzazione di mutui fondiari del Gruppo. Il portafoglio, collocato sul mercato tramite la società veicolo Intesa Sec, si componeva di oltre 20.000 mutui performing stipulati con privati. A fronte di finanziamenti con capitale residuo di circa 993 miliardi di lire acquistati al nominale, il veicolo ha emesso tre tranche di titoli con rating per circa 977 miliardi di controvalore, che sono stati collocati presso investitori istituzionali. Una quarta tranche unrated di circa 16 miliardi è stata sottoscritta direttamente dal Gruppo. Questa operazione si inseriva in una strategia operativa mirata a migliorare la redditività del capitale grazie al reinvestimento della liquidità generata ed all'utilizzo del patrimonio di vigilanza resosi disponibile. Le agenzie di rating utilizzate sono state Fitch e Moody's.

Cartolarizzazione Luce, Cartolarizzazione Gas e Cartolarizzazione Servizi Facility:

Operazioni realizzate, nel corso del 2011, su portafogli di crediti commerciali acquisiti dal Gruppo Intesa Sanpaolo da terzi. I rischi del portafoglio crediti, originati da primaria clientela e acquistati pro-soluto dal Gruppo, sono stati successivamente cartolarizzati. A fronte di crediti per un valore nominale di circa 746 milioni di euro, sono state emesse varie tranche di titoli privi di rating. Per la conclusione delle operazioni il Gruppo si è servito dei veicoli Trade Investment Receivable Vehicle S.a.r.l., Natitri S.ar.l. e Duomo Funding Plc.

Programmi Asset Backed Commercial Paper (ABCP)

Intesa Sanpaolo controlla e consolida integralmente ai sensi della normativa IAS/IFRS (SIC 12):

Romulus Funding Corporation:

società ubicata negli USA che acquista attività finanziarie, rappresentate da crediti o da titoli, aventi caratteristiche predefinite (c.d. eligibility criteria) originati da clientela della Banca, finanziando l'acquisto mediante emissione di Asset Backed Commercial Paper;

Duomo Funding PLC:

entità che effettua un'operatività analoga a quella di Romulus Funding ma limitata al mercato europeo e finanziata con operazioni di raccolta stipulate con la stessa Romulus.

Nel totale attivo del veicolo Romulus sono compresi crediti verso Duomo per 1.919 milioni e verso

controparti terze per 50 milioni. Nel corso del 2011 i titoli, rientranti nel perimetro dei prodotti strutturati di credito e che erano presenti alla fine dell'esercizio 2010, sono stati trasferiti alla Capogruppo Intesa Sanpaolo a valori di fair value, senza impatti sul conto economico consolidato. Completano l'attivo del veicolo derivati finanziari di copertura del rischio di cambio aventi un fair value positivo di 38 milioni al 31 dicembre 2011, oltre a cassa e altre attività per 4 milioni.

Quanto al portafoglio del veicolo Duomo, a fine 2011 esso risulta composto – oltre che da crediti verso banche del Gruppo (34 milioni verso Intesa Sanpaolo, 105 milioni verso Intesa Sanpaolo Bank Ireland e 620 milioni verso Société Européenne de Banque S.A.) – da crediti verso clientela per 1.122 milioni. Di questi 764 milioni sono rappresentati da prodotti strutturati di credito sottoscritti nell'ambito della normale attività di finanziamento della clientela il cui collaterale, al 31 dicembre 2011, non ha mostrato segni di deterioramento. Nel corso del quarto trimestre 2011 il veicolo detiene in portafoglio quote di un fondo comune originato da una società del Gruppo Intesa Sanpaolo per un valore che al 31 dicembre 2011 risulta pari a 41 milioni.

Con riferimento al portafoglio detenuto dai due veicoli, si forniscono le seguenti informazioni integrative:

A seguito del già citato trasferimento delle eligible securities dal veicolo Romulus alla Capogruppo, la composizione del portafoglio dei due veicoli si è modificata nel senso di una forte riduzione delle esposizioni nei confronti di nominativi statunitensi (dall'11% del 31 dicembre 2010 al 2,4% del 31 dicembre 2011). Anche il rating dell'esposizione ha subito una modifica con la concentrazione di circa l'85% dell'esposizione nelle classi di rating superiori ad A1. Si precisa che gli utilizzi a fronte degli eligible assets nel portafoglio dei veicoli Romulus e Duomo – ancorché in minima parte (circa 15% circa) non assistiti da rating esterno – presentano una qualità tale da garantire il mantenimento dei rating A-1/P-1 alle commercial papers emesse da Romulus. Si segnala, tuttavia, che a causa della difficile situazione di liquidità che caratterizza il mercato statunitense delle commercial papers, al 31 dicembre 2011 i titoli emessi dal veicolo Romulus sono stati interamente sottoscritti dalla Capogruppo Intesa Sanpaolo, per un nominale di circa 2 miliardi.

Denominazione Partecipante Sede legale Interessenza %
Intesa Lease Sec S.r.l. Intesa Sanpaolo Milano 60,00%
Intesa Sec S.p.A. Intesa Sanpaolo Milano 60,00%
Intesa Sec 2 S.r.l. Intesa Sanpaolo Milano 60,00%
Intesa Sec 3 S.r.l. Intesa Sanpaolo Milano 60,00%
Intesa Sec Npl S.p.A. Intesa Sanpaolo Milano 60,00%
Augusto S.r.l. Intesa Sanpaolo Milano 5,00%
Colombo S.r.l. Intesa Sanpaolo Milano 5,00%
Diocleziano S.r.l. Intesa Sanpaolo Milano 5,00%
Cr Firenze Mutui CR Firenze Conegliano Veneto 10,00%
ISP Sec 4 S.r.l. (*) Intesa Sanpaolo Milano 100,00%
ISP CB Ipotecario S.r.l. (**) Intesa Sanpaolo Milano 60,00%
ISP CB Pubblico S.r.l. (*)
(
) Il veicolo ISP Sec 4 non risulta ancora operativo alla data del 31 dicembre 2011.
Intesa Sanpaolo Milano 60,00%
(**) ISP CB Ipotecario e ISP CB Pubblico non sono veicoli di cartolarizzazione tradizionali emittenti titoli, bensì sono coinvolti in operazioni di emissione di covered bond.

Elenco delle Interessenze in società veicolo detenute dal Gruppo bancario

Operazioni di cartolarizzazione "di terzi"

Il Gruppo Intesa Sanpaolo agisce sul mercato delle cartolarizzazioni anche in veste di investitore, sebbene il volume degli investimenti in essere, sia di banking book che di trading, rappresenti una minima parte degli attivi della banca. Tale operatività è riconducibile, da un lato alla diversificazione del profilo di rischio del portafoglio gestito ed alla massimizzazione dell'obiettivo di rischio rendimento, dall'altro all'operatività condotta in forma di titoli rappresentativi di crediti di natura pubblica, svolta da BIIS, divisione del Gruppo Intesa Sanpaolo, specializzata in Public Finance. Con riferimento a questa seconda tipologia, si tratta di operazioni di acquisto di portafogli di crediti vantati da terzi nei confronti della pubblica amministrazione. Tali portafogli vengono acquistati da veicoli i cui titoli sono sottoscritti da BIIS. Nel caso di crediti sanitari, l'operazione di cartolarizzazione è tuttavia perfezionata, previo rilascio di una garanzia da parte della regione competente (delegazione di pagamento), grazie alla quale il rischio verso il portafoglio si trasforma in un'operazione recourse sulla regione stessa.

Natura dei rischi, tra cui il rischio di liquidità, inerenti alle attività cartolarizzate

Oltre ai rischi di credito, gli asset cartolarizzati sono soggetti ad altre tipologie di rischio. Tra queste ricordiamo:

  • il rischio di liquidità;
  • il rischio di tasso di interesse;
  • il rischio di cambio.

La natura e la portata dei diversi rischi variano in base al tipo di transazione effettuata. Tutti gli asset cartolarizzati sono, inoltre, soggetti a differenti gradi di rischio operativo associati alla documentazione e alla raccolta dei flussi di cassa. In particolare, con riferimento alle cartolarizzazioni di Terzi detenute nel portafoglio titoli del Gruppo, la rappresentazione ai fini del rischio liquidità tiene conto, oltre che delle classificazioni e valutazioni effettuate ai fini di Bilancio sulla base della fair value policy (cfr Tavola 11), anche delle loro caratteristiche di eleggibilità per il rifinanziamento presso Banche Centrali e di liquidabilità, in assenza delle quali i titoli sono classificati per vita residua sulla base dei rispettivi piani di ammortamento o della weighted average life.

Posizioni verso la ri-cartolarizzazione proprie e di terzi: tipo di rischi

Il Gruppo presenta esposizioni verso le ri-cartolarizzazioni solo come prodotti emessi da soggetti terzi ("Ricartolarizzazioni di terzi"). Tali posizioni sono ricomprese solo nel portafoglio di trading e includono in via principale derivati su crediti (essenzialmente CDO cash) aventi come sottostanti ABS.

Descrizione delle procedure per il monitoraggio le variazioni dei rischi di credito e di mercato delle cartolarizzazioni

Per le posizioni in titoli ABS appartenenti al portafoglio di negoziazione, la Direzione Risk Management effettua il calcolo del VaR all'interno della infrastruttura del Modello Interno per il calcolo dei rischi di mercato. In particolare la metodologia in uso è quella relativa al trattamento dei parametri illiquidi. Sulla esposizione in ABS viene calcolato l'assorbimento e relativo utilizzo in termini di VaR e di rischio emittente; il fattore di rischio ABS non è incluso nel Modello Interno, in quanto prodotto cartolarizzato; pertanto non viene incluso né nel VaR regolamentare né nell' IRC.

Descrizione delle politiche di copertura dei rischi inerenti alle posizioni verso la cartolarizzazione e verso la ri-cartolarizzazione

Non sono al momento attive strategie di acquisto protezione; in passato per le strategie di hedging si è fatto ricorso a indici quotati (ad es LCDX) o Credit Default Swap.

Operazioni di cartolarizzazione: metodi di calcolo delle esposizioni ponderate per il rischio

Intesa Sanpaolo applica il metodo standardizzato per il calcolo del requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito relativo alle operazioni di cartolarizzazione.

Operazioni di cartolarizzazione: politiche contabili

Le regole per la rilevazione contabile delle operazioni di cartolarizzazione, regolate dai principi IAS/IFRS nel documento IAS 39 (paragrafi relativi alla derecognition), sono suddivise a seconda che gli attivi sottostanti debbano essere cancellati (derecognition) o meno dal bilancio.

In caso di derecognition

Qualora siano stati trasferiti effettivamente tutti i rischi e i benefici che stanno in capo alla proprietà, il cedente (originator) provvede all'eliminazione contabile dal proprio bilancio delle attività cedute, rilevando in contropartita il corrispettivo ricevuto e l'eventuale utile o perdita da cessione.

Se il corrispettivo ricevuto non è costituito nella totalità da una somma di cassa disponibile ma in parte da attività finanziarie, queste sono inizialmente rilevate al fair value. Il loro fair value è inoltre utilizzato per il calcolo dell'utile o perdita da cessione.

Nell'ipotesi che sia ammessa l'eliminazione contabile, se solo parte dei flussi di cassa che derivano da un credito è oggetto di cessione, il valore di carico della parte mantenuta viene rilevata al fair value alla data della cessione. Eventuali costi di arrangement sostenuti dal cedente sono rilevati a conto economico all'atto del sostenimento, in quanto non riconducibili ad alcuna attività finanziaria presente in bilancio.

Le attività cedute vengono eliminate e l'utile o la perdita da cessione, nonché l'eventuale credito relativo al corrispettivo della vendita, vengono inscritti in bilancio alla data di perfezionamento della cessione. Più in generale, la data di iscrizione in bilancio dell'operazione dipende dalle clausole contrattuali. Nel caso in cui i flussi di cassa delle attività cedute siano trasferiti successivamente alla stipula del contratto, per esempio nel caso di clausole sospensive, le attività sono eliminate e il risultato della cessione è rilevato al momento del trasferimento dei flussi di cassa.

In caso di non derecognition

Qualora non siano soddisfatti i requisiti definiti dallo IAS 39, e quindi l'operazione di cartolarizzazione non si qualifica per la derecognition, il cedente provvede all'iscrizione del finanziamento come contropartita del corrispettivo ricevuto.

Un esempio comune è il caso in cui l'originator cede un portafoglio crediti alla società veicolo, ma sottoscrive integralmente la classe junior (quindi la gran parte dei rischi e benefici delle attività sottostanti) e\o mette a disposizione dell'operazione una garanzia collaterale.

In questo caso i costi di arrangement direttamente sostenuti dall'originator sono rilevati a conto economico all'atto del sostenimento. Nel caso della mancata derecognition i crediti oggetto della cartolarizzazione continuano a essere iscritti nel bilancio del cedente.

Successivamente, il cedente è tenuto a rilevare qualsiasi provento dell'attività trasferita e qualsiasi onere sostenuto sulla passività iscritta senza procedere ad alcuna compensazione dei costi e dei ricavi.

Il portafoglio dei crediti trasferiti continua ad essere classificato nella categoria dei crediti cui faceva parte originariamente e, di conseguenza, misurato al costo ammortizzato e valutato (analiticamente o in forma collettiva) come se la transazione non avesse mai avuto luogo.

Per completezza si ricorda altresì che, per le cartolarizzazioni poste in essere prima del 1° gennaio 2004 (Intesa Sec, Intesa Sec 2, Intesa Sec Npl e Intesa Lease Sec), il Gruppo si è avvalso dell'esenzione ai requisiti di conformità agli IAS/IFRS consentite dall'IFRS 1 in sede di prima applicazione e, quindi, non sono state iscritte in bilancio le attività o passività finanziarie cedute e cancellate in base ai precedenti principi nazionali. Per le operazioni sorte dopo tale data hanno trovato puntuale applicazione le norme previste dallo IAS 39 in materia di derecognition di attività e passività finanziarie sopra sintetizzate.

Accantonamenti per garanzie rilasciate e impegni

Gli accantonamenti su base analitica e collettiva, relativi alla stima dei possibili esborsi connessi al rischio di credito relativo alle garanzie ed impegni eventualmente emesse nell'ambito di operazioni di cartolarizzazione, determinati applicando i medesimi criteri esposti con riferimento alle altre tipologie di credito, sono appostati tra le Altre passività, come previsto dalle Istruzioni della Banca d'Italia.

Valutazione delle posizioni verso cartolarizzazioni – banking book

Nel caso di titoli rivenienti da cartolarizzazioni si procede a valutare la necessità di un impairment se il fair value è inferiore rispetto al valore di carico per un importo definito a priori in termini percentuali, o se si è in presenza di indizi di potenziali impairment. Tale processo non è mutato rispetto al precedente esercizio.

Se si è in presenza di una di tali condizioni e, in seguito ad un'analisi sulla tipologia della cartolarizzazione, si riscontra che la riduzione del fair value è dovuta ad un deterioramento del collaterale e non ad un generico aumento degli spread sul mercato secondario, nel caso di titoli obbligazionari emessi principalmente da veicoli, poiché le strutture complesse si riferiscono ad entità bankruptcy remote, l'analisi

si concentra sulle performance dei sottostanti, che costituiscono gli asset del veicolo, e come questa si riflette sulle caratteristiche di subordinazione della nota in portafoglio.

In particolare la procedura prevede i seguenti passi:

  • monitoraggio dei parametri/trigger/covenant previsti all'emissione e sulla base dei quali è disciplinata la waterfall dei pagamenti o, in caso estremo, l'estinzione anticipata del deal. La base di analisi sono le comunicazioni periodiche effettuate dagli administrator e rating agency;
  • nel particolare caso delle tranche junior delle securitization originate da Intesa Sanpaolo per le quali si dispone di affidabili business plan, l'analisi è condotta sui cash flows disponibili; nel caso di prodotti non performing il riferimento è a svalutazioni del credito e sulle caratteristiche della waterfall dei pagamenti.

Se successivamente a tale analisi, non ci sono evidenze di breach tali da compromettere il pagamento di capitale e interesse, non è necessario procedere con l'impairment del titolo; altrimenti, se si riscontra la possibilità del mancato (integrale o parziale) rimborso del capitale o pagamento degli interessi, dovuto ad un cambiamento della priorità dei pagamenti e/o alla riduzione del valore del collaterale, è necessario verificare che il Credit Enhancement della nota sia comunque sufficiente ad assorbire le loss realizzate. In caso di esito negativo a tale verifica, il titolo deve necessariamente essere svalutato.

La valorizzazione dell'impairment è effettuata:

  • per mezzo della comparazione tra market value residuo del collaterale ed outstanding delle note sulla base dei punti di cosiddetti "attachment" e "detachment", nel caso di credit events che determinano un'estinzione anticipata dell'operazione;
  • il fair value è ricalcolato sulla base delle nuove regole ed i nuovi flussi disponibili sono confrontati con il credit enhancement della tranche in portafoglio, nel caso di trigger covenant che determinano nuove priorità dei pagamenti.

Valutazione delle posizioni verso cartolarizzazioni – trading book

Le esposizioni rientranti nel portafoglio di trading sono valutate al fair value. Per i metodi utilizzati per la determinazione del fair value si rimanda a quanto indicato nel relativo capitolo illustrativo (cfr. Tavola 11).

Cartolarizzazioni sintetiche

Le operazioni di cartolarizzazione sintetica, di norma, vengono rilevate contabilmente sulla base delle regole di seguito riportate.

I finanziamenti oggetto di synthetic securitization, restano iscritti nell'attivo della banca (protection buyer) che ne ha mantenuto la piena titolarità. Il premio pagato dalla banca al protection seller per l'acquisto del Credit Default Swap di protezione è iscritto tra le commissioni passive del conto economico, dove sono appostati i premi relativi ai derivati creditizi assimilati alle garanzie ricevute. Peraltro, la garanzia finanziaria ricevuta dal protection seller concorrere alla determinazione delle rettifiche di valore a cui sono sottoposti i finanziamenti oggetto della garanzia (quota forfetaria ed eventualmente analitica).

I depositi passivi eventualmente ricevuti dalla banca, a fronte dell'emissione di notes da parte di veicoli che cedono sul mercato quote del rischio acquistato dal protection seller, sono iscritti tra i debiti del passivo dello stato patrimoniale.

Informativa quantitativa

Nelle tabelle che seguono sono riportate le esposizioni nette e le rettifiche di valore relative alle operazioni di cartolarizzazione. I dati esposti nelle tavole sono rappresentati dalle esposizioni contabili, così come riportati anche nella Parte E: Informativa sui Rischi della Nota integrativa del bilancio consolidato, e includono sia le posizioni riferibili al portafoglio bancario sia quelle riferibili al portafoglio di negoziazione di vigilanza.

L'esposizione complessiva del Gruppo verso cartolarizzazioni ha visto nel corso dell'esercizio 2011 una diminuzione nel suo complesso, concentrata principalmente nell'esposizione fuori bilancio (linee di credito Duomo Funding Plc). A livello di esposizioni per cassa, invece, l'esposizione presenta una crescita concentrata nelle cartolarizzazioni di terzi. Quest'ultima è attribuibile prevalentemente alle posizioni del banking book ed in particolare all'esposizione riferibile a Romulus Funding Corp. (in essere per 1.941 milioni al 31 dicembre 2011 contro i 130 milioni del 31 dicembre 2010). Il portafoglio di trading è invece in contrazione. Nell'informativa qualitativa della presente Tavola è riportata un'analisi dell'attività dei veicoli Romulus Funding Corporation e Duomo Funding Plc.

Operazioni di cartolarizzazione: ammontare delle posizioni inerenti a cartolarizzazione proprie e di terzi

(milioni di euro)
Qualità attività sottostanti/Esposizioni Garanzie rilasciate
Senior Mezzanine Junior Senior Mezzanine Junior
Esposizione Esposizione Esposizione Esposizione Esposizione Esposizione
lorda netta lorda netta lorda netta lorda netta lorda netta lorda netta
A. Con attività sottostanti proprie 9 9 139 139 117 113 - - - - - -
a) Deteriorate - - 5 5 27 27 - - - - - -
b) Altre 9 9 134 134 90 86 - - - - - -
B. Con attività sottostanti di terzi (*) 5.684 5.675 417 412 29 29 24 24 - - - -
a) Deteriorate 5 5 - - - - - - - - - -
b) Altre 5.679 5.670 417 412 29 29 24 24 - - - -
TOTALE 31.12.2011 5.693 5.684 556 551 146 142 24 24 - - - -
TOTALE 31.12.2010 5.221 5.220 571 562 147 144 73 42 - - - -
Qualità attività sottostanti/Esposizioni Linee di credito Totale
Senior Mezzanine Junior Senior Mezzanine Junior
Esposizione Esposizione Esposizione Esposizione Esposizione Esposizione
lorda netta lorda netta lorda netta lorda netta lorda netta lorda netta
A. Con attività sottostanti proprie 742 742 - - - - 751 751 139 139 117 113
a) Deteriorate - - - - - - - - 5 5 27 27
b) Altre 742 742 (**) - - - - 751 751 134 134 90 86
B. Con attività sottostanti di terzi (*) 1.584 1.584 - - - - 7.292 7.283 417 412 29 29
a) Deteriorate - - - - - - 5 5 - - - -
b) Altre 1.584 1.584 - - - - 7.287 7.278 417 412 29 29
TOTALE 31.12.2011 2.326 2.326 - - - - 8.043 8.034 556 551 146 142
TOTALE 31.12.2010 2.329 2.329 - - - - 7.623 7.591 571 562 147 144

(*) Inclusi i programmi di Asset Backed Commercial Paper (ABCP) Romulus e Duomo i cui dettagli analitici sono riportati nelle tavole seguenti relative alle cartolarizzazioni di terzi.

(**) Di cui 648 milioni riferiti a linee di liquidità concesse a fronte di crediti per i quali non si sono verificate le condizioni di dercognition ai sensi dello IAS 39.

Ad eccezione della cartolarizzazione Da Vinci, le cartolarizzazioni proprie poste in essere dal Gruppo includono solo operazioni tradizionali e programmi di ABCP.

Ammontare totale delle attività in attesa di cartolarizzazione

A fine dicembre il Gruppo non aveva specifiche operazioni di cartolarizzazione in via di realizzazione nel breve termine. Per completezza si precisa che nel corso del mese di Dicembre 2011 il Gruppo Intesa Sanpaolo ha stipulato una convenzione tramite Mediocredito Italiano con il Ministero dello Sviluppo Economico che si concretizza in un'agevolazione nella forma di una garanzia in contante (cash collateral), dato in pegno alla banca, a fronte di un portafoglio di esposizioni creditizie erogate alle PMI per le finalità previste dal Fondo Nazionale per l'Innovazione (FNI).

Il portafoglio di finanziamenti sarà diviso in due distinte tranche: una tranche junior, esposta alle prime perdite, ed una tranche senior, caratterizzata da un rating A-. E' previsto che il " tranching" del portafoglio

venga determinato dalla banca applicando l'approccio della formula di Vigilanza - Supervisory Approach Formula - ovvero tramite certificazione del rating da parte di una agenzia esterna di valutazione del merito creditizio. Al 31 dicembre 2011, Mediocredito non ha ancora erogato attività finanziarie che saranno oggetto di tali operazioni (in attesa di cartolarizzazione), ma ha solo ricevuto un cash collateral di 5 milioni di euro nel proprio passivo.

Esposizioni nette verso le cartolarizzazioni ripartite per portafoglio di attività finanziarie e per tipologia di esposizioni

(milioni di euro)
Esposizione/Portafoglio Esposizioni per cassa (*) Esposizioni fuori bilancio
Senior Mezzanine Junior Senior Mezzanine Junior
Attività finanziarie detenute per negoziazione 1.349 84 3 - - -
Attività finanziarie valutate al fair value - - - - - -
Attività finanziarie disponibili per la vendita 58 15 32 - - -
Attività finanziarie detenute sino alla scadenza 118 - - - - -
Crediti (**) 4.153 334 50 1.702 - -
Totale 31.12.2011 5.678 433 85 1.702 - -
Totale 31.12.2010 5.207 462 98 2.371 - -

(*) Sono escluse le esposizioni per cassa derivanti da operazioni di cartolarizzazione proprie le cui attività cedute non sono state integralmente cancellate dall'attivo patrimoniale per un totale di 181 milioni. Al 31 dicembre 2011 risultano esposizioni fuori bilancio derivanti da operazioni di cartolarizzazione proprie le cui attività cedute non siano state integralmente cancellate dall'attivo patrimoniale per 648 milioni.

(**) Sono state convenzionalmente attribuite a questa voce le esposizioni fuori bilancio, che si riferiscono a "Garanzie rilasciate" e "Linee di credito".

Operazioni di cartolarizzazione: esposizioni per cassa derivanti dalle principali operazioni di cartolarizzazione "proprie" ripartite per tipologia di attività cartolarizzate e per tipologia di esposizioni

Tipologia attività cartolarizzate/Esposizioni (milioni di euro)
Esposizioni per cassa
Senior Mezzanine Junior
Valore
di
bilancio
Rettifiche/
riprese
di valore
Valore
di
bilancio
Rettifiche/
riprese
di valore
Valore
di
bilancio
Rettifiche/
riprese
di valore
A. Oggetto di integrale cancellazione
ai fini prudenziali e di bilancio
3 - 21 -2 56 -1
A.1 Intesa Sec 2
- mutui residenziali performing
- - 16 - 23 -
A.2 Intesa Sec
- mutui performing
- - - - 1 -
A.3 Intesa Sec Npl
- mutui in sofferenza
A.4 Cr Firenze Mutui
- - 5 -2 27 -1
- mutui performing
A.5 Cartolarizzazione Servizi Facility
- - - - 5 -
- crediti commerciali
B. Oggetto di parziale cancellazione
ai fini prudenziali e di bilancio
3
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
C. Non cancellate ai fini prudenziali e di bilancio 6 -1 118 - 57 -
C.1 Intesa Sec 3 ()
- mutui residenziali performing
C.2 Da Vinci (
*)
- - 85 - 29 -
- finanziamenti al settore aereo 3 -1 1 - - -
C.3 Split 2 (***)
- crediti performing rivenienti da contratti di leasing
3 - 4 - 18 -
C.4 Cartolarizzazione Luce
- crediti commerciali
- - 24 - 8 -
C.5 Cartolarizzazione Gas
- crediti commerciali
- - 4 - 2 -
TOTALE 31.12.2011 9 -1 139 -2 113 -1
TOTALE 31.12.2010 14 2 116 -7 105 -6

(*) Non cancellata ai fini di bilancio, ma cancellata ai fini prudenziali.

(**) Cartolarizzazione sintetica.

(***) Trattasi di veicolo di operazioni di cartolarizzazione non iscritto al Gruppo Bancario, ma i cui attivi cartolarizzati non sono stati oggetto di derecognition da parte della società del Gruppo Bancario originator della cartolarizzazione.

Operazioni di cartolarizzazione: esposizioni fuori bilancio derivanti dalle principali operazioni di cartolarizzazione "proprie" ripartite per tipologia di attività cartolarizzate e per tipologia di esposizioni

(milioni di euro)
Tipologia attività cartolarizzate/Esposizioni Garanzie rilasciate Linee di credito
Senior Mezzanine Junior Senior Mezzanine Junior
Esposiz.
netta
Rettifiche/
riprese
di
valore
Esposiz.
netta
Rettifiche/
riprese
di
valore
Esposiz.
netta
Rettifiche/
riprese
di
valore
Esposiz.
netta
Rettifiche/
riprese
di
valore
Esposiz.
netta
Rettifiche/
riprese
di
valore
Esposiz.
netta
Rettifiche/
riprese
di
valore
A. Oggetto di integrale di cancellazione
ai fini prudenziali e di bilancio
- - - - - - 94 - - - - -
A.1 Duomo
- crediti commerciali
- - - - - - 94 - - - - -
B. Oggetto di parziale cancellazione
ai fini prudenziali e di bilancio
C. Non cancellate ai fini prudenziali
e di bilancio
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
648
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
C.1 Duomo
- crediti commerciali
- - - - - - 648 - - - - -
TOTALE 31.12.2011 - - - - - - 742 - - - - -
TOTALE 31.12.2010 - - - - - - - - - - - -

Operazioni di cartolarizzazione: esposizioni per cassa derivanti dalle principali operazioni di cartolarizzazione di "terzi" ripartite per tipologia di attività cartolarizzate e per tipologia di esposizioni

Senior
Mezzanine
Junior
Valore
Rettifiche/
di cui:
Valore
Rettifiche/
di cui:
Valore
Rettifiche/
di cui:
di
riprese
deteriorati
di
riprese
deteriorati
di
riprese
deteriorati
bilancio
di valore
bilancio
di valore
bilancio
di valore
A.1 Romulus Funding Corp.
- portafoglio Romulus
-Banking book
1.941
-
-
-
-
-
-
-
-
A.2 TCW GLOBAL PROJECT FUND III
- finanziamenti Project Finance
-Banking book
415
-
-
-
-
-
-
-
-
A.3 Tevere Finance
- crediti verso enti locali italiani
-Trading book
357
-15
-
-
-
-
-
-
-
A.4 Fondo Immobili Pubblici
- crediti pecuniari derivanti da affitti di immobili ad enti pubblici
-Banking book
197
-
-
-
-
-
-
-
-
-Trading book
56
-4
-
-
-
-
-
-
-
A.5 Posillipo Finance
- crediti di fornitori verso il settore sanitario pubblico Italia
-Banking book
181
-1
-
-
-
-
-
-
-
A.6 Nepri Finance S.r.l.
- mutui residenziali ipotecari
-Trading book
141
-6
-
-
-
-
-
-
-
A.7 D'Annunzio
- crediti di fornitori verso il settore sanitario pubblico Italia
-Banking book
138
-1
-
-
-
-
-
-
-
A.8 Euterpe ()
- crediti verso l'erario
-Banking book
69
-
-
-
-
-
-
-
-
-Trading book
66
-2
-
-
-
-
-
-
-
A.9 Duchess (
)
- CLO
-Trading book
121
8
-
-
-
-
-
-
-
A.10 Cordusio RMBS Securitisation
- mutui residenziali ipotecari
-Banking book
51
-
-
18
-
-
-
-
-
-Trading book
35
-3
-
10
-2
-
-
-
-
A.11 Sunrise S.r.l.
- crediti al consumo
-Banking book
5
-
-
4
-
-
-
-
-
-Trading book
102
2
-
-
-
-
-
-
-
A.12 Geldilux
- finanziamenti corporate
-Banking book
100
-
-
-
-
-
-
-
-
A.13 Siena Mortgage
- mutui residenziali ipotecari
-Banking book
50
-
-
-
-
-
-
-
-
-Trading book
29
-
-
-
-
-
-
-
-
A.14 Vintage Finance
- crediti del settore elettrico verso enti del settore pubblico
-Banking book
78
-1
-
-
-
-
-
-
-
A.15 Berica Residential MBS S.r.l.
- mutui residenziali ipotecari
-Banking book
44
-
-
9
-
-
-
-
-
-Trading book
16
-1
-
-
-
-
-
-
-
A.16 AYT Cedulas
- mutui residenziali ipotecari
-Banking book
68
-
-
-
-
-
-
-
-
A.17 CLARIS Finance S.r.l.
- mutui residenziali ipotecari
-Banking book
25
-
-
-
-
-
-
-
-
-Trading book
42
-3
-
-
-
-
-
-
-
A.18 Cartesio
- crediti di fornitori verso il settore sanitario pubblico Italia
-Banking book
65
-
-
-
-
-
-
-
-
A.19 GSC Partners CDO Fund. Ltd.
- finanziamenti corporate
-Banking book
52
-
-
-
-
-
-
-
-
A.20 Portafoglio residuale frazionato su 389 titoli
1.231
-87
5 (
)
371
-9
-
)
29
-1
-
TOTALE 31.12.2011
5.675
-114
5
412
-11
-
29
-1
-
di cui: Banking book
4.330
-83
5
335
-4
-
26
-1
-
di cui: Trading book
1.345
-31
-
77
-7
-
3
-
-
TOTALE 31.12.2010
5.206
-8
-
446
11
-
39
-3
-
di cui: Banking book
3.289
-3
-
365
-6
-
36
-1
-
di cui: Trading book
1.917
-5
-
81
17
-
3
-2
-
(*) Si precisa che l'esposizione verso Euterpe (nonchè 114 milioni ricompresi nell'aggregato "Portafoglio residuale frazionato") si riferiscono a cartolarizzazioni mono tranche, convenzionalmente classificate tra i titoli Senior, che, ai fini di vigilanza
prudenziale, non sono considerate posizioni verso cartolarizzazioni.
(
) Posizione facente parte di packages, il cui rischio di credito è integralmente coperto da un credit default swap (CDS) specificatamente negoziato. La rettifica di valore evidenziata ha trovato, pertanto, sostanziale pareggio nella valutazione
positiva del derivato.
Tipologia attività cartolarizzate/Esposizioni (milioni di euro)
Esposizioni per cassa

(***) Di cui -6 milioni relativo a titoli facenti parte di packages.

(****) Di cui -3 milioni relativi a titoli facenti parte di packages.

Per una più completa disamina dell'operatività del veicolo Romulus, si rimanda alla parte qualitativa della presente Tavola.

Operazioni di cartolarizzazione: esposizioni per cassa derivanti dalle principali operazioni di cartolarizzazione di "terzi" ripartite per tipologia di attività cartolarizzate e per tipologia di esposizioni: dettaglio del portafoglio residuale di banking book al 31 dicembre 2011

(milioni di euro)
Dettaglio portafoglio residuale frazionato per Esposizioni per cassa al 31.12.2011
tipologia di attività sottostante - banking Senior Mezzanine Junior
book Valore
di
bilancio
Rettifiche/
riprese
di valore
di cui:
deteriorati
Valore
di
bilancio
Rettifiche/
riprese
di valore
di cui:
deteriorati
Valore
di
bilancio
Rettifiche/
riprese
di valore
di cui:
deteriorati
Mutui residenziali ipotecari 329 -5 - 150 - - 4 -1 -
Mutui commerciali ipotecari 84 -2 - 111 -4 - - - -
Altri ABS (CLO-CMO-CFO) (*) 95 -10 - 6 - - - - -
CDO cash 149 -63 5 1 - - -
Finanziamenti piccole-medie imprese 27 - - 22 - - - - -
Crediti verso organismi pubblici esteri 41 - - - - - - - -
Crediti di società appartenenti al settore elettrico
nei confronti di enti del settore pubblico 39 - - - - - - - -
Finanziamenti project finance - - - - - - 22 - -
Crediti verso aziende del settore energetico 19 - - - - - - - -
WL Collateral CMO 18 - - - - - - - -
Crediti derivanti da operazioni di leasing 15 - - 6 - - - - -
Crediti verso enti locali esteri 15 - - - - - - - -
Crediti al consumo 10 - - 4 - - - - -
Patrimonio immobiliare pubblico 6 - - 2 - - - - -
Prestiti personali 1 - - 2 - - - - -
Carte di credito 3 - - - - - - - -
Altre attività - - - - - - - - -
TOTALE 851 -80 5 304 -4 - 26 -1 -

(*) Include posizioni facenti parte di packages, il cui rischio di credito è integralmente coperto da un credit default swap (CDS) specificatamente negoziato. La rettifica di valore evidenziata ha trovato, pertanto, sostanziale pareggio nella valutazione positiva del derivato.

Operazioni di cartolarizzazione: esposizioni per cassa derivanti dalle principali operazioni di cartolarizzazione di "terzi" ripartite per tipologia di attività cartolarizzate e per tipologia di esposizioni: dettaglio del portafoglio residuale di trading book al 31 dicembre 2011

Dettaglio portafoglio residuale frazionato per Esposizioni per cassa al 31.12.2011
tipologia di attività sottostante - trading book Senior Mezzanine Junior
Valore
di
bilancio
Rettifiche/
riprese
di valore
di cui:
deteriorati
Valore
di
bilancio
Rettifiche/
riprese
di valore
di cui:
deteriorati
Valore
di
bilancio
Rettifiche/
riprese
di valore
di cui:
deteriorati
Mutui residenziali ipotecari 91 -3 - 24 -3 - 3 - -
Crediti derivanti da operazioni di leasing 84 -3 - 10 -2 - - - -
Altri ABS (CLO-CMO-CFO) (*) 57 -6 - - - - - - -
CDO cash 38 5 - - - - - - -
Prestiti auto 61 - - 5 - - - - -
Finanziamenti piccole-medie imprese 19 - - 17 - - - - -
Patrimonio immobiliare pubblico 1 - - 7 - - - - -
Prestiti personali - - - 4 - - - - -
Crediti al consumo 1 - - - - - - - -
Altre attività 28 - - - - - - - -
TOTALE 380 -7 - 67 -5 - 3 - -

134

pareggio nella valutazione positiva del derivato.

Operazioni di cartolarizzazione: esposizioni fuori bilancio derivanti dalle principali operazioni di cartolarizzazione di "terzi" ripartite per tipologia di attività cartolarizzate e per tipologia di esposizioni

(milioni di euro)
Tipologia attività cartolarizzate/Esposizioni Garanzie rilasciate Linee di credito
(*) Senior Mezzanine Junior Senior Mezzanine Junior
Esposiz.
netta
Rettifiche/
riprese
di
valore
Esposiz.
netta
Rettifiche/
riprese
di
valore
Esposiz.
netta
Rettifiche/
riprese
di
valore
Esposiz.
netta
Rettifiche/
riprese
di
valore
Esposiz.
netta
Rettifiche/
riprese
di
valore
Esposiz.
netta
Rettifiche/
riprese
di
valore
A.1 Duomo
- ABCP Conduit
transactions
- - - - - - 1.535 - - - - -
A.2 Romulus
- ABCP Conduit
transactions
24 - - - - - 49 - - - - -
Totale 31.12.2011 24 - - - - - 1.584 - - - - -
Totale 31.12.2010 42 -31 - - - - 2.329 - - - - -
(*) In aggiunta a quanto riportato in tabella, si precisa che il Gruppo detiene nel portafoglio di negoziazione al 31 dicembre 2011 anche operazioni fuori bilancio rappresentate da contratti di credit default swap aventi
come sottostanti delle posizioni verso cartolarizzazioni per un valore nominale pari a 616 milioni.

Per una più completa disamina dell'operatività dei veicoli Duomo e Romulus, si rimanda alla parte qualitativa della presente Tavola.

Operazioni di cartolarizzazione: ammontare ponderato delle posizioni in funzione delle fasce di ponderazione del rischio - Metodo standard

31.12.2011 31.12.2010
Cartolarizzazioni
proprie
Cartolarizzazioni
di terzi
Cartolarizzazioni
proprie
Cartolarizzazioni
di terzi
21 304 7 458
45 - 74 -
- 45 - -
2 278 - 250
10 521 11 251
78 - 85 -
- 276 - -
- 608 - 275
- 202 - -
- 5.729 - 885
370 632 361 352
- - - -
- 577 - 2.524
- - - -
526 9.172 538 4.995

La tabella precedente riporta le esposizioni verso le cartolarizzazioni distinte per fascia di ponderazione. Il dettaglio delle esposizioni incluse nel portafoglio bancario e nel portafoglio di negoziazione di vigilanza è riportato nelle tabelle seguenti, ivi inclusa l'evidenza delle operazioni di ri-cartolarizzazione e della tipologia di esposizione sottostante le operazioni con fattore di ponderazione al 1250%. Si ricorda infatti che, a partire dal 31 dicembre 2011, l'informativa sui requisiti relativi alle cartolarizzazioni è stata introdotta anche per il portafoglio di negoziazione, ivi inclusi contratti di Credit Default Swap aventi come sottostanti delle posizioni verso cartolarizzazioni. Tale disposizione non era in vigore nel 2010 e spiega l'incremento registrato nella tabella precedente relativamente alle "cartolarizzazioni di terzi". Per un raffronto omogeneo sui dati del 2010 si rimanda alla tabella "Esposizioni nette verso le cartolarizzazioni ripartite per portafoglio di attività finanziarie e per tipologia di esposizioni" della presente Tavola.

Ulteriori informazioni sui rischi di mercato del portafoglio di trading, incluso il requisito a fronte delle cartolarizzazioni incluse in tale portafoglio, sono riportate nella Tavola 11 del presente documento.

Operazioni di cartolarizzazione del Banking book: ammontare ponderato delle posizioni in funzione delle fasce di ponderazione del rischio - Metodo standard

Fasce di ponderazione del rischio 31.12.2011
Cartolarizzazioni
proprie
di cui: Ri
Cartolarizzazioni
Cartolarizzazioni
di terzi
di cui: Ri
Cartolarizzazioni
Ponderazione 20% 13 - 211 -
Ponderazione 35% (*) 45 - - -
Ponderazione 40% - - 45 45
Ponderazione 50% 2 - 221 -
Ponderazione 100% 10 - 504 20
Ponderazione 150% (*) 78 - - -
Ponderazione 225% - - 92 92
Ponderazione 350% - - 355 -
Ponderazione 650% - - 202 202
Ponderazione 1250% - con rating - - 2.702 1.456
Ponderazione 1250% - privo di rating 370 - 632 295
Look-through - second loss in ABCP - - - -
Look-through - altro - - 577 -
Dedotte dal patrimonio di vigilanza - - - -
Totale Banking book 518 - 5.541 2.110
(*) Fattori di ponderazione applicati alle attività cartolarizzate, secondo quanto previsto dalla normativa in caso di mancato superamento del cap test.

Si precisa che le esposizioni riferite a ri-cartolarizzazioni non hanno beneficiato di tecniche di attenuazione del rischio di credito.

Operazioni di cartolarizzazione del Trading book: ammontare ponderato delle posizioni in funzione delle fasce di ponderazione del rischio - Metodo standard

Fasce di ponderazione del rischio (milioni di euro)
31.12.2011
Cartolarizzazioni di cui: Ri Cartolarizzazioni di cui: Ri
proprie Cartolarizzazioni di terzi Cartolarizzazioni
Ponderazione 20% 8 - 93 -
Ponderazione 35% (*) - - - -
Ponderazione 40% - - - -
Ponderazione 50% - - 57 -
Ponderazione 100% - - 17 -
Ponderazione 150% (*) - - - -
Ponderazione 225% - 184 184
Ponderazione 350% - - 253 -
Ponderazione 650% - - - -
Ponderazione 1250% - con rating - - 3.027 3.011
Ponderazione 1250% - privo di rating - - - -
Look-through - second loss in ABCP - - - -
Look-through - altro - - - -
Dedotte dal patrimonio di vigilanza - - - -
Totale Trading book 8 - 3.631 3.195
(*) Fattori di ponderazione applicati alle attività cartolarizzate, secondo quanto previsto dalla normativa in caso di mancato superamento del cap test.

Distribuzione per tipologia di esposizione delle posizioni ponderate al 1250%

(milioni di euro)
Tipologia di esposizione 31.12.2011
Banking book Trading book
Cartolarizzazioni
proprie
Cartolarizzazioni
di terzi
Cartolarizzazioni
proprie
Cartolarizzazioni
di terzi
CDO cash - 1.283 - 2.350
RMBS 370 291 - 21
Altri ABS (CLO/CMO/CFO) - 525 - 87
CMBS - 353 - -
Finanziamenti PMI - 286 - 12
Finanziamenti Project Finance - 273 - -
Derivati di credito - - - 245
Prestiti personali - 27 - -
Prestiti auto - 1 - -
Altre attività - 295 - 312
Totale esposizioni ponderate al 1250% 370 3.334 - 3.027

Operazioni di cartolarizzazione effettuate nel periodo

Nel corso del 2011, il Gruppo ha posto in essere tre nuove operazioni di cartolarizzazione con caratteristiche similari (Cartolarizzazione Luce, Cartolarizzazione Gas e Cartolarizzazione Servizi Facility) per la cui descrizione si rimanda all'apposto paragrafo della parte qualitativa della presente Tavola.

Tavola 11 – Rischi di mercato: informazioni per le banche che utilizzano il metodo dei modelli interni per il rischio di posizione, per il rischio di cambio e per il rischio di posizione in merci (IMA)

Informativa qualitativa e quantitativa

L'attività di quantificazione dei rischi di trading si basa sull'analisi giornaliera e di periodo della vulnerabilità dei portafogli di negoziazione di Intesa Sanpaolo e Banca IMI, che rappresentano la quota prevalente dei rischi di mercato del Gruppo, a movimenti avversi di mercato, relativamente ai seguenti fattori di rischio:

Fattori di rischio
Tassi di interesse Spread dei Credit Default Swap (CDS)
Titoli azionari e indici Spread delle emissioni obbligazionarie
Fondi di investimento Strumenti di correlazione
Tassi di cambio Dividend derivatives
Volatilità implicite Asset Backed Securities (ABS)
Merci

Alcune altre società controllate del Gruppo detengono portafogli di negoziazione minori la cui rischiosità è marginale (2% circa dei rischi complessivi del Gruppo). In particolare, i fattori di rischio dei portafogli di negoziazione delle partecipate estere sono i tassi di interesse e i tassi di cambio, entrambi relativi a pay-off di natura lineare.

Validazione modello interno

Per alcuni dei fattori di rischio sopra indicati, l'Autorità di Vigilanza ha validato i modelli interni per la segnalazione degli assorbimenti patrimoniali sia di Intesa Sanpaolo che di Banca IMI.

In particolare, nell'ambito dei rischi di mercato, i profili di rischio validati sono: (i) generico su titoli di debito e generico/specifico su titoli di capitale per Intesa Sanpaolo e Banca IMI; (ii) rischio di posizione su quote di OICR con riferimento alle sole quote in CPPI (Constant Proportion Portfolio Insurance) per Banca IMI; (iii) rischio di posizione su dividend derivatives.

A partire dal secondo trimestre 2010 il perimetro dei profili di rischio validati è stato esteso per Banca IMI al rischio di posizione in merci; Banca IMI è l'unica legal entity del Gruppo titolata a detenere posizioni aperte in merci.

Requisiti patrimoniali ripartiti per Metodo di calcolo

(milioni di euro)
Informazione Metodo
Metodologia
standardizzata
Modelli interni Rischio di
concentrazione
Attività ricomprese nel portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza 912 353 -
Rischio di posizione 912 353 -
Rischio di concentrazione - - -
Altre attività 67 67 -
Rischio di cambio 67 - -
Rischio regolamento per transazioni Delivery Versus Payment (DVP) - - -
Rischio di posizione in merci - 67 -
Totale Requisito patrimoniale per Rischio di Mercato al 31.12.2011 979 420 -
Totale Requisito patrimoniale per Rischio di Mercato al 31.12.2010 978 202 51

Nel rischio di posizione sono evidenziati separatamente anche i requisiti relativi alle posizioni verso cartolarizzazioni del trading book per 291 milioni di euro, di cui 19 sono riferiti a Credit Default Swap aventi come sottostanti posizioni verso cartolarizzazioni e inclusi nel portafoglio di correlazione.

Stressed VaR

A partire dal 31 dicembre 2011, ai fini della determinazione dell'assorbimento patrimoniale viene incluso il requisito relativo allo stressed VaR. Il requisito deriva dalla determinazione del VaR relativo ad un periodo di stress dei mercati. Sulla base delle indicazioni riportate nel documento "Revision to the Basel II market risk framework" di Basilea, l'individuazione di tale periodo è stato effettuata considerando le linee guida seguenti:

  • il periodo deve costituire uno scenario di stress per il portafoglio;
  • il periodo deve incidere significativamente sui principali fattori di rischio dei portafogli di Intesa Sanpaolo e Banca IMI;
  • il periodo deve permettere di utilizzare, per tutti i fattori di rischio in portafoglio, serie storiche reali.

Coerentemente con l'approccio di simulazione storica utilizzato per il calcolo del VaR, quest'ultimo punto è una condizione discriminante nella selezione dell'orizzonte temporale. Infatti, al fine di garantire l'effettiva consistenza dello scenario adottato ed evitare l'utilizzo di fattori driver o comparable, il periodo storico deve garantire l'effettiva disponibilità dei dati di mercato.

Alla data di redazione del documento il periodo utile per la rilevazione dello Stressed VaR si intende fissato tra:

  • il 1 luglio 2008 ed il 30 giugno 2009 per quel che riguarda Banca IMI;
  • il 1 ottobre 2010 ed il 30 settembre 2011 per quel che riguarda Intesa Sanpaolo.

VaR gestionale

L'analisi dei profili di rischio di mercato relativi al portafoglio di negoziazione si avvale di alcuni indicatori quantitativi di cui il VaR è il principale. Essendo il VaR un indicatore di sintesi che non cattura pienamente tutte le possibili fattispecie di perdita potenziale, il presidio dei rischi è stato arricchito con altre misure, in particolare le misure di simulazione per la quantificazione dei rischi rivenienti da parametri illiquidi (dividendi, correlazione, ABS, hedge fund).

Le stime di VaR vengono svolte giornalmente con metodologie di simulazione storica, intervallo di confidenza 99% e orizzonte temporale di 1 giorno.

Si fornisce evidenza delle stime e dell'evoluzione del VaR gestionale, definito come la somma del VaR e della simulazione sui parametri illiquidi, per il portafoglio di negoziazione di Intesa Sanpaolo e Banca IMI.

Incremental Risk Charge (IRC)

L'Incremental Risk Charge (IRC) è la massima perdita potenziale del portafoglio di credit trading dovuta a un upgrade/downgrade e fallimento degli emittenti, riferita a un orizzonte temporale annuale, con intervallo di confidenza pari al 99,9%. Tale misura è aggiuntiva rispetto al VaR e consente la corretta rappresentazione del rischio specifico su titoli di debito e derivati di credito poiché coglie, oltre al rischio idiosincratico, anche i rischi di evento e di default.

Terzo Pilastro di Basilea 2 – Tavola 11 – Rischi di mercato: Modelli interni

Stress test

Gli stress test misurano la variazione di valore di strumenti o portafogli a fronte di variazioni dei fattori di rischio di intensità e correlazione non attesi, ovvero estremi, nonché variazioni rappresentative di aspettative sulla evoluzione futura delle variabili di mercato. Gli stress test vengono applicati periodicamente alle esposizioni a rischio di mercato, tipicamente adottando scenari basati sull'analisi storica dell'andamento dei fattori di rischio, al fine di individuare nel passato situazioni di worst case, ovvero definendo griglie di variazioni di fattori di rischio per evidenziare la direzionalità e non linearità nelle strategie di trading.

Sensitivity e greche

Le misure di sensitività consentono di rendere più accurata la profilatura dei rischi, soprattutto in presenza di componenti opzionali. Esse misurano il rischio riconducibile alla variazione del valore di una posizione finanziaria al mutare di una quantità predefinita dei parametri di valutazione quali, ad esempio, ipotesi di rialzo dei tassi di interesse di un punto base.

Misure di livello

Le misure di livello sono indicatori di rischio che si fondano sull'assunzione che esista una relazione diretta tra l'entità di una posizione finanziaria e il profilo di rischio. Esse vengono utilizzate per il monitoraggio delle esposizioni a rischio emittente/settore/paese ai fini di analisi di concentrazione, attraverso l'individuazione del valore nozionale, del valore di mercato ovvero della conversione della posizione di uno o più strumenti benchmark (c.d. posizione equivalente).

Evoluzione del VaR gestionale giornaliero

Nel corso del quarto trimestre 2011 la somma dei rischi di mercato originati da Intesa Sanpaolo e da Banca IMI hanno evidenziato un aumento rispetto ai periodi precedenti: il VaR gestionale medio giornaliero del quarto trimestre 2011 è risultato pari a 95,6 milioni, in aumento del 43% rispetto al terzo trimestre.

VaR gestionale giornaliero di trading per Intesa Sanpaolo e Banca IMI – Confronto tra il 4° e il 3° trimestre 2011 (a)

(milioni di euro)
4° trimestre 4° trimestre 4° trimestre 3° trimestre 2° trimestre 1° trimestre
medio minimo massimo medio medio medio
25,0 23,5 26,4 21,4 15,3 18,7
70,6 48,4 92,4 45,3 21,1 17,4
95,6 73,0 118,0 66,7 36,4 36,1

(a) La tabella riporta su ogni riga la variabilità storica del VAR gestionale giornaliero calcolato sulla serie storica trimestrale rispettivamente di Intesa Sanpaolo e di Banca IMI; la stima del valore minimo e del valore massimo sul perimetro complessivo non corrisponde alla somma dei valori individuali di colonna poiché è ricalcolata sulla serie storica aggregata.

Per quanto concerne l'intero esercizio 2011, il profilo di rischio medio del Gruppo (pari a 58,8 milioni) risulta in aumento rispetto ai valori medi del 2010 (pari a 38 milioni).

VaR gestionale giornaliero di trading per Intesa Sanpaolo e Banca IMI – Confronto 2011-2010 (a)

(milioni di euro)
2011 2010
medio minimo massimo ultimo
giorno
medio minimo massimo
Intesa Sanpaolo 20,1 14,0 26,5 24,6 24,1 17,8 32,2
Banca IMI 38,7 13,6 92,4 87,4 13,9 8,9 22,4
Totale 58,8 30,7 118,0 112,0 38,0 27,6 49,9

(a) La tabella riporta su ogni riga la variabilità storica del VAR gestionale giornaliero calcolato sulla serie storica annuale rispettivamente di Intesa Sanpaolo e di Banca IMI; la stima del valore minimo e del valore massimo sul perimetro complessivo non corrisponde alla somma dei valori individuali di colonna poiché è ricalcolata sulla serie storica aggregata.

Per la sola Capogruppo si registra un VaR medio in calo rispetto all'anno precedente. Osservando l'andamento di periodo si evidenzia la crescita delle misure di rischio, principalmente in Banca IMI, in corrispondenza della crisi sui mercati sovrani dell'area euro, in particolare tale crisi si è manifestata in una crescente volatilità degli spread dei titoli governativi italiani da Luglio 2011 in poi, con un picco di volatilità a inizio Novembre.

Analizzando l'andamento nella composizione del profilo di rischio per Intesa Sanpaolo nel quarto trimestre 2011 si osserva la tendenziale prevalenza del rischio hedge fund pari al 38% del VaR gestionale complessivo. Per Banca IMI è prevalente il rischio credit spread, che include il rischio dei governativi sovrani, con l'81% del totale.

Contributo dei fattori di rischio al VaR gestionale complessivo (a)

complessivo, calcolato come media delle stime giornaliere del quarto trimestre 2011.

4° trimestre 2011 Azioni Hedge
fund
Tassi Credit
spread
Cambi Altri
parametri
Merci
Intesa Sanpaolo 1% 38% 14% 37% 4% 7% 0%
Banca IMI 5% 0% 7% 81% 1% 4% 3%
Totale 3% 12% 9% 68% 1% 5% 2%
(a) La tabella riporta su ogni riga il contributo dei fattori di rischio fatto 100% il capitale a rischio complessivo, distinguendo tra Intesa Sanpaolo e Banca IMI, nonché fornendo la distribuzione sul perimetro

Relativamente alla composizione del portafoglio hedge fund, si riporta la distribuzione delle esposizioni per strategie negoziate.

Contributo delle strategie alla composizione del portafoglio (a)

31.12.2011 31.12.2010
- Catalyst Driven 0% 0%
- Credit 81% 75%
- Non credit strategies 0% 5%
- Directional trading 4% 4%
- Equity hedged 14% 8%
- Fixed Income Arbitrage 0% 8%
- Multi-strategy 1% 0%
- Volatility 0% 0%
Totale hedge fund 100% 100%
(a) La tabella riporta su ogni riga le percentuali sul totale delle esposizioni monetarie rilevate sulle consistenze in essere a fine periodo.

Il portafoglio hedge fund nel corso del 2011 ha mantenuto l'asset allocation con focus su strategie legate al credito distressed (81% del totale in termini di controvalore di portafoglio).

Il controllo dei rischi relativamente all'attività di trading di Intesa Sanpaolo e Banca IMI si avvale anche di analisi di scenario e prove di stress. A fine dicembre gli impatti sul conto economico di selezionati scenari relativi all'evoluzione di prezzi azionari, tassi di interesse, spread creditizi e tassi di cambio sono sintetizzati nella tavola che segue.

(milioni di euro)
EQUITY TASSI D'INTERESSE CREDIT SPREAD CAMBI MATERIE PRIME
volatilità +10%
e prezzi -5%
volatilità -10%
e prezzi +5%
-25bp +25bp -25bp +25bp -10% +10% -50% +50%
Totale -2 0 6 -3 90 -89 14 -12 -4 5
di cui PSC 5 -5

In particolare:

  • per le posizioni sui mercati azionari un ribasso dei prezzi del 5% e conseguente aumento delle volatilità del 10% avrebbe comportato una perdita di circa 2 milioni;
  • per le esposizioni ai tassi di interesse, uno spostamento parallelo di +25 punti base avrebbe comportato un impatto di 3 milioni di perdita, mentre uno spostamento parallelo di -25 punti base avrebbe comportato un guadagno di 6 milioni;
  • per le esposizioni sensibili a variazioni degli spread creditizi un ampliamento di 25 punti base degli spread avrebbe comportato una perdita di 89 milioni, di cui circa 5 milioni riconducibili ai prodotti strutturati di credito (PSC);
  • con riferimento alle esposizioni sul mercato dei cambi, nel caso di rivalutazione dell'euro, si sarebbe registrata una perdita di circa 12 milioni;
  • infine, per le esposizioni sulle materie prime si registrerebbe una perdita pari a circa 4 milioni nel caso di una diminuzione del 50% dei prezzi.

Backtesting

L'efficacia del modello di calcolo del VaR deve essere monitorata giornalmente per mezzo di analisi di backtesting che, relativamente al perimetro regolamentare, consentono di confrontare:

  • le stime giornaliere del valore a rischio;
  • le rilevazioni giornaliere di profitti/perdite di backtesting per la cui determinazione si utilizzano le evidenze gestionali giornaliere del profit and loss effettivo conseguito dai singoli desk, depurato delle componenti che non sono pertinenti alle verifiche di backtesting quali le commissioni e l'attività intraday.

Il backtesting consente di verificare la capacità del modello di cogliere correttamente, da un punto di vista statistico, la variabilità nella valutazione giornaliera delle posizioni di trading, coprendo un periodo di osservazione di un anno (circa 250 stime). Eventuali criticità relative all'adeguatezza del modello interno sono rappresentate da situazioni in cui le rilevazioni giornaliere dei profitti/perdite di backtesting evidenzino sull'anno di osservazione più di tre rilevazioni in cui la perdita giornaliera è superiore alla stima del valore a rischio.

Backtesting in Intesa Sanpaolo

Il backtesting regolamentare di Intesa Sanpaolo, rappresentato nel grafico seguente, presenta quattro casi in cui le perdite giornaliere di backtesting sono risultate superiori alla stima del VaR. Due dei quattro sconfini (Aprile e Luglio) sono di misura poco significativa. Le altre due eccezioni di backtesting (8-11 Luglio 2011) sono dovute alla crisi dei governativi, in particolare italiani, che si è manifestata con una elevata volatilità degli spread a partire da Luglio 2011. Si sottolinea che il VaR soggetto a Modello Interno per Intesa Sanpaolo (perimetro di fattori ridotto rispetto al VaR gestionale) risulta concentrato sul fattore di rischio tasso; di converso Banca IMI (paragrafo seguente) presenta fattori di rischio validati maggiormente diversificati (tassi ed equity).

Backtesting in Banca IMI

Il backtesting regolamentare di Banca IMI, rappresentato nel grafico seguente, non evidenzia situazioni di criticità.

Il rischio emittente

Il rischio emittente del portafoglio titoli di trading viene analizzato in termini di mark to market, aggregando le esposizioni per classi di rating, e viene monitorato con un sistema di limiti operativi basati sia sulle classi di rating che su indicatori di concentrazione.

Composizione delle esposizioni per tipologia emittente per Intesa Sanpaolo e Banca IMI (a) (b)

Totale
Corporate Financial Emerging Covered Securitis.
Intesa Sanpaolo
Banca IMI
58%
42%
1%
-16%
42%
40%
1%
2%
56%
7%
0%
67%
Totale 100% 2% 40% 0% 35% 23%

(a) La tabella riporta nella colonna Totale il contributo all'esposizione complessiva a rischio emittente di Intesa Sanpaolo e di Banca IMI, dettagliando il contributo dell'esposizione per tipologia di emittente fatto 100% il totale di riga.

(b) Valori percentuali di fine periodo sul totale di area, ad esclusione dei titoli governativi, dei titoli propri e comprensivi dei CDS.

La composizione del portafoglio soggetto a rischio emittente evidenzia una prevalenza dei titoli appartenenti al settore covered (obbligazioni garantite) per Intesa Sanpaolo e al settore securitization per Banca IMI.

Limiti operativi

La struttura dei limiti riflette il livello di rischiosità ritenuto accettabile con riferimento alle singole aree di business in coerenza con gli orientamenti gestionali e strategici definiti dai vertici aziendali. L'attribuzione e il controllo dei limiti ai vari livelli gerarchici comporta l'assegnazione di poteri delegati ai differenti responsabili delle aree di business, volti al raggiungimento del migliore trade-off tra un ambiente di rischio controllato e le esigenze di flessibilità operativa. Il concreto funzionamento del sistema dei limiti e dei poteri delegati si fonda sui concetti di gerarchia e interazione.

L'applicazione di tali principi ha condotto alla definizione di una struttura di limiti nella quale assume particolare rilevanza la distinzione tra limiti di primo livello e limiti di secondo livello:

  • limiti di primo livello: sono approvati dal Consiglio di Gestione, previo parere del Comitato Rischi Finanziari di Gruppo. Le variazioni dei limiti sono proposte dal Risk Management, sentiti i responsabili delle Direzioni operative. L'andamento dell'assorbimento di tali limiti e la relativa analisi di congruità sono oggetto di periodica analisi da parte del Comitato Rischi Finanziari di Gruppo;
  • limiti di secondo livello: hanno l'obiettivo di controllare l'operatività dei differenti desk sulla base di misure differenziate in funzione della specificità degli strumenti trattati e delle strategie operative, quali le sensitivity, le greche e le esposizioni equivalenti.

Il Consiglio di Gestione, nel terzo trimestre 2011, ha deliberato un nuovo limite di VaR per il Gruppo pari a 80 milioni, in aumento rispetto ai precedenti 70 milioni. Tale aumento non è indicativo di un'aumentata propensione al rischio del Gruppo, ma è stato definito, alla luce della volatilità dello spread sul governativo italiano, i cui effetti si sono riflessi in un aumento dei rischi, per consentire la continuità operativa di Intesa Sanpaolo e di Banca IMI.

In riferimento alla componente sub-allocata alle unità organizzative, si rileva che l'utilizzo del limite di VaR gestionale (componente held for trading) in Intesa Sanpaolo, nel corso del 2011 si è mediamente attestato al 65%, con un utilizzo massimo del 96%. In media il limite gestionale di VaR, in Banca IMI si è attestato al 101%, con un utilizzo massimo del 188%; va precisato che in Banca IMI il limite di VaR ricomprende anche la componente AFS in quanto si tratta di attività gestita in stretta sinergia con quella di trading (HFT); al netto di tale componente AFS l'utilizzo medio del limite sarebbe pari al 36%, con un picco pari al 56%.

L'utilizzo dei limiti di IRC a fine anno per Intesa Sanpaolo è pari al 59% (limite pari a 220 milioni), mentre per Banca IMI è pari al 57% (limite pari a 230 milioni).

L'utilizzo dei limiti gestionali del VaR di Gruppo sulla componente AFS (esclusa Banca IMI) sul fine anno è pari al 106%. Il limite su tale componente è stato rivisto nel corso terzo trimestre 2011, passando da 55 a 100 milioni di euro. L'aumento di tale limite è stato deliberato alla luce della volatilità dello spread sul governativo italiano, i cui effetti si sono riflessi in un aumento dei rischi, tenuto conto che l'85% della posizione AFS fa riferimento al rischio sovrano Italia.

Descrizione del livello di conformità alle norme che disciplinano i sistemi e i controlli volti ad assicurare valutazioni prudenti ed affidabili delle posizioni incluse nel portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza

La Fair Value Policy

La Fair Value Policy del Gruppo Intesa Sanpaolo disciplina la valutazione degli strumenti finanziari successivamente all'iscrizione iniziale e con riferimento a portafogli di proprietà misurati al Fair Value. La Fair Value Policy, in tutti i suoi documenti costitutivi è disciplinata e formalizzata dalla Direzione Centrale Risk Management, si estende alla Capogruppo ed a tutte le controllate oggetto di consolidamento, è integrata con i processi di misurazione e gestione dei rischi, è oggetto di revisione ed aggiornamento periodici e di approvazione da parte degli organi preposti, ed è funzionale alla redazione dei documenti di bilancio. I criteri contabili sul tema sono riportati di seguito. Successivamente vengono riassunte le diverse fasi del processo di valutazione degli strumenti finanziari e Informazioni di maggior dettaglio sui modelli di valutazione che vengono concretamente usati per la valutazione degli strumenti finanziari.

Criteri contabili: modalità di determinazione del fair value (Gerarchia del fair value)

Il fair value è l'ammontare al quale un'attività (o una passività) può essere scambiata in una transazione tra controparti indipendenti in possesso di un ragionevole grado di conoscenza delle condizioni di mercato e dei fatti rilevanti connessi all'oggetto della negoziazione. Nella definizione di fair value è fondamentale la presunzione che un'entità sia pienamente operativa e non sia nella necessità di liquidare o ridurre sensibilmente l'attività, o di intraprendere delle operazioni a condizioni sfavorevoli. Il fair value riflette la qualità creditizia dello strumento in quanto incorpora il rischio di controparte.

Strumenti finanziari

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Per gli strumenti finanziari il fair value viene determinato attraverso l'utilizzo di prezzi acquisiti dai mercati finanziari, nel caso di strumenti quotati su mercati attivi, o mediante l'utilizzo di modelli valutativi interni per gli altri strumenti finanziari.

Un mercato è considerato attivo se i prezzi di quotazione, rappresentanti effettive e regolari operazioni di mercato verificatesi in un congruo periodo di riferimento, sono prontamente e regolarmente disponibili tramite borse, mediatori, intermediari, società del settore, servizi di quotazione o enti autorizzati.

In assenza di quotazione su un mercato attivo o in assenza di un regolare funzionamento del mercato, cioè quando il mercato non ha un sufficiente e continuativo numero di transazioni, spread denaro-lettera e volatilità non sufficientemente contenuti, la determinazione del fair value degli strumenti finanziari è prevalentemente realizzata grazie all'utilizzo di tecniche di valutazione aventi l'obiettivo di stabilire il prezzo di una ipotetica transazione indipendente, motivata da normali considerazioni di mercato, alla data di valutazione. Tali tecniche includono:

  • il riferimento a valori di mercato indirettamente collegabili allo strumento da valutare e desunti da prodotti similari per caratteristiche di rischio (comparable approach);
  • le valutazioni effettuate utilizzando anche solo in parte input non desunti da parametri osservabili sul mercato, per i quali si fa ricorso a stime ed assunzioni formulate dal valutatore (Mark-to-Model).

La scelta tra le suddette metodologie non è opzionale, dovendo le stesse essere applicate in ordine gerarchico: è attribuita assoluta priorità ai prezzi ufficiali disponibili su mercati attivi per le attività e passività da valutare (effective market quotes – livello 1) ovvero per attività e passività misurate sulla base di tecniche di valutazione che prendono a riferimento parametri osservabili sul mercato diversi dalle quotazioni dello strumento finanziario (comparable approach – livello 2) e priorità più bassa a attività e passività il cui fair value è calcolato sulla base di tecniche di valutazione che prendono a riferimento parametri non osservabili sul mercato e, quindi, maggiormente discrezionali (Mark-to-Model Approach – livello 3).

Sono considerati quotati in un mercato attivo (livello 1) i titoli azionari quotati su un mercato regolamentato, i titoli obbligazionari quotati sul circuito EuroMTS e quelli per i quali sono rilevabili con continuità dalle principali piattaforme internazionali di contribuzione di prezzi almeno tre prezzi eseguibili, i fondi comuni di investimento armonizzati, le operazioni in cambi spot, i contratti derivati per quali siano disponibili quotazioni su un mercato attivo (per esempio futures e opzioni exchanged traded). Infine, si considerano quotati in un mercato attivo anche i fondi "hedge" per i quali l'amministratore del fondo rende disponibile, con la periodicità prevista dal contratto di sottoscrizione, il NAV (Net Asset Value), sempre che sugli asset sottostanti non siano necessari aggiustamenti della valutazione per rischio di liquidità o per rischio di controparte. Per differenza, tutti gli altri strumenti finanziari che non appartengono alle categorie sopra descritte non sono considerati quotati in un mercato attivo.

Per gli strumenti finanziari quotati su mercati attivi viene utilizzato il prezzo "corrente" di offerta ("denaro") per le attività finanziarie ed il prezzo corrente richiesto ("lettera") per le passività finanziarie, rilevato sul mercato più vantaggioso al quale si ha accesso, alla chiusura del periodo di riferimento.

Nel caso di strumenti finanziari per i quali il differenziale domanda-offerta risulta scarsamente rilevante, o per le attività e passività finanziarie con caratteristiche tali da portare a posizioni compensative per il rischio di mercato, viene utilizzato un prezzo medio di mercato (sempre riferito all'ultimo giorno del periodo di riferimento) in luogo del prezzo di offerta o del prezzo richiesto.

In assenza di prezzi rilevabili su mercati attivi, il fair value degli strumenti finanziari è determinato attraverso il cosiddetto "comparable approach" (livello 2) che presuppone l'utilizzo di modelli valutativi che fanno uso di parametri di mercato. In questo caso la valutazione non è basata su quotazioni dello stesso strumento finanziario oggetto di valutazione, ma su prezzi o spread creditizi desunti dalle quotazioni ufficiali di strumenti sostanzialmente simili in termini di fattori di rischio, utilizzando una data metodologia di calcolo (modello di pricing). Il ricorso a tale approccio si traduce nella ricerca di transazioni presenti su mercati attivi, relative a strumenti che, in termini di fattori di rischio, sono comparabili con lo strumento oggetto di valutazione. Le metodologie di calcolo utilizzate nel comparable approach consentono di riprodurre i prezzi di strumenti finanziari quotati su mercati attivi (calibrazione del modello) senza includere parametri discrezionali – cioè parametri il cui valore non può essere desunto da quotazioni di strumenti finanziari presenti su mercati attivi ovvero non può essere fissato su livelli tali da replicare quotazioni presenti su mercati attivi – tali da influire in maniera determinante sul prezzo di valutazione finale.

Il fair value dei titoli obbligazionari privi di quotazioni ufficiali espresse da un mercato attivo viene determinato tramite l'utilizzo di un appropriato credit spread, individuato a partire da strumenti finanziari contribuiti e liquidi con caratteristiche similari. Le fonti del credit spread sono titoli contribuiti e liquidi del medesimo emittente, credit default swap sulla medesima reference entity, titoli contribuiti e liquidi emessi da emittente con stesso rating e dello stesso settore. Si tiene anche conto della differente seniority del titolo da prezzare relativamente alla struttura del debito dell'emittente.

Similarmente, per le passività finanziarie valutate al fair value, per la determinazione e misurazione del

credit spread del Gruppo Intesa Sanpaolo si fa riferimento a titoli obbligazionari emessi dalla Capogruppo, con cedole periodiche regolari, scadenza oltre un anno e quotati su un mercato attivo sulla base di quanto prescritto dagli IAS/IFRS. Dalle quotazioni di mercato si desume il merito creditizio implicito, che viene poi perfezionato attraverso modelli di interpolazione, che generano curve di credit spread differenziate per tipo di cedola, scadenza e livello di subordinazione.

Per i contratti derivati, in considerazione della loro numerosità e complessità, è stato individuato un quadro sistematico di riferimento che rappresenta le linee comuni (algoritmi di calcolo, modelli di elaborazione, dati di mercato utilizzati, assunzioni di base del modello) sulle quali si fonda la valutazione di ogni categoria di strumenti derivati.

I derivati di tasso, cambio, azionari, su inflazione e su commodity, laddove non scambiati su mercati regolamentati, sono strumenti Over The Counter (OTC), ovvero negoziati bilateralmente con controparti di mercato e la loro valutazione è effettuata mediante appositi modelli di pricing, alimentati da parametri di input (quali le curve di tasso, cambi, volatilità) osservati sul mercato.

Inoltre, per pervenire alla determinazione del fair value, si considera anche la qualità creditizia della controparte. Il fair value tiene conto del rischio creditizio di controparte e delle esposizioni future del contratto, attraverso il cosiddetto Credit Risk Adjustment (CRA).

Con riferimento ai prodotti strutturati di credito, per gli ABS, nel caso in cui non siano disponibili prezzi significativi, si fa ricorso a tecniche di valutazione che tengano conto di parametri desumibili dal mercato (Comparable Approach), quali spread desunti dalle nuove emissioni e/o raccolti dalle maggiori case di investimento, rafforzati da un'analisi qualitativa relativa alla performance dei sottostanti desumibili dai periodici investor reports e oggetto di confronto (backtesting) con i prezzi di vendite effettive.

Nell'ambito degli strumenti finanziari il cui fair value è determinato attraverso il comparable approach rientrano anche i titoli azionari valutati con il ricorso a transazioni dirette, ovvero transazioni significative sul titolo registrate in un arco di tempo ritenuto sufficientemente breve rispetto al momento della valutazione ed in condizioni di mercato costanti e per i quali sono, quindi, utilizzati i cosiddetti modelli valutativi "relativi" basati su moltiplicatori. L'uso dei moltiplicatori avviene secondo l'approccio delle società comparabili, o l'approccio delle transazioni comparabili. Nel primo caso il riferimento è rappresentato da un campione di società quotate comparabili e quindi dai prezzi rilevati dalle borse da cui si deducono i multipli per valutare la partecipata; nel secondo caso il riferimento è rappresentato dai prezzi di negoziazioni intervenute sul mercato relative a società comparabili registrate in un arco di tempo ritenuto sufficientemente breve rispetto al momento della valutazione ed in condizioni di mercato costanti.

Infine, rientrano tra gli strumenti finanziari il cui fair value è determinato attraverso il comparable approach anche i rapporti creditizi attivi e passivi. In particolare, per le attività e passività a medio e lungo termine, la valutazione viene effettuata attraverso l'attualizzazione dei flussi di cassa futuri. Quest'ultima è basata sul discount rate adjustment approach, che prevede che i fattori di rischio connessi all'erogazione del credito siano considerati nel tasso utilizzato per l'attualizzazione dei cash flow futuri.

Per la determinazione del fair value di talune tipologie di strumenti finanziari è necessario ricorrere a modelli valutativi che presuppongono l'utilizzo di parametri non direttamente osservabili sul mercato e che quindi comportano stime e assunzioni da parte del valutatore (livello 3). In particolare, la valutazione dello strumento finanziario viene condotta utilizzando una data metodologia di calcolo che si basa su specifiche ipotesi riguardanti:

  • lo sviluppo dei cash-flows futuri, eventualmente condizionati ad eventi futuri cui possono essere attribuite probabilità desunte dall'esperienza storica o sulla base di ipotesi di comportamento;
  • il livello di determinati parametri in input non quotati su mercati attivi, per la cui stima sono comunque privilegiate le informazioni acquisite da prezzi e spread osservati sul mercato. Nel caso queste non siano disponibili, si ricorre a dati storici del fattore di rischio specifico sottostante o a ricerche specializzate in materia (ad es. report di Agenzie di Rating o di primari attori del mercato).

Sono valutati secondo un mark-to-model approach:

  • titoli di debito e derivati di credito complessi (CDO) rientranti nel perimetro dei prodotti strutturati di credito e derivati di credito su tranche di indici;
  • hedge fund non considerati nell'ambito del livello 1;
  • quote partecipative e altri titoli di capitale la cui valutazione viene effettuata con l'utilizzo di modelli fondati su flussi finanziari attualizzati;
  • alcuni crediti, di importo ridotto, classificati nel portafoglio disponibili per la vendita;
  • alcune operazioni in derivati legate a cartolarizzazioni;
  • alcuni derivati di tasso e alcune opzioni strutturate su rischio equity, valutati utilizzando alcuni dati di input non direttamente osservabili sul mercato.

Il fair value dei titoli di debito e dei derivati di credito complessi (CDO funded e unfunded) viene determinato utilizzando un modello quantitativo che stima le perdite sul collaterale mediante un approccio simulativo dei relativi cash flow ricorrendo a funzioni di copula. I fattori più rilevanti considerati nella simulazione - per i singoli collaterali - sono le probabilità di default risk-neutral derivate dagli spread di mercato, i recovery rate, le correlazioni tra i valori dei collaterali presenti nella struttura e le vite residue attese dei contratti. Per incorporare nelle valutazioni l'elevata dislocation dei mercati e gli intensi fenomeni di illiquidità che li caratterizzano, sono stati predisposti una serie di aggiustamenti alle valutazioni riferiti ai principali parametri di input. A valle di questa valutazione, è prevista una Qualitative Credit Review che consta di un'analisi accurata degli aspetti creditizi riguardanti sia la struttura stessa dell'ABS/CDO che il collaterale presente. Questa ha lo scopo di identificare elementi di debolezza presenti o futuri, che emergono dalle caratteristiche dei sottostanti, che potrebbero non essere stati colti dalle agenzie di rating e pertanto non pienamente considerati nelle valutazioni al punto precedente. I risultati di tale analisi, condensati in alcuni elementi di carattere oggettivo (ad esempio Past Due, Weighted Average Delinquency, ecc.) sono sintetizzati in un indicatore rappresentativo della qualità del credito da cui dipendono le revisioni al ribasso del rating, effettuate in modo da procedere ad un coerente aggiustamento della valutazione elaborata. Infine, per questa classe di prodotti, è prevista la possibilità di un ulteriore adjustment deciso dal management che trova riscontro in prezzi osservati presso controparti e in giudizi di esperti.

Per i derivati di credito su tranche di indici, vengono valutate nell'ambito del livello 3 le serie off the run (non più in corso di emissione) quando non siano disponibili quotazioni attendibili e validabili dalla Direzione Risk Management; la determinazione del fair value avviene sulla base delle quotazioni relative alle serie in corso di emissione aggiustate per tenere conto della diversità di sottostante.

Per gli hedge fund, il fair value viene determinato applicando al NAV gestionale fornito dal Fund Administrator una decurtazione derivante da un processo di valutazione analitico del rischio di controparte (rappresentato dal rischio connesso con la qualità creditizia dei prime broker1 di cui si serve il fondo) e del rischio di liquidità (rappresentato dal rischio che si manifesta quando gli asset in cui è investito il fondo diventano così illiquidi da far sorgere dubbi sulla certezza del processo di valorizzazione).

Per i titoli azionari per i quali non vengono applicati i modelli "relativi" citati con riferimento al livello 2, la valutazione viene effettuata attraverso modelli valutativi "assoluti". In particolare si tratta di modelli fondati su flussi, che in sostanza prevedono la determinazione del valore del titolo attraverso la stima dei flussi finanziari o reddituali che lo stesso è in grado di generare nel tempo attualizzati con un tasso appropriato in funzione del livello di rischio dello strumento, di modelli patrimoniali o di modelli misti patrimonialireddituali.

Il metodo di valutazione definito per uno strumento finanziario viene adottato con continuità nel tempo ed è modificato solo a seguito di variazioni rilevanti nelle condizioni di mercato o soggettive dell'emittente lo strumento finanziario.

Il processo di valutazione degli strumenti finanziari (la cosiddetta "fair value policy") si articola in diverse fasi che vengono brevemente riassunte qui di seguito:

  • individuazione delle fonti per le valutazioni: la Market Data Reference Guide stabilisce, per ogni categoria di riferimento (asset class), i processi necessari all'identificazione dei parametri di mercato e le modalità secondo le quali tali dati devono essere recepiti e utilizzati;
  • certificazione e trattamento dei dati di mercato per le valutazioni: tale fase consiste nel controllo puntuale dei parametri di mercato utilizzati (rilevazione dell'integrità del dato storicizzato sulla piattaforma proprietaria rispetto alla fonte di contribuzione), nel test di verosimiglianza (congruenza di ogni singolo dato con dati simili o comparabili) e nella verifica delle concrete modalità applicative. In particolare, vengono:
    • o distinte le categorie di riferimento per differenti tipologie di parametri di mercato;
    • o stabiliti i requisiti di riferimento per determinare le fonti ufficiali di rivalutazione;
    • o fissate le modalità di fixing dei dati ufficiali;
    • o fissate le modalità di certificazione dei dati;

certificazione dei modelli di pricing e Model Risk Assessment: in questa fase viene verificata la consistenza e l'aderenza delle varie metodologie valutative utilizzate con la corrente prassi di mercato,

1 Il Prime Broker è un intermediario finanziario su scala internazionale che opera come agente nel processo di settlement (liquidazione delle posizioni) effettuando le transazioni finanziarie disposte dal gestore con la massima riservatezza. Il Prime Broker, inoltre, svolge un ruolo di finanziatore del gestore, concedendo linee di credito e prestando i titoli necessari per dar luogo a vendite allo scoperto e acquisendo direttamente idonee garanzie a fronte del credito erogato al fondo. Contemporaneamente il Prime Broker opera uno stringente controllo sulle esposizioni di rischio dell'hedge fund, al fine di assicurare condizioni di stabilità finanziaria. Tra i servizi svolti vi sono altresì quelli di detenzione e deposito delle disponibilità liquide e dei valori mobiliari del fondo, la cura del processo di compensazione e liquidazione nonché la registrazione di tutte le operazioni di mercato.

al fine di porre in luce eventuali aspetti critici insiti nei modelli di pricing usati e di determinare eventuali aggiustamenti necessari alla valutazione. Il processo di validazione è di particolare importanza quando viene introdotta l'operatività in un nuovo strumento finanziario, che necessita dello sviluppo di ulteriori modelli di pricing, così come quando si decide di utilizzare un nuovo modello per valutare payoff precedentemente gestiti con modelli ritenuti meno adeguati. Tutti i modelli utilizzati per la valutazione sottostanno ad un processo di certificazione interna che vede coinvolte le diverse strutture competenti o società esterne, in casi di elevata complessità o particolare turbolenza;

monitoraggio della consistenza dei modelli di pricing nel tempo: il monitoraggio periodico dell'aderenza al mercato del modello di pricing per la valutazione consente di evidenziare tempestivamente eventuali scostamenti e avviare le necessarie verifiche e interventi.

La fair value policy prevede anche eventuali aggiustamenti per riflettere il "model risk" ed altre incertezze relative alla valutazione. In particolare, il model risk è rappresentato dalla possibilità che la valutazione di uno strumento complesso sia materialmente sensibile alla scelta del modello. E', infatti, possibile che diversi modelli, pur prezzando con qualità analoga gli strumenti elementari, possano dare luogo a pricing diversi per gli strumenti esotici. In questi casi, laddove possibile, i modelli alternativi sono confrontati e, laddove necessario, gli input al modello sono sottoposti a stress, ottenendo cosi elementi utili per quantificare aggiustamenti di fair value, espressi in termini di grandezze finanziarie misurabili (vega, delta, shift di correlazione) e rivisti periodicamente. Questi aggiustamenti di fair value, dovuti a rischi di modello, sono parte di una Policy di Mark to Market Adjustment adottata al fine di tenere in considerazione, oltre al model risk sopra illustrato, anche altri fattori suscettibili di influenzare la valutazione ed essenzialmente riconducibili a:

  • elevato e/o complesso profilo di rischio;
  • illiquidità delle posizioni determinata da condizioni temporanee o strutturali sui mercati o in relazione all'entità dei controvalori detenuti (in caso di eccessiva concentrazione);
  • difficoltà di valutazione per mancanza di parametri di mercato liquidi e rilevabili.

Una più dettagliata descrizione delle modalità di determinazione del fair value è riportata nel paragrafo relativo ai "Informazioni sui modelli di valutazione che vengono concretamente usati per la valutazione degli strumenti finanziari".

Certificazione e presidio dei parametri di mercato e del rischio di modello

All'interno di un più ampio presidio di controlli sulle singole operazioni in cui intervengono la Direzione Sistemi Informativi (moduli informatici) e la Direzione Sistemi Operativi (controlli di back office), la Direzione Risk Management svolge un ruolo di certificazione e presidio dei modelli utilizzati per i processi di valutazione e dei parametri di mercato individuati per l'alimentazione degli stessi. Nel caso in cui i sistemi di valutazione non risultino adeguati alla fornitura di affidabili valutazioni, la Direzione Risk Management procede ad una valutazione diretta dello strumento finanziario avvalendosi di strumenti interni sviluppati appositamente.

Tali attività si articolano in diverse fasi brevemente descritte nel seguito.

Individuazione, certificazione e trattamento dei dati di mercato e delle fonti per le valutazioni

Il processo di calcolo del fair value e la necessità di distinguere tra prodotti valutabili in base a prezzi effettivi di mercato, piuttosto che tramite l'applicazione di approcci comparativi o di modello, evidenzia la necessità di stabilire dei principi univoci nella determinazione dei parametri di mercato. A tal fine la Market Data Reference Guide – documento disciplinato e aggiornato dalla Direzione Risk Management sulla base dei Regolamenti interni di Gruppo approvati dagli organi Amministrativi della Capogruppo e delle Società del Gruppo – stabilisce i processi necessari all'identificazione dei parametri di mercato e le modalità secondo cui tali dati devono essere recepiti e utilizzati. Tali dati di mercato possono essere ricondotti sia a dati elementari che a dati derivati. Il regolamento, in particolare, determina, per ogni categoria di riferimento (asset class), i relativi requisiti, nonché le modalità di cut-off e di certificazione. Il documento formalizza la raccolta delle fonti di contribuzione ritenute idonee per la valutazione degli strumenti finanziari detenuti a vario titolo nei portafogli di proprietà della Banca e delle società controllate. Le stesse fonti vengono utilizzate nel caso di rivalutazioni effettuate a favore di terze parti secondo accordi di Service Level Agreement, preventivamente formalizzati. L'idoneità è garantita dal rispetto dei requisiti di riferimento, i quali si rifanno ai principi di comparabilità, reperibilità e trasparenza del dato, ovvero alla possibilità di reperire il dato su uno o più sistemi di infoproviding, di misurare il bid-ask di contribuzione ed,

infine, relativamente ai prodotti OTC, di verificare la comparabilità delle fonti di contribuzione. Per ogni categoria di parametro di mercato viene determinato in modo univoco il cut-off time, facendo riferimento al timing di rilevazione del dato, al bid/ask side di riferimento e al numero di contribuzioni necessario per verificare il prezzo. L'utilizzo di tutti i parametri di mercato in Intesa Sanpaolo è subordinato alla loro certificazione (Validation Process) da parte della Direzione Risk Management, in termini di controllo puntuale (rilevando l'integrità del dato storicizzato sulla piattaforma proprietaria rispetto alla fonte di contribuzione), di test di verosimiglianza (congruenza di ogni singolo dato con dati simili o comparabili) e di verifica delle concrete modalità applicative.

Model Risk Management

In generale il Model Risk è rappresentato dalla possibilità che il prezzo di uno strumento finanziario sia materialmente sensibile alla scelta della metodologia di valutazione. Nel caso di strumenti finanziari complessi, per i quali non esiste una metodologia standard di valutazione sul mercato, o in particolari periodi in cui nuove metodologie di valutazione si affermano sul mercato, è possibile che metodologie diverse valutino in maniera consistente gli strumenti elementari di riferimento ma forniscano valutazioni difformi per gli strumenti esotici. Il presidio del rischio di modello avviene attraverso un insieme diversificato di analisi e verifiche effettuate in diverse fasi, volte a certificare le varie metodologie di pricing utilizzate dalla Banca, (c.d. "Model Validation"), a monitorare periodicamente le prestazioni delle metodologie in produzione per evidenziare tempestivamente eventuali scostamenti rispetto al mercato (c.d. "Model Risk Monitoring") e a determinare eventuali aggiustamenti da apportare alle valutazioni (c.d. "Model Risk Adjustment", si veda il successivo paragrafo "Aggiustamenti adottati per riflettere il model risk e le altre incertezze relative alla valutazione").

Model Validation

In generale, tutte le metodologie di pricing utilizzate dalla Banca devono sottostare ad un processo di certificazione interna che vede coinvolte le diverse strutture competenti. In casi di elevata complessità e/o in presenza di turbolenza nei mercati (cosiddetta market dislocation) è anche prevista la possibilità di una certificazione indipendente da parte di accreditate società di servizi finanziari 2 . In particolare il processo di certificazione interna viene attivato all'atto dell'introduzione dell'operatività in un nuovo strumento finanziario che richiede l'adeguamento delle metodologie di pricing esistenti o lo sviluppo di metodologie nuove, ovvero quando le metodologie esistenti devono essere adeguate per valutare contratti già in posizione. La validazione delle metodologie prevede una serie di passaggi operativi, che vengono seguiti laddove ritenuti necessari, fra cui:

  • contestualizzazione del problema all'interno della pratica di mercato corrente e della letteratura disponibile sull'argomento;
  • analisi degli aspetti finanziari e delle tipologie di payoff rilevanti;
  • formalizzazione e derivazione indipendente degli aspetti matematici;
  • analisi degli aspetti numerici/implementativi e test tramite replica, quando ritenuto necessario, delle librerie di pricing dei sistemi di Front Office tramite un prototipo indipendente;
  • analisi dei dati di mercato di pertinenza, verificando presenza, liquidità e frequenza di aggiornamento delle contribuzioni;
  • analisi delle modalità di calibrazione, vale a dire della capacità del modello di ottimizzare i parametri interni (o meta-dati) per replicare al meglio le informazioni fornite dagli strumenti quotati;
  • stress test dei parametri del modello non osservabili sul mercato e analisi degli effetti sulla valutazione degli strumenti complessi;
  • test di mercato confrontando, laddove possibile, i prezzi ottenuti dal modello con le quotazioni disponibili dalle controparti.

Nel caso in cui l'analisi descritta non evidenzi particolari criticità, la Direzione Risk Management valida la metodologia, che diventa parte integrante della Fair Value Policy di Gruppo e può essere utilizzata per le valutazioni ufficiali. Nel caso in cui l'analisi evidenzi un "Model Risk" significativo, ma entro i limiti della capacità della metodologia di gestire correttamente i contratti di riferimento, la Direzione Risk Management individua la metodologia integrativa per determinare gli opportuni aggiustamenti da apportare al mark to market, e valida la metodologia integrata.

2 Ad esempio, Intesa Sanpaolo ha fatto ricorso ad una validazione simile per le esposizioni in CDO.

Model Risk Monitoring

Le prestazioni delle metodologie di valutazione in produzione vengono costantemente monitorate per evidenziare tempestivamente eventuali scostamenti rispetto al mercato ed avviare le necessarie verifiche ed interventi. Tale monitoraggio viene svolto in diversi modi, fra cui:

  • repricing di strumenti elementari quotati: verifica della capacità del modello di riprodurre i prezzi di mercato di tutti gli strumenti quotati ritenuti rilevanti e sufficientemente liquidi. Per i prodotti derivati di tasso, è operativo sui sistemi di Front Office della Banca un sistema automatico di repricing degli strumenti finanziari elementari, che consente di verificare sistematicamente eventuali scostamenti fra modello e mercato. Laddove si ravvisino degli scostamenti significativi, in particolare al di fuori delle quotazioni denaro-lettera di mercato, si procede ad effettuare l'analisi di impatto sui rispettivi portafogli di trading e a quantificare gli eventuali aggiustamenti da apportare alle corrispondenti valutazioni;
  • confronto con dati benchmark: la metodologia di monitoraggio sopra descritta viene ulteriormente rafforzata tramite un estensivo ricorso a dati forniti da qualificati provider esterni (ad es. Markit), che consente di ottenere valutazioni di consenso da primarie controparti di mercato per strumenti di tasso (swap, basis swap, cap/floor, swaption Europee e Bermudane, CMS, CMS spread option), di equity (opzioni su indici e single stocks), di credito (CDS) e di commodity (opzioni su indici di commodity). Confronto con prezzi di mercato: verifiche con prezzi forniti da controparti via Collateral Management, quotazioni indicative fornite da brokers, parametri impliciti desunti da tali quotazioni indicative, controlli del prezzo della rivalutazione più recente rispetto al prezzo dello strumento finanziario che si determina in seguito ad un unwinding, cessioni, nuove operazioni analoghe o ritenute paragonabili.

Aggiustamenti adottati per riflettere il model risk e le altre incertezze relative alla valutazione

Qualora i processi di Model Validation o di Model Risk Monitoring abbiano evidenziato criticità nella determinazione del Fair Value di determinati strumenti finanziari, si definiscono opportuni Mark-to-Market Adjustment da apportare alle valutazioni. Tali aggiustamenti sono rivisti periodicamente, anche alla luce dell'evoluzione dei mercati, ovvero all'eventuale introduzione di nuovi strumenti liquidi, di diverse metodologie di calcolo e, in generale, di affinamenti metodologici, che possono portare anche a modifiche sostanziali nei modelli prescelti e nelle loro implementazioni.

Oltre agli aggiustamenti relativi ai fattori sopra citati, la Policy di Mark-to-Market Adjustment adottata prevede anche altre tipologie di aggiustamenti relativi ad ulteriori fattori suscettibili di influenzare la valutazione. Tali fattori sono essenzialmente riconducibili a:

  • elevato e/o complesso profilo di rischio;
  • illiquidità delle posizioni determinata da condizioni temporanee o strutturali sui mercati o in relazione all'entità dei controvalori detenuti (in caso di eccessiva concentrazione);
  • difficoltà di valutazione per mancanza di parametri di mercato liquidi e rilevabili.

Nel caso di prodotti illiquidi si procede ad un aggiustamento del fair value. Tale aggiustamento è in genere scarsamente rilevante per gli strumenti la cui valutazione è fornita direttamente da un mercato attivo (level 1). In particolare, i titoli quotati caratterizzati da una elevata liquidità vengono valutati direttamente al mid price, mentre, per i titoli quotati poco liquidi e per quelli non quotati, viene utilizzato il bid price per le posizioni lunghe e il prezzo ask per le posizioni corte. I titoli obbligazionari non quotati vengono valutati sulla base di spread di credito differenziati in funzione della posizione del titolo (lunga o corta).

Per quanto attiene invece agli strumenti derivati il cui fair value è determinato con tecnica valutativa (level 2 e 3), l'aggiustamento può essere calcolato con modalità differenti a seconda della reperibilità sul mercato di quotazioni bid e ask e di prodotti con caratteristiche simili in termini di tipologia, sottostante, currency, maturity e volumi scambiati da poter utilizzare come benchmark.

Laddove non sia disponibile nessuna delle indicazioni sopra ricordate, si procede a stress sui parametri di input al modello ritenuti rilevanti. I principali fattori considerati illiquidi (oltre a quelli in input per la valutazione dei prodotti strutturati di credito, su cui ci si è soffermati in precedenza) e per i quali si è proceduto a calcolare i rispettivi aggiustamenti, sono rappresentati nel presente contesto di mercato, sono collegati a rischi su Commodity, su Dividend e Variance Swap, inflazione FOI ed opzioni su inflazione, su particolari indici di tasso come Rendistato, volatilità indici cap 12 mesi, correlazioni tra tassi swap e correlazione "quanto" (collegata a pay off ed indicizzazioni espresse in valute diverse).

Il processo di gestione dei Mark-to-Market Adjustment è formalizzato in appropriate metodologie di calcolo a seconda del diverso configurarsi dei punti sopra indicati. Il calcolo degli aggiustamenti dipende dalla dinamica dei fattori sopra indicati ed è disciplinato dalla Direzione Risk Management. Il criterio di rilascio è subordinato al venir meno dei fattori sopra indicati e disciplinato dalla Direzione Risk Management. Tali processi sono una combinazione di elementi quantitativi rigidamente specificati e di elementi qualitativi, valutati in base alla diversa configurazione nel tempo dei fattori di rischio che hanno generato gli aggiustamenti; quindi le stime successive alla prima iscrizione sono sempre guidate dalla mitigazione o dal venir meno di detti rischi.

Per i nuovi prodotti la decisione di applicare processi di Mark-to-Market Adjustment viene presa in sede di Comitato Nuovi Prodotti su proposta della Direzione Risk Management.

Informazioni sui modelli di valutazione che vengono concretamente usati per la valutazione degli strumenti finanziari

I paragrafi che seguono riepilogano, per tipologia di strumento finanziario (titoli, derivati, prodotti strutturati, ecc…), le Informazioni sui modelli di valutazione utilizzati per i diversi strumenti finanziari.

I. Il modello di pricing dei titoli non contribuiti

Il pricing dei titoli non contribuiti (ovvero titoli privi di quotazioni ufficiali espresse da un mercato attivo) viene effettuato tramite l'utilizzo di un appropriato credit spread (in applicazione del cosiddetto comparable approach): dato un titolo non contribuito, si individua la misura del credit spread a partire da strumenti finanziari contribuiti e liquidi con caratteristiche similari. Le fonti da cui attingere tale misura sono, in ordine gerarchico, le seguenti:

  • titoli contribuiti e liquidi (benchmark) del medesimo emittente;
  • Credit Default Swap sulla medesima reference entity;
  • titoli contribuiti e liquidi emessi da emittente con medesimo rating e appartenente al medesimo settore.

In ogni caso si tiene conto della differente seniority del titolo da prezzare relativamente alla struttura del debito dell'emittente.

Inoltre, nel caso di titoli obbligazionari non quotati su mercati attivi, al fine di tenere in considerazione il maggior premio richiesto dal mercato rispetto ad un titolo similare contribuito, si aggiunge al credit spread 'fair' una ulteriore componente stimata sulla base dei bid/ask spread rilevati sul mercato.

Nel caso in cui sia inoltre presente un'opzionalità embedded si provvede ad un ulteriore aggiustamento dello spread aggiungendo una componente volta a cogliere i costi di hedging della struttura e illiquidità dei sottostanti. Tale componente è determinata sulla base della tipologia di opzione e della maturity.

II. I modelli di pricing dei derivati di tasso, cambio, equity, inflazione e merci

I derivati di tasso, cambio, equity, inflazione e merci, laddove non scambiati su mercati regolamentati, sono strumenti Over The Counter (OTC), ovvero negoziati bilateralmente con controparti di mercato e la loro valutazione è effettuata mediante appositi modelli di pricing, alimentati da parametri di input (quali le curve di tasso, cambi e volatilità) osservati sul mercato e sottoposti ai processi di monitoraggio illustrati in precedenza. In termini di gerarchia del fair value, i prezzi così determinati sono ricondotti alla categoria del Comparable Approach.

La tabella seguente illustra i principali modelli utilizzati per il pricing dei derivati OTC in funzione della classe di appartenenza del sottostante.

Classe del
Sottostante
Modelli di Valutazione Utilizzati Principali dati di mercato e parametri di
input dei modelli
Tasso d'interesse Net Present Value, Black, SABR, Libor Market
Model, Hull-White a 1 e 2 fattori, Mistura di Hull
White a 1 e 2 fattori, Lognormale Bivariato,
Rendistato
Curve dei tassi d'interesse (depositi, FRA, Futures,
OIS,
swap,
basis
swap,
paniere
Rendistato),
volatilità opzioni cap/floor/swaption, correlazioni
tra tassi d'interesse
Tasso di cambio Net
present
Value
FX,
Garman-Kohlhagen,
Lognormale con Volatilità Incerta (LMUV)
Curve
dei
tassi
d'interesse,
curve
FX
spot
e
forward, volatilità FX
Equity Net
present
Value
Equity,
Black-Scholes
generalizzato, Heston, Jump Diffusion
Curve
dei
tassi
di
interesse,
prezzi
spot
dei
sottostanti, curve dei tassi d'interesse, dividendi
attesi,
volatilità
e
correlazioni
dei
sottostanti,
volatilità e correlazioni quanto
Inflazione Bifattoriale Inflazione Curve dei tassi d'interesse nominali e di inflazione,
volatilità
dei
tassi
d'interesse
e
di
inflazione,
coefficienti di stagionalità dell'indice dei prezzi al
consumo, correlazione dei tassi di inflazione
Commodity Net
present
Value
Commodity,
Black-Scholes
generalizzato, Independent Forward
Curve dei tassi d'interesse, prezzi spot, forward e
futures dei sottostanti, volatilità e correlazioni dei
sottostanti, volatilità e correlazioni quanto

Inoltre, per pervenire alla determinazione del fair value dei prodotti derivati OTC è necessario considerare, oltre ai fattori di mercato e la natura del contratto (durata, forma tecnica, ecc.), anche la qualità creditizia della controparte. In particolare, si considera:

  • il mark-to-market, ossia il pricing effettuato con i dati di mercato (in particolare le curve di tasso e volatilità) risk-free;
  • il fair value, che tiene conto del rischio creditizio di controparte e delle esposizioni future del contratto.

La differenza tra fair value e mark-to-market - il cosiddetto Credit Risk Adjustment (CRA) - coincide con il valore attualizzato ad oggi della perdita futura attesa, tenendo conto del fatto che l'esposizione futura ha una variabilità legata a quella dei mercati. L'applicazione della suddetta metodologia avviene nel modo seguente:

  • in caso di esposizione corrente positiva, il CRA viene calcolato a partire da quest'ultima, dagli spread di credito e in funzione della vita media residua del contratto;
  • in caso di esposizione corrente prossima allo zero o negativa, il CRA viene determinato assumendo che l'esposizione futura sia stimabile tramite i cosiddetti add-on factors di Basilea 2.

III. Il modello di pricing dei prodotti strutturati di credito

Con riferimento agli ABS, nel caso in cui non siano disponibili prezzi significativi desumibili da piattaforme di consensus/info provider (level 1, effective market quotes), si fa ricorso a tecniche di valutazione che tengano conto di parametri desumibili da mercato attivo (level 2, comparable approach).

In questo caso i cash flow sono acquisiti da info provider o piattaforme specializzate; gli spread sono desunti dalle nuove emissioni, da piattaforme di consensus e da ricerche di mercato prodotte dalle maggiori case di investimento, verificando la coerenza e consistenza di tali valutazioni con i prezzi desunti dal mercato (level 1).

La valutazione basata su modelli e parametri quantitativi è infine affiancata da un'analisi qualitativa volta ad evidenziare aspetti strutturali non (o non pienamente) ricompresi nelle analisi precedentemente descritte, relativi all'effettiva futura capacità di pagare i flussi di cassa attesi e ad analisi di relative value rispetto ad altre strutture similari.

Relativamente ai derivati di credito complessi (CDO), alla luce dei fenomeni di market dislocation dei mercati finanziari e del credito, Intesa Sanpaolo ha dedicato nel tempo particolare attenzione alle metodologie di pricing, pervenendo alla predisposizione di una nuova Fair Value Policy che è stata applicata a partire dal bilancio 2007. Da tale data non sono state apportate modifiche materiali alla Policy, sebbene sia proseguito un continuo perfezionamento del processo di trattamento dei dati in input, al fine di garantire una costante aderenza ai dati di mercato e sia stata ulteriormente affinata la rappresentazione degli effetti della Waterfall. La Fair Value Policy declina anche procedure specifiche relative ai dati di input necessari per le valutazioni.

Per quanto riguarda il pricing dei CDO, Intesa Sanpaolo utilizza un modello quantitativo che stima le perdite congiunte sul collaterale mediante un approccio simulativo dei relativi cash flow, ricorrendo a funzioni di copula.

I fattori più rilevanti considerati nella simulazione – per i singoli collaterali - sono le probabilità di default risk-neutral derivanti dagli spread di mercato, i recovery rate, le correlazioni tra i valori dei collaterali presenti nella struttura e le vite residue attese dei contratti.

Per quanto attiene agli spread, il processo di valutazione incorpora, quanto più tempestivamente possibile, tutti gli input provenienti dal mercato (tra cui indici sintetici come LCDX, Levx e CMBX) laddove ritenuti significativi: si utilizzano parametri di consensus elaborati da piattaforme di multicontribuzione, stime di market spread rese disponibili da dealer primari.

La Market Data Reference Guide, che riporta le fonti di contribuzione dei credit spread, è stata inoltre integrata con policies specifiche per gli altri dati di input, quali le correlazioni ed i recovery rate.

Per specifiche tipologie di collaterali, quali trust preferred security, si stima la probabilità di default facendo riscorso alle Expected Default Frequency ricavabili da Moody's - KMV.

Nella logica di incorporare nelle valutazioni l'elevata dislocation dei mercati e gli intensi fenomeni di illiquidità che li caratterizzano, sono stati predisposti una serie di aggiustamenti alle valutazioni riferiti ai principali parametri di input; in particolare si sono individuati:

  • stress dei recovery rate: i recovery rate attesi degli assets del collaterale in ogni deal sono stati ridotti del 25% (50% nel caso di sottostanti REITS);
  • stress delle asset value correlation: le inter ed intra correlazioni sono state incrementate del 15% o 25% a seconda delle tipologie di prodotto;
  • stress degli spread: gli spread, utilizzati per determinare le distribuzioni marginali dei default, sono stati incrementati del 10%;
  • stress delle vite residue attese: queste ultime sono state incrementate di 1 anno.

Ciascuno di questi moduli contribuisce alla definizione di una griglia di sensitività del valore al singolo parametro; i risultati sono poi aggregati assumendo indipendenza tra i singoli elementi.

Il framework valutativo utilizzato per i CDO CashFlows gestisce anche gli effetti della Waterfall. Quest'ultima implica la corretta definizione della priorità dei pagamenti in accordo con la seniority delle varie tranche e le clausole contrattuali. Queste infatti prevedono, in genere, il divergere dei pagamenti di capitale e di interesse dalle tranche inferiori della Capital Structure (struttura del capitale), in favore delle tranche superiori, a seguito dell'accadimento di specifici eventi, c.d. Trigger Events (eventi di attivazioni), quali ad esempio il fallimento dei test di Overcollateralization e di Interest Coverage.

A valle di questa valutazione, sono state affinate le analisi creditizie dei sottostanti per incorporare ulteriori elementi valutativi non ricompresi nei modelli quantitativi. In particolare, è prevista una Qualitative Credit Review che consta di un'analisi accurata degli aspetti creditizi riguardanti sia la struttura stessa dell'ABS/CDO che il collaterale presente. Questa ha lo scopo di identificare elementi di debolezza presenti o futuri, che emergono dalle caratteristiche dei sottostanti, che potrebbero non essere stati colti dalle agenzie di rating e pertanto non pienamente considerati nelle valutazioni al punto precedente. I risultati di tale analisi sono condensati in alcuni elementi di carattere oggettivo (ad esempio Past Due, Weighted Average Delinquency, ecc.) che sono sintetizzati in un indicatore rappresentativo della qualità del credito. In base al valore assunto da questo indicatore sintetico, si sono individuate particolari soglie rilevanti alle quali corrisponde un numero di revisioni al ribasso del rating, in modo da procedere ad un coerente aggiustamento della valutazione elaborata. Infine, per questa classe di prodotti, è prevista la possibilità di un ulteriore adjustment deciso dal Top Management che trova riscontro in prezzi osservati presso controparti e in giudizi di esperti.

IV. Il modello di pricing degli hedge fund

Il principale parametro utilizzato in sede di valutazione degli hedge funds è il cosiddetto NAV (Net Asset Value) che tuttavia può essere prudenzialmente rettificato da parte della Direzione Risk Management, in sede di valutazione delle rimanenze per finalità di bilancio, sulla base di un processo di valutazione analitico che determinati driver di rischio, volto alla verifica di particolari rischi idiosincratici principalmente individuati in:

  • rischio di controparte;
  • rischio illiquidità.

Tali elementi sono stati valutati a partire dal 2008, anno in cui con l'approfondirsi della crisi che ha avuto forti implicazioni sulle banche, si è provveduto a rivedere la fair value policy per recepire pienamente le mutate condizioni di operatività e di rischio collegate al settore degli hedge funds emerse soprattutto a seguito del default Lehman. Tale policy è stata introdotta nel corso del 2009 dopo una fase di backtesting che ha corroborato le scelte effettuate. Nel corso del 2009-2010 sono stati rivisti alcuni parametri qualitativi nell'ambito della revisione periodica della policy.

In particolare, il primo driver di rischio - rischio di controparte - si riferisce più precisamente al rischio a cui gli assets del fondo sono sottoposti nel momento in cui questo deleghi l'attività di prime brokerage o di custodian ad un service provider potenziale fonte di rischio in caso di default. L'adjustment prudenziale del NAV gestionale che ne consegue si differenzia qualora tale attività sia concentrata su un unico nome o venga piuttosto diversificata fra più service providers.

Per quanto attiene al driver illiquidità, ci si riferisce al rischio insito nel pricing degli assets del fondo, per tanto l'adjustment prudenziale viene applicato in base alla numerosità delle quotazioni disponibili e a eventuali lacune evidenziate nelle politiche di pricing utilizzate dal fondo stesso.

Tavola 12 – Rischio operativo

Informativa qualitativa

Metodi di calcolo del Rischio operativo

Come già evidenziato nella Parte Introduttiva, il Gruppo adotta ai fini di Vigilanza il Metodo Avanzato AMA (modello interno) per la determinazione del relativo requisito patrimoniale:

  • a partire dal 31 dicembre 2009, per un primo perimetro che comprende Unità Organizzative, Banche e Società della Divisione Banca dei Territori (a eccezione delle banche rete appartenenti al Gruppo Cassa di Risparmio di Firenze ma incluse le Casse del Centro), Leasint, Eurizon Capital e VUB Banka;
  • a partire dal 31 dicembre 2010, per un secondo perimetro di società appartenenti alla Divisione Corporate & Investment Banking, oltre a Setefi, alle rimanenti banche del Gruppo Cassa di Risparmio di Firenze e a PBZ Banka;
  • a partire dal 31 dicembre 2011, per un terzo perimetro che comprende Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo.

Le rimanenti società, che attualmente adottano il Metodo Standardizzato (TSA), migreranno a blocchi sui Modelli Avanzati a partire da fine 2012 secondo il piano di estensione presentato agli Organi Amministrativi e alla Vigilanza.

Una rimanente, residuale, quota di società adotta il Metodo Base (BIA).

La tavola che segue riporta l'illustrazione dei requisiti patrimoniali, calcolati secondo i tre diversi Metodi.

(milioni di euro)
Metodo Requisito
Metodo Avanzato (AMA) 1.573
Metodo Standardizzato (TSA) 326
Corporate Finance -6
Trading & Sales -3
Retail Banking 136
Commercial Banking 117
Payment & Settlement 12
Agency Services 2
Asset Management 66
Retail Brokerage 2
Metodo Base (BIA) 87
Totale al 31.12.2011 1.986
Totale al 31.12.2010 2.174

Requisiti patrimoniali ripartiti per Metodo di calcolo

Di seguito si riporta la ripartizione del requisito patrimoniale relativo al Metodo Avanzato (AMA) per tipologia di evento.

Ripartizione del Requisito Patrimoniale (Metodo Avanzato – AMA) per tipologia di evento operativo

Il modello interno di calcolo dell'assorbimento patrimoniale è concepito in modo da combinare tutte le principali fonti informative sia di tipo quantitativo che qualitativo (autodiagnosi).

La componente quantitativa si basa sull'analisi dei dati storici relativi ad eventi interni (rilevati presso i presidi decentrati, opportunamente verificati dalla funzione centralizzata e gestiti da un sistema informatico dedicato) ed esterni (dal consorzio Operational Riskdata eXchange Association).

La componente qualitativa (analisi di scenario) è focalizzata sulla valutazione prospettica del profilo di rischio di ciascuna unità e si basa sulla raccolta strutturata ed organizzata di stime soggettive espresse direttamente dal Management (Società Controllate, Aree di Business della Capogruppo e Corporate Center) ed aventi per obiettivo la valutazione del potenziale impatto economico di eventi operativi di particolare gravità.

Il capitale a rischio viene quindi individuato come la misura minima a livello di Gruppo, necessaria a fronteggiare la massima perdita potenziale; il capitale a rischio è stimato utilizzando un modello di Loss Distribution Approach (modello statistico di derivazione attuariale per il calcolo del Value-at-Risk delle perdite operative), applicato sia ai dati quantitativi sia ai risultati dell'analisi di scenario su un orizzonte temporale di un anno, con un intervallo di confidenza del 99,90%; la metodologia prevede inoltre l'applicazione di un fattore di correzione, derivante dalle analisi qualitative sulla rischiosità del contesto operativo, per tenere conto dell'efficacia dei controlli interni nelle varie unità organizzative.

Il Gruppo attua una politica tradizionale di trasferimento del rischio operativo (a tutela da illeciti come l'infedeltà dei dipendenti, furto e danneggiamenti, trasporto valori, frode informatica, falsificazione, incendio e terremoto nonché da responsabilità civile verso terzi) che contribuisce alla sua attenuazione ancorché non se ne esplichi ancora l'effetto in termini di requisito patrimoniale. La copertura è già stata estesa a livelli di franchigia e massimali più alti e la componente di mitigazione assicurativa del modello interno sarà sottoposta a convalida regolamentare nel corso del 2012.

Tavola 13 – Esposizioni in strumenti di capitale: informazioni sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario

Informativa qualitativa

Esposizioni in strumenti di capitale incluse nel portafoglio bancario: differenziazione delle esposizioni in funzione degli obiettivi perseguiti

Gli investimenti in strumenti di capitale presenti nel Gruppo Bancario assolvono ad una pluralità di funzioni, di seguito schematizzate:

  • strategiche: società sottoposte ad influenza notevole, joint ventures con partners industriali ed investimenti istituzionali;
  • strumentali all'attività operativa della banca ed allo sviluppo dell'attività commerciale;
  • istituzionali di sistema: partecipazioni di public finance, società consortili, enti ed istituzioni legate al territorio;
  • di investimento finanziario: tra le quali, in primis, le partecipazioni di private equity.

Contabilizzazione e valutazione degli strumenti di capitale inclusi nel portafoglio bancario

Le esposizioni in strumenti di capitale incluse nel portafoglio bancario sono classificate nelle voci di bilancio Partecipazioni e Attività disponibili per la vendita. Non sono inserite, invece, se non per importi marginali nelle Attività finanziarie valutate al fair value, in quanto il Gruppo Intesa Sanpaolo classifica di norma in tale categoria essenzialmente investimenti a fronte di polizze assicurative (esclusi dall'ambito della presente informativa, cfr. Tavola 2) e taluni titoli di debito con derivati incorporati o titoli di debito oggetto di copertura.

Attività finanziarie disponibili per la vendita – criteri contabili

1. Criteri di classificazione

Sono inclusi nella presente categoria i titoli di capitale non diversamente classificati come Attività detenute per la negoziazione, Attività finanziarie valutate al fair value o Partecipazioni. In particolare, vengono incluse in questa voce le interessenze azionarie non gestite con finalità di negoziazione e non qualificabili di controllo, collegamento e controllo congiunto, inclusi gli investimenti di private equity ed in fondi di private equity.

2. Criteri di iscrizione

L'iscrizione iniziale dell'attività finanziaria avviene alla data di regolamento. All'atto della rilevazione iniziale le attività sono contabilizzate al fair value, comprensivo dei costi o proventi di transazione direttamente attribuibili allo strumento stesso. Per quanto concerne i metodi di valutazione utilizzati per la determinazione del fair value, si rimanda a quanto illustrato sul tema a Tavola 11 del presente documento.

3. Criteri di valutazione

Successivamente alla rilevazione iniziale, le Attività disponibili per la vendita sono valutate al fair value, gli utili o le perdite derivanti da una variazione di fair value vengono rilevati in una specifica riserva di patrimonio netto sino a che l'attività finanziaria non viene cancellata o non viene rilevata una perdita di valore. Al momento della dismissione o della rilevazione di una perdita di valore, l'utile o la perdita cumulati vengono riversati, in tutto o in parte, a conto economico.

Per la determinazione del fair value degli strumenti finanziari quotati in un mercato attivo, vengono utilizzate quotazioni di mercato. In assenza di un mercato attivo, vengono utilizzati metodi di stima e modelli valutativi comunemente adottati, che tengono conto di tutti i fattori di rischio correlati agli strumenti e che sono basati su dati rilevabili sul mercato quali: valutazione di strumenti quotati che

presentano analoghe caratteristiche, calcoli di flussi di cassa scontati, valori rilevati in recenti transazioni comparabili, ecc.

I titoli di capitale inclusi in questa categoria per i quali non sia possibile determinare il fair value in maniera attendibile, sono mantenuti al costo.

Le attività finanziarie disponibili per la vendita sono sottoposte ad una verifica volta ad individuare l'esistenza di obiettive evidenze di riduzione di valore.

Se sussistono tali evidenze, l'importo della perdita viene misurato attraverso specifiche metodologie valutative (cfr. successivo punto 5).

Qualora i motivi della perdita di valore siano rimossi a seguito di un evento verificatosi successivamente alla rilevazione della riduzione di valore, vengono effettuate riprese di valore con imputazione a patrimonio netto.

4. Criteri di cancellazione

Le attività finanziarie vengono cancellate dal bilancio solamente se la cessione ha comportato il sostanziale trasferimento di tutti i rischi e benefici connessi alle attività stesse. Per contro, qualora sia stata mantenuta una quota parte rilevante dei rischi e benefici relativi alle attività finanziarie cedute, queste continuano ad essere iscritte in bilancio, ancorché giuridicamente la titolarità delle attività stesse sia stata effettivamente trasferita.

Nel caso in cui non sia possibile accertare il sostanziale trasferimento dei rischi e benefici, le attività finanziarie vengono cancellate dal bilancio qualora non sia stato mantenuto alcun tipo di controllo sulle stesse. In caso contrario, la conservazione, anche in parte, di tale controllo comporta il mantenimento in bilancio delle attività in misura pari al coinvolgimento residuo, misurato dall'esposizione ai cambiamenti di valore delle attività cedute ed alle variazioni dei flussi finanziari delle stesse.

Infine, le attività finanziarie cedute vengono cancellate dal bilancio nel caso in cui vi sia la conservazione dei diritti contrattuali a ricevere i relativi flussi di cassa, con la contestuale assunzione di un'obbligazione a pagare detti flussi, e solo essi, ad altri soggetti terzi.

5. Test di impairment delle attività finanziarie disponibili per la vendita

L'impairment delle attività finanziarie disponibili per la vendita è descritto, unitamente a quello delle altre attività finanziarie, nella Tavola 5 al punto "Descrizione delle metodologie adottate per determinare le rettifiche di valore".

Partecipazioni – criteri contabili

1. Criteri di classificazione

La voce include le interessenze detenute in società controllate congiuntamente (diverse dalle entità esercenti attività bancaria o finanziaria consolidate nel presente documento secondo il metodo del consolidamento proporzionale – cfr. Tavola 2) e collegate.

Sono considerate controllate congiuntamente le imprese nelle quali i diritti di voto ed il controllo dell'attività economica della partecipata sono condivisi in modo paritetico da Intesa Sanpaolo, direttamente o indirettamente, e da un altro soggetto. Inoltre viene qualificato come sottoposto a controllo congiunto un investimento partecipativo nel quale, pur in assenza di una quota paritetica di diritti di voto, il controllo sull'attività economica e sugli indirizzi strategici della partecipata è condiviso con altri soggetti in virtù di accordi contrattuali.

Sono considerate collegate, cioè sottoposte ad influenza notevole, le imprese nelle quali la capogruppo, direttamente o indirettamente, possiede almeno il 20% dei diritti di voto o nelle quali – pur con una quota di diritti di voto inferiore – ha il potere di partecipare alla determinazione delle politiche finanziarie e gestionali della partecipata in virtù di particolari legami giuridici quali la partecipazione a patti di sindacato.

Non sono considerate sottoposte ad influenza notevole alcune interessenze superiori al 20%, nelle quali Intesa Sanpaolo, direttamente o indirettamente, detiene esclusivamente diritti patrimoniali su una porzione dei frutti degli investimenti, non ha accesso alle politiche di gestione e può esercitare diritti di governance limitati alla tutela degli interessi patrimoniali.

La voce, inoltre, include la partecipazione nel capitale della Banca d'Italia.

2. Criteri di iscrizione

L'iscrizione iniziale avviene alla data di regolamento. All'atto della rilevazione iniziale le partecipazioni sono contabilizzate al costo, comprensivo dei costi o proventi di transazione direttamente attribuibili allo strumento stesso.

3. Criteri di valutazione

Le partecipazioni sono valutate attraverso il consolidamento con il metodo sintetico del patrimonio netto. Anche per le imprese sottoposte a controllo congiunto, infatti, Intesa Sanpaolo ha optato per l'utilizzo di tale metodo di consolidamento, in alternativa al consolidamento proporzionale consentito nello IAS 31.

Il metodo del patrimonio netto prevede l'iscrizione iniziale della partecipazione al costo ed il suo successivo adeguamento di valore sulla base della quota di pertinenza del patrimonio netto della partecipata.

Le differenze tra il valore della partecipazione ed il patrimonio netto della partecipata di pertinenza sono incluse nel valore contabile della partecipata.

Nella valorizzazione della quota di pertinenza non vengono considerati eventuali diritti di voto potenziali.

La quota di pertinenza dei risultati d'esercizio della partecipata è rilevata in specifica voce del conto economico consolidato.

Se esistono evidenze che il valore di una partecipazione possa aver subito una riduzione, si procede alla stima del valore recuperabile della partecipazione stessa, tenendo conto del valore attuale dei flussi finanziari futuri che la partecipazione potrà generare, incluso il valore di dismissione finale dell'investimento.

Ove il valore di recupero risulti inferiore al valore contabile, la relativa differenza è rilevata a conto economico.

Qualora i motivi della perdita di valore siano rimossi a seguito di un evento verificatosi successivamente alla rilevazione della riduzione di valore, vengono effettuate riprese di valore con imputazione a conto economico.

Per il consolidamento delle società sottoposte a controllo congiunto e delle partecipazioni in società collegate sono stati utilizzati i bilanci (annuali o infrannuali) più recenti approvati dalle società. In alcuni marginali casi le società non applicano i principi IAS/IFRS e pertanto per tali società è stato verificato che l'eventuale applicazione dei principi IAS/IFRS non avrebbe prodotto effetti significativi sul bilancio consolidato del Gruppo Intesa Sanpaolo.

La partecipazione nella Banca d'Italia e alcune partecipazioni in società marginali i) in liquidazione e/o cessazione dell'attività ii) in fase di start up senza contenuti patrimoniali sono mantenute al costo.

4. Criteri di cancellazione

Le partecipazioni vengono cancellate quando scadono i diritti contrattuali sui flussi finanziari derivati dalle attività stesse o quando la partecipazione viene ceduta trasferendo sostanzialmente tutti i rischi e benefici ad essa connessi.

5. Test di impairment delle partecipazioni

Come richiesto dai principi IFRS le partecipazioni sono state sottoposte al test di impairment al fine di verificare se esistono obiettive evidenze che possano far ritenere non interamente recuperabile il valore di iscrizione delle attività stesse.

Per le partecipazioni di collegamento e controllo congiunto, il processo di rilevazione di eventuali impairment prevede la verifica della presenza di indicatori di impairment e la determinazione dell'eventuale svalutazione. Gli indicatori di impairment sono sostanzialmente suddivisibili in due categorie: indicatori qualitativi, quali il conseguimento di risultati economici negativi o comunque un significativo scostamento rispetto ad obiettivi di budget o previsti da piani pluriennali comunicati al mercato, l'annuncio/avvio di procedure concorsuali o di piani di ristrutturazione, la revisione al ribasso del rating espresso da una società specializzata di oltre due classi; indicatori quantitativi rappresentati da una riduzione del fair value al di sotto del valore di bilancio di oltre il 30% ovvero per un periodo superiore a 24 mesi, da una capitalizzazione di borsa inferiore al patrimonio netto contabile della società, nel caso di titoli quotati su mercati attivi, ovvero da un valore contabile della partecipazione nel bilancio separato superiore al valore contabile nel bilancio consolidato dell'attivo netto e dell'avviamento della partecipata o dalla distribuzione da parte di quest'ultima di un dividendo superiore al proprio reddito complessivo. In presenza di indicatori di impairment viene determinato il valore recuperabile, rappresentato dal maggiore tra il fair value al netto dei costi di vendita ed il valore d'uso, e se esso risulta inferiore al valore di iscrizione si procede alla rilevazione dell'impairment.

Con riferimento ad alcune partecipazioni, essendo stati rilevati indicatori di impairment riconducibili a quotazioni inferiori ai valori unitari di iscrizione in bilancio, sono state effettuate valutazioni "fondamentali" (valore d'uso) basate sulla stima dei flussi di cassa attesi attualizzati attraverso il metodo "discounted cash flow". I risultati di tali valutazioni hanno comportato la rilevazione di rettifiche di valore. In particolare gli importi più significativi hanno riguardato la partecipazione in Telco S.p.A. per 251 milioni e in Rizzoli Corriere della Sera Mediagroup S.p.A per 14 milioni.

Informativa quantitativa

Nelle tabelle che seguono sono riportate le esposizioni in strumenti di capitale distinte per portafoglio contabile di classificazione. I dati illustrati rappresentano le esposizioni contabili del Gruppo bancario, così come riportate nel bilancio consolidato del Gruppo, ed escludono, dunque, i valori di tutte partecipazioni in società consolidate integralmente in bilancio. Il valore degli investimenti nelle controllate assicurative, che sono dedotte nel calcolo del patrimonio di vigilanza, è illustrato nella Tavola 3.

Portafoglio bancario: esposizioni per cassa in strumenti di capitale (*)

Tipologia esposizioni/valori (milioni di euro)
31.12.2011
Valore di bilancio Fair value Valore di
mercato
Utili/perdite
realizzati
e impairment
Plusv/minusvalenze
non realizzate
e iscritte a
stato patrimoniale
Livello 1 Livello 2/3 Livello 1 Livello 2/3 Livello 1 Utili Perdite Plus (+) Minus (-)
A. Partecipazioni (**)
B. Attività finanziarie disponibili per la vendita
265
672
2.365
1.481
157
672
X
1.481
157
672
139
522
-346
-62
X
412
X
-148
C. Attività finanziarie valutate al fair value - 14 - 14 - - - X X
Tipologia esposizioni/valori 31.12.2010
Valore di bilancio Fair value Valore di
mercato
Utili/perdite
realizzati
e impairment
Plusv/minusvalenze
non realizzate
e iscritte a
stato patrimoniale
Livello 1 Livello 2/3 Livello 1 Livello 2/3 Livello 1 Utili Perdite Plus (+) Minus (-)
A. Partecipazioni (**) 221 2.495 176 X 176 365 -72 X X
B. Attività finanziarie disponibili per la vendita 762 2.046 762 2.046 762 5 -42 465 -89
C. Attività finanziarie valutate al fair value - 14 - 14 - - - X X
(*) I dati riportati nella presente tabella fanno riferimento al solo Gruppo Bancario.

(**) Per le Partecipazioni il fair value si riferisce alle sole partecipazioni quotate (livello 1).

Le minusvalenze nette su partecipazioni incluse tra gli elementi negativi del patrimonio supplementare ammontano a 54 milioni (22 milioni al 31 dicembre 2010).

Il rischio di prezzo generato dal portafoglio azionario di minoranza quotato, in gran parte detenuto nella categoria AFS (Available for Sale), ha registrato nel 2011 un livello medio, misurato in termini di VaR, di 91 milioni (86 milioni il valore di fine 2010), con valori minimo e massimo pari rispettivamente a 71 milioni e a 110 milioni. Il VaR si è attestato a fine esercizio 2011 su di un valore pari a 102 milioni.

Nella tabella sottostante si fornisce un'analisi di sensitività del portafoglio bancario al rischio di prezzo, che mette in rilievo l'impatto sul Patrimonio Netto, simulando uno shock dei prezzi pari a ±10%, per le sopracitate attività quotate detenute nella categoria AFS.

Portafoglio bancario: rischio di prezzo impatto sul patrimonio netto

Impatto sul
patrimonio netto
(milioni di euro)
Shock di prezzo -10% -64
Shock di prezzo 10% 64

Terzo Pilastro di Basilea 2 – Tavola 13 – Esposizioni in strumenti di capitale: informazioni sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario

Portafoglio bancario: esposizioni per cassa in strumenti di capitale – valori ponderati

(milioni di euro)
Informazione Valore ponderato
31.12.2011 31.12.2010
Metodo IRB 964 653
Strumenti di private equity detenuti in forma sufficientemente diversificata 322 314
Strumenti di capitale quotati sui mercati regolamentati 38 126
Altri strumenti di capitale 604 213
Altre attività: Partecipazioni strumentali - -
Metodo standard 2.846 3.444

Tavola 14 – Rischio di tasso di interesse sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario

Informativa qualitativa

Rischio tasso d'interesse

Il rischio di tasso di interesse originato dal portafoglio bancario si riferisce in larga parte all'esposizione assunta dalla Capogruppo e dalle altre Società del Gruppo che svolgono attività creditizia (retail e corporate banking) e rappresenta il rischio che variazioni potenziali dei tassi abbiano riflesso sul margine di interesse e sul valore attuale netto delle attività e passività comprese nel perimetro in oggetto.

All'interno di tale perimetro, le poste patrimoniali sono rappresentate a scadenza/repricing a seconda che si tratti di tasso fisso o variabile con l'eccezione delle poste a vista (raccolta e impieghi a vista con clientela) per le quali si è scelto di utilizzare, ai fini del calcolo delle misure di rischio, una rappresentazione comportamentale piuttosto che contrattuale.

Come anticipato nella Tavola 1 della presente Informativa al pubblico, la misurazione dei rischi finanziari generati dal portafoglio bancario è effettuata a livello consolidato su base almeno mensile attraverso due tipologie di misurazione, il Value at Risk (VaR) e la Sensitivity analysis.

Il VaR viene utilizzato, oltre che per la misurazione dei rischi di prezzo e di cambio generati dagli investimenti azionari partecipativi, anche per consolidare l'esposizione ai rischi finanziari assunti dalle diverse Società del Gruppo che svolgono attività di banking book, tenendo pertanto in considerazione anche i benefici prodotti dall'effetto diversificazione.

La shift sensitivity analysis, con riferimento al rischio di tasso di interesse, definisce il movimento come spostamento parallelo ed uniforme di ±100 punti base della curva dei tassi.

Nelle misurazioni sono inclusi adeguati modelli comportamentali di rappresentazione per quelle categorie di strumenti che presentano profili rischio diversi da quelli contrattualmente previsti. In particolare:

  • per i mutui, si fa ricorso a tecniche statistiche per determinare la probabilità di estinzione anticipata (prepayment), al fine di ridurre l'esposizione del Gruppo al rischio tasso (overhedge) ed al rischio liquidità (overfunding);
  • per la raccolta contrattualmente a vista, viene adottato un modello di rappresentazione finanziaria volto a riflettere le caratteristiche comportamentali di stabilità delle masse e di reattività parziale e ritardata alle variazioni dei tassi di mercato, al fine di stabilizzare il margine di interesse sia in termini assoluti sia di variabilità nel tempo.

Per la misurazione della sensitivity del margine di interesse, lo shock parallelo ed istantaneo della curva dei tassi di interesse è assunto in ±100 punti base, avendo a riferimento un orizzonte temporale di dodici mesi. A questo proposito si precisa che tale misura evidenzia l'effetto delle variazioni dei tassi sul portafoglio oggetto di misurazione, escludendo ipotesi circa i futuri cambiamenti nel mix delle attività e passività e pertanto non può considerarsi un indicatore previsionale sul livello futuro del margine di interesse.

Il profilo di rischio finanziario complessivo del Gruppo e gli opportuni interventi volti a modificarlo sono esaminati periodicamente dal Comitato Rischi Finanziari di Gruppo.

Informativa quantitativa

Rischio tasso d'interesse

La sensitivity del margine di interesse – nell'ipotesi di variazione in aumento di 100 punti base dei tassi – ammonta a fine esercizio 2011 a +240 milioni (-241 milioni in caso di riduzione), in aumento rispetto ai dati di fine 2010 (+163 milioni e -166 milioni, rispettivamente, in caso di aumento/riduzione dei tassi).

Il suddetto impatto potenziale si rifletterebbe, in ipotesi di invarianza delle altre componenti reddituali, anche sul risultato d'esercizio del Gruppo, al netto del relativo effetto fiscale e tenuto conto delle sopra citate assunzioni sulla metodologia di misurazione.

Il rischio tasso d'interesse generato dal portafoglio bancario del Gruppo Intesa Sanpaolo, misurato mediante la shift sensitivity analysis, ha registrato nel corso del 2011 un valore medio pari a 313 milioni, attestandosi a fine anno su di un valore pari a 482 milioni; tali dati si confrontano con un valore di fine esercizio 2010 pari a 426 milioni.

Nella tabella che segue viene rappresentato l'impatto sul portafoglio bancario dello shock di ±100bp ripartito per le principali valute in cui il Gruppo Intesa Sanpaolo è esposto.

(milioni di euro)
31.12.2011
EUR Euro 397
USD Dollaro - USA 50
HRK Kuna - Croazia 10
EGP Sterlina - Egitto 9
RSD Dinaro - Serbia 5
RUB Rublo - Russia 3
Altre valute 8
TOTALE 482

Il rischio tasso d'interesse, misurato in termini di VaR, è stato nel corso del 2011 mediamente pari a 109 milioni, con un valore minimo pari a 67 milioni ed un valore massimo pari a 173 milioni. A fine dicembre 2011 il VaR era pari a 139 milioni (98 milioni il dato di fine 2010).

La riduzione del valore economico nel caso di una variazione dei tassi di 200 bp si mantiene nei limiti considerati come soglia di attenzione dalle vigenti disposizioni di Vigilanza (20% del Patrimonio di Vigilanza).

Tavola 15 – Sistemi e prassi di remunerazione e incentivazione

Informativa qualitativa

Il tema delle remunerazioni delle società quotate e degli intermediari è stato trattato con crescente attenzione dagli Organismi internazionali e dai Regolatori, con l'obiettivo di orientare gli emittenti e gli intermediari ad adottare sistemi retributivi coerenti con i principi di equità, sostenibilità e trasparenza. In particolare, secondo tali principi, i sistemi di remunerazione devono tenere conto dei rischi, attuali e

prospettici, del livello di patrimonializzazione di ciascun intermediario e garantire remunerazioni basate su risultati effettivamente conseguiti.

Nel 2011 è stato definito da parte delle Autorità nazionali un quadro di regole anche in adesione alle norme comunitarie adottate in materia.

La Banca d'Italia, con Provvedimento del 30 marzo 2011, ha emanato nuove disposizioni che dettano una disciplina armonizzata delle politiche, dei sistemi e delle prassi di remunerazione nelle banche per quanto riguarda il relativo processo di elaborazione e controllo, la struttura dei compensi e gli obblighi di informativa al pubblico. L'Autorità di Vigilanza ha rafforzato il presidio su quest'ultimo tema inserendo i sistemi e le prassi di remunerazione tra le informazioni da pubblicare nell'ambito dell'informativa al pubblico "Pillar III".

Anche l'ISVAP, con Regolamento n. 39 del 9 giugno 2011, ha dettato i principi relativi ai processi decisionali, alla struttura e agli obblighi informativi delle politiche di remunerazione delle imprese di assicurazione.

La Consob, con Delibera n. 18049 del 23 dicembre 2011, ha regolamentato l'attuazione delle disposizioni contenute nell'art. 123-ter del Testo unico della finanza, che prevedono per gli emittenti l'obbligo di predisporre e rendere nota al pubblico una relazione sulle remunerazioni.

Sono infine stati introdotti importanti aggiornamenti anche sul piano dell'autoregolamentazione. Il Codice di Autodisciplina, dopo essere stato inizialmente modificato (marzo 2010) nella parte relativa alle remunerazioni, è stato sottoposto ad un processo di revisione integrale che è sfociato (dicembre 2011) nella pubblicazione di una nuova edizione.

La Banca d'Italia è recentemente tornata sull'argomento delle politiche di remunerazione con una comunicazione in data 2 marzo 2012, evidenziando in via generale l'opportunità che le banche definiscano in materia una linea di azione coerente con l'obiettivo di preservare, anche in chiave prospettica, l'equilibrio della situazione aziendale nonché il mantenimento di condizioni di adeguatezza patrimoniale e di prudente gestione del rischio di liquidità.

Le procedure di adozione e di attuazione delle politiche di remunerazione

Ruolo degli Organi sociali

Per le società che adottano il sistema dualistico di amministrazione e controllo, le politiche di remunerazione sono, in parte, riservate alla competenza deliberativa dell'Assemblea e, in parte, a quella del Consiglio di Sorveglianza.

Il relativo iter è articolato e comporta, con riguardo alle politiche di remunerazione relative ai dipendenti e ai collaboratori, anche il coinvolgimento del Consiglio di Gestione.

a. L'Assemblea

All'Assemblea di Intesa Sanpaolo spetta, ai sensi dell'art. 2364-bis, comma 1, n. 2). c.c. e in conformità alla previsione dello Statuto, il compito di determinare il compenso dei Consiglieri di Sorveglianza dalla stessa nominati e la remunerazione dei Consiglieri investiti di particolari cariche.

Rientra altresì nella competenza assembleare l'approvazione della politica di remunerazione a favore dei Consiglieri di Gestione e dei piani di compensi basati su strumenti finanziari.

Ai sensi delle predette Disposizioni di Vigilanza, l'Assemblea è destinataria di un'informativa almeno annuale sulle modalità con cui vengono attuate le politiche di remunerazione, sia quelle da essa deliberate relative ai Consiglieri di Gestione, sia quelle sottoposte alla competenza deliberativa del Consiglio di Sorveglianza, riguardanti i dipendenti e i collaboratori.

Inoltre, sulla base di quanto previsto dall'art. 123-ter del Testo unico della finanza, l'Assemblea delibera, in senso favorevole o contrario, sulle politiche di remunerazione adottate dalla Banca con riferimento ai Consiglieri di Gestione, ai Direttori Generali e ai Dirigenti con responsabilità strategiche nonché alle procedure di adozione e di attuazione di tali politiche.

La deliberazione non è vincolante e gli esiti della stessa devono essere messi a disposizione del pubblico entro 5 giorni dalla data dell'Assemblea, ai sensi dell'art. 125-quater, comma 2, del Testo unico della finanza.

b. Il Consiglio di Sorveglianza

Il Consiglio di Sorveglianza – nel rispetto delle politiche di remunerazione deliberate dall'Assemblea – ha il compito di determinare il compenso dei Consiglieri di Gestione, anche in relazione alle cariche e agli incarichi loro attribuiti (Presidente, Vice Presidente, Consigliere Delegato, Consigliere Esecutivo).

Al Consiglio di Sorveglianza spetta altresì l'approvazione – su proposta del Consiglio di Gestione – delle politiche di remunerazione relative ai dipendenti (ivi inclusi i Direttori Generali e i Dirigenti con responsabilità strategiche) e ai collaboratori non legati alla società da rapporti di lavoro subordinato.

Il Comitato Remunerazioni è chiamato a supportare il Consiglio di Sorveglianza in tutta l'attività concernente le remunerazioni coadiuvandolo nell'attività istruttoria attraverso la formulazione di specifici pareri. Il Comitato ha compiti consultivi e di proposta in materia di compensi degli Esponenti aziendali.

Il Consiglio di Sorveglianza è inoltre tenuto a verificare il raggiungimento dei parametri della componente variabile della remunerazione a favore del Consigliere Delegato e dei Consiglieri esecutivi.

Una specifica illustrazione delle informazioni sulla composizione e sul mandato del "Comitato remunerazioni" è inclusa, per omogeneità di trattazione con l'attività degli altri Comitati del Consiglio di Sorveglianza, nell'analogo Capitolo della "Relazione sul governo societario e assetti proprietari". In tale sede è anche sintetizzata l'attività svolta nel 2011 dal Comitato. La Relazione sul governo societario e assetti proprietari è disponibile nel sito internet www.group.intesasanpaolo.com (sezione Governance).

c. Il Consiglio di Gestione

In materia di remunerazioni, il Consiglio di Gestione, ai sensi di Statuto, è competente in via esclusiva ad assumere le decisioni concernenti:

  • la determinazione dei compensi spettanti ai Direttori Generali, sentito il parere del Consiglio di Sorveglianza;
  • la determinazione, previo parere obbligatorio del Consiglio di Sorveglianza, dei compensi spettanti al Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari;
  • la definizione dei compensi spettanti ai responsabili delle funzioni di controllo interno ivi incluse quelle di revisione interna, di conformità alle norme e di gestione dei rischi, previste da disposizioni legislative o regolamentari, previo parere del Consiglio di Sorveglianza.

Le Funzioni di Controllo

Come sopra ricordato, il compito di approvare le politiche di remunerazione a favore dei dipendenti e dei collaboratori non legati alla società da rapporti di lavoro subordinato spetta al Consiglio di Sorveglianza, su proposta del Consiglio di Gestione e con il coinvolgimento del Comitato Remunerazioni.

I medesimi Organi hanno altresì facoltà di deliberare aggiornamenti, modifiche e/o deroghe alla policy.

La predisposizione delle suddette politiche di remunerazione da sottoporre al previsto iter approvativo compete alla Direzione Centrale Personale che provvede a coinvolgere, per quanto di rispettiva competenza, come previsto dalla Regolazione:

  • la Direzione Centrale Risk Management, al fine di garantire la coerenza delle politiche di remunerazione e dei conseguenti sistemi di incentivazione con il risk appetite/strategia rischi del Gruppo;
  • la Direzione Centrale Pianificazione e Controllo e il Servizio Active Value Management e Strategie (Pianificazione Strategica), al fine di garantire la coerenza delle politiche di remunerazione e dei conseguenti sistemi di incentivazione con:
    • o gli obiettivi strategici di breve e medio-lungo termine delle Società e del Gruppo;
    • o il livello di patrimonializzazione e di liquidità delle Società e del Gruppo;

la Direzione Centrale Compliance, al fine di garantire la verifica di conformità delle politiche di remunerazione e dei conseguenti sistemi di incentivazione alle norme, ai regolamenti, ai codici etici ed agli standard di condotta applicabili al Gruppo.

La Direzione Centrale Internal Auditing, in coerenza con le indicazioni dell'Autorità di Vigilanza, verifica annualmente la conformità delle prassi attuative di remunerazione alle politiche, informando il Consiglio di Sorveglianza e l'Assemblea circa l'esito delle verifiche condotte.

Criteri utilizzati per la valutazione degli obiettivi di performance alla base dell'assegnazione di componenti variabili

L'individuazione dei parametri da utilizzare per la valutazione degli obiettivi di performance cui subordinare e collegare l'attribuzione degli incentivi al management, ai risk takers e, più in generale, all'intero personale del Gruppo è effettuata dalla funzione di pianificazione strategica prendendo in esame gli indicatori economico-patrimoniali ritenuti più significativi per il raggiungimento degli obiettivi di budget, monitorabili periodicamente attraverso gli strumenti di reporting interno e disponibili sia a livello consolidato, sia a livello divisionale e/o di business unit.

Il processo di identificazione dei suddetti parametri prevede peraltro il coinvolgimento delle funzioni di controllo interno (risk management, compliance e personale) al fine di garantire la piena conformità degli stessi alla definizione di Risk Appetite di Gruppo ed alle disposizioni normative tempo per tempo vigenti.

Ciò ha consentito di selezionare un articolato mix di parametri quali-quantitativi – comunque trasparenti, oggettivi e misurabili (cfr. il successivo paragrafo "La Correlazione fra remunerazione, rischi e performance") – che consentono di valutare a 360 gradi la performance aziendale sotto il profilo della redditività, dei rischi assunti, della patrimonializzazione e della liquidità.

La remunerazione dei Consiglieri di Sorveglianza

Criteri generali

Lo Statuto di Intesa Sanpaolo prevede che ai componenti del Consiglio di Sorveglianza spetti, oltre al rimborso delle spese sostenute per ragione del loro ufficio, un compenso che viene determinato per l'intero periodo di carica dall'Assemblea all'atto della loro nomina, tenendo anche conto dei compensi da riconoscere ai Consiglieri investiti di particolari cariche.

I Consiglieri di Sorveglianza nominati per il mandato in corso (esercizi 2010, 2011 e 2012) percepiscono un compenso fisso annuo lordo di euro 150.000 stabilito dall'Assemblea tenutasi in data 30 aprile 2010, che li ha nominati.

Le caratteristiche del sistema retributivo dei componenti dell'organo di controllo – predeterminato e invariabile – costituiscono una garanzia dell'indipendenza del loro operato, la cui diligenza non deve essere funzionale all'aspettativa di un incremento della remunerazione in dipendenza dei risultati conseguiti dall'azienda. Le Disposizioni di vigilanza in tema di remunerazioni confermano che ai componenti dell'organo di controllo è preclusa ogni forma di remunerazione variabile.

A favore dei Consiglieri di Sorveglianza, infine, è stata stipulata una polizza di assicurazione per la responsabilità civile (c.d. "polizza D&O").

Svolgimento di particolari incarichi

Lo Statuto prevede che taluni Consiglieri siano investiti di particolari incarichi e che, in ragione di essi, l'Assemblea determini i relativi compensi.

L'Assemblea ha quindi stabilito i seguenti compensi aggiuntivi su base annua: euro 1.200.000 lordi al Presidente; euro 200.000 lordi a ciascun Vice Presidente; euro 150.000 lordi al Segretario.

Partecipazione ai Comitati

In relazione alle attività che i Consiglieri sono chiamati a svolgere quali componenti dei Comitati costituiti nell'ambito del Consiglio di Sorveglianza anche ai sensi di Statuto, l'Assemblea ha previsto il riconoscimento della seguente remunerazione aggiuntiva: euro 50.000 lordi annui ai Presidenti dei Comitati; euro 2.000 lordi, a titolo di gettone di presenza, a ciascun Consigliere di Sorveglianza designato a far parte dei Comitati in relazione alla effettiva partecipazione a ogni riunione.

Ai sensi dello Statuto, i componenti del Comitato per il Controllo sono tenuti a partecipare alle riunioni del Consiglio di Gestione. L'Assemblea ha previsto che tale incarico sia retribuito e, al riguardo, ha stabilito il

riconoscimento di un gettone di presenza unitario lordo di euro 2.000 a ciascun componente del Comitato per il Controllo in ragione della effettiva partecipazione a ogni riunione del Consiglio di Gestione.

I Presidenti del Comitato Nomine, del Comitato Strategie e del Comitato Remunerazioni hanno rinunciato – come nel corso del precedente mandato – al compenso annuo previsto per tale incarico.

Cessazione della carica; indennità di fine rapporto

I Consiglieri di Sorveglianza non intrattengono un rapporto inquadrabile fra i rapporti di lavoro subordinato con la Banca. Non sussistono accordi che prevedano che la Banca sia tenuta a pagare nei loro confronti indennità in caso di dimissioni né che l'incarico cessi a seguito di un'offerta pubblica di acquisto.

Le politiche di remunerazione dei Consiglieri di Gestione

Obiettivi e struttura

Lo Statuto prevede che l'Assemblea approvi le politiche di remunerazione dei Consiglieri di Gestione e che il Consiglio di Sorveglianza ne determini il compenso.

In occasione del rinnovo degli Organi collegiali della Banca, su proposta del Consiglio di Sorveglianza (che si è avvalso del Comitato Remunerazioni, a sua volta supportato da Russell Reynolds, primaria società di consulenza internazionale), l'Assemblea del 30 aprile 2010 ha approvato le politiche di remunerazione dei Consiglieri di Gestione che sono stati poi nominati per gli esercizi 2010/2011/2012.

Tali politiche coniugano i seguenti obiettivi:

  • favorire la competitività della Banca e del Gruppo nel contesto domestico e internazionale in cui operano;
  • attrarre profili professionali qualificati e adeguati alle esigenze gestionali della Banca e del Gruppo;
  • allineare gli interessi dei Consiglieri di Gestione al perseguimento dell'obiettivo della creazione di valore per gli Azionisti in un orizzonte di medio-lungo periodo, in un'ottica di prudente gestione del rischio e di responsabilità verso tutti gli stakeholders;
  • promuovere la sostenibilità nel tempo delle politiche retributive, contemperandole con la piena consapevolezza dei rischi assunti e del loro presidio, in coerenza con gli obiettivi di medio-lungo periodo.

Secondo le politiche in vigore, la remunerazione dei Consiglieri di Gestione si compone di una parte fissa e di una parte variabile. La prima è parametrata al ruolo attribuito ai Consiglieri di Gestione e al tempo richiesto per il corretto adempimento dei compiti assegnati, mentre la seconda è riservata esclusivamente ai componenti esecutivi, per tali intendendosi il Consigliere Delegato e i componenti delle Commissioni specializzate. Pertanto:

  • tutti i Consiglieri di Gestione, in quanto componenti dell'organo amministrativo della Banca, sono destinatari di un compenso lordo annuo fisso per ciascuno degli esercizi compresi nel mandato di nomina;
  • ai Consiglieri di Gestione investiti di particolari incarichi (Presidente, Vice Presidente, Consigliere Delegato, componenti delle Commissioni) viene riconosciuto un ulteriore importo, in misura fissa su base annua, per ciascuno degli esercizi di nomina. In caso di cumulo degli incarichi, viene assegnato unicamente il compenso fisso più elevato.

Con particolare riguardo all'equilibrio tra componente fissa e variabile, le politiche retributive si basano sulla valutazione delle singole posizioni, la cui rilevanza viene effettuata attraverso una rigorosa analisi:

  • delle responsabilità che derivano dalla legge e dallo Statuto rispetto alle funzioni attribuite;
  • della peculiarità e complessità dei compiti che le caratterizzano;
  • del contributo richiesto, a lungo termine, all'incremento della sostenibilità dei risultati della Banca, non solo in termini economici, nonché alla creazione di valore per gli Azionisti e per gli Stakeholders.

Con riguardo invece alla componente variabile, le politiche prevedono che il Consiglio di Sorveglianza:

  • individui i relativi parametri e valori, secondo indicatori quantitativi e qualitativi predeterminati e oggettivamente misurabili, in grado di garantire il collegamento tra il livello dei rischi assunti e il conseguimento dei risultati;
  • assicuri che siano simmetriche rispetto ai risultati effettivamente conseguiti, sino a ridursi significativamente o azzerarsi in caso di performance inferiore alle previsioni o negativa;
  • assicuri che tengano conto dei risultati conseguiti dalla Banca e dal Gruppo.

Con riguardo alla componente variabile, come detto, rilevano le figure di Consigliere Delegato e di Consigliere di Gestione esecutivo (componente delle Commissioni).

Per il Consigliere Delegato era prevista una componente variabile annuale collegata al Budget di riferimento e un'ulteriore componente variabile connessa al Piano d'Impresa. Con l'approvazione, nel luglio 2011 del nuovo Sistema di incentivazione, le predette componenti variabili sono state unificate con effetti dal 2011.

Per ciascun Consigliere di Gestione esecutivo, è previsto il riconoscimento di un compenso variabile in misura predeterminata e pari a una percentuale della componente fissa, con un massimo del 20%. Tale compenso è collegato agli obiettivi del Piano d'Impresa e a parametri da individuare da parte del Consiglio di Sorveglianza.

A favore dei Consiglieri di Gestione, infine, è stata stipulata una polizza di assicurazione per la responsabilità civile (c.d. "polizza D&O").

Consiglieri di Gestione non esecutivi

Ai Consiglieri di Gestione non esecutivi spetta un compenso fisso annuo lordo determinato dal Consiglio di Sorveglianza, per il mandato 2010/2011/2012, in euro 150.000.

Svolgimento di particolari incarichi

Il Consiglio di Sorveglianza ha stabilito i seguenti compensi aggiuntivi su base annua: euro 1.200.000 lordi al Presidente; euro 200.000 lordi a ciascun Vice Presidente.

Successivamente, il Consiglio di Sorveglianza ha deliberato a favore del Vice Presidente Vicario un ulteriore compenso fisso di euro 150.000 lordi, in ragione di un particolare incarico conferitogli dal Consiglio di Gestione di curare, d'intesa con il Consigliere Delegato e in coordinamento con il Presidente del Consiglio di Gestione, lo sviluppo delle relazioni internazionali e dei progetti di internazionalizzazione della Banca e del Gruppo.

Consigliere Delegato e Consiglieri di Gestione esecutivi

Nei confronti del Consigliere Delegato, il Consiglio di Sorveglianza ha stabilito un compenso fisso su base annua (euro 350.000), in aggiunta a quello di componente del Consiglio di Gestione.

Considerato che il Consigliere Delegato ricopre le funzioni di Chief Executive Officer, il Consiglio di Sorveglianza ha determinato un ulteriore compenso, strutturato su base annua in una quota fissa e in una quota variabile.

Tale compenso, nella quota fissa, è stato deliberato:

  • per quanto riguarda , nell'importo di euro 1.500.000, oltre ai benefit assicurativi e assistenziali, nonché al trattamento previdenziale integrativo in ragione del 20% di detta retribuzione annua lorda;
  • per quanto riguarda. , nell'importo di euro 1.800.000, di cui euro 300.000 a fronte del patto di stabilità di cui al paragrafo successivo, oltre ai benefit assicurativi e assistenziali, nonché al trattamento previdenziale integrativo in ragione del 20% di detta retribuzione annua lorda.

Con riguardo alla componente variabile, per l'esercizio 2010 essa era collegata al Budget 2010 e correlata al raggiungimento di un valore positivo dell'EVA® di Gruppo nonché di parametri attinenti alla redditività (Proventi Operativi Netti), alla qualità del credito (Rettifiche Nette su Crediti) e all'efficienza operativa (Cost/Income), con un ulteriore indicatore di controllo (verifica qualitativa delle politiche di accantonamento a presidio della rischiosità del credito, basata sulla perdita attesa e condotta confrontando i complessivi accantonamenti su crediti effettuati con i relativi dati previsionali).

Con riferimento all'esercizio 2010, il Consiglio di Sorveglianza, dopo aver verificato il conseguimento di un valore positivo dell'EVA® di Gruppo e il pieno raggiungimento dei parametri previsti, ha deliberato a favore

, il riconoscimento della componente

variabile una tantum, nella misura di una retribuzione annua lorda della quale due terzi corrisposti per cassa e il restante terzo differito al 2013.

Un'ulteriore componente variabile era connessa al Piano d'Impresa, correlato al "Piano di incentivazione di lungo termine" basato su strumenti finanziari, deliberato dall'Assemblea il 30 aprile 2010.

Il nuovo Piano d'impresa è stato adottato dalla Banca nel corso del 2011, con riguardo agli esercizi 2011- 2013 con estensione al 2015. In assenza di tale piano con riguardo all'esercizio 2010, la relativa componente variabile è venuta meno.

Con riferimento all'esercizio 2011, il nuovo sistema di remunerazione ha unificato la componente variabile annuale e quella pluriennale di cui al "Piano di incentivazione di lungo termine" a favore del Consigliere Delegato quale Chief Executive Officer, per un importo complessivo pari a 1,5 volte la retribuzione annua lorda. L'effettiva attribuzione dell'incentivo 2011 - considerati i parametri previsti nel sistema di incentivazione 2011–2013 e il Budget 2011 - dipende dal conseguimento di un valore positivo dell'EVA® di Gruppo e di parametri che riguardano la redditività (Proventi Operativi Netti), la qualità del credito (Rettifiche su Crediti), l'efficienza operativa (Cost/Income) e la sostenibilità economica, considerati i rischi assunti e il costo del capitale (EVA®), con un ulteriore indicatore qualitativo, determinato con riferimento alla media complessiva delle valutazioni espresse all'interno dei report di audit derivanti dalle azioni di sorveglianza sul regolare andamento dell'operatività e dei processi delle diverse strutture.

E' previsto che la suddetta remunerazione variabile - per una quota del 60% - sia oggetto di differimento nei tre anni successivi (2013, 2014, 2015), in parti di uguale ammontare, previa verifica del conseguimento di una valore positivo dell'EVA® di Gruppo, al netto degli accantonamenti previsti per il sistema di incentivazione, e del rispetto di parametri che attengono al patrimonio (Core Tier 1 ratio) e alla liquidità (AV2).

Stante la cessazione dal servizio e dalla carica ricoperta, avvenuta con decorrenza

non ha più il diritto a ricevere né l'incentivo spettante con riferimento ai risultati conseguiti nell'esercizio 2011 né la parte differita relativa ai risultati conseguiti nell'esercizio 2010.

Nei confronti dei Consiglieri di Gestione esecutivi, sulla base di quanto previsto dalle politiche di remunerazione, il Consiglio di Sorveglianza - fermo restando lo specifico compenso fisso su base annua (euro 150.000) aggiuntivo a quello di componente del Consiglio di Gestione, non cumulabile, in linea con la politica deliberata dall'Assemblea con quello di Vice Presidente, ove entrambi gli incarichi dovessero coincidere nella stessa persona - ha stabilito:

  • un compenso variabile, pari al 20% della componente fissa correlata all'incarico (nei termini fissati dal Consiglio di Sorveglianza con delibera del 7 maggio 2010 e nel rispetto della citata non cumulabilità), da corrispondere per cassa, in funzione della durata del mandato dei Consiglieri stessi connessa agli esercizi del Piano e, quindi, limitatamente al 2011 e al 2012; anche la determinazione e l'eventuale corresponsione di detta parte variabile è collegata agli obiettivi del nuovo Piano d'Impresa e a parametri che sono stati individuati dal Consiglio di Sorveglianza;
  • l'adozione degli indicatori di performance e dei meccanismi di sostenibilità e di differimento approvati per il Top Management e i Risk Takers.

La corresponsione della componente variabile della remunerazione per il 2011 - oggetto di differimento nei tre anni successivi (2013, 2014, 2015) - è collegata all'EVA® di Gruppo positivo, al netto degli accantonamenti previsti per il sistema di incentivazione, e al rispetto di parametri che attengono al patrimonio (Core Tier 1 ratio) e alla liquidità (AV2).

Per quanto concerne il 2012, fatte salve le dovute specificità tra cui i sopra riportati vincoli relativi all'entità del compenso variabile e alla corresponsione per cassa, l'incentivo spettante ai Consiglieri di Gestione esecutivi è stato definito in armonia con le vigenti linee guida di politica retributiva per il Top Management e i Risk Takers.

Il Consigliere Delegato e gli altri Consiglieri di Gestione non sono attualmente beneficiari di alcun piano di stock option.

Cessazione della carica; indennità di fine rapporto

I Consiglieri di Gestione - eccetto il Consigliere Delegato che è anche Direttore Generale - non intrattengono un rapporto inquadrabile fra i rapporti di lavoro subordinato con la Banca.

Non sussistono accordi che prevedano indennità in caso di dimissioni ovvero che il rapporto di lavoro cessi a seguito di un'offerta pubblica di acquisto.

172

Le dimissioni del hanno comportato il

riconoscimento delle sole competenze previste dal CCNL e dal codice civile.

Come detto, il Consiglio di Sorveglianza, ha ritenuto opportuno formalizzare con il nuovo Consigliere Delegato e CEO un accordo che consenta di dare stabilità al vertice operativo della Banca, che nel breve termine sarà verosimilmente chiamato ad assumere decisioni il cui arco temporale è, per definizione, esteso

oltre la durata del mandato del Consiglio di Gestione in carica.

La formula individuata è stata quella di un patto di stabilità che offra garanzie a entrambe le parti di un impegno, oneroso, per il periodo intercorrente tra la data di assunzione ( ) e il 20 febbraio 2015. Il corrispettivo di detto patto di stabilità corrisponde a euro 300.000, che si aggiungono

alla retribuzione annua lorda per (RAL) già

riconosciuta a . La penale, in caso di violazione del patto, sarà pari a due annualità della RAL in questione per la Banca e a un'annualità per l'interessato.

Tenuto conto di quanto sopra, il Consiglio di Sorveglianza ha fissato in euro 1.800.000 l'importo della RAL da riconoscere al nuovo Consigliere Delegato, compreso l'ammontare di euro 300.000 a fronte del citato patto di stabilità, confermando altresì le ulteriori componenti della retribuzione già riconosciute a

per lo stesso incarico (previdenza complementare in ragione del 20% della RAL, coperture assicurative, infortunistiche, ecc.).

La politica di remunerazione degli organi sociali delle società controllate

I compensi da riconoscere ai componenti degli organi sociali delle società del Gruppo sono definiti da Intesa Sanpaolo in qualità di azionista di controllo e di soggetto che esercita l'attività di direzione e coordinamento ai sensi della normativa civilistica e bancaria di riferimento.

La politica di remunerazione degli organi sociali si informa pertanto ai seguenti principi, applicati in modo uniforme a livello di Gruppo, nel rispetto del quadro normativo dei diversi Paesi in cui Intesa Sanpaolo è presente tramite proprie controllate.

Ai componenti degli organi di amministrazione e di controllo delle società appartenenti al Gruppo Intesa Sanpaolo è riconosciuto un compenso adeguato ai compiti ed alle responsabilità affidati.

La determinazione puntuale del compenso degli amministratori è effettuata, in un'ottica di omogeneizzazione e normalizzazione secondo standard di Gruppo, in considerazione di parametri relativi alla dimensione patrimoniale ed economica e alla complessità organizzativa della società interessata, nonché di altri elementi di natura oggettiva e qualitativa, costituiti dalla natura dell'attività svolta dalla singola società controllata e dal profilo di rischio operativo della stessa.

Criteri analoghi informano la fissazione dei compensi degli amministratori investiti di particolari cariche ai sensi dell'art. 2389 c.c. e di analoghe previsioni di ordinamenti stranieri.

Non sono di norma previste componenti variabili del compenso, né bonus incentivanti rapportati ai risultati, né clausole di partecipazioni agli utili o diritti di sottoscrizione di azioni a prezzo predeterminato. Deroghe a tale principio sono previste solo in via di motivata eccezione, nel rispetto delle Politiche di remunerazione di Gruppo e della normativa di vigilanza vigente in materia.

In linea generale non vi sono differenze nella remunerazione degli amministratori, siano essi dipendenti del Gruppo, professionisti, indipendenti, ecc. Gli emolumenti di competenza dei dipendenti del Gruppo designati quali amministratori nelle controllate sono riconosciuti alla società titolare del rapporto di lavoro subordinato.

La remunerazione dei componenti del collegio sindacale delle controllate italiane è determinata all'atto della nomina per tutta la durata del mandato, ai sensi dell'art. 2402 c.c., in un importo fisso in ragione d'anno.

La quantificazione dell'emolumento da riconoscere ai sindaci avviene mediante l'applicazione di un modello di calcolo, uniforme a livello di Gruppo, che prendendo in considerazione parametri di natura oggettiva, essenzialmente patrimonio e ricavi della società interessata, consente di individuare un importo puntuale per il compenso.

I componenti degli organi sociali hanno di norma diritto al rimborso delle spese vive occasionate dalla carica.

A favore degli esponenti delle società controllate è infine stipulata una polizza di assicurazione per la responsabilità civile (c.d. "polizza D&O").

La politica di remunerazione relativa ai dipendenti e ai collaboratori non legati da rapporti di lavoro subordinato

Nel presente capitolo viene trattata la politica di remunerazione di tutto il personale - come approvata dagli Organi per il 2012 - nel cui perimetro sono ricompresi, ai fini del voto da parte dell'Assemblea previsto dall'art. 123-ter del Testo unico della finanza, i Direttori Generali e i Dirigenti con responsabilità strategiche, per tali intendendosi, nell'attuale configurazione organizzativa di Intesa Sanpaolo e secondo quanto disciplinato nel Regolamento di Gruppo per la gestione delle operazioni con parti correlate, oltre ai componenti del Consiglio di Sorveglianza e del Consiglio di Gestione e ai Direttori generali:

  • il Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili
  • i Responsabili delle Divisioni e Business Unit
  • il Chief Operating Officer, il Chief Financial Officer, il Chief Risk Officer, il Chief Lending Officer
    • I Responsabili delle Direzioni centrali a riporto diretto del Consigliere Delegato, del Presidente del Consiglio di Gestione e del Presidente del Consiglio di Sorveglianza
  • il Responsabile della Segreteria Generale del Consiglio di Sorveglianza
  • il Responsabile Operazioni strategiche e progetti speciali.

Obiettivi delle politiche di remunerazione

Le politiche di remunerazione del Gruppo Intesa Sanpaolo si ispirano ai seguenti principi:

  • a) allineamento dei comportamenti del management e dei dipendenti con gli interessi degli azionisti, gli obiettivi aziendali e le strategie di medio e lungo periodo, nell'ambito di un quadro di regole di riferimento indirizzate ad un corretto controllo dei rischi aziendali, attuali e prospettici, e al mantenimento di un adeguato livello di liquidità e di patrimonializzazione;
  • b) merito, al fine di assicurare un accentuato collegamento con la prestazione fornita e la qualità manageriale evidenziata, attraverso:
    • la flessibilità retributiva da realizzarsi mediante il ricorso alla componente variabile della retribuzione legata ai risultati raggiunti;
    • l'attenzione alle risorse chiave e di alta qualità manageriale, destinatarie di target retributivi rapportati ai livelli più competitivi del mercato di riferimento;
  • c) equità, al fine di stimolare comportamenti virtuosi e armonizzare i trattamenti retributivi attraverso:
    • la correlazione tra la retribuzione fissa della persona ed il peso della relativa posizione ricoperta;
    • la differenziazione dei target retributivi e dell'incidenza della componente variabile sulla retribuzione globale in funzione della famiglia professionale di appartenenza;
  • d) competitività esterna della retribuzione globale annua rispetto ai livelli espressi nei grandi gruppi bancari europei, ricavati attraverso periodiche survey specializzate, al fine di attrarre e trattenere le migliori risorse manageriali e professionali del mercato;
  • e) sostenibilità, al fine di contenere gli oneri derivanti dall'applicazione della policy entro valori compatibili con gli obiettivi del Piano d'Impresa, attraverso:
    • interventi selettivi sulla retribuzione fissa;
    • il ricorso a parametri oggettivi per la definizione degli interventi economici;
    • l'allineamento dei costi all'andamento aziendale mediante la variabilizzazione delle retribuzioni del management;
    • l'individuazione di opportuni cap sull'entità degli interventi e di meccanismi di regolazione degli accantonamenti destinati a finanziare il monte incentivi complessivo in funzione della redditività aziendale e dei risultati conseguiti anche relativamente al peer di riferimento;
  • f) rispetto delle disposizioni di legge e regolamentari nazionali ed europee e il conseguente focus su Top Executive, Management, Risk Taker e Funzioni di Controllo.

La segmentazione del personale

Le linee guida di politica retributiva del Gruppo Intesa Sanpaolo sono sempre state ispirate al principio di segmentazione, in base al ruolo e al contributo fornito, sia rispetto ai processi di governance societaria sia rispetto ai sistemi ed agli strumenti adottati.

La logica del principio di segmentazione è inoltre ripresa dal Regolatore con riferimento a tipologia e contenuto di rischio aziendale assunto dal personale e ha conseguentemente determinato la seguente aggregazione, che presenta alcuni elementi di novità rispetto ai segmenti di popolazione tradizionalmente utilizzati nel Gruppo:

  • -Personale più rilevante
  • -Altri membri del "Top Executive Group" (di seguito anche "TEG")
  • -Middle Management e Strategic Professional

-Restante Personale

Il primo segmento di popolazione ("Personale più rilevante") è identificato da Banca d'Italia con i) gli amministratori con incarichi esecutivi, ii) il direttore generale e i responsabili delle principali linee di business, funzioni aziendali o aree geografiche, iii) i responsabili e il personale di livello più elevato delle funzioni di controllo interno1 , iv) altri soggetti che, individualmente o collettivamente, assumono rischi in modo significativo e v) qualsiasi dipendente la cui remunerazione totale si collochi nella medesima fascia retributiva delle categorie ii) e iv).

L'identificazione del "Personale più rilevante" del Gruppo Intesa Sanpaolo avviene in applicazione di criteri di natura organizzativa, stante:

  • la chiara definizione di regole, processi e procedure da cui derivano precise attribuzioni di responsabilità differenziate tra i diversi livelli gerarchici (Divisioni, Aree di Governance, Direzioni, Servizi, Uffici, Unità);
  • la stretta correlazione tra il ruolo e la posizione ricoperta nell'ambito della struttura organizzativa di Gruppo e l'attribuzione delle facoltà di autonomia gestionale, delle deleghe in materia di concessione e gestione del credito e dei limiti di rischio (VaR) per Banca IMI, con facoltà e ambiti di autonomia più elevati, tali da poter incidere sul profilo di rischio del Gruppo nel suo complesso, limitati ai titolari delle posizioni di maggiore rilevanza nell'organigramma del Gruppo.

Appartengono al "Personale più rilevante", oltre al Chief Executive Officer:

  • i Direttori Generali e i restanti Dirigenti con responsabilità strategica (esclusi i titolari delle "Funzioni di Controllo" 2);
  • gli Amministratori Delegati / Direttori Generali di Banca Fideuram, Eurizon Capital, Banca IMI e Intesa Sanpaolo Vita;
  • i Responsabili delle "Funzioni di Controllo" di Gruppo (Chief Risk Officer, Direzione Centrale Internal Auditing, Direzione Centrale Personale, Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari, Direzione Centrale Compliance e Direzione Centrale Risk Management, Servizio Antiriciclaggio);
  • altri soggetti che assumono rischi in modo significativo, individuati in:
    • o i responsabili delle restanti Direzioni Centrali;
    • o i responsabili delle Direzioni di business nell'ambito della Divisioni Corporate e Investment Banking, della Divisione Banca dei Territori, della Divisione Banche Estere, di Banca Fideuram e di Eurizon Capital;
    • o i principali ruoli di responsabilità in ambito finanza/investment banking, con particolare riferimento a Banca IMI, qualora non già ricompresi nel personale di cui al punto precedente;
    • o i CEO delle banche estere.

Eventuali titolari di ruolo la cui remunerazione variabile risultasse di importo uguale o maggiore a euro 500.000 saranno comunque assoggettati al medesimo trattamento previsto, come più avanti specificato, per il "Personale più rilevante" appartenente ai primi due cluster sopra indicati.

Appartengono al secondo segmento ("Altri membri del Top Executive Group") i membri del Top Executive Group – composto dalla prima e seconda linea di riporto al Chief Executive Officer e dagli Amministratori Delegati / Direttori Generali delle principali banche e società controllate, con specifici inserimenti / limitazioni in funzione della tipologia/rilevanza della posizione ricoperta – che, per l'attività presidiata, non rientrano nel "Personale più rilevante".

Appartengono al terzo segmento i responsabili di strutture chiave nell'organizzazione di Gruppo (Middle Management) e le risorse che possiedono un'importanza distintiva e differenziata per il contributo fornito (Strategic Professional), non inseriti nei primi due segmenti.

I responsabili e il personale di livello più elevato delle "Funzioni di Controllo", ove non già ricompresi tra il "Personale più rilevante", sono inclusi negli altri segmenti di popolazione sopra riportati.

1 Si tratta delle funzioni di revisione interna, conformità, gestione dei rischi, antiriciclaggio, risorse umane e di chi ha dirette responsabilità in merito alla veridicità e correttezza dei dati contabili e finanziari della banca.

2 Il Chief Risk Officer, il Responsabile della Direzione Centrale Internal Auditing, il Responsabile della Direzione Centrale Personale e il Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari, pur rimanendo parte dei Dirigenti con responsabilità strategica, sono considerati titolari di "Funzioni di Controllo" ai fini dell'applicazione delle specifiche norme in materia di incentivazione previste dalle nuove Disposizioni di Vigilanza.

Il quarto segmento (Restante Personale) comprende in via residuale tutti gli altri dipendenti e i promotori finanziari del Gruppo la cui retribuzione è definita, prioritariamente, dalle norme contrattuali tempo per tempo vigente nei Paesi in cui il Gruppo opera.

La correlazione fra remunerazione, rischi e performance

La correlazione tra remunerazione, performance e rischi è assicurata per tutta la popolazione aziendale da:

  • il ricorso a un pay mix bilanciato, in quanto la componente fissa risulta sufficientemente elevata così da consentire alla parte variabile, la cui corresponsione non è mai garantita, di contrarsi significativamente e azzerarsi al verificarsi delle condizioni di seguito specificate;
    • 'introduzione, in base al cosiddetto principio di sostenibilità, di un meccanismo che consente di ridurre, e in casi estremi azzerare, la componente variabile della remunerazione – e conseguentemente l'entità dei premi – qualora venisse rilevata una particolare criticità in indicatori connessi alla capacità di produzione reddituale del Gruppo;
  • il ricorso a un meccanismo di solidarietà tra risultati di Gruppo e di Divisione/Business Unit, in base al quale la somma dei premi complessivamente erogabili al personale di ciascuna Business Unit dipende in parte dalla performance realizzata dal Gruppo nella sua interezza e in parte da quella dell'Unità Organizzativa di appartenenza;
  • il rispetto del principio di simmetria, secondo cui l'entità dei premi corrisposti è strettamente correlata ai risultati conseguiti a livello di Gruppo, di Business Unit e individuale e può conseguentemente contrarsi significativamente sino ad azzerarsi in caso di risultati non in linea con gli obiettivi e le aspettative aziendali. Inoltre l'ammontare del bonus pool complessivo è correlato, mediante fattori moltiplicativi/demoltiplicativi, al raggiungimento dei livelli di budget prefissati e, ove possibile, alla performance relativa confrontata rispetto al peer group di riferimento;
  • l'utilizzo di corretti indicatori di performance, strettamente connessi agli obiettivi pluriennali contenuti nel Piano d'Impresa, che considerino obiettivi i) economico-patrimoniali (es. proventi operativi netti, ricavi su raccolta, raccolta netta, ecc.), ii) di efficienza (es. cost/income), iii) di contenimento del rischio (di mercato, di credito e/o di liquidità), iv) di sostenibilità, considerati i rischi assunti e il costo del capitale (es. rapporto tra utile e capitale, rapporto tra ricavi e RWA, EVA®);
  • la valutazione delle prestazioni e dei comportamenti individuali, effettuata dal Responsabile diretto, attraverso la quale viene certificato il grado di conseguimento degli obiettivi quali-quantitativi assegnati al Management e al restante personale, integrata attraverso eventuali correttivi derivanti dalle risultanze Audit relative alla struttura di appartenenza nonché da possibili giudizi espressi dal Chief Executive Officer.

Per il Dirigente preposto, i Responsabili e il personale di livello più elevato delle funzioni di controllo interno, ferma restando l'applicazione della "malus condition" più avanti descritta, la determinazione dell'incentivo maturato è strettamente definita, nel rispetto delle Disposizioni di Vigilanza, con riferimento ad indicatori qualificativi specifici delle rispettive funzioni. In particolare, per quanto riguarda il Dirigente preposto, tali indicatori permettono di valutare i) la corretta rappresentazione dei risultati economici e patrimoniali della Banca e dell'intero Gruppo, ii) l'assolvimento degli adempimenti contabili e di Vigilanza, iii) il controllo di qualità sui processi che sovrintendono all'informativa amministrativofinanziaria ai mercati e iv) la definizione, in coerenza con le strategie e gli obiettivi aziendali, degli indirizzi e delle politiche in materia di Bilancio e adempimenti fiscali.

Per quanto concerne d'altra parte il Chief Risk Officer, il Responsabile della Direzione Centrale Risk Management, il Responsabile della Direzione Centrale Compliance, il Responsabile del Servizio Antiriciclaggio, il Responsabile della Direzione Centrale Internal Auditing e il personale di livello più elevato di dette strutture tali indicatori permettono di misurare l'attività di controllo posta in essere sulle diverse tipologie di rischio (mercato, credito, tasso, liquidità, operativi, paese, non conformità alle norme, ivi comprese quelle riferite al riciclaggio e finanziamento del terrorismo), attraverso la predisposizione delle linee guida, delle politiche e delle regole metodologiche inerenti la gestione del rischio, e di garanzia di una costante e indipendente azione di sorveglianza sul regolare andamento dell'operatività e dei processi al fine di prevenire o rilevare l'insorgere di comportamenti o situazioni anomale e rischiose.

Per quanto riguarda il Responsabile della Direzione Centrale Personale e il personale più elevato della funzione gli indicatori consentono di i) valutare il livello di definizione degli indirizzi e delle politiche in materia di risorse umane del Gruppo, ivi comprese le politiche del lavoro e delle relazioni sindacali; ii) verificare la corretta copertura quali-quantitativa degli organici necessari per il conseguimento degli

obiettivi strategici del Gruppo e iii) monitorare il rispetto dell'obiettivo inerente il costo del lavoro a livello di bilancio consolidato.

Le componenti della remunerazione

La retribuzione del personale dipendente si articola in:

  • a) componente fissa, definita sulla base dell'inquadramento contrattuale, del ruolo ricoperto, delle eventuali responsabilità assegnate, della particolare esperienza e competenza maturata dal dipendente, comprensiva di eventuali indennità;
  • b) componente variabile, collegata alle prestazioni fornite dal personale e simmetrica rispetto ai risultati di breve e lungo termine effettivamente conseguiti e composta da:
    • specifici sistemi di incentivazione, come più avanti descritto, che prevedono l'attribuzione di premi allineati ai valori di mercato, così come rilevati da periodiche survey specializzate, quale ad esempio l'indagine retributiva condotta annualmente dall'Associazione Bancaria Italiana, focalizzata sul personale della rete commerciale;
    • premio aziendale, previsto dalla contrattazione collettiva italiana e finalizzato a riconoscere al personale dipendente, ciascuno in base al proprio inquadramento, l'incremento della produttività aziendale;
  • c) eventuali benefit, aventi la finalità di accrescere la motivazione e la fidelizzazione delle risorse; possono avere natura contrattuale (es. previdenza complementare, assistenza sanitaria, ecc.) o derivare da scelte di politica retributiva (es. autovettura aziendale) e, pertanto, prevedere trattamenti differenziati nei confronti delle diverse categorie di personale.

Il Pay mix retributivo

Nell'ambito del presente documento, con il termine pay mix si intende rappresentare il peso, in termini percentuali sulla retribuzione complessiva, della componente fissa e della parte variabile, come sopra descritte.

Il Gruppo Intesa Sanpaolo, nel pieno rispetto delle indicazioni normative, adotta un pay mix opportunamente "bilanciato" tra le suddette componenti al fine di:

  • consentire una gestione flessibile del costo del lavoro, in quanto la parte variabile può contrarsi sensibilmente sino ad azzerarsi in relazione al livello dei risultati effettivamente conseguiti nell'esercizio di riferimento;
  • scoraggiare comportamenti focalizzati al raggiungimento di risultati di breve termine, specie se derivanti da assunzione di rischi elevati.

Per conseguire le finalità sopra esposte sono stati innanzitutto stabiliti ex ante limiti massimi alla retribuzione variabile, attraverso la definizione di specifici cap all'incremento dei premi in relazione a eventuali over-performance.

Sono state inoltre individuate opportune differenziazioni del pay mix con riferimento a:

  • le diverse categorie di personale, con particolare attenzione a quello ricompreso tra il "Personale più rilevante", per rispecchiare correttamente il livello di incidenza su rischio e risultati, contenendo il peso della componente variabile per il personale delle funzioni di controllo interno;
  • le diverse famiglie professionali, ovvero per ambito di business, coerentemente con i riscontri ottenuti attraverso specifiche analisi di benchmark riferite alle principali banche universali europee che garantiscono inoltre il rispetto del criterio di equità interna, stante l'utilizzo di riferimenti comuni a ciascuna fascia di popolazione;
  • le risorse chiave e di alta qualità manageriale, con l'obiettivo di sostenere la meritocrazia e supportare la retention di tali risorse.

L'adeguatezza degli importi è ulteriormente verificata rispetto alle prassi di mercato, con la continua partecipazione a indagini retributive a carattere nazionale e internazionale; per i ruoli a contenuto manageriale e altre particolari posizioni di business il riscontro avviene selezionando determinati peer group al fine di valutare l'allineamento competitivo con lo specifico mercato di riferimento.

In rapporto ai dati di mercato, il Gruppo Intesa Sanpaolo si pone l'obiettivo di allineare le retribuzioni complessive ai valori mediani, fermo restando la possibilità di apportare opportune differenziazioni per posizioni di particolare criticità e/o risorse di elevata qualità manageriale.

In termini di linee guida, l'incidenza della componente variabile rispetto a quella fissa e la quota di retribuzione variabile oggetto di differimento nel tempo vengono riviste periodicamente per le differenti categorie di personale.

Eventuali deroghe possono essere autorizzate solo in casi eccezionali avuto altresì presente le facoltà di autonomia gestionale tempo per tempo vigenti e fatte salve le peculiarità riguardanti i Dirigenti con responsabilità strategica. In ogni caso, trattandosi di modifiche alle politiche di Gruppo, esse devono essere prese di concerto con la Direzione Centrale Personale che relazionerà con cadenza almeno annuale gli Organi di Capogruppo, per quanto di rispettiva competenza.

Più in generale, i trattamenti retributivi del personale sono oggetto di revisione periodica, al fine di verificarne il costante allineamento rispetto all'evoluzione della situazione interna e del mercato, tenendo altresì in considerazione gli esiti del processo di valutazione delle prestazioni. In tali occasioni possono essere previsti, nell'ambito degli stanziamenti di budget definiti annualmente (nel rispetto delle compatibilità economiche complessive), interventi volti ad adeguare il trattamento economico complessivo del personale mediante gli strumenti definiti dalle politiche di gestione di Gruppo e nel rispetto delle deleghe in materia di personale tempo per tempo vigenti.

La valutazione di congruità del trattamento economico complessivo viene condotta anche nell'ipotesi di attribuzione di incarico o modifica della posizione organizzativa per verificarne la coerenza con le competenze richieste e le responsabilità attribuite nella nuova posizione.

In particolare, per quello che concerne sia il personale classificato come "più rilevante" sia per il personale appartenente al Top Executive Group, qualsiasi decisione retributiva dovrà essere assunta di concerto con la Direzione Centrale Personale al fine di garantire il necessario livello di coerenza ed allineamento richiesto per questa popolazione dal regolatore nazionale ed internazionale.

I sistemi di incentivazione per il personale del Gruppo

a. Personale più rilevante

La normativa detta regole precise relativamente alla componente variabile della retribuzione del "Personale più rilevante" prevedendo che:

  • almeno il 40% della stessa (percentuale elevabile al 60% per gli amministratori con incarichi esecutivi, per le posizioni apicali e per i responsabili delle principali linee di business, funzioni aziendali o aree geografiche) debba essere soggetta a sistemi di pagamento differito per un periodo non inferiore a 3 anni, in modo che la remunerazione possa tenere conto dell'andamento nel tempo dei rischi assunti dalla banca;
  • una quota sostanziale, pari ad almeno il 50%, debba essere adeguatamente bilanciata tra azioni, strumenti ad esse collegati o, per le banche non quotate, strumenti equivalenti, e, ove appropriato, strumenti innovativi e non innovativi di capitale computabili sino al 50% nel patrimonio di base che riflettano adeguatamente la qualità di credito della banca in modo continuativo; detta percentuale si applica, nella medesima proporzione, sia alla parte della componente variabile differita, sia a quella non differita (cosiddetta upfront);
  • vi sia la presenza di uno specifico meccanismo di retention (non inferiore a 2 anni per la componente upfront, più breve per la parte differita) degli strumenti finanziari di cui al punto precedente;
  • debba essere sottoposta a meccanismi di correzione ex post – malus o claw-back – idonei, tra l'altro, a riflettere i livelli di performance al netto dei rischi effettivamente assunti o conseguiti sino a ridursi significativamente o azzerarsi in caso di risultati significativamente inferiori alle previsioni o negativi.

Erogazione della retribuzione variabile sotto forma di strumenti finanziari.

  • E' prevista l'assegnazione di strumenti finanziari del Gruppo Intesa Sanpaolo per quanto concerne:
  • il 50% della retribuzione upfront
  • il 50% della retribuzione differita

Orizzonte temporale di differimento.

L'orizzonte temporale di differimento è pari a 3 anni, con una corresponsione in rate uguali alle tre scadenze annuali successive all'anno di maturazione della componente upfront. Considerato il periodo di retention più avanti specificato, l'attribuzione dell'incentivo si completa trascorsi 5 anni dall'esercizio di riferimento.

Composizione delle quote differite:

La composizione della parte differita è la seguente:

  • -1° quota di differimento: 100% cash
  • -2° quota di differimento: 100% strumenti finanziari
  • -3° quota di differimento: 50% strumenti finanziari, 50% azioni

Periodo di retention.

E' previsto un holding period degli strumenti finanziari assegnati pari a:

  • -2 anni per quelli attribuiti come quota upfront;
  • -1 anno per quelli attribuiti come quota differita;

Condizioni di erogazione della retribuzione variabile.

La parte differita è subordinata alla permanenza nel Gruppo al termine del periodo di differimento/alle scadenze previste per l'effettiva consegna degli strumenti finanziari, nonché al meccanismo di "malus condition" descritto più avanti e all'insussistenza di accadimenti negativi direttamente ascrivibili a comportamenti della persona, nello svolgimento delle proprie attività, che abbiano pregiudicato la sostenibilità dei risultati nel tempo.

Calcolo dell'incentivo complessivamente spettante.

L'importo complessivamente spettante (somma delle componenti upfront e differita) è attribuito annualmente ai singoli Manager in funzione di un mix di indicatori opportunamente bilanciati riferiti ai risultati conseguiti nell'esercizio precedente a livello di Gruppo, di singola Divisione/Business Unit nonché con riferimento alla valutazione individuale. Dette attribuzioni avvengono in stretta correlazione alle performance dei singoli manager anche attraverso una maggior polarizzazione nella distribuzione dell'incentivo per premiare in maniera più che proporzionale i top performer, assicurando pertanto la massima valorizzazione del merito individuale, fermo restando il rispetto del bonus pool della Divisione/Business Unit di appartenenza e di quello complessivo, tenuto conto degli effetti derivanti dall'applicazione del principio di sostenibilità e del meccanismo di solidarietà.

Malus condition sulla quota di retribuzione variabile differita:

Ciascuna quota differita è soggetta a un meccanismo di correzione ex post – cosiddetta malus condition – secondo il quale il relativo importo riconosciuto e il numero delle eventuali strumenti finanziari attribuiti potranno essere decurtati in relazione al grado di conseguimento, nell'esercizio a cui la quota differita fa riferimento, di specifici obiettivi che riflettano il massimo rischio accettabile per il Gruppo in termini di liquidità e patrimonializzazione.

b. Altri membri del Top Executive Group, Middle Management e Strategic Professional

Per detta popolazione, qualora compatibile con i vincoli di sostenibilità economica degli incentivi e in applicazione del "principio di proporzionalità" stabilito dai Regolatori, si adotta il medesimo meccanismo di incentivazione del "Personale più rilevante" fatta eccezione per una più semplice modalità di differimento (prevista in un'unica soluzione dopo due anni) e di liquidazione del premio. La quota differita sarebbe di norma corrisposta interamente attraverso strumenti finanziari per i membri del Top Executive Group, ovvero interamente cash per le restanti risorse; la quota upfront sarebbe invece erogata esclusivamente in forma cash per tutti i beneficiari non facenti parte del "Personale più rilevante".

c. Restante personale

Tutto il personale del Gruppo è destinatario di specifici sistemi incentivanti predisposti in coerenza con i principi, le linee guida e le regole previste per il management sopra rappresentati.

Allo scopo di stabilire premi equi e incentivanti sono state effettuate verifiche sia con riferimento alle prassi interne, sia in merito all'allineamento con specifici benchmark di mercato.

I sistemi di incentivazione adottati prevedono modalità premianti diversificate per ambito di business al fine di attuare interventi coerenti con le peculiarità professionali presenti in azienda, riconoscere il merito

individuale e premiare il lavoro di squadra e, in determinati casi, promuovere la sostenibilità nel medio/lungo termine dei risultati attraverso il differimento di quota parte del premio annuo maturato, sempre previsto per l'eventuale parte eccedente la RAL.

L'entità dei premi erogabili è inoltre correlata sia alle performance di Divisione/Business Unit sia a quelle generali dell'intero Gruppo (meccanismi di sostenibilità e di solidarietà).

Le logiche dei sistemi di incentivazione ideati e applicati in azienda sono così riassumibili:

  • business retail e private (Divisione Banca dei Territori): l'attribuzione dei premi valorizza i risultati di squadra, opportunamente temperati per tenere in debito conto il merito individuale; i parametri oggetto di incentivazione fanno riferimento ai ricavi tipici dell'attività presidiata opportunamente corretta per il rischio (es. margine di intermediazione di 2° livello) e agli aspetti di carattere commerciale (tenuto conto degli indirizzi di compliance), opportunamente integrati con indicatori di customer satisfaction e di qualità del servizio reso;
  • business corporate & finance (Divisione Corporate e Investment Banking) e asset management (Eurizon Capital, alcune controllate Banca Fideuram): il riconoscimento è dato prioritariamente dal merito individuale, considerati anche elementi di carattere qualitativo-comportamentale, temperato da vincoli di solidarietà di squadra, premiando i contributi eccellenti con incentivi raffrontabili con i livelli target dei rispettivi mercati di riferimento;
  • promotori finanziari: ferme restando le specificità strettamente correlate al mandato di agenzia (remunerazione attraverso provvigioni) che contraddistingue il relativo rapporto con Banca Fideuram e Sanpaolo Invest, i promotori finanziari beneficiano di incentivazioni annuali che, considerati adeguati indicatori di natura qualitativa, sono correlate al livello di raggiungimento degli obiettivi commerciali definiti a sostegno dei target aziendali di crescita, sostenibilità e redditività;
  • funzioni di governo (Direzioni Centrali e Strutture di Staff delle Divisioni): l'attribuzione degli incentivi è collegata ai risultati complessivi del Gruppo/Divisione di appartenenza; il sistema prevede inoltre, coerentemente con gli indirizzi di gestione del merito e gli obiettivi di sostenibilità, predeterminati criteri di selettività (inteso come numero massimo di risorse premiabili) al fine di riconoscere premi esclusivamente a fronte di prestazioni distintive e di comportamenti eccellenti;
  • banche estere: l'attribuzione degli incentivi avviene, fermo restando l'utilizzo di adeguati indicatori quali-quantitativi e il rispetto della policy generale di Gruppo, in funzione delle prassi e della normativa locale vigente tempo per tempo presso ciascun Paese.

d. Bonus garantiti

Non è prevista l'attribuzione di bonus garantiti al personale. Non si esclude, peraltro, in piena armonia con il dettato normativo di riferimento, la possibilità di utilizzo degli stessi in casi limitati e solo per il primo anno per i nuovi assunti.

Meccanismi di claw-back

L'azienda si riserva di attivare meccanismi di claw-back, ovvero di restituzione di premi già corrisposti così come richiesto dalla normativa, nell'ambito delle iniziative e provvedimenti disciplinari previsti a fronte di comportamenti fraudolenti o di colpa grave del personale, tenendo altresì conto dei profili di natura legale, contributiva e fiscale in materia.

Risoluzione del rapporto di lavoro

La cessazione dal servizio di personale in possesso del diritto alla pensione di vecchiaia o di anzianità e/o dei trattamenti pensionistici dell'A.G.O. non fa venir meno il diritto alla corresponsione delle quote di spettanza, anche differite. In tutti gli altri casi è facoltà dell'azienda riconoscere eventuali interventi, in funzione delle specifiche situazioni, anche attraverso accordi individuali di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro realizzati mediante la sottoscrizione di apposite transazioni.

In ogni caso, il rispetto dei principi contenuti nel Codice Etico di Gruppo esclude la possibilità di riconoscere "golden parachutes" ai propri manager e dipendenti.

Peraltro, negli ultimi anni la Società ha sottoscritto con le organizzazioni sindacali specifici accordi relativi al cosiddetto "fondo di solidarietà", applicabili per i dipendenti di ogni ordine e grado, ivi compresi i dirigenti, attraverso i quali è stato tra l'altro disciplinato il trattamento da erogare al personale a seguito della cessazione del rapporto di lavoro.

Benefici pensionistici discrezionali

I benefici pensionistici discrezionali, qualora riconosciuti, saranno attribuiti ai beneficiari nel rispetto della normativa vigente e, pertanto:

  • nel caso di risorse che non abbiano maturato il diritto alla pensione, saranno investiti in azioni Intesa Sanpaolo, o altri strumenti ad esse collegati, trattenuti dalla banca per un periodo non inferiore a cinque anni e soggetti a meccanismi di aggiustamento ex post in relazione alla performance realizzata dal Gruppo al netto dei rischi;
  • nel caso di risorse con diritto alla pensione, saranno investiti in azioni Intesa Sanpaolo, o altri strumenti ad esse collegati e trattenuti dalla banca per un periodo non inferiore a cinque anni.

Sintesi delle voci che compongono la remunerazione e coerenza con la politica di riferimento

In sintesi, la retribuzione dei Consiglieri, dei Direttori Generali e degli altri Dirigenti con responsabilità strategiche è composta da:

  • a) una componente fissa comprendente, per:
      1. i Consiglieri di Sorveglianza, gli emolumenti deliberati dall'Assemblea, ivi compresi i compensi spettanti per lo svolgimento di particolari cariche e i gettoni di presenza;
      1. i Consiglieri di Gestione, gli emolumenti deliberati dal Consiglio di Sorveglianza nel rispetto delle specifiche politiche di remunerazione approvate dall'Assemblea, ivi compresi i compensi spettanti per lo svolgimento di particolari cariche;
      1. i Direttori Generali e gli altri Dirigenti con responsabilità strategiche, la retribuzione lorda definita individualmente sulla base dell'inquadramento contrattuale, del ruolo ricoperto, delle responsabilità assegnate, della particolare esperienza e competenza maturata dal dirigente, comprensiva di eventuali indennità;
  • b) una componente variabile, non spettante ai Consiglieri di Sorveglianza e ai Consiglieri di Gestione non esecutivi, collegata alle prestazioni fornite e simmetrica rispetto ai risultati di breve e lungo termine effettivamente conseguiti dalla Banca e dal Gruppo nel suo complesso, così come derivante dall'applicazione dei sistemi di incentivazione approvati dai competenti organi societari nel rispetto delle vigenti politiche di remunerazione; rientra tra la componente variabile il piano di incentivazione basato su strumenti finanziari rivolto al Top Management e ai c.d. Risk Takers, approvato nell'ambito delle politiche di remunerazione, per quanto di rispettiva competenza, dai Consigli di Gestione e di Sorveglianza il 20 luglio 2011. Per l'attuazione di tale piano si rinvia alla proposta di attribuzione di strumenti finanziari ai sensi dell'art. 114-bis del Testo unico della finanza, oggetto di separata delibera dell'Assemblea ordinaria convocata il 28 maggio 2012;
  • c) una componente derivante dalla valorizzazione dei benefit attribuiti ai Direttori Generali e agli altri Dirigenti con responsabilità strategiche e comprendente l'importo del contributo aziendale versato nell'anno al fondo di previdenza complementare cui il dirigente risulta iscritto e i premi, fiscalmente imponibili, pagati dalla Società per le relative coperture assicurative; non sono compresi eventuali altri benefit accordati al suddetto personale (per esempio, l'autovettura aziendale) che non risultano fiscalmente imponibili anche in ragione delle specifiche condizioni di attribuzione definite dalle policy aziendali (ad esempio, perché richiesto un contributo monetario a carico del dirigente)

Non sono di norma previsti particolari accordi che regolano trattamenti o indennità da riconoscere in occasione della risoluzione del rapporto, ai Consiglieri, ai Direttori Generali e agli altri Dirigenti con responsabilità strategiche, per i quali, oltre al riconoscimento delle competenze previste dal codice civile e, se dipendenti, dal CCNL, si applica quanto riportato in precedenza negli specifici paragrafi.

Informativa quantitativa

Il sistema di incentivazione 2011 per il Top Management e i Risk Takers

Premessa

Il 20 luglio 2011 il Consiglio di Sorveglianza di Intesa Sanpaolo ha approvato – su proposta del Consiglio di Gestione – l'aggiornamento delle politiche di remunerazione di Gruppo, al fine di recepire la normativa emessa in materia da Banca d'Italia entro il termine stabilito del 31 luglio 2011.

In tale ambito rientra il sistema di incentivazione 2011 (successivamente anche "Sistema") destinato a una parte del Management e ai cosiddetti "risk takers" del Gruppo Intesa Sanpaolo, che ha sostituito il Piano di incentivazione a lungo termine approvato dall'Assemblea del 30 aprile 2010, alla luce dei cambiamenti intervenuti nella normativa nazionale e internazionale in materia.

Il Piano precedente già rispondeva a larga parte dei criteri previsti dalla nuova normativa, tra i quali in particolare gli incentivi legati all'effettiva creazione di valore nel medio periodo e il bilanciamento tra la componente fissa e quella variabile; la differenza più significativa tra il Sistema e il Piano precedente ha riguardato l'utilizzo – espressamente richiesto da Banca d'Italia – di azioni o strumenti finanziari equivalenti anche per la componente variabile di breve termine.

Il Sistema risulta pienamente coerente con le recenti disposizioni normative, con particolare riferimento a:

  • l'individuazione del cosiddetto "personale più rilevante", ovvero coloro le cui scelte incidono in modo significativo sul profilo di rischio della banca, al quale devono essere applicate specifiche regole retributive in termini di corresponsione del compenso variabile;
  • il rapporto tra la componente fissa e variabile della remunerazione, opportunamente bilanciata;
  • la struttura della componente variabile, di cui:
    • a) almeno il 40% (percentuale elevabile al 60% per gli amministratori con incarichi esecutivi, le posizioni apicali e i responsabili delle principali linee di business, funzioni aziendali o aree geografiche) deve essere soggetta a sistemi di pagamento differito per un periodo non inferiore a 3 anni;
    • b) almeno il 50% deve essere erogata in azioni o strumenti ad esse collegati; detta percentuale si applica, nella medesima proporzione, sia alla parte della componente variabile differita, sia a quella non differita (cosiddetta upfront);
  • la presenza di uno specifico meccanismo di retention (non inferiore a 2 anni per la componente upfront, più breve per la parte differita) degli strumenti finanziari di cui al punto b).

Soggetti destinatari

Il Sistema è rivolto al "personale più rilevante", così come definito dalle Disposizioni di vigilanza, identificato dai Consigli di Sorveglianza e di Gestione, per quanto di rispettiva competenza, nel Chief Executive Officer, nei Direttori Generali, negli altri Dirigenti con responsabilità strategica, nei responsabili delle funzioni di controllo interno a livello di Gruppo, nei responsabili delle principali funzioni aziendali e aree di business e nei soggetti, definiti dalla normativa "risk takers", che possono assumere rischi rilevanti per il Gruppo, quali, a titolo puramente esemplificativo, i responsabili delle principali unità di business di Banca IMI, per un totale di circa 120 risorse.

Nel novero dei beneficiari rientrano, pertanto, i Dirigenti che hanno regolare accesso ad informazioni privilegiate e detengono il potere di adottare decisioni di gestione che possono incidere sull'evoluzione e sulle prospettive future dell'emittente.

La Società ha altresì previsto la possibilità di allargare la partecipazione al Sistema a una platea di beneficiari superiore (cosiddetto "perimetro esteso") rispetto alla popolazione identificabile in base alla mera applicazione delle disposizioni normative, al fine di diffondere nel modo più ampio possibile all'interno del Gruppo una cultura orientata alla sostenibilità attraverso un reale collegamento dei compensi con l'effettività e stabilità nel tempo dei risultati e del livello di patrimonializzazione.

Per i soggetti del "perimetro esteso", pari complessivamente a un massimo di 780 risorse, sono previste specifiche modalità di differimento della componente variabile della remunerazione, mentre l'utilizzo di strumenti azionari è limitato, anche nel quantum, ai componenti del Top Executive Group che, per l'attività presidiata, non rientrano nel cosiddetto "personale più rilevante" (circa 70 dirigenti).

Le ragioni che motivano l'adozione del piano

I piani di incentivazione a lungo termine sono finalizzati, in linea generale, alla fidelizzazione del personale, ne sostengono la motivazione al conseguimento degli obiettivi pluriennali della società e, qualora prevedano il ricorso a strumenti finanziari, favoriscono l'allineamento degli interessi tra dipendenti e Azionisti consentendo la diretta partecipazione dei primi al rischio d'impresa.

In tale ottica, detti piani costituiscono, nel Gruppo Intesa Sanpaolo, parte integrante del sistema di remunerazione del Management, delle risorse chiave e degli strategic professionals operando, in piena coerenza con l'investimento nelle iniziative di valorizzazione del capitale umano in un quadro di sviluppo sostenibile nel tempo e di forte responsabilizzazione verso tutti gli stakeholders, attraverso l'incentivazione al raggiungimento di obiettivi annuali e pluriennali individuati dalle competenti funzioni aziendali tra gli indicatori che meglio riflettono la redditività nel tempo del Gruppo, tenendo altresì conto dei rischi assunti, del costo del capitale, della liquidità e del livello di patrimonializzazione necessari a fronteggiare le attività intraprese.

Le caratteristiche degli strumenti finanziari da attribuire

Il Sistema prevede, per l'esercizio 2011, l'attribuzione ai beneficiari sopra individuati di un premio composto per il 50% da una parte cash e per il 50% da azioni ordinarie Intesa Sanpaolo, che saranno acquisite sul mercato telematico azionario nel rispetto delle autorizzazioni che verranno appositamente rilasciate dall'Assemblea degli azionisti.

Il 60% dell'intero premio spettante (percentuale ridotta al 40% per il Chief Executive Officer, i Dirigenti con Responsabilità strategica e altre specifiche posizioni) è riconosciuto ai beneficiari l'anno successivo a quello di riferimento (cosiddetta quota up-front) secondo il medesimo rapporto cash / azioni di cui sopra.

La restante parte è invece attribuita pro-rata nei tre ulteriori esercizi successivi secondo la seguente articolazione: il primo terzo verrà liquidato interamente cash, il secondo terzo esclusivamente tramite azioni e l'ultimo terzo diviso in parti uguali tra cash e azioni.

Come prescritto dalle Disposizioni di vigilanza, ciascuna quota di premio assegnata tramite azioni è soggetta ad un vincolo di indisponibilità (cosiddetto periodo di retention) di 2 anni per la quota up-front e di 1 anno per le quote differite; il periodo di retention decorre dalla data di maturazione del premio.

Le azioni tempo per tempo maturate sono consegnate ai beneficiari solo al termine del periodo di retention sopra descritto e, fatti salvi i casi di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, cessazione per il raggiungimento dei requisiti pensionabili e altre situazioni assimilabili, subordinatamente alla permanenza in servizio presso una qualsiasi società del Gruppo.

Stante l'unificazione in un unico strumento dei precedenti piani di incentivazione di breve e di lungo termine, l'entità complessiva del premio target teoricamente spettante ai beneficiari per ciascun esercizio è sostanzialmente pari alla somma del bonus target annuale e della quota annua prevista dal Piano di incentivazione a lungo termine approvato dall'Assemblea del 30 aprile 2010, con una diminuzione di circa il 10% per il "personale più rilevante"; ciò al fine di recepire le nuove disposizioni normative senza alcun potenziale aggravio di costi per il conto economico.

Più in dettaglio, il "personale più rilevante" può di norma percepire, nell'ipotesi di pieno conseguimento degli obiettivi assegnati, un premio annuo, comprensivo della quota differita e di quella attribuita in azioni, pari a circa il 60% del pay mix retributivo. Alla luce delle indicazioni dei regolatori, i Responsabili delle funzioni di controllo interno, ancorché ricompresi tra i Dirigenti con responsabilità strategica, possono beneficiare di una parte variabile, avente le medesime caratteristiche di quella del "personale più rilevante", più contenuta e pari a circa il 40% del pay mix retributivo.

Il personale del "perimetro esteso" beneficia del medesimo meccanismo di incentivazione del "personale più rilevante", fatta eccezione per una più semplice modalità di differimento (prevista in un'unica soluzione dopo due anni) e di erogazione del premio. La quota differita è di norma corrisposta interamente attraverso strumenti azionari per i membri del Top Executive Group, ovvero interamente cash per le restanti risorse; la quota upfront è invece erogata esclusivamente in forma cash per tutti i beneficiari del "perimetro esteso".

In piena armonia con il criterio di simmetria tra l'entità dei premi corrisposti e l'effettiva performance aziendale realizzata, il valore dell'incentivo, fermo restando quanto previsto per il Dirigente preposto e i

Responsabili delle funzioni di controllo interno 3 , è correlato al grado di conseguimento degli obiettivi aziendali annuali e pluriennali, oggetto di verifica successivamente all'approvazione del progetto di bilancio da parte degli organi competenti, con conseguente riduzione del premio nell'ipotesi di parziale raggiungimento degli stessi ed eventuale maggiorazione dell'incentivo a fronte di un superamento dei target assegnati.

La maturazione del premio complessivamente spettante è subordinata al conseguimento di target di risultato di Gruppo, misurati attraverso l'indicatore EVA®, e al superamento di una soglia minima, sia a livello di Gruppo che di Divisione/Business Unit, dello specifico indicatore di sintesi di seguito indicato che serve anche alla quantificazione dell'incentivo.

Infatti, il valore del premio da riconoscere, comprensivo della quota differita e di quella eventualmente attribuita in azioni, è correlato al grado di conseguimento di uno specifico indicatore di sintesi composto da obiettivi i) reddituali (es. proventi operativi netti), ii) di efficienza (es. cost/income), iii) di contenimento del rischio (es. rettifiche su crediti), iv) di sostenibilità, considerati i rischi assunti e il costo del capitale (es. EVA®) e v) di qualità, correttezza nella relazione con la clientela, ovvero di contenimento dei rischi legali e reputazionali (es. customer satisfaction, report delle funzioni di controllo, ecc.). Gli obiettivi di natura economica hanno, cumulativamente, un impatto preponderante nella formazione del citato indicatore di sintesi (circa il 20/25% ciascuno), mentre i parametri qualitativi pesano, complessivamente, massimo il 10%.

Inoltre, ciascuna quota differita è soggetta a un meccanismo di correzione ex post - cosiddetta "malus condition" - secondo il quale il relativo importo riconosciuto e il numero delle eventuali azioni attribuite potranno essere decurtati in relazione al grado di conseguimento, nell'esercizio a cui la quota differita fa riferimento, di specifici obiettivi che misurano la sostenibilità nel tempo della creazione di valore (EVA®) e il rispetto del massimo rischio accettabile per il Gruppo sia in termini di patrimonializzazione (prendendo a riferimento il valore del Core Tier 1, ovvero del Common Equity Tier 1) sia di specifici livelli di liquidità (attraverso indicatori, assimilabili al Net Stable Funding Ratio di Basilea III, che consentano di monitorare l'andamento strutturale della liquidità nel medio-lungo periodo).

Informazioni quantitative ripartite per aree di attività

Banca d'Italia, con comunicazione del 2 marzo 2012, ha tra l'altro sollecitato le banche e i gruppi bancari a definire "l'ammontare complessivo della remunerazione variabile" da corrispondere in riferimento ai risultati 2011 entro un valore "sostenibile rispetto alla situazione finanziaria della banca" e tale da non "limitare la sua capacità di mantenere o raggiungere un adeguato livello di patrimonializzazione".

In piena armonia con lo spirito delle disposizioni normative e anticipando di fatto i contenuti della citata comunicazione dell'Autorità di Vigilanza, la Banca si è già dotata di strumenti (c.d. meccanismo di sostenibilità) che consentono di ridurre ex post l'entità della remunerazione variabile in funzione dei vincoli di bilancio.

Coerentemente col quadro sopra delineato, a livello totale di Gruppo, considerando pertanto tutti i dipendenti di ogni ordine e grado e gli addetti presso le controllate estere, la componente variabile complessivamente accantonata a bilancio per premiare i risultati 2011, comprensiva anche della parte di derivazione contrattuale (c.d. premio aziendale), ammonta a Euro 333 milioni. ed è pari a circa il 2% dei proventi operativi netti conseguiti dal Gruppo, a circa lo 0,7% del relativo patrimonio netto, a circa lo 0,05% del totale attivo e a circa il 6% del costo complessivo del lavoro; tutti valori, sia in termini assoluti, sia in termini relativi, in significativa diminuzione rispetto a quelli dell'esercizio precedente.

Fermo restando l'ammontare complessivo sopra indicato, i Consigli di Gestione e di Sorveglianza del 17 aprile 2012, per quanto di rispettiva competenza, hanno determinato di intervenire sulle modalità applicative dei sistemi incentivanti in vigore nel Gruppo con l'obiettivo di correggere le distorsioni create, nella consuntivazione dei risultati delle diverse Business Unit, dalla valorizzazione delle componenti non ricorrenti e perseguire, pertanto, una maggiore equità nel riconoscimento del contributo fornito dal management e dai dipendenti di ogni ordine e grado che, pur in un contesto particolarmente difficile, hanno operato con costante impegno e forte senso di responsabilità.

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3 Per i Responsabili delle funzioni di controllo interno la determinazione dell'incentivo maturato è strettamente definita, nel rispetto delle Disposizioni di Vigilanza, con riferimento a indicatori qualificativi specifici delle rispettive funzioni.

La distribuzione delle somme accantonate a bilancio per il pagamento della componente variabile riferita ai risultati 2011 privilegia, come in passato, gli addetti ai settori di attività più esposti alle variabili di mercato (asset management, finanza, corporate e investment banking), coerentemente con i risultati di survey specializzate riferite a un campione composto da gruppi bancari italiani ed europei che, per dimensione e composizione del business, costituiscono il benchmarking di riferimento per Intesa Sanpaolo.

Organico Costo Fisso Esercizio 2011 Componente Variabile Esercizio 2011 Strutture Centrali (compreso Top Management) 12% 16% 19% Banca dei Territori 51% 63% 45% Corporate & Investment Banking 4% 6% 16% Public Finance < 1% 1% 1% Banca Fideuram 2% 2% 3% Eurizon Capital < 1% 1% 2% Banche Estere 31% 11% 14%

Confronto tra la distribuzione percentuale dell'organico, del costo fisso e della componente variabile 2011 (*)

(*) I dati riportati nella presente tabella includono anche il personale assicurativo.

Informazioni quantitative ripartite tra le varie categorie del "personale più rilevante" (*)

(migliaia di euro)
Popolazione Num. Trattamento Economico
Esercizio 2011
Dettaglio Componente Variabile
Esercizio 2011
Variabile
differito di
esercizi
Retribuzione
Fissa1
Retribuzio
ne Variabile
Upfront
Cash
Upfront
Azioni
Differita
Cash
Differita
Azioni
precedenti
riconosciuto
nel 2011
1 67 - - - - - -
1 1.758 - - - - - -
DG, Altri Dirigenti con
Responsabilità
Strategiche3
e AD/DG
principali Business Unit /
Società
15 10.873 5.676 1.135 1.135 1.703 1.703 -
Responsabili delle
Funzioni di Controllo
Interno4
7 3.402 1.440 320 320 400 400 -
Altri soggetti che
individualmente o
collettivamente
assumono rischi in
modo significativo5
96 24.914 13.704 3.961 3.961 2.891 2.891 -

1 Sono esclusi eventuali compensi, ivi inclusi quelli derivanti da ferie non fruite, riconosciuti in occasione della cessazione del rapporto di lavoro. 2

L'importo indicato nella colonna "Retribuzione Fissa" comprende anche i compensi percepiti quale . 3

Sono esclusi n. 4 Dirigenti con Responsabilità Strategiche in quanto ricompresi tra i Responsabili delle Funzioni di Controllo Interno. 4

L'importo indicato nella colonna "Retribuzione Fissa" comprende anche quanto corrisposto a titolo di indennità di ruolo.

5 Sono ricompresi anche eventuali altri dirigenti con retribuzione variabile superiore a Euro 500.000.

(*) I dati riportati nella presente tabella includono anche il personale assicurativo.

Per i non sussistono i presupposti per il riconoscimento della componente variabile della retribuzione 2011. I Consiglieri di Gestione esecutivi hanno rinunciato alla corresponsione della parte variabile della remunerazione 2011.

Trattamenti di inizio e fine rapporto

Per quanto riguarda le informazioni richieste relative ai trattamenti di fine rapporto riconosciuti durante l'esercizio si precisa che, oltre

– che, come noto, hanno lasciato il Gruppo per assumere importanti incarichi governativi, si registra solo n. 1 caso di cessazione nel 2011, peraltro per dimissioni, tra il "personale più rilevante".

L'ammontare complessivo dei trattamenti di uscita corrisposti ai suddetti manager è risultato pari a Euro 1.525 migliaia, il più elevato dei quali pari a Euro 1.125 migliaia corrisposti

– in applicazione delle disposizioni in materia di cui al Codice Civile e al Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per il personale dirigente.

Nel corso dello scorso esercizio non sono stati corrisposti speciali trattamenti per inizio del rapporto di lavoro.

***

Il tema delle remunerazioni nel Gruppo Intesa Sanpaolo è anche trattato nella "Relazione sulle Remunerazioni", contenuta nel separato Fascicolo "Relazione su Governo Societario e Assetti Proprietari – Relazione sulle remunerazioni". La Relazione sulle remunerazioni è disponibile nel sito internet www.group.intesasanpaolo.com (sezione Governance). A tale relazione si rimanda per una descrizione complessiva dei sistemi e prassi di remunerazione ed incentivazione e per le relative informazioni quantitative, nonché per la sintesi delle risultanze delle verifiche della funzione di revisione interna sul sistema delle remunerazioni.

Dichiarazione del Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari

Il Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari, Ernesto Riva, dichiara, ai sensi del comma 2 articolo 154 bis del Testo Unico della Finanza, che l'informativa contabile contenuta nel presente documento "Terzo Pilastro di Basilea 2 al 31 dicembre 2011" corrisponde alle risultanze documentali, ai libri ed alle scritture contabili.

17 aprile 2012

Ernesto Riva Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari Ernesto Riva e redazio menti societa

Relazione della Società di revisione al Terzo Pilastro di Basilea 2

Glossario

GLOSSARIO

Si riporta la definizione di alcuni termini tecnici utilizzati, nell'accezione accolta nella "Informativa Terzo Pilastro di Basilea 2" e con esclusione dei termini entrati nel lessico comune italiano oppure inseriti in un contesto che già ne chiarisce il significato

AIRB (Advanced Internal Rating Based)

Approccio dei rating interni nell'ambito del Nuovo Accordo di Basilea, che si distingue nei metodi base e avanzato. Il metodo avanzato è utilizzabile, solo per alcuni segmenti regolamentari dagli istituti che soddisfino requisiti minimi più stringenti rispetto all'approccio base. In questo caso tutte le stime degli input (PD, LGD, EAD) per la valutazione del rischio di credito avvengono internamente. Nel metodo base solo la PD è invece stimata dalla Banca.

ABS – Asset Backed Securities

Strumenti finanziari il cui rendimento e rimborso sono garantiti da un portafoglio di attività (collateral) dell'emittente (solitamente uno Special Purpose Vehicle – SPV), destinato in via esclusiva al soddisfacimento dei diritti incorporati negli strumenti finanziari stessi.

Esempi di attività poste a garanzia (collateral) sono i mutui ipotecari, i crediti vantati da società di emissione di carte di credito, i crediti commerciali a breve termine e i finanziamenti per acquisto di auto.

ABS di receivables

Titoli ABS il cui collateral è costituito da crediti.

AMA

(Advanced Measurement Approach), applicando questa metodologia l'ammontare del requisito di rischio operativo è determinato per mezzo di modelli di calcolo basati su dati di perdita operativa ed altri elementi di valutazione raccolti ed elaborati dalla banca. Soglie di accesso e specifici requisiti di idoneità sono previsti per l'utilizzo dei metodi Standardizzato e Avanzati. Per i sistemi AMA i requisiti riguardano, oltre che il sistema di gestione, anche quello di misurazione.

Backtesting

Analisi retrospettive volte a verificare l'affidabilità delle misurazioni delle fonti di rischio associate alle posizioni dei portafogli di attività.

Banking book

Solitamente riferito a titoli o comunque a strumenti finanziari in genere, identifica la parte di tale portafoglio destinato all'attività "proprietaria".

Capital structure

Costituisce l'insieme di tutte le varie classi di obbligazioni (tranche) emesse da un veicolo (SPV), garantite dal portafoglio acquisito, che hanno rischi e rendimenti diversi per soddisfare le esigenze di diverse categorie di investitori. I rapporti di subordinazione tra le varie tranche sono regolati da una serie di norme che specificano la distribuzione delle perdite generate dal collateral:

Equity Tranche (o Junior): rappresenta la porzione più rischiosa del portafoglio, anche conosciuta come "first loss" ed è subordinata a tutte le altre tranche; essa pertanto sopporta per prima le perdite che si possono verificare nel corso del recupero delle attività sottostanti.

Mezzanine Tranche: rappresenta la tranche con grado di subordinazione intermedio tra quello della tranche equity e quello della tranche senior. La tranche mezzanine è di regola suddivisa in 2-4 tranche con gradi diversi di rischio, subordinate le une alle altre. Esse tipicamente si contraddistinguono per un rating compreso nel range BBB-AAA .

Senior/Supersenior Tranche: rappresenta la tranche con il più elevato grado di credit enhancement ovvero il maggiore grado di privilegio in termini di priorità di remunerazione e rimborso. Essa è comunemente denominata anche super senior tranche e, se rated, presenta un rating superiore ad AAA essendo la stessa senior rispetto alla tranche mezzanine AAA.

Cap test

Test effettuato in capo al cedente o al promotore per la determinazione del requisito patrimoniale a fronte di operazioni di cartolarizzazione. La normativa prevede che il valore ponderato per il rischio di tutte le posizioni verso una medesima cartolarizzazione non possa essere superiore al valore ponderato delle attività cartolarizzate calcolato come se queste ultime non fossero state cartolarizzate (cap). Il requisito patrimoniale a fronte del complesso delle posizioni verso una medesima cartolarizzazione è al massimo pari all'8% del cap.

Cartolarizzazione

Operazione di trasferimento del rischio relativo ad attività finanziarie o reali a una Società veicolo, effettuata mediante la cessione delle attività sottostanti ovvero mediante l'utilizzo di contratti derivati. In Italia la materia è regolata principalmente dalla L.30.4.1999, n. 130.

Categorie di strumenti finanziari previste dallo IAS 39

Attività di negoziazione, nel cui ambito confluiscono sia le attività acquistate per essere vendute nel breve termine, oppure facenti parte di portafogli di strumenti gestiti unitariamente allo scopo di realizzare utili nel breve termine; attività valutate al fair value, i principi contabili IAS consentono di classificare in tale categoria le attività che l'entità decide comunque di contabilizzare al fair value con variazione di valore contabilizzata a conto economico nel rispetto di alcune casistiche previste dallo IAS 39; attività detenute sino a scadenza, attività non derivate con scadenza fissa e pagamenti fissi o determinabili per le quali esista l'effettiva intenzione e capacità di possederle sino alla scadenza; crediti e finanziamenti, attività non derivate con pagamenti fissi o determinabili, non quotate in un mercato attivo; attività disponibili per la vendita, designate specificamente come tali o comunque, in via residuale, quelle non rientranti nelle precedenti tipologie.

CCF – Credit Conversion Factor

Vedi FCC.

Core tier 1 ratio

E' il rapporto tra il patrimonio di base (tier 1), al netto degli strumenti non computabili (preference shares e azioni di risparmio), ed il totale delle attività a rischio ponderate. Le preference shares sono strumenti innovativi di capitale emessi, di norma, da controllate estere, ed inseriti nel patrimonio di base se aventi caratteristiche che garantiscono la stabilità patrimoniale delle banche. Il tier1 ratio è il medesimo rapporto che, al numeratore, include le preference shares.

Corporate

Fascia di clientela corrispondente alle imprese di medie e grandi dimensioni (mid-corporate e large corporate).

Covered bond

Speciale obbligazione bancaria che, oltre alla garanzia della banca emittente, può usufruire anche della garanzia di una portafoglio di mutui ipotecari od altri prestiti di alta qualità ceduti, per tale scopo, ad un'apposita società veicolo.

Credit default swap/option

Contratto col quale un soggetto, dietro pagamento di un premio, trasferisce ad un altro soggetto il rischio creditizio insito in un prestito o in un titolo, al verificarsi di un determinato evento legato al deterioramento del grado di solvibilità del debitore (nel caso della option occorre anche l'esercizio del diritto da parte dell'acquirente dell'opzione).

Credit derivatives

Contratti derivati che hanno l'effetto di trasferire rischi creditizi. Sono prodotti che permettono agli investitori di effettuare arbitraggi e/o coperture sul mercato dei crediti con ricorso prevalentemente a strumenti diversi dalla liquidità, di assumere esposizioni creditizie diversificate per durata e intensità, di modificare il profilo di rischio di un portafoglio, di separare i rischi di credito dagli altri rischi di mercato.

Credito scaduto

Le "esposizioni scadute"corrispondono alle esposizioni deteriorate scadute e/o sconfinanti in via continuativa da oltre 90/180 giorni, secondo la definizione prevista nelle vigenti segnalazioni di vigilanza.

CRM

Attenuazione del rischio di credito (Credit Risk Mitigation).

Default

Identifica la condizione di dichiarata impossibilità ad onorare i propri debiti e/o il pagamento dei relativi interessi.

Delinquency

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Stato di irregolarità dei pagamenti ad una certa data, di regola fornita a 30,60 e 90 giorni.

EAD – Exposure At Default

Relativa alle posizioni in o fuori bilancio, è definita come la stima del valore futuro di un'esposizione al momento del default del debitore. Sono legittimate a stimare l'EAD solo le banche che soddisfano i requisiti per l'adozione dell'approccio IRB Advanced. Per le altre è necessario fare riferimento alle stime regolamentari.

EDF – Expected Default Frequency

Frequenza di default, normalmente rilevata su un campione interno o esterno alla banca, che rappresenta il livello di rischio medio associabile a una controparte.

Esotici (derivati)

Strumenti non standard, non quotati sui mercati regolamentati, il cui prezzo è funzione di modelli matematici.

Expected loss

Ammontare delle perdite su crediti nelle quali l'entità potrebbe incorrere nell'orizzonte temporale di un anno. Dato un portafoglio di crediti, la expected loss (perdita attesa) rappresenta il valore medio della distribuzione delle perdite.

Fair value

E' il corrispettivo al quale un'attività potrebbe essere scambiata o una passività estinta, in una libera transazione tra parti consapevoli ed indipendenti.

FCC – Fattore di Conversione del Credito (CCF)

Per le banche che utilizzano il metodo Standard e IRB di base, il Fattore di Conversione Creditizia rappresenta la percentuale di conversione, prevista dalla normativa, da applicare alle esposizioni relative alle operazioni fuori bilancio per determinare l'EAD:

  • 100% per le garanzie e gli impegni a rischio pieno;

  • 50% per le garanzie e gli impegni a rischio medio (es. margini disponibili su linee di credito irrevocabili di durata originaria superiore ad un anno);

  • 20% per le garanzie e gli impegni a rischio mediobasso (crediti documentari import-export);

  • 0% per le garanzie e gli impegni a rischio basso (es. aperture di credito revocabili non utilizzate).

Filtri prudenziali

Nell'ambito delle modalità di calcolo del patrimonio di vigilanza, correzioni apportate alle voci di bilancio, allo scopo di salvaguardare la qualità del patrimonio di vigilanza stesso e di ridurne la potenziale volatilità indotta dall'applicazione dei principi contabili internazionali "IAS/IFRS".

FiRB

Vedi IRB.

Floor

Le "Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche" della Banca d'Italia, coerentemente con le linee guida definite a livello internazionale, hanno imposto a chi usa modelli interni negli anni 2007, 2008 e 2009 (scadenza prorogata anche per gli anni successivi) - di mantenere una dotazione patrimoniale non inferiore, rispettivamente, al 95%, 90% e 80% ("floor") del requisito complessivo calcolato in base alle disposizioni di vigilanzain vigore alla fine del 2006 (cd. "Basilea 1"). Viene anche in analogia definita Floor la ulteriore penalizzazione prudenziale che può essere introdotta dall'autorità di vigilanza in sede di autorizzazione all'utilizzo dei Metodi Interni per il calcolo dei requisiti patrimoniali, a fronte di aspetti ritenuti meritevoli di implementazione. La penalizzazione consiste in un vincolo sul requisito patrimoniale che non può essere inferiore ad un livello minimo ("floor") fissato in misura percentuale avendo

a riferimento la somma dei requisiti per i diversi rischi calcolati in base alle regole di Basilea 1.

Goodwill

Identifica l'avviamento pagato per l'acquisizione di una interessenza partecipativa.

Grandfathering

Clausola di salvaguardia relativa ai requisiti patrimoniali, per la quale è prevista l'esclusione del trattamento con i metodi IRB per le esposizioni in strumenti di capitale acquisiti precedentemente al 31 dicembre 2007 (per maggiori dettagli confronta Circolare Banca d'Italia n. 263/2006, Tit. II, Capitolo1, Parte II, Sezione VI).

IAS / IFRS

I principi IAS (International Accounting Standards) sono emanati dall'International Accounting Standards Board (IASB). I principi emanati successivamente al luglio 2002 sono denominati IFRS (International Financial Reporting Standards).

IASB (International Accounting Standard Board)

Lo IASB (in passato, denominato IASC) è responsabile dell'emanazione dei principi contabili internazionali IAS/IFRS.

ICAAP

La disciplina del "Secondo Pilastro" (Titolo III) richiede alle banche di dotarsi di processi e strumenti di Internal Capital Adequacy Assessment Process, (ICAAP) per determinare il livello di capitale interno adeguato a fronteggiare ogni tipologia di rischio, anche diversi da quelli presidiati dal requisito patrimoniale complessivo ("Primo Pilastro"), nell'ambito di una valutazione dell'esposizione, attuale e prospettica, che tenga conto delle strategie e dell'evoluzione del contesto di riferimento.

IFRIC (International Financial Reporting Interpretations Committee)

Comitato dello IASB che statuisce le interpretazioni ufficiali dei principi contabili internazionali IAS/IFRS.

IMA

Metodo dei modelli interni (Internal models approach), il cui utilizzo è possibile nel calcolo dei Rischi di mercato.

Impairment

Con riferimento ad un'attività finanziaria, si individua una situazione di impairment quando il valore di bilancio di tale attività è superiore alla stima dell'ammontare recuperabile della stessa.

Incurred loss

Perdita già insita nel portafoglio, ma non ancora identificabile a livello di singolo credito, definita anche "incurred but not reported loss". Rappresenta il livello di rischio insito nel portafoglio crediti in bonis e costituisce l'indicatore di base per il dimensionamento dello stock di rettifiche forfetarie appostato in bilancio.

IRB (Internal Rating Based)

Approccio base dei rating interni nell'ambito del Nuovo Accordo di Basilea. Nel metodo dei rating interni la perdita attesa sul portafoglio crediti viene stimata mediante tre parametri (PD, LGD, EAD). Nel metodo base solo la PD è stimata dalla Banca, per gli altri parametri si fa riferimento alle indicazione degli organi di vigilanza.

Junior

In una operazione di cartolarizzazione è la tranche più subordinata dei titoli emessi (Equity tranche), che sopporta per prima le perdite che si possono verificare nel corso del recupero delle attività sottostanti.

LDA - Loss Distribution Approach

Modello utilizzato per la valutazione dell'esposizione al rischio operativo. Consente di stimare, per ogni combinazione di evento-perdita e di business line, l'ammontare della perdita attesa e di quella inattesa.

Loss cumulata

Perdita cumulata realizzata, ad una certa data, sul collaterale di un determinato prodotto strutturato.

Loss Given Default (LGD)

Rappresenta il tasso di perdita stimato in caso di default del debitore.

Lower Tier 2

Identifica le passività subordinate aventi le caratteristiche per la loro inclusione nell'ambito del patrimonio supplementare o tier 2.

Macro-hedging

Utilizzo di macro-coperture. Procedura di copertura mediante un unico prodotto derivato per diverse posizioni.

M–Maturity

Vita residua di un'esposizione, calcolata secondo regole prudenziali. Per le banche autorizzate all'uso di rating interni viene considerata esplicitamente se si adotta il metodo avanzato, mentre viene fissata a 2,5 anni in caso di utilizzo dell'approccio di base.

Mezzanine

In una operazione di cartolarizzazione, è la tranche con grado di subordinazione intermedio tra quello della tranche junior e quello della tranche senior.

Non performing

Termine riferito generalmente ai crediti ad andamento non regolare.

Performing

Termine riferito generalmente ai crediti ad andamento regolare.

Pool (operazioni)

Vedi Syndacated lending.

Preference shares

Vedi Core tier 1.

Private equity

Attività mirata all'acquisizione di interessenze partecipative ed alla loro successiva cessione a controparti specifiche, senza collocamento pubblico.

Probability of Default (PD)

Rappresenta la probabilità che, su un orizzonte temporale di un anno, il debitore vada in default.

Rating

Valutazione della qualità di una società o delle sue emissioni di titoli di debito sulla base della solidità finanziaria della società stessa e delle sue prospettive. Tale valutazione viene eseguita da agenzie specializzate o dalla banca sulla base di modelli interni.

Retail

Fascia di clientela che comprende principalmente i privati, i professionisti, gli esercenti e gli artigiani.

Rischio di credito

Rappresenta il rischio che una variazione inattesa del merito creditizio di una controparte, del valore delle garanzie da questa prestate, o ancora dei margini da essa utilizzati in caso di insolvenza, generi un variazione inattesa nel valore della posizione creditoria della banca.

Rischio di mercato

Rischi derivanti dalla fluttuazione di valore degli strumenti finanziari negoziati sui mercati (azioni, obbligazioni, derivati, titoli in valuta) e degli strumenti finanziari il cui valore è collegato a variabili di mercato (crediti a clientela per la componente tasso, depositi in euro e in valuta, ecc.).

Rischio di liquidità

La possibilità che l'impresa non riesca a far fronte ai propri impegni di pagamento a causa dell'incapacità di smobilizzare attività o di ottenere in modo adeguato fondi dal mercato (funding liquidity risk) ovvero a causa della difficoltà/impossibilità di monetizzare facilmente posizioni in attività finanziarie senza influenzarne in misura significativa e sfavorevole il prezzo per via dell'insufficiente profondità del mercato finanziario o di un suo temporaneo malfunzionamento (market liquidity risk).

Rischio operativo

Il rischio di subire perdite derivanti dalla inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Nel rischio operativo è compreso il rischio legale, ossia il rischio di perdite derivanti da violazioni di leggi o regolamenti, da responsabilità contrattuale o extra-contrattuale ovvero da altre controversie; non sono invece inclusi i rischi strategici (perdite dovute a strategie errate da parte del management) e di reputazione (perdite di quote di mercato perché il marchio della banca viene associato a eventi negativi).

Risk Management

Attività di acquisizione, misurazione, valutazione e gestione globale delle varie tipologie di rischio e delle relative coperture.

RWA (Risk Weighted Assets)

Attività per cassa e fuori bilancio (derivati e garanzie) classificate e ponderate in base a diversi coefficienti legati ai rischi, ai sensi delle normative bancarie emanate dagli organi di vigilanza per il calcolo dei coefficienti di solvibilità.

Scoring

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Sistema di analisi della clientela aziendale che si concretizza in un indicatore ottenuto sia dall'esame dei dati di bilancio sia dalla valutazione delle previsioni di andamento settoriale, analizzati sulla base di metodologie di carattere statistico.

Senior/super senior

In un'operazione di cartolarizzazione è la tranche con il maggiore grado di privilegio in termini di priorità di remunerazione e rimborso.

Sensitivity

Identifica la situazione di maggiore o minore sensibilità con la quale determinate attività o passività reagiscono a variazioni dei tassi o di altri parametri di riferimento.

Servicer

Nelle operazioni di cartolarizzazione è il soggetto che – sulla base di un apposito contratto di servicing – continua a gestire i crediti o le attività cartolarizzate dopo che sono state cedute alla società veicolo incaricata dell'emissione dei titoli.

Syndacated lending

Prestiti organizzati e garantiti da un consorzio di banche ed altre istituzioni finanziarie.

Slotting

Sistema di calcolo del requisito patrimoniale, basato su criteri regolamentari di classificazione, applicabile alle esposizioni che rientrano nel segmento dei Finanziamenti Specializzati da parte delle banche autorizzate all'utilizzo del sistema interno di misurazione del rischio di credito, (per maggiori dettagli confronta Circolare Banca d'Italia n. 263/2006, Tit. II, Cap.1, Parte II, Sezione V).

SPE/SPV

Le Special Purpose Entities o Special Purpose Vehicles sono società appositamente costituite da uno o più soggetti per lo svolgimento di una specifica operazione. Le SPE/SPV, generalmente, non hanno strutture operative e gestionali proprie ma si avvalgono di quelle dei diversi attori coinvolti nell'operazione.

Spread

Con questo termine di norma si indicano la differenza tra due tassi di interesse, lo scarto tra le quotazioni denaro e lettera nelle contrattazioni in titoli o la maggiorazione che l'emittente di valori mobiliari riconosce in aggiunta ad un tasso di riferimento.

Stress test

Procedura di simulazione utilizzata al fine di misurare l'impatto di scenari di mercato estremi sull'esposizione complessiva al rischio della Banca.

Strumenti ibridi del patrimonio di base

Strumenti finanziari computati, entro limiti specifici, nel patrimonio di base in presenza di condizioni di permanenza nella disponibilità dei fondi raccolti e capacità di assorbimento delle perdite che garantiscono pienamente la stabilità patrimoniale delle banche. Tali strumenti possono essere classificati come innovativi e non innovativi in funzione delle presenza o meno di incentivi al rimborso anticipato da parte dell'emittente (ad es: clausole di step up).

Tier 1

Il patrimonio di base (tier 1) comprende il capitale versato, il sovrapprezzo di emissione, le riserve di utili (inclusa la riserva di prima applicazione IAS / IFRS diversa da quelle che sono rilevate tra le riserve da

valutazione), al netto delle azioni proprie in portafoglio e delle attività immateriali. Il tier 1 consolidato, inoltre, include anche il patrimonio di pertinenza di terzi.

Tier 2

Il patrimonio supplementare (Tier 2) include le riserve da valutazione, gli strumenti non innovativi e innovativi di capitale non computati nel patrimonio di base, gli strumenti ibridi di patrimonializzazione, le passività subordinate di secondo livello, le plusvalenze nette implicite su partecipazioni, l'eccedenza delle rettifiche di valore complessive rispetto alle perdite attese, gli altri elementi positivi che costituiscono gli elementi patrimoniali di qualità secondaria; a questi si aggiungono i "filtri prudenziali" positivi del patrimonio supplementare. Il totale dei suddetti elementi, diminuito delle minusvalenze nette implicite su partecipazioni, degli elementi negativi relativi ai crediti, degli altri elementi negativi, dei "filtri prudenziali" negativi del patrimonio supplementare costituisce il "patrimonio supplementare al lordo degli elementi da dedurre". Il patrimonio supplementare è costituito dalla differenza tra il "patrimonio supplementare al lordo degli elementi da dedurre" e il 50% degli "elementi da dedurre".

Total capital ratio

Indice di patrimonializzazione riferito al complesso degli elementi costituenti il capitale regolamentare (tier 1 e tier 2).

Trading book

Solitamente riferito a titoli o comunque a strumenti finanziari in genere, identifica la parte di tale portafoglio destinato all'attività di negoziazione.

Upper Tier 2

Identifica gli strumenti ibridi di patrimonializzazione (ad esempio i prestiti perpetui) che rappresentano la parte di qualità più elevata nell'ambito del Tier 2.

Valore intangibile o immateriale

Un'attività immateriale è un'attività non monetaria identificabile priva di consistenza fisica.

VaR - Value at Risk

Valore che indica la massima perdita possibile su un portafoglio per effetto dell'andamento del mercato, con una certa probabilità ed ipotizzando che le posizioni richiedano un determinato periodo di tempo per il relativo smobilizzo.

Valutazione collettiva dei crediti in bonis

Con riferimento ad un gruppo omogeneo di attività finanziarie ad andamento regolare, la valutazione collettiva definisce la misura del rischio di credito potenzialmente insito nelle stesse, pur non essendo ancora possibile la sua riconduzione ad una specifica posizione.

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Novamont S.p.A., Novara (NO)

Adige S.p.A., Levico Terme (TN)

Casa Famiglia Gigetta, Potenza

Nuova Marpesca srl, Casarza Ligure (GE)

ICI Caldaie S.p.A., Zevio (VR)

Studenti nella Biblioteca Civica Villa Amoretti, Torino.

Famiglia Venturino, Maretto (AT).

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